Ensemble
«
Piccine mie, siete stupende! » esclamò la Regina Peach con un largo sorriso a
illuminarle il viso, portandosi le mani al petto.
«
Voi siete straordinaria, Maestà » ricambiò prontamente Gloria con un inchino
delicato come un passo di danza. Anche se l’aspetto da Koopa della sovrana era
ormai noto, poterla ammirare in carne ed ossa restava uno spettacolo mozzafiato:
composta e fiera come una divinità mitologica, con le lucide scaglie avorio che
si tingevano di rosa a seconda della direzione in cui la luce le colpiva, Peach
incantava con la naturalezza di un essere di beltà superiore, senza vanità. L’altezza
imponente poteva intimorire, sebbene il fisico fosse più ridotto e armonioso
rispetto a quello del consorte, tuttavia l’espressione di calda affabilità
perennemente presente ad addolcire i lineamenti predatori era un magnete per
chiunque incrociasse gli occhioni azzurri della sovrana, sempre pronta a scambiare
una parola gentile.
Anche
Lucilla si fece avanti, portandosi a fianco della sorella, per mettere in
pratica le lezioni impartite da Re Boo: fece scorrere il piede destro dietro il
sinistro, afferrò il bordo della gonna verde smeraldo con la punta delle dita
per sollevarla dolcemente e piegò le ginocchia, tenendosi eretta. Gli occhiali
le caddero sul pavimento con un ticchettio di sconfitta.
La
ragazzina li raccolse all'istante e li inforcò di nuovo, senza completare la
riverenza, avvertendo con mortificazione le orecchie infiammarsi di vergogna.
Le parve di udire dei mormorii da un gruppetto aristocratico che aveva
assistito alla sua prima papera della serata, mentre un numero sempre maggiore
di pupille scrutatrici si fissava sui nuovi arrivati che stavano rubando il
completo interesse della regina.
«
Avete scelto voi i vostri abiti? » chiese Peach con l’immancabile sorriso cordiale,
glissando sul minuscolo incidente.
«
Li abbiamo disegnati insieme alla mamma! ». Gloria eseguì orgogliosa una
piroetta sulla punta di un piede, mostrandosi nel vestitino svolazzante che si aprì
come un papavero.
La
sovrana notò con molto piacere che le piccole Mario indossassero i gioielli da
lei scelti in occasione del loro ultimo compleanno: un paio di orecchini d’oro a
forma di Fiore di fuoco per Gloria e un ciondolo in oro bianco a forma di Superfoglia
per Lucilla, rispettivamente il power-up preferito di ciascuna. Se l’occasione
fosse stata informale, Peach avrebbe cinto le bambine in un grande abbraccio di
quelli che lei amava dare e, da come si stringeva le mani, si intuiva che la
koopa si stesse trattenendo con impegno. Gli abbracci erano sempre stati il modo
di salutare che questa preferiva, in barba all’etichetta reale, e in essi riversava
senza riserve tutto l’affetto che il suo cuore immenso serbava.
Lucilla
segretamente adorava gli abbracci della regina, soprattutto se in formato koopa
gigante. Riceverne uno da Ludwig sarebbe stato assolutamente il massimo: il solo
pensiero la mandava in visibilio, ma la faccia tosta di proporglielo non l’aveva
e non l’avrebbe avuta. Stavolta, però, era ben decisa a scavalcare la timidezza
e ad avere finalmente un ballo insieme. Il principe non declinava mai richiesta
di un giro di danza, seppur per una questione di cortesia piuttosto che per compiacimento
personale. A ogni festa si formava una fila brulicante di ammiratrici che, in
aperta competizione, attendevano ciascuna il proprio turno per incollarsi beate
al principe e giocarsi quella manciata di minuti per far breccia nel suo cuore irraggiungibile.
‘Dovrei farci mettere un distributore di numeri di attesa’, aveva commentato
asciutto Bowser Jr. quando le aveva confidato la buffa costante.
«
Madre ». Una voce femminile chiamò poco lontano. « Avete visto il mio
fotografo? ». La principessa Wendy si avvicinò con espressione accigliata, ruotando
il capo in direzioni diverse nel tentativo di individuare il latitante. La sua
figura torreggiante si faceva largo con contegno tra la folla, ringraziando con
un sorriso gentile gli ospiti che avevano l’accortezza di liberare il passaggio
e ristabilire distanza di sicurezza dal carapace acuminato. La rampolla aveva
l’abitudine di ingaggiare un professionista che si dedicasse esclusivamente a
lei, al fine di mantenere in regolare aggiornamento i profili social dove i fan
seguivano fedeli ogni novità: eventi, outfit, diete, manicure, tutorial di
trucco… La vanitosa Toadstool Koopa aveva una carriera avviata di influencer,
modella curvy, attivista body positive e imprenditrice che aveva lanciato la
sua linea di cosmetica sostenibile e inclusiva.
«
Credo che stia ancora placcando i camerieri addetti alle tartine al caviale,
cara ». Era evidente che la regina aveva prediletto un look modesto affinché i
riflettori restassero puntati sulla figlia adottiva: Peach indossava un paio di
lunghi guanti candidi, arricchiti da ricami dorati e che le lasciavano scoperte
le dita artigliate, un grande ciondolo ovale con uno zaffiro purissimo al centro,
l’immancabile diadema in cima ai boccoli biondi e la fede nuziale all’anulare
sinistro; Wendy splendeva letteralmente alla luce dei lampadari, sia per le scaglie
color miele lustrate minuziosamente sia per la quantità di gemme che la
ricoprivano, dal meraviglioso reticolato di fili di perle e pietre preziose che
dal capo le scendevano lungo le guance ai cristalli disposti in graziosi
disegni sulle spalle e lungo i fianchi, fissati sul suo corpo grazie a un
incantesimo.
Con
uno sbuffo di irritazione, la principessa smise di setacciare la sala con le iridi
limpide e si concentrò sui nuovi arrivati. « Le sorelline Mario! ». Gli angoli
delle labbra lucide si arricciarono in un sorriso garbato. « Gloria, potresti
sfilare in passerella! » si complimentò, notando felice che la giovane amica avesse
abbinato al vestito la nuance di smalto rosa cangiante perlato Fairy Floss Meringue
Ethereal Bliss, uno dei fiori all’occhiello del suo brand Coo Chipoo Chi.
Spostò il mirino indagatore sulla sorella e le sopracciglia si sollevarono con
sorpresa. « Lucilla, ti trovo… truccata! ».
Quella
era la prima volta nella sua breve esistenza in cui la timida Lucilla si era addentrata
nell’inesplorato mondo della cosmetica ed era stata provvidenziale l’assistenza
della sorella che, grazie alle generose quantità di campioncini che la principessa
si premurava di far recapitare loro direttamente a casa, essendo Gloria e
Pauline le modelle predilette di quest’ultima, aveva immagazzinato scorte per tre
vite consecutive.
«
Intendevo dire che stai benissimo! ». Si ricompose Wendy, temendo di essere
sembrata scortese. « L’ombretto Sugar Cloud Chromaflake Multichrome Chromadescent
sembra fatto apposta per te! ».
A
Lucilla si accapponava la pelle ogniqualvolta le capitava di udire l’accozzaglia
di parole con cui la rampolla Toadstool Koopa amava battezzare le sue creazioni.
E pensare che, fino al giorno prima, lei e Mario si divertivano a sfogliare i cataloghi
giusto per farsi due risate sulla sfilza di nomi tanto stravaganti degli stessi
trucchi che ora, per ironia della sorte, la ragazzina si ritrovava spalmati in
faccia. « Grazie, Principessa Wendy ».
«
Ho un nuovo gloss volumizzante Charming Champagne Rosé Versailles Exquisite Glow
con effetto ultra scintillante da farvi provare ». La Koopa materializzò tra gli
artigli il lucidalabbra e lo porse a Gloria che accettò il regalo con entusiasmo.
Commemorarono il test con un selfie, prontamente postato sui profili social
reali.
«
Non sarà un po’ presto per volumizzare? » bofonchiò inquieto Mario con la
fronte aggrottata. La moglie gli appoggiò una mano sulla scapola per
tranquillizzarlo, invitandolo con un sussurro vellutato a lasciar correre per
una volta.
Passi
pesanti segnalarono l’appropinquarsi del Re che si autoannunciò con una delle
sue tipiche, reboanti risate. « Peach, mio angelo, ci stanno aspettando per una
foto insieme ». Le iridi cremisi individuarono la famiglia della sua ex nemesi dietro
la sagoma ammaliante dell’amata. « Alla buonora! » proruppe il Koopa di ottimo
umore, come se la serata avesse acquisito un senso da quel preciso istante, bellamente
indifferente all’attenzione che la sua naturale incapacità di essere discreto stava
magnetizzando su di sé. Aumentò l’andatura per avvicinarsi sogghignante.
«
Signora Mario, signorine Mario ». Moderò il volume e rivolse un cenno del capo a
ciascuna, senza fretta. Depose infine lo sguardo sull’ultimo ospite e un folto
sopracciglio si inarcò con sconcerto. « Vi siete portate il nonno? ».
« L’età non ha fatto sconti neppure a te,
simpaticone » ribatté l’amico a braccia conserte, squadrandolo scettico. Il
sovrano e il cavaliere del reame erano soliti punzecchiarsi a vicenda, ma
sempre col sorriso. Da quando Luigi aveva stabilito le distanze, nei momenti più
bui del fratello c’era stata anche la spalla del drago su cui piangere.
«
Sei proprio tu, Mario? Ti avevo preso per un pensionato. »
«
Io almeno non mi nascondo sotto tinte o incantesimi. »
«
Sogna pure. Gli anni non mi sbiancano i capelli. »
«
Vedo. Ti vanno tutti sul giro vita, vecchio Panzer! »
«
Non è grasso » precisò solenne il Re con l’indice alzato. « È potenza ».
«
Io li amo tutti, i tuoi capelli bianchi » intervenne sensuale Pauline, cingendo
il mento del marito e sollevandogli dolcemente il capo brizzolato per unire le labbra
in un bacino. « Ti danno uno charme irresistibile ».
«
E io amo tutta la tua morbidezza ». Non fu da meno la Regina Peach, premendo la
punta del muso contro la guancia del consorte. « Non esiste nulla di più comodo
su cui addormentarsi ».
La
progenie presente emise un verso di unanime imbarazzo alla scenetta stucchevole.
«
I tuoi ragazzi? » domandò Mario che era riuscito a scorgere poco lontano il
codino focoso del più giovane, accerchiato da uno squadrone di damigelle esaltate,
e la criniera blu del primogenito, in disparte dalla confusione femminile dove,
in occasioni analoghe, era solito trovarsi all’epicentro.
«
Stasera tocca a Junior tenere a bada le piccioncine » rispose il drago strizzando
un occhio.
Meglio!,
esultò tra sé Lucilla trionfante. Così non dovrò fare la fila.
Il
resto della stirpe Toadstool Koopa di rado partecipava agli eventi formali, ai quali
l’invito ovviamente era esteso, ma la tendenza collettiva era quella di sottrarsi
al tedio e alla pomposità della vita di corte. Morton Jr. e Larry, i Generali
Stellati, detenevano rispettivamente l’uno le redini delle forze armate
della Terra Oscura e l’altro del Regno dei Funghi ed entrambi preferivano pattugliare
i confini ai balli e alle ciance con aristocratici impomatati, mentre Iggy, insofferente
per indole agli obblighi sociali, si era ritirato dalla sfera politica per
dedicarsi liberamente ai suoi progetti ed esprimere al meglio il suo genio e
la sua passione per la tecnologia, aggiungendo anche il proprio contributo alla
prosperità del reame.
Purtroppo,
persino la famiglia Toadstool Koopa aveva sofferto una lacerazione, quando Ludwig
aveva riunito i Bowserotti per comunicare l’intenzione di abdicare in favore
del più giovane. I fratelli mezzani non avevano avanzato pretese, sia perché
nessuno aspirava a fare i conti con le pressioni della corona sia per la fiducia
riposta nel giudizio del più anziano, ad eccezione del terzogenito. L’orgoglioso
Roy desiderava disperatamente l’occasione propizia per uscire dall’ombra del
padre e del fratello maggiore e rivendicò il proprio posto nella linea di successione,
ma gli altri Bowserotti non lo appoggiarono, giacché non riconoscevano in lui, impulsivo
e incline alla prepotenza, l’erede al trono capace di preservare l’unità dei
due regni.
L’ira
e la frustrazione quasi accecarono il terzogenito e si rasentò una lotta intestina,
ma in che modo gli avrebbe giovato? Se Roy avesse sfidato la gerarchia con i
pugni, le possibilità di prevalere erano incerte: il Koopa ribelle era fisicamente
avvantaggiato, ma il maggiore era assai più scaltro e, se provocato, anche
Ludwig poteva rivelarsi una minaccia in termini di forza bruta. Inoltre, pur in
caso di vittoria, Roy sapeva che non si sarebbe conquistato lo stesso il favore
dei fratelli. Fu un rospo troppo grosso da mandar giù e il terzo rampollo
Toadstool Koopa, ferito e risentito, intraprese l’impresa di fondare un regno
tutto suo e abbandonò la patria senza lasciare tracce.
Il
contraccolpo emotivo sulla famiglia fu terribile, e fu ancora peggio quando si
scoprì che Lemmy, il secondogenito, silenzioso e sensibile, che si assumeva sempre
il ruolo di pacificatore nei bisticci tra i Bowserotti minori, aveva lasciato
il corpo della Guardia Reale per seguire il fratello nell’ignoto. La scomparsa
dell’affezionato Lemmy aveva acuito il dispiacere, ma il suo gesto servì a garantire
almeno il conforto che Roy avesse qualcuno pronto a difenderlo, anche dal lato più
truce di sé nel quale questi rischiava di barricarsi: il più empatico dei Bowserotti
lo aveva capito e non avrebbe permesso al fratello di farsi governare dall’odio.
Saltuariamente la famiglia reale riceveva messaggi spediti dal secondogenito,
con brevi rassicurazioni sullo stato di salute e accenni alle peripezie superate.
Spesso trascorrevano settimane intere, a volte mesi, tra una missiva e l’altra
e, nelle occasioni in cui erano i nervi del Re a cedere per l’apprensione, Mario
era pronto a offrire la sua, di spalla.
Lucilla
sapeva che la sorella aveva un debole per Roy, col quale quest’ultima adorava giocare
a basket o sfidarsi sui kart. Quando la Regina aveva svelato la brutta notizia,
Gloria ci era rimasta così male che si era chiusa in camera a piangere. Tra i due
era nata una complicità reciproca: lui doveva averle fatto delle confidenze
sulle ambizioni represse e sui livori personali e lei gli si era affezionata.
Lucilla era certa addirittura che Roy le scrivesse, osservando come Gloria non osava
lasciar mai il suo cellulare incustodito dal giorno in cui, guarda caso, il
Koopa era sparito dalla circolazione.
«
Chi sarebbero quei paesanotti? Perché sono qui? » bisbigliò con stizza una voce
femminile nelle vicinanze.
Lucilla
drizzò le orecchie, fingendo di non averci fatto caso, mentre gli altri chiacchieravano
tra loro, ignari dei commenti.
«
Abbassa il tono! » sibilò un’altra nervosamente. « Si tratta della famiglia del
cavaliere del reame, Ser Mario ».
«
Davvero? Quello è il famoso Mario? Me lo immaginavo più alto. »
«
La moglie è una bellezza rara. Diversi mariti trascorreranno la sera a fissare
quello spacco. »
«
Anche la figliola è estremamente graziosa. »
«
Graziosa? ». La domanda suonò così incredula da sottintendere il messaggio: “Hai proprio bisogno di un paio di occhiali, vecchia
mia”.
«
Non quella. L’altra col vestito rosso. »
«
Oh, sì. I geni della madre sono evidenti. La sorella, invece? »
Lucilla
stabilì di averne avuto abbastanza. Si voltò verso le due aristocratiche che
trasalirono dietro i ventagli di pizzo, talmente ricoperte da stoffe e piume da
rendere arduo determinare il loro vero aspetto. La ragazzina eseguì un inchino di
saluto perfetto, che le dame corrisposero automaticamente come da bon ton, e indirizzò
loro una linguaccia prima di dirigersi dritta verso l’obiettivo all’estremità dell’immenso
salone, facendosi strada tra la nobiltà mondiale con passo deciso.
Ludwig
era proprio là, alto e magnifico: portava una giacca blu con ricami argentati
su maniche e torace e sembrava uscito da un libro di favole, in attesa della
sua damigella con cui ballare. Il cuore accelerò i battiti e le gote iniziarono
a bruciarle, ma l’emozione non l’avrebbe indotta a desistere. Il drago la individuò
con la coda dell’occhio venirgli incontro e le rivolse un sorriso
di benvenuto.
La
ragazzina ricambiò euforica e quasi si trattenne dal mettersi a correre. Mi
sei mancato! Mi sei mancato!
Il
principe si spostò un poco di lato, scoprendo una persona prima nascosta dalla
sua figura imponente.
Era
una donna, della stessa età di Ludwig o forse poco più giovane, con capelli color
avorio raccolti in uno chignon laterale e un lungo abito bianco, puro come un
manto di neve appena caduta, che scendeva sino ai piedi, sfumando in un rosa
delicato. Due alette di tulle, rosa anch’esse, le velavano graziosamente le braccia
fino al gomito. Sembrava una sposina.
Lucilla
continuò a sorridere soltanto perché lo sbigottimento le aveva provocato una
paresi facciale. Una volta raggiunta la coppia, notò l’anello all’anulare
sinistro di entrambi.
Il
Koopa non perse tempo con le introduzioni: « Lucilla, ti presento Alba, amore e
musa della mia vita ».
Lucilla
si sentì morire dentro.
«
Sei una delle figlie di Mario! » esordì la fidanzata a sorpresa. Anche la sua
voce era stupenda, sicuramente allenata al canto. « Ludwig mi ha parlato tanto
di te, di come apprezzi la sua musica e la sua compagnia ». Avanzò di un paio
di passi, si chinò finché i loro visi furono a pochi centimetri di distanza e con
aria complice le sussurrò: « Sai, lui non è bravo a esternare i sentimenti o a
spiegarli con le parole, ma so che ti vuole un mondo di bene, come a una sorellina
».
Lucilla
si sentì morire dentro per la seconda volta. Mantenere il sorriso e trattenere
le lacrime nella gola dolorante stava diventando un’autentica tortura. Se avesse
aperto bocca per rispondere, il suo autocontrollo avrebbe ceduto.
L’espressione
dolce sul volto della donna lasciò pian piano spazio alla confusione.
«
Lucilla! » giunse con tempismo straordinariamente opportuno la voce leonina di Bowser
Jr. che si avvicinò di gran lena. Anche lui era vestito di tutto punto per l’evento,
sfoggiando una regale giacca rossa e dorata. « Non vi offendete se ve la rubo
per qualche minuto, vero? È il suo turno per il ballo ». Non concesse il tempo di
replicare che aveva già sollevato di peso l’adolescente e compiuto una inversione
a U verso l’area del salone dedicata alle danze, delimitata da una folla di
aristocratiche in trepidante attesa del ritorno del loro principe da
accalappiare.
«
Fortuna per te che ho visto tutto, ma non ringraziarmi per averti tolto da lì.
Non ringraziarmi. Nooo, davvero, non devi. Che fai, non mi ringrazi? »
bisbigliò compiaciuto l’erede al trono muovendo un angolo delle labbra.
«
Puoi anche mettermi giù, non ho voglia di ballare ». Lucilla, accoccolata
contro il torace e il braccio destro del drago, si resse al collare borchiato
mentre con la mano libera si asciugava frenetica le prime gocce tracimate lungo
le guance. In quel momento desiderava unicamente scomparire dalla faccia della
terra, invece di essere portata in giro come un chihuahua. Pur essendo il più giovane
dei Toadstool Koopa, Junior svettava sulle teste degli invitati.
«
Ci stanno ancora guardando, non vorrai tradirti proprio adesso ». Questi si fece
largo tra la schiera di signorine improfumate e agguerrite che studiarono con attenzione
chirurgica l’insolito bottino custodito tra i suoi muscoli.
«
Si può sapere chi è? » diverse voci si interrogarono indispettite. Ma come? Loro
stavano tutte aspettando il proprio turno e costei veniva addirittura prelevata
apposta?
Una
volta al centro della corrida, il principe permise a Lucilla di scendere,
chinandosi per accompagnarla.
La
ragazzina diede un’occhiata fugace tutt’intorno e la moltitudine di pupille
piantate addosso le causò le vertigini. Sempre più spettatori si stavano
ammassando, incuriositi dal silenzio anomalo delle pulzelle intente a scrutare
torve la presenza nemica: somigliavano a una muta di cani da caccia in attesa
di vedersi sciogliere il guinzaglio per saltare addosso alla povera volpe. Certamente
erano scottate dalla delusione di essersi viste soffiare da sotto il naso il Principe
Ludwig e, di conseguenza, la competizione per il secondo scapolo più ambito
della famiglia reale era salita alle stelle.
«
Balleremo un valzer lento, nulla di complicato ». Junior fece un cenno al gruppetto
di toad musicisti che annuirono in sincrono. Per quella sera decise di fare uno
strappo alla regola della famiglia reale sul mantenere tutti il medesimo
aspetto a un evento e assunse forma umana: portava pantaloni rossi, abbinati alla
giacca e infilati in stivali alti fino al ginocchio, e i capelli tirati indietro
nel tipico codino. La distanza dalla sua compagna di danze si era drasticamente
ridotta, ma restavano ancora diversi centimetri di differenza in statura, considerati
i quattro anni di età a separarli.
Dalla
calca di spettatori si levarono brusii concitati. I musicisti attaccarono con
gli accordi di apertura.
Lucilla
era rigida, ancora in shock per la brutta scoperta che era stata inattesa e violenta
come un pugno allo stomaco. Trovarsi al centro di tanta attenzione non l’aiutava
di certo. « Non so cosa devo fare » mormorò, nel panico. Sentiva la testa
annebbiata, come se i suoi pensieri dovessero farsi strada attraverso un banco
di nuvole. I ricordi dei video e dei tutorial che aveva studiato al computer si
erano fatti remoti e fiochi.
«
Non preoccuparti, » la rassicurò Junior, « condurrò io ». Le sollevò la mano
sinistra e la strinse nella sua, poi sistemò la destra di lei sulla sua spalla e
la sua destra sulla vita di lei, senza appoggiarla, sfiorandola soltanto e tenendo
il palmo rivolto in alto per non provocarle disagio. Se possibile, gli occhioni
azzurri di Lucilla divennero ancora più grandi e teneri dietro le lenti degli
occhiali. Il principe avanzò di un passo e la damigella lo seguì con la scioltezza
di un manichino. « Non guardare i nostri piedi » la corresse con gentilezza. « Scivola
adagio dove ti porto io ». Dopo qualche resistenza iniziarono a muoversi leggiadri,
disegnando cerchi sul pavimento lucido.
I
movimenti ripetitivi e cullanti del valzer aiutarono Lucilla a riacquistare il
controllo. Si concentrò sul viso di Bowser Jr., così simile al padre:
sopracciglia spesse, naso a patata, pelle olivastra e guance paffute. Non era quello
che si poteva definire un ritratto di bellezza, specialmente se il modello di confronto
era Ludwig, dai lineamenti più armoniosi e dal savoir-faire ineccepibile. Anche
Junior doveva essersi sorbito la sua dose di commenti e paragoni a sfavore. «
Grazie per avermi aiutato ».
«
Sapevo che non avresti fatto i salti di gioia, ma Ludwig ci ha fatto promettere
di rendere pubblica la notizia non prima di stasera. È molto riservato su di
Alba. Pensa che si frequentano da mesi e lui ce l’ha confidato giusto qualche
giorno fa, quando l’ha portata al castello. »
Lucilla
arrossì, abbassando il mento.
«
Non fare quella faccia, era lampante che stravedessi per lui » rise Junior, ma
senza cattiveria. « L’unico a non esserci arrivato è proprio Ludwig che, almeno
in una cosa, si può dire che sia negato ».
«
Sono contenta per lui » fece la giovane, tornando a corrispondergli lo sguardo.
« Se lo merita. Quando l’ho salutato, mi è sembrato davvero felice. Non mi aspettavo
la novità, ecco tutto ». La ferita era fresca e l’avrebbe afflitta chissà quanto
a lungo ancora, ma Lucilla l’avrebbe accettata. Non poter essere lei la fonte
della felicità del principe la avviliva, ma non per tale ragione questi doveva restarne
privo.
«
Tranquilla, nessuno di noi se lo aspettava. Avresti dovuto vedere Wendy come se
l’è presa. Ad ogni modo, finalmente posso dire che stasera sto ballando con
qualcuno con cui mi fa davvero piacere ballare insieme ». Junior non stava
flirtando, voleva solo dimostrarle di apprezzare la sua compagnia. Il Koopa era
molto affezionato alla famiglia Mario e, esattamente come i genitori sovrani,
teneva molto alla loro amicizia. La casa del cavaliere del reame era un rifugio
sicuro per il principe quando questi aveva bisogno di qualche piccolo, prezioso
momento di sollievo dalla routine politica e dalle angosce personali. Quando
Roy se ne era andato, i sensi di colpa avevano tormentato Junior per settimane
e c’era voluto anche il conforto dei Mario a infondergli la forza necessaria
per sorreggere il peso della corona e metabolizzare la perdita di due fratelli.
«
E le tizie ansiose di sbranarmi? » bisbigliò cauta Lucilla, avvertendo spilli
invisibili schizzarle addosso da ogni direzione.
«
Sono qui per visibilità, favori e trattative matrimoniali ». Junior si era abituato
fin da piccolo a dover distinguere le simpatie autentiche da quelle alimentate
da mero interesse, a saper riporre la sua fiducia e le sue fragilità nelle mani
di pochi fidatissimi: i genitori, i fratelli e la famiglia Mario. « Fino a ieri
erano tutte alle calcagna di Ludwig ».
A
Lucilla si erano drizzati i capelli a “trattative matrimoniali”, considerato che
l’amico non fosse nemmeno maggiorenne, ma, d’altro canto, gli interessi del
trono imponevano la garanzia della continuità della linea di sangue per
assicurare la stabilità del paese. Nulla di strano dunque se giovinette di
bella presenza e di famiglie bramose di titoli già gli ronzavano intorno come vespe
attratte dal miele. Junior era un libro aperto per Lucilla che lo reputava dotato
di grande educazione, umiltà e compassione, assai più maturo per la sua età a
causa delle responsabilità che lo avevano costretto a crescere in fretta. Possibile
che nessuna delle ruffiane lì intorno fosse riuscita ad apprezzarlo per la persona
che era e non per la prospettiva di un matrimonio prestigioso? « Anche a me fa
piacere ballare con te » gli disse con convinzione, intimamente riconoscente per
averla distolta dai pensieri negativi e averle ricordato di poter contare su un valido e
affezionato alleato.
Il
mondo non era finito quella sera. L’addio al suo primo amore era avvenuto con
più anticipo di quanto Lucilla aveva temuto, ma quest’ultima non si sarebbe
arresa alla depressione. Avrebbe mantenuto la testa alta e continuato a godersi
il ballo col suo migliore amico. Quando Junior prese l’iniziativa e la sollevò
da terra senza ombra di sforzo per farla volteggiare come una ballerina, la
ragazzina scoppiò a ridere e gli astanti applaudirono emozionati, con qualche
femminile eccezione.
«
Qualcuno si sta divertendo » osservò Mario, udendo i plausi dalla pista poco
lontano. « Con chi sta ballando Junior? ».
Bowser
girò il capo per sbirciare oltre le figure degli altri invitati. « Con tua
figlia ».
Cavaliere
e famiglia testimone rimasero a bocca aperta. Lucilla, l’introversa e ritrosa
Lucilla, che ballava in mezzo a una sala piena di gente?
«
Penso sia una meravigliosa occasione per cancellare una volta per tutte le divergenze
tra voi due e unire le nostre famiglie » contribuì entusiasta Peach che dalla
gioia si lasciò sfuggire dalle labbra un soffio di fiamme blu: una delle sue
peculiarità Koopa.
I
sovrani erano già stati molto chiari sull’argomento col
principe erede: questi
era libero di sposare chi desiderava. Il regno era talmente prospero e
autonomo da potersi sradicare da tradizioni ormai antiquate.
Nota
d’autrice:
Sorry, I have been busy being dead.