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Autore: riccardoIII    02/07/2023    4 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, avevano avuto anche giorni buoni.
 
 
 
-Abbiamo arrestato ventitré persone, di cui due Mangiamorte-
 
Un coro entusiasta si levò nel magazzino, Dedalus cominciò ad applaudire e Caradoc tirò fuori da qualche parte un paio di bottiglie di Acquaviola e cominciò a distribuire bicchieri pieni fino all’orlo. Perfino Moody sorrise senza avere nulla da ridire, e per cinque minuti l’Ordine festeggiò quel successo insperato.
 
-Va bene, va bene, ora torniamo tutti seri. Dicevo, abbiamo i Mangiamorte arrestati. Sono Ranulph Lestrange e Katrine Malone-
 
-Malone… Quella un anno dietro a noi?- domandò Peter, terrorizzato. Sirius gli dedicò uno sguardo rassicurante.
 
-Esatto, Minus, proprio lei. Insieme a un Mangiamorte “senior”, come dicono loro stessi, si stava occupando di organizzare il gruppo per un prossimo attacco su larga scala del quale purtroppo sappiamo ancora ben poco. Speriamo che qualcuno si convinca a confessare qualcosa, anche se finora hanno tutti tenuto la bocca chiusa-
 
Silente, che fino a quel momento si era limitato a starsene in silenzio con l’aria compiaciuta, scelse quel momento per intervenire.
 
-Se anche non dovessero parlare, cosa che purtroppo temo accadrà, abbiamo comunque sottratto un discreto numero di uomini a Voldemort. Se vorrà attaccare, ovunque lo faccia, dovrà contare solo sulle proprie forze-
 
-Non che siano poche, eh. Da quello che ho saputo l’altra sera da Rookwood ci sono i giganti in movimento su al nord- disse Podmore, e tutti si voltarono a guardarlo meno Marlene che, per qualche motivo, arrossì.
 
-Sono stati avvistati?- gli chiese Silente sembrando particolarmente interessato.
 
-A quanto dice lui, sì. Certo, aver perso Cora ci fa arrivare queste notizie solo per vie traverse ormai. Sosteneva di averlo sentito dire da qualcuno in ascensore, al Ministero, anche se non ricordava da chi. Mi ha detto di essere preoccupato perché a quanto pare lui e la sua famiglia vivono da qualche parte vicino a Keswick-
 
-Se sono al nord potrebbe essere lì che colpirà Voldemort- intervenne il signor Doge, particolarmente teso, guardando Silente con apprensione.
 
-L’unica cosa da colpire oltre Keswick è Hogwarts. Non ci sono villaggi semi magici, né centri di potere babbano. Quindi o hanno intenzione di spostarsi verso la Scozia e attaccare la scuola, oppure è lì che hanno la loro base-
 
-Ma perché dovrebbero voler prendere Hogwarts?- domandò Juliet. Era tornata quella sera, per la prima volta, dopo il parto della piccola Evelyn e pareva più agguerrita che mai.
 
-Perché è un simbolo, suppongo- le rispose Silente pensoso.
 
-Oppure per prendere in ostaggio i figli di mezzo mondo magico britannico- suggerì Gideon, razionalmente.
 
-Oppure per far fuori te, Albus. Inutile girarci intorno-
 
Tutti fissarono Moody sgomenti per quelle parole secche e dirette; il Preside sorrise al suo indirizzo.
 
-Fino a che sarò in vita Hogwarts non cadrà, ve lo posso assicurare. E se le difese tengono non hanno modo di uccidermi, nemmeno con una truppa intera di giganti-
 
-Se Voi-Sapete-Chi proverà ad attaccare Hogwarts troverà pane per i suoi denti- esclamò McGrannitt, battagliera. Mundungus azzardò un brindisi al suo indirizzo solo per avere una scusa per rubare un altro bicchiere di Acquaviola ma lei lo guardò talmente male che si ritirò dietro la coltre di fumo che gli avvolgeva la testa.
 
-Tornando alla questione principale, questo maxi arresto costringerà sicuramente Voldemort a cambiare i suoi piani; dovrà ricalibrare tutto sulla diminuzione delle unità combattenti d’assalto e spedire i suoi Mangiamorte in prima linea, e questo ci darà sicuramente più tempo per organizzare la difesa, qualunque sia il luogo che intende colpire. I nostri piani di intervento vanno aggiornati, Black, dovresti occupartene il prima possibile. Quando li avrai completati passali a me, gli darò un’occhiata prima di approvarli-
 
Sirius annuì capendo benissimo cosa ci fosse dietro la richiesta: i piani andavano aggiornati in modo che nessuno li conoscesse, dovevano restare nascosti fino al momento in cui sarebbero stati attuati. Il fatto che Moody si fidasse tanto ciecamente di lui da mettergli in mano progetti di una così grande importanza lo fece sentire incredibilmente bene.
 
-Qualcuno ha altro da riferire?- domandò Silente.
 
Nessuno rispose e Sirius si ritrovò a pensare una volta di più a quanto fossero diventati scarni i loro incontri; se non avessero avuto il colpo di fortuna con Lestrange e l’Orecchio a Notturn Alley…
 
 
 
-Ma non è stato affatto un colpo di fortuna-, gli rispose Dorcas la sera successiva, mentre mangiavano il fish and chips che lei aveva portato e Sirius pensava a quello che probabilmente aveva preparato James in una casa sperduta da qualche parte nel Regno Unito, -È stata solo la degna conclusione di un’azione portata avanti di fatto per due anni. Non è stato un caso, Sirius, è stata un’indagine. Se tutte le piste che abbiamo seminato negli anni dessero altrettanto frutto saremmo un bel pezzo avanti a Voldemort-
 
Aveva appena finito di raccontarle cos’era accaduto la sera prima alla riunione dato che lei non era stata presente perché era impegnata col lavoro; Sirius non le chiedeva mai di cosa si occupasse per il Ministero né per l’Ordine, era una loro regola non detta e non scritta, e lei non chiedeva mai a lui nulla del suo tempo passato fuori da quella casa. Sirius era piuttosto convinto che ormai avessero quella che molti avrebbero definito “una vera relazione”, eppure in realtà non lo era davvero. Stavano insieme, di fatto, solo quando erano fisicamente insieme, e sembrava che quell’equilibrio funzionasse per loro e la loro necessità di tenere segreti i loro impegni. Si fidavano l’uno dell’altra, ma non abbastanza per mettere tutto sul piatto. Sirius continuava a domandarsi se sarebbe mai tornato a fidarsi totalmente di qualcuno.
 
-Beh, comunque non c’è stato molto altro da dire. Quella questione dei giganti, però…-
 
Dorcas si infilò in bocca una patatina e lo guardò da sopra il tavolo con un’aria incredibilmente svagata.
 
-Non so se crederci, sai? Usare i giganti non è affatto così semplice come la gente tende a pensare. Non puoi controllarli in alcun modo, sono solo enormi e stupide armi di distruzione, tanto che spesso colpiscono pure quelli che dovrebbero essere i loro alleati. Io non me li porterei dietro in battaglia, ecco, e anche Voldemort pare pensarla allo stesso modo: a parte la distruzione di un paio di ponti o l’attacco a un qualche sperduto villaggio sulle montagne totalmente estemporaneo non hanno poi dato un grosso contributo a questa guerra, non trovi?-
 
Sirius, che non ci aveva mai davvero riflettuto prima, si trovò ad assentire.
 
-In effetti hanno sempre agito da soli, quando i Mangiamorte hanno mirato a obiettivi specifici non se li sono mai portati dietro. Ma perché prendersi il disturbo di farli tornare nel Regno Unito se poi è così raro un loro serio contributo?-
 
-Ho sempre pensato che fosse più una mossa politica che altro. Sai, “Restituiremo la terra a coloro cui appartiene per diritto togliendola ai Babbani che vogliono opprimere gli esseri magici” e tutte quelle menate lì. È la stessa questione dei licantropi, in fondo: Voldemort finge di accogliere le istanze degli esseri che il Mondo Magico ripugna, guadagnandosi la loro fiducia e promettendo loro vendetta e riscatto, ma in realtà vuole soprattutto usarli come arma di ricatto verso le persone più che sfruttarli la loro forza distruttrice. Alla fine dei conti sa che anche per lui e per i suoi è difficile controllarli-
 
-È per questo che non ha mai cercato il favore dei Vampiri? Perché sono già integrati?-
 
-Oh, i Vampiri non hanno poi tutto questo vantaggio strategico. Sono poco potenti, e cercano da secoli di umanizzarsi il più possibile e vivere in mezzo a noi senza creare danni. Non l’avrebbero mai seguito in questa guerra-
 
Per qualche istante Sirius si limitò a mangiare e riflettere.
 
-Tornando alla questione riportata da Sturgis, perché pensi che Rookwood abbia detto quella cosa se è una bugia?-
 
-Non deve necessariamente essere una menzogna; può essere che la paura abbia creato delle suggestioni nella popolazione del Lake District, non sarebbe la prima volta che avvistamenti vengono inventati di sana pianta nelle zone montuose. Così come è probabile che i giganti arrivati anni fa si siano rifugiati in quella zona, dopotutto è una delle riserve naturali più estesa d’Inghilterra e di sicuro potrebbe essere davvero il loro nascondiglio; magari qualche scalatore o escursionista ha avuto un incontro ravvicinato con uno di loro e ha diffuso la notizia. Oppure stanno cercando di convincerci che il prossimo attacco sarà a nord e invece colpiranno da tutt’altra parte-
 
-Intendi che Rookwood potrebbe…?-
 
-Non è detto. Ha solo riportato qualcosa, in fondo, ma sappiamo che qualcuno al Ministero è un infiltrato. Non sarebbe difficile cominciare a seminare notizie false, soprattutto se così grosse e con tanta presa sulla popolazione. Per come si diffondono i pettegolezzi lì dentro in mezza giornata ne parlerebbero tutti di una cosa del genere-
 
-Il che potrebbe portare le forze dell’Ordine a concentrarsi sulla caccia ai giganti al nord lasciando sguarniti gli altri posti sotto sorveglianza-
 
-Esattamente- gli rispose Dorcas, ingollando l’ultimo boccone di pesce fritto.
 
-Beh, certo Rookwood sembra uno che si spaventa in fretta. Dopo l’attacco al Profeta l’ho trovato nascosto in una gabbia di Porlock, ricordi?-
 
Dorcas ridacchiò.
 
-Chissà cosa ci trova Marlene in lui…- disse, sovrappensiero. Sirius per poco non sputò la patatina che aveva in bocca.
 
-Marlene cosa?! Non vorrai dirmi… Stanno insieme?-
 
Dorcas lo guardò male, come se fosse stata colpa sua se lei si era lasciata sfuggire quella notizia.
 
-Non devi dirlo a nessuno, Sirius, ho giurato! Non possono stare insieme, vedi, lui è… Sposato. Vive a Keswick con la famiglia, ricordi?-
 
-Non posso crederci! Marlene l’amante di qualcuno?!-
 
Gli sembrava una cosa così sconvolgente da non poter essere compresa.
 
-Va avanti da quando Daniel era ancora vivo, poco dopo che lei ha iniziato a lavorare al Ministero. L’ho scoperto perché una volta li ho sorpresi insieme, in ascensore. E ho giurato di non dirlo, Sirius, non devi rivelarlo a nessuno. Nemmeno a James. Giura-
 
Sirius alzò le mani in segno di resa, ancora inebetito da quella nuova informazione.
 
-Non lo dirò, sta’ tranquilla. E comunque non vedo James…-
 
-Da mesi, sì, certo-
 
 
 
Sirius era al Quartier Generale a lavorare sul piano di contrattacco per Ottery St. Catchpole; Moody pretendeva che li “aggiornasse” ogni mese cosicché fossero sempre nuovi e nessuno potesse impadronirsene e svelarli al nemico. Gli aveva espressamente vietato di farli vedere a chiunque, specificando che nemmeno Remus e Peter dovevano conoscerli, e Sirius gli aveva risposto con stizza che per quanto li vedeva, ormai, era praticamente impossibile che li scoprissero per errore. Ogni sera, quando finiva di studiare planimetrie e rapporti degli Auror sulle stime delle forze di Voldemort, nascondeva tutto in una nicchia ricavata nel portone di metallo attraverso il quale si accedeva al magazzino. Solo lui e Moody sapevano dove fossero, in caso servisse tirarli fuori in fretta e uno dei due non fosse disponibile.
 
Remus non tornava a sud da almeno due mesi, da marzo in effetti; dopo la discussione a casa Potter Sirius non l’aveva più cercato e lui aveva fatto altrettanto. Peter frequentava regolarmente le riunioni e svolgeva i suoi compiti per l’Ordine senza lamentarsi, ma rifiutava qualsiasi invito lo costringesse a uscire di casa oltre lo stretto necessario. Aveva paura di essere seguito, che colpissero la sua famiglia mentre non c’era, che lo uccidessero o lo rapissero mentre camminava per strada. Sobbalzava per un nonnulla ed era stato l’unico a non essere contento della retata a Notturn Alley, anche se aveva cercato di nasconderlo. Sirius si era fatto l’idea che temesse la vendetta di Voldemort.
 
Il risultato di tutti quegli eventi era che negli ultimi due mesi aveva frequentato molto di più la famiglia in esilio forzato che i suoi amici apparentemente liberi. Harry era diventato un ometto, i capelli neri sulla sua testa erano ormai identici a quelli di suo padre con grande scorno di Lily che cercava di dargli una sistemata senza successo, e aveva iniziato a gattonare in giro. Il povero gatto, che ancora si chiamava “Gatto” perché i suoi padroni vivevano nel terrore delle decisioni a lungo termine, stava sempre più spesso rintanato sui mobili alti dove Harry non poteva raggiungerlo.
 
James era arrivato a cucinare lo stufato di manzo e aveva fissato come prossimo obiettivo il pasticcio di rognone; Sirius era davvero stupito di quel talento appena scoperto considerato che quando avevano vissuto insieme a Londra Prongs riusciva al massimo a tostare il pane senza bruciarlo, e si era convinto che il suo amico si fosse buttato anima e corpo nell’imparare a cucinare per darsi un obiettivo quotidiano durante l’isolamento forzato. In ogni caso Lily pareva essere molto contenta di quella svolta, ed era anche riuscita a mettere su peso.
 
Era così intento a ripensare alla visita della settimana precedente a casa Potter e a quanto fosse stato piacevole rincorrere Harry per tutta la casa ascoltando la sua risata argentina che non si accorse subito dell’ingresso di qualcuno nella stanza.
 
-Black-
 
Si voltò immediatamente verso l’ingresso; Moody non aveva fatto un solo passo oltre la soglia e lo guardava con aria grave.
 
-Cos’è successo? James e Lily?- esclamò balzando in piedi. I rotoli di pergamena finirono a terra e Moody agitò la bacchetta che aveva in mano per raccoglierli e farli Evanescere. Indossava la divisa.
 
-Stanno bene. Hanno attaccato villa Potter. La casa è… Distrutta-
 
Lo stomaco di Sirius fece un balzo verso il basso e la sua mente venne invasa da visioni apocalittiche. Immaginò il parco bruciato, il poltrone rosso fatto a pezzi, le pagine dei libri della biblioteca sparse ovunque. I mobili di Dorea, la camera da letto di lei e Charlus, i giocattoli di James e le foto appese nella sua stanza…
 
-Milly era in casa?!- chiese con un moto di orrore quando ebbe abbastanza forza per parlare.
 
-Il corpo di un elfo domestico è stato rinvenuto dall’equipe del Dipartimento Catastrofi e Incidenti magici. Dovresti… Ci servirebbe che tu effettuassi il riconoscimento-
 
Sirius si passò una mano sul viso, un moto di disperazione che gli montava dentro. Non era possibile, non anche quello. Gli avevano già portato via tutto: i suoi genitori, i suoi amici, suo fratello, e ora… Ora aveva perso l’ultima cosa che gli era rimasta degli anni della sua infanzia, della spensieratezza. E Milly, maledetto Salazar!
 
-Non è tutto qui. Contestualmente hanno distrutto la residenza dei genitori di Frank, la casa in cui vivevano lui e Alice prima di essere costretti a nascondersi. I Paciock sono riusciti a fuggire ma hanno perso tutto. Queste azioni combinate ci fanno pensare…-
 
-Che Voldemort abbia scoperto chi sono i bambini- concluse Sirius mentre il terrore diventava un mostro solido dentro il suo stomaco.
 
 
 
Quando arrivò di fronte ai cancelli di quella che era stata casa sua per anni si rese conto che la sua immaginazione non aveva affatto esagerato. Mentre si incamminava lungo il viale insieme a Moody cominciò a studiare la situazione con attenzione maniacale e sconforto: i resti della villa vittoriana erano anneriti e emettevano ancora fumo, il secondo piano era completamente collassato sul primo del quale aveva resistito in piedi solo la parte destra del frontespizio della casa. La vetrata della sala da pranzo era esplosa, il portone d’ingresso pendeva storto dai cardini bruciati, la veranda era crollata insieme al suo pavimento e per entrare dovettero passare a turno su un paio di assi improvvisate che collegavano i gradini all’interno.
 
Diverse persone si aggiravano tra le macerie con aria mesta e indaffarata e si voltarono al loro ingresso e li salutarono con discrezione; la scala per il piano superiore era sparita, così come la parete che divideva il salone dall’ingresso.
 
-Di qua- disse Moody, guidandolo verso quella che era stata la cucina. Era la parte meglio conservata della casa: si distingueva ancora il bianco delle piastrelle sui muri, il forno sulla sinistra, i fuochi che una volta avevano incendiato la manica dell’abito di Dorea.
 
Stesa sul tavolo da lavoro al centro della stanza se ne stava, immobile sotto a un lenzuolo, una figura piccola e magra, e a Sirius tornò in mente una scena molto simile vissuta in una stanza d’ospedale che puzzava di disinfettante. Gli venne di nuovo la nausea.
 
A un cenno di Moody un paio di agenti coi mantelli verdi lasciarono la stanza e loro rimasero soli insieme alla salma; l’Auror si avvicinò al lenzuolo e fissò Sirius aspettando un assenso che lui non riusciva proprio a dare. Ma doveva. Annuì e Moody scoprì il volto dell’elfo e Sirius dovette trattenere un conato, perché la testa di Milly (era indubitabilmente Milly) era stata spaccata con violenza e sangue misto a materia cerebrale era sparso sul piano di legno.
 
-Mi dispiace- mormorò l’Auror con un tono incredibilmente comprensivo, coprendo immediatamente il corpo. Sirius scosse il capo cercando di schiarirsi la mente e non riuscendoci.
 
-L’hanno torturato?-
 
Moody lo osservò per un lungo istante prima di rispondere.
 
-Sì. Quando hanno capito che i Potter non erano qui e che Milly non avrebbe parlato l’hanno ucciso e si sono scatenati contro la casa-
 
Sirius annuì ancora; gli sembrava di essere capace di fare solo quello.
 
-Siete riusciti a… A salvare qualcosa? Forse James vorrebbe avere…-
 
-La squadra di Caramell in persona è stata mandata qui. Stanno perquisendo tutta la casa in cerca di eventuali indizi, sarà tutto inventariato. Quando avranno finito di esaminare tutto ciò che raccoglieranno potrai entrare in possesso di ciò che vorrai in quanto delegato di James Potter-
 
L’occhiata che gli lanciò gli fece capire tutti i sottointesi, ai quali non aveva tuttavia la forza di badare. Stava per sgretolarsi.
 
-Possiamo uscire da qui?-
 
-Certo-
 
Raggiunsero il prato esterno, o quello che ne rimaneva. Il fuoco aveva danneggiato qualcuno degli alberi attorno alla villa ma Sirius riuscì a vedere la cima verde del faggio dietro la casa sotto cui avevano amato pranzare e scherzare, poco più in là del campetto da Quidditch, e quello lo aiutò a ricomporsi.
 
-Per quel che riguarda il… Il corpo di Milly? Potrò seppellirlo?-
 
-Andrà effettuata l’autopsia, ma poi ti verrà restituito. Ascolta-, disse Moody, abbassando la voce e guardandosi intorno per essere certo che fossero soli, -So che vorresti… Andare da loro, ma non possiamo rischiare ora. Non possiamo fare sciocchezze. Sarà meglio essere più prudenti che mai-
 
Il collo cominciò a dolergli per quante volte aveva annuito. Capiva razionalmente che sarebbe stato un grosso errore esporre James e Lily proprio in quel momento ma non riusciva a pensare ad altro che correre dal suo migliore amico e piangere insieme. Aveva bisogno, fisicamente bisogno, di andare da lui in quel momento. Per accertarsi che stesse bene ma anche per non spaccarsi lui stesso.
 
-Se scriverai una lettera faremo in modo che la abbiano tramite un canale sicuro prima di domattina; non posso assicurarti che la notizia non esca sul Profeta di domani. Puoi scrivere tutto quello che vuoi, non potrà essere intercettato-
 
Avrebbe dovuto tenere insieme i suoi pezzi tutto solo, quella volta. Inspirò e assunse l’aria più risoluta del proprio repertorio per mascherare ciò che gli stava accadendo.
 
-Ok. C’è qualcos’altro che devo fare?-
 
-No, abbiamo finito qui. Puoi andare-
 
Sapeva di non essere particolarmente educato, di essere infantile ma non poté farne a meno: senza dire una sola parola si voltò verso il viale e scappò via più in fretta che poteva, incurante di quanto quella potesse sembrare una fuga, e si Smaterializzò appena ebbe superato il cancello; riapparve in un vicolo di Londra e corse verso la strada principale, corse su per le scale, verso casa, e riuscì a stento a chiudere la porta d’ingresso dietro di sé prima di vomitare anche l’anima sul pavimento.
 
 

Solo due giorni dopo, quando Sirius non era ancora riuscito a buttar via la copia della Gazzetta del Profeta con in prima pagina le gigantesche foto di villa Potter e della tenuta dei Paciock totalmente distrutte che continuavano a fissarlo dal tavolino da caffè del soggiorno, un Patronus a forma di gallo gli comparve davanti mentre cercava di prendere sonno.
 
-Riunione d’emergenza, il prima possibile-
 
Imprecò, chiedendosi cosa potesse mai essere accaduto ancora; quando giunse a Brighton metà dei componenti dell’Ordine ancora in attività era già arrivata.
 
-Cos’è successo stavolta?- sbottò, i nervi a fior di pelle che non l’aiutavano a essere gentile.
 
Edgar lo guardò con comprensione.
 
-Hanno provato a prendere i genitori di Alice, ma li avevamo spostati dopo l’attacco ai Paciock. Vista la situazione, però, Moody mi ha chiesto di andare a verificare la condizione del mio obiettivo segreto. Era la signora Evans-
 
A Sirius non sfuggì l’uso del tempo passato.
 
-È morta, Sirius. Nel sonno, apparentemente, l’ho trovata nel suo letto. Potrebbe essere una messinscena, ovviamente, potrebbero averla assassinata e poi aver cercato di camuffare le tracce, ma non possiamo chiedere accertamenti per una Babbana. Le loro autorità l’hanno chiamato “infarto” quando sono arrivate. Mi sono finto un vicino impensierito e gli ho fatto sfondare la porta con un po’ di persuasione-
 
Una parte della mente di Sirius, quella che ancora conservava un barlume di lucidità, apprezzò la finezza di Moody di mandare un Obliviatore, l’unico di loro che sapesse come trattare con i Babbani e sicuramente colui che sarebbe riuscito più facilmente a “indirizzare” le memorie di coloro con cui veniva a contatto, a controllare la madre di Lily. L’altra parte della sua mente, quella che era rimasta paralizzata dalla notizia atroce, non faceva altro che ripetergli che avrebbe dovuto comunicare un altro lutto per lettera, dopo sole quarantotto ore.
 
 
 
12/6/1981
 
Caro Padfoot,
 
come stai? Noi ce la caviamo. Lily si è un po’ ripresa, mangia e ha ricominciato a dormire quasi tutta la notte. Ieri mi sono svegliato e non l’ho trovata nel letto, sono andato nel panico e l’ho cercata ovunque; non rispondeva nemmeno quando la chiamavo. Alla fine era in camera di Harry, così sprofondata nella poltrona che non l’avevo vista dalla porta, e dormiva profondamente. Mi è quasi preso un colpo, ma non le ho detto che da allora la sento alzarsi ogni notte e andare a dormire di là. Se può aiutarla a star meglio mi va bene qualunque cosa.
 
Hai fatto bene a seppellire Milly sotto il faggio, ne sarebbe stato felice. Non riesco a fare a meno di pensare che se gli avessi permesso di star qui sempre, se non l’avessi rimandato a casa… Ma non funziona così, giusto? Io pensavo di tenerlo al sicuro lontano da noi, e invece ho combinato un casino. Non si può proprio gabbare il destino.
 
Per quel che riguarda la roba recuperata dal Ministero, tieni pure tutto ciò che vuoi. Mi piacerebbe avere un paio di libri, se qualcuno si è salvato, e magari le mie vecchie scope; e le foto che stavano in camera, anche. Scusami, ti ho appena scritto che puoi tenerti tutto e poi invece mi comporto come un egoista. Facciamo che se qualcuno dei miei vecchi giocattoli è ancora intero lo mandi a Bathilda per Harry. Il resto conservalo da qualche parte e ci penseremo insieme quando potrò uscire di qui.
 
Lo so che mia moglie ha perso sua madre e io non dovrei davvero piangere per una casa ma l’idea che l’abbiano distrutta mi angoscia. C’era tutta la parte serena delle nostre vite, là dentro, e ora hanno distrutto anche i miei ricordi. Dopo avermi costretto a nascondermi come un codardo, dopo che ho lasciato te e voi, dopo aver perso mamma e papà, e Milly… Non è rimasto proprio nulla di ciò che è stato. Forse solo Hogwarts, ma comunque non ci metterò piede mai più quindi è come se non ci fosse. Più passano i giorni qui dentro la mia prigione più mi ritrovo a convincermi che i miei ricordi sono fantasie. Ora sforno pagnotte delle quali la mamma sarebbe stata sconvolta e non so nemmeno se mi ricordo ancora davvero il modo in cui sgranava gli occhi. L’abbiamo vissuta, quella vita?
 
Mi dispiace. Non dovrei essere così melodrammatico, non preoccuparti per me. Ce la faccio. Tieni i nervi saldi per tutte le cose che hai da fare, lì fuori, non rimuginare sui mille modi in cui potrei suicidarmi. Ora mi sgranchirò le gambe, controllerò che i biscotti siano pronti e me ne andrò a fare una passeggiata; sì, ho dimenticato di dirtelo, alla fine Lily ha acconsentito alle mie uscite “coperte”. Ha capito che altrimenti sarei impazzito davvero.
 
E la tua bella? Anche lei tenta di comandarti a bacchetta, o siete ancora nella fase in cui fate finta di vedervi solo per scopare? Dovresti smetterla di scappare, Pads, davvero. Hai bisogno di qualcuno, ora più che mai. Ora che io non posso controllarti e Moony si è dato alla macchia e non può prendersi cura di te. Ora che Worm… Va be’, lui è stato sempre terrorizzato nel suo cantuccio. Ma, comunque, hai bisogno di qualcuno vicino o impazzirai anche tu. Del tuo Mantello, del tuo momento di fuga. È evidente ormai che ci siete entrambi dentro fino al collo, potreste per favore smetterla di far finta che non sia così e affrontare questo schifo sapendo di poter contare l’uno sull’altra? Grazie.
 
Scusa per le sbavature, Harry ciuccia le mie piume ora. Davvero, quel bambino si mangerebbe qualunque cosa. Dovresti vedere com’è cresciuto, ah no, te lo faccio vedere davvero! Ti mando una foto, ok? Comincia a fare versi più sensati, anche se ovviamente non parla ancora, e il povero gatto continua a vivere sopra la credenza del soggiorno, tanto che Lily ha spostato lassù la sua cuccia. Non so perché Harry tenti sempre di prenderlo per la coda, forse vuole ciucciarsi anche quella come le piume.
 
Ci manchi tanto, Pads, a tutti noi. Ho praticamente scongiurato Silente di trovare un modo per farti venire qui, sono certo che tollererei molto meglio tutto questo se solo potessimo vederci di tanto in tanto. Non voglio che Harry si dimentichi di te, è così piccolo.
 
Mi dispiace, di tutto. Dei sacrifici che ti chiedo, di averti costretto a occuparti da solo di tutta la faccenda della casa e di Milly, di averti addossato così tante responsabilità. Di non esserci stato per te in tutti questi mesi. È già quasi passato un anno, non riesco nemmeno a crederci.
 
Scusa, questa lettera mi è venuta fuori tutta molto piagnucolosa e sconclusionata. È un po’ come mi sento ora. Devo davvero fare due passi.
 
Scrivimi presto, ho bisogno di sapere che stai bene.
 
James
 
Sirius smise di leggere e si passò una mano tra i capelli, sconfortato. Il tenore delle lettere provenienti da James e Lily era quello da almeno un mese, le perdite che i due avevano subito e il terrore di essere certamente un obiettivo, che il loro figlio lo fosse, avevano solo fatto aggravare la situazione. E lui era totalmente impotente, non poteva far nulla per loro, e questo lo faceva impazzire più di tutto: se solo avesse potuto aiutarli, in qualche modo…
 
Tirò fuori dalla busta consegnata da un gufo bruno la foto che James gli aveva preannunciato: Harry sorrideva in braccio a sua madre, rivolto verso la macchina fotografica; muoveva le mani paffute sporgendosi verso il fotografo e poi tornava indietro, a ripetizione, continuando a ridere felice mostrando i cinque dentini che gli erano spuntati in quei mesi come un trofeo. Quando l’aveva visto l’ultima volta ne aveva solo tre.
 
Bevve l’ultimo sorso di caffè, ormai freddo, e si decise a metter via la pergamena. La foto, invece, la posò sopra il camino; almeno quel sorriso gli avrebbe tirato un po’ su il morale.
 
 
 
Sirius camminava per Hogsmeade, un lungo mantello verde col cappuccio tirato fin sopra la testa a nasconderlo da sguardi indiscreti che, a meno che non si sbagliasse di grosso, non sarebbe sembrato affatto fuori posto nel luogo in cui era diretto. Seguiva un uomo grande e grosso rispondente al nome di Connel Gibbon che camminava spavaldo davanti a lui; da quel che Sirius aveva scoperto in quelle settimane di pedinamento costante, Gibbon non era particolarmente intelligente e ci teneva a rispettare la sua routine.
 
Routine che lo stavano portando, come tutti i giovedì sera, alla Testa di Porco; Sirius era diventato un habitué, il barista, che ormai sapeva essere il fratello del preside di Hogwarts, aveva sempre uno sgabello libero per lui al bancone e sapeva cosa servirgli senza che lui nemmeno parlasse, che si presentasse lì col volto bendato o col cappuccio sul capo o addirittura col viso di qualcun altro poco importava.
 
Come ogni giovedì sera entrarono nel locale a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Quando Sirius si accomodò al bancone sotto lo sguardo indagatore di Aberforth Gibbon era già posizionato insieme a un paio dei suoi amici al tavolo in fondo a destra. I suoi amici Dexter Tiger e Rhys Goyle, intimi anche di Lucius Malfoy. Non c’era nessun altro nel pub sporco e trasandato, affatto diverso dai tempi in cui i Malandrini vi sgattaiolavano durante le gite a Hogsmeade per sentirsi trasgressivi. All’epoca Aberforth era stato molto meno accomodante con loro, però.
 
-Cerca di metterci un po’ di questo, nei loro bicchieri- mormorò Sirius a Silente, passandogli una piccola boccetta opaca. Il barista lo guardò ancora peggio di prima con quegli occhi blu incredibilmente simili ad altri che conosceva bene, ma prese la pozione e la fece sparire senza dire una parola. Poi gli mise davanti un bicchiere di whisky.
 
Era una Pozione Esilarante. Sirius ne aveva parlato con Moody e lui aveva approvato il piano: se fosse riuscito a renderli abbastanza sovreccitati forse qualcuno avrebbe parlato a voce un po’ troppo alta e detto qualcosa di interessante, e il tutto sarebbe stato scambiato solo per ubriachezza. Valeva la pena di tentare.
 
Attese per almeno un’ora, fingendo di scolarsi un bicchiere dopo l’altro facendo Evanescere di nascosto il liquore che Silente gli versava. Cominciò a ondeggiare fingendosi ubriaco dopo un po’, tutto per rendere più sicuri i tre energumeni che continuavano a scolare bottiglie di vino elfico e a parlarsi sopra a voce sempre più alta; infine posò il capo sulle braccia sopra il bancone e rimase lì, ad ascoltare, fingendo di essere crollato.
 
-Non potete andare a casa prima di addormentarvi qui dentro, no, troppo disturbo. Maledetto ubriacone, ogni volta la stessa storia. Meglio che vada a prepararti qualcosa da mangiare, almeno ti riprendi prima e sloggi- borbottò il barista, rude, allontanandosi verso il retrobottega.
 
Sirius si sforzò di soffocare contro il braccio la risatina che gli era sfuggita a quelle parole. I tre uomini continuavano a parlare di cose irrilevanti tipo le battute di caccia, i tempi di frollatura del cervo, le donne che avevano rimorchiato quando avevano dieci anni di meno e non erano ancora stati incastrati dai loro matrimoni e dai loro figli.
 
Poi, finalmente, Gibbon suggerì fosse il momento di andar via.
 
-… Domani a che ora, Dext?- domandò con voce impastata; Sirius prese a fissarli da una fessura tra il cappuccio e il braccio.
 
-Alle sette, no? Sì, alle sette. Forest diceva così-
 
I tre stavano indossando i mantelli per lasciare il locale; Tiger per rispondere alla domanda si era dovuto fermare a pensare, e Goyle nel tentativo di alzarsi rischiò di ribaltarsi dalla sedia.
 
-Lui sta già a Northallerton?- domandò ancora Gibbon, e stavolta rispose Goyle barcollando.
 
-Sì sì, sta in servizio. Lui continua a dire che vanno pattugliati i confini del prior… Pior… Priorato, maledizione. Io dico che sono tutte stronzate. Chi mai si sognerebbe di venirlo a cercare là. Ma comunque, così dice e così si fa. Oh no, devo vomit…-
 
I tre corsero fuori più in fretta che potevano, facendo cadere un paio di sedie al loro passaggio e urtando scompostamente Sirius che rischiò di cadere dallo sgabello, ma lui non si arrischiò ad alzarsi. Rimase immobile, il cuore che gli batteva all’impazzata e il fiato corto che avrebbe potuto tradirlo. Sentì Aberforth rientrare nella stanza dal retrobottega, lasciare rumorosamente un piatto accanto alla sua testa e dirigersi alle finestre.
 
-Puoi smetterla, sono andati via. E senza pagare, come al solito. Purosangue del cazzo-
 
Sirius si rizzò immediatamente in piedi. Si sentiva allucinato. Non poteva essere, non potevano aver appena avuto una botta di fortuna così grossa…
 
-Quanto ti devo?-
 
-Vattene via, su. Corri dove devi andare, passa dal retro, e vedi di non farti vedere tanto presto con le tue brodaglie-
 
Sirius gli lanciò uno sguardo grato e uscì senza ribattere su una piccolo stradina secondaria invasa di bidoni della spazzatura che culminava in un vicolo cieco; quando fu investito dalla fresca brezza di luglio prese un respiro e dopo mesi sorrise, preparandosi a Smaterializzarsi.
 
 

 
   
 
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