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Autore: riccardoIII    08/07/2023    3 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, erano caduti.
 
 
 
Un pomeriggio Sirius era al Quartier Generale a sistemare i piani di intervento, come Moody continuava a obbligarlo a fare ogni mese, quando proprio l’Auror entrò a sorpresa nella stanza spaventandolo a morte.
 
-Cosa succede? Chi è morto?-
 
Moody alzò gli occhi al cielo come se fosse esasperato.
 
-Nessuno, ma il tuo amico ha cominciato a fare i capricci. Ha giurato che scapperà di casa per venire a trovare te e gli altri due compari se non troviamo il modo di portarvi da lui. Quindi, eccomi qui. Decenni di onorato servizio tra gli Auror per ridurmi a fare il taxi-
 
Sirius improvvisamente dimenticò le sue paure e i piani.
 
-Sta scherzando?! Mi porterà davvero da loro?-
 
Moody tirò fuori un mezzo sorriso.
 
-Lo farò, a quanto pare. Sempre che tu accetti di farti portare da me nella Materializzazione, e di essere bendato tutto il tempo. Ti scorterò fin dentro la casa e ti riporterò indietro, esattamente come faceva l’elfo, anche se dovremmo camminare un po’. Va bene?-
 
-Certo che sì! Grazie, signore!-
 
Si mossero immediatamente, con grande entusiasmo di Sirius; l’Auror lo bendò appena furono nel vicolo umido di Brighton, poi lo afferrò rudemente per un braccio e sparirono nel nulla. Ricomparvero in un luogo che pareva più fresco, e non c’era odore di salsedine nell’aria.
 
-Cammina dritto per circa cento passi, ti dico io quando fermarti-
 
Moody era molto bravo a dare indicazioni precise; Sirius si lasciò guidare dalla sua voce, trepidante, e cinque minuti dopo l’uomo gli levò la benda nella cucina dei Potter.
 
-Visto che un modo c’era? Bastava la giusta motivazione!- esclamò James, felice quanto Sirius, correndo ad abbracciare l’amico. Moody non sembrava affatto convinto.
 
-Non ho avuto scelta, a meno di farti ammazzare. Un’ora, Black, non di più: ho da fare dopo. Fattela bastare-
 
Sirius annuì da sopra la spalla di James, ancora incredulo.
 
-Andrà benissimo, grazie signore. Se avessi saputo che sarei venuto di persona non avrei mandato il regalo per Harry a Bathilda due settimane fa! Dov’è il mio figlioccio?-
 
-Pa-dy! Pa-dy!-
 
Sirius si staccò da James e si voltò verso la porta: Lily li guardava sorridendo cercando di impedire che Harry gli cadesse dalle braccia per quanto scalciava.
 
-Ha detto “Paddy”? Stava chiamando me?!- domandò sconcertato, prendendo il piccolo dalle braccia della madre e compiendo un giro su se stesso facendolo volare in aria, cosa che lo divertì parecchio.
 
-Ci abbiamo impiegato tutto il giorno a insegnarglielo, James ci teneva che ti facesse una sorpresa- disse Lily mentre lui l’abbracciava, estasiato. Quando si separarono lei si rivolse e Moody.
 
-Possiamo offrirle qualcosa, signore? Si unisce a noi in salotto?-
 
Lui scosse il capo, tirando fuori un paio di pergamene dalla tasca interna del mantello.
 
-Ho del lavoro da sbrigare; posso sedermi qui?- disse indicando il tavolo della cucina; Lily sorrise ancora più largamente e annuì.
 
-Grazie ancora. Siamo di là se le serve qualcosa-
 
Si diressero in salotto, Harry che continuava a dire “Paddy” e a ridere con la sua bocca sdentata e Sirius ancora totalmente sopraffatto dall’emozione di vederli dopo così poco tempo, inaspettatamente.
 
-Ti è piaciuta la sorpresa?- chiese James, che sembrava aver difficoltà a stare fermo come quando erano stati ragazzini eccitati all’idea del prossimo scherzo. Sirius fu folgorato dalla consapevolezza che se avesse avuto un boccino si sarebbe messo a giocarci proprio lì, in salotto.
 
-Ma come avete fatto a convincerli?-
 
Sirius era ancora attonito, come se stesse vivendo in una specie di sogno; spostò lo sguardo dall’uno all’altra alla ricerca di risposte. Entrambi ridacchiarono.
 
-Sono settimane che ci pensiamo, non ne potevamo più dopo tutti quei mesi di starvi lontani!-
 
-Ho perfino detto a Silente che avrei lasciato il Mantello a Bathilda, in modo che poteste arrivare lì e raggiungerci da invisibili, ma non ha voluto per nessun motivo. Dice che non dovete vedere l’esterno della casa, le strade. Sai cosa, poi? Mi ha chiesto di vedere il Mantello, quando gli ho detto che me l’aveva passato papà e lui l’aveva avuto dal nonno e così via, sembrava terribilmente affascinato e ha voluto tenerlo per studiarlo. Non me l’ha ancora ridato!-
 
-Insomma, tornando al punto, sembrava davvero impossibile venirne fuori però volevamo trovare una soluzione a ogni costo e così ci siamo ispirati a Harry e abbiamo cominciato a fare capricci e minacciare ritorsioni- concluse Lily con aria terribilmente diabolica.
 
-Ho dato una lettera per Silente a Bathilda ieri, una lettera in cui minacciavamo di uscire dalla clandestinità se non avessimo potuto vedervi regolarmente. È stato qui ieri sera stessa, e abbiamo negoziato una visita guidata alla settimana, più degli extra per i giorni speciali. Per il compleanno di Harry per esempio potrete venire tutti e tre se ce la fate. Le altre volte dovrete alternarvi, purtroppo, ma è sempre meglio di niente, no?-
 
Sirius guardò James intensamente, la sua reale felicità per una cosa apparentemente tanto piccola, e gli sorrise sentendosi stupidamente altrettanto contento.
 
-Certo che lo è. Vero, cucciolo?-
 
-Pa-dy!- gli gridò Harry in faccia facendo scontrare i loro nasi. Tutti scoppiarono a ridere.
 
 
 
La vendetta non tardò ad arrivare. Solo cinque giorni dopo Sirius era in bagno, sul water per la precisione, quando il Patronus di Dedalus gli si parò davanti con suo profondo scorno, cogliendolo con le mutande alle caviglie in un momento di vulnerabilità.
 
-L’ho appena sentito in ascensore, gli Auror stavano uscendo in massa. Marlene... I McKinnon, tutti, sono stati uccisi- disse il pappagallo, e all’improvviso a Sirius non importò nulla di essere stato beccato a fare la cacca.
 
La cosa assurda fu rendersi conto di non essere sconvolto. Mentre si affrettava a vestirsi e uscire di casa diretto a Brighton pensò a Johnny, che di lì a pochi mesi avrebbe dovuto iniziare la scuola e invece non avrebbe mai potuto vedere Hogwarts, e a sua madre, che aveva già perso un figlio rimanendone devastata e che ora li aveva visti morire tutti, e a David e a quanto somigliasse a suo padre il giorno del funerale di Charlus. Pensò a Marlene, alla convinzione con cui era entrata nell’Ordine e ai suoi modi silenziosi e schietti, alla sua passione e al suo riserbo. Tutti morti, tutti finiti.
 
Quando giunse al Quartier Generale ci trovò già qualcuno, e i presenti avevano occhi bassi e sguardi cupi. Gideon, Dorcas e Dedalus stavano in silenzio, ciascuno al proprio posto; il signor Doge cercava di nascondere le lacrime fissando le macchie sul soffitto, come se questo sarebbe bastato a non farle cadere. Fabian stava aggiornando Peter e Juliet, Edgar misurava a grandi passi la stanza per il lungo e gli fece un cenno quando lo vide avvicinarsi. Juliet piangeva.
 
-… I vicini, e quando siamo arrivati… Una mattanza. Stanno ancora effettuando i rilievi. Tutti e quattro morti, e un’incappucciata a terra nell’ingresso. Devono aver dato battaglia, Marlene e David-
 
-Dubito sia una vera Mangiamorte, se i compagni l’hanno lasciata là-
 
Fabian gli dedicò uno sguardo fosco e Peter sobbalzò al sentire la sua voce.
 
-Lo abbiamo pensato anche noi. La stanno esaminando, nelle celle del Ministero. Non aveva il Marchio-
 
Juliet singhiozzò forte portandosi le mani al volto. Sirius sapeva come si sentiva: come se fosse colpa sua. Come si era sentito lui quando era morto Chase, quando avevano trovato Elijah in condizioni talmente disperate che ancora non si era ripreso del tutto. Era stata Juliet a voler coinvolgere Marlene nell’Ordine, ed era ovvio che lei fosse morta per quello. Portandosi dietro tutta la famiglia, per di più.
 
-Sapevamo che sarebbe potuto accadere. Poteva accadere a chiunque di noi-
 
-Non capisco come abbiano superato le difese della casa. Era ancora tutto intatto, gli incantesimi di protezione lanciati da Charlus e Moody dopo la morte di Daniel hanno tenuto. È come se li avessero fatti entrare-
 
Sirius si voltò verso Dorcas, che gli si era avvicinata annunciandosi con quelle parole.
 
-Ma non possono averli fatti entrare, sarebbe assurdo. A meno che…-
 
-A meno che non fosse qualcuno di cui si fidavano. Qualcuno di noi, per esempio-
 
Edgar smise di camminare e tutti gli altri puntarono lo sguardo su Dorcas e tacquero, terrorizzati da ciò che quelle parole avevano significato.
 
-Smettiamola di prenderci in giro, sappiamo che c’è un traditore tra noi da Oxford, per quanto abbiamo tutti fatto finta di credere che tutti i segreti servissero a proteggerci da chi sta fuori di qui. Sono sempre serviti a proteggerci da chi è dentro-
 
-Signorina Meadowes, non credo che dovremmo…-
 
-Mi dispiace, signor Doge, ma è assurdo continuare con questa farsa. Cora Fawley è stata avvelenata, Marlene sono andati a prenderla a casa sua, i Paciock e i Potter sono in fuga da un anno per un motivo: qualcuno gli sta dando la caccia e per qualche ragione sono più a rischio di noi e non mi interessa sapere perché, ma se non lo sappiamo un motivo c’è. E il motivo è che devono essere tenuti al sicuro da noi-
 
I fratelli Prewett scrutavano Dorcas con intensità e non fiatarono; Sirius immaginò ne avessero già discusso tra loro altre volte. Edgar aveva afferrato la mano di Juliet e la stringeva spasmodicamente, il signor Doge sembrava non sapere nemmeno come comportarsi tanto era agitato. Solo Peter pareva più terrorizzato di lui: spostava lo sguardo da Dorcas a Sirius come se si aspettasse una conferma alle parole dell’Auror dal suo amico e le mani gli tremavano tanto che le infilò in tasca per nasconderle.
 
La porta si aprì in quel momento e ne entrarono la McGrannitt ed Emmeline Vance con aria grave.
 
-Minerva! Dì tu a questi giovani che non crediamo affatto ci sia un infiltrato tra noi!-
 
La professoressa dedicò a Doge un’occhiata dolorosa.
 
-Temo sia ridicolo continuare a opporci a questa realtà, Elphias. A quanto ho appreso parlando con Millicent Bagnold, poco fa, non ci sono segni di effrazione in casa McKinnon. Hanno invitato qualcuno a entrare, e di quel qualcuno dovevano fidarsi-
 
-Però non è detto che fosse uno di noi! Basta… Basta verificare dove fossimo tutti noi mentre avveniva l’assassinio, no? Io per esempio ero al lavoro, al Serraglio Stregato, ci sono stato tutto il giorno! Se tutti noi avessimo un alibi…-
 
-Ci siamo ridotti a parlare di alibi! A giustificarci tra noi! Dovremmo essere compatti, fidarci! Cosa ne sarà dell’unità del gruppo…-
 
-Con tutto il rispetto, signor Doge, stiamo cadendo come mosche. Abbiamo perso metà delle nostre forze nell’ultimo anno, per motivi vari, e stanno venendo a prenderci uno a uno. Chi conosceva la posizione del nostro Quartier Generale, a Oxford? Chi sapeva che Cora Fawley era stata ricoverata? Chi sapeva che Lupin aveva una relazione con la sorella di una Mangiamorte? Chi avrebbe potuto entrare in casa McKinnon senza destare sospetti? Chi potrebbe rivelare le posizioni dei Potter e dei Paciock? A chi nascondiamo i nostri stessi piani, quando ci viene chiesto di non comunicare agli altri membri dell’Ordine cosa facciamo, chi seguiamo e dove?-
 
-E come mai, da quando lavoriamo in segreto tra di noi dopo Oxford, siamo riusciti a mettere a segno due colpi tanto importanti quando prima non cavavamo un ragno dal buco da mesi?- concluse Sirius dopo il discorso di Gideon.
 
Tutti puntarono gli occhi su di lui, che aveva tratto la conclusione più significativa.
 
-Perché siamo tutti qui, allora?! Se non ci fidiamo di noi stessi, come facciamo a lottare insieme?-
 
-La gran parte di noi, la quasi totalità oserei dire, è degna di fiducia, Elphias. Abbiamo ancora una causa comune che ci tiene uniti. Tuttavia ignorare il fatto che potrebbe esserci un traditore tra noi ci farebbe solo male. Dobbiamo essere prudenti più che mai, comportarci come se una spia ci fosse e sperare che non ci sia-
 
Cadde il silenzio dopo le parole della McGrannitt e Sirius percepì le occhiate sospettose che cominciarono a essere scambiate in giro per la stanza. Pian piano arrivarono gli altri: Fenwick, Podmore, Caradoc e Moody e perfino Silente e Remus, per ultimo, trafelato e ancor più scarno dell’ultima volta che si erano visti. Tutti erano cerei.
 
Fu Silente, ovviamente, a prendere la parola quando si furono sistemati attorno al tavolo.
 
-Le notizie di oggi sono tremende. Abbiamo perso un’altra giovane in questa guerra, caduta insieme a tutta la sua famiglia. Ricordiamo insieme Marlene McKinnon, sua madre Margareth e i suoi fratelli David e Johnny, vittime innocenti della brutalità di Voldemort-
 
Sirius si trattenne dallo scagliare il bicchiere contro il muro e cominciare a urlare.
 
 
 
Passò tutto il trentuno di luglio in missione per l’Ordine; fu chiamato a coprire un turno di Fenwick, che avrebbe dovuto pedinare Karkaroff e invece era sparito nel nulla senza avvertire nessuno. Moody, che aspettava l’uomo per avere il cambio e andare al Ministero al lavoro, mandò un Patronus per niente diplomatico a Sirius, costringendolo a presentarsi al posto del capo delle Forze Speciali senza recriminazioni dopo aver scritto due righe ai suoi amici per scusarsi del ritardo. Ma Sirius non riuscì a raggiungerli nemmeno dopo pranzo e si perse il compleanno di Harry, perché Fenwick non arrivò neanche per il turno pomeridiano e rimase lui a seguire lo strambo mago straniero nelle sue commissioni in giro per Diagon Alley. Non gli era ancora passata l’arrabbiatura al pensiero di non aver potuto partecipare ai festeggiamenti per Harry quando Moody comparve accanto a lui a tarda sera e gli annunciò che Benjamin Fenwick non era semplicemente irraggiungibile per l’Ordine per un motivo qualsiasi. Era proprio sparito nel nulla.
 
Si assunse quindi anche l’onere del turno di notte, perché Moody dovette tornare indietro per dare inizio alle ricerche. Quando il mattino dopo Caradoc si presentò per sostituirlo, nella macchia di cespugli in cui era appostato fuori dalla taverna malfamata nella periferia di York dove apparentemente soggiornava Karkaroff dalla cattura di Gibbon, non gli portò buone notizie.
 
-Non l’hanno ancora trovato. Pare sia andato via dal Ministero l’altro ieri sera, diretto dagli Shaklebolt per festeggiare il primo anno di addestramento di Kingsley negli Auror. Non ci è mai arrivato-
 
La rabbia di Sirius si era sgonfiata già da molto tempo ormai, sostituita dalla paura.
 
-Non posso crederci. Di nuovo loro in mezzo alla stessa situazione di due anni fa. Sono passate solo quante, due settimane da Marlene?!-
 
Caradoc sembrava sconsolato quanto lui.
 
-Non so che dirti, Sirius, però dubito sia scappato in vacanza. Spero che ci capiremo qualcosa presto, almeno-
 
Le parole del Guaritore parevano suggerire qualcosa che a Sirius risvegliò vecchi ricordi. Dover sperare che Fenwick morisse il prima possibile, perché le possibilità di ritrovarlo erano praticamente nulle e almeno così avrebbe sofferto “poco”. Charlus distrutto, nel corridoio di fronte alla Signora Grassa, che gli diceva che Dorea avrebbe trovato il modo di sottrarsi ai Mangiamorte. Giorni fatti di silenzio e disperazione, in attesa.
 
-Sta diventando impossibile, tutto quanto. Pare quasi che vogliano colpire noi più del Ministero-
 
-Penso che Tu-Sai-Chi abbia molta più paura di Silente che di chiunque ci sia al Ministero. Va’ a casa a riposarti, ora, sarai a pezzi-
 
 
 
Sirius rincasò sognando una doccia e un colpo in testa per perdere i sensi e dormire; sapeva già che il pensiero della sparizione di Benjamin Fenwick non gli avrebbe consentito di riposare. Trovò ad aspettarlo fuori dalla finestra un gufo bruno che aveva imparato a conoscere.
 
Non si era aspettato ci fosse già una lettera per lui; pareva che Bathilda fosse più efficiente di quanto si fera aspettato. James aveva infine rivelato a Sirius chi fosse il loro ricettatore di posta, l’ultima volta che Moody l’aveva accompagnato da loro: “Bathilda” era davvero solo Bathilda, una vecchina che abitava poco distante da loro e che godeva della più totale fiducia di Silente, tanto da far passare da lei tutte le missive dirette ai Potter o in partenza da lì e da andarli a trovare regolarmente per far loro compagnia e consegnargli lettere e giornali. Moody doveva aver sentito qualcosa delle parole di James dalla cucina in cui restava rintanato a lavorare tutte le volte che andavano lì, probabilmente per lasciar loro un po’ di privacy, e aveva lanciato un richiamo alla “vigilanza costante” che aveva fatto passare la voglia ai Potter di rivelargli altre informazioni riservate e rischiare di venire colpiti con una Maledizione Languelingua.
 
Aprì la busta trepidante e ne venne fuori prima di tutto una foto: Harry sfrecciava avanti e indietro sulla scopa giocattolo che gli aveva regalato, sembrando felicissimo; c’erano anche le gambe di James che lo rincorrevano, per accertarsi che non si facesse male. Sirius pensò al povero gatto, che difficilmente sarebbe mai più sceso dalla sua postazione sulla credenza ora che Harry poteva schizzare veloce per aria, e mise la foto sul caminetto insieme a tutte le altre che James e Lily gli avevano mandato nei mesi precedenti. Poi aprì la lettera.
 
Caro Padfoot,
 
grazie, grazie per il regalo di Harry!...
 
 
 
Sirius non poté andare a trovarli tanto presto; con la sparizione di Fenwick Moody aveva dato il via a una vera e propria caccia all’uomo che aveva coinvolto sia le forze armate ministeriali che i membri dell’Ordine. Chi poteva si assentò dal lavoro per occuparsi a tempo pieno della ricerca di Fenwick, di qualche minuscolo indizio, ma sembrava che l’uomo fosse stato inghiottito dalla terra stessa.
 
Intensificarono i pedinamenti dei Mangiamorte, raddoppiarono i turni, sorvegliarono vecchie locande isolate e importanti residenze nobiliari e tuttavia nulla venne fuori. Ogni volta che incontrava gli altri dell’Ordine, per fare rapporto o darsi il cambio, Sirius vedeva lo scoramento e la paura prendere il sopravvento nei loro occhi. Peter era così tanto terrorizzato che faceva difficoltà a parlare anche del tempo.
 
Poi, cinque giorni dopo la sparizione, Sirius venne raggiunto mentre montava la guardia alla casa di Avery nel Norfolk da un Patronus a forma di leone che parlò con la voce di Moody.
 
-L’abbiamo trovato. Riunione-
 
 
 
-I resti di Benjamin Fenwick sono stati rinvenuti all’ingresso per i visitatori del Ministero della Magia questa mattina alle sette. Abbiamo aspettato a darvene annuncio perché è stato necessario identificarlo tramite… Degli incantesimi. La mano destra, il torso, un orecchio e una gamba sono stati avvolti nel mantello della sua divisa e lasciati lì. Non abbiamo trovato altro, ma un uomo è stato arrestato mentre cercava di allontanarsi dal luogo del ritrovamento. Un uomo che lo stesso Moody stava seguendo da mesi: Igor Karkaroff-
 
La voce di Gideon Prewett era stata dura quanto la sua espressione, eppure non era riuscito a camuffare del tutto l’emozione mentre descriveva asetticamente ciò che era avvenuto. Sirius era rabbrividito già quando si era parlato di identificazione, immaginando cosa potesse significare; qualcun altro trattenne il fiato rumorosamente, e Peter accanto a lui era diventato dello stesso colore della chiazza di muffa sul soffitto. A nessuno pareva importare del fatto che avessero arrestato un Mangiamorte che spiavano da anni: tutta la loro attenzione era rivolta alla morte, all’oltraggio compiuto su Benjamin Fenwick. Non c’era spazio per la soddisfazione, quel giorno, ma solo per il lutto.
 
-Il capo si scusa con voi ma non poteva assentarsi dal Ministero; sta conducendo l’interrogatorio dopo il fermo. Silente dovrebbe arrivare a momenti per discutere come muoverci nei prossimi giorni. Nel frattempo, Moody mi ha chiesto di dirvi che è importante essere prudenti il più possibile. È vero che Fenwick era un dipendente di alto grado del Ministero, però non possiamo escludere che sia stato preso perché era uno dei nostri-
 
-Fenwick non era presente quando hanno assaltato il Quartier Generale a Oxford-, obiettò Podmore con incredibile serietà, -Non avrebbero potuto sapere che era dei nostri, non faceva nemmeno parte del gruppo quando hanno preso Shaklebolt. L’unico modo in cui avrebbero potuto sapere che faceva parte dell’Ordine è che qualcuno di noi abbia cantato-
 
-Abbiamo già fatto questo discorso quando hanno preso Marlene, e…-
 
-Io penso che dovremmo tutti prendere del Veritaserum e farci interrogare. Abbiamo il dovere di garantire ai nostri compagni di non essere…- ricominciò Podmore, alzando la voce per sovrastare quella di Doge; McGrannitt lo guardò come se fosse ancora un suo studente e lui smise di parlare istantaneamente.
 
-Non è etico, sottoporre i nostri compagni a un interrogatorio degno dei peggiori regimi dittatoriali. E soprattutto si può mentire anche dopo aver ingerito della pozione della verità; ci si può allenare a tollerarla, si possono imparare tecniche per sviarla. Sarebbe molto semplice, altrimenti, scoprire i Mangiamorte. Non possiamo pensare di risolvere la questione dell’eventuale spia tra noi con la magia: qualora essa esistesse e riuscisse a eludere la pozione, tutti noi cadremmo nel suo inganno. Penseremmo di essere al sicuro, ci esporremmo esageratamente, e lei potrebbe non solo consegnarci a uno a uno ma rivelare anche i nostri piani, che invece ci sforziamo così tanto di mantenere segreti e dai quali stiamo ottenendo dei frutti-
 
-E quando non resterà più nessuno a metterli in pratica, i piani? Se continuano a farci fuori con questi ritmi saremmo tutti morti prima di Natale, con buona pace della nostra etica-
 
Juliet afferrò la mano di Edgar con la sua, per calmarlo; l’uomo sembrava molto più che spaventato, e Sirius pensava di sapere perché. Avere dei figli cambiava completamente la prospettiva delle persone, il terrore di averli condannati a morte doveva essere paralizzante incredibilmente più della paura per se stessi.
 
La professoressa McGrannitt comunque non parve affatto offesa da quella reazione livorosa.
 
-Il nostro primo obiettivo, da membri dell’Ordine della Fenice, è e rimane quello di contribuire alla fine della guerra. Se cominciamo a litigare tra noi non otterremo altro che scannarci, come sta già accadendo, cosa che ci renderebbe inutili se non dannosi per la sconfitta di Voi-Sapete-Chi. Chi non se la sente di continuare, ovviamente, è libero di andare via- rispose, secca e dura come quando riprendeva degli studenti troppo rumorosi nell’aula di Trasfigurazione. Sirius rimase colpito in quel momento, stupidamente, dal fatto che la donna fosse in grado di tenere ben strette le redini del comando anche fuori da Hogwarts; era sempre stata molto in disparte nell’Ordine, offrendo contributi essenziali e intelligenti senza farsi notare troppo. Probabilmente oscurata da presenze importati quali quelle di Silente e Moody non aveva mai cercato di prendere il controllo della situazione, eppure era bastato restare senza guida per cinque minuti perché lei si assumesse la responsabilità di gestire un momento di panico generale con la naturalezza con cui saliva in cattedra ogni giorno.
 
Nessuno se ne andò, comunque. Sirius passò in rassegna i volti dei presenti, dal tremante Peter a Edgar che se ne stava al suo posto con la testa bassa stringendo ancora la mano della moglie, a Dedalus, Caradoc ed Emmeline con gli sguardi decisi; gli Auror, rimasti solo in tre, formavano un gruppo compatto di braccia incrociate e determinazione. Qualcuno era ancora spaventato, altri sembravano preoccupati o turbati, un paio di loro perfino arrabbiati, ma i sentimenti temporanei per quanto forti non furono sufficienti a sciogliere il loro sodalizio.
 
-Molto bene. Benjamin Fenwick è morto, questa è la realtà dei fatti, e con lui se n’è andata una persona che conoscevamo e apprezzavamo. Che siamo tristi, preoccupati e arrabbiati è legittimo, e lo è altrettanto pretendere giustizia. Vinceremo questa guerra anche per lui-
 
Sirius si ritrovò ad apprezzare il discorso di Minerva McGrannitt molto più di tutti i brindisi precedenti e cominciò a guardarla con occhi nuovi.
 
 
 
Un paio di settimane dopo Sirius era di nuovo al Quartier Generale. Moody era talmente impegnato nella gestione della situazione al Ministero che non era ancora riuscito ad accompagnarlo dai Potter, cosa che aveva solo aumentato la dose di nervosismo e tensione che oscurava le sue giornate. Non aveva avuto modo nemmeno di vedere Dorcas in quei giorni, perché lavorava praticamente sempre, e Peter era sparito da dopo la riunione in cui gli avevano comunicato la morte di Fenwick. Sirius era stato al Serraglio Stregato la sera prima, quando sapeva che Peter stava per finire il turno, e l’aveva praticamente costretto ad andare a bere qualcosa insieme nonostante i suoi tentativi di svicolare; era davvero preoccupato per lui, per il suo stato psicologico. Gli aveva consigliato di lasciare l’Ordine, se questo l’avrebbe aiutato a stare meglio.
 
“NO! No, Sir, non me ne vado! È solo… Un conto è essere con voi, e far cose, ma quando… Quando sono solo ho paura. Se me ne andassi avrei paura tutto il tempo, restando invece… Mi sento al sicuro. E voglio aiutare, Sir, proprio come abbiamo detto, voglio aiutare Prongs”
 
Era stato piacevolmente sorpreso della forza di Peter, della determinazione che aveva messo in quel “No”. Gli aveva offerto un altro giro e poi si erano salutati, e Sirius era tornato a casa col cuore più leggero.
 
Ma il sollievo era svanito così com’era arrivato; tutti i sentimenti a parte l’ansia erano effimeri, ormai. Passava la maggior parte delle sue giornate a spiare qualcuno col terrore di essere spiato a sua volta, e se non era per strada sotto le prime pioggerelline di agosto allora era lì, al Quartier Generale, a studiare rapporti che non sarebbero dovuti uscire dal Ministero e stilare piani di difesa. L’unica cosa di cui si occupava ancora direttamente Moody erano gli incarichi personali di ciascuno di loro, che restavano segreti per chiunque altro.
 
E continuava a pensare a Lily e al suo “Se tu potessi venire a trovarci, gli farebbe molto piacere…”, a James che era frustrato e avrebbe potuto fare una sciocchezza, a Harry che svolazzava su una minuscola scopa in giro per casa terrorizzando il gatto senza sapere che era in pericolo, tremendo pericolo.
 
Quando avevano assaltato il priorato aveva davvero sperato che potesse tutto finire. Non ci aveva voluto credere per paura di restare deluso, ma ci aveva sperato. E invece da allora le cose non avevano fatto che precipitare e il giorno della sconfitta di Voldemort sembrava più lontano che mai.
 
La porta del magazzino si aprì ed entro Caradoc, trafelato.
 
-Sirius, dov’è Moody?-
 
Lui levò la testa dalle pergamene su cui era chinato e le arrotolo con un colpo di bacchetta, alzandosi per farsi incontro al Guaritore che pareva davvero scosso.
 
-Al Ministero, credo. Va tutto bene?-
 
-Io… Mia sorella, Agnes… Una Spezzaincantesimi per la Gringott… È stata appena minacciata da Evan Rosier e Dwayne Wilkies-
 
Sirius inviò un Patronus a Moody prima ancora che Caradoc avesse finito di parlare e dopo si occupò di far sedere Caradoc e dargli qualcosa di forte da bere perché si calmasse. Quando arrivò l’Auror, una decina di minuti più tardi, l’uomo scattò in piedi ma lui lo bloccò.
 
-Siediti, respira. Prima di tutto, dov’è tua sorella?-
 
-L’ho portata a casa dei genitori di Emmeline insieme ai suoi figli. Si sono presentati a casa, Alastor, ed è stato solo per puro caso che fossi lì!-
 
Moody prese posto di fronte al Guaritore terrorizzato e lo guardò negli occhi.
 
-Raccontami tutto dall’inizio-
 
-Ero lì perché dovevo tenerle i ragazzi, quando parte per lavoro mi sposto io a casa loro per evitare di trasferirli di continuo; di solito sono a scuola e non ci sono problemi, però d’estate non ce la fa a gestirli da sola così le do una mano. Comunque, ero appena arrivato ed eravamo in cucina quando hanno bussato.
 
Mi ha chiesto di restare dov’ero ma mi sono accorto che era agitata e così… L’ho spiata. Erano loro, Rosier e Wilkies, a capo scoperto e senza vergogna. La hanno detto che si aspettavano che avrebbe fatto quanto pattuito. Agnes ha cercato di liquidarli in fretta, penso temesse che ascoltassi, e quando sono andati via l’ho costretta a parlare.
 
È venuto fuori che le fanno pressioni da mesi perché… “Sposti” dei tesori da una camera blindata all’altra quando consegna alla Gringott i bottini. Soldi, oro, ciò che serve per sostenere una guerra. Era troppo spaventata per denunciare, hanno minacciato di far del male a Geraldine e Simon e ha finito per assecondarli. Le ho detto che è stata una stupida, che avrebbe dovuto parlarmene e che avrei risolto la situazione. Ho pensato di parlarne con te, che avresti saputo…-
 
Le sopracciglia di Moody erano corrucciate.
 
-Siete disposti a testimoniare in tribunale?-
 
Per un attimo Caradoc parve sgranare ancora di più gli occhi per la paura, poi annuì in fretta.
 
-Sì. Io testimonierò. E convincerò anche Agnes, deve farlo per i ragazzi-
 
L’Auror si raddrizzò e sorrise.
 
-Molto bene. Ora che abbiamo le prove penso sia giunto il momento di fare un bell’arresto, voi non credete? E poi metteremo al sicuro la tua famiglia, vi nasconderemo, sarete sotto la protezione del Ministero-
 
Sembrò che il Guaritore si fosse tolto un peso enorme dalla coscienza.
 
-Io… Grazie, Alastor. Grazie davvero. Non sono venuto direttamente al Ministero per non destare sospetti, volevo parlarne con te in modo da… Non so come le sia potuto venire in mente di…-
 
-Ehi, la paura fa fare cose incredibili a ciascuno di noi. Agnes non è una cattiva persona, era solo spaventata. Si risolverà tutto-
 
Mentre Caradoc si voltava a guardarlo con gratitudine Sirius si domandò quanto davvero lui stesso credesse in quelle parole.
 
Moody lasciò Brighton subito dopo, intimando a Caradoc di restare lì nascosto fino a che non fosse tornato; aveva intenzione di chiudere quella faccenda il prima possibile per procedere poi con lo spostamento in una casa sicura di tutti i Dearborne.
 
E così aspettarono; Sirius pensò fosse il caso di metter via il whisky e Appellò un paio di bottiglie di Burrobirra, passandone una al Guaritore, più per tenerlo impegnato che per altro. Caradoc parve gradire il gesto e gli sorrise, teso, poi cominciò a bere un sorso alla volta a intervalli tanto regolari che ci si sarebbe potuto regolare un orologio. Sirius capì che lo faceva nella tenue speranza che Moody tornasse più in fretta, e con buone notizie, di quanto ci avrebbe impiegato lui stesso a finire una birra.
 
Ma ci volle una seconda bottiglia, ed entrambi presero a camminare avanti e indietro per l’ansia. Sirius sarebbe dovuto andar via di lì a poco, aveva un turno alle calcagna di Rabastan Lestrange in programma; il fatto che Moody fosse stato disposto a fargli spiare il cognato della sua odiata cugina dimostrava quanto la loro situazione fosse disperata, e forse anche che era arrivato a fidarsi un po’ più del suo sangue freddo. Comunque, Sirius avrebbe tanto voluto che Moody si spicciasse per non costringerlo a lasciare Caradoc lì da solo in preda al panico.
 
Si era quasi rassegnato a doversene andare quando la porta di metallo del magazzino di Brighton si aprì, lasciando entrare Fabian Prewett e Dorcas. Lei dedicò a Sirius uno sguardo sollevato che durò un solo istante. Entrambi erano scapigliati, i mantelli blu spiegazzati sulle spalle e sporchi di sangue.
 
-Rosier e Wilkies sono morti. Siamo andati a prenderli e hanno preferito combattere. Scrimgeour si è fatto scappare un po’ la mano con Rosier e… Sono morti, entrambi-
 
Dorcas sembrava scossa da ciò che aveva appena detto; Sirius si stupì a desiderare di essere soli per poterla abbracciare.
 
Caradoc invece crollò su una sedia con la testa fra le mani, singhiozzando. Non si capiva se ridesse o piangesse.
 
-Non è… Non è tutto. Rosier ha lanciato una Maledizione contro Moody, la stessa che di rimbalzo ha colpito e ucciso Wilkies. Il capo è al San Mungo-
 


Note:
so che non avevo annunciato questa publlicazione, ma ho deciso abbastanza improvvisamente di sparigliare un po' le carte: qualcuna mi ha ricordato che l'11/7 è un giorno particolare per questa storia, è il giorno in cui tutto ha avuto inizio otto anni fa. Mi è sembrato giusto che tutto si chiudesse anche, un 11/7, e quindi da oggi fino a martedì pubblicherò un capitolo al giorno. Quindi sì, abbiamo un numero: 140.

Per quanto riguarda il capitolo di oggi, la lettera di Lily è quella che Harry ritrova in camera di Sirius a Grimmauld Place ne I Doni della Morte. La morte di Marlene insieme a tutta la sua famiglia e il ritrovamento dei "pezzi" di Fenwick rispondono al racconto di Moody della sorte toccata ai membri del primo Ordine, ne l'Ordine della Fenice; la morte di Rosier e Wilkes, invece, è una questione più complicata.
Secondo Sirius (il Calice di Fuoco) entrambi muoiono nel 1980, ma questo non è possibile perchè sappiamo dai ricordi del Pensatoio di Silente che vengono uccisi in uno scontro con Moody in cui lui riporta una gravissima ferita che lo segnerà a vita e questo segno non esiste ancora allo scatto della fotografia dell'Ordine della Fenice originale. Ergo, ho assunto che Sirius abbia fatto confusione sugli anni e che i due Mangiamorte muoiano solamente nel 1981.
A supporto di questa tesi c'è anche il processo di Karkaroff:lui sa dell'omicidio McKinnon ma non della morte di Rosier, quindi ne consegue che non solo deve essere stato arrestato prima di lui ma che sia il suo arresto che la morte di Rosier e WIlkes devono avvenire necessariamente dopo l'assassinio della famiglia di Marlene.

Spero che tutta la mia contorta spiegazione non risulti incomprensibile, e anche di rispondere alle recensioni e ai messaggi arretrati in giornata.
In ogni caso, a presto.



 
   
 
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