Anime & Manga > Altro - anime/manga fantasy
Segui la storia  |       
Autore: leti_0907    14/09/2023    0 recensioni
[86: Eighty Six]
[86: Eighty Six][86: Eighty Six][86: Eighty Six]Periodo Tokugawa, 1651 d.c. Il Giappone ha raggiunto un nuovo periodo di pace dopo centocinquant'anni di guerra, ed ogni signore feudale deve sottostare ad un rigido sistema di controllo. Insieme alla sua famiglia, Vladilena si reca ad Edo, la nuova capitale del Paese, e non sa ancora quello che la città le riserva per il futuro.
------
Minilong su Eighty-Six.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La principessa ed il guerriero

III. Primi baci ed incontri dal passato

E Shin mantenne la parola.

Per l'intera durata della permanenza ad Edo, non c'era stato un momento libero che il ragazzo non avesse passato con la giovane figlia dei Milizé. Che fosse per una semplice passeggiata, per leggersi un libro insieme nella stessa stanza -nonostante la porta aperta ed il padre che lo scrutava attentamente-, anche solo per sapere come stava, Shin cercava sempre di ritagliarsi abbastanza tempo per vederla.

E non importava quanto fosse stanco per via degli addestramenti, quanto fosse esausto mentalmente a causa degli incontri con i ministri dello zio per supervisionare l'andamento economico e politico del Giappone. Non importava quanto il suo corpo venisse messo alla prova con i continui spostamenti in lungo e in largo per l'intero territorio per incontrare i daimyo, soprattutto quelli che si erano arresi durante la presa del potere da parte dei Tokugawa ed erano stati confinanti il più lontano possibile da Edo. Pur di vedere quel sorriso e quegli occhi splendere quando si posavano su di lui, avrebbe fatto di tutto pur di vederla anche solo per un istante.

La cosa che più lo faceva impazzire era che Lena cercava di coinvolgerlo nella sua vita quanto più possibile, e lo faceva con una tale spontaneità e sincerità che il suo cuore, quel muscolo che da tempo non si faceva sentire, ritornava a pompargli nel petto come un tamburo forsennato. Aveva ragione a pensare che quella ragazza fosse diversa dalle altre, è di solo pensiero che una volta ripartita per tornare nel suo han qualcun altro potesse prendere il suo posto lo faceva diventare furioso di gelosia.

Per questo si era estraniato, mentre Lena gli mostrava gli ultimi libri che si erano aggiunti alla collezione del padre. Forse era il caso di fare un passo più avanti nel loro rapporto, qualsiasi forma esso possedesse.

La voleva in moglie.

Voleva farla sua, solo e soltanto sua.

E perciò doveva parlare con suo zio.

«Shin.»

La voce calma e paziente della ragazza riconquistò immediatamente tutta la sua attenzione. Quando alzò lo sguardo su di lei la trovo a sorridergli dolcemente. «Oh, perdonami, Lena. Dicevi?»

«Non mi stavi ascoltando.» La ragazza si sedette al suo fianco, poggiando le mani in grembo. Che fosse risentita per la sua mancata attenzione -anche se lei era sempre stata presente nei pensieri-, Lena non lo dava a vedere, soprattutto perché sembrava serena mentre ridacchiava, prendendolo in giro. «Guarda che lo capisco se mi trovi noiosa e saccente, a volte penso di darmi fastidio da sola.»

«Non è perché tu sia noiosa, Lena, assolutamente. Anzi, qualsiasi cosa tu dica io la troverei comunque affascinante e interessante.» Per qualche secondo Shin godete il rossore che le imporporava le guance, prima di spiegarle il motivo per cui si era tanto allontanato dalla realtà. «Sai, a palazzo la vita è divenuta frenetica, ed è arrivato quel periodo dell'anno in cui io devo aiutare lo zio nelle questioni politiche. E in particolare, gli servo per gestire i signori feudali che ancora gli sono un po’ restii.»

«È capitato che incorressi in qualche rivoltoso?»

Quanto la adorava quando si dimostrava preoccupata per lui. «Qualche volta, ma non sono un pericolo per me. Inoltre, a quanto pare, incuto talmente tanto timore che ci pensano due volte prima di dire qualcosa di sbagliato.»

«Non è proprio qualcosa di cui vantarsi, Shin.» Lo prese in giro lei, dando un colpetto al suo ginocchio con il suo.

«Però è utile. Le uniche persone su cui non ho effetto sono mio zio, tuo padre e te.» Shin si rifece la piccola coda dietro la testa, ma il laccio gli sfuggiva dalla presa e quindi i lunghi capelli gli cadevano sul volto, fino a sfiorargli le spalle. Accidenti.

«Aspetta, ci penso io.» Lena gli si spostò dietro le spalle, tendendo la mano per farsi dare l’elastico consunto. la fece fare, e gli piacque pensare di avere quella dita, che aveva potuto stringere solo una volta tra le sue mani, tra i capelli.

«A proposito di tuo padre.» Shin attirò la sua attenzione. «Come mai non è qui fuori, appollaiato come un avvoltoio, a fissarmi mentre gli porto via la sua bambina?»

«Perché gliel’ho chiesto io.»

La confessione di lei, mentre era ancora impegnata ad acconciargli le lunghe ciocche scure, lo stupì, tanto da voltare la testa di scatto verso di lei. «Shin, insomma! Oggi ti piace proprio spingermi a lasciare le cose a metà!»

«Perché glielo hai chiesto?» Lui ignorò la presa in giro un po' scocciata della ragazza, serio come non mai. «Insomma, potrei rivelarmi un pazzo che sfodera la katana non appena si arrabbia e potrebbe farti del male, eppure vuoi rischiare la tua incolumità comunque. Nessuna ragazza lo farebbe mai, Lena, è da pazzi.»

«Ma io so che non mi faresti mai del male, Shin.» La giovane Milizé si era di nuovo spostata al suo fianco, ma aveva abbassato la testa, forse per l’imbarazzo dato dalla sua domanda. «So che sei un ragazzo buono, anche se so che devi dimostrarti forte e irreprensibile agli occhi di quello che diventerà il tuo popolo. E mio padre può non fidarsi di te, ma di me sì, e se gli dico che sono più che al sicuro con te, allora non può fare altro che starmi a sentire.» Anche se il suo viso era nascosto tra i lunghi fili d’argento quali erano i suoi capelli, Shin la vide diventare ancora più rossa. «E poi…»

«E poi?»

«Volevo stare un po' con te, noi due soli.» Lena gli sorrise leggermente, sempre con quell’espressione timida in volto. «Come la sera in cui abbiamo guardato le costellazioni.»

Shin venne travolto da un fiume in piena di sensazioni diversi. Era come trovarsi sul ciglio di un burrone di cui non si vedeva la fine, il vento che soffia arrabbiato tra i capelli: lo stomaco si svuotò totalmente, fino a riempirsi di uno sfarfallio dirompente. Aveva così tanta voglia di approfittare di quel momento di intimità per avvicinarsi a lei più del dovuto, per toccare finalmente quel volto di porcellana. Per scoprire di cosa sapevano le sue labbra, se lo chiedeva da quella sera al castello dello zio.

Per quanto Shin la rispettasse e fosse onorato che lei pensasse quelle cose, non poté frenarsi dallo scivolare sulle assi di legno ed alzare il viso di Lena con una mano, prendendole il mento. «Tu mi fai impazzire.» le sussurrò, le labbra distanti di qualche centimetro, ma abbastanza vicine da sentire il suo fiato lieve sul volto. «Di tutti i pericoli che ho corso nella mia vita, come uomo e guerriero, tu sei quello che vale di più il rischio.»

«Il rischio di cosa?» la voce della giovane si era ridotta ad un sussurro strozzato, e Shin si chiedeva se fosse cosciente di quello che stava per succedere.

«Il rischio che tuo padre mi trapassi con la sua katana, per questo.»

E le loro bocche si scontrarono in un bacio rovente.

Non sapeva dire se fosse stato lui a sbilanciarsi per primo, o lei ad andargli incontro. Solo quando fece proprio il respiro della ragazza, il giovane nipote dello shogun si rese conto di essersi appropriato del suo primo bacio- non quello a stampo, non quello innocente di due giovani sposi, ma quello di due amanti che si erano trattenuti troppo.

Shin sapeva quanto Lena fosse innocente su quel fronte, al contrario suo. Aveva avuto molte avventure, spesso durate un battito di ciglia, e sapeva come muoversi. Non si aspettava però che, quando aprì la bocca per approfondire il bacio, Lena facesse la stessa identica cosa. Il sapore dolce e vanigliato, forse quello di qualche dessert, gli invase la bocca, e, sebbene non amasse il sentore zuccherato dei dolci, quello che leccò dal labbro inferiore gonfio e rosso di Lena era diventato la sua nuova droga.

Si fusero ancora più in profondità, i loro sapori mescolati in un’esplosione di sentimento. Le loro lingue si toccavano, si accarezzavano, si battevano per chi dovesse guidare quella danza sensuale, ed entrambi, nel momento in cui si allontanavano per riprendere un po' di fiato, si resero conto di essere sconquassati fin dentro l’anima.

«Per Amaterasū.» sospirò lei, in estasi, mettendosi le mani sulla bocca. «Mi hai baciata.»

«A quanto pare.» Shin non riusciva a smettere di sorridere tra sé e sé. Le rivolse un’occhiata divertita, mentre le posava le mani sui fianchi. «È stato così terribile?»

«Sai benissimo di avere fin troppa esperienza, perché fosse terribile come pensi.» borbottò lei, le braccia incrociate al petto.

«Sei gelosa.»

«Beh, certo che lo sono.» Lena sbuffò, tutto ad un tratto risentita dalla sua affermazione. Anche da arrabbiata, era sempre così bella, con gli occhi lucidi e le guance arrossate. «Insomma, chissà quali altre mani femminili ti avranno toccato, quante volte hai vissuto per sapere come muoverti, mentre io ho il timore di non riuscire a regalarti nemmeno un bacio memorabile.»

«E qui sbagli, Vladilena.» lei era sorpresa del suo tono serio. «Non importa la vita che avevo prima di te, non contano le volte che sono venute prima di te. Sarò diretto, schietto e probabilmente indecoroso, ma nessuna emozione che io abbia mai sentito sulla pelle durante le notti di passione potrebbe competere con quello che mi fai provare quando mi sorridi. E questo bacio, Lena, è solo l’inizio di ciò che ti voglio fare.»

«E cosa mi vorresti fare?» Lena aveva la voce bassa e roca.

«Oh, tante di quelle cose che non saprei da dove cominciare.» Shin fece combaciare le loro fronti. «Ma non intendo forzarti la mano. Abbiamo tutta una vita, se mi permetterai di corteggiarti ufficialmente.»

Il sorriso felice che le comparve in volto lo riempì di un sentimento che gli ribolliva sottopelle. «Non potrei desiderare niente di meglio.» Lena gli indicò la porta. «Ma non è me che devi convincere.»

«Non sarà facile.»

«Basta che gli prometti che ti prenderai cura di me, e vedrai che cederà.»

Risero, ed il loro pomeriggio -l’ultimo di Lena nella capitale- fu pieno  di risate, primi baci rubati e tanti momenti indimenticabili, tatuati nel loro cuore.

††††

Il consiglio di Lena non fu necessario, alla fine.

Poco prima di partire per tornare nel loro han, Shin aveva preso da parte Vaclav per parlargli delle sue intenzioni nei confronti della figlia, ed inaspettatamente il capofamiglia si era rivelato un osso duro solo per nomea. A quanto pareva, avendo parlato sia con suo zio che con Lena, si era fatto un’idea su di lui e lo reputava adatto per corteggiare la ragazza.

Shin aveva salutato quest’ultima in privato, nella sua stanza, dove l’aveva stretta a sé per dei minuti che speravano entrambi fossero interminabili. Si erano anche baciati a lungo, promettendosi di avviare una lunga e fitta corrispondenza, e Shin le disse che, dopo aver parlato con suo zio, sarebbe venuto immediatamente a trovarla.

La guardò andare via, una mano intenta a salutarla, un sorriso dolceamaro sul volto. Avere Lena nella capitale, viverla a tu per tu dal vivo, era una ragione più che valida per alzarsi di buonumore, perché la sapeva vicina a lui. La sapeva parte della sua quotidianità, e non averla più creava un vuoto impossibile da colmare.

Inaspettatamente, per il resto della prima settimana che passò, sentì in sottofondo la sua mancanza, mitigata però dalle lettere che leggeva nel suo talamo la sera dopo gli allenamenti privati con Theo e Raiden. Gli raccontava delle vecchie giornate che era tornata a vivere, in compagnia di Annette, Kurena ed Anju, e che, per sua sorpresa, aveva chiesto a suo padre di addestrarla militarmente. Quando aveva letto di queste sue intenzioni, Shin non era rimasto troppo sorpreso. A lui Lena non era mai sembrata debole a livello fisico, e ne avrebbe approfittato una volta che sarebbe andato da lei. Shin rispondeva con entusiasmo, raccontandole delle sue disavventure con i suoi amici e ammettendole che gli mancava averla attorno.

Quella sera però, alla fine della seconda settimana di lontananza, la lettera che gli era arrivata da Lena la lasciò giacere sul tavolino al centro delle sue stanze. Aveva aspettato fin troppo per parlare con suo zio, e quella sera lo avrebbe fatto.

Bussò alle stanze private dello shogun, e Shin, in attesa, si mise a posto lo yukata nero che gli lasciava il petto scoperto a metà. La voce roca e bassa del governatore gli diede il permesso di entrare, e quando Shin varcò la soglia, lo trovò seduto al suo tavolino privato, dove stava analizzando dei documenti.

«Oh, Shin. Pensavo stessi dormendo.» lo salutò così, facendogli cenno di sedersi davanti a lui. «Di solito gli allenamenti serali ti stendono.»

«Buonasera, zio. Sono stanco ma necessito di parlarti.» una volta a gambe incrociate, adagiato sul morbido cuscino, Shin si guardò attorno. «Makoto-san?»

«Sta dormendo, ultimamente riesce a riposare molto poco.» Tokugawa mise da parte i fogli, provocando un fruscio insistente. «A dire la vertà, anche io avrei da dirti alcune cose, ed alcune riguardano proprio mia moglie.»

Shin attese che andasse avanti.

«Makoto è incinta. E penso che renderò mio figlio mio successore, passandoti avanti in linea ereditaria.» suo zio era dispiaciuto, glielo si leggeva in volto. «So di averti già proclamato mio erede davanti all’intera nazione, ma capisci che…»

«In realtà, zio, questa cosa non mi crea affatto nessun problema.» lo interruppe Shin. «Mi congratulo con te.»

«Come? Davvero non ti interessa? Molti si sarebbero alterati, se si vedessero rubata l’occasione di diventare lo shogun da un bambino che non è nemmeno formato.»

«Ma io non sono come gli altri.» Shin stava per scoppiare a ridere davanti all’espressione stupefatta dello shogun. «E no, perché si ricollega al motivo per cui sono qui, ad impegnarti la serata.»

«E sarebbe?»

«Lena. Voglio dire, Vladilena Milizé.» si schiarì la voce. «Ho intenzione di corteggiarla ed eventualmente chiederle la mano. So che proviene da una famiglia ricca e a voi fedele, che è stata educata perfettamente, ma non voglio doverla costringere ad una vita a corte.»

«E cosa avresti fatto se mia moglie non aspettasse nostro figlio?»

A Shin non servì neanche un secondo per pensarci. «Glielo avrei chiesto, e se lei si fosse rifiutata di diventare la moglie dello shogun, beh… l’avrei lasciata andare. Tengo troppo alla sua felicità per obbligarla ad essere infelice al mio fianco.»

«Ti ha proprio invaso la testa, eh?» Tokugawa gli rivolse un sorriso divertito e, in qualche modo, dolce.

«Molto.»

La risposta era disinteressata, e non perché l’argomento “Lena” non gli importasse, anzi.

Ma i suoi sensi gli stavano dicendo che qualcosa stava camminando sulle loro teste, poggiando i propri piedi sulle grate. Fece segno allo shogun di fare silenzio, alzando le mano verso di lui.

Per un attimo, il silenzio regnò sovrano nell’ambiente, ma Shin sentiva la cicatrice sul collo prudere, con una sensazione pessima addosso che gli faceva colare del sudore freddo lungo il collo. E fu grazie al sesto senso che ebbe che si allontanò dal tavolino, sguainando la katana della famiglia Nouzen che si portava sempre dietro verso la figura che aveva sfondato il soffitto ed era atterrato sul tavolino.

Lo riconobbe, impossibile non farlo, data la vistosa chioma colore dell’alba.

Il nuovo arrivato, quel guerriero coperto da capo a piedi dall’armatura rossa e nera, gli rivolse un ghigno derisorio. «Shin.»

E lui, rispose, ringhiando. «Rei.»

 

 

[To be continued…]

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Altro - anime/manga fantasy / Vai alla pagina dell'autore: leti_0907