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Autore: missOsbert    19/09/2023    1 recensioni
Ophelia Verinder, una solitaria Serpeverde affascinata dalla Magia Oscura e discendente di un'antica famiglia di Mangiamorte, scopre un'inaspettata connessione con Alastor Moody, l'enigmatico mentore di cui non sapeva di aver bisogno. Attratta dal suo mondo di intrighi e conoscenze proibite, Ophelia trova un alleato che la capisce come nessun altro.
Ma quando la verità dietro l'identità di Moody viene svelata, le certezze di Ophelia vanno in frantumi. È un volto sconosciuto quello che la pozione polisucco rivela, il volto di Barty Crouch Jr. Un anno dopo, forze oscure richiamo Ophelia. La sua strada incrocia ancora una volta quella di Barty, evaso da Azkaban, riaccendendo un'attrazione che sfida i suoi princìpi.
Intrappolata nei piani malvagi di Voldemort, la lealtà e gli ideali di Ophelia vengono messi alla prova. Mentre la guerra s'inasprisce, Ophelia dovrà scegliere se lottare al fianco dell'uomo che ama o contro di lui, giungendo a uno scontro decisivo che potrebbe cambiare il loro destino per sempre.
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton, Voldemort
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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4. Muri di Vetro
 

«Verinder».
La voce rude del professor Moody la fece sobbalzare, interrompendo il suo studio.
Ophelia alzò gli occhi dal libro e si trovò faccia a faccia con l’occhio magico dell’insegnante che guizzava in ogni direzione, mentre quello sano era fisso su di lei.
Era riuscito a scovarla nell’aula vuota di pozioni, dove nessuno andava mai a studiare e dove nessuno l’avrebbe mai cercata.
«Il tuo saggio sui Dissennatori è stato particolarmente interessante,» le disse Moody «verrebbe da pensare che nutri una sorta di ammirazione per loro».
«Mi fanno paura» rispose lei a voce bassa ma con sicurezza. «Li ammiro e li rispetto per questo».
L’insegnante la studiò per un po’ prima di indagare «Sai evocare un Patronus?».
«Sì.»
«Fammi vedere.»
Ophelia esitò e abbassò lo sguardo.
«Non sono dell’umore giusto.»
La verità era che non si fidava di quell’uomo claudicante e dal viso distorto. Le sue lezioni erano affascinanti, certo, ma la sua reputazione lo precedeva.
Il professore si fece più vicino, poggiandosi al banco su cui lei era china a studiare.
«Già, è difficile evocarne uno quando si hanno pochi ricordi felici, vero?» osservò.
Davanti a tanta sfacciataggine, Ophelia non si trattenne. Scattò in piedi e lo fronteggiò da pari a pari, al diavolo che fosse un insegnante.
«È per colpa di quelli come lei che il mio passato non è come quello di tutti gli altri, non le pare? Immagino che conosca bene la storia, se è venuto qui per infierire-»
«Oh sì, ricordo bene il processo Verinder» la interruppe lui senza lasciarsi scalfire dalle parole di lei. «Io ero là quando tua madre fu portata via. Una donna coraggiosa, Amelia Verinder, non ha mai rinnegato la sua lealtà eppure chiese perdono pur di proteggere la sua unica figlia. Eri così piccola…»
Ophelia, le lacrime che minacciavano di inondarle gli occhi da un momento all’altro, si morse il labbro e non accennò a distogliere lo sguardo. Riaprendo quello squarcio nel suo passato, Alastor Moody l’aveva fatta sentire vulnerabile. Ophelia detestava quella sensazione.
Con aria di sfida e la voce ridotta a un sussurro soffocato, replicò «Bene, ora mi dica lei, professore, come potrebbero i miei ricordi essere felici?».
Non attese risposta, si limitò a raccogliere le sue cose e metterle nella borsa prima di uscire.
«Tua madre ha fatto le sue scelte, Ophelia, come tutti noi» la rincorse la voce di Moody. «Non credere che io sia senza peccato.»
Ophelia si fermò. Ora che gli dava le spalle e lui non poteva vederla, le lacrime avevano iniziato a solcarle il viso.
«Ti ho cercata perché vedo quanto le Arti Oscure ti affascinano» continuò lui in tono diverso, pacifico. «Ti spaventano, come i Dissennatori, ma le ammiri. Per sconfiggere le tue paure devi conoscerle, abbracciarle, farle diventare parte di te. Solo così sarai libera. E potrai un giorno avere giustizia».
Con un gesto secco, Ophelia si liberò dalle lacrime e si voltò. Puntò lo sguardo sull’insegnante, cercando di decifrare il suo viso.
«Lei è un Auror» osservò. «Cosa mi sta proponendo esattamente?»
Lo vide accennare a un sorriso sagace.
«Ex Auror» la corresse lui.
Moody le si avvicinò e aggiunse «E per quanto mi riguarda, quel giorno la corte avrebbe dovuto mostrare clemenza.»
Poi qualcosa nel suo sguardo cambiò, divenne impenetrabile. «Ma non c’è da sorprendersi,» disse ancora «Bartemious Crouch non ne ebbe neanche per il suo stesso figlio».
Ophelia corrugò la fronte, iniziando a comprendere.
Moody parlava dell’uomo che aveva portato a Hogwarts la Coppa Tremaghi per il Torneo. Come poteva trattarsi di lui?
«Ma Crouch è un semplice funzionario del Ministero» disse lei poco convinta.
«Ai tempi era a capo del Dipartimento di Applicazione delle Leggi Magiche» la corresse il professore. «Dopo la caduta di Tu-Sai-Chi ha perseguitato i Mangiamorte. Processi sommari, esecuzioni. Mi dispiace dirtelo… è stato lui a emettere la sentenza quel giorno».
Con gli occhi sgranati, Ophelia si sentì mancare. Un vortice di pensieri incoerenti si agitò in lei, fino a dare rapida forma a una rabbia feroce nel suo petto.
Fu di nuovo Moody a parlare e a riportarla alla realtà.
«Quella è meglio metterla via per il momento» le disse, indicando qualcosa.
Ophelia si accorse di star stringendo con forza la propria bacchetta, sulla lingua era incastrato uno degli incantesimi imperdonabili, pronto a detonare.
La grande mano ruvida dell’insegnante si posò sulla sua, allentandole la presa. Sul suo viso comparve uno sghembo sorriso amico.
«Io non lo sapevo…» riuscì a dire Ophelia, ancora preda delle forti emozioni.
«Certo, come potevi?» fece lui, rassicurante. «Vieni, c’è la cioccolata calda in Sala Grande».
 
I suoi passi non erano più claudicanti e il suo viso non presentava alcuna imperfezione, ma Ophelia sapeva di avere accanto la stessa persona dei suoi ricordi. Quella consapevolezza bruciava fino quasi a farle male.
Barty la osservava in silenzio, fuori dalla biblioteca, nel corridoio semibuio. Provava anche lui lo stesso dolore? Ophelia non avrebbe saputo dirlo, le emozioni che le suscitava erano troppo contrastanti.
Lo vide protendersi verso di lei, lo sguardo serio.
«Ophelia…»
«Dunque domani» lo interruppe lei freddamente, facendo inevitabilmente un passo dietro la sua barriera di vetro, lì dove lui non avrebbe potuto raggiungerla.
Non poteva fidarsi, anche se una parte di lei desiderava ardentemente farlo, non dopo l’inganno in cui l’aveva intrappolata così a lungo.
Barty si bloccò sul posto e incassò il colpo. Subito dopo però raddrizzò la schiena.
«Domani» confermò con la stessa freddezza. «Conosci il lampione all’ingresso della Foresta di Eldertide?»
Ophelia annuì.
«Ci vediamo lì alle dieci.»
«Bene» fece lei e dopo qualche attimo di troppo interruppe il contatto visivo. Si allontanò e i suoi passi rimbombarono nel silenzio.
Mentre lasciava Villa Malfoy, l’aria fredda la aiutò a riprendere fiato e a ordinare i pensieri.
Quella sera Ophelia aveva compiuto il suo passo oltre il punto di non ritorno, il confine era stato varcato. Non sapeva immaginare cosa l’attendeva nel buio, né si arrovellò troppo per indovinare in quale tipo di missione si stesse cacciando. Aveva solo due pensieri fissi che l’accompagnarono fino a casa.
Uno: il Signore Oscuro stava nuovamente per rivoltare l’intero Mondo Magico.
Due: se Barty Crouch avesse continuato a guardarla in quel modo lei avrebbe finito per annegare nell’oscurità dei suoi occhi.
   
 
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