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Autore: douce hope    01/11/2023    2 recensioni
Quando sei Cupido è facile credere che l'amore possa nascere tra chiunque.
Di certo ne è convinta Amanda, il cui diletto è aiutare i suoi compagni di scuola a conquistare il cuore della persona amata.
Ma quando al suo cospetto si presente Michele, taciturno, altezzoso e imperturbabile, Amanda capirà che le frecce nel suo arco non sono sempre così facili da scoccare, soprattutto se il bersaglio è la ragazza più bella della scuola.
Tra amici problematici, figuracce continue e sentimenti irrazionali, Amanda comprenderà che l'amore non è semplice come credeva e che quando Cupido scocca la sua freccia, non hai più via di scampo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Se c'è una cosa che ho capito nell'ultimo mese è questa: feste e alcool non vanno d'accordo. 

Mai. Soprattutto con i miei amici.

Nella testa rivivo la scena a rallentatore; avverto le mani di Laura che si aggrappano alle mie spalle, vedo Michele farsi avanti per aiutarmi a sorreggerla, sento la mia amica sbilanciarsi, provare a fermarsi. 

E poi la vedo vomitare. Precisamente addosso a me.

Non è una bella immagine. E posso confermare che non ha nemmeno un buon'odore.

Per un attimo resto così sconvolta che non emetto un fiato.

Il mio sguardo si posa sulla gonna che mi ha prestato Vittoria e devo fare appello a tutto il mio autocontrollo per non vomitare anch'io. 

Ok Amanda fai un respiro profondo e cerca di trattenere i conati.

Non aiuta che metà dei miei pensieri siano ancora incentrati sulla realizzazione che mi è piovuta addosso come un missile terra-aria.

Ecco, alla sola idea viene da vomitare anche a me.

In questo momento vorrei tanto essere Giulietta per prendere un bel sonnifero potente e fingermi morta. Almeno smetterei di pensare.

«Oh cazzo!» è l'elegante commento di Vittoria appena ci raggiunge.

Lo direi anch'io se non avessi paura di aprire bocca e fare la stessa fine di Laura.

Michele intanto la tiene ancora stretta fra le braccia per evitare di farle sbattere la testa al suolo.

Sono messa così male che la sto invidiando.

Amanda smettila non è il momento!

«Cosa diavolo è successo?» urla Vittoria avvicinandosi pericolosamente alla chiazza di vomito per terra.

Fortuna che ha i riflessi pronti come una pantera e la scansa con grazia, per poi affiancare Michele e aiutarlo a sorreggere Laura.

Decido saggiamente di non rispondere.

«Amanda?!» mi richiama però lei.

Faccio un cenno con la testa per farle capire che non posso parlare. Mi guarda confusa non interpretando il mio silenzio. 

Non capisce che qui c'è il serio rischio di mettere in atto una scena splatter, solo che al posto del sangue ci sarà la mia cena sulle pareti.

A peggiorare la situazione ci pensa Alessandro che individuando le nostre figure si avvicina quasi correndo.

«Oh cazzo!» esclama appena gli si presenta la scena davanti.

E siamo a due.

Non appena nota Laura mezza svenuta tra le braccia del suo migliore amico sgrana gli occhi e impallidisce.

Sembra quasi preoccupato.

Le si avvicina cautamente ma appena le è di fianco Laura rinsavisce come la bambina dell'esorcista.

«Non mi to-toccare!» urla, o almeno ci prova dato la voce impastata e balbettante.

Poi scoppia a piangere.

Ci mancava solo la sbronza triste.

Alessandro sembra ancora più sconvolto e automaticamente fa due passi indietro.

Interverrei se non avessi questo piccolo problema e se la testa non iniziasse a farmi male.

«Cosa diavolo le hai fatto?» gli inveisce contro Vittoria.

Sembra una mamma orsa che difende i suoi cuccioli.

«Niente!» risponde Alessandro esterrefatto.

«L'hai fatta ubriacare tu?» continua come se non l'avesse sentito.

Gli si avvicina rabbiosamente puntandogli il dito contro.

«No!» nega lui.

Vic marcia verso di lui costringendolo ad indietreggiare leggermente.

«L'hai costretta contro la sua volontà?» 

«Cazzo, ma sei impazzita?!» si innervosisce il mio amico.

La situazione sta decisamente degenerando in fretta e provo a trovare una rassicurazione in Michele. Quando mi volto verso di lui però lo becco già a fissarmi. 

Oddio chissà quanto faccio schifo in questo momento.

«Non sono impazzita, so solo che quando Laura sta male è sempre per colpa tua!» continua intanto la mia amica alzando i toni.

Ale non parla per alcuni secondi, colpito da queste parole. Vittoria non ha torto ma non può biasimare Alessandro per le azioni di Laura. 

Ma sarebbe inutile provare a farla ragionare in questo momento.

Alessandro si passa le mani tra i capelli tirandoli nervosamente e prova a calmarsi.

«Non sono stato io a darle da bere ma quei deficienti che ci provavano con lei»

Indica con un gesto stizzito della mano verso il bancone, ma c'è decisamente troppa gente per individuare le persone di cui sta parlando.

«Ho provato ad allontanarla da loro ma non ha voluto sentire ragioni» conclude con un sospiro.

«E dovremmo crederti? Laura è praticamente astemia! E non accetterebbe mai da bere da degli sconosciuti» 

Vittoria non demorde e non ho nemmeno la forza di spiegare che Alessandro non la farebbe mai e dico mai ubriacare.

È irresponsabile solo con se stesso.

«Beh, lo ha fatto!» risponde Alessandro decisamente arrabbiato adesso.

Michele intanto non ha smesso di guardarmi e percepisco i suoi occhi addosso come una sciarpa calda in una fredda giornata invernale.

Ricambio il suo sguardo e non so cosa legge nel mio viso, ma qualsiasi cosa sia lo spinge ad intervenire.

«Adesso basta, smettetela!» esclama con tono perentorio zittendoli.

I miei due miglior amici smettono di guardarsi in cagnesco e gli rivolgono la loro attenzione.

«Vittoria, Alessandro non farebbe mai nulla di tutte le cose di cui lo hai accusato, e lo sai anche tu»

Vittoria presa in contropiede abbassa lo sguardo non contraddicendolo.

Infondo ne è consapevole anche lei, è solo il suo modo di gestire la preoccupazione per Laura.

«Siamo tutti molto agitati, ma non è questo il momento di litigare» va avanti Michele.

Mi lancia un'occhiata veloce per poi riprendere a parlare.

«Forse non lo avete notato ma Laura è quasi totalmente incosciente e Amanda è ricoperta del suo vomito»

Immediatamente sento la mia faccia prendere fuoco.

Meno di mezz'ora fa ho realizzato che Michele non mi è indifferente come speravo, e adesso ricorderò sempre questo momento con lui che mi indica mentre verso in condizioni pietose.

Fantastico.

«Adesso portiamo Laura in bagno, proviamo a darle una sistemata e poi la riportiamo in albergo» conclude Michele pratico.

L'unica cosa che posso fare è annuire. Voglio solo darmi una ripulita, riportare la mia amica nella nostra stanza e poi sotterrarmi al centro della terra per non vedere più la faccia di Michele.

«Ma come facciamo con i prof? Se la vedono così rischia una sospensione e non possiamo di certo tornare in hotel per conto nostro» interviene Vittoria.

Ha pienamente ragione.

Laura non riesce nemmeno a reggersi in piedi ed è già tanto che abbia smesso di piangere preferendo appoggiarsi alla spalla di Michele e chiudere gli occhi.

Quanto vorrei farlo anch'io.

Esausta mi scosto la frangetta che continua a incastrarsi tra le ciglia e provo a cercare una soluzione.

Al momento però non mi viene in mente nulla.

«Ci serve un diversivo» borbotta Alessandro catturando la nostra attenzione.

«Cioè?» gli chiede Michele.

«Tu resta con loro, al resto ci penso io» 

Fa per allontanarsi ma Michele lo blocca per un braccio tenendo Laura ancora semi incosciente per l'altro.

«Cosa vuoi fare?» gli chiede preoccupato.

Alessandro fissa la sua mano e tentenna per un momento.

«Quello che so fare meglio» vaga per pochi secondi con lo sguardo su Laura, le guance sporche di trucco e lacrime, per poi ritornare sul suo migliore amico, «Vado a distruggere qualcosa»

«Ale...»

«Pensa a prenderti cura di loro, per favore» lo interrompe.

Michele resta in silenzio per un attimo ma poi annuisce.

«Sai che lo farò»

Si scambiano un ultimo sguardo poi Alessandro si allontana.

Guardando le sue spalle allontanarsi avverto una brutta sensazione allo stomaco e registro per bene le sue parole.

Che vuol dire che vuole distruggere qualcosa? E se si mettesse davvero nei guai?

Vorrei inseguirlo e pregarlo di non fare stupidaggini ma la folla lo ha già risucchiato nella sua mischia.

E io sono ancora ricoperta di vomito.

«Dai, andiamo» Vittoria mi prende la mano e mi allontana dalla pista.

Con al seguito Michele e Laura (che cammina a fatica) raggiungiamo i bagni solo per trovare una fila sconcertante.

Ovviamente tra le tante seccature che subiamo noi donne dobbiamo anche includerci le file chilometriche ai bagni.

Con l'imbarazzo alle stelle mi accorgo anche di alcune ragazze che si voltano nella nostra direzione con sguardo confuso che poi passa a disgustato quando mi notano. Non che le biasimi, non emano esattamente un buon profumo.

Ma resta comunque imbarazzante.

In particolare una ragazza bionda poco più avanti di noi ci fissa con una certa insistenza. Cerco di non guardarla troppo ma sento i suoi occhi sondarci con un'attenzione quasi maniacale.

Sarei tentata di andare da lei e di intimarla di smetterla ma è solo dopo qualche minuto che capisco che non sta guardando me ma il ragazzo alle mie spalle.

Mi volto verso Michele e i miei dubbi vengono confermati.

Anche Michele la sta guardando. 

Nei suoi occhi leggo sorpresa misto a qualcosa che non riesco a decifrare.

Ritorno con lo sguardo sulla ragazza e la studio con più attenzione.

Deve avere la nostra età più o meno, ed è vestita in modo impeccabile ed elegante nonostante siamo in un locale non propriamente chic. 

Ha dei capelli biondissimi e liscissimi, occhi verdi da gatta e dei lineamenti che la fanno assomigliare a una specie di regina delle nevi.

La cosa che mi salta all'occhio però è l'aura che emana, quasi regale.

Se mi dicesse di essere una principessa di un paese ignoto, non mi stupirei.

Mi volto nuovamente a guardare Michele e noto che non le ha ancora staccato gli occhi di dosso. Sento il suo corpo rigido alle mie spalle ed è come se si fosse completamente bloccato.

Entrambi si guardano per un minuto buono senza proferire parola, mentre io sento crescere in me un sentimento che non ho mai provato prima.

Il fatto che questa ragazza sia bellissima mentre io sono qui davanti a lui ricoperta dai resti della cena di Laura non aiuta di certo.

Qualcuno mi faccia diventare la Donna Invisibile.

Proprio quando la ragazza accenna un passo nella nostra direzione Michele mi stringe un braccio e mi allontana.

«Andiamo nel bagno dei maschi» proferisce con tono singolare.

Provo a ribattere ma non me ne da il tempo.

Mi prende la mano e mi trascina via con Vittoria che è costretta a seguirci senza capire perché.

Mi guarda perplessa e in risposta alzo le spalle confusa quanto lei. Non so cosa sia preso a Michele ma infondo non mi dispiace allontanarmi da quella sottospecie di Margot Robbie adolescente.

Raggiungiamo il bagno dei maschi e per fortuna troviamo solo due ragazzi in fila che ci guardano sconcertati , ma almeno non mi fissano nauseati .

Anche perché non è che profumi di acqua di rose qui dentro.  

Dopo che entrambi se ne vanno Michele chiude la porta principale del bagno e con l'aiuto di Vittoria accompagna Laura in uno dei cubicoli.

«Non mi sento bene» si lamenta la mia amica.

Dopo il pianto isterico di prima è entrata in una fase di mutismo e mugolii non ben distinti, forse perché il suo stomaco si sta rivoltando come un calzino in una lavatrice.

«Lo sappiamo Laura, stai tranquilla» la rassicura Vittoria.

Pratica prende l'elastico che porta al polso e lega i capelli di Laura in una coda spettinata.

Io intanto vado verso i lavandini e mi do una ripulita. Altri cinque minuti così non li reggo.

Mi sciacquo la faccia con acqua gelata e prendo un respiro profondo.
Cerco di metabolizzare quello che è successo negli ultimi venti minuti.

Laura si è ubriacata.

Mai mi sarei immaginata il giorno in cui l'avrei vista in questo modo. Quello che mi spaventa di più è come si sia lasciata offrire da bere da degli sconosciuti.

Di questi tempi è una delle cose piu pericolose che si possa fare.

Non me ne riesco a capacitare.

Alle mia spalle sento Vittoria mormorare un  «Ci penso io» a Michele per poi chiudere la porta della toilette.

Alzo la testa e attraverso lo specchio vedo il riflesso del ragazzo che mi sta dando il tormento.

Ha le spalle leggermente ricurve, e anche se solo di profilo riesco a vedere quanto sia perso in un mondo tutto suo.

Non gli ho mai visto questa espressione sul viso.

Non è preoccupazione, almeno non solo.

È come se fosse da un'altra parte, in un'altra dimensione.

E se c'entrasse la ragazza di prima? Forse sta pensando a lei.

Ma qualcosa dentro di me mi dice che non è così.

Non so quanto tempo resto a contemplarlo, a cercare di capire cosa gli passi per la testa, ma quando si volta verso di me resto comunque impreparata.

I suoi occhi incontrano i miei nello specchio, ma non scosto lo sguardo e non faccio finta di non essere stata beccata in pieno.

Sarebbe del tutto inutile.

Lentamente mi si avvicina, e quando mi arriva alle spalle sento un brivido correre lungo la schiena.

Cerco di mantenere un'espressione neutra ma dentro mi sento soffocare. Ci guardo e il nostro riflesso non potrebbe essere più diverso.

Lui è come sempre impeccabile, nonostante le ore in pista e il caldo del locale.
Non un capello è fuori posto, solo la camicia è leggermente stropicciata e noto anche una piccola macchia nera sulla sua spalla sinistra.

Probabilmente gliel'avrà lasciata Laura mentre piangeva.

Io invece sono un disastro.

I capelli accuratamente piastrati sono diventanti nuovamente gonfi a causa del sudore, la frangetta è sparata in tutte le direzioni e ho del trucco sbavato sotto agli occhi dopo aver avuto la geniale idea di sciacquarmi il viso senza fare attenzione.

Per non parlare dei vestiti inevitabilmente rovinati.

Mi sento così umiliata, anche se so che non è colpa mia.
Non riesco ad accettare quello che ho capito su quella pista mentre ballavamo, anzi non voglio accettarlo. Averlo così vicino mi destabilizza solo di più.

E mi fa sentire una stupida.

Sono anni che faccio da Cupido nella mia scuola, e mai mi è successo di provare qualcosa per un ragazzo che ho aiutato.

Nel momento stesso in cui mi vengono a cercare è come se mi creassi un muro virtuale che mi impedisce di infatuarmi di loro.
È un rischio che non mi sono mai concessa, e fino ad ora sono sempre stata convinta che fosse accaduto perché sono pretenziosa.

Non mi basta che un ragazzo sia carino, vado oltre l'aspetto fisico perché non riesco a sciogliermi con facilità se non conosco bene una persona.

Vittoria mi ha sempre rimproverata per questo, mi ha sempre consigliato di vivere la mia adolescenza con più scioltezza, di fare le mie esperienze senza metterci troppo sentimento, giusto per sperimentare.

E io mi sono sempre rifiutata.

Ripensandoci forse, aveva ragione lei.

Se avessi avuto le mie avventure non mi sentirei così impacciata in questo momento.
Probabilmente non proverei nemmeno attrazione per Michele e...altro.

Non riesco neanche a pensarlo.

Ancora un po' frastornata prendo un fazzoletto di carta e mi tampono gli occhi cercando di ripulirmi il viso. Sembro appena uscita da un film di Halloween.

Michele dietro di me mi osserva in silenzio aumentando il mio disagio.

«Stai bene?» chiede a un certo punto con calma.

Con gli occhi bassi annuisco.

«Mi dispiace» borbotta sottovoce.

Mi volto verso di lui stranita.

«Di cosa?»

«Che Laura ti abbia vomitato addosso» 

Imbarazzata sento nuovamente le guance arrossire, ed è proprio guardandolo meglio in viso e vedendo quanto stia cercando di trattenere il sorriso, che capisco che mi sta prendendo in giro.

«Ti diverte proprio mettermi in imbarazzo, eh?» sto al gioco.

«Oramai ci ho preso gusto. La vedo come una sfida personale» 

Sorride, adesso.

E io muoio dentro.

«E la sfida sarebbe farmi arrossire ogni volta?» 

«Hai iniziato tu»

Cerco di reprimere un sorriso, ma mi è impossibile.

«E non hai intenzione di perdere, presumo»

«Mai»

Non mi sarei aspettata risposta diversa.

La serietà nella sua voce mi fa scoppiare a ridere, e farlo dopo una serata disastrosa come questa è un vero regalo.

«Grazie» gli dico infatti.

«Di cosa?» chiede confuso lui questa volta.

«Di star aiutando Laura. E di starmi distraendo»

Non dice nulla, ma non ho bisogno di una risposta.

D'improvviso si fa di nuovo serio.

Un cipiglio gli si forma sulla fronte e quello sguardo perso ritorna nei suoi occhi.

«È la prima volta che Laura si ubriaca in questo modo?»

«È la prima volta che si ubriaca in generale» specifico.

La mia risposta però non gli basta.

«Quindi di solito non beve?»

Confusa nego col capo. Non capisco il perché delle sue domande.

«È praticamente astemia»

Nonostante la mia conferma, i suoi occhi sono ancora in quel mondo a cui solo lui ha accesso.

Perché non riesco mai a leggerti Michele?

Mi sento però in dovere di rassicurarlo.

«Senti, lo so che da fuori è una brutta scena ma ti assicuro che è già tanto se Laura beve spumante a Capodanno. Non so cosa le sia preso, ma sono abbastanza convinta che non lo farà più. E infondo a tutti una volta nella vita capita di prendere una bella sbronza, no?» cerco di buttarla sull'umorismo.

L'espressione di Michele si fa ancora più cupa.

«Già» 

«Beh oddio, a me non è mai successo ma io sono un caso disperato. Vittoria ogni tanto mi suggerisce di provare qualche drink particolare ma non ce la faccio proprio. Mi fa proprio schifo, anzi non capisco cosa ci trovino le persone nell'alcol. Fa bruciare la gola, ha un saporaccio ed è difficile da...» 

Continuo a parlare quasi senza prendere fiato per poi bloccarmi quando vedo tornargli il sorriso sul viso.

Da cupa la sua espressione passa a divertita e...intenerita.

Può essere? 

Oddio probabilmente mi sta prendendo ancora una volta per una povera scema.

Il modo in cui mi sta guardando adesso però mi destabilizza. 

C'è un intensità che mi ruba il fiato, che mi fa ritornare su quella pista, quando eravamo solo io e lui e nessun altro.

«Che c'è?» mi ritrovo a chiedergli.

Scuote la testa come in trance.

«Nulla, è che mi fai ridere» spiega semplicemente.

Wow, questo sì che è un punto a favore per la mia autostima.

Praticamente sono un pagliaccio.

«Ed è raro che qualcuno ci riesca» continua però seriamente guardandomi dritto negli occhi.

Amanda non arrossire. Non. Arrossire.

Mi faccio pena da sola.

«Questo è un altro tentativo di mettermi in imbarazzo?» provo a scherzare. 

Michele però nega col capo, i suoi occhi ancora mi scrutano.

«No, è semplicemente un dato di fatto»

Il suo sguardo si fissa poi su un punto del mio viso.

Si allontana leggermente e prende anche lui un fazzoletto di carta e prima che possa realizzare cosa stia facendo, lo posa sulla mia guancia strofinando con leggerezza.

«Sei sporca di trucco» spiega ma quasi non lo sento. 

Il respiro si blocca, e sgrano gli occhi impreparata alla sua vicinanza e al suo tocco.

Michele invece sembra tranquillissimo.

Continua a tamponare, concentrato su quello che sta facendo. 

Io invece resto a fissarlo paralizzata.

Mi domando come potrò andare avanti così. Se è questo l'effetto che mi fa stargli vicino come farò ad aiutarlo con Rebecca?

Il solo pensarci mi fa ritornare la nausea.

Finita la sua operazione, butta il fazzoletto ma non si allontana.

Perché non ti allontani?

Resta immobile, silenzioso e pensieroso.
Quando ritorna con gli occhi nei miei ci leggo una indecisione che non gli appartiene.

«Amanda, devo dirti una cosa» inizia sorprendendomi.

Il suo tono mi scombussola e mi fa preoccupare.

«Cosa?» sussurro.

Un tonfo però ci distrae.

Entrambi sobbalziamo e ci avviciniamo di corsa al cubicolo in cui sono Vittoria e Laura.

Spalanchiamo la porta e le troviamo entrambe con il sedere per terra.

Vittoria, schiacciata sotto il peso di Laura ci guarda senza fiato.

«Mi date una mano a sollevarla?» 

***

Dopo altri venti minuti passati in bagno Laura finalmente si riprende un pò. Non è ancora del tutto lucida ed è spaventosamente pallida in viso, ma almeno riesce a camminare sulle sue gambe.

Quando usciamo e ritorniamo nella sala principale mi rendo conto però che è scoppiato il caos.

Noto subito i nostri compagni di scuola ammassati in un angolo insieme ai nostri professori.

Sono tornati decisamente troppo presto dal ristorante. Qualcosa non va.

Alessandro è il mio primo pensiero. E infatti non mi sbaglio.

Lo intravedo subito tra la gente, circondato dalla Prof Rossi, il Prof Parisi e con mia somma preoccupazione anche dalla Prof Colombo.

Tutti e tre hanno un'espressione grave sul viso, in particolare Colombo sembra pronta a prendere una pistola dalla borsa e ucciderlo.

Michele al mio fianco notando la scena corre verso di lui mentre io mi avvicino con Vittoria e Laura, ma decido di restare in disparte.

Anche se leggermente lontano vedo chiaramente la Prof Colombo perdere le staffe.

«In più di dieci anni in questa scuola non ho mai visto uno studente così indisciplinato! Addirittura scatenare una rissa in una gita! Mancini lei è in un mare di guai e le posso giurare che questo gesto non resterà impunito!» Colombo urla così forte che anche le altre persone nel locale si voltano a guardarla.

Appena registro le sue parole strabuzzo gli occhi sbalordita.

Alessandro è sempre stato impulsivo, ma nemmeno lui è così stupido da fare a botte con i nostri professori a poca distanza.

Il mio sguardo vaga per la pista e noto un ragazzo più grande di noi tenersi il naso con una mano insanguinata. Il suo sguardo è posato proprio sul mio migliore amico e definirlo assassino è riduttivo.

Al suo fianco altri due ragazzi si godono divertiti la scena.

Ci metto un attimo a collegare i punti ma alla fine ci arrivo.

Quelli sono i ragazzi che hanno dato da bere a Laura.

E Alessandro ha picchiato uno di loro.

Per distrarre i nostri prof. E proteggere Laura.

Una parte di me vorrebbe schiaffeggiarlo  per la sua scemenza, ma il suo piano funziona.
Dieci minuti dopo infatti i prof ci fanno andare via e nonostante sia palese che Laura non sia in forma, non ci fanno nemmeno caso, troppo presi a sgridare Alessandro.

Non riesco a credere che l'abbia fatto sul serio. Rischia seriamente un'espulsione e non oso immaginare cosa faranno i suoi genitori.

Prima di uscire dal locale lo individuo nuovamente nella folla accanto a Michele.

Quest'ultimo gli posa una mano sulla spalla e stringe leggermente come per rassicurarlo.
Alessandro però ha uno sguardo funereo e non posso biasimarlo.

Correrei da lui ad abbracciarlo ma non posso. 

Spinta dai miei compagni mi avvio verso l'uscita ma prima di varcare la soglia avvisto la ragazza bionda del bagno.

I suoi occhi sono fissi su Michele.

***

Una volta tornati in albergo siamo tutti spediti nelle nostre stanze.

Dopo aver fatto una doccia aiuto Laura a lavarsi e a mettersi il pigiama per poi accompagnarla a letto.

Si addormenta subito.

Mi perdo qualche minuto a guardala, immaginando cosa l'abbia spinta a comportarsi così.

Forse voleva semplicemente svuotare la mente per una volta.
So già però che domani le conseguenze del suo gesto la tormenteranno.

È troppo ligia alle regole per non essere così.

E non so come reagirà quando saprà cosa ha fatto Alessandro per lei.

Mando un messaggio al mio amico chiedendogli come sta ma resta non visualizzato.

Quando siamo tornati in hotel i professori l'hanno preso in disparte e immagino che siano andati ad avvertire i suoi genitori.

Mi si stringe lo stomaco al pensiero di come lo puniranno. Proprio adesso che si stava sforzando di andare bene a scuola.

Stanca mi metto anche io a letto e provo a mandargli un altro messaggio.

Anche questo rimane non visualizzato.

Mi giro e rigiro nel letto ma non riesco a prendere sonno.

Ho troppi pensieri per la testa.

Laura, Alessandro e anche la ragazza bionda che abbiamo incontrato al locale.

Chi è? E perché fissava Michele così insistentemente?

Di norma penserei semplicemente ad una ragazza che ammira un bel ragazzo. Non è di certo la prima volta che Michele attira l'attenzione con il suo aspetto.

Ma è il modo in cui si è irrigidito quando l'ha vista ad avermi fatto capire che c'è dell'altro.

La conosce.

Forse è una delle sue vecchie conoscenze di qui. Magari una sua ex compagna di scuola.

Ma perché non salutarla in quel caso?

Un leggero bussare alla porta mi ridesta.

Perplessa mi alzo dal letto e quando apro la porta mi trovo proprio lui davanti.

«Michele!» esclamo sorpresa.

Per poco non gli chiudo la porta in faccia quando mi ricordo di aver indosso il pigiama con i fiorellini comprato da mia madre.

Pazienza, oramai mi ha vista ricoperta di vomito figuriamoci se si scandalizza per una pigiama.

Michele infatti non sembra nemmeno farci caso dato che resta focalizzato sul mio viso.

«Scusami se ti disturbo, volevo aggiornarti su Alessandro» 

La sua accortezza nei miei riguardi quasi mi commuove.

Deve aver immaginato quanto sono preoccupata per lui ed è venuto qui nonostante non sia proprio il caso farsi trovare in giro dopo il casino di stasera.

«Parliamone fuori, Laura sta dormendo»

Prendo la chiave poggiata sul comodino e chiudo la porta cercando di fare meno rumore possibile.

Una volta in corridoio la sua figura mi appare più nitida.

Indossa ancora gli stessi abiti, probabilmente non è nemmeno tornato in camera.

Con mio sommo sgomento, dato quanto ci tiene a non stropicciarsi mai i vestiti, lo vedo sedersi a terra sulla moquette e poggiare la schiena al muro.

In silenzio decido di imitarlo.

«Come sta Laura?» mi chiede.

«Meglio» lo rassicuro.

Mi prendo qualche secondo prima di chiederglielo.

«Alessandro?» non resisto più.

Michele si scosta i capelli in un gesto nervoso e fissa la parete dinanzi a sé.

«I prof hanno chiamato i suoi genitori»

Lo immaginavo.

«Hanno detto che sarà la preside a decidere quali provvedimenti adottare. Probabilmente non rischia l'espulsione ma dubito che non sarà sospeso»

Non cosa dire. Mi sento completamente inutile.

«Tu l'hai visto?»

«L'ho aspettato fuori la sua stanza»

«E come stava?»

Non mi risponde ma non ce n'è bisogno. La mia è una domanda stupida.

Chiudo gli occhi e provo a capire cosa posso fare per lui.

Non riesco a starmene con le mani in mano, mi fa stare male. 

«Michele se Alessandro continua così rischia di perdere l'anno» sussurro dopo poco.

Immaginarlo mi spaventa. Dopo la storia che mi ha raccontato di Milano non mi stupirei nemmeno se i suoi genitori lo spedissero in un collegio.

Michele mi guarda di nuovo. Sa che ho ragione. Probabilmente sa anche tutta la sua storia.

«Perché i nostri amici si mettono sempre nei guai?» continuo ancora.

Ride leggermente, ma capisco che anche lui è preoccupato.

Vedo in lui lo stesso senso di sconfitta che sento anche io.

Alessandro è anche il suo migliore amico e so che si vogliono bene come fratelli.

«Non lo so, Amanda. L'unica cosa che so è che noi li aiuteremo sempre»

«E se non riuscissimo ad aiutare Alessandro?»

«Ce la faremo»

Il suo tono è così fermo che riesce quasi a convincermi.

La sicurezza che mi trasmette questo ragazzo è uno dei motivi che mi spinge ad avere paura di lui e dei miei sentimenti. Al momento però sono troppo stanca per combatterli.

Proprio per questo appoggio la testa alla sua spalla in cerca di conforto. 

Sento che lui è l'unico che può capirmi.

«Me lo prometti?» sussurro.

Parlo a voce così bassa che temo non riesca a sentirmi.

Michele però mi prende la mano facendo schizzare i miei battiti a mille e la stringe forte.

Nel silenzio di questo corridoio lo sento rispondermi.

«Te lo prometto»

   
 
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