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Autore: Jamie_Sand    01/02/2024    0 recensioni
What if della mia long “lascia che ti racconti la storia”:
Anno 2016. Hazel Rains ha finalmente una vita normale: ha rinchiuso il suo passato in una scatola per fare spazio a un matrimonio felice, a una bella casa accogliente e a una esistenza fatta di piccole gioie quotidiane.
Janus però non sembra a suo agio in quel quadretto familiare da cui tenta di scappare continuamente: ha soli ventidue anni, ma lavora all’Ufficio Misteri con un solo obiettivo: tirare fuori Sirius dal velo nella stanza della morte.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Molly Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lascia che ti racconti la storia'
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Capitolo 2

 

- Sei diventato pazzo? - Questa fu la prima cosa che Molly chiese a Janus quando si ritrovò da sola con lui in mezzo al corridoio appena fuori alla stanza della morte. 

Lui la guardò senza capire, gli occhi grigi ridotti a due fessure e le braccia incrociate sul petto, tacque in attesa che lei continuasse a parlare.

- Non puoi riportare qualcuno indietro dalla morte, Jan! - Proseguì infatti Molly, nervosa e arrabbiata insieme. - È sbagliato, è pericoloso! - 

- C’è la possibilità che mio padre non sia morto. - Obiettò tranquillamente lui. - Non sto giocando a fare Dio, se è questo che ti preoccupa; anche se sarebbe ora che qualcuno trovasse una cura alla morte. - 

Molly fece un passo indietro e scosse la testa. - Parli proprio come un mago oscuro. - 

Janus sospirò. - Polly… ti prego... non è così. -

- Lo fai, invece. - Sbraitò Molly. - Sai chi altri voleva curare la morte? Voldemort! - 

Janus parve indignato. - È totalmente diverso! - Esclamò. - Io non voglio diventare immortale! Cioè… forse sì, ma… ma è diverso! - 

- No, invece! No, non posso aiutarti a fare questa cosa. Scusa, ma non posso. - 

- Perché no? - La torchiò lui. 

- Perché io penso alla famiglia, Jan. - 

Il giovane fece un verso sprezzante. - Sì, pensi alla tua di famiglia, non alla mia, a quanto pare. - Disse, gelido. 

Molly lo guardò con aria ferita. 

Erano cresciuti insieme, avevano vissuto nella stessa casa per anni. Era stato proprio suo padre a insegnare a Janus a fare quelle cose da uomini come farsi la barba o come trattare le ragazze, e non c’era mai stato nessuno alla Tana che non considerasse il ragazzo come uno di famiglia. Nonostante tutto lui sembrava non sentirsi mai a casa e questo Molly proprio non riusciva a capirlo. 

- La mia famiglia è anche la tua famiglia. - Gli ricordò lei. - I nostri genitori sono sposati, per nonna e nonno sei un altro nipote, che ti piaccia o no tu sei uno di noi. C’è troppo in ballo: Hazel aspetta un bambino… nostro fratello. Se Sirius tornasse… - 

- Se mio padre tornasse allora mia madre lascerebbe tuo padre, è questo ciò che tanto temi? - La interrogò Janus, con sdegno. - Per questo dovrei lasciarlo lì? -

Molly esitò per un istante, poi abbassò lo sguardo con aria colpevole, senza dire niente. 

Non ricordava niente del divorzio dei suoi genitori, troppo piccola per capire cosa stava succedendo, ma ricordava benissimo tutto quello che era successo dopo. Ricordava le lotte di sua madre e suo padre per l’affido di lei e Lucy, ricordava il continuo avanti e indietro da Cardiff, dove viveva sua madre, a Londra, dove viveva suo padre. Non aveva mai avuto una famiglia unita come quelle dei suoi cugini, almeno fino al momento in cui Hazel non era arrivata nella vita di suo padre. 

- Non puoi chiedermi questo. - Disse Molly a bassa voce. - Non posso tornare a casa, stare con mio padre e con Hazel e mantenere questo segreto. - 

- Non hai scelta. Questo non è un lavoro come gli altri, hai fatto un giuramento. - Gli ricordò Janus. 

- Non puoi obbligarmi. - 

- Invece posso. Un Indicibile che disserta è punibile per legge, e scusa ma preferirei che tu non finissi ad Azkaban per una cosa del genere. - 

Molly non parlò, continuando a tenere gli occhi bassi. Sembrava sull’orlo delle lacrime, ma quando Janus poggiò una mano sulla sua spalla allora alzò lo sguardo verso di lui senza nessuna vergogna. 

- Ho bisogno di te. - Le disse lui, più serio che mai. 

Molly tirò su con il naso e scosse la testa. - Ci sono tante persone intelligenti quanto me, se non di più. - 

- Questo è opinabile. - Contestò Janus. - Io ho bisogno di te perché ho bisogno di qualcuno che mi dica che parlo come un mago oscuro quando ciò accade. Ho bisogno del tuo punto di vista, altrimenti… non lo so, Polly, ho paura che farò qualche cazzata, prima o poi, ho paura di spingermi troppo oltre. - 

Molly aggrottò la fronte. - Che cosa intendi dire? - 

Il giovane tergiversò e poi fece un passo indietro. - Hai mai desiderato qualcosa così tanto, così ardentemente che saresti disposta a tutto pur di ottenerla? - Le chiese, con la voce dura ma intrisa di desiderio. - Mi sono impegnato da morire a scuola: io non sono come te, le cose non mi venivano facili, ma ho studiato, sono stato uno studente eccellente, e tutto solo per arrivare qui, per tentare di fare il possibile per riportare mio padre da me. Sono davvero disposto a tutto, ma questo mi spaventa. Ho bisogno di qualcuno come te che possa fermarmi prima del punto di non ritorno. - 

Molly lo guardò, combattuta e afflitta. 

Da un lato c’era il suo desiderio di mantenere lo status quo della sua famiglia e il bisogno di proteggere suo padre da un eventuale cuore spezzato, ma dall’altro c’era la voglia di aiutare Janus a non perdere sé stesso e a ritrovare suo padre, perché lui era lui, perché era l’unica persona al mondo che l’avesse mai fatta sentire normale anche quando per tutti gli altri era solo una ragazzina stramba che passava la vita in biblioteca e che scriveva tutto il giorno su quel quadernino di pelle che proprio lui le aveva regalato. Lui era l’unico per cui lei avesse mai provato qualcosa. E quel sentimento… oh, Merlino, quel sentimento l’avrebbe uccisa prima o poi, soprattutto perché era palese quanto non fosse ricambiato. 

Per lui c’era solo Faye, era sempre stato così e questo, Molly ne era certa, non sarebbe cambiato mai. 

- Non so cosa dire, Jan… non lo so. - Mormorò lei, scuotendo la testa. 

- Sai, se ti può consolare, non credo che mia madre lascerebbe mai tuo padre. -  Asserì Janus. 

- Perché lo credi? - Domandò Molly. 

Lui alzò le spalle. - Lei lo ama. - 

- Ama anche Sirius. -

- Sì, ma lo ama come si ama una persona morta da vent’anni. - Spiegò Janus, facendo un piccolo sorriso amaro. - Mamma e Percy… è diverso. Loro sono fatti per stare insieme, lo sai quanto si compensano. Ma io voglio conoscere mio padre, Molly. È l’unica cosa che voglio da tutta la vita. E poi Sirius si merita un’altra possibilità. - 

Molly ci pensò su. Ripensò alle storie che aveva sentito su Sirius Black: immaginò un ragazzo sulla ventina tale e quale a Janus che veniva arrestato ingiustamente e tenuto ad Azkaban per dodici anni, immaginò l’uomo sopravvissuto per miracolo che per caso incrociava il destino di una giovane Hazel, immaginò il giorno della nascita di Janus e provò un grande senso di perdita quando pensò alla triste fine di quella storia. 

Sirius meritava davvero una possibilità e di certo Janus meritava di conoscere suo padre se questo fosse stato davvero possibile… eppure Molly sentiva che c’era qualcosa di estremamente pericoloso in questo. Forse il suo era solo egoismo, forse la sua voglia di mantenere intatto quell’assetto familiare tanto ricercato da lei durante l’infanzia era più importante di salvare la vita di una persona; questo faceva di lei una persona orribile? Cosa avrebbe pensato Janus di questo? 

- Perché proprio io, Jan? - Gli domandò Molly, fissandolo con serietà con quei suoi grandissimi occhi color castagna. - Perché non… che ne so, perché non Faye? - 

- Faye è una pozionista, ha una mente troppo logica, inadatta a un lavoro come questo. Non basta essere intelligenti. -  

Molly fece un verso disdegnoso. - Ma come… non è perfetta, lei? - Disse alterata, pentendosene all’istante. 

Janus la guardò, prima perplesso, poi con insolita severità. - Hai perso di vista il punto, Molly. - Disse gelidamente. - Non hai scelta: sei una di noi adesso e io sono di grado superiore a te, dunque devi obbedire agli ordini che ti piaccia o no. - 

- Quindi devo adoperarmi per fare qualcosa che ritengo immorale per obbedire a degli ordini? Sai chi faceva così? I nazisti. - 

- Mago oscuro… nazista… - Sbuffò lui, scuotendo la testa. - Io ritengo più immorale lasciare Sirius a morire chissà dove solo perché hai paura che altrimenti mia madre lasci tuo padre. - Ribatté. - Non mi aspettavo che tu fossi così egoista. - 

Molly si sentì gelare. Magari aveva ragione lui, magari stava lasciando morire un uomo che già ne aveva passate tante, magari era così paventata all’idea di perdere ciò che aveva da scegliere il sacrificio di una persona. Magari era davvero egoista e immorale. 

Alla fine prese un respiro profondo, cacciò dentro le lacrime e annuì. - Va bene. - Disse arresa, con voce tremolante. - Riportiamo tuo padre a casa. - 

Janus sembrò impiegare qualche secondo per capire a pieno le parole di Molly, ma poi il suo viso si aprì in uno dei suoi rarissimi ma sinceri sorrisi, cosa che accese in lei quell’ormai conosciutissima fiammella al centro del petto. 

Sì, quel sentimento l’avrebbe uccisa davvero prima o poi. 

Lui la abbracciò con talmente tanto impeto da sollevarla da terra per un attimo e quando si staccò da lei la fissò sorridendo. - Grazie. - Le disse allegro. - Polly, tu sei… non so cosa dire, davvero. Grazie. - 

Lei annuì, rossa in viso, stringendo le labbra. 

- Ti devo davvero un grande favore. - 

- Bene, allora domenica vieni al compleanno di Lily. - Ordinò Molly.

Janus alzò gli occhi al cielo, seppur mantenendo l’espressione gioviale di poco prima. 

- Dai, Jan… zio Charlie sta organizzando un torneo di quidditch e ci serve la tua ragazza come cercatrice, altrimenti non ci sarà partita contro di lui e contro zio Harry. - Insistette Molly. 

- Mmh. - Fece lui, pensieroso. - Dimmi, tua nonna farà la torta di melassa? - 

- Che domande: certo che sì. - 

 

-ˋˏ ༻❁༺ ˎˊ-

 

La prima settimana all’Ufficio Misteri passò per Molly con una velocità tale da lasciarla quasi confusa. Tutte le mattine Janus la passava a prendere, ma non scendeva quasi mai dall’auto; piuttosto la aspettava lì con qualcosa di dolce per mangiare a colazione e del caffè americano in un termos di latta. 

La sera tardi, quando Molly tornava a casa, Hazel le faceva trovare sempre qualcosa da scaldare per cena, ma per fortuna le occasioni che la giovane aveva di parlare con lei e suo padre erano ridotte al minimo dato che passava la maggior parte del suo tempo nei corridoi claustrofobici del nono livello del Ministero della Magia. 

Aveva un segreto ed era obbligata per legge a mantenerlo, anche se era dannatamente difficile far finta di niente davanti a quella coppia perfetta, minacciata da qualcosa che forse prima o poi sarebbe accaduto anche grazie a lei. 

In compenso ci volle poco per far sì che Molly si rendesse conto che il suo fosse il lavoro migliore di tutto il mondo magico: all’Ufficio Misteri c’era la biblioteca più grande e fornita in cui lei avesse mai messo piede: si ergeva su cinque piani ed era ovvio che la stanza in cui si trovava fosse stata incantata. Era un luogo silenziosissimo che profumava di carta stampata e inchiostro, con lunghi tavoli di vecchio legno sistemati vicino all’entrata come quelli della Sala Grande di Hogwarts, e un immenso lampadario di ferro appeso all’altissimo soffitto. Le scale di marmo, come a scuola, si muovevano, portando chi le saliva e le scendeva nei meandri meno frequentati. 

E poi i libri… i libri riposti su quei vecchi e altissimi scaffali erano il sogno proibito di ogni mago o strega affamato di conoscenza come lo era lei. Tutto il sapere dell’universo era racchiuso tra quelle mura, stampato su pagine fragili e ingiallite, spesso scritte in lingue antichissime. Miti e vecchie magie si confondevano tra loro, tanto che Molly si ritrovò presto a sfogliare volumi che parlavano di resurrezione, Dei e oggetti leggendari senza capire davvero cosa fosse reale e cosa fosse solamente frutto di secoli di leggende.

Era proprio in quella biblioteca che Molly spendeva gran parte della sua giornata e trovava incredibile che la stessero pagando per qualcosa che, ai tempi della scuola, veniva considerato un po’ strano. 

Incredibilmente anche i suoi colleghi le piacevano. Dalia Basharat, o meglio, l’Anziano, era un po’ criptica: Molly non sapeva se andasse a genio o meno a quella donna; tuttavia apprezzava davvero molto il fatto che portasse loro del cibo mediorientale, nutrendoli un po’ come faceva sua nonna, solo che con hummus e falafel. 

Isabela Figueroa era invece una persona piuttosto comune: babbana di nascita, aveva origini sudamericane e una sorella minore di nome Pilar, che era stata la prima fidanzata di Janus a scuola e a cui lui aveva spezzato il cuore (Isabela non riusciva a fare a meno di rimarcarlo ogni qualvolta in cui il giovane faceva qualcosa che non le andava a genio). 

Jullian Miller era invece decisamente il più strano, forse per quell’accento americano o per quei modi un po’ teatrali. Tuttavia a Molly un po’ piaceva, lo trovava carino e a tratti anche divertente, anche se Janus si era raccomandato con lei di non dargli corda: "quello lì ci prova con tutte”, le aveva detto, lugubre, quando li aveva visti parlare un po’ troppo vicini, un pomeriggio in biblioteca.

A contrario di lei, Janus non passava tanto tempo tra i libri, ma in una sorta di laboratorio pieno di strani aggeggi che Molly non aveva mai visto prima che lui chiamava “l’ufficio”, ma che sembrava più l’aula di pozioni nel seminterrato di Hogwarts. 

- Cosa fai lì dentro tutto il giorno? - Le chiese una volta lei, mentre tornavano a casa. 

Lui aveva scrollato le spalle e aveva risposto che tentava di rendersi indistruttibile: - Così posso varcare la soglia dell’arco senza rischiare di morire. - 

Molly allora si era domandata se “indistruttibile” fosse un sinonimo di “immortale”, ma aveva lasciato cadere la questione perché in verità non voleva saperlo. Era lì per tenere Janus sulla buona strada, ma aveva l’impressione di star fallendo miseramente. 

 

La seconda domenica di novembre, il giorno del compleanno di Lily, iniziò al sorgere del sole in un cielo insolitamente sgombro. Era una di quelle giornate temperate d’autunno, quel tipo di giornata da passare fuori casa, ma Janus sarebbe volentieri rimasto a letto. 

Come ogni giovane adulto non ancora realizzato che percepiva su di sé una forte aspettativa, ma membro di una grande famiglia come la sua, anche lui non adorava i grandi pranzi tra parenti. 

Era sempre lo stesso e identico copione: lui e Faye si recavano alla Tana, dove la signora Weasley lo abbracciava per poi chiedere alla ragazza se cucinasse per lui abbastanza, che era sempre stato così gracilino. Faye, in tutta risposta, annuiva e sorrideva forzata, cercando di non dare alla signora Weasley della donna sessista. Poi il signor Weasley lo spingeva verso il capanno, dove gli chiedeva di dare un’occhiata al nuovo computer che aveva raccattato chissà dove o cose del genere. Infine c’erano gli altri Weasley e i loro innumerevoli figli. 

E poi Ted. 

Lui sì che era l’orgoglio di casa: così carino, così simpatico, intelligente e molto bravo nel volo; era appena entrato nell’accademia per Auror ed era così dannatamente allegro che Janus lo detestava e lo invidiava in egual misura. In un mondo ideale, probabilmente loro due sarebbero stati uniti come fratelli, proprio come i loro padri prima di loro, ma la voglia di Janus di essere sempre il migliore e l’apparenza perfetta di Ted li aveva messi in competizione dal giorno zero. 

Però almeno c’era Molly, pensò Janus, mentre se ne stava sdraiato sul letto, lo sguardo rivolto al soffitto, nella penombra di camera sua. 

Faye, al suo fianco, giaceva ancora addormentata con indosso il suo pigiama di raso verde, i capelli color miele sparsi su tutto il cuscino e un’espressione beata sul volto scolpito. 

La prima volta che avevano dormito insieme, cinque o sei anni prima, Janus non era riuscito a chiudere occhio per tutta la notte. Adesso gli sembrava assurdo addormentarsi senza il peso del corpo di lei dall’altro lato del letto e risvegliarsi senza averla vicino. 

Non gli importava niente di tutto il resto; non gli importava che quella di lei fosse stata una famiglia di mangiamorte, se la sua infanzia schifosa l’avesse resa più complicata rispetto a tante altre persone e soprattutto non gli importava se in molti attorno a lui l’avessero etichettata come una persona non adatta. C’era sempre stata, lui la conosceva come le sue tasche e questo lo tranquillizzava: in un mondo che gli aveva mostrato troppo presto l’imprevedibilità della vita, Faye rimaneva una costante. 

Janus aveva già programmato tutta la loro esistenza: l’avrebbe sposata non appena suo padre fosse tornato a casa, avrebbe avuto con lei quattro figli di cui aveva scelto già i nomi, avrebbero avuto un cane e un gatto. Sarebbero invecchiati insieme guardando i loro nipoti giocare in giardino e mai, mai, l’avrebbe fatta piangere o soffrire. 

La ragazza si mosse, avvicinandosi a lui. Poi spalancò le palpebre di botto, mostrando le sue iridi d'ambra. 

- Buongiorno. - Mormorò assonnata e confusa. - Perché sei già sveglio? - 

- Oggi abbiamo il compleanno di Lily, non ricordi? - Fece lui. 

Faye annuì, poi si stiracchiò e si stropicciò gli occhi. - Quindi oggi si gioca a quidditch con il signor Potter. - 

- Harry. Lo sai che puoi chiamarlo solo Harry. - La corresse Janus, facendo un sorrisetto. 

- Non riesco a chiamare “solo Harry” un uomo che ha salvato il mondo a soli diciassette anni. - Ribatté Faye. 

- Ma lo conosci da anni! - 

- Non mi importa. - Asserì lei in tono lamentoso, affondando la faccia nel cuscino. - Lui è il signor Potter… tua madre la signora Black... eccetera. - 

- Non farti sentire da Percy, lo sai quanto detesta che mia madre venga ancora chiamata così. - Fece Janus, sogghignando mentre si alzava a sedere sul letto. 

- Be’, in effetti non ha mai sposato tuo padre. - 

Janus scrollò le spalle, poi la guardò e sorrise. - Sarai tu la signora Black, presto. - 

Faye ricambiò quello sguardo mantenendo un’espressione molto seria per qualche secondo, prima di scoppiare a ridere. 

Lui si sentì arrossire. - Cosa… che hai da ridere, scusa? - Domandò allarmato. 

- No, è che… - Tentò di spiegare lei, riprendendo fiato. - Io non ci penso ancora a certe cose… tutto qui. Sono solo un po’... sorpresa. - 

- Non ci pensi? - Ripeté Janus, perplesso. - Stiamo insieme da cinque anni! - 

- Siamo troppo giovani. - 

- Mia madre alla nostra età aveva già me. - Obiettò lui. 

- Sì, ma non per scelta. - 

- Però per scelta avrebbe sposato mio padre. - Sottolineò Janus. - Lui glielo aveva chiesto e lei aveva accettato. - 

Faye alzò gli occhi al cielo e sbuffò. - Erano gli anni ‘90, altri tempi. - 

- Va bene, fa’ finta che io non ti abbia detto niente. - Parlò lui, lugubre, tornando a guardare il soffitto con aria assorta. - Ti amo. - Le disse dopo.

- Lo so. - Rispose lei. 

Janus sospirò. Aveva sempre avvertito una certa disparità tra i loro sentimenti: c’era lui che l’amava senza nessuna riserva e non aveva paura a dirlo né a dimostrarlo, dall’altra parte lei che… be’, a distanza di anni, Janus non era ancora del tutto certo che Faye lo amasse, che lo amasse per davvero. 

Il giovane si tirò su, preparandosi alla giornata che lo attendeva, e nello stesso istante la porta della camera posta proprio davanti a letto si spalancò. Lì sulla soglia apparve un ragazzo robusto, dagli ispidi capelli castani, vestito come se fosse appena tornato da una folle serata mondana: la camicia viola dall’aspetto un po’ piratesco celava un corpo piuttosto muscoloso, il corpo tipico di un battitore, mentre i jeans con dei risvoltini belli spessi alle caviglie, suggeriva a colpo d’occhio che il ragazzo non fosse molto alto. 

Klaus Hopper, ex compagno di dormitorio nonché migliore amico di Janus, si buttò sul letto dei due, sfinito. 

- Adoro il mondo babbano. - Disse, sognante. 

Faye cercò di spingerlo fuori dal materasso. - Togliti da qui, con quei vestiti luridi. - Lo bacchettò. - Puzzi di locale gay babbano. - 

Ma lui non si mosse, limitandosi solo a guardarla male. - Per Godric, Selwyn, quanto sei omofoba da uno a mio padre? - Le disse, scrutandola. Poi si rivolse a Janus: - Di che puzza un locale gay babbano? - 

- Perché lo chiedi a me? - 

- Ho conosciuto l’uomo della mia vita. - Fece Klaus, ansioso di raccontere. 

- Tu conosci l’uomo della tua vita ogni sabato. - Sottolineò Janus. 

L’amico alzò gli occhi al cielo. - Non tutti hanno voglia di accasarsi a vent’anni come voi due scemi. - 

- Noi due? - Ripeté Janus. - Io, casomai. Faye non vuole sposarmi. - 

- Non voglio sposarti adesso. Tra qualche anno magari sì. - Obiettò lei.

- “Magari sì”? Molto romantico. - Commentò Klaus, beccandosi un'occhiataccia da parte di Faye, che nel frattempo si era alzata in piedi. 

- Vado a fare un bagno. - Annunciò la ragazza. - Nuda, in una vasca piena di schiuma. Vieni, Jan? - 

- Adesso arrivo, amore. - Rispose Janus. - Ma semmai un giorno dovessi dirti di no, tu abbattimi prima che sia troppo tardi. - 

- Patetico, davvero patetico. - Borbottò Klaus, mentre Faye lasciava quella stanza. 

Una volta rimasti soli, abbandonati sul letto, Klaus guardò l’amico con aria pensierosa. La cotta che aveva avuto per lui durante gli anni a Hogwarts gli era passata da un pezzo, ma l’astio di fondo che nutriva nei confronti di Faye era rimasto. Janus si meritava di meglio, qualcuno disposto a dargli l’amore che aveva sempre ricercato e lei… be’, lei era la persona emotivamente più indisponibile che avesse mai conosciuto.

- Va tutto bene tra voi? - Domandò Klaus. 

Janus annuì. - Sì, stiamo bene. - Rispose. - Oggi andiamo alla Tana per pranzo. - 

L’amico fu sorpreso, cosa che a Janus non sfuggì e per questo aggiunse: 

- L’ho promesso a Molly, le devo un favore. -  

Klaus sogghignò. - Oh… Molly. - 

Che tra la giovane Weasley e il suo migliore amico ci fosse un rapporto che andava al di là del semplice affetto fraterno era ormai un dato di fatto, anche se Janus avrebbe volentieri dato via un arto più di dimostrare il contrario. 

- Non iniziare. - Brontolò infatti il ragazzo. 

- Molly… così intelligente… e così carina! - Proseguì Klaus, con aria sognante.

- Klaus… giuro che… - 

- Così dolce… così sensibile… dai che ti piace, almeno un po’. Ammettilo. Almeno un po’? Poco poco? Un pochino? - 

Janus scosse la testa. - Anche se fosse, anche se non avessi già una relazione stabile e soddisfacente con la ragazza più bella e carismatica e intelligente del nostro anno, - Iniziò, pomposo. - Ti devo forse ricordare che mia madre è incinta di suo padre? Che siamo cresciuti insieme e che siamo parenti? -

- Oh, hai ragione… tua madre e il signor Weasley hanno fatto sesso non protetto di recente. - Annuì Klaus. - Ma tu sei un Black… voi adorate gli incesti! - 

Janus assunse un’espressione disgustata e poi si alzò dal letto. - Che schifo. - Affermò. - Inoltre io non sono un Black vero e proprio, tu lo sai. Io… guido un’auto e ascolto i Linkin Park, sono un Instagram… - 

- Tuo padre guidava una moto. -

Janus liquidò la cosa con un gesto svogliato della mano. 

- Ma se tu e Faye non stesse insieme… - Tornò alla carica l’amico. - E se tua madre e il signor Weasley non fossero sposati… allora un pensierino su Molly non ce lo faresti? - 

Il giovane aggrottò le sopracciglia e per un attimo sembrò pensarci su. - Tu sei pazzo, sei fuori di testa. - Asserì.  

- Quindi è un no? - 

- Certo che è un no! - Esclamò Janus, esasperato. - È una ragazzina, è appena uscita da Hogwarts! - 

- Era una ragazzina prima, adesso ha le tette. - Obiettò Klaus, sogghignando e toccandosi teatralmente il petto. - Secondo te quanto porta? Una terza? - 

Janus rimase in silenzio per almeno cinque secondi buoni e di nuovo sembrò pensarci su. Poi arrossì, scosse freneticamente la testa e senza aggiungere altro lasciò la camera da letto, puntando dritto verso il bagno. 

C’era qualcosa di profondamente sbagliato nell’immagine totalmente inappropriata di Molly che Klaus aveva contribuito a costruire nella sua mente. 

Non aveva mai pensato a lei in quel senso prima d’ora e no, non gli piaceva affatto. Soprattutto non gli piaceva l’idea che probabilmente altri ragazzi facessero gli stessi e identici pensieri sulla sua Molly, senza farsi troppi scrupoli. 

Una volta in bagno, Janus trovò Faye immersa nella vasca da bagno. Non appena lo vide, lei scoccò al ragazzo uno sguardo pieno di interrogativi. 

- Che hai fatto? - Domandò allarmata. 

- Niente, niente. - Buttò lì lui, liberandosi del pigiama. 

Quando si infilò anche lui in quella vasca, fissò per un po’ la ragazza con aria colpevole. 

- Ci sarà anche Molly, oggi? - Le domandò lei, di botto.

Janus annuì e scosse la testa insieme, adesso teso. - Non ne ho idea. - Mentì. - Ma in tal caso… cerca di essere gentile con lei, per una volta. - 

Faye mugugnò e basta. 

Quella sarebbe stata una lunga giornata. 




 

Lo so, lo so… sono ancora la regina dei capitoli in cui non succede mai niente, ma chi conosce le mie storie sa bene come si evolvono: personaggi che si ammazzano di pippe mentali e poca azione. Mi dispiace anche per il ritardo, ma è un periodo un po’ così, sebbene io abbia un sacco di idee faccio fatica a metterle su carta. 

Comunque spero che questo secondo capitolo non faccia schifo come mi pare, fatemi sapere se vi va. 

Alla prossima (spero presto),

J. 

   
 
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