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Autore: Placebogirl_Black Stones    14/03/2024    1 recensioni
Le prese il volto fra le mani e con i pollici le asciugò le lacrime che colavano sulle guance rese pallide dall’emorragia.
- Non me ne vado senza di te, Jodie-
Quelle parole riscaldarono il suo cuore, rendendola felice come non lo era da tempo. Se fosse morta di colpo in quel momento le sarebbe andato bene comunque. Shuichi era venuto per lei e questo le bastava. Non sarebbe morta da sola e l’ultima cosa che avrebbe visto sarebbe stata il volto di quell’uomo che aveva amato con tutto il cuore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jodie Starling, Shuichi Akai, Vermouth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FINO ALL’ULTIMO RESPIRO
 
 
Capitolo 1: Resta con me
 
 
Scese lentamente le scale, stando attenta a non fare troppo rumore nel silenzio tombale della notte. I coniugi Kudo dormivano nella loro stanza al piano di sopra, così come Conan; a lei era toccata la stanza degli ospiti accanto a quella del ragazzino, dove fino a quel momento aveva dormito Shuichi, che le aveva galantemente ceduto il posto per non farla dormire sul futon nello studio di Yusaku insieme a James e Camel.
Quella era la notte prima dell’ultimo atto: il giorno dopo avrebbero combattuto la battaglia finale contro l’organizzazione. Era tutto pronto, avevano studiato il piano nei minimi dettagli e avevano deciso di restare uniti fino alle luci dell’alba. Dovevano riposare per avere tutte le energie necessarie al loro risveglio, ma lei non riusciva proprio a chiudere occhio. Troppi pensieri in testa, troppe preoccupazioni, troppi ricordi a farle compagnia in quel letto mezzo vuoto. La vendetta per ciò che aveva fatto Vermouth ai suoi genitori, il timore che qualcosa nel loro piano potesse non funzionare, il fantasma di Akemi che aleggiava ancora tra lei e Shuichi impedendogli di riavvicinarsi, la paura di morire senza aver vissuto la vita che voleva: aveva solo vent’otto anni e già tutto questo fardello sulle spalle.
Camminò fino in cucina, credendo di trovarla deserta, ma la luce accesa le fece capire che si sbagliava. Shuichi stava facendo bollire dell’acqua e le dava le spalle.
 
- Shu- sussurrò, per non spaventarlo.
- Ah, sei sveglia?- rispose, girandosi verso di lei.
- Anche tu-
- Stavo facendo del tè-
- Abbiamo avuto la stessa idea allora- sorrise.
 
Si sedette sullo sgabello di fronte al piano della cucina e osservò il collega prendere un’altra tazzina, porvi dentro una bustina di tè e porgergliela. Lo ringrazio e restò silenziosamente in attesa che l’acqua bollisse.
Sorprendentemente, fu Shuichi a rompere il silenzio.
 
- Non riesci a dormire?-
- Non so come facciano gli altri a farlo-
- Dovresti cercare di riposare, domani sarà probabilmente la giornata più difficile della tua vita-
- Disse quello che a mezzanotte stava preparando il tè-
- Touché- sorrise.
 
Aspettò che le versasse l’acqua nella tazzina e la osservò tingersi di un colore ambrato. L’immagine si sovrappose a quella del sangue di suo padre che colava espandendosi sul pavimento, lasciandole una sensazione di mancanza di respiro nel petto.
 
- Tutto bene?- le chiese Shuichi, a cui non sfuggiva nulla.
- Sono solo nervosa-
- Cerca di calmarti, se gli facciamo vedere che abbiamo paura ci schiacceranno come insetti-
- Come ci riesci?-
- A fare cosa?-
- Ad essere sempre così freddo e distaccato, come se nulla ti toccasse, come se non avessi paura di niente-
- Non posso permettermi alcuna esitazione. C’è in gioco troppo- ammise.
- Ma se perdi la tua umanità allora cosa ti rende diverso da loro?-
 
Shuichi non rispose, tolse la bustina di tè dalla tazza e se la portò alle labbra, bevendo un piccolo sorso. Era ancora troppo caldo per gustarselo senza bruciarsi la lingua.
 
- Cosa ti spaventa così tanto, Jodie?-
- Fallire, credo-
- Non ti fidi del piano ideato dal ragazzino? Fino ad ora non ha mai sbagliato una mossa. Lo hai sempre detto tu stessa che era il tuo detective preferito-
- Certo che mi fido di lui e anche di te se è per questo. È di me stessa che non mi fido-
- Perché?- la fissò stranito.
- Perché se voi siete l’asso nella manica io sono l’anello debole della catena- ammise - Non sono così presuntuosa da pensare di essere al vostro stesso livello-
- Cosa te lo fa pensare?-
- Tutti gli errori che ho commesso fino ad oggi, tanto per cominciare-
 
La chiave lasciata inserita nella sua vecchia Peugeot che Vermouth aveva prontamente rubato per scappare, l’aquilegia con la bomba inserita che non aveva controllato prima di recapitare a James, l’avventatezza con cui aveva indagato senza sosta (e senza riflettere) dopo la presunta morte di Shuichi, l’errore ortografico nel messaggio in codice che era costato la vita a dei suoi colleghi. Il peso delle colpe si faceva sentire, in quel momento più che mai. Per tutta la vita aveva vissuto con l’obiettivo di vendicare la morte dei suoi genitori e solo adesso si rendeva conto di quanto fosse debole per realizzarlo. A volte la volontà non è sufficiente per raggiungere uno scopo, per quanto grande essa sia.
 
- Credi di essere l’unica ad aver commesso degli errori?- le chiese, guardandola dritto negli occhi con aria di rimprovero.
 
Quelle pupille color smeraldo erano capaci di scavarle dentro ogni volta che posava lo sguardo su di lei, come ladri che le rubavano l’anima. Chissà se lui era consapevole del potere che aveva su di lei, di quei sentimenti che continuava a covare nonostante tutto come scintille sotto la cenere.
 
- No, però…-
- Appunto. Non dovresti angustiarti per cose passate, non adesso. È il momento peggiore per lasciarsi andare-
- Lo so- abbassò la testa.
- Ora bevi il tè e poi vai a dormire-
 
C’erano così tante cose che avrebbe voluto dirgli, così tanto di cui parlare, questioni irrisolte a cui avrebbe voluto mettere la parola fine per non potarsi i rimpianti nella tomba, ma sapeva che se avesse anche solo tentato ad accennarle, Shuichi avrebbe troncato il discorso sul nascere. Probabilmente anche lui aveva la testa invasa dai pensieri in quel momento e lei non era nemmeno nella lista. Mentre pensava a lui, lui pensava ad Akemi. Ancora poche ore e l’avrebbe vendicata.
Si alzò dallo sgabello e posò la tazza nel lavandino.
 
- Grazie per il tè- abbozzò un sorriso.
 
Mosse i primi passi per tornare al piano superiore, ma una sorta di energia invisibile sembrava volerla trattenere lì. Il destino avverso le aveva portato via tutto e fino a quel momento aveva sempre cercato di cavarsela da sola, di non dover dipendere da nessuno: ora che la morte avrebbe potuto sfiorarla con le sue gelide mani, avvertiva il bisogno di un appiglio a cui aggrapparsi e la sua ancora era Shuichi. Era sempre stato lui l’unico uomo (escluso James) su cui aveva potuto contare e questo non era mai cambiato, nonostante tutto. Quella notte sentiva la necessità di restare accanto a lui, forse per l’ultima volta.
Mentre esitava sullo stipite della porta, Shuichi la raggiunse e le posò una mano sulla spalla, invitandola a proseguire nel suo cammino. Percorsero insieme e in silenzio il corridoio, fino a quando non giunsero di fronte alla porta dello studio di Yusaku.
 
- Buonanotte Jodie- le disse semplicemente.
 
Lo guardò quasi implorandolo di non entrare. Proprio lui, che era sempre stato così perspicace e che aveva sempre saputo leggerla come un libro aperto, perché non riusciva a comprendere quali fossero i suoi sentimenti in quel momento?
 
- Shu…non voglio restare sola stanotte- ammise.
- Preferisci stare qui con Camel e James?- le chiese.
 
Chiuse gli occhi e abbassò la testa, mentre quella sgradevole sensazione di abbandono che aveva provato cinque anni prima quando l’aveva lasciata tornò a pervadere il suo essere, come un morbo incurabile che la divorava dall’interno. Era davvero così concentrato su se stesso da non capire che ciò di cui aveva bisogno in quel momento non era certo la presenza di Camel o James ma la sua?
Se era così, allora avrebbe trascorso la notte sola e tormentata dai suoi fantasmi piuttosto che con un uomo che era più concentrato a macerare nel dolore del ricordo di una defunta invece che preoccuparsi di lei che era ancora lì, viva accanto a lui.
 
- Buonanotte Shuichi- lo salutò nello stesso modo in cui lui aveva fatto prima con lei, ma ancora più freddo, per quanto possibile.
 
Gli diede le spalle e salì le scale velocemente, prestando meno attenzione al rumore. Voleva solo tornare in camera e seppellirsi sotto le coperte, sperando che il sonno venisse a farle visita e si portasse via tutto. L’aveva chiamato con il suo nome completo, cosa che aveva fatto solo poche volte: quando era arrabbiata e quando voleva prendere le distanze.
Si chiuse nella stanza e si coricò sul letto, avvolgendosi nella coperta. Pianse in silenzio, come quando da bambina non voleva farsi sentire da James per non dargli un dispiacere.
Poco dopo le sembrò di sentir bussare delicatamente alla porta. Sollevò il busto e rimase in ascolto nel buio della stanza illuminata solo dalla luce lunare che filtrava dai vetri. Di nuovo quei delicati tocchi si fecero sentire.
Accese la luce della lampada sul comodino e cercò di asciugarsi le tracce lasciate dalle lacrime meglio che poteva; poi andò ad aprire la porta. Davanti a sé ritrovo colui che aveva lasciato al piano di sotto poco prima.
 
- Ti ho svegliata?- le chiese.
- Credevo fossi tornato a dormire- rispose.
- Posso entrare?-
- Sono stanca e devo riposare. Me lo hai detto tu stesso-
- Perché tutt’ad un tratto sei diventata così fredda? Non ti si addice, tu non sei così-
 
Si morse l’interno del labbro e distolse lo sguardo.
 
- Forse perché ho espresso dei sentimenti e tu mi hai liquidata?-
- Jodie, in questo momento…-
- Lo so- lo interruppe - So bene come stanno le cose, non c’è bisogno che me lo ricordi. Io non ti ho mai chiesto niente, Shu. Non pretendo nulla, mi va bene così. Ti ho solo chiesto di non lasciarmi sola stanotte-
 
Sentì le lacrime pungerle nuovamente gli occhi, ma cercò di trattenersi per non mostrarsi più vulnerabile di quanto non si fosse già mostrata di fronte a lui. Non poteva dirgli ciò che aveva realmente desiderato in tutto quel tempo, perché farlo avrebbe significato perderlo anche solo come amico. Non era vero che le andasse bene così, se l’era fatto andare bene. Erano due cose molto diverse.
Shuichi chiuse gli occhi e si concesse un istante di riflessione, per poi voltarsi e chiudere la porta della camera, con sua grande sorpresa.
 
- D’accordo, resterò qui-
- Grazie- sussurrò.
 
Tornò a coricarsi sul letto e si girò su un fianco, rannicchiandosi. Sentì il materasso appesantirsi sul lato opposto, segno che Shuichi si era disteso accanto a lei. Spense la luce e restò vigile con gli occhi aperti, in attesa di ulteriori eventuali commenti da parte del collega, i quali non tardarono ad arrivare.
 
- Certo che sei un bel tipo- le disse.
- Perché?-
- Mi chiedi di restare con te e poi ti giri dall’altra parte-
- Te l’ho detto, volevo solo un po’ di compagnia. Non ho mai avuto intenzione di saltarti addosso, se è quello che credevi-
 
La verità era che avrebbe tanto voluto che la stringesse fra le sue braccia, dormire stretta a lui tutta la notte. Nell’aria della stanza sentì il profumo della sua colonia maschile espandersi e si ricordò di averla comprata anche lei, per poter sentire ancora il suo odore quando se n’era andato.
 
- Buonanotte allora- replicò.
- Buonanotte-
 
Cullata da quella fragranza così familiare e dalla sua sola presenza sufficiente a tranquillizzarla, piano piano riuscì ad abbandonarsi ad un sonno ristoratore.
 
Tuttavia, al suo risveglio quella sensazione che la morte stesse per manifestarle il suo volto non se n’era andata.
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Questa sarà una mini long di 3, massimo 4 capitoli. Il prossimo capitolo sarà molto intenso, siete avvisati! 😉
   
 
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