Un arrivo
inaspettato
Ginny
sospirò della sua
sfortuna: Blaise non era a casa, così era andata a cercarlo
da Maddie, ma lei
le aveva spiegato che la sera prima avevano discusso e lui se ne era
andato
nervoso e arrabbiato.
Preoccupata per lui, pensò
di tornare a casa: gli avrebbe mandato un patronus, chiedendogli di
vedersi.
Doveva assicurarsi che stesse bene. E se fosse successo qualcosa?
Magari poteva
chiedere a Pansy o a Nott se potevano accompagnarla nella casa di
campagna e
vedere se era tutto a posto. E se lui avesse avuto un'altra crisi come
quella
che aveva avuto nel giardino d'inverno?
Si materializzò a casa con
in testa solo la preoccupazione per Blaise, così, quando
entrò in salotto e
inciampò nel treno di Teddy, non si arrabbiò
neanche.
"Oh, Teddy dovresti…
Blaise?!" Ginny vide il moro seduto sul tappeto, mentre giocava
–
giocava!- con Teddy e Vic, e per poco gli occhi non le uscirono dalle
orbite.
"Ma… cosa ci fai qui? Ti ho cercato…"
Blaise stava
facendo ridere
Vic, con piccole magie elementari, sorridendo come un Troll e incantato
dal
sorriso della piccola, quando si sentì chiamare.
Alzò gli occhi e vide Ginny
che lo guardava con una faccia stranita.
"Ginny, sei
tornata!" Tentò di alzarsi in piedi, ma quel piccolo
terremoto dai capelli
blu gli saltò addosso e Blaise cadde con lui sul tappeto.
Ginny si
avvicinò, ancora
incredula e prese Teddy in braccio, liberando il ragazzo. "Cosa ci fai
qui?" sussurrò. Lei lo aveva cercato per tutto il Regno
Unito e lui era a
casa sua? Non sapeva se ridere o piangere.
"Blaise mi ha aiutato
a tenere i bambini". Molly fece capolino dalla cucina e la
guardò mettendo
le mani sui fianchi: oh oh.
"Mamma, ti avevo
detto che dovevo…"
Ma sua madre non ascoltò
il resto della sua frase, si girò per tornare in cucina e
borbottò qualcosa sul
fatto che nessuno le desse mai ascolto.
La ragazza si voltò di
nuovo verso Blaise, che stava cercando di tenere a bada Vic, adesso.
"Come
ti senti?" sussurrò, allungando la mano per aiutarlo ad
alzarsi.
Blaise le prese
la mano,
ma non si tirò su, stupito dalla sua domanda, e lei si
sbilanciò e cadde. Ma
come faceva a saperlo? Stranito, borbottò e glielo chiese.
"Me lo ha detto
Maddie. Sono venuta a cercarti da lei, visto che non eri a casa."
Sua madre? "Lo sa
anche lei?" Sempre più stranito, non reagì quando
i bambini saltarono loro
addosso, credendo che stessero ancora giocando.
Ginny strinse
gli occhi.
Ma cosa diceva? "Ma stai bene? Ieri non sei andato a Redpoppyhouse? Hai
avuto… non eri arrabbiato?" Il suo tono di voce si era
abbassato: non
voleva che i bambini sentissero e neanche che sua mamma carpisse
informazioni.
Cosa? Blaise
spalancò gli
occhi e la bocca. "No!" Perché aveva pensato una cosa
simile? Perché
aveva visto sua madre! "No, no, sono riuscito a non… Ma
allora non sai di
mio nonno?" chiese, quando capì che parlavano di due cose
diverse.
"Tuo nonno? Che è
successo a tuo nonno? Merlino, no, non so niente…" Ginny
tentò di alzarsi
quando Teddy si buttò in braccio a lei e gridò,
con tutto il fiato che aveva in
corpo. "Nonna!" Vic, dal canto suo, tentò di imitarlo, ma
riuscì
solamente a gridare, senza che si capisse cosa stesse dicendo.
"Mio nonno
è
morto". Blaise riuscì ad alzarsi e le porse la mano per
aiutarla.
"Oh. Mi dispiace
tanto. Ma…" Ginny si guardò intorno in salotto e
poi tornò a posare gli
occhi su di lui. "Tuo nonno che viveva in Italia?"
Blaise annuì: i bambini lo
avevano distratto, ma poi il pensiero di suo nonno tornò a
riempirgli il petto.
Quando Molly fece di nuovo
capolino, attraverso la porta della cucina, Ginny lasciò
andare la sua mano di
scatto, passandosela fra i capelli. Forse lo aveva fatto per non far
sapere a
sua mamma di loro. Ma lui aveva già rovinato tutto.
"Tua madre sa di noi…
Scusa, mi è scappato…"
Ginny si era
spaventata
quando sua madre, probabilmente apposta, aveva fatto sbattere la porta
della
cucina e si era passata la mano nei capelli, quando l'aveva fulminata
con
un'occhiataccia, sentendosi in colpa per averla abbandonata quella
mattina. Si
girò per scusarsi, ma Blaise fermò il suo gesto,
chinandosi su di lei e
confessandole di aver detto a sua madre di loro.
La ragazza alzò le spalle.
"Non preoccuparti, non c'è problema". Ed era vero: non le
interessava
molto, in quel momento, di quello che stava considerando un dettaglio.
"Davvero?" Il
tono stranito di Blaise prese la sua attenzione.
Alzò le spalle. Davvero.
Ma che scema era stata a dar tanta importanza alla cosa. L'importante
era che
lui stesse bene.
"Però dobbiamo
parlare" sussurrò, come se i bambini potessero capire tutto
da quelle
poche parole.
"Di cosa?"
"Della lettera
che…" Ma Teddy si aggrappò alle gambe del
ragazzo, distraendolo e lei non
seppe se avesse sentito la sua frase o meno. "Dopo ti spiego tutto:
aspettiamo di essere soli". Si allungò verso di lui e gli
passò le dita
sulla guancia. Avrebbero parlato di tutto: della preoccupazione di sua
madre,
di Harry, del perché non gli aveva detto cosa ci fosse
scritto nella lettera e
di tutto il resto. Poi lui le avrebbe spiegato cosa ci facesse
lì e cosa fosse
accaduto in Italia a suo nonno.
Sorrise perché tutto si
sarebbe sistemato.
Molly
notò i ragazzi
scambiarsi sussurri e poi la figlia accarezzare la guancia del moro.
Quel gesto
fu così dolce che lei si intenerì e perse la sua
rigidità: non valeva la pena
continuare a essere arrabbiata, probabilmente Ginny aveva davvero un
impegno
con Blaise e visto come era messo lui quella mattino, doveva essere
qualcosa di
importante. Si girò e tornò in cucina.
Blaise prese la
mano di
Ginny e le baciò il polso, contento che lei l'avesse presa
bene. Quando lei
ridacchiò per il solletico, sorrise. Ginny gli prese il viso
con tutte e due le
mani, prima di sussurrare contro la sua bocca. "Dovremo accontentarci
di
questo, ci sono dei bambini…" E lo baciò sulle
labbra.
*
"Non dovevi
preoccuparti per me…"
Blaise quasi sbuffò mentre
Ginny gli raccontava in poche parole della sera prima, quando lo aveva
cercato
a casa di sua madre. Fra l'altro, non gli interessava più
neanche delle
vicissitudini di sua madre con Rachel: voleva perdonarla? Che lo
facesse! Nel
caso, sarebbe intervenuto solo se ce ne fosse stato bisogno. Ma era
abbastanza
sicuro che lei non avrebbe sgarrato ancora.
"Certo che mi
preoccupo per te!" Ginny gli sorrise in quel modo che gli piaceva e si
sentì a casa, mentre lei sistemava i giochi dei bambini
sparsi sul tappeto.
Ma sì, avrebbero chiarito
tutto nel pomeriggio: le avrebbe spiegato come si era sentito e come
era
riuscito a non perdere la testa solo pensando a lei. E le avrebbe fatto
vedere
le tavole che aveva disegnato. No, magari per quello avrebbe aspettato
di
finire tutto. Quando
lei, ignara dei
suoi pensieri, gli diede un altro casto bacio sulle labbra,
pensò che il
pomeriggio sembrava lontanissimo.
"Basta stare
appiccicati, voi!" Il piccolo terremoto dai capelli blu
saltò in piedi in
tutta la sua poco altezza, colpendolo sulla testa con la mano aperta.
Ginny rise e acchiappò il
piccolo che cercò di divincolarsi, mentre gli faceva il
solletico, tenendolo
fermo sul tappeto, e lui rideva come un matto Quando riuscì
a scappare da lei,
la ragazza si mise in ginocchio. "Non mi scappi, sai chi sono io?"
La bambina bionda al suo
fianco spalancò gli occhi. "Chi sei?"
Ginny si chinò verso di
lei e con fare cospiratorio sussurrò: "Io catturo gli
ippogrifi cattivi!"
E mentre i bambini
gridavano eccitati, lei si alzò per rincorrerli ma, prima di
scappare dietro al
divano, si voltò, gli fece l'occhiolino e mimò
con le dita di fare il percorso
inverso.
Blaise ubbidì e scoprì che
giocare con un bambino poteva essere divertente, stremarti di risate e
renderti
inerme sul tappeto dopo pochissimo tempo. Ma non pensò
più a niente. Neanche a
Potter e alla sua lettera.
***
"Andate a
lavarvi le
mani, fra poco saranno qui tutti per pranzo…"
La voce della madre
ricordò a Ginny i doveri di casa e prese in braccio Vic,
incamminandosi verso
il bagno. "Teddy, vieni anche tu" disse al bambino.
"Voglio giocare
ancora! Non voglio lavarmi le mani!" In una perfetta imitazione di
Molly,
il piccolo mise le mani sui fianchi e mise il broncio.
"Andiamo, ippogrifo".
Blaise si chinò e prese in braccio il bambino,
capovolgendolo e facendolo
dondolare per le gambe: Teddy rise tantissimo e il ragazzo
riuscì a trascinarlo
in bagno.
Ginny
lavò le mani a Vic e
poi si chinò per aiutare Teddy, che voleva fare da solo,
così sorrise a Blaise
che era entrato in bagno con loro. "Grazie per aver aiutato mia
madre".
Blaise aiutò la piccola ad
asciugarsi e poi la fece uscire. "In verità è
stata tua madre a salvare
me: dopo aver saputo di mio nonno…"
Ginny gli strinse un
braccio in un gesto affettuoso, sperando che per il momento potesse
bastare.
"Giusto, tuo nonno. Devi raccontarmi tutto".
Blaise
sospirò. "Le
lettere mi hanno destabilizzato…"
"Lettere? Ma quante
ne hai ricevute?" Ginny alzò un sopracciglio e lui si
ricordò che
effettivamente erano tante le cose che doveva dirle: ne avrebbero
parlato bene
nel pomeriggio, ma cercò di spiegarle velocemente del gufo e
di tutte le
lettere che aveva ritrovato all'ufficio postale e lei lo
ascoltò con gli occhi
sgranati, ma poi la madre di Ginny li richiamò in cucina,
così si incamminarono
lungo il corridoio.
"Comunque vogliono
che vada là. Non so se per l'eredità o qualcosa
del genere…"
"In Italia?"
Ginny quasi gridò.
"Mi sembra di sì.
Magari dopo mi rileggo bene le lettere."
"Oh, ma l'Italia è
bellissima! Sei proprio fort…" Ginny si interruppe e scosse
il capo.
"Scusa, non…"
Molly li richiamò un'altra
volta e lei si girò velocemente per raggiungerla.
Ginny si morse
il labbro:
ma che stupidaggine dimostrarsi così entusiasta quando lui
aveva appena detto
che suo nonno era morto! Doveva essergli sembrata un'idiota. O forse
solo una
bambina. Decisa a non dire più niente, entrò in
cucina, seguita dal moro.
Gli altri erano tornati e,
andando ad aiutare sua madre, lasciò Blaise con Ron, George
e suo padre, senza
pensarci.
Blaise non
capì il cambio
di espressione della rossa, ma quando il signor Weasley si
avvicinò a lui, gli
dedicò l'attenzione che meritava.
***
Il pranzo fu
piacevole e
abbastanza veloce: gli altri dovevano tornare al lavoro, quindi c'era
poco
spazio per i convenevoli, ma tutti furono gentili e nessuno disse
niente del
fatto che Blaise fosse lì a mangiare con loro.
Blaise scoprì che la cosa gli
faceva enormemente piacere e che forse si era creato una montagna da un
sassolino, pensando che nessuno sapesse di loro. Quando si
voltò verso Ginny,
alla fine del pasto, lei gli fece l'occhiolino e sorrise a mezza bocca,
come se
gli avesse appena confidato un segreto. Sentì il cuore
scoppiargli di gioia e pensò
di non essersi mai sentito così. Forse era arrivato il
momento giusto per
confidarsi con lei.
"Hai detto che andiamo
da me, dopo?" mormorò, accanto all'orecchio della rossa,
mentre faceva scivolare
la mano sulla sua schiena, alzandole la maglietta e accarezzandole la
pelle
appena sopra i jeans. La vide rabbrividire e sentì la stessa
scossa che gli
scuoteva il corpo.
Ginny si
voltò verso di
lui, in modo che nessuno potesse sentirli, seduti vicino sulla panca.
"Non
vedo l'ora di averti dentro di me…" sussurrò lei
in risposta, posandogli
una mano sulla coscia, sotto la tovaglia, e facendo scorrere le dita
avanti e
indietro. Sorrise, pensando a ciò che sarebbe accaduto dopo.
Avrebbero avuto
tutto il pomeriggio per stare insieme. Solo loro due, senza nessuno,
senza
pensieri di case in campagna o viaggi di poco piacere. O forse sarebbe
sembrata
troppo superficiale? Forse avrebbero dovuto prima chiarire tutte le
cose?
"Cioè, se per te va bene. Oppure…" Stranita dal
fatto di sentirsi in
difetto, non sapeva cosa dire, per paura di poter dire la cosa
sbagliata.
Blaise sorrise
con
tenerezza quando lei vacillò. Gli accarezzò una
spalla per tranquillizzarla:
andava bene tutto. Tutto quello che voleva lei. "Certo che mi va
bene". Se l'occasione fosse stata diversa, si sarebbe chinato, le
avrebbe
scoperto la spalla e le avrebbe baciato la pelle nuda, ma dovette
accontentarsi
di quel piccolo gesto.
"Per l'Italia, prima,
non volevo sembrare troppo…"
Lui sorrise ancora e si
avvicinò i più. "Non preoccuparti, ho capito. A
me dispiace solo che
faccia saltare i piani. Non posso tirarmi indietro, mi sa. Non posso
non
andarci. Dovrò rispondere stasera stessa e organizzare il
viaggio…"
Ne avrebbero comunque
parlato una volta da soli, pensò, mentre si interrompeva
perché uno dei suoi
fratelli era passato troppo vicino e non sapeva se potesse dirlo
esplicitamente.
Però ne avrebbero parlato
dopo aver fatto l'amore, anche lui non vedeva l'ora di toccarla e di
baciarla.
Di quello che avrebbero fatto in Italia c'era sempre tempo di parlarne.
Ginny si morse
il labbro.
"Certo, hai perfettamente ragione: devi andare per forza…"
Cercò di
non rimanere male del fatto che non le avesse chiesto di andare con lui
ma,
come era successo con la casa in campagna, capiva perfettamente. E poi,
non è
che perché aveva pranzato a casa sua e tutti i suoi fratelli
avevano capito che
stavano insieme, lui dovesse condividere ogni cosa con lei. No. No.
Però…
"È che avevo finito
di sistemare RedPoppyHouse. Avrei voluto andare prima
lì…" Lui ringraziò
sua madre quando si avvicinò con una tazza di
caffè, allungandogliela.
Ginny sospirò
silenziosamente. Lei non aveva molti posti dove andare. Non aveva una
casa in
campagna o dei parenti all'Estero. Si morse il labbro, rendendosi
perfettamente
conto che poteva sembrare un capriccio infantile, così si
sforzò di sorridere e
non dire niente.
Blaise
mescolò il caffè
pensando a come le lettere gli stavano guastando i piani. Odiava che
tutto
andasse a rotoli, gli piaceva molto di più fare progetti e
seguirli. Ma poi
sorrise: la ragazza accanto a lui gli stava insegnando un modo di
vedere le
cose totalmente diverso a quello a cui era abituato e iniziava a
prenderci
gusto. Per quanto gli dispiacesse per suo nonno, ancora non riusciva a
metabolizzare la cosa, probabilmente, e non riusciva a capacitarsi di
nient'altro oltre le cose che aveva scoperto la notte scorsa.
Ron raggiunse la
sorella
quando lei si alzò per raggiungere il lavandino e sistemare
dentro alcune stoviglie.
"Tutto bene?"
Ginny si girò verso di lui
e Ron indicò Zabini con un gesto discreto del mento, anche
se lui era girato,
mentre parlava con George. "Ora è ufficiale?"
La ragazza alzò le spalle,
guardando di sottecchi verso il fidanzato; Ron notò un lieve
rossore sulle sue
guance. "Non so. Non vedo differenze da prima…"
Ron rise e sussurrò.
"Sicura?" E indicò sua madre che, con una faccia da pranzo
di Natale
riuscito bene, sorrideva guardando il moro.
Ginny
guardò sua madre e
poi Blaise che in quel momento, come se fossero stati telepatici, si
girò verso
di lei e ammiccò. Sì, forse qualcosa era
cambiato. E non solo lì fuori, pensò,
ma anche dentro di lei.
"Ascolta, devo dirti
una cosa…" iniziò Ron, ma lei non lo
sentì perché in quel momento Hermione
entrò in cucina e sua madre la salutò ad alta
voce.
Ginny si allontanò dal
fratello quando notò la riccia posare gli occhi su Blaise e
poi guardare subito
lei con un'occhiata interrogativa.
"Hermione!" la
salutò, a voce un po' troppo alta, facendole segno di
raggiungerla.
Hermione
salutò tutti e si
avvicinò al lavandino, dove Ginny stava lavando i piatti e
Ron le passò un
piatto e poi tornò a posarsi al piano, senza collaborare
più di tanto.
"Potresti aiutare,
Ron" lo apostrofò, con un leggero cipiglio: a volte il
ragazzo andava
accompagnato.
"Ginny sta lavando i
piatti a mano perché le piace e le permette di pensare. Non
voglio rovinarle il
suo momento". Il ragazzo continuò a guardare verso il
tavolo, senza
muoversi, dopo aver detto quella frase.
"Come?" Hermione
era sicura di non aver capito bene: cosa aveva detto? Era una scusa?
Guardò
Ginny che aveva spalancato gli occhi, girandosi verso il fratello.
"Mah… e tu come lo
sai?"
Quando a Ron divennero
rosse le orecchie, Hermione capì che era vero e che non
stava facendo il troll.
Ron scosse le
spalle,
imbarazzato, e si passò una mano fra i capelli. Aveva
parlato senza pensarci
troppo e non si era reso conto di quello che diceva, così
non rispose.
"Ti ricordi quando
lavavamo i piatti insieme e con la schiuma ci facevamo la barba?" Il
tono
di Ginny divenne tenero e la sua mano gli raggiunse la faccia per
depositargli
una piccola quantità di schiuma sul mento. Subito dopo,
però, rise e gli coprì
gli occhi con altra schiuma, spalmandogliela su tutta la faccia.
Il sapone gli fece
bruciare gli occhi e si agitò a quello scherzo, mentre sua
sorella continuava a
ridere.
Con gli occhi chiusi non
ragionò e corse verso il bagno per sciacquarsi il viso, non
pensando minimamente
di utilizzare il lavandino della cucina.
Per fortuna sua madre lo
bloccò e gli tolse la schiuma dagli occhi con la bacchetta
prima che uscisse
dalla cucina.
"Sempre a
bisticciare, voi" lo rimproverò, ma anche lui
capì che era intenerita
dalla cosa.
Hermione si
girò per dare
le spalle alla stanza e si affiancò all'amica. "Quindi? Ti
sei scordata di
dirmi qualcosa?"
Ginny la guardò curiosa.
"Cosa?"
Ma come 'cosa'? C'era
Zabini a pranzo con la sua famiglia! "Forse non te ne sei accorta, ma
c'è
un ragazzo seduto fra i tuoi parenti…"
Ginny rise,
lanciando un'occhiata
a Blaise. "Ah, sì. L'ho trovato qui. Ma è una
storia lunga, è venuto con mia
mamma…"
"Molly? Ah, va bene.
Avete parlato della lettera?"
Ginny scosse il capo,
sciacquando un piatto. "Dopo: non siamo ancora stati da soli. Sono
successe tante cose… Ho parlato con Pansy e…"
"La Parkinson! Come
sta? Il bambino?"
"Stanno bene, stanno
bene. L'hanno messa a letto, però, e non le piace. Nott le
fa da secondino
perché non vuole che qualcuno la innervosisca. È
molto protettivo."
"Nott?" Lo
stupore di Hermione si riversò nei suoi occhi e
spalancò la bocca.
Ginny arricciò il naso.
"Non si direbbe, eh? Eppure…" Anche lei era rimasta
sorpresa, ma era
contenta per l'amica. Lanciò un'occhiata ancora a Blaise, ma
lui stava parlando
con George.
"Comunque mi hanno detto
che Blaise ha preso male il fatto che Harry mi abbia scritto e che
sia… geloso.
Secondo te è vero?"
Hermione si
girò appena e
insieme guardarono il ragazzo in questione che, serio, parlottava di
qualcosa
con George. Geloso Zabini? Strano. Però… Si
voltò dall'altra parte a guardare
Ron: sapeva che le storie d'amore potevano un po' cambiarti e lei ne
aveva
l'esempio sotto gli occhi. E anche lei era cambiata un pochino da
quando stava
con lui.
"Potrebbe
essere" concluse il suo pensiero ad alta voce, alzando le spalle,
rivolgendosi a Ginny. "Ma quindi è per questo che ti ha
rubato la
lettera?" Forse le emozioni nuove ti fanno fare anche cose non proprio
consone.
Ginny
tornò a guardarla.
"Non penso sia stato lui. Ma in questo momento non mi interessa. Posso
sempre sistemare le cose con Harry. Prima voglio rassicurare Blaise".
"Ma non ti interessa
sapere chi è stato?"
La rossa alzò una spalla.
"Probabilmente l'ho persa o l'ho messa da qualche parte e non me lo
ricordo. Anche se sono meno stanca di prima, sono sempre
disordinata…"
"Non dovresti
dubitare di te."
"Lo so. È che proprio
non riesco a pensare che possa essere stato lui. Non riesco a crederci.
Non so
spiegarti perché…"
Sciacquò l'ultimo
bicchiere e lo posò a testa in giù sullo
scolapiatti, senza asciugarlo. Tutto
ciò che aveva detto era vero: non riusciva a crederci
neanche quando ci
pensava, che potesse essere stato lui. Ma sapeva anche che se fosse
stato così,
le si sarebbe spezzato il cuore. Si morse il labbro e guardò
verso il ragazzo,
mentre suo padre, George e Percy salutavano per smaterializzarsi e
tornare al
lavoro.
Blaise
salutò i parenti di
Ginny e prese in braccio il piccolo Teddy, sedendosi con lui sulla
panca,
quando gli si aggrappò alla gamba per contestare il fatto
che dovesse andare a
dormire. Voleva provare a convincerlo, magari ci sarebbe riuscito senza
essere
brusco.
"Teddy, smettila di
fare i capricci. Il riposino pomeridiano ti sembrerà una
vacanza alla mia
età!" Molly, invece, si era avvicinata e glielo aveva preso
dalle braccia
senza tanti complimenti; forse non era necessario essere troppo teneri
con i
bambini, allora? Osservò la donna che, come un generale,
convinceva i bambini a
uscire dalla cucina per raggiungere i piani superiori.
Si guardò intorno: erano
rimasti solo lui e Ginny, insieme a suo fratello e alla Granger, che
sembravano
confabulare vicino alla ghiacciaia.
"Ginny, devo dirti
una cosa…" Weasley si avvicinò a Ginny, un po'
nervoso.
"Non ora, Ron".
Si avvicinò a lui e si sedette sulla panca. "Ora voglio
baciare
decentemente il mio ragazzo, ora che se ne sono andati
tutti…" sussurrò
poi verso di lui, prendendogli il viso fra le mani.
"No, Ginny davvero…
Dovresti…" Anche la Granger si intromise e per poco Blaise
non le lanciò
una fattura: ma davvero?
La ragazza sbuffò sulle
sue labbra e alzò gli occhi al soffitto. "Scusa questa mia
famiglia
fastidiosa…" mormorò anche se non proprio a bassa
voce, prima di voltarsi
e lasciare cadere la mani.
Gliene prese una e
intrecciò le dita con le sue, trattenendola: anche la sua
famiglia fastidiosa
avrebbe dovuto scusare lui.
"Ditemi, cosa non può
assolutamente aspettare… Oh,
Harry!"
Il tono sorpreso della
ragazza fece girare Blaise verso la porta posteriore, dove il ragazzo
che aveva
salvato il mondo magico stava entrando. "Permesso…"
Tutti si stupirono del suo
ingresso: Weasley, la Granger e anche Ginny era sorpresa, ma sorrise di
uno dei
suoi sorrisi più belli, così geloso senza volerlo
ammettere, rimase seduto
apposta, senza lasciare la mano della ragazza, così quando
lei si alzò, le loro
braccia si allungarono e lui, che pensava che lei lo avrebbe lasciato,
strinse
più forte le dita e tirò appena il braccio per
impedirle di staccarsi da lui.
Ginny si
girò verso Blaise
quando lui la trattenne, e lo guardò con un'espressione
curiosa: subito dopo
lui le lasciò la mano e lei vide sul suo viso la delusione
per qualcosa che non
aveva capito. Cos'era successo? Ancora girata continuò a
guardarlo.
Quando aveva
capito che
lei non avrebbe lasciato la sua mano, che non voleva nascondersi, ma si
era
solo alzata per accogliere un amico, Blaise si sentì in
difetto perché non
aveva afferrato subito la situazione e, senza dire niente, la
lasciò andare.
Ginny si girò verso di lui
e Blaise, consapevole di essersi sbagliato ma senza volerlo ammettere,
le
lanciò un'occhiata delusa.
Harry fece un
altro passo
per entrare del tutto in cucina e si chiuse la porta alle spalle.
"Harry!" Hermione gli corse incontro abbracciandolo stretto e lui
ricambiò, guardando gli altri tre occupanti della stanza:
Ron, Ginny e Blaise Zabini.
Un po' stranito ma senza voler darlo a vedere, si staccò
dall'amica e le
sorrise: sembrava l'unica contenta di vederlo, effettivamente.
"Sei tornato"
disse solamente Ron, avvicinandosi, ma con ben poco entusiasmo.
"Ron…"
"Cosa sei venuto a
fare? Non ci aspettavi tutti in Romania?"
Come? Ginny
corrugò la
fronte a quell'affermazione del fratello: perché Harry
doveva aspettarli tutti
in Romania?
Harry, forse anche lui
stranito dalle parole di Ron, si passò una mano fra i
capelli. "Io…"
Ginny decise di toglierlo
dall'impaccio e si avvicinò. "Bentornato Harry, non fare a
caso a Ron, è
sempre il solito…" Lo abbracciò e nello stesso
momento lanciò
un'occhiataccia al fratello che abbassò lo sguardo.
Harry
lasciò andare la
ragazza e le sorrise. "Ti trovo bene" sussurrò e poi le fece
l'occhiolino. Lei annuì con il capo e si girò
verso Zabini che si alzò dalla
panca in quel momento.
"Harry, ti ricordi
di…"
"Blaise Zabini… Come
stai?" Harry fece un passo verso di lui e gli porse la mano sorridendo.
"Potter. Qui va a
gonfie vele. Da te?"
Ginny
capì subito che
Blaise si stava sforzando di essere gentile e cordiale. Doveva essere
per quel
che avevano detto Pansy e Nott, perché era geloso.
Decisa a salutare e a
defilarsi a casa di Blaise, lanciò un'occhiata a Ron, che
ancora non sembrava
voler partecipare. Poteva lasciarli da soli?
Guardò Hermione e lei
sospirò.
Hermione era
felice di
vedere Harry, ma allo stesso tempo aveva paura che Ron potesse dire o
fare
qualcosa che potesse rovinare la sua visita.
"Hai fatto bene a
venire a trovarci! Vuoi qualcosa…" Hermione si
improvvisò padrona di casa
quando capì che Ron non aveva nessuna intenzione di
accogliere Harry e Ginny
stava pensando di andarsene con Zabini.
"È
casa sua,
Hermione, non c'è bisogno che gli offri da bere…"
Ron si mise le mani in
tasca e sospirò: rivedere Harry lo aveva sorpreso e un po'
scombussolato, così
non aveva reagito benissimo. Era quella cosa che aveva spiegato a Ginny
qualche
notte prima: non pensava mai alle conseguenze e sbottava all'improvviso.
Harry
sorrise alle parole di Ron. Sapeva di
essere in debito nei suoi confronti, ma non ce l'aveva fatta a tornare
alla
Tana prima. E se c'era riuscito ora, in fin dei conti era solo grazie a
Ginny.
Fece un cenno del capo all'amico e Ron gli rispose allo stesso modo,
così si
voltò verso sua sorella, prima di chiarirsi con lui.
"Non hai
risposto al
mio gufo: non sapevo cosa pensare, così… sono
venuto". Harry allargò le
braccia, alzando le spalle, con un sorriso che sperò fosse
abbastanza
amichevole e non accusatorio. Ora aveva anche paura di averla messa in
difficoltà: stava con Zabini? Gli lanciò
un’occhiata di sbieco e notò che lui
sembrava molto attento alla situazione.
Ginny si
portò una mano
alla nuca e sospirò. "Harry, ho perso la tua lettera, per
questo non ti ho
risposto…" Santo Godric, com'era imbarazzante!
Harry sorrise:
allora
Ginny non ce l'aveva con lui! "Oh, bene. Cioè
non…"
"Ho preso io la
tua
lettera, Ginny, non l'hai persa…" Ron fece un passo avanti e
tutti si
girarono verso di lui spalancando gli occhi.
"Sei stato tu?"
esclamò
lei, troppo incredula anche per aggiungere un insulto, probabilmente.
Blaise
osservò la scena
come se stesse spiando dalla finestra: Potter era tornato portando un
po' di
scompiglio, visto che Weasley non sembrava contento, e Ginny era troppo
stranita sia dal fatto che fosse tornato, sia dalla confessione del
fratello.
Ma Ginny aveva
perso la
lettera prima di leggerla? Allora era per questo che non gli aveva
detto cosa
le aveva scritto?
Sorrise
soddisfatto del
fatto che lei non volesse nascondergli niente e per poco non si perse
il resto
della conversazione.
"Ma
perché lo hai
fatto, brutto troll?" Ginny portò la mano alla tasca
posteriore dei jeans,
in cerca della bacchetta, un gesto che Blaise aveva imparato a
riconoscere, ma
poi il suo sguardo si posò sul piano della cucina: la sua
bacchetta era lì,
vicino al lavandino.
Si
avvicinò a lei di un
passo per cercare di calmarla, quando la situazione esplose.
"Non fa
niente…"
disse Potter, avvicinandosi e alzando le mani.
"Non
è vero che non
fa niente!" Ginny si stava infuriando e fece due passi verso il
fratello
che, però, non si difese, forse perché si sentiva
in colpa; Blaise poteva
notarlo dal suo sguardo. "Sei il solito co…"
Prima che lei
potesse
finire l'insulto, la Granger si avvicinò a loro e
cercò di sistemare la
situazione. "Beh, dai, almeno non è stato Zabini!"
Blaise si perse
un attimo
per afferrare tutte le parole della ragazza. Cosa c'entrava lui?
"Cosa?"chiese
con voce alta e ferma. Potter si voltò verso di lui, ma
Ginny, che gli dava le
spalle, no.
Lei si rivolse
alla
Granger, in una muta domanda, probabilmente, visto che non poteva
vederle il
viso.
La Granger
alzò le spalle
in un gesto di scusa, come se volesse difendere Weasley, e
probabilmente
proprio per quello, pensò Blaise. "Se è stato
Ron, non è stato lui…"
E lo indicò con la mano.
Quando Ginny si
girò verso
di lui, seguendo il braccio dell'amica, alzò gli occhi e i
loro sguardi si
incrociarono. "Pensavi fossi stato io?" le chiese, con tono basso e
incredulo.
Lei non rispose
subito,
come se gliela avesse fatta in un'altra lingua.
Poco dopo
socchiuse gli
occhi come se fosse molto stanca, poi scosse le spalle e
tornò a guardare il
fratello.
No, no, doveva
rispondergli!
Ginny non
riusciva a
capire niente. Perché Ron le aveva preso la lettera?
Pensando di aver già
risposto a Blaise, si rivoltò verso il fratello per capire
il motivo del suo
gesto, visto che era l'unica cosa che non capiva.
"Perché…"
Venne
bruscamente
interrotta da una mano sulla spalla, che la fece girare e si
trovò a guardare
gli occhi increduli del moro. "Pensavi davvero che avrei potuto fare
una
cosa del genere? Rubare una lettera? A te?"
"Io
non…" La
voce le venne fuori bassa e stanca, come se fosse una bugia, mentre
invece lei
non sapeva come spiegarsi.
"Non ci posso
credere! Non ti fidi di me?" Blaise la lasciò andare e fece
un passo
indietro, incredulo, sorpreso e probabilmente anche offeso. Sentiva nel
suo
tono tutto il rammarico che gli leggeva in faccia.
"No, Blaise,
aspetta,
ti spiego: la lettera non c'era più e…"
Lui la
interruppe e fece
un altro passo indietro. "Non voglio avere a che fare con persone con
cui
la fiducia non è reciproca. Non…" La sua frase si
interruppe e lui fece
passare lo sguardo sui presenti. "Non voglio scuse. Avresti dovuto
dirmelo…"
"Parliamone da
soli.
Da te…"
Blaise scosse il
capo: non
voleva parlare con lei, si sentiva infuriato e aveva paura di esplodere
da un
momento all'altro. Non voleva che succedesse davanti ai salvatori del
mondo
magico. Scosse ancora il capo. "Non voglio vederti più"
mormorò, con
la morte nel petto.
"No, Blaise,
aspetta,
posso spiegarti! Pansy…" Lei si avvicinò con un
palmo alzato e lui fece un
passo indietro. Anche Pansy? Ma erano tutti contro di lui? La testa
iniziò a
girare più della stanza e lui quasi si sentì
mancare. Doveva andarsene, e
subito.
"Stai lontana da
casa
mia. Stai lontano da me."
Così
dicendo girò su se
stesso e si smaterializzò.
Ginny
guardò Blaise
scomparire e spalancò gli occhi.
"Complimenti,
Hermione, trovi sempre le parole giuste, eh?" Ron guardò la
riccia e
scosse il capo.
"Stavo cercando
di
difenderti! Sei veramente un troll, quando ti ci metti!" rispose
l'amica,
alzando un braccio.
"Ragazzi…"
Harry
fece un passo verso di loro e li richiamò per calmarli.
Ginny pensò che lo
aveva fatto così tante volte che alla fine doveva venirgli
naturale.
"Smettetela di
litigare!" Il grido di Ginny mise a tacere tutti e tre. Possibile che
non
capivano? O che dovessero parlare sempre a sproposito?
Si
avvicinò a grandi passi
a Ron e gli si fermò di fronte. Era molto più
alto di lei, infatti dovette
abbassare lo sguardo, ma la guardò negli occhi. "Ora, vuoi
dirmi una buona
volta perché lo hai fatto? Ho bisogno di sapere cosa diavolo
ti è passato per
la testa, prima di rimediare
la cosa con
il mio ragazzo…"
Ron, alle parole
della
sorella, rimase interdetto. Ma sapeva che lei aveva ragione. Prese
dalla tasca
dei jeans la lettera piegata e gliela porse: aveva già
deciso di confessare il
suo gesto proprio quel giorno, così se l'era infilata in
tasca.
Ginny,
probabilmente
ancora stizzita, abbassò lo sguardo, ma poi, invece di
prendere la busta, diede
un colpo alla sua mano e la fece cadere per terra. "Voglio sapere
perché.
Ho perso la stima di Blaise, Ron, puoi spiegarmi almeno il
perchè?"
Ora lei era
furiosa. Ron
doveva solo ringraziare il cielo che non avesse tirato fuori, ancora,
la
bacchetta. Poteva comunque ancora emettere magia involontaria.
"Io…
Ginny… Non
volevo che venissi in Romania…" Ron si passò una
mano nei capelli e poi
lanciò uno sguardo di sottecchi a Harry. "Scusami,
Harry…"
Come? Ginny
corrugò la
fronte. "Cosa vuol dire?" Ginny, quando capì che suo
fratello non
avrebbe risposto subito, si girò a guardare Hermione e poi
Harry.
"Mi avevi detto
che
non ti eri messo in mezzo…" Hermione sospirò,
come se il fidanzato le
avesse mentito su un tradimento.
"È
quello che ho
fatto!" sostenne il rosso.
"Non mi sembra,
Ron…"
"Quando Zabini
si è
presentato qui, non ho detto niente sul fatto che si sono messi a
sbaciucchiarsi in cortile, su questo non può smentirmi
nessuno! E ne avrei
potute dire, di cose!" Ron guardò sua sorella e lei
annuì con un gesto
poco chiaro delle spalle.
Oh, che carino!
Hermione
gli sorrise.
"Ma hai rubato
la mia
lettera!" Ginny sbottò come se si fosse ricordata in quel
momento del
motivo del loro litigio.
Hermione si
riprese:
giusto, la lettera!
"Harry ci aveva
invitato
tutti in Romania, pensavo che… E se si fosse guastato tutto
ancora? Sì,
insomma, non volevo che litigaste per questo… Ora stai
così bene. Dormi di
notte, sei felice… Beh, non so effettivamente…
ora avete litigato… Oddio, scusa
Ginny, non volevo che…"
Ginny fece un
verso
strozzato con la bocca e fece un passo verso il fratello. "Ron, riesci
sempre a combinare qualche guaio… Vieni qui, Troll che non
sei altro!" E
così dicendo passò un braccio intorno al collo di
suo fratello e lo fece
chinare per abbracciarlo.
Nel suo modo
rozzo,
confusionario e totalmente incoerente, Ron aveva tentato di aiutarla.
Questa
considerazione non riuscì a farla rimanere arrabbiata e
strinse il ragazzo
stretto. "Mi farai morire…"
"Non volevo
farvi
litigare. Davvero… posso andargli a parlare, se vuoi."
"No, no,
è meglio di
no. Ci penso io". Ginny quasi ridacchiò isterica, come se
avesse per poco
scampato un pericolo. Poi si voltò verso Harry. "Quindi ci
volevi tutti in
Romania?"
Harry, per la
prima volta
da quando era entrato alla Tana, sorrise contento. "Ehm,
sì… Ho seguito il
tuo consiglio e ho preso una casa in affitto. Volevo farvela
vedere…"
Ginny sorrise
sincera.
"Ma è meraviglioso, Harry. Sono contenta per te!" E detto
questo,
abbracciò di nuovo il ragazzo. Quando si staccò
da lui, tornò a girarsi verso
il fratello. “E ora, fatevi una bella chiacchierata.
Prendetevi a pugni o fate
un giro sulla scopa o quello che fanno i ragazzi per fare pace:
perché sapete
bene tutti e due che la vostra amicizia è più
importante di qualsiasi cosa
possiate pensare l’uno dell’altro”.
Hermione le
lanciò un
sorriso di gioia e annuì alle sue parole, mentre i ragazzi
si scambiavano
un’occhiata.
Si girò quando capì che lì
non aveva nient’altro da fare.
Ora doveva solo risolvere
il guaio più grosso della sua vita.
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***Eccomi! Spero di farmi perdonare il ritardo con questo capitolo corposo (ma non happyend... 😅).
Grazie a
tutti!!!