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Autore: SatoSerelover    08/04/2024    0 recensioni
In un periodo di pace quasi raggiunta, Uta e Rufy sono pronti a fare il passo successivo nelle loro vite.
Niente di enorme per loro, solo un momento formale e simbolico tra migliori amici e innamorati.
Ma è enorme invece l'evento a cui quasi tutto il mondo si prepara ad assistere ed è anche enorme lo stress che arriva dal più profondo del cuore.
Un matrimonio che dovrebbe essere il più felice dei matrimoni.
Una sposa che non si sente la più felice delle spose.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Monkey D. Rufy, Mugiwara
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Una volta attraccata la Sunny e scesi dalla nave, la ciurma venne travolta da un'ondata di cittadini eccitati.

O per lo più Rufy e Uta, stretti ognuno in abbracci che seppur paragonabili a morse di ferro erano intrisi di affetto.

A nessuno dei due dispiaceva, quella era gente che li aveva conosciuti fin da bambini. Li avevano sopportati, incoraggiati e trattati con gentilezza prima ancora che diventassero così grandi influenze nel mondo.

Infatti li trattavano come se fossero ancora quei due bambini che quasi consideravano loro.

Era così ogni volta che venivano a trovarli, figuriamoci dopo che si era sparsa la notizia delle loro nozze.

"Sei sempre più bella ogni volta che torni Uta cara! Ma dovresti mettere qualche chilo in più su quelle ossa!"

"Aspetta che inizino a pensare agli eredi e vedrai con che facilità le si allargheranno i fianchi!"

"Ma se è già un miracolo che a Rufy sia saltato in mente di sposarsi!"

"Siete tutti molto gentili!" Alzò le mani Uta cercando di placarli, prima che il rossore sulle sue guance diventasse un colorito permanente. "E non vediamo l'ora di vedervi al ricevimento"

"Ma certo!" Appoggiò le mani sui fianchi il fruttivendolo "E aspetti delle decorazioni da far girare la testa! Questo villaggio e i dintorni saranno una meraviglia!"

Il sorriso di Rufy a quelle parole brillò "Perfetto! Faremo un banchetto enorme!"

"Ma certo! Ahaha!"

Tutti i villaggeri iniziano a ridere, condividendo quel buon umore. 

Lo avevano dato come per scontato, visto di cui si trattasse.

"Non sembra siano tanto intimoriti dall'idea di ospitare alcuni tra i pirati più forti della generazione" commentò Usopp.

"Beh, questo posto è sempre stato sotto il possesso di pirati per lo più dall'indole positiva" rispose Robin.

Quello era un paese che era sempre appartenuto ai pirati del Rosso, quindi di malcontenti contro i pirati in generale non ne avevano mai avuti, nemmeno il Sindaco che tanto ai tempi si trovava in disaccordo con il sogno di Rufy.

Nami non poté che ridacchiare dolcemente "E poi è la terra natia del Re dei Pirati. Penso che non abbiano nulla da temere se si tratta di Rufy" 

Dai loro sorrisi non c'era alcun dubbio, avrebbero tutti dato il loro contributo per rendere il tanto atteso evento il più gioioso possibile, ancor più di qualunque altra festività annuale. 

Uta sapeva che poteva contare anche su di loro.

"Non sarebbe meglio lasciarli respirare?" Una voce interruppe tutti, facendoli voltare. 

Uno dei cittadini la canzonò "Avanti Makino, sappiamo che sei solo gelosa dei tuoi marmocchi!"

La donna non si risparmiò dal dare al concittadino una leggera pacca sulla spalla, mentre passava per accogliere i due ragazzi "Certo che lo sono!" 

Rufy e Uta sorrisero vedendola e le andarono incontro "Ehi Makino!" 

La prima cosa che fece Makino fu avvolgere i due tra le sue braccia, stringendoli a sé come meglio poteva. I due contraccambiarono, ricambiando teneramente il gesto.

"Stento ancora a credere che da qui a due settimane vi sposerete! E pensare che sembra solo ieri che vi rincorrevate per i vostri battibecchi!"

"Non pensare che non lo facciano ancora!" Ricordò Usopp "È all'ordine del giorno"

Makino ridacchiò, lanciando ai falsi innocenti un'occhiata "Non si tratterebbe più di loro altrimenti."

"Ah ma una cosa è cambiata. Quando non era altro che un tappetto appena Rufy vedeva un bacio o si parlava di sposarsi era tutto un Bleah che schifo! Non mi interessano quelle cose!" Prese in giro un altro abitante del villaggio.

La risposta di Rufy non tardò ad arrivare, puntuale e imperterrita "Lo penso ancora" sorrise grattandosi l'interno della narice "Non fa proprio per me"

"Cos'è, Uta ti ha incastrato?"

"Mi ha sfidato e figuriamoci se gliela dò vinta!" Rivelò il pirata con orgoglio, come se fosse la cosa più normale del mondo. 

Il broncio di Uta fu talmente familiare ai presenti che parve identico a quello che assumeva da bambina.

Tuttavia, per quanto avrebbe voluto ribattere, si trovò costretta ad ammettere che sotto sotto lo aveva "incastrato".

Era solo alquanto imbarazzante come metodo di chiedere la mano.

Circondata dalle risate, ne ebbe la conferma

"Forza, venite con me, vi offro qualcosa alla locanda!" Incoraggiò Makino, con tanto di gioia di Rufy.

"Sì!!"

"Ha appena pranzato" bofonchiò Sanji "Ma immagino non faccia molta differenza…"

"Appunto." Confermò Nami.

Zoro scrollò le spalle "Beh, io una bevuta me la faccio volentieri" disse per poi seguire il gruppo in partenza per il bar.

A quel punto nessuno poté dissentire.

Camminarono per poco prima di entrare in un bar dalle dimensioni modeste ma anche l'aria confortevole.

Un forte profumo di carne invase i loro nasi, e già potevo sentire l'entusiasmo del capitano che faticava a contenersi.

Makino ovviamente notò subito la fame del giovane. "Aspettavamo il vostro arrivo e visto che sto sperimentando delle nuove ricette per rimodernare il menù, sapevo che sarebbe stata una buona idea invitarvi ad assaggiare!"

"Sei sicura di voler perdere così tanta carne per colpa dello stomaco di Rufy?" Domandò Uta, sedendosi al solito posto dove si metteva anni prima.

"Con tutto l'oro che c'era nella cassa che mi ha portato tempo fa potrei ritirarmi già adesso"

"Te l'avevo detto che ti avrei ripagato di tutto il cibo che mi hai dato con il mio bottino!" Una promessa era una promessa dopotutto. Non aveva mai dubitato che le avrebbe ridato i soldi che aveva perso per sfamarlo quando era un ragazzino. E la sua fame allora non era tanto più piccola di adesso.

Per la ristoratrice però era stato naturale. Quel bambino lo aveva conosciuto già dal momento in cui suo nonno glielo aveva presentato che era ancora in fasce.

Naturalmente qualche volta il nonno le lasciava qualcosa per rimediare alle perdite, però Makino mai gli aveva detto davvero a quanti pasti avesse provveduto per Rufy. Quel bambino non era un morto di fame, ma a volte poteva sembrarlo e la sua presenza aveva sempre portato molta allegria. "È infinitamente di più di quanto davvero valeva."

Rufy sorrise "Ti assicuro di no."

A parte sfamarlo, se Makino non lo avesse lasciato girare nella locanda a suo piacimento probabilmente non avrebbe avuto modo di legare con Shanks e i pirati del Rosso, dove spendeva gran parte del tempo quando passavano di lì e non porterebbe con sé molti di quei bei ricordi d'infanzia con Uta.

E la sua gentilezza non finiva lì. Aveva portato da vestire a lui e i suoi fratelli quando ancora vivevano tra i boschi, aveva aiutato Ace ad imparare le buone maniere… in qualche modo, li aveva intrattenuti e supportati.

Semmai, quel forziere non sembrava abbastanza.

E di fronte a quella risolutezza Makino non poté che sospirare e cercare di cambiare argomento. "Sapete, ho certo senso di deja vu nel vedervi tutti qui. Mi ricorda quando Shanks e gli altri venivano a trovarci."

"Era sempre tutto così allegro" concordò Rufy annuendo, mentre Uta scosse la testa.

"A volte forse fin troppo. Finivano per ubriacarsi e fare gli schemi"

"Pff, bassa tolleranza" criticò Zoro con un ghigno, sorseggiando dal grosso calice un Rum di qualità soddisfacente.

Sanji rise "Magari più della tua." 

Zoro non lo degnò d'uno sguardo, ma non mancò la sua risposta saccente "Stronzate"

"Mettiamolo alla prova al matrimonio allora"

"Con piacere."

Il piatto d'arrosto che fumava sul piatto di fronte a Uta rimase intatto, mentre la mano della ragazza esitava ad affondare la forchetta in esso.

"Sarà come mettere faccia a faccia passato e il presente!"

La mano di Uta si strinse attorno alla forchetta sempre più, tremando incessantemente.

"Il doppio del divertimento!"

"O il doppio del bordello…"

"Facciamo delle sfide per determinare il miglior cecchino, capitano e così via…"

"Non abbiamo un giudice"

"Uta faceva parte di entrambe le ciurme quindi-"

*Crack*

Un improvviso rumore colse tutti alla sprovvista. 

Si voltarono in direzione del bancone e videro Makino chinarsi a terra "Ahhh, sono proprio un disastro! Un altro piatto…"

"Tutto bene? Ti serve una mano?" Chiese Nami, facendo per alzarsi.

"No cara, non preoccuparti! Sono abituata"

Come uscita da un trance, Uta finalmente alzò lo sguardo in direzione della donna. 

In verità era una cosa così innaturale che poteva contare sulle dita delle mani quante volte fosse successo. E quasi tutte erano per via di altri che le erano venuti addosso o liquore rovesciato a terra dai clienti.

Stava per riflettere su quanto fosse strano che proprio in quel momento dietro al bancone, quando il suo sguardo incrociò quello di Makino, comprensivamente rivolto a lei.

Sì, un errore simile lo faceva solo se voleva farlo.

Oltre allo spreco di cibo, sarebbe stato uno spreco di un piatto, andare contro allo sforzo di Makino di divergere la situazione, quindi ignorò la mancanza di appetito e forzò i bocconi dentro alla sua bocca.

 

 

 

 

"Uta, ti dispiace se parliamo un momento?"

La giovane esitò un attimo, ma non trovando scuse per evitare l'imminente discorso annuì "...Non che abbia molta scelta"

"Non ti obbligo a dirmi nulla che ti renda a disagio" la tranquillizzò Makino, sedendosi di fianco a lei. "Ma se sei ancora almeno in parte come eri da bambina, allora so che cercherai di trattenere quello che ti turba davvero fino a che non scoppierai."

Da bambina Uta non si risparmiava dal lamentarsi se qualcosa non andava come voleva, quindi capire che qualcosa davvero non andava era difficile, perché tendeva a non parlare in quei casi.

Uta accennò ad un sorriso "Dipende… quando non ci posso fare nulla di norma per queste cose scrivo una canzone per stare meglio" 

"E ora non ci puoi fare qualcosa?" 

"... Penso non riesca a scegliere cosa fare"

"..."

"..."

"Riguarda Shanks?"

Invece di rispondere, Uta si limitò a giocherellare con il bicchiere.

"Non penso abbiamo mai avuto l’occasione di parlare di quello che è successo, vero?"

"..."

"Sai, quando si era sparsa quella terribile notizia di Elegia l'intero villaggio era in lutto." Ricordò Makino con tristezza, le sue labbra assottigliate in una linea sottile "Luffy in particolare era talmente devastato che rifiutava di crederci. Suo nonno era talmente preoccupato che ha deciso di presentarlo a Ace."

A quelle parole Uta rimase sorpresa. Non aveva effettivamente mai sentito di come avesse reagito la gente del villaggio dopo quell'incidente. Si era spesso chiesta se avesse mai rattristato qualcuno, perché di fatto non credeva di star così tanto a cuore a quelle persone, ma più di tutto aveva onestamente sperato che la gente non ci credesse.

Aveva sempre desiderato in cuor suo che Rufy venisse a cercarla un giorno e che non si fosse arreso. Per il bene di entrambi.

Sapeva bene che Rufy era estremamente legato a coloro che amava, specie se erano poche le persone che davvero facevano parte della sua vita. 

La solitudine era forse ciò che più al mondo poteva ferire il ragazzo e non avrebbe mai voluto saperlo sofferente, tanto meno per lei.

Era ancor più grata a Ace e Sabo per averlo salvato. "Lui non parla molto di questa cose, il passato è il passato dopotutto"

Makino annuì. Un pregio, o forse anche grande difetto di Rufy, che anche la ragazza di fronte a lei condivideva "Ma ignorarlo non fa sia che non sia successo. Sarà sempre lì a fissarci anche se noi non lo facciamo…" 

"E voltargli le spalle significa anche voltare le spalle al bello che si alterna al brutto" continuò Uta, ben consapevole che quello che era successo non lo avrebbe mai potuto ignorare.

Lo aveva già imparato e accettato, ma parlare apertamente di tutta la faccenda era ancora abbastanza difficile, come lo sarebbe sempre stato.

Per prendere una decisione doveva rievocare i ricordi… 

Forse per quello Makino voleva parlasse.

Aprì la bocca per farlo, ma le parole che fuoriuscirono furono ben diverse da ciò che forse avrebbe dovuto accingersi a dire “Possiamo riparlarne in un altro momento?”

Makino si era già chiarita sul non volerla obbligare a parlare e non l’avrebbe fatto, anche se non avesse dovuto vedere l’espressione urgente di Uta. “Ma certo.” le appoggiò dolcemente la mano sulla sua, confortandola. 

“Grazie.”

 

 

 

 

Passarono i giorni e le preparazioni scesero nel vivo. Il matrimonio diventava sempre più vicino e concreto, superato il tempo delle dicerie e delle fantasie.

Gran parte dell’ambientazione era stata preparata e non rimanevano che gli ultimi dettagli, per quanto fossero forse anche i più impegnativi sul cui decidersi…

“E questo? Secondo me il motivo a balze ti starebbe bene!” commentò Nami alzando un ritaglio di rivista e ponendolo davanti a Uta, cercando di immaginarsi il vestito ritratto sopra indosso all’amica. 

“Hm… te che ne pensi Robin?”

“Penso che ti starebbe bene come gran parte delle opzioni che abbiamo selezionato.” 

Uta mugugnò qualcosa sottovoce, per non sembrare una lamentosa incontentabile.

Entrambi le compagne riuscirono lo stesso a percepire il suo disappunto, scambiandosi un sorriso consapevole. “Uta, piacerai a tutti qualunque cosa tu ti metta. Il vero punto è che deve piacere a te.”

Prima che Uta potesse aprire bocca, Nami continuò “E sai bene che se cerchi di sorprendere Rufy perdi solo tempo”

A quelle parole la futura sposa assunse un broncio più che aspettato “Figuriamoci, non ci provo nemmeno. L’unica cosa che potrei indossare per attirarlo è un costume da coscia di pollo, e sono certa che non finirebbe bene”

“Puoi sempre tenerlo a mente per quando passerete allo step successivo” Ridacchiò maliziosamente Nami, pur essendo la prima a non trovare tale impresa facile o realistica. Ma oh, se avevano rotto il tabù del matrimonio a questo punto tutto era possibile, per quanto surreale.

Robin resse il gioco, con il suo solito fine e raffinato umorismo “Così però sarebbe lei ad entrare in lui e non lui a-”

“Ora vorrei pensare prima al grande momento da vestita, non quello da non vestita!!” Uta interruppe con le gote arrossate. “E non riesco a trovare niente di unico per l’occasione!”

“Troveremo qualcosa, ci sono migliaia di vestiti tra cui scegliere”

“E come faccio a sapere se è quello giusto?!” Sapeva di star alzando la voce, da cantante non poteva non aver la coscienza del tono che utilizzava. Tuttavia non riusciva proprio a controllarsi. 

La ragazza dai capelli color carota si alzò dal letto della loro stanza sospirando. Si avvicinò a Uta e le afferrò entrambe le spalle con gentilezza ma anche decisione “Ti serve una pausa. Vai a fare un giro sul viale dei ricordi, mangia qualcosa o fatti una dormita nei prati.” Suggerì con serietà. 

“Ma-”

“Noi continueremo a cercare abiti e poi faremo un’altra selezione. Possiamo fare una classifica e scartare i peggiori, fino a che non troveremo quello giusto! Se servirà, ne sceglieremo una manciata e andremo salperemo per provarli nella boutique più vicina.”

“Non possiamo neanche spendere una fortuna per una cosa del genere-”

“Lascia stare i soldi, sono la responsabile delle finanze della ciurma! Se dico che si può fare si può!” 

Uta si morse il labbro ma decise di non combattere una battaglia già persa. Anche lo sguardo di Robin la intimava di staccare e schiarire la mente. Con così tanta tensione non sarebbero andate da nessuna parte. “Ok…”

Nami annuì, sempre sorridendo gentilmente “Se hai bisogno sai dove trovarci”

“Sì, grazie…” Uta ricambiò il sorriso, senza però che le illuminasse il viso. 

Camminò poi in direzione dell’uscita e lasciò la stanza, lasciandosi anche alle spalle le due amiche, intente a guardarla con preoccupazione. 

Quando arrivò fuori dalla locanda, il sole era ancora alto nel cielo, sebbene in lontananza si potessero scorgere delle nuvole temporalesche. 

Doveva avere abbastanza tempo per andare a fare una passeggiata intorno ai vecchi mulini. 

Adorava quel luogo, per lei era un ricordo preziosissimo di come si era innamorata di Foosha. Al loro arrivo, sembrava un’isola come tante che aveva visto fin dall’infanzia, invece era riuscita a conquistarsi un grosso posto nel suo cuore. 

Tra i suoi mille battibecchi con Rufy aveva finito per parlare del suo sogno e lui l’aveva ascoltata e presa sul serio… al punto che l’aveva trascinata in un vecchio rudere come quello. 

Uta alzò la testa, ai piedi del vecchio mulino a vento e sorrise dolcemente. Entrò al suo interno, camminando con attenzione e facendosi largo tra la polvere e le ragnatele.

Una volta raggiunto il piano superiore, si avvicinò all’unica finestra nella stanza e accompagnata da qualche scricchiolio l’aprì. 

Il panorama era lo stesso, immutabile nella sua bellezza.

Quali perle si erano celate, quante cose si erano rivelate a lei in un solo luogo; lo scenario, la preziosità nascosta di quell’isola, l’animo di Rufy stesso.

Per uno con i gusti così discutibili in fatto di bellezza, aveva la sensibilità di scegliere degli scenari meravigliosi. 

Da quel momento le cose erano pian piano cambiate, in maniera così significativa che aveva seriamente considerato di svolgere la cerimonia in quella piccola stanzetta nel mulino, davanti alla finestra che dava sulla spiaggia. 

Purtroppo, sarebbe stato difficile farci stare persino tutti i membri della ciurma e per questo aveva dovuto accantonare l’idea. 

Non che sposarsi nel luogo dove avevano fatto il loro giuramento di una nuova era fosse da meno.

La ragazza si sdraiò sul pavimento di legno del mulino, riscaldato dai raggi del sole che filtravano dalla finestra. 

Chissà come avrebbero reagito i due bambini nel sapere che una volta cresciuti si sarebbero sposati. Certamente lei si sarebbe scandalizzata all’idea di sposare un “moccioso di due anni più giovane”.

Rufy invece avrebbe reagito in maniera simile al presente. 

Iniziò a canticchiare e tutti quei ricordi le allungarono il sorriso, facendola ridere tra una nota e l’altra. Erano davvero due cretini, lei e Rufy, sia nel passato che nel presente.

Le risate poi pian piano si calmarono, lasciando spazio a due lacrime silenziose. Non erano esattamente lacrime di tristezza, forse più di nostalgia. 

 

 

 

 

Era una cosa di cui era già cosciente, ma preparare una festa non era divertente quanto partecipare. 

Non lo entusiasmava, ma era abbastanza disposto ad aiutare a spostare cose se si trattava di garantire che il banchetto fosse il migliore possibile. 

Provare abiti eleganti per un gruppo di ragazze facilmente irritabili? Stressante.

Nami come damigella d’onore era spaventosa, più di quanto avesse mai immaginato. Già aveva teorizzato tempo addietro che chiunque se la sarebbe sposata sarebbe stato un vero uomo con i controcoglioni, ma se con un ruolo simile era così figuriamoci nelle vesti di una sposa. 

Terrificante. 

Motivo per cui se l’era filata nel primo frangente di tempo possibile e si era nascosto fino a che le ragazze non si erano rassegnate a cercare un vestito per Uta invece. 

Ah, Uta non era mai stata presente nelle sessioni dedicate a lui, per ragioni legate alla sorpresa del momento o cose simili… cosa che trovava personalmente inutile, ma forse era anche meglio così.

Seppur non ai livelli di Nami, Uta era più inquietante del solito in quei giorni e per quanto non potesse capire fino in fondo cosa significasse tutto quello stress, visto che se ne era lavato le mani, doveva ammettere che non era piacevole vederla così spossata.  

Non era bello vedere nessuno dei suoi amici in quello stato; tristi più che stanchi. E il fatto che Uta non potesse spendere tempo con lui peggiorava solo le cose! 

Non facevano una sfida da settimane e se fosse stato un dottore avrebbe certamente confermato che ciò non era salutare!

Si vedeva dopotutto, con l’amica così stressata. 

Eppure era stata lei a proporre il matrimonio! E sembrava così felice… lui stesso aveva accettato in particolar modo per quello. Come poteva renderla triste? Specie con un party così promettente ad attenderli?

“Ahhh! Che barba!” Esclamò Rufy, alzandosi di scatto dal ramo su cui aveva sonnecchiato fino a poco prima. 

Forse se avesse finito qualcuna di quelle faccende sulla lista di Uta avrebbe avuto più tempo per rilassarsi e giocare… e allora sarebbe stata meno noiosa!

Pensò attentamente a quello che ricordava di aver letto, di cui ormai restava poco da fare. 

Gli sembrava che a parte i vestiti tutto ciò che c’era da fare era il cibo, off-limits per lui fino al banchetto, e organizzare i ruoli dei parenti. 

Beh, sapeva già che Sabo gli avrebbe fatto da testimone e che non aveva bisogno di un padre… quindi gli serviva solo una madre!

E sapeva esattamente dove trovarla.

Saltò giù dal ramo e corse in direzione del Monte Colubo, lanciandosi in avanti grazie alle sue gambe elastiche. 

Quel sentiero gli rievocava un sacco di ricordi, molto dolci e altrettanto amari, ma cari al suo cuore. 

Si era perso non so quante volte per quei sentieri insieme ai suoi fratelli, tra giochi e sopravvivenza. A volte si domandava come fosse ancora vivo…

Probabilmente ai tempi il merito era in gran parte di Ace e Sabo che lo tiravano fuori da guai, ma cavoli quanto si erano divertiti. 

Si sarebbero divertiti tanto anche alla festa e probabilmente lui e Sabo avrebbero visitato la foresta appena ispirati dal farlo. 

Prima che i suoi potessero divagare oltre, i suoi piedi arrivarono nei pressi di una base familiare. Tutto era esattamente come lo aveva lasciato: gli stessi panni lavati ancora puzzolenti, lo stesso odore di selvaggina, gli spadini lasciati in giro qua e là…

Sorrise, mentre si avvicinò alla porta.

 

 

 

 

“Avanti Capo… non faccia così-!” La voce preoccupata dei banditi si moltiplicò quando la donna si rifiutò di voltarsi verso di loro. 

“Quel maledetto!” Dadan prese la decima sigaretta appena accesa e la infilò in bocca, insieme a tutte le altre, che più che utili a fumare erano ormai diventate uno snack di nicotina masticata e triturata. “Chi si crede di essere!?”

Lo sapevano tutti del matrimonio, non c’era angolo di mondo dove la notizia non si fosse diffusa. In primis la conferma era arrivata proprio dagli inviti che avevano ricevuto numerose persone…

Tra quelle persone lei non c’era. E così lo aveva scoperto… sulle pagine di un giornale.

Già lo shock le aveva quasi provocato un infarto, perché lei più di tutti conosceva quel moccioso. Lo aveva cresciuto, lo aveva sfamato e protetto insieme agli altri due marmocchi piantagrane che erano i suoi fratelli. Era l’anti-romanticismo fatto a persona, come gran parte di bambini, poi però costante fino all’età adulta. 

Come era possibile una cosa del genere?

E come si permetteva di non invitarla? “Dopo tutto quello che ho fatto per lui è questo il ringraziamento!!”

“Magari si sono dimenticati…”

“UN CAZZO!!”

*SBAM*

La porta si spalancò violentemente, mettendo tutti in allerta.

“Ciao gentaglia!” Salutò Rufy “Vi trovo bene!!”

I presenti, meno il loro Capo, ricambiarono quel sorrisone con shock, lacrime e commozione. 

Non vedevano quel ragazzo da parecchio e l’affetto per lui sovrastava la paura di come avrebbe reagito la riccia.

Si ergeva fiero, ma sempre in semplicità, mani appoggiate sui fianchi e petto in fuori.  

“VECCHIA BACUCCA!” Rufy guardò la figura voltata di Dadan, le sue spalle improvvisamente rigide.

Il pugno di sigarette ancora spente strette nella mano di Dadan non arrivarono alla sua bocca, tremanti nell’aria. 

Ok, no, la paura della riccia superò nuovamente la commozione dei poveri banditi. 

Gli avrebbe tirato un cazzotto? Lo avrebbe tirato a loro per evitare di fare violenza sulla creatura che aveva cresciuto?

“MI SPOSO!” Annunciò Rufy con orgoglio. “Quindi vieni a farmi da madre!"

Il silenzio che seguì quell’intimazione, servì solo a far crescere l’esplosione che si scatenò.

Un esplosione di pianto, moccio e singhiozzi violenti “BRUTTO BASTARDOOO!!”

La nicotina che fino a prima stava masticando finì nel fazzoletto con il quale Dadan cercò di fermare le lacrime a cascata. 

“Ehe” Rufy rise, avvicinandosi “Cos’è, piangi?”

“STAI ZITTO, SCEMO!” Urlò lei girandosi, afferrando il ragazzo con forza e stringendolo a sé con poderosità. 

Rufy le diede qualche piccola pacca sul braccio, nel tentativo di confortarla ma per lo più prenderla in giro. “Su, su, nonnetta, che poi ti disidrati”

Ciò non fece altro che aumentare il getto delle sue cascate e la stretta del suo abbraccio “STRONZOOOOO!!!”

“Ah, ovviamente siete tutti invitati!” Informò Rufy con gioia, riuscendo a girare solo la testa in direzione degli altri banditi. 

Tutti loro, similmente a Dadan, scoppiarono in un grosso pianto e corsero attorno ai due, avvolgendosi uno sopra l’altro con le braccia e formando un ammasso umano di risate, lacrime e muco. 

E durante tutta quell’imbarazzante scenata Rufy non riuscì a smettere di sorridere.

 

 

 

 

Ci volle quasi un’ora prima che finalmente le acque si placassero. Dopodiché, per celebrare l’occasione, con una Dadan molto più di buon umore del solito, per quanto cercasse inutilmente di nasconderlo, Rufy fu incastrato ad un brindisi con grigliata. 

Non che gli dispiacesse, era una bella sensazione mangiare così tutti assieme dopo tanto tempo. Specie sapendo che forse non ci sarebbero state molte altre occasioni simili da lì in avanti. 

Il mondo là fuori da scoprire era ancora così vasto, non poteva certo fermarsi lì, per quanto affezionato a quel posto e quelle persone.

“Hey Dadan…”

“Hm…?” grugnì lei, mascherando un pizzico di dolcezza.

“Sarà divertente, vero?”

“Hmm”

“Anche Ace si sarebbe divertito.” mormorò il corvino con un sorriso, che per Dadan però celava più di quanto volesse far trasparire. 

Avrebbe voluto che suo fratello fosse lì. 

Si era perso il coronamento del sogno di Rufy, e probabilmente anche un momento che mai avrebbe pensato succedesse ma in cui sarebbe stata gradita la sua presenza.

Mancare così proprio nei momenti in cui suo fratello lo avrebbe reso orgoglioso…

Ma chi lo sa, se invece in quel momento li stava guardando. . 

La donna sospirò, versando altro sakè nel suo bicchiere, per poi alzarlo in alto di scatto. “A Rufy! Che sta per compiere l’impensabile!”

Il chiacchiericcio che fino a poco prima dominava tutta la stanza scomparve, lasciando tutti in ascolto. 

“A Uta! Quella povera disgraziata che sta per accollarselo!”

“Hey!”

“E infine…” Pronunciò, riservando uno sguardo al soffitto, preparandosi a presentare con potenza “...al fratello dello sposo!”

Tutti i presenti dopo l’iniziale sorpresa si scambiarono dei sorrisi e la imitarono, alzando i propri bicchieri in trepidante attesa. 

Rufy la osservò stupito per un momento, incapace di reagire. 

Ah, ma certo. Cosa si piangeva addosso a fare? Proprio Dadan doveva ricordargli che quello era il tempo delle celebrazioni?

Dovevano festeggiare, tutti insieme.

Ridacchiando, Rufy prese il suo bicchiere e con energia ripeté “Hai sentito, Ace?!”

Dadan abbassò appena il capo, socchiudendo gli occhi con un sorriso, cercando di nascondere i suoi occhi lucidi “Al fratello dello sposo, che ora dovrà osservare come persino quel disastro di Rufy riuscirà a sposarsi prima di lui!”

“AHAHAHA!!” tutti scoppiarono a ridere, cacciando giù il l’alcol “AL FRATELLO DELLO SPOSO!”

 

 

 

 

La serata per Rufy e i suoi amici banditi filò liscia come l’olio… e grassa allo stesso modo. Sarebbe anche rimasto a sonnecchiare insieme a tutti gli altri, se non fosse stato per Nami che era entrata furiosamente nella base e lo aveva trascinato fuori per un orecchio. 

A quanto pare Uta era sparita nel nulla dopo che l’avevano incoraggiata a prendersi una pausa. Non era tornata per cena, cosa effettivamente strana, e combinando il fatto con Rufy che aveva saltato un pasto, si erano tutti fatti qualche domanda. 

Avevano pensato che forse si erano incontrati e persi assieme a zonzo, giusto per riassaporare i giorni della loro gioventù. 

Ma sapendo di quanto le ragazze fossero preoccupate per Uta, si sarebbero almeno aspettate qualche avviso da lei. 

Per fortuna grazie a Makino, alla quale si era rivolta la navigatrice, erano venuti a conoscenza di Dadan e trovare Rufy non era più stato tanto complicato. 

Anche se lui non aveva apprezzato l’improvvisa strigliata.

“Perché mi assilli tanto!? Sa cavarsela perfettamente da sola!” Si lamentò Rufy, cercando di liberarsi da quelle dita a pinza che gli stringevano l’orecchio, mentre i suoi piedi puntavano a terra per frenare.

“Se si trattasse solo di te ti lascerei volentieri in pasto alle zanzare, ma se si tratta di lei è diverso” ribatté Nami, senza però voltarsi o accennare a fermarsi, procedendo a passo svelto “So bene che è sa difendersi se necessario, ma sono sicura che avrai notato anche tu quanto sia stressata…”

Rufy si fece silenzioso a quell’affermazione, resistendo meno alla presa della rossa.

L’improvviso cambio di atteggiamento del ragazzo finalmente sembrò far placare Nami, portandola a rallentare. 

“Ascolta, abbiamo già cercato in gran parte dei posti che ci ha consigliato Makino e non l’abbiamo trovata, quindi sarà sicuramente in qualche luogo che le piace particolarmente. Tu conosci quest’isola come il palmo della tua mano e sono sicura che sai meglio di chiunque altro dove potrebbe trovarsi!” L’espressione di Rufy sembrò provare quell’affermazione “Voglio solo che ti assicuri che sta bene!”

“Ma va là!” sbuffò il corvino, poco disponibile. "Probabilmente sarà al-"

Subito Nami gli tappò la bocca con una manata "No! Devi andare tu!"

"Mpfa pfferchè pfropfriio pfio?"

“Prendilo come un allenamento da bravo marito!” 

La faccia di Rufy si fece perplessa, facendo solo innervosire sempre più Nami. “O come gesto da buon amico!”

“Ma anche voi siete suoi amici! E poi con tutte queste cose da ragazze che state facendo in questi giorni andrete meglio voi, no!?” 

“Non penso sia una cosa da ragazze…” mormorò la rossa, ripensando ai momenti in cui era apparso palese il malessere dell’amica. L’organizzazione, il vestito… probabilmente erano solo la punta dell’iceberg. 

Doveva essere per forza qualcosa di più profondo, qualcosa che c’entrava con il villaggio, altrimenti non sarebbe peggiorata così di punto in bianco una volta arrivati. 

Se la radice del problema risiedeva in quel luogo, la persona più competente per capirci qualcosa, per quanto assurdo suonasse, era proprio Rufy. 

Era con lui che Uta aveva condiviso gran parte dei suoi ricordi a Foosha, praticamente tutta la sua permanenza. Quindi non poteva che affidarsi a lui, che gli piacesse o meno. 

Poteva anche leggere negli occhi del ragazzo la consapevolezza di quel fatto, o almeno lasciava trasparire che avesse capito perché il suo contributo fosse più efficace. 

Eppure, Rufy sembrava sempre poco disposto. “Forse non vuole essere trovata!” Non gli faceva piacere sapere che l’amica fosse in difficoltà, ma se era andata dove non poteva essere trovata forse aveva i suoi buoni motivi. E perché doveva scomodarsi tanto se quello era il suo volere?

Nami si morse il labbro titubante. Sapeva bene che tutti avevano bisogno dei propri spazi, non faceva bene assillare una persona costantemente. Ma proprio lei, che aveva sacrificato anni della sua vita tenendo tutti gli affetti a distanza pur di liberare il suo paese, finendo per fallire, sapeva quanto potesse essere controproducente, oltre che sbagliato per se stessi.

“Non sempre isolarsi è la cosa migliore e lo sai bene quanto me”

“...” 

“Eddai…"

"Va bene, va bene!" Si arrese lui, infilando le mani nelle tasche poco entusiasta "Ma mi aspetto da mangiare al ritorno"

"Non hai già mangiato là dov'eri?"

"Sì, ma non era abbastanza…"

Nami acconsentì sospirando. Se il prezzo lo doveva pagare Sanji, tanto valeva dargli corda "Sì, ok."

"Ehe" gongolò lui, girandosi e facendo qualche stretch per prepararsi alla ricerca, come se stesse per iniziare un gioco "Pronta o no, vengo a cercarti, Uta" 

Prima che Nami potesse anche solo aggiungere altro, il ragazzo era già fuori dalla sua vista.

Che personaggio…

 




 



Nota d'autrice:
In questo capitolo c'era qualche parolaccia, detta da Dadan in uno stato molto... Emotivo.
Ho pensato rientrasse nel personaggio!
   
 
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