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Autore: PrimPrime    25/04/2024    0 recensioni
Emily Lewis è sorpresa quando riceve la sua lettera per Hogwarts, ma inizia a frequentare la scuola con grandi aspettative.
Quello che una nata babbana come lei non sa, però, è che cinque anni prima in quella stessa scuola ha avuto fine una guerra che aveva spaccato in due il mondo magico.
Inoltre non sa che i pregiudizi tra i maghi non sono del tutto spariti, come anche la competizione e l’antipatia di una casa verso l’altra.
E così Emily, quando stringe le sue prime amicizie e viene smistata in una casa diversa dalla loro, non ha idea di cosa l’attende.
In quella scuola dove un tempo si era combattuta una guerra, dove in qualche modo lei riuscirà a sentirsi al sicuro, non sa che verrà messa alla prova da sfide ben più complicate di un compito in classe.
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Leggendo questa storia conoscerai Emily e i suoi amici, e li seguirai in un percorso di crescita ed evoluzione che avrà inizio al primo anno scolastico e continuerà fino al settimo e oltre.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Filius Vitious, Horace Lumacorno, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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CAPITOLO 48

 

Il ballo di Natale era ormai alle porte e anche quell’anno, come il precedente, Cecil la invitò ad andarci con lui. Ovviamente Emily accettò senza farselo ripetere due volte.

“In realtà la McGranitt si aspetta un po’ di sorveglianza da parte dei capiscuola e dei prefetti,” puntualizzò, prendendola per mano. “Però saremo tutti nella sala grande, quindi credo che potremo prendercela comoda.”

Emily annuì, d’accordo con lui. Una piccola pausa dai suoi doveri di prefetto, e anche dallo studio, credeva di meritarsela. Più che altro sentiva di averne bisogno, di voler tornare a essere una semplice studentessa di Hogwarts almeno per una sera.

Inoltre lei e Cecil stavano insieme perciò la situazione era diversa rispetto agli anni precedenti, e quello sarebbe stato il loro ultimo ballo a scuola.

Continuarono a parlarne mentre passeggiavano per il castello, ma poco dopo dovettero separarsi perché lei aveva lezione di rune antiche.

Quel weekend andò a Hogsmeade con Blue e si fece aiutare a scegliere l’abito per la serata. Ne acquistò uno color verde scuro, molto elegante e in grado di valorizzare il suo fisico senza però esporre troppa pelle.

Blue invece ne scelse uno viola, della stessa tonalità della sua ciocca di capelli tinta.

“Lo riempirò di glitter e stelline,” dichiarò, dopo averlo acquistato.

E molto presto arrivò la sera del ballo.

Emily e Blue si prepararono insieme nella stanza della prima, impiegandoci tutto il tempo necessario dato che quella sarebbe stata l’ultima volta. Come annunciato in precedenza, l’amica decorò il suo vestito e poi chiese a lei se le servisse una mano con qualcosa, ma rifiutò.

Si sentiva già bene così, nel suo abito nuovo, senza bisogno di abbellirlo ulteriormente. Sperava che anche a Cecil piacesse.

Qualche minuto dopo uscirono dal dormitorio di Serpeverde, trovando Cecil lì fuori che aspettava Emily. I due si sorrisero e si studiarono con una lunga occhiata reciproca, tanto che Blue dovette schiarirsi la voce per essere notata.

“Io vado a prendere Hanna, ci vediamo dopo,” annunciò, quindi fece un occhiolino all’amica e si avviò per prima verso le scale.

Cecil le porse una mano.

“Vogliamo andare?”

Lei annuì gliela prese. Si incamminarono senza fretta per il corridoio praticamente deserto dei sotterranei.

“Ci pensi che è l’ultima volta che partecipiamo a un ballo qui a Hogwarts?”

“Già, sembra strano ma questo è l’anno delle ultime volte,” rispose lui, accennando un sorriso tirato. “l’anno prossimo a quest’ora staremo facendo chissà cos’altro.”

“Tu avrai il corso per diventare auror e io starò studiando per poter insegnare,” sottolineò lei, convinta a riguardo.

“Sì, se ai M.A.G.O. andrà tutto bene…”

“Sarà così,” insistette, sicura delle loro capacità.

Erano arrivati alle scale ormai, quindi le salirono per dirigersi al piano terra.

“Stai molto bene vestita così,” le disse Cecil, posando di nuovo lo sguardo su di lei.

Emily sorrise, sorpresa dal suo complimento.

“Grazie… Anche tu, sei sempre bellissimo vestito elegante.”

Lo vide arrossire e sentì aumentare leggermente la stretta sulla sua mano.

Erano arrivati fuori dalla sala grande quando Emily notò che alcuni prefetti stavano parlando tra loro, mentre tutti gli altri studenti ballavano, mangiavano o si divertivano. Non sembrava ci fosse niente da fare, stavano solo chiacchierando, ma lei si ritrovò stranamente a non voler varcare quella soglia.

Non era convinta di volerlo, almeno. Non con la prospettiva di fare un giro tranquillo per il castello, senza avere altre persone intorno e consapevoli che non ci sarebbe stata nessuna sorveglianza.

“Qualcosa non va?” le chiese Cecil, fermandosi a pochi passi dalla porta.

“No, ma… E se non andassimo? Tu non ami questi eventi e stasera persino io non me la sento.”

“Dici sul serio?” domandò lui, guardandola negli occhi. “Finalmente hai iniziato a non sopportare più i balli anche tu,” scherzò.

Lei scosse la testa e accennò un sorriso.

“Non è questo. All’improvviso non mi importa un granché, mi basta che restiamo insieme.”

Lui annuì, questa volta con un’espressione seria.

“Anche a me non importa. Anzi, se c’è anche solo la minima possibilità che qualcuno ci chieda di fare da sorveglianza anche stasera, tanto vale non farci vedere,” aggiunse, indicando con un cenno del capo Melita Desvara che si aggirava da sola nella sala grande, in cerca di chissà chi.

“Allora andiamo, conosco un bel posto,” dichiarò Emily, tirandolo verso le scale.

Nessuno si sarebbe insospettito vedendoli salire. Dopotutto, anche altri studenti facevano su e giù per andare a incontrare amici o accompagnatori di altre case, per poi raggiungere la sala grande insieme. Loro però sarebbero andati da tutt’altra parte.

Certo, Blue e Parker si sarebbero chiesti che fine avessero fatto, ma per una volta non importava.

“La torre di astronomia?” le chiese Cecil, quando arrivarono alla rampa di scale che conduceva in quello che, per diverso tempo, era stato il loro posto segreto per studiare.

“Già. Preferivi la stanza delle necessità? Non ricordo come ha fatto Blue a trovarla, quella volta al primo anno, quindi ti dovrai accontentare.”

Lui le rivolse un sorriso divertito e iniziò a salire per primo, subito seguito da lei.

La torre di astronomia era bellissima a quell’ora della sera. Anche quando facevano lezione, Emily rimaneva sempre affascinata dalla vista sul cielo che si poteva ammirare da lì. Certo, faceva anche un po’ freddino essendo dicembre, ma almeno non aveva la schiena scoperta.

Si affacciarono alla balconata per guardare le stelle.

“Sai, al ballo del terzo anno tu mi piacevi già,” gli rivelò dopo un po’, con lo sguardo rivolto al cielo.

“Non ne avevo idea. Se non me lo avessi detto tu, ho paura che non me ne sarei mai accorto… Immagino che a un certo punto mi saresti piaciuta comunque, ma non avrei capito di essere ricambiato,” ammise, senza guardarla in faccia.

Emily si accarezzò il dorso di una mano con l’altra, tenendo i gomiti appoggiati alla ringhiera.

“Allora sono felice di avertelo detto.”

“Anche io,” disse lui, rivolgendole lo sguardo per un istante e sorridendole con fare imbarazzato. “Anche se poi ti ho evitata… e non ci sono stati solo bei momenti…”

“Non importa,” intervenne lei, perché ormai non ricordava più quegli eventi con tristezza.

Facevano parte della loro storia insieme e alla fine li avevano condotti lì, a quel preciso momento.

“No, importa e voglio scusarmi. Non avevo idea di come comportarmi con te e ho messo a rischio la nostra amicizia.”

Emily lo lasciò parlare e capì che era davvero dispiaciuto. Gli si avvicinò di più e gli prese la mano di nuovo, trovandola calda come la ricordava.

“La verità è che sono sempre stato un po’ lento con certe cose,” continuò, con lo sguardo fisso sul cielo. “Pensavo che prima o poi mi sarei messo con qualcuno, ma trovavo strano che i nostri coetanei ci stessero già pensando. Io ero interessato a tutto fuorché alle relazioni romantiche, mi sembravano qualcosa di troppo lontano da me.”

Lei trattenne una risata.

“Io ero tra quelli strani che ci pensavano. Anzi, forse mi sei sempre piaciuto, sin dal primo anno, ma all’inizio non lo capivo.”

Quando tornò a guardarlo, si accorse che lui stava facendo lo stesso.

“Perché proprio io, tra tutti? Non… non ha molto senso, per me. Tanti altri ragazzi avrebbero voluto uscire con te in passato e adesso è ancora così,” le chiese, con una nota di insicurezza malcelata nella voce.

Emily scosse la testa.

“Non so com’è iniziata, forse perché ci siamo sempre guardati le spalle a vicenda. Poi mi sono accorta che mi sentivo in imbarazzo se stavamo troppo vicini, e ho notato quanto fossi bello,” ammise, rivolgendogli un sorriso carico di imbarazzo.

“Stai un po’ esagerando... non sono bello...”

“Non scherzare!” esclamò e gli prese il viso tra le mani. “Dov’è che non lo saresti?” continuò e lo vide arrossire.

Gli lasciò il viso e si allontanò di un passo.

“Scusami, ho un po’ esagerato,” ridacchiò, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro per stemperare la figuraccia appena fatta.

“No… Va bene…” disse lui, puntando lo sguardo sulle proprie mani appoggiate alla ringhiera. “Se lo pensi davvero, è ovvio che ne sono felice. Sì, insomma, anche io penso che tu sia bellissima.”

Emily si sentì il viso in fiamme, quindi si voltò leggermente verso sinistra nella speranza che lui non ci facesse caso.

“E poi sei intelligente, forte e coraggiosa…” continuò.

“Non lo sono,” lo interruppe lei, convinta. “Cioè, mi impegno nello studio ma potrebbe farlo chiunque. Sono il coraggio e la forza a mancarmi. E si è visto…”

“Che cosa intendi?” le chiese Cecil, rivolgendole uno sguardo confuso.

“Beh… Mi sarebbe piaciuto essere davvero forte, per non ritrovarmi in certe situazioni,” rispose, inclinando la testa da un lato nello sforzo di trovare le parole giuste.

Comunque non ce l’aveva fatta, ma confidava che Cecil capisse che si stava riferendo alle molestie subite. Le aveva sempre definite così quando aveva dovuto parlarne, ma sapeva che si trattava di una tentata violenza sessuale. Solo con lo psicologo babbano si era trovata nella condizione di doverlo ammettere, soprattutto a se stessa.

Il suo ragazzo doveva averlo capito, perché sgranò gli occhi.

“No, non dire così! Se non fossi stata forte, le cose non sarebbero andate allo stesso modo,” le fece notare, e non era la primissima volta che qualcuno glielo diceva ma, per qualche motivo, le suonò più convincente che mai. “Per me hai dimostrato grande forza, e anche moltissimo coraggio. E in tante altre occasioni lo hai dimostrato, in realtà.”

Mentre le parlava, si era avvicinato a aveva posato le mani sulle sue spalle. Adesso gliele accarezzava con gentilezza, trasmettendole sicurezza e affetto. Bastava così poco, a lui, per farla sentire bene.

“Sei la persona più coraggiosa e determinata che conosco,” continuò, facendola sorridere.

Secondo Emily il suo non era affatto coraggio, bensì istinto di sopravvivenza. Altre volte invece era stata l’ambizione a spingerla ad agire, più che il vero e proprio coraggio. Comunque, detto da un Grifondoro, lo sentì come un gran bel complimento.

“Grazie… Adesso mi sento meglio,” lo rassicurò, piegando il braccio per posare la mano destra sulla sua.

Cecil vi spostò lo sguardo e sobbalzò.

“Scusa se ti ho sorpresa toccandoti all’improvviso,” disse, spostando solo la mano sinistra perché l’altra si trovava sotto la sua.

“Non mi hai sorpresa né infastidita,” sottolineò Emily, accarezzandola con le dita. “Anzi, a questo punto io credo… spero… che tu sia libero di fare quello che vuoi. Cioè, voglio dire…” si zittì incapace di continuare quel discorso, imbarazzata.

Quando alzò di nuovo lo sguardo su di lui si accorse che era arrossito.

“Sono un po’ sfacciata, forse questo non te lo aspettavi,” dichiarò e si morse il labbro inferiore, vergognandosi tremendamente.

“No, lo sapevo. Ecco… dici sempre quello che pensi.”

“Con te però faccio molta fatica, a volte…” ammise, incrociando ancora il suo sguardo e trovandolo imbarazzato a sua volta.

Lui scosse la testa.

“Anche io. Adesso capisco perché non riuscivi a parlarmi di tutto.”

Lei annuì ma non osò aggiungere altro, anche perché le sembrava di essersi scavata la fossa da sola.

Anche se si trovavano molto in alto, da lì era possibile sentire la musica proveniente dalla sala grande. Ora che erano improvvisamente in silenzio Emily ci fece caso e il suo pensiero vagò per un istante ai loro amici, che si trovavano al ballo.

Anche Cecil doveva essersene accorto, perché rivolse di nuovo lo sguardo al panorama. La sua espressione si fece distesa, ma non spostò comunque la mano dalla spalla sinistra di Emily, dove lei la stava accarezzando con gesti lenti, ripetitivi e gentili.

“Sai, al terzo anno abbiamo potuto partecipare al ballo di Natale per la prima volta, ma in realtà per me e Blue era la seconda,” rivelò, sentendo che era un buon momento per le confidenze.

“Cosa intendi?” le chiese lui, rivolgendole un’espressione incuriosita.

“L’anno prima ci eravamo andate di nascosto. È stato divertente, ma poi uno dei prefetti ci ha notate e siamo dovute scappare via, a nasconderci in un’aula vuota,” raccontò, trattenendo a stento le risate.

“Perché non ne sapevo niente?” chiese lui, divertito da quella rivelazione.

“Non lo so di preciso… forse perché non sembravi interessato al ballo, quindi Blue l’ha proposto solo a me. O forse doveva essere una serata tra ragazze,” scrollò le spalle, perché nemmeno se lo ricordava.

Ricordava però la promessa fatta a Blue, ma era passato tanto tempo e le cose erano cambiate, perciò non credeva di averle fatto un torto parlandone con Cecil.

“Quella sera, Blue mi ha confidato che le piaceva una ragazza. Julie… Butler, forse, ricordo solo che giocava a quidditch e ai tempi lei la nominava in continuazione. Penso fosse la prima volta che lo diceva a qualcuno,” raccontò e notò Cecil che l’ascoltava attentamente. “A me tu piacevi già, anche se non ne ero certa, e non ce l’ho fatta a parlargliene. Altro che coraggio,” ridacchiò, ma lui scosse la testa di nuovo.

Si avvicinò di un passo ottenendo la sua completa attenzione.

“Io ho paura di averti fatta soffrire molto in tutti questi anni…”

“Ma cosa dici? Non volevi farmi soffrire e comunque sono sopravvissuta!” sottolineò, perché davvero non le importava più e sapeva che lui non aveva colpe.

C’erano stati tanti alti e bassi tra loro, ma tutti quanti facevano parte dei loro trascorsi e le erano cari.

Cecil abbassò lo sguardo.

“Ricordo che un anno… il quarto, forse, quando tu mi hai detto che ti piacevo, Parker ha fatto di tutto per spingermi a ricucire il rapporto con te. Secondo lui mi piacevi già e non lo capivo,” ammise.

“E tu pensi che avesse ragione?” gli chiese Emily, sorpresa perché non sapeva niente di quella storia.

“Sinceramente?” le domandò con un sospiro e lei annuì. “Come ho detto, io non pensavo ancora alle relazioni e per me eri solo la mia migliore amica. Bellissima, sì… e quindi irraggiungibile. Non ti prendevo nemmeno in considerazione, per questo, ma in realtà… non ricordo di aver mai preso in considerazione nessun altra.”

Lei arrossì. Anche se non la ricambiava la trovava già bella a quei tempi, quando lei voleva che la notasse ma accumulava un fallimento dietro l’altro. Quando lei credeva di non piacergli, di non essere il suo tipo.

Si sporse in avanti e gli diede un bacio leggero sulle labbra.

“Avresti potuto avermi subito, se solo lo avessi deciso,” dichiarò, sentendosi arrossire subito dopo per la sua scelta di parole. “Però… immagino che non sarebbe stato lo stesso.”

“No, infatti,” concordò Cecil, avvicinandosi di nuovo per posare la mano sinistra sulla sua guancia e unire nuovamente le loro labbra.

Questa volta non fu un bacio di un istante, ma un contatto che durò molto di più, spingendoli a stringersi l’uno all’altra. Emily accolse la lingua di lui tra le sue labbra e portò una mano alla sua nuca, quindi gli accarezzò i capelli in un gesto possessivo e quasi disperato.

Lo aveva desiderato tanto in quei mesi, accumulando la frustrazione di non riuscire ad avvicinarsi abbastanza a lui. Adesso, però, le sembrava di aver superato le sue paure. Non era certa di essere pronta, ma non voleva più aspettare.

Mentre lo baciava stringendosi a lui, l’insicurezza che l’aveva attanagliata spesso svanì nel nulla, come se non ci fosse mai stata.

Sentì le mani di Cecil accarezzarle il corpo con un tocco gentile e a tratti incerto, ed ebbe la conferma che non c’era niente di sbagliato in ciò che stavano facendo. Non era un contatto deciso a senso unico, rude e violento, ma trasmetteva tutto l’affetto che provavano l’uno per l’altra.

Lui smise di baciarla per un istante e lei sospirò sulle sue labbra, impaziente.

Malgrado le mani di Cecil fossero gentili, la tenevano vicino a sé come se non volesse farla scappare, ma non così forte da impedirglielo davvero, se lo avesse voluto. Emily però non voleva scappare affatto.

In quel momento suonò il campanile e lei capì quanto fosse tardi. Comunque non abbastanza perché tutti gli altri studenti andassero a dormire, non quel giorno almeno.

“Andiamo… in un posto più comodo?” gli propose, sperando che lui non avesse obiezioni.

Cecil la guardò negli occhi per un istante quasi volesse studiare le sue intenzioni, dopodiché annuì.

Emily lo prese per mano e insieme scesero le scale. Ora che non erano più abbracciati, sentiva addosso il freddo della sera e desiderava cancellarlo di nuovo.

Lo condusse in silenzio fin giù nei sotterranei, fermandosi solo davanti al passaggio che nascondeva il dormitorio di Serpeverde.

Cecil non disse niente, fermo in attesa di una sua mossa. Lei gli si avvicinò di più e appoggiò entrambe le mani al suo petto.

“Ti va di entrare?” gli chiese, in cerca del suo consenso. “Io non ho più paura, non di te. Vorrei… concedermi completamente a te,” ammise, vergognandosene subito dopo.

Alzò lo sguardo su di lui e lo trovò imbarazzato, ancora in silenzio e incerto, forse. Gli lesse qualcosa negli occhi che non riuscì a capire davvero.

“A meno che tu non voglia,” aggiunse in fretta, facendosi indietro di un passo. “Non ti devi sforzare o sentirti obbligato, non ci corre dietro nessuno.”

“Lo so, è solo che… Ecco… Non voglio deluderti, ma non so bene come dovrei comportarmi. Io non ho mai… Non ho avuto altre esperienze, quindi…”

Arrossì progressivamente mentre parlava e non terminò la frase, piuttosto chiuse gli occhi e inspirò dal naso. Emily lo sentì e pensò che stesse cercando di calmarsi, o volesse trovare le parole giuste.

Gli si avvicinò di nuovo per dargli un bacio, al che lui riaprì gli occhi per puntarli nei suoi.

“E io, allora? Per me è lo stesso,” sottolineò, sperando di infondergli coraggio.

Quello era un discorso imbarazzante e farlo in corridoio non era d’aiuto, ma almeno non c’era nessun altro in giro.

“Possiamo provare a seguire l’istinto e, se non siamo del tutto convinti, ci fermiamo,” propose, facendo spallucce e tentando di sembrare disinvolta.

Lui sembrò più convinto, perché ora le stava rivolgendo uno sguardo diverso, più attento, come se avesse già deciso cosa fare. Annuì.

“Cosa… Cosa ti dice il tuo istinto?” provò a chiedergli Emily.

Anziché risponderle, lui annullò le distanze dandole un bacio carico di passione. Le loro lingue si cercarono con più ardore che mai, tanto che lei sentì le gambe deboli e il respiro che le mancava.

Quando misero fine a quel contatto per riprendere fiato, Emily ci impiegò qualche secondo a capire che si trovavano ancora in corridoio.

Si schiarì la voce e aprì il passaggio, quindi prese Cecil per mano e lo condusse con sé dentro il dormitorio di Serpeverde, trascinandolo fino alla porta della sua stanza.



Spazio di quella che scrive

*coff coff* ebbene sì, ormai non ho più un giorno di pubblicazione, ma ricompaio quando trovo il tempo. Scusate! Almeno questa settimana non è saltato l'appuntamento.

Beeeeene, prima che rimaniate in attesa del prossimo capitolo per scoprire cosa succederà nella stanza di Emily, vi dico subito che la scena si chiude così. That's it. Nel prossimo capitolo avremo direttamente la mattina successiva.

Non ho altre dichiarazioni, spero abbiate apprezzato questo capitolo tutto dedicato a loro due e come sempre aspetto vostri pareri. Alla prossima!
   
 
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