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Autore: Flofly    30/04/2024    1 recensioni
«É la cosa più sessista, classista, elitaria e…» iniziò alzandosi ed indicandogli l’uscita.
«E ragionevole che tu abbia mai sentito?»
Hermione Granger è la Strega più brillante della sua generazione ed un'eroina di guerra, eppure questo non basta per svecchiare il Ministero dai suoi pregiudizi. Ma per riuscire nel suo intento Hermione è disposta a tutto, persino ad allearsi con Draco Malfoy.
La storia è ispirata dall'iniziativa "Il mio finto fidanzato" lanciata da Rosmary su il Forum Ferisce più la penna.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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«Contavo che almeno tu saresti riuscita a fargli cambiare idea», Pansy le si era avvicinata di soppiatto, raggiungendola sugli spalti, che andavano via via riempiendosi.«Spero che tu abbia almeno messo un po’ di quel tuo cervellino nel truccare le squadre».

«Ovvio. Già non ero entusiasta di questo torneo, figurati se ho voglia di sedare risse», aveva risposto, la strega, lasciando spaziare lo sguardo sul campo.

Quando aveva detto che le squadre sarebbero state assolutamente casuali, ovviamente, non stava dicendo esattamente la verità. Certo, il processo di smistamento era un omaggio a quello di Hogwarts, una sorta di tentativo di creare un sentimento condiviso. Ma di certo non avrebbe lasciato che Ron e Draco finissero nella stessa squadra, e probabilmente al San Mungo.

Allo stesso modo era stata ben attenta a fare in modo che Ron non finisse con Justin e Dean, ma con la squadra di Charlie, così come Draco era finito con Bill, Harry con Fleur e Viktor, l’unico che era sicura non avrebbe creato problemi, con Oliver. Forse le squadre così erano un filo sbilanciate, con due giocatori professionisti nella stessa squadra, ma sempre meglio di bolidi i casualmente deviati.

D’altronde che Hermione Granger non fosse una gran patita di Quidditch era una cosa piuttosto risaputa. Aveva passato alcuni dei suoi week end sugli spalti solo per supportare i suoi amici, spesso annoiandosi a morte e infastidita dai boati che provenivano dagli spalti quando lei l’unica cosa che avrebbe voluto fare era starsene da una parte a leggere un libro. Non aveva mai neanche particolarmente amato la baraonda selvaggia dei dopopartita, eppure, uno dei suoi ultimi ricordi felici a Hogwarts era proprio dell’ultimo Campionato vinto da Grifondoro. Se chiudeva gli occhi poteva risentire l’odore dei popcorn al caramello salato, della burrobirra calda che continuava ad apparire a fiumi grazie a Dobby, i pacchi fattiarrivare di contrabbando direttamente da Mielandia, con le congratulazioni della Signora Flume, grande fan della squadra di Grifondoro.

Una parte di lei era sempre rimasta lì,a far finta di dover riportare tutti alla calma, ma con il cuore gonfio di emozione e soddisfazione, il chiacchiericcio allegro che le rimbombava in testa e gli occhi pieni di risate.

Si era fermata a respirava a fondo l’aria fredda e famigliare della Scozia, lasciando che le riempisse i polmoni, ma c’era qualcosa di diverso, qualcosa che non sarebbe più stato lo stesso. Perché in quegli spalti stracolmi, in quegli stendardi che per una volta non indicavano più divisione ma un unico pensiero comune, c’erano spazi che non si sarebbero mai più riempiti.

«É la prima volta che torni a Hogwarts?» chiese a Pansy ora appogiata alla ringhiera di fronte a loro, la schiena rivolta al campo. 

«E per una partita di Quidditch, per giunta. Dovrei decisamente chiedere un aumento» rispose  quellasarcastica continuando a fissarla. «La rossa dice che c’è qualcosa di cui dovremmo preoccuparci, e stranamente non sono i suoi parenti». 

«Sono quasi certa che potrebbe riferirsi a questa strana vostra amicizia. E che se ti sentisse chiamarla così ti butterebbe già dagli spalti». 

Pansy continuò a fissarla, senza muovere un muscolo. «Non sei brava a mentire, Granger». 

«Parkinson, stanno per arrivare gli ospiti, sicura di non aver niente da fare? Giornalisti da terrorizzare, studenti da bullizzare, ex compagni di Casa da salutare e minacciare in caso si comportassero male…».
«Nah, ci stanno pensando Blaise e Theo, credimi Theo con quegli occhioni azzurri e il sorriso a trentadue denti può essere davvero terrorizzante».
«Capisco.Sai dov’è Draco? ».

«Ho varie ipotesi al riguardo e una di queste riguarda Potter e Weasley, vuoi sentirla?». 

«Gli ospiti dovrebbero arrivare a momenti, non pensi che dovrebbe essere qui ad accoglierli insieme a me?». 

«L’altra riguarda Elettra Fowley e lo sgabuzzino delle scope». 

«Parkinson, penso davvero che io non sia in grado di sapere quando mi stai prendendo in giro dopo tutto questo tempo insieme?». 

Pansy la guardo socchiudendo gli occhi come un felino che sta osservando una preda « Sono fiera di te,Granger. Quasi quasi mi verrebbe da chiederti scusa…ma sai com’è, avevamo un paio di cose ancora in sospeso … ». 

Quella strana sensazione di prurito alla nuca che le prendeva sempre quando passava troppo tempo con Pansy iniziava a farsi sentire ma prima che riuscisse a chiedere qualcosa in piu venne interrotta.

«Avevi detto che avevi cambiato l’incantesimo!» Draco, in piena tenuta da Quidditch le aveva raggiunte in pochi passi, furioso.

La cosa però non sembrò minimamente preoccupare la ragazza, che si limitò ad alzare le spalle non curante « Tu avevi detto di amarmi, vuoi davvero farmi la morale?». 

«Avevo quindici anni!». 

«Hai sempre una scusa per tutto… Beh, mentre voi due passate il tempo a sbaciucchiarvi io ho dovuto vedere quell’idiota di Marc Leouf diventare stilista dell’anno. E a proposito di prestazioni insoddisfacenti, quand è che vi decidete ad andare a letto insieme? Sta diventando imbarazzante…». 

«Pansy!».

«Cosa è imbarazzante, signorina Parkinson?». 

C’era una nota stranamente divertita nella voce della McGranitt, che stava scendendo le scale degli spalti con il solito passo risoluto. «Spero niente che porti al ritardo, vista la fila che si sta creano qui fuori. Senza contare che ho incontrato Oliver Baston e non credo che la prenderebbe troppo bene». 

«E non trova imbarazzante che un uomo adulto che non vede l’ora di mettersi un pantolone attillato e giocare a tirarsi delle palle?» tubò Pansy di rimando, ignorando l’occhiataccia di Draco.

«Le vorrei ricordare che ai miei tempi sono stata una eccellente giocatrice di Quidditch, signorina Parkinson. E che, come dimostra questo evento lo sport è un ottimo modo per dare un po’ di speranza e di gioia anche a chi ha sofferto così tanto…» per un attimo lo sguardo solitamente brillante si oscurò, ma ben presto ritrovò l’atteggiamento pragmatico e spiccio di sempre. « Come le ho già detto, Signor Malfoy, sono molto contenta che tu abbia proposto questo evento… anche se non so come giudicare le vostre divise, se devo essere onesta». 

Di nuovo l’allarme nella sua testa risuonò forte, amplificato dal fatto che mentre Pansy continuava a sorridere angelica, Draco aveva una strana aria colpevole. Troppo colpevole.

«Beh, Pansy» disse infine, calcando bene sul nome dell’amica. «Ha pensato che sarebbe stato carino se sulla maglia avessi scritto non solo il mio cognome…». 

«Ti sei fatto mettere Black? Per Merlino, ti rendi conto che domani tutto il Mondo Magico parlerà solo di questo?» sbottò, alzando gli occhi al cielo. Dannazione, come poteva essere così carino un minuto prima e quello dopo assolutamente un’idiota.

«Oh, no, non è Black» cinguettò Pansy deliziata, mentre Draco sembrava aver fatto un passo indietro.

«Vedila come un omaggio. É una cosa carina, in realtà, io non capisco perché ti arrabbi tanto» , sbuffò, incrociando le braccia sul petto e continuando ad indietreggiare. 

«Oh, ma la tua é una cosa carina, Signor Malfoy. Molto carina. Un po’ strana a dire la verità, ma trovo sia un bel messaggio», intervenne la MacGranitt, facendogli segno di girarsi. «Forza, fagliela vedere, mi sembra che abbiamo già perso troppo tempo. Complimenti Signorina Parkinson, sono convinta che più di una persona abbia tentato di modificare il suo incantesimo.» 

«Non si preoccupi, non è stata l’unica a sottovalutarmi». 

«Gli unici che ti hanno sottovalutato sono i medimaghi al San Mungo quando non ti hanno rinchiuso perché sei pazza» , ringhio Malfoy.

«Draco!» 

«Signor Malfoy, modera il linguaggio!» 

«Signor Granger-Malfoy, Preside» , sorrise di nuovo Pansy, sospirando soddisfatta, tirando Draco per la manica per farlo girare. «Non ti disturbare Granger, tanto già è su tutte le foto. Insieme alla faccia di Len… del tuo ex fidanzato. Merlino, non pensavo che potesse diventare più rosso di così!». 

«Io non lo sapevo!» si schernì Draco, alzando le mani in alto. «Mi aveva detto di averlo cambiato». 

Hermione rimase in silenzio, mentre quell’insieme senza senso di lettere spiccavano sul tessuto lucido. Certo, Harry e Ron probabilmente non avevano gradito, ma c’era qualcuno cui quella scritta avrebbe fatto davvero venire un infarto.

Qualcuno che le aveva fatto un agguato di troppo, una volta di troppo.

Sentì tre strane paia di occhi addosso mentre, invece di urlare e dare di matto, sentiva le labbra tendersi in un ghigno.

Oh, quella maglietta non solo domani sarebbe stata sulla Gazzetta, ma si sarebbe assicurata che volasse dritta dritta nel Wilthshire.

Con un bel fiocco magenta e oro sopra.




 

Erano così tanti anni che non volava insieme a qualcun altro che aveva quasi scordato di amare così tanto quella sensazione di adrenalina e agitazione che gli pervadeva ogni singola fibra del suo essere. Ad essere onesto, quando Andromeda gli aveva imposto di partecipare come giocatore e non solo come organizzatore, aveva pensato che fosse l’ennesima riprova che prima o poi i geni dei Black viravano invariabilmente verso la pazzia. Le aveva detto che non si sentiva pronto, che sarebbe stato un fallimento, che i Weasley l’avrebbero odiato e che non partecipava a una vera partita da quando aveva sedici anni.

Lei si era limitata a fissarlo e a scrollare le spalle, in un modo così simile a quello che avrebbe fatto sua madre da fargli venire i brividi, prima di versargli una tazza di té alla mela e cannella e una fetta di torta al caramello salto che aveva esattamente il sapore di quelle che trovava a casa quando tornava da Hogwarts.

«Appunto. E non tirare fuori delle stupidaggini sul non essere più allenato, tua madre mi ha detto che hai passato il tempo dopo l’ospedale a volare, al punto che quell’ingrata di mia sorella mi ha accusata di averti curato male.  Come se lei non facesse esattamente la stessa cosa di nascosto la notte, non sai quante volte io e tuo padre abbiamo dovuto coprirla con i Prefetti delle altre Case, perché non la scoprissero. Incluso Ted, non sai quante volte abbiamo litigato per questa cosa. E sai perché si arrabbiava?». 

«Perché non potevate dire che stavate insieme? O perché lo trattava come muco di Troll solo perché era un NatoBabbano?». 

«Be, in parte sì. Ma la cosa che lo mandava davvero ai matti era il fatto che per il resto del tempo tua madre si comportava come se il Quidditch fosse un’idiozia. Credo che non sia neanche mai andata a vedere una partita di tuo padre, non importava quanto lui la pregasse. E poi ero io che dovevo sentirmi le sue lamentele…Merlino, questo l’hai preso sicuro da lui, fidati». 

Draco si costrinse a masticare più a lungo del necessario, per evitare di alzarsi e scappare. Quante volte aveva sentito quelle storie? Quante volte sua madre ne aveva riso, mentre volavano insieme nel campo da Quidditch che avevano fatto costruire vicino casa? Gli girava la testa, come sempre quando ripensava alla sua infanzia, quando non riusciva a non sovrapporre quelle immagini che gli aveva sempre dato gioia ai ricordi insanguinati dal ricordo di Voldemort.

«Non mi sembra appropriato. Insomma, lo sappiamo tutti che è colpa mia se Fred Weasley è morto, no? Cosa pensi che accadrà quando mi vedranno lì? Cosa dirà la gente? No, davvero, io resterò dietro le quinte e…». 

«Non sei il centro del mondo, Draco, per una volta smetti di pensare a te stesso. Io sono d’accordo con George, credo che sia importante che partecipino più persone possibili». 

«Sei d’accordo con George Weasley perché sei tu che l’hai convinto di questa cosa. O mi sbaglio? Chi altri avrebbe potuto escogitare un piano così contorto? Solo la stessa strega che mi ha convinto di chiedere alla Granger di fingermi il suo fidanzato per farle ottenere i voti dei Grandi Elettori del Ministero della Magia». 

«Una strega molto intelligente, mi pare evidente. E che ha sempre ragione, anche quando ti dice di smetterla di nasconderti». 

«Non hai neanche il buongusto di fingere, sei davvero incredibile».

«Ho passato la mia intera adolescenza a fingere, sono stufa. E dovresti esserlo anche tu. Così come dovresti crescere e perdonare i tuoi genitori. Tutto questo odio e rancore non ti fanno bene, e rischiano di rovinare anche il tuo rapporto con Hermione. Non pensi che sia stufa di sentirti lamentare?Tu hai la fortuna di averli ancora i genitori, non solo perché sono vivi ma perché sanno chi sei e farebbero qualsiasi cosa per te…incluso venire a una partita di Quidditch dai quali li hai banditi». 

«Quindi non devo sentirmi in colpa per aver fatto entrare i Mangiamorte a Hogwarts, ma devo sentirmi in colpa per non essere orfano? Sicura di essere così intelligente come dici di essere?», sibilò guardandola di traverso mentre giocherellava con l’ultimo boccone di torta. Da una parte non vedeva l’oro di scappare dallo sguardo indagatore di sua zia, dalla consapevolezza che non stava parlando anche di Hermione. Non solo lei aveva perso suo marito e sua figlia, ma cresceva suo nipote con la consapevolezza che c’era questa enorme voragine che non avrebbe mai potuto colmare, neanche con tutto l’amore di cui era capace. Dall’altro quella casa   che aveva arredato in modo che rispecchiasse tutto quello che amava di Hermione Granger lo faceva sentire al sicuro, così come quella zia che aveva conosciuto solo da poco, una delle poche persone con cui non doveva continuamente mantenere la sua maschera di indifferenza.

«E poi ho detto a Teddy che giocherai e che gli regalarai il Boccino appena catturato. Vuoi davvero rompere una promessa fatta a un bambino?» chiese, sgranando gli occhi con fare addolorato, con un’espressione così melodrammatica che Draco non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

«Dì un po’ quanti secondi ci ha messo il Cappello Parlante a smistarti a Serpeverde? Hai fatto almeno in tempo a sederti?» chiese, mentre Teddy sceglieva quel momento esatto per rientrare rumorosamente in casa, ricoperto di fango e foglie, prima di buttarsi in braccio a Draco, che non fece in tempo a fermarlo. 

«E se non lo prendo per primo?» sussurrò il mago a voce bassissima, in modo che Teddy, i cui capelli stavano assumendo una preoccupante sfumatura biondo chiarissimo nonostante lo strato spesso di terra, non lo sentisse, impegnato com’era a rovesciare sul tavolo della sala da pranzo tutte le foglie che aveva recuperato nella sua escursione nel bosco di Hogsmeade insieme a Cockey, che sentivano canticchiare in cucina.

«Confonderemo gli avversari, non vorrai mica deludere tuo cugino, sarebbe una cosa davvero spregevole».

«Stai scherzando, vero?».

Ma sua zia non aveva mai risposto, limitandosi a fissarlo con un ghigno e a ricordargli che doveva sbrigarsi, con lo stesso sorrisetto enigmatico e soddisfatto con il quale lo stava fissando sugli spalti, parlottando con la strega accanto a lei e lanciando ogni tanto delle occhiate nella sua direzione.

Fortuna che Potter aveva giocato la prima partita contro Krum, non solo perché aveva il bulgaro aveva preso il boccino mentre Sfregiato si era quasi schiantato in terra, cosa che aveva suscitato un sospiro collettivo di paura nell’intero stadio, ad esclusione della risata inconfondibile di Zabini che era riuscita persino a superare le imprecazioni di Weasley.

Doveva ammettere che lui non l’aveva proprio considerato quando il suo senso di colpa verso Fred Weasley e voglia di impressionare la Granger - doveva ancora capire quale dei due avesse prevalso- non aveva messo in conto che si sarebbe trovato così vicino al suo famoso, noioso, senza gusto e rumoroso, ma comunque migliore-amico-di- Harry-Potter e eroe-di-guerra-come-tutta-la-sua-famiglia ex fidanzato storico. Aveva provato a dire a sé stesso, e a quella dannata impicciona e testarda di sua zia che aveva detto di smetterla di piagnucolare, che era così scocciato solo perché avrebbe potuto avere un effetto destabilizzante per la campagna di Hermione, rischiando solo di rintuzzare quelli che si opponevano alla loro storia. Aveva sempre pensato di essere piuttosto bravo a mentire, era qualcosa di cui in fondo era sempre andato fiero. Eppure la faccia perplessa che lo guardava allo specchio mentre cercava di ripeteresi che no, non era assolutamente geloso di quello sfigato, sembrava indicare tutto il contario. Sì, ora Lenticchia allenava una squadra di Quidditch famosa, ma se era stato così stupido di lasciarsi sfuggire la Granger dopo tutti quegli anni di certo dimostrava che i suoi insulti degli anni passati erano stati più che giustifiicati.

E la faccia che aveva fatto quando aveva visto la sua maglia…Merlino, ecco un’altra cosa che aveva scordato: quanto fosse soddisfacente far infuriare i Grifondoro in generale, e Weasleyin particolare. E a quanto pareva il non-così-regale Weasley  era piuttosto suscettibile anche come portiere, visto che dava in escandescenze ogni volta che volava davanti alla sua porta, facendo bene attenzione a fare in modo che la scritta Granger-Malfoy fosse ben in vista. D'altronde il suo compito di Cercatore era andare dietro il Boccino d’Oro, no? Che colpa ne aveva lui se continuava a vedere riflessi dorati proprio nelle prossimità della porta difesa da quel borioso?

Senza contare che aveva bisogno anche di distrarsi da quella sensazione che stesse per accadere qualcosa, uno strano pizzicore alla base della nuca, lo stesso che aveva sentito tutto il giorno durante il suo quinto anno, quando poi Lucius era stato arrestato. Forse erano stati i discorsi allucinati di Luna, il malumore di Kreacher o l’aver riconosciuto la madre di Tiger sugli spalti. Perché per Salazar Serpeverde era venuta, lei che persino durante le partite che organizzavano a casa non li degnava di uno sguardo, limitandosi a scuotere la testa inorridita? Non era stato l’unico a notarla, visto che poco dopo aveva notato la figura elegante di Theo spostarsi dal palco degli ospiti, sino a quello di Irma Crabbe.

Aveva cercato con lo sguardo anche Greg, con l’assurda speranza di vederlo, di sentirlo urlare a pieni polmoni per incitare la squadra, la voce che si intrecciava con quella di Vincent, sempre accanto a lui. Forse fu perché era troppo distratto dai ricordi del passato, o per la strana commistione di tornare a volare, questa volta finalmente con la Granger che lo guardava, o per lo stupore di non sentire quell’odio che aveva immaginato, o forse perché per la prima volta dopo anni aveva abbassata la guardia, o semplicemente era il segno che lui, anche quando pensava di fare qualcosa di buono finiva per rovinare tutto. Qualunque fosse il motivo, sentì prima un rumore familiare, un suono che sperava di aver dimenticato per sempre, relegato in fondo ai meandri più oscuri della sua memoria. Un secondo dopo, così veloce che aveva solo intravisto Potter correre in campo con la bacchetta in mano, l’onda d’urto dell’incantesimo li colpì in pieno, sbalzandoli via dalle scope, facendolo sbattere contro una delle torre del campo, prima di rimbalzare in terra. Sopra di lui, Weasley era riuscito a mantenersi in equilibrio, rimanendo aggrappato sottosopra alla scopa. Mentre lui cercava di alzarsi, l’aveva visto rimettersi in piedi velocemente, volando basso e rapido verso la tribuna dove poco prima c’era la Granger, ora invasa da una nebbia scura e densa.

Guardò il manico spezzato della sua Nimbus 5000, cercando di usarlo per aiutarsi ad alzarsi. Doveva trovare Hermione, doveva sapere che stava bene. 

E soprattutto doveva dirle che lui non c’entrava niente con quello che era successo. Che non sapeva cosa fosse accaduto, anche se sopra di loro riluceva orrido ed inconfondibile quello stesso marchio che era impresso per sempre nella sua pelle e nel suo sangue.

Il marchio nero.



 

«Hermione, stai bene?!».

Ron si era letteralmente lanciato accanto a lei, pochissimi secondi dopo l’esplosione, la sua voce baritonale che riusciva a superare le urla che la circondavano, afferrandola per le spalle. « Sicura? Porto via i bambini  e torno subito».

«Sto bene, Ron. Stiamo tutti bene, vedi? La Preside e Shacklebolt si sono resi conto che qualcosa non andava e siamo riusciti a lanciare gli scudi protettivi prima di venire colpiti», disse, cercando di mantenersi calma. «Draco? Lo hai visto?».

«Draco?» le labbra di Ron si arricciarono con disgusto. «Ti ha fatto talmente tanto il lavaggio del cervello che non riesci a vedere neanche le cose più ovvie? Non vedi cosa c’è in cielo? Credi sul serio che sia una coincidenza che prima qualcuno cerchi di colpirti e poi venga lanciato il marchio nero?».

«Oh,andiamo Ron, non dire sciocchezze:Voldemort è morto. L’unica cosa che mi pare evidente è che qualcuno pensa di usarlo per spaventarci», rispose secca, liberandosi dalla stretta. 

«Qualcuno che odia i Babbani, evidentemente. Ti viene in mente qualcuno? Cazzo, Mione, come è possibile che tu sia caduta così in basso?» ringhiò. « Tutta questa pagliacciata, il nome di mio fratello usato in questo modo disgustoso… e invece anche di fronte l’evidenza continui a negare. Lui ti sta usando lo vuoi capire!»

«Vi preghiamo di rimanere calmi nei vostri posti e di seguire le indicazioni degli Auror e dello staff» la voce calma e severa della McGranitt, amplificata dal sonorus, riecheggiava in ogni angolo dello stadio. Poi tolse la bacchetta dalla gola, e si rivolse verso di loro. «Signor Weasley, penso che tu debba andare ad aiutare i tuoi fratelli e amici, invece di restare qui a dire assurdità. Capisco che tu possa aver preso una botta in testa, ma non tollererò ancora questo tuo atteggiamento».

«Altrimenti cosa fa? Mi mette in punizione? Sono un uomo adulto, ormai! Ed evidentemente l’unico che continua a ragionare!» si indignò Ron, sostenendo con aria di sfida lo sguardo della McGranitt.

«Sarai anche un adulto, signor Weasley, ma ti comporti come un ragazzino del primo anno», rispose secca la Preside, girandosi invece verso il patronus a forma di Petardo Cinese che era planato sugli spalti. «Bene, i settori est e sud sono completamente illesi e Vicious e Horace hanno già fatto defluire gli studenti. Neville, tu e Hannah potreste andare ad occuparvi del settore ovest?  Troverai anche il signor Thomas e il signor Lee, sono certa che vi aiuteranno a calmare gli studenti, porta anche loro a Hogwarts…».

Hermione non aveva sentito il resto del discorso, né tantomeno la risposta di Neville o le lamentele di Ron. Pochi secondi dopo e si era smaterializzata sul campo da Quidditch, dove già Andromeda e la Pomfrey erano all’opera per curare alcuni dei feriti: Katie aveva un grosso taglio sulla fronte, mentre il braccio di Bill, in piedi e intento ad aggiornarsi con uno degli apprendisti di Harry, era piegato in una forma completamente innaturale. Oliver era stato colpito da un bolide impazzito, ed accusava Flint di non averlo coperto, ma sembravano entrambi abbastanza in buona salute, al punto da rinfacciarsi un gol, a detta di Oliver irregolare, nella loro prima partita a Hogwarts.  

«Granger!» .

Draco si stava alzando, tenendosi una spalla, aiutato da Pansy e da Cockey, che continuava a piagnucolare. Nonostante il sangue che gli macchiava la divisa e le schegge di legno tra i capelli, Hermione si sentì immediatamente sollevata, visto che anche lui se l’era cavata in modo lieve.

«Tranquilla, ha la testa dura» la rassicuro sarcastico Zabini, mentre Draco si divincolava nel tentativo di abbracciarla. «Sperando che non inizi a piagnucolare come al solito».

«Grazie a Merlino stai bene» le mormorò tra i capelli, stringendole le spalle con il braccio sano. «Sei stata incredibile, Andromeda mi ha raccontato che sei riuscita a lanciare un Protego prima di venire colpiti».

«Non ho fatto tutto da sola, per fortuna nessuno sembra essersi fatto troppo male a parte voi che eravate in campo. Sicuro di stare bene?», chiese, guardandolo perplessa.

«Sta benissimo, tranquilla, già l’ho sistemato» confermò Andromeda, che stava medicando velocemente la gamba di Fleu, colpita da un bolide.

«Ma la stampa? Dobbiamo dire qualcosa!» tentò Draco,  guardandosi intorno e notando gli spalti ormai praticamente vuoti e i Patronus degli Auror che correvano avanti e indietro portando notizie:« E gli ospiti del Ministero… dannazione!».

«Ci sta già pensando Kingsley, non credo potreste aggiungere qualcosa di interessante. E poi tua madre dice di non commentare a caldo, finiresti solo per dire qualcosa di stupido», commentò leggera Luna, apparsa in quel momento, guardando svagata il caos attorno a sé. «Visto, io l’avevo detto che le giuggiole non sono un buon presentimento. Che peccato, la mia testa di leone si è tutta rovinata…».

«Ottima occasione per buttare quell’orrore cosa, secondo Kreacher » ,borbottò l’elfo, apparso con un secco plop dietro Andromeda.

«Ma la campagna…. Hermione…. Il marchio ...io», continuò Malfoy guardandosi in giro.

«La campagna è morta» sibilò Pansy «Metà dei voti popolari se ne sono andati , nessuno ti voterà se pensano che tu possa mettere a repentaglio i loro figli, per fortuna genitori come i nostri sono diventati la minoranza. E i Grandi Elettori non si vogliono associare a qualcuno che è riuscito a far resuscitare il Marchio Nero a una partita di Quidditch. Non di nuovo, almeno.Senza contare che molti hanno sentito Weasley accusare Draco di essere il responsabile. Per quale motivo solo il suo cervello bacato lo sa».

«Credo che questo sia il momento perfetto per ammettere che avevo ragione : nessuno si fiderà mai di voi due. Quindi direi che potreste accettare i segni del destino, lasciarvi e permetterci di  tornare a vivere le nostre vite», commento secco Blaise , guardando in alto, dove il marchio nero era solo una linea di fumo nerastro. «Stai proprio facendo arrabbiare qualcuno, eh Granger?».

Oh, quello era sicuro. Ma chi? Era stato l’autore delle lettere a spingersi fino a quel punto ?

Chi poteva avercela così tanto con loro?


Grazie come sempre a Giulia, che in questi ultimi capitoli mi sta aiutando tantissimo a prendere delle decisioni su questa storia.Nel prossimo capitolo torna un po' di romanticismo post stress, ma saranno più sospetti e litigi che altro.
Grazie come sempre della pazienza e se lo vorrai fammi sapere quali sono i tuoi sospettati o cosa ne pensi della storia ( anche in privato se preferisci)

   
 
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