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Autore: Frytty    27/09/2009    2 recensioni
Novembre.
Una giornata come tante.
Una notte come tante.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve ragazze! Sono in ritardo mostruoso, vero? Beh, devo dire, oltre al fatto che mi perdoniate ovviamente XD, che questo capitolo ha faticato parecchio a venire fuori, più che altro perché le cose, nonostante sembrava si fossero sistemate, sotto tutti i punti di vista, ancora una volta sono soggette a sorprese che sconvolgeranno la vita dei protagonisti e non mi va davvero di anticiparvi nient'altro, quindi ho dovuto faticare parecchio per far venire fuori il capitolo esattamente come volevo che fosse. Scusatemi ancora per il mostruoso ritardo e come al solito mi piacerebbe ringraziare le dolcissime persone che hanno commentato lo scorso capitolo:

La Nika: Grazie per il complimento! Mi spiace di non aver aggiornato presto come speravi ^^ Un bacio!

myki: Scrivere una lettera alle sei del mattino può essere davvero deleterio, e più che altro ho voluto mettere in risalto la confusione che agita Lily, se sono risultata poco credibile mi spiace moltissimo, ma davvero non era ovviamente questa l'intenzione XD! In ogni caso, io ho sempre creduto che Piton era cattivo sin dall'inizio, ma poi quando una mia amica mi ha fatto notare che alla fine eravamo portati ad odiare Piton perché lo odia anche Harry e alla fine l'intera storia è narrata dal suo punto di vista, non ho potuto non darle ragione e poi, ovviamente, come un po' tutti credo, mi sono ricreduta sul conto di Piton solo alla fine del settimo libro, perciò credo anch'io che a quei tempi egli fosse perfettamente cosciente di ciò in cui si era irrimediabilmente invischiato e mi è piaciuto davvero moltissimo inserire uno spezzone della vita infantile di Lily e Severus insieme, perché qualunque cosa si dica, Piton è stata comunque una parte importante di Lily e se alla fine è diventata quella che era, secondo me, lo deve anche un po' a lui, perché certe situazione ti cambiano irrimediabilmente. Scusami lo sproloquio XD! Ti ringrazio della recensione che come sempre mi riempie di gioia ^^!

Nota di inizio capitolo: Vorrei semplicemente aggiungere prima del capitolo che il comportamento decisamente audace di Lily è del tutto volontario e successivamente, nei capitoli successivi, verrà spiegato tutto ^^

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32. Pain

Il viaggio di ritorno ad Hogwarts non le era mai sembrato così piacevole e, per giunta, con James.
Remus, Peter e Sirius li avevano lasciati soli con la scusa di andare a salutare alcune ragazze che Sirius aveva incontrato la mattina stessa appena prima di partire e nonostante James sapesse che era la pura verità, perché era stato anche lui protagonista dei commenti di alcune ragazze del gruppo, supponeva fosse principalmente perché i loro amici desiderassero lasciarli un po' da soli.
Il tempo non sembrava mai abbastanza: ronde, allenamenti di Quidditch, estenuanti riunioni con i Prefetti delle diverse Case, lo studio, le lezioni... non c'era davvero tempo per loro e nonostante entrambi sapessero tenersi impegnati durante l'assenza dell'altro, avevano quasi un bisogno fisico di essere lasciati un po' in pace, in tranquillità, dove nessuno li avrebbe disturbati.
< Non pensavo mi avresti scritto, sai? > Le disse James appena Sirius ebbe chiuso dietro di sé la porta dello scompartimento.
< A dir la verità nemmeno io, ma poi ho pensato che non mi avrebbe fatto male. > Sorrise.
< No, davvero mi ha fatto piacere. Sai essere davvero imprevedibile quando vuoi. > James si alzò e prese posto accanto a lei.
< Allora, perché non mi racconti la storia dell'incubo? Abbiamo tempo... > Le sussurrò prima di baciarle una guancia.
< Oh, non so se possa interessarti davvero. Insomma, parlerei solo di me per tutto il tempo, non vorrei ferire il tuo orgoglio... > Scherzò.
< Saprò rifarmi appena se ne presenterà l'occasione e poi, a me piace parlare di te. > Le rispose soppesando appena la cosa.
< D'accordo. Beh, più o meno conosci già la parte principale del mio rapporto con Petunia, no? > Gli chiese pratica.
James annuì.
< Forse la cosa che ancora non sai è che si è sposata pochi mesi fa. >
< L'avevo intuito dalle tue lettere. > La interruppe appena.
< E non mi ha invitata al suo matrimonio come puoi ben immaginare. Insomma, tutto sommato adesso che la cosa è passata non m'importa poi molto. Quando ho cominciato gli studi qui me l'aveva annunciato che per lei non sarei più stata la sorella che aveva conosciuto. Si sarebbe rifiutata di riconoscermi e non avrebbe fatto altro che insultarmi durante il mio ritorno a casa per le feste. Fondamentalmente ero dispiaciuta per lei, insomma era semplicemente invidiosa di me, come i bambini che hanno invidia dei fratelli più piccoli e tentano in tutti i modi di attirare comunque l'attenzione. Ecco, lei era esattamente così: la figlia maggiore che invidiava la sorella minore perché aveva poteri magici. Non so se sarebbe d'accordo se ti dicessi questo, ma non voglio avere segreti con te dopo quello che abbiamo passato. Un giorno io e Piton stavamo giocando nella mia stanza quando lui ha notato un pezzo di pergamena nel cestino. Potevo essere stata io ma non avevo ancora mai visto una pergamena perché non frequentavamo ancora Hogwarts e curiosi di sapere chi fosse l'abbiamo letta: era una lettera di Silente in persona, indirizzata a mia sorella. Non era una lettera molto lunga, ma avevo senza bisogno di rifletterci a lungo, capito quello che Petunia aveva fatto: aveva scritto a Silente nella speranza di essere ammessa anche lei ad Hogwarts come me.
Non ho avuto il coraggio di parlargliene i giorni seguenti, ma non potevo sopportare di perdere in quel modo una sorella, la mia compagna di giochi preferita e così il giorno della partenza le ho promesso che probabilmente avrei potuto parlarne con Silente che avrebbe sicuramente trovato una soluzione e magari, avrebbe cambiato idea su di lei. > Si bloccò.
< Ma... i Babbani anche volendo, non potrebbero mai imparare la Magia! > James approfittò del silenzio della ragazza per esprimere la sua perplessità.
< Ora lo so, ma allora ero solo una bambina di undici anni che si era ritrovata ad avere poteri magici senza nemmeno capire come. In ogni caso lei ha risposto che non avrebbe mai voluto imparare ad essere un mostro come me e ha accusato sia me che Piton per aver rovistato tra le sue cose. Ero veramente abbattuta, mi rifiutavo di mettermi nei suoi panni perché ero pur sempre sua sorella e ho pensato che magari con il tempo le sarebbe passata, ma la verità è che è andata sempre peggio. Si rifiutava di parlarmi e quando lo facevo io non si perdeva d'animo e cominciava ad insultarmi, non faceva altro che chiamarmi mostro.
Sei un mostro, un mostro e neanche te ne rendi conto! continuava a ripetermi. Ci sono stata davvero male, ma dopo un po' anche se sembra assurdo sentirlo dire, ci ho fatto l'abitudine. >
Si fermò di nuovo abbassando lo sguardo sul sedile.
< Come fai a farci l'abitudine? Voglio dire, è come quello che hanno fatto a Sirius, diseredarlo solo perché la pensa diversamente dall'intera famiglia! E' come se per loro non esistesse, come se fosse morto! > Proruppe James, arrabbiato.
< Beh, so come ci si sente. E' più o meno quello che crede Petunia, sono come morta per lei e adesso che si è sposata le cose non sono migliorate: lei e suo marito mi ignorano completamente a tavola. Non vorrei essere nei panni dei miei genitori durante le feste perché sono come costretti tra due fuochi: vorrebbero lasciarmi intervenire, ma Petunia non fa altro che riportare l'attenzione su di sé e suo marito. >
< E quell'incubo che hai fatto, aveva qualcosa in comune con tutto ciò? > James era rimasto davvero sorpreso da quel racconto. Le sembrava quasi impossibile che una Babbana potesse essersi messa in contatto con Hogwarts e con Silente in persona per entrare nella Scuola di Magia e Stregoneria più importante d'Inghilterra. Tuttavia, voleva cercare di capire meglio la vita di Lily e i suoi sentimenti. Aveva una visione più o meno chiara del passato di Lily con Piton e con la sorella prima di quella chiacchierata, ma adesso che stavano affrontando l'argomento lo erano ancora di più: molte cose tornavano al loro posto, completando il puzzle.
< In verità si. Ho pensato che magari un giorno anch'io sarò sposata come lei e che magari avremo entrambe un figlio a cui badare e ho realizzato che non potremmo mai incontrarci per un tè il pomeriggio, non potremmo mai vedere i nostri bambini giocare insieme, non potremmo mai confidarci come un tempo. Non so per quale motivo, ma il pensiero mi ha letteralmente sconvolta. Al confronto, il pensiero di dover morire non è nulla, un'inezia. > Sospirò di angoscia e James seppure non sapesse immaginarsi il suo stato d'animo perché non aveva mai avuto motivo di dover far fronte ad una situazione del genere, cercò comunque di capirla e le prese la mano stringendola, per infonderle coraggio e affetto.
< Forse sono una stupida. Spero in ogni caso che un giorno potremmo riavvicinarci e ritornare le stesse di un tempo, senza rancori. > I suoi occhi verdi bellissimi, si erano velati di tristezza e di malinconia e James le permise di accoccolare la testa sul suo petto.
< Mai perdere la speranza, Lily. >
< So che è così che si dice, ma sto incominciando a ricredermi. Tendo a fidarmi sempre troppo delle persone che mi circondano e alla fine finisco per rimanere scottata. Forse dovrei smetterla di essere così sciocca, dovrei smetterla di trastullarmi con favole immaginarie e sogni che non si realizzeranno mai. >
< Io sono qui per te lo sai, no? Qualunque cosa succeda tra di noi, qualunque strada sceglieremo una volta finita la Scuola, io ci sarò sempre per te. > Aveva lo sguardo serio, quasi severo mentre l'obbligava a guardarlo negli occhi.
< Irrimediabilmente il nostro destino è già segnato. > Rispose lei con uno strano sorriso.
< Beh, effettivamente dovremmo concentrarci di più sulla questione figlio, voglio dire, ci sono ancora dei particolari che mi sfuggono: ad esempio saresti in grado di dirmi dove sarà concepito? L'incubo avrebbe anche potuto essere più preciso. > Borbottò lui sorridendole maliziosamente.
Il suo sguardo intenso fece arrossire Lily.
< Credi che lo scompartimento dell'Espresso di Hogwarts possa essere una possibilità? > Chiese in un sussurro appena udibile, ma che non sfuggì a James.
< Non è da escludersi... > E la baciò sulle labbra con passione. Lily rispose al bacio senza bisogno di farselo ripetere e circondò il collo del ragazzo con le braccia portando poi le mani tra i suoi capelli neri spettinati, stringendoli tra le dita.
James la sollevò per la vità facendo in modo che si portasse a cavalcioni su di lui. Lei si adattò immediatamente alla nuova situazione, prendendo ad allentargli la cravatta della divisa, senza separare le sue labbra da quelle del ragazzo.
Quando si separarono per riprendere fiato, Lily abbassò lo sguardo sui bottoni della camicia di lui prendendo, l'attimo dopo, a liberarli dalle rispettive asole.
James sospirò appena quando sentì le sue mani privarlo della camicia ed accarezzargli appena i pettorali ben scolpiti.
Quando Lily scese più in basso, andando ad occuparsi della cintura dei suoi pantaloni, James le fermò le mani. Lily alzò lo sguardo su di lui confusa, ma James non perse tempo in parole e cominciò a baciarle il collo mentre con le mani si dava da fare per liberarla della camicetta e poi della cravatta. Lui l'aveva ancora al collo.
Lily si lasciò andare ad un gemito quando sentì le labbra di James scorrerle sulla spalla e poi nell'incavo dei seni.
Era impaziente, davvero non riusciva a resistere e si meravigliò lei stessa dei suoi pensieri, completamente discordanti tra loro in quel momento.
Portò nuovamente le mani alla cintura dei pantaloni di lui, riuscendo a sfilarla dai passanti lasciandola ricadere a terra, poi si dedicò ai bottoni ed infine alla cerniera.
Aveva completamente dimenticato dove si trovava, non riusciva a percepire altro se non il respiro affannato di James e le sue mani che cercavano di spingerla sempre più verso di lui.
James affannato e desideroso di lei le scoprì le gambe lasciando che la gonna gli scivolasse dalle mani a raggiungere gli altri capi già a terra, ma aveva aspettato fin troppo. Con un movimento brusco tentò di portarsi su di lei, ma quello che riuscì ad ottenere fu un tonfo sul pavimento del vagone che sorprese entrambi.
< Ahi! > Protestò lei, sorridendo l'attimo dopo.
< Scusa... > Sorrise anche lui, baciandole poi le labbra con impeto.
< E se qualcuno ci vedesse? > Proruppe lei tra un gemito e un sospiro.
< Uhm... > James protestò appena prima di recuperare la bacchetta abbandonata sul sedile dove fino a poco prima erano stati seduti, mormorando subito dopo un incantesimo di Insonorizzazione e uno di Invisibilità: anche volendo nessuno sarebbe riuscito a trovare quel vagone.
La liberò anche della biancheria intima che indossava e fu completamente sua. Le prime spinte rivelarono tutta l'urgenza di James di soddisfare quel piacere tanto che Lily per un attimo fu incapace di fare altro se non gemere.
Riuscì ad assecondare il suo movimento solamente quando il ritmo di James si fece più dolce e cadenzato.
Cercò il suo viso per poterlo baciare e in un attimo aveva ribaltato le posizioni, trovandosi esattamente seduta a cavalcioni su di lui.
Spostò i capelli ramati sulla spalla destra e gli si avvicinò nuovamente per catturare le sue labbra in nuovo bacio mentre continuava ad ondeggiare i fianchi in maniera così assurdamente sensuale che James stentava a credere che stesse davvero facendo l'amore con Lily Evans.
L'orgasmo giunse atteso e inaspettato per entrambi, in dolce e perfetta sincronia.

< Insomma l'avete fatto in un vagone dell'Espresso? > Le domandò Alice sbalordita mentre si dirigevano alle carrozze che le avrebbero condotte al Castello.
< Potresti evitare di sbandierarlo ai quattro venti? > La rimproverò lei lanciandole un'occhiata di fuoco.
< Scusa! E' solo che mi sembra strano ecco! Non ti facevo così poco... romantica... > Si difese salendo sulla prima carrozza disponibile.
< Beh, non era una cosa che avevo previsto effettivamente, ma ne sentivo la mancanza. > Arrossì a quelle parole. Dopo la prima volta che avevano fatto l'amore non è che avesse avuto modo di rifletterci né da sola né con lui, ma quando l'aveva baciata poco prima, aveva perso completamente il senno della ragione, non riuscendo a fare altro se non assecondare il suo desiderio e le intenzioni di James.
< Non voglio dirti cosa devi e non devi fare, Lily, ma lo hai ripetuto spesso anche tu. Il vostro rapporto è in bilico, non siete fidanzati e non vi siete nemmeno indifferenti, avresti potuto aspettare. > La carrozza aveva iniziato a muoversi e loro ne erano le uniche occupanti.
< Sono stata troppo precipitosa, vero? > Si portò una mano davanti al viso. Non era pentita di quello che aveva fatto, non era pentita di aver condiviso quei momenti con James, ma effettivamente se ci rifletteva si rendeva conto di essere stata affrettata, non ci aveva pensato, ecco.
< Hai deciso tu cosa fare, magari non era la cosa sbagliata. >
< Forse non è stata la cosa sbagliata, ma sicuramente quella più semplice. >
< Nella vita non tutte le scelte sono difficili, Lily. Io magari avrei aspettato, forse tu sei stata di un altro avviso. >
< Non ne sono pentita è solo che... > Sospirò appena.
< Ascolta Lily, voi siete destinati a stare insieme. Forse è stata la cosa migliore per voi! Sai meglio di me che a volte i gesti valgono più di mille parole. Hai fatto quello che ti sembrava giusto in quel momento, non hai davvero ragione di pentirtene. > Le ripeté Alice scuotendola appena per le spalle.
< Forse è come dici tu. >
< Tu lo ami e lui ama te. Era giusto così. > Rispose Alice sorridendole. Con le sue prime impressioni sulla faccenda non voleva certo far cadere Lily in confusione, ma era quello che avrebbe fatto lei. Molte volte dimenticava che Lily nonostante si mostrasse al mondo come una ragazza equilibrata e in grado di ponderare le situazioni prima di agire, sapeva essere anche molto impulsiva a volte. James la stava coinvolgendo in maniera davvero forte e inevitabile e lei era quasi assuefatta dalla sua presenza. Era stato naturale agire in quel modo per lei, lo capiva.

Quella sera, durante la ronda notturna, non ebbero modo o forse bisognerebbe dire voglia, di toccare l'argomento.
Solo che a Lily sembrava strano stare insieme ad un ragazzo, farci l'amore per quella che ormai era la seconda volta, e poi non saper affrontare l'argomento. Il fatto era forse, che non sapeva nemmeno lei se stava insieme a James Potter.
La sua mente le suggeriva di domandarglielo, di mettere subito le cose in chiaro, il suo cuore le diceva che non ce n'era bisogno, che erano così perfetti insieme che le parole sarebbero state inutili. Eppure lei non sopportava di vivere in quel dubbio che piano la stava consumando.
< James? >
< Si? > Si voltò verso di lei, sorridendo appena.
< Posso chiederti una cosa? >
< Tutto quello che vuoi. >
< Noi cosa siamo? > Si era fatta coraggio finalmente, glie l'aveva chiesto.
< In che senso? > James aggrottò le sopracciglia.
< Voglio dire... siamo fidanzati o cosa? >
< Beh, io speravo fossi tu a dirmelo! Mi avevi chiesto un po' di tempo... > Si grattò la nuca imbarazzato, non sapendo bene come condurre il discorso.
< E' solo che... dopo oggi... > Aveva abbassato lo sguardo.
< Ti ho confusa per caso? > Le chiese preoccupato.
< Non so se sono confusa... ho sentito la tua mancanza e non posso pentirmi di quello che ho deciso di fare, ma forse abbiamo corso un po' troppo... >
< Mi dispiace! Ti avevo promesso che avrei rispettato i tuoi tempi e come al solito, ho mandato tutto all'aria... > James sembrava davvero mortificato.
< No! No, non è per questo! > Si affrettò a chiarire lei. < E' solo che... vogliostareconte! > Lo disse molto velocemente, non prendendosi nemmeno il tempo necessario per respirare. Era vero d'altronde, voleva stare insieme a lui, ma la verità era che si vergognava fin troppo di dirglielo e non era per paura di venire respinta perché sapeva bene che James l'avrebbe aspettata e amata, ma perché non era ancora riuscita fino in fondo, almeno a parer suo, a dimostrargli il suo affetto.
James sorrise del suo imbarazzo e si fermò esattamente di fronte a lei, costringendola ad alzare lo sguardo. Le accarezzò una gota che Lily ebbe come l'impressione che prendesse fuoco al suo solo tocco e le spostò una ciocca ribelle di capelli dietro l'orecchio prima di avvicinarsi e di sfiorarle le labbra in un bacio.
< Anch'io voglio stare con te, Lily. Per sempre. >
E Lily sorrise appena prima di abbracciarlo.

James era irrequieto. Non riusciva a prendere sonno, ma non era rimasto solamente sveglio nel suo letto ad osservare il soffitto, come gli era capitato altre volte, no. Si era addormentato quasi subito appena Remus aveva spento la luce sul suo comodino dopo la sua lettura serale, prima di addormentarsi, ma era caduto in un sogno, o meglio in un incubo irrequieto e, purtroppo, conosciuto.
Forse era solo il suo subconscio che gli suggeriva ancora quelle immagini per lui terrificanti, o forse quel qualcosa che aveva fatto sì che il suo incubo fosse legato a quello di Lily era ancora in circolazione.
La scena era diventata più nitida e forniva maggiori dettagli: se prima nutriva qualche dubbio effettivo sull'identità dei personaggi, ora non avrebbe saputo se gioire per la definitiva scoperta, o piangerne.
Il suo lui, appena un po' cresciuto, era seduto sul divano e giocava tranquillo con un bambino di circa un anno che si divertiva ad acchiappare le volute di fumo che stava facendo fuoriuscire dalla bacchetta. Il fumo, neanche a dirlo, gli sfuggiva dalle mani come acqua fresca, eppure il bimbo sembrava ugualmente contento, sorrideva e batteva le manine, quasi volesse fare un applauso.
La figura di Lily era apparsa dalle scale, sorridente e aveva sottratto il bambino dalle sue braccia con fare amorevole e protettivo.
< E' davvero ora di fare la nanna. > Aveva sussurrato mentre il bambino stringeva tra le mani una sua ciocca di capelli vermigli.
Lui era rimasto seduto sul divano ad osservarla risalire le scale e l'attimo dopo, si era lasciato andare ad uno sbadiglio, stiracchiandosi, le braccia in alto. Si sentiva stanco, molto stanco.
Poi il sogno era svanito e lui si era ritrovato ad osservare il profilo del comodino nella stanza buia.
Aveva sbuffato e si era rigirato tra le lenzuola, irrequieto. Ed era così che era rimasto fino a quando non aveva deciso di mettersi seduto, le spalle contro la spalliera del letto a baldacchino.
Aveva preso tra le mani l'ampolla in movimento che gli aveva regalato Lily e aveva preso a scuoterla, come gli aveva insegnato Remus: la neve aveva preso a vorticare ancora più forte intorno ai bambini che stavano costruendo il loro pupazzo di neve e evidentemente, Lily aveva previsto anche l'eventualità che un giorno avrebbe scoperto che l'ampolla andava capovolta, perché i bimbi si strinsero nei loro cappotti e si sistemarono meglio la sciarpa intorno al collo, sempre sorridenti.
Stranamente, era l'unica cosa quella, che riusciva a tranquillizzarlo.
Sospirò appena.
Non sopportava rimanere separato da Lily nemmeno durante la notte. Aveva paura che le capitasse qualcosa, qualsiasi cosa e non avrebbe sopportato di essere lontano.

< Lily, ti senti bene? > Alice si era svegliata preoccupata alle urla di Lily. Le altre avevano continuato a dormire tranquille, ma lei si era voltata verso l'amica e l'aveva osservata preoccupata. Ansimava mentre le lacrime le scorrevano copiose sulle guance, andando a bagnare le lenzuola stropicciate che stringeva tra le mani.
< Lily... > Alice si era alzata e le si era avvicinata, sedendosi accanto a lei. < Che succede? > Le aveva posato un braccio sulla spalla, notando che tremava. Afferrò la coperta caduta per terra e glie la posò sulle spalle.
< M-mi porteresti dell'acqua, Alice, per favore? > Era riuscita alla fine a mormorare Lily, sconvolta, lo sguardo smeraldino perso nel vuoto.
< Certo! > Si era alzata di scatto e si era diretta in bagno, aveva afferrato il primo bicchiere che aveva trovato sul lavabo e l'aveva riempito d'acqua.
Lily aveva afferrato il bicchiere con mano tremante, tanto che Alice volle assicurarsi che non gli scivolasse dalle mani, e la aiutò a portarselo alle labbra.
Poi, successe tutto troppo in fretta.
Lily ebbe una specie di singulto, quasi stesse per vomitare e l'attimo dopo era ricaduta sul letto. Tremava incontrollabilmente, gli occhi semichiusi.
< Lily! Lily! Riesci a sentirmi?!? > Alice si era nuovamente alzata in piedi, una mano sulla fronte di Lily. Era calda, incredibilmente calda.
< Dio, cosa faccio? > Aveva mormorato tra sé. La presa già debole di Lily intorno al bicchiere, si era allentata inesorabilmente e il bicchiere era scivolato sul pavimento, infranto.
Forse avrebbe potuto correre fino all'Infermeria e domandare l'aiuto di Poppy, ma in quello stato, l'Infermeria le sembrava così lontana e non sapeva se le gambe, debole come si sentiva, l'avrebbero retta.
La cosa migliore era andare a chiamare James.

< James! James, devi venire subito! Lily non sta bene! >
Prima ancora della porta che sbatteva, James aveva sentito la voce di Alice e quando lei era piombata nella stanza, svegliando tutti, lui era già in piedi, l'ampolla era scivolata dalle sue mani, frantumandosi sul pavimento, ma lui sembrò non accorgersene.
< Che succede? > Biascicò Sirius, volgendo uno sguardo alla porta mentre Remus accendeva la luce e Peter borbottava qualcosa di incomprensibile ritornando a dormire dopo essersi voltato dall'altra parte.
< Che le è successo? > Chiese James, serio all'indirizzo di Alice.
< Non lo so! Si è svegliata urlando e l'attimo dopo mi ha chiesto un bicchiere d'acqua, sono corsa a prenderla, ne ha bevuto un sorso ed è ricaduta sul letto. Credo abbia la febbre e trema... i-io... io non so che fare! > Era spaventata e le lacrime non facevano che rendere sempre più evidente la sua preoccupazione.
< Ma, non possiamo salire nel Dormitorio femminile! > Anche Remus si era alzato.
< Non riesci a farle scendere le scale? > Aveva domandato James all'indirizzo di Alice, posandole una mano sul braccio, rassicurandola.
< Non lo so, potrei provare... > Aveva mormorato.
< Ok, vai, noi aspettiamo in Sala Comune. > Aveva risposto lui ed aveva già presto a vestirsi quando Alice era scomparsa per le scale.
< Cosa fai? > Gli aveva domandato Sirius, ancora mezzo addormentato.
< Mi sto vestendo, Sirius, non è ovvio? > La voce di James tremava nonostante cercasse di non darlo a vedere.
< Per quale motivo? >
< Sirius, sei ritardato o cosa? Devo portare Lily in Infermeria! > Aveva quasi urlato James al suo indirizzo, allacciandosi le scarpe.
< Vengo con te! > Aveva subito mormorato Remus, già pronto sulla soglia della porta.
< D'accordo, vi accompagno. > Sirius si era finalmente alzato ed aveva afferrato la vestaglia che aveva abbandonato a terra. < Ma non ho intenzione di vestirmi. > Aveva borbottato poco dopo più a se stesso forse che agli amici.

< Ti prego, Alice, non ce la faccio... >
< Dai, Lily! Sono solo tre gradini, puoi farcela! > Non riusciva a smettere di piangere, ma era per Lily e non voleva che si preoccupasse. Nascondeva le lacrime asciugandole con il dorso della mano prima che le scivolassero sul mento.
< Non mi reggo in piedi! > Continuava a protestare l'amica.
Era debole ed Alice stava davvero cercando di mettere mano a tutte le sue forze pur di aiutarla.
< Ci sei quasi. > Le aveva mormorato mentre scendevano l'ultimo gradino che le separava dalla Sala Comune e Lily si accasciava stremata contro la parete.
Nello stesso momento Remus, James e Sirius le si erano avvicinate.
< Lily, come stai? > James le si era inginocchiato di fronte, scuotendola appena per le spalle.
< Male. Mi fa male la testa e non mi reggo in piedi. > Mormorò lei in risposta.
James si voltò verso Alice.
< Non mi hai detto che era in grado di rispondere. >
< Non lo so, quando sono ritornata in dormitorio, ho sentito che mi chiamava. Prima non sarebbe riuscita ad articolare una frase, sembrava fosse in grado solamente di tremare e gemere appena. >
< Cosa facciamo? > Chiese Remus.
< Dobbiamo portarla da Poppy, non possiamo fare molto altrimenti. > James aveva sollevato Lily in braccio e lei gli aveva avvolto il collo con le braccia.
Varcarono il Buco del Ritratto e camminarono a passo spedito diretti al primo piano, la punta delle bacchette illuminate.
< James... devi farlo smettere... > Lily aveva posato la testa sulla sua spalla e aveva gli occhi chiusi, come se stesse dormendo.
James chinò il capo verso di lei.
< Cosa devo far smettere? >
< Questo dolore... ti prego... io non so se ce la faccio a sopportarlo... >
< Quale dolore? Di cosa parli? > Inutile nascondere il panico nella sua voce e la sua preoccupazione.
Ma Lily non rispose più.
< Credo sia svenuta. > Disse agli altri cominciando l'attimo dopo a correre.
< Come svenuta? > Aveva mormorato Alice, rimasta appena indietro.
< Non lo so! Non risponde più! >
Alice si era inginocchiata sul pavimento, il volto in lacrime.
Remus le si avvicinò, ritornando indietro, lasciando James e Sirius continuare verso l'Infermeria.
< Alice, andrà tutto bene. > Le si era inginocchiato di fronte e le aveva posato le mani sulle spalle.
< Io ho paura, Remus, tanta paura. Non voglio che soffra. >
I singhiozzi ora che i passi di James e Sirius si erano allontanati, risuonavano distinti nel corridoio deserto.
< Andrà tutto bene, se c'è qualcuno che risolve tutto, quella è Poppy. Non devi preoccuparti. >
Alice tirò su con il naso.
< Te la senti di alzarti? > Alice annuì debolmente afferrando la mano che Remus le aveva teso per rimettersi in piedi.

< Madama Chips, deve aiutarci! > James posò Lily su un lettino, dolcemente e le scostò appena i capelli dalla fronte.
< Cosa diavolo è successo? > Poppy lo scostò bruscamente, poggiando l'attimo dopo una mano sulla fronte bollente della ragazza.
< Non sappiamo cosa sia successo di preciso... Alice dice di averla sentita gridare, lei ha chiesto un bicchiere d'acqua ed Alice è corsa a prenderglielo. L'attimo dopo aver bevuto, si è accasciata sul letto, tremante. >
< Da quanto è svenuta? >
< Pochi minuti, credo. > Rispose James, accarezzando la mano di Lily.
< Devo chiedervi di uscire, ragazzi. >
< Cosa?!? Nemmeno per sogno! Noi restiamo qui! > Aveva borbottato Sirius contrariato.
< Mi spiace, ma non sono sicura di riuscire a combinare qualcosa con voi in circolazione. Vi farò chiamare appena avrò finito. > Rispose l'infermiera secca, esortandoli ad uscire.
< Ma non potete! Lei è nostra amica! > Era vero, Sirius non aveva mai avuto un buon rapporto con Lily, ma d'altronde, adesso che era diventata la ragazza di Ramoso, la sentiva quasi parte della famiglia. E non poteva abbandonare James, né tanto meno lei.
< La vostra amica ha bisogno di riposo adesso e di una pozione che le permetta di riprendere i sensi. Non sareste di alcun aiuto. >
James continuava a stringere la mano di Lily, turbato.
< La prego, mi faccia restare. > Aveva mormorato distrutto qualche attimo dopo, mentre ancora Sirius stava litigando con lei.
Sirius si era bloccato di colpo e Poppy l'aveva osservato, stupita.
I suoi occhi... bruciavano e facevano male allo stesso tempo.
< Mi spiace, signor Potter. Le regole sono uguali per tutti. La manderò a chiamare. > Poppy aveva preso un respiro più lungo e aveva chiuso gli occhi quel tanto che bastava per riprendere la concentrazione.
< Andiamo, Ramoso. > Sirius l'aveva stretto per un braccio e lo stava invitando a seguirlo. James abbandonò la mano di Lily a malincuore e non le distolse gli occhi di dosso fin quando Sirius non richiuse dietro di sé la porta dell'Infermeria.
Si accasciarono contro la parete.

Lily avrebbe solo voluto che tutto quel dolore svanisse con uno schiocco di dita. Non lo sopportava, le stava lacerando le carni, le bruciava il cuore e come se non bastasse, si sentiva impotente di fronte allo spettacolo a cui stava assistendo.
< No! Io non voglio! > Si dibatteva sul letto, voltando la testa da un lato e dall'altro del cuscino, tremava e aveva freddo.
< Si calmi, signorina Evans, questo la farà stare meglio. > Poppy le si era avvicinata reggendo in mano quella che assomigliava ad una tazza contenente del liquido blu.
Le alzò il capo, piano e le avvicinò il contenitore alle labbra, ma Lily non era in sé e aveva paura che quello che stava per bere non avrebbe fatto altro che peggiorare il suo dolore.
Gli occhi ancora chiusi, voltò il capo dall'altra parte e con una mano gettò via il bicchiere, il liquido smeraldo riverso sul letto e sul pavimento.
L'Infermiera corse a prendergliene dell'altro, ma non appena avvicinava, o solo tentava di avvicinare, il liquido alle labbra della ragazza, lei voltava la testa dall'altra parte con una smorfia di disgusto a disegnarle le labbra e allontanava con una mano il contenitore.
Poppy non era nemmeno sicura fosse del tutto in sé perché aveva ancora gli occhi chiusi e mormorava frasi sconnesse a bassa voce, poco più di un sussurro.
Doveva essere svenuta!
Eppure non sembrava aver perso i sensi.
Non si sentì in grado di fare altro se non di mandare a chiamare il Preside.
Lasciò il bicchiere sul comodino accanto al letto e corse alla porta spalancandola bruscamente e spaventando James, Sirius, Remus ed Alice che avevano abbandonato la testa sulle ginocchia e avevano chiuso gli occhi, come a voler cercare in qualche modo di trovare loro stessi la soluzione a quel problema.
< Potter, entri e la tenga d'occhio. Io vado ad avvertire il Preside. > Gli ordinò perentoriamente l'Infermiera, avviandosi l'attimo dopo alle scale.
< Dal Preside?!? Cosa diav-> Ma Sirius venne interrotto bruscamente dalla stessa Poppy.
< Niente domande, Black! > I piccoli tacchi delle sue scarpe risuonavano rumorosamente sulle scale di marmo, nel silenzio della notte.

   
 
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