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Autore: Novelist Nemesi    16/10/2009    3 recensioni
-Di solito la polizia concede la grazia alle persone come lei. Dopotutto, lei è una vittima… Ciò significa che forse anche nella polizia c’è qualche persona che collabora con questa gente. Non può fidarsi di nessuno, e l’esapserazione l’ha portata qui…- L si trova di fronte a un nuovo caso. Con questa storia Nemesi torna nell'universo di EFP, affrontando un tema diverso. Sperando di riuscire a colpirvi, Nemesi vi augura buona lettura come sempre!
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Ti prego, cerca di resistere!-
Neanche la pioggia poteva coprire il disgusto che circondava quelle due fanciulle.
Un lampione rovinato, un terreno scivoloso, una scia di sangue, delle lacrime facevano da sfondo alla vicenda che stava accomunando quelle ragazze con una sola cosa in comune. Anzi, due: il lavoro e la disperazione. Una via di fuga, questo balenava nella mente delle due, seppure una non riusciva a parlare.
La ragazza che cercava di trovare aiuto, dando sfogo alle proprie corde vocali, barcollava sui propri tacchi a spillo di almeno dieci centimetri, senza più avvertire il freddo che abbracciava le sue gambe scoperte e la camicetta sbottonata ormai diventata tutt’uno col suo petto.
Anche chiamando l’ambulanza, erano in alto mare. I soccorsi tardavano ad arrivare e alla ragazza non restò scelta che caricarsi la compagna sulle spalle, cercando di non farle ulteriormente male.
A metà strada l’ambulanza la raggiunse, arrivarono in tempo all’ospedale. Ma per la sua compagna non ci fu niente da fare.
La pioggia continuava a cadere, accompagnato da qualche lampo, come se volesse comunicare la propria tristezza su quell’ospedale.
-Signorina, deve aiutarci a rintracciare i parenti…-
-Io non so chi fosse quella donna- rispose senza emozione la ragazza
-E’ un problema. Dovremo chiamare la polizia-
Solo allora la ragazza si mostrò di nuovo agitata –No, no, niente polizia! ve ne prego… Me ne occuperò io. Me lo ha detto lei stessa, ha lasciato tutto a me…-
Poco dopo arrivò un’altra ragazza, con un occhio nero e la voce che si stava rovinando di urla. Sdraiata su una barella, in un lenzuolo coperto di sangue. Nonostante la scena raccapricciante, riuscì a riconoscere la ragazza sui tacchi che la guardava impressionata. Pregò di farla entrare in sala, per assisterla.
-Cosa ci fai anche tu qui?-
-Aaaaaaaaaaah! Ugh! A… Aiutami! T-t-ti prego…-
-Cosa vuoi che faccia?-
-Io… Io devo tornare… Waaaaaaaaah!-
-No! Approfittane ora! Appena hai risolto qui, scappa!-
-M… Mi troverebbero… E allora sì che sarebbe un guaio… Aaaaah!-
Mentre un pianto genuino travolse la sala, la ragazza le promise che avrebbe pensato lei a tutto. E stavolta c’erano i medici testimoni.
Anche quel giorno pioveva. Ma l’ambiente esterno non importava, era un qualcosa da lasciare lontano, ancora per un po’.
Nessuno, in quella grande casa, avrebbe pensato a un nuovo iscritto piuttosto particolare, e piuttosto fuori età.
Davanti alla porta una ragazza con abiti leggeri e un cesto in mano supplicava di farla entrare per affidare ciò che teneva nella culla.
-Signorina, non possiamo fare entrare chiunque…-
-Ve ne prego! Non potete lasciarlo su una strada… Mi hanno detto che questo istituto avrebbe offerto le migliori qualità per la sua crescita…-
Il signore con gli occhiali e attempato sembrava inflessibile –Non è mia la responsabilità…-
-Fatemi parlare col direttore!-
-Io sono il direttore, ma non è comunque mia la responsabilità. O almeno, solo per una parte-
La ragazza insisteva per parlare con qualcuno. Giurava che avrebbe sfondato la porta.
-Non peggiori le cose, signorina. Si cerchi un altro posto…-
Altra gente assisteva a quel battibecco. Per lo più bambini.
-In questo momento- continuava il signore –Il proprietario di questo posto è in Thailandia. Quindi capisce che è impossibile parlare con lui-
-Ma vive qui, no? Datemi il suo indirizzo-
-E’ impossibile rintracciarlo. Ora, per favore, andate via…-
No. Non sarebbe finita così –Prendete almeno lui per stanotte. Domani tornerò a prenderlo-
Era passato un mese da allora.
Ci troviamo sempre allo stesso istituto, in una giornata di sole.
Al proprietario del posto venne detto solo che davanti alla porta era stato trovato un bambino.
La voce però era girata in fretta, e siccome molti informatori erano dei bambini, le cose venivano ingigantite.
-Dunque, mi stai dicendo che questo bambino è stato portato da un alieno che voleva conquistare l’istituto e, non potendolo fare, ha lasciato un’arma di distruzione totale che ha le sembianze di un neonato?-
-Sissignore! Io l’ho visto. Era alto altissimo e guardava il signor Roer con occhi di fuoco!-
-Grazie, Tim. Sei stato molto in gamba-
Per il signore era giunto il momento di partire di nuovo.
La macchina però presentava qualche problema. Non partiva, la benzina sembrava andata e la macchina faceva un rumore strano.
Scese per controllare, ma appena si chinò verso il cofano, si trovò davanti al collo un pezzò di legno lavorato in modo da tagliare la gola.
-Se fate un passo vi sgozzo-
Il signore, in tutta calma, chiese semplicemente chi fosse l’attentatore.
-Siete voi il responsabile di quell’orfanotrofio?-
-Proprio così. Quillsh Wammy- rispose l’anziano, alzando di poco il cappello –E voi, signorina?-
-Mi chiamo Erin. Ora ascoltatemi attentamente- prese una pausa –Innanzitutto, come sta il bambino?-
-Intendete il nuovo arrivato? Dunque siete stata voi a lasciarlo lì-
La ragazza rise –Dovevo immaginarlo che vi avrebbero detto così. Comunque come sta-
-Sta bene, anche se piange ogni notte-
Ci fu un’altra pausa. La ragazza sembrava esitare stavolta –Ora ho bisogno di trovare una certa persona, che voi mi dovrete indicare-
-Di chi si tratta?-
-Oh, questo me lo dovete dire voi. Lui si fa chiamare… L. E tenendo sotto controllo questo posto per un mese, ho scoperto che solo voi potete contattarlo. Dove si trova adesso?-
-Immagino vogliate il suo aiuto per un caso-
-In un certo senso… E, a tal proposito, guai a voi se chiamate la polizia o i servizi segreti-
Il signore ci pensò su un attimo, e la risposta fu decisamente inaspettata dalla ragazza –Credo che L si interesserà molto a ciò che vorrete dirgli-
Una telecamera inquadrava distintamente l’anziano Wammy, accompagnato però da una sconosciuta ragazza bionda.
-Watari…-
-E’ tutto sotto controllo. Questa ragazza vorrebbe esporti un caso interessante-
Sapeva di poter fidarsi di lui.
E finalmente potè incontrare la persona che si faceva chiamare L, colui di cui non si sa nulla, nemmeno il volto, la persona che ha risolto più casi di quanto si possa immaginare. A vederlo sembrava avere la sua stessa età, ma non volle rischiare. Anche perché, se pure lo avesse chiesto, di certo non ci sarebbe stata risposta.
-Mi chiamo Erin. Piacere di conoscervi, signore- si inchinò –Vi prego di ascoltarmi…-
L non rispose alla presentazione. Si limitava ad osservarla con occhi circondati da occhiaie. Tuttavia la fece accomodare su una comoda poltrona.
-Ha l’aria di chi ha passato diverse notti in bianco-
-Sono innumerevoli le notti passate in bianco…-
Watari, senza essere interpellato, portò dei biscotti e una tazza di tè caldo alla ragazza. Lei ringraziò e nascose parzialmente il suo viso con la tazza fumante. Non potè fare a meno di notare come si sedeva quel ragazzo, e come guardava le persone. Inoltre portava spesso le dita alla bocca.
-Dunque?- chiese L
-Mi dispiace informarvi che non posso pagare il lavoro che sto per offrire. Il mio lavoro non lo permette-
-Tanto per cominciare, che lavora fa?-
L ragazza esitò, più che mai. Arrossì, e con voce debole e impercettibile disse –La prostituta-
Quel tale, L, non sembrava minimamente toccato, lasciando che la ragazza continuasse –Per questo non posso chiedere aiuto alla polizia… Mi arresterebbero. E vi prego di non farne parola con loro…-
L non esitò minimamente ad acconsentire –Watari, fai in modo che questa ragazza non venga trovata dalla polizia- prese una tazza di tè e vi versò una diversa quantità di zucchero –Continui, Erin. È forse scappata? La stanno cercando?-
-Lavoro per delle persone insospettabili, davanti alla facciata di impresa edile. Hanno costruito un paio di appartamenti dove i clienti vengono. Clienti insospettabili anche loro, non voglio fare nomi. Noi ce ne stiamo sempre in quegli appartamenti, i nostri capi ci fanno pubblicità e ci portano i clienti. Nell’arco di una giornata abbiamo anche sette o otto clienti… Abbiamo tregue solo la mattina presto e cinque minuti tra un cliente e l’altro…-
-Da come parla si direbbe che lei è straniera-
-Sono inglese, ma ho passato gran parte del tempo a studiare in Spagna. Ero tornata qui per cercare un lavoro, e sono stata avvicinata per un colloquio come assistente di questa “impresa”. Fanno in modo che sia tutto legale, che siamo noi a scegliere questa strada-
-E’ forse riuscita a scappare?-
-Innumerevoli volte ci proviamo. Ma uscire da quegli appartamenti è una follia. Qualche ragazza viene picchiata fino alla morte, oppure abbandonate sui marciapiedi e fatte arrestare con accuse assurde. Un mese fa un nostro capo si è infuriato con me e una ragazza incinta, era al nono mese e stava per partorire. Loro non tollerano che teniamo bambini, quindi o ci fanno abortire o ce li portano via una volta nati. Questa ragazza non voleva, io mi sono messa in mezzo al litigio e siamo fuggite per farla partorire altrove. È stata colpita diverse volte, massacrata di botte. È morta in ospedale, e poco dopo anche il bambino- cercò di trattenere le lacrime –Nello stesso ospedale c’era un’altra ragazza che è scappata e ha partorito, ma è stata riportata lì. Ha lasciato il bambino a me, e io non sapevo dove andare… Non sapevo a chi chiedere aiuto. Poi, ho saputo dell’orfanotrofio, la Wammy’s House, ma continuavano a dirmi che non potevano tenerlo. E, nel giro di pochi giorni, sentivo parlare dell’investigatore L. E ho pensato che solo voi potevate aiutare me e tutte quelle ragazze…- si sporse di poco, con le mani giunte –Vi prego… Aiutatemi…-
-Da quanto tempo lavora per questa gente?-
-Due anni-
L restò in silenzio per un po’. Aveva risolto moltissimi casi, ma non gli era mai capitata una cosa simile. Inoltre L di solito si muoveva solo per casi eccezionali. Stando a quanto diceva Erin, sulla polizia non si poteva contare.
-Di solito la polizia concede la grazia alle persone come lei. Dopotutto, lei è una vittima… Ciò significa che forse anche nella polizia c’è qualche persona che collabora con questa gente. Non può fidarsi di nessuno, e l’esapserazione l’ha portata qui…-
-Dunque, mi aiuterete?-
-E sia. Risolverò io il caso. Lei però, non deve farne parola con nessuno. Vi trasferirete in un appartamento che le procurerò io, Si tingerà i capelli e vivrà sotto la custodia di Watari. Lo chiami sempre così, e porti anche il bambino con lei. Non posso lasciare che sospettino anche di un solo orfanotrofio-
-E’ tutto sistemato. La ragazza si è trasferita lì- disse il signor Wammy con un sorriso, dopo aver risolto le sue faccende.
-Avevi ragione, Watari. Il caso è piuttosto interessante. Se riesco a giocarmi bene le carte, posso arrestare mezzo corpo di polizia in un colpo solo. Intanto cerca di trovare degli agganci con questo giro di prostituzione- disse L accovacciandosi sulla poltrona. Sorrideva, mettendosi un pollice davanti alla bocca, e vedeva delinearsi già diverse idee.

Ed eccoci qua, con primo capitolo! Dunque, che ne pensate? Sono abbastanza indecisa sul raiting, ma per il momento azzarderò con l'arancione! Attendo i vostri commenti, spero che via piaccia comunque questa mia nuova storia! Alla prossima!
  
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