L’aveva
conosciuta qualche mese addietro, confidandosi il disagio reciproco per
quel
lavoro. La sua compagna di sventure si chiamava Caroline e aveva poco
più di 20
anni. con ogni probabilità in quel momento stava lavorando.
Lavorare… Che
disgusto usare la parola lavoro per quella circostanza! Che orrore
pensare a
come si erano fatte fregare quelle ragazze!
Il
suono del campanello distolse quei tristi pensieri, e una voce
riecheggiò
lievemente.
-Sono
Watari. Ho portato il pranzo-
La
ragazza tolse la catenella dalla porta e lo fece entrare, ma subito
notò che
c’era qualcosa che non andava.
-Il
latte?-
-Qui
dentro-
-Non
so ancora come ringraziarvi…- Erin sospirò e si
accasciò sulla poltrona,
prendendo dalla culla accanto il bambino, di cui non conosceva nemmeno
il nome.
Che
tristezza notare che piangeva quasi sempre. Persino dargli il latte era
difficile.
-Ha
bisogno del latte materno… Dobbiamo portarlo da lei-
constatò Erin
-L
sta già organizzando tutto. Presto troveremo una soluzione-
anche Watari si
accomodò –Piuttosto, signorina, i patti erano che
avrebbe dovuto collaborare
con noi-
Un
tremolio nella voce la tradì –Ma è
quello che sto facendo…-
-Pensa
forse che, rivelando il suo vero nome, potremmo metterla nei guai?-
L
era degno della sua fama, a quanto pare –Non me la sento di
rivelare il mio
nome…-
-Anche
perché sicuramente L l’ha già scoperto-
una frase che la irritò –Ora mi scusi,
ma vado a ultimare i preparativi-
L’ambiente
non era certo molto amichevole, in parte se l’era cercata
lei. Doveva stringere
i denti. Dopotutto, i beni primari c’erano, aveva un tetto,
un letto, una casa.
Non le era proibito nemmeno di uscire, era lei che aveva paura.
Appena
tornato Watari si trovò a dover sbrigare delle ricerche.
Fino a quel momento
avevano scoperto solo i nomi e i volti dei pesci più
piccoli. La difficoltà era
riuscire a prendere dei contatti.
-Inoltre
dubito che si lascino delle prove dietro, quindi tra clientela e
dipendenti
vaghiamo in alto mare…- disse L giocherellando con un dito
–Potremmo
infiltrarci approfittando di un’ora di buco, oppure
intrufolarci di nascosto…
Ma se Erin dice che sono loro a contattare i clienti e a cercarli,
suonerebbe
strano se andassimo avanti noi. Tuttavia, non possiamo nemmeno lasciare
le cose
così come stanno…-
Watari
se ne stava in silenzio, vagando con passo deciso e silenzioso.
-Watari,
per favore, portami un gelato- chiese L –E accompagna qui
Erin-
Erin,
vestita di tutto punto e con il bambino in braccio, si sedette sul
comodo
divanetto della stanza d’hotel dell’investigatore,
disorientata da tanto
sfarzo.
-Chiedo
scusa, ma vivete sempre in albergo?-
-Per
la nostra incolumità sarà meglio stare in un
albergo- L versava in una tazza di
caffè molti cucchiaini di zucchero, mescolando lievemente.
Teneva la posata
come se fosse sporca, afferrandola solo col pollice e
l’indice –Veniamo subito
al sodo. È sicura del fatto che sono i suoi capi a cercare
clienti?-
-Sì-
-Quindi
è escludo che possiamo avvicinarci noi-
-Sì.
Inoltre non cercano persone qualunque. Abbiamo dei prezzi piuttosto
altini…-
-I
soldi non credo saranno un problema-
La
conversazione venne interrotta a causa del pianto del bambino. Di
nuovo.
Nonostante Erin cercasse di tenerlo buono, non accennava a diminuire. L
osservava in silenzio, mescolando indifferente il caffè. Non
lo voleva dire, ma
lo seccava parecchio essere interrotto mentre parlava.
Poterono
di nuovo parlare una volta che il bambino si addormentò
-Non
conosce il nome del bambino?-
-Conosco
la madre-
-Nel
frattempo mi dia i dati di questa donna-
Watari
nel frattempo raccoglieva informazioni e salvava tutto sul computer.
-L,
forse ho trovato qualche contatto nella malavita-
-Grazie,
Watari- guardò Erin –In tutta
sincerità, l’ideale sarebbe farla tornare per
poterci passare informazioni. Ma, se le mie ipotesi sono esatte, o la
ammazzano
o le estorceranno con la tortura il perché è
fuggita e su dove si trovava. Non
mi va di lasciarmi morti dietro le spalle, senza contare che poi il
bambino
resterebbe di nuovo solo oppure verrebbe ucciso-
-Grazie
per la sensibilità-
L
non restò a indagare se era sarcasmo o cosa –Mi
serve però la sua
collaborazione per spargere delle voci. Ci sarà molto utile,
e poi non dovrà
nemmeno faticare. Solo, ci vorrà un po’ di tempo.
Direi almeno due settimane-
Non
era un problema per Erin. Bastava che si agiva.
Durante
quelle due settimane vagava per la città accompagnata da
Watari, che si fingeva
una specie di maggiordomo. Il bambino stava bene, gli facevano tutte le
cure
possibili e non gli facevano mancare nulla.
Soprattutto,
per erin quelle due settimane servirono per pensare a tutto quello che
stava
succedendo e fare mente locale. L aveva assicurato che non le sarebbe
successo
qualcosa, ma alo stesso tempo aveva paura di tradirsi in qualche
atteggiamento.
Ai come in quel momento si sentiva angosciata. Anche il solo chiamare a
casa
poteva essere pericoloso.
La
preoccupazione salì quando Erin seppe di un nuovo giro di
prostituzione, ma L
era tranquillissimo.
-Stia
tranquilla. È tutto sotto controllo. Ho fatto io in modo che
si venisse a
sapere di un giro nella stessa zona. La buona notizia è che
non è stato
necessario nemmeno aspettare due settimane. presto la polizia si
metterà sulle
tracce si questa nuova banda, o almeno lo faranno i poliziotti
coinvolti,
mentre la sua organizzazione sarà costretta ad abbassare il
target della
clientela e a cercare un po’ dappertutto. A quel punto
basterà farsi vedere di
poco per farsi avvicinare. E lei, come le ho detto, non
correrà alcun rischio-
Effettivamente
poteva funzionare. Aveva pensato proprio a tutto –E per il
bambino? Ha bisogno
della madre-
L
rivolse un veloce sguardo verso il neonato –Farò
in modo di portarlo dalla
madre senza essere scoperti. A questo proposito, le sarei grato se gli
compraste un ciuccio-