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Autore: Novelist Nemesi    18/10/2009    2 recensioni
-Di solito la polizia concede la grazia alle persone come lei. Dopotutto, lei è una vittima… Ciò significa che forse anche nella polizia c’è qualche persona che collabora con questa gente. Non può fidarsi di nessuno, e l’esapserazione l’ha portata qui…- L si trova di fronte a un nuovo caso. Con questa storia Nemesi torna nell'universo di EFP, affrontando un tema diverso. Sperando di riuscire a colpirvi, Nemesi vi augura buona lettura come sempre!
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Ho portato ciò che mi avevi chiesto-
-Grazie, Watari-
-Vado a portare l’occorrente a Erin-
-Mi raccomando, Watari. Tienila sempre d’occhio-
Sin dall’inizio L avvertiva qualcosa di strano in quella ragazza. Come se stesse nascondendo più del dovuto. Per intenderci, anche lui non si stava comportando granchè bene, oscurandola di tutti i suoi ragionamenti. Ma lui era fatto così, era abituato a stare da solo. L’unica compagnia era Watari. Quanti anni passati insieme… Watari era una specie di ombra. E cos’è un uomo senza ombra? Una specie di fantasma, questo si rispondeva sempre L.
Si era mostrato in viso davanti a una perfetta sconosciuta solo perché accompagnata da Watari. Stando a quanto aveva detto lui in gran segreto, all’inizio era stato colto di sorpresa col rischio di rimanere sgozzato. Forse era quello che aveva inconsciamente convinto entrambi ad aiutare quella disperata di Erin.
In città, nel frattempo, si era ormai fatta strada la fama di questa nuova banda di prostituzione. Era incredibile di come bastava una piccola spinta per creare una reazione a catena simile. Erin però era sempre più preoccupata. L’avrebbero cercata per paura? Pensavano che lei fosse passata a quel nuovo, fasullo, giro?
Solo in quel momento di rese conto che L la stava esponendo anche troppo al pericolo. Altro che faticare poco!
All’ora di pranzo, puntuale, Watari le portò una borsa.
-Dentro ci sono dei documenti falsi. Da questo momento lei sarà Emily Morgan e si fingerà mia nipote. Anche io mi sono procurato dei documenti falsi. Inoltre c’è anche l’occorrente per il bambino. Dovrà fingere che il bambino sia suo fratello. L ha inoltre predisposto un’ottima facciata per farla vagare tranquillamente per Londra-
-Grazie- si limitò a rispondere lei –E per Caroline…?-
-Non corra, signorina. L le assicura che è questione di poco. Ora si prepari, dobbiamo uscire-
-Per andare dove?-
-Ha bisogno di vestiti nuovi. Non vorrà continuare ad andare in giro con quegli stracci, vero?- Watari si fece scappare una risatina.
Forse la sua era solo suggestione, ma si sentiva osservata. Maledizione. I suoi capi potevano essere a un passo da lei! Come faceva a camminare tranquilla?
-Erin, stia calma- disse sottovoce Watari –Non si faccia suggestionare-
Erin annuì impeccertibilmente.
Già, era una parola… Soprattutto quando vennero fermati da una coppia di poliziotti. Delle semplici informazioni, niente di che, su un bambino rapito.
Erin tenne stretta a sé il piccolo.
-Mi spiace, non sappiamo nulla- era Watari a tenere le redini della conversazione
-Ne è sicuro? Anche un dettaglio ai suoi occhi inutile potrebbe essere determinante-
-Le assicuro, agente, che io e mia nipote non sappiamo nulla. Viviamo fuori città, in completa pace col mondo. Posso solo dire che mi dispiace per quel bambino, e mi auguro che lo troviate presto-
I poliziotti lo guardarono un po’ di sottecchi –Va bene, signore. In futuro potremmo tornare-
-La polizia è sempre benvenuta-
Quando furono certi di essere lontani da orecchie indiscrete, poterono formulare delle ipotesi.
-Guarda caso vengono proprio da noi a chiedere di un bambino…-
-Non immaginavo che in una settimana appena si potessero muovere così tanto. Tuttavia, potrebbe essere troppo frettoloso azzardare ipotesi come queste… La accompagno a casa, Erin-
Quando fu L, invece, a sapere di quei poliziotti, sorrise –Stanno facendo più in fretta di quel che credessi…- con una certa soddisfazione, prese dei dolcetti al cioccolato e crema e se li mangiò, masticando piano –Watari, credo che sia giunto il momento di agire. Mi presteresti un impermeabile?-
Quei giorni sembravano non passare mai. Che si trovasse in uno di quegli appartamenti, o da L, Erin si sentiva comunque in balia di qualcuno. Erano giorni di sconforto totale per lei, come se la libertà fosse solo un lontano ricordo.
-L, sei sicuro? Potremmo mandare qualche criminale di nostra conoscenza-
-Ci vorrebbe troppo tempo per organizzarsi, e nel frattempo potrebbero accorgersi che la “concorrenza” non esiste. È tutto sotto controllo. A proposito, il bambino?-
-Come sempre- rispose semplicemente Watari
-Capisco…-
Bastarono un paio di giorni, che già si erano fatte avanti delle proposte. Divertimento assicurato a buon prezzo. Che schifo di slogan.
-Come avete fatto a farvi avvicinare così…?-
-Vede, quando c’è di mezzo una presunta concorrenza bisogna adeguarsi a certe cose. Come le ho già detto, è bastato andare come se nulla fosse in qualche pub e dare l’impressione di essere… Mmh…-
-Maniaco?-
-E’ così che definisce i clienti?-
-Non lo sono, forse?-
-Va bene, vada per maniaco. Comunque, basta sembrarlo di poco, per farsi avvicinare-
Erin non volle nemmeno pensare a come avesse fatto L a sembrare un potenziale cliente. Anzi, non credeva nemmeno che L fosse sceso in qualche pub
-Immagino sia stato Watari a fare da tramite…-
-Qualcosa del genere. Ora stia bene a sentire. Tra poco andremo direttamente in uno di questi appartamenti. Se chiedessi una ragazza in particolare, avrebbero da ridire?-
-No… Di solito i clienti si scelgono le ragazze… Sempre che non sia occupata in quel momento-
-Perfetto- L sorrise –Ora le chiedo di lasciarmi il bambino. Lei torni pure a casa-
Erin accettò, un po’ a malincuore, perché aveva notato una certa diffidenza in L verso i bambini. Più che altro, era sicura che non sapeva cambiare nemmeno un pannolino. Ma d’altronde, che poteva fare? Per quanto potesse essere sospetto, quello strampalato detective era l’unico che poteva fermare quella gentaglia.
A vederlo da fuori non sembrava affatto una casa chiusa. Era tutto pulito e ben curato, Erin lo aveva avvertito. Sembrava una specie di albergo, alla propria destra, una volta entrati, c’era una specie di reception. Erin spiegò che era lì che prendevano gli appuntamenti con le ragazze.
A passo calmo, si avvicinò, con un cappello, un impermeabile e una pancia non indifferente, chiedendo con voce flebile –Buongiorno. Un mio sottoposto ha preso appuntamento qui a nome mio-
-Vi siete…?- chiese un uomo mezzo pelato, dagli occhiali tondi.
-Nicholas Lewis-
Il signore controllò su una specie di registro –Sì, risulta-
-In particolare, avevo richiesto una certa Caroline-
-Sì, non c’è problema. Firmi qui cortesemente-
Al signore della “reception” scappava quasi da ridere. Quello che stava firmando muoveva la pancia in modo strano, come se si stesse contenendo dal fare qualcosa di vergognoso! Evidentemente era la prima volta che si presentava a una cosa simile, e cercava di farsi riconoscere il meno possibile. Oltretutto, era davvero grasso.
-Stanza 230. Buon divertimento, signor Lewis-
-Grazie-
La porta, semiaperta, mostrava una ragazza in accappatoio dal corpo esile, provato, seduta davanti a uno specchio. Riflesso in esso era il viso di una ragazza dai lineamenti fini, con un cerotto sulla fronte e il trucco pesante appena fatto. I capelli, leggermente scompigliati, erano raccolti in una treccia malfatta.
-Chiuda la porta, per cortesia- disse la ragazza senza voltarsi.
Lui obbedì e fece qualche piccolo passo verso di lei.
La ragazza si girò appena. Un ciccione. Le capitavano spesso. Sbuffò, alzandosi in piedi.
-Io sono Caroline-
-Lo so- lui si sbottonò l’impermeabile.
-Non perde tempo, vedo- lei fece un sorriso di circostanza
-Infatti- si tolse anche il cappello, liberandosi di quell’abito ingombrante. Notava già l’espressione della ragazza –Non urli-
-Ma lei chi…-
-Togliendosi l’impermeabile, tolse finalmente dei cuscinetti e un panno che copriva un bambino col ciuccio, che guardava disorientato dappertutto.
La ragazza, senza riuscire a trattenere le lacrime, prese in braccio il bambino.
-Chi è lei…?- chiese, poi
-Sono qui per aiutarla. Quindi cerchi di collaborare, per favore- rispose il ragazzo con le occhiaie.

@ Angel Virtues: Sono davvero onorata di ricevere un commento! E ti ringrazio tantissimo per i consigli1 La tastiera, brutta cattivona che non è altro, riesce a sfuggirmi sempre al controllo di tanto in tanto xD Per quanto riguarda la trama in generale, hai ragione ad affermare che è strano che L si mostri così come se nulla fosse. Spero di riuscire a far chiarire i dubbi man mano che la storia prosegue (anche perchè, che divertimento ci sarebbe altrimenti?). Guarda, se ti dicessi le altre ipotesi su come poteva apparire L, scoppieresti a ridere, sono davvero imbarazzanti xD Inoltre hai ragione ad affermare che forse ho fatto le cose con un pò di fretta, ma ho pensato che se non avessi iniziato sin da subito con un qualcosa di eclatante (ovvero buttrsi subito anima e corpo nel caso) non avrei suscitato interesse. Questa storia è molto diversa dalle precedenti, un tema mai affrontato finora, e ho pensato a lungo a come atirare l'attenzione.
Mi auguro che continuerai a seguirmi, grazie ancora! ^^

@ Saku: L si mostra piuttosto insofferente coi bambini xD Ho voluto renderlo un pò più distaccato, non so bene nemmeno io il perchè... Forse perchè si adattava meglio alla storia... Per quanto riguarda watari, spero di approfondire di più su di lui nei capitoli seguenti ^^

@ Lucia Elric: Ti ringrazio tantissimo e spero che la storia ti stia appassionando ^^

Ci vediamo al prossimo capitolo!
  
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