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Autore: Frances    21/10/2009    1 recensioni
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
[Rufus x Tifa]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rufus Shinra, Tifa Lockheart
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Parte V - Magnolia//Loveless 

 

C'erano giorni durante i quali Rufus ShinRa non la degnava di un solo sguardo dalla mattina alla sera. Tifa si sentiva sollevata e delusa al tempo stesso, infastidita da quanto contrastanti fossero quei suoi sentimenti e da quanto fosse assurdo ed insensato il suo bisogno continuo di trovarsi un attenuante. 

Lo odi, Tifa. Tu lo odi.

Lo odiava quando era costretta ad indossare quegli abiti da nobildonna o stare chiusa in quella stanza enorme per tutte e ventiquattro le maledette ore, le mani in mano ed assolutamente nulla da fare.

Lo odiava quando guardava le manette chiuse intorno ai polsi o quando si chiedeva il motivo per cui l'avesse tirata fuori da quella cella dove - le capitava spesso di pensarci - si era trovata molto più a suo agio.

Lo odiava profondamente quando appariva dal nulla per tenerle compagnia. Per giocare con lei.

Però c'erano altre occasioni in cui doveva fare in modo che la sua parte razionale frenasse quella opposta. Non piegarti, Tifa. Tu vivi per combattere la ShinRa. Sei qui perché volevi distruggerla. Era sempre più indispensabile ricordarselo. C'erano dei momenti in cui veramente, rischiava di non farci più caso.

« Ti sta bene questo vestito, sai? Il bianco ti dona.» decise d'un tratto Rufus, seduto in fondo alla stanza. Affondava in poltrona con una gamba sull'altra ed un gomito sul bracciolo, mentre girava svogliatamente le pagine di un libro che sembrava leggere senza troppa attenzione.

Tifa si limitò a lanciargli un'occhiata del tutto inespressiva, voltandosi appena.

«...grazie.» disse infine, senza trasporto. Spostò nuovamente l'attenzione verso l'enorme finestra che si apriva davanti a lei, lasciando che gli occhi vagassero sui profili disuguali dei palazzi di Midgar. La luce del mattino le investiva il volto, poteva vedere il proprio riflesso nel vetro circondarsi degli arcobaleni dei suoi orecchini.

Purtroppo a Midgar non era più capitata una giornata di cielo terso da moltissimi anni: guardare quella città dall'alto del palazzo della ShinRa le infondeva una sensazione di malinconia ancora più profonda di quella che la bruciava quando alzava lo sguardo verso le piattaforme dei settori, affacciata alla finestra del suo bar nei bassifondi.

Anche in quel momento, dal piano più alto di quella costruzione, non poteva fare nulla per salvare quella città.

Sfiorò con le dita ed un gesto impacciato la superficie liscia del vetro, non ancora del tutto abituata alle unghie smaltate e limate già molto più lunghe del solito. Con le unghie ridotte in quel modo non avrebbe più potuto dare i pugni che voleva.

Cercò con gli occhi la piattaforma del settore 7, individuandola immediatamente, ma i bassifondi erano del tutto nascosti dalle abitazioni dei piani alti.

Cosa stavano facendo i suoi compagni in quel momento? Erano ancora vivi?

Spero solo che siano vivi e liberi continuava a ripetersi, tormentando gli anelli di metallo delle sue manette. Il fatto che non fossero andati a prenderla non significava che fossero morti. E comunque, perché tentare di salvarla? Ormai era ammanettata e rinchiusa in una cella più sicura di quella nelle prigioni di Midgar. E c'era il principe della ShinRa in persona a farle da guardia, quando non aveva altri impegni più urgenti.

Sentì il frusciare sommesso degli abiti di Rufus alle proprie spalle, poi i suoi passi tranquilli rintoccare sul pavimento come le lancette di un pigro orologio.

Tac. Tac. Ancora un altro secondo, un altro passo, e lui avrebbe varcato il confine invisibile entro il quale Tifa iniziava a perdere il controllo.

La prigioniera premette con maggiore forza le dita sulla finestra, tendendosi. Un qualsiasi contatto fisico, anche solo sentire per un attimo la propria mano toccare la sua per sbaglio, l'avrebbe fatta impazzire. Con quelle unghie poteva graffiare a fondo, almeno.

Ci fu ancora qualche istante di silenzio, poi Tifa vide il suo riflesso opaco nel vetro: lo guardò sfogliare una pagina del libro che teneva aperto in una mano, il capo chino su di esso. Si sfiorava il mento e la bocca in gesti inconsapevoli, assorto, continuando ad avanzare verso di lei a passi lenti.

« ‘...ed i suoi petali di neve cercarono disperatamente il sole, con immenso dolore ed una profonda impazienza. Era troppo bello, troppo brillante, ed i suoi raggi non erano mai stati così pieni di vita, di luce e di calore. Lei si protese, bruciando per quel suo amore devoto e impossibile, e non vedeva niente oltre il suo Sole. E non si curava della rugiada che discendeva il suo stelo, tintinnando come ghiaccio'»

La voce di Rufus si spense in un soffio e Tifa lo scorse con la coda dell'occhio mentre le si fermava al fianco. I suoi occhi spaziavano nel vuoto, leggermente assenti, mentre l'eco delle sue stesse parole faceva turbinare le screziature delle sue iridi in una danza misteriosa.

Tifa lo studiò per un attimo, ripensando a ciò che aveva appena detto con quella sua voce cadenzata e dal bell'accento: il suo tono era stato stranamente dolce, quasi malinconico.

« Che cos'era?» chiese infine, con un sussurro, cedendo alla curiosità.

Rufus ShinRa batté appena le palpebre:

« Una favola.» spiegò, facendo scivolare il segnalibro di stoffa fra le dita prima di adagiarlo con calma sulle pagine bianche.

« Di cosa parla?»

Lui la guardò, voltandosi lentamente nella sua direzione. Chiuse il libro con calma, carezzando la rilegatura di pelle blu:

« Una storia di amore e morte.» continuò « La storia di una magnolia bianca perdutamente innamorata del sole.»

Tifa dischiuse appena le labbra. Le era sembrato di voler dire qualcosa, ma le parole le si erano fermante a metà strada, lungo la gola.

« Cosa le capita?»

Rufus non rispose subito. Per qualche momento rimase in silenzio, con gli occhi che si erano nuovamente spostati al panorama uggioso di quella Midgar sfruttata e sofferente.

« Cerca di raggiungerlo aprendogli i suoi petali, offrendogli tutta la sua grazia e la sua vita, donandogli tutto ciò che possiede. Ma non si accorge che i raggi che tanto ama la stanno lentamente consumando, seccando le sue foglie e bruciando la sua bellezza.»

Le labbra di Tifa si inaridirono improvvisamente.

La luce fioca giocava con le ombre sul volto di Rufus ShinRa. Delineava il profilo nobile del suo naso dritto e perfetto, si soffermava sul sottile labbro superiore, sulla curva volitiva del mento e su quella più morbida delle guance.

«...povera magnolia...» le parole di Tifa scivolarono via lentamente, un po' incerte, soffocate. Non riuscivano ad esprimere il sentimento di profonda tristezza - un'inspiegabile autocommiserazione - che era sbocciato nel suo petto nei confronti di quel fiore così fragile, schiacciato dalla sua bellezza, dalla sua stessa perfezione, dal suo sogno irrealizzabile. Non le riuscì di dire nient'altro. Le si era improvvisamente aperto un buco nello stomaco.

Poi l'attenzione del giovane ShinRa tornò su di lei, le sorrise appena, scoprendo giusto la porzione di denti necessaria a farle bollire il sangue nelle vene.

« E' una storia che mi piace molto. E' molto triste, ma trovo sia la più bella di tutte. Molto...malinconica.» le sventolò il libro davanti al volto «Loveless

Tifa battè le palpebre qualche volta prima di allungare le mani verso la copertina su cui brillavano lucenti caratteri dorati. Rilesse distrattamente il titolo un paio di volte, comprendendolo appena.

« E' una raccolta di poesie. Sono sicuro che ti piaceranno.» gli occhi di Rufus brillarono per un attimo fra quelle sue ciglia lunghe « E' un regalo. Per passare il tempo.»

«...g - grazie.» era la seconda volta che diceva quella parola così assurda. Due volte nel giro di pochi minuti.

No, Tifa.

Strinse il volume fra le mani, sfiorando con un dito il segnalibro morbido che spuntava fra le pagine. Non aveva avuto niente da fare per troppi giorni perché riuscisse a rifiutare quel genere di regalo. Anche se era Rufus a farglielo.

« Leggerò.» gli assicurò, evitando di restituirgli lo sguardo per più tempo del necessario. Non era più sicura di quanto fossero aggressive le sue occhiate. Ormai era troppo stanca e rassegnata per farci caso.

« Bene.» l'altro annuì con aria tranquilla « Poi se ti fa piacere mi parlerai delle tue storie preferite. E io potrei dirti delle mie.» lo aggiunse alla fine, poco prima di andarsene senza dire una sola parola.

Ma lui era così, entrava ed usciva come se niente fosse, le teneva compagnia, la sorvegliava per il tempo che riteneva necessario, poi fuggiva senza preavviso non appena ricordava di essere ancora - dopotutto - il vicepresidente di un'enorme azienda.

Tifa sfogliò le prime pagine del libro facendo attenzione a non rovinare la carta, girando i fogli lentamente.

La mente le si era affollata di tante immagini confuse e distratte, gli occhi volavano sui caratteri neri di quel volume stampato con attenzione.

Non era sicura di cosa esattamente stesse pensando in quel momento, e nelle ore che seguirono, mentre si immergeva in quel mondo fiabesco di leggende, poesie, fate che morivano al sorgere del primo sole, immobili nel ghiaccio di una notte invernale, punite ingiustamente per il loro essere troppo buone.

Rufus che leggeva, la magnolia che appassiva - bruciata d'amore - Rufus che guardava oltre il vetro spesso della finestra, i chiaroscuri disegnati sul suo volto come su quello di una scultura. Rufus che di colpo la guardava, Rufus che accennava uno dei suoi sorrisi assassini e bellissimi.

Povera magnolia.

 

[***]

 

Lo guardò senza capire mentre girava la piccola chiave nella minuscola fessura, faceva fremere le catene e gli anelli metallici ed infine sfilandole le manette ormai aperte.

Si sforzò di mantenere la bocca chiusa, anche se il mento sembrava essere diventato di colpo più pesante. Seguì i suoi gesti tranquilli e del tutto consapevoli con in volto stampato un cipiglio che gli domandava silenziosamente se per caso fosse impazzito.

« Cosa stai...?»

« Dovrò farti portare uno scialle. Avrai freddo con queste spalle scoperte.» la ignorò del tutto, facendo sparire le manette negli ampi pantaloni bianchi. Allontano le mani da quelle di Tifa senza neppure sfiorarle e si rivolse immediatamente alla donna che le aveva appena intrecciato i capelli.

Tifa attese che Rufus le riconcedesse la sua attenzione, osservandosi quasi incredula i polsi liberi leggermente segnati dalla pressione del metallo.

Manette che non le erano mai state tolte neppure per fare il bagno o per dormire.

Non appena l'uomo si voltò ancora verso di lei, lo aggredì - con le parole - senza neanche prendere fiato:

« Cosa sta succedendo?» un'idea le balenò in mente e le riempì la voce di un'eccitata speranza « Tuo padre è finalmente riuscito a venire?» aveva aspettato, sopportato in attesa di quel momento...sembrava impossibile...

Rufus le rivolse un'occhiata priva d'espressione:

« No, non ancora.» ...difatti lo era.

La sorpresa e lo sconcerto ebbero il sopravvento sulla delusione.

« Ti porto a fare una passeggiata.» annunciò il principe, con tono più allegro del solito « Sei stata rinchiusa qui dentro troppo a lungo...non mi sembra giusto lasciare che le tue belle guance perdano più colore di così.» questo bastò a farle ricolorare almeno un minimo.

Sei una stupida, Tifa. Controllati. Controllati, accidenti!

Lo lasciò fare mentre si sporgeva per posarle lo scialle color panna sulle spalle e le girava attorno per sistemarle la lunga treccia - non le era mai piaciuto tenere i capelli legati a quel modo, ma non poteva far nulla se era lui a volerli così - su di una spalla. Le ricadde sul seno non appena lui si allontanò e d'impulso lei si strinse nella stoffa sfrangiata. Quando lui era così vicino, anche se non le sfiorava neppure un centimetro di pelle, iniziava davvero a fare molto freddo.

«...ma allora non mi stai liberando?» si accertò, con un bisbiglio.

Rufus parve trattenere una risata, guardandola con le labbra premute fra loro; poi fu incredibilmente bravo a sostituire quel cipiglio sospetto con qualcosa che gli si addicesse maggiormente. Lo sguardo di uomo che non doveva mai chiedere nulla.

« Per il momento accontentati di questo. » non aveva risposto alla domanda, ma la eluse con maestria invidiabile.

Tifa si ritrovò a seguirlo ciecamente lungo i corridoi del palazzo ShinRa, quasi in preda all'ipnosi. Pensava che non avere più le manette la potesse aiutare a sentirsi più libera, che le potesse dare la sensazione di poter fuggire più facilmente, ma senza nulla a fermarle le mani si sentiva ancora più inspiegabilmente costretta, rinchiusa, impotente.

Sapeva che anche volendo non sarebbe mai riuscita a scappare, che non sarebbe stata in grado di sottrarsi a lui, al suo personale burattinaio. Quello che tendeva ed allentava i suoi fili con la forza di una semplice occhiata.

Respirò a pieni polmoni quando, raggiunta la terrazza dell'ultimo piano, sentì il vento schiaffeggiarle il volto. Lasciò che le sferzasse la schiena, mentre ciocche sfuggite all'intricato gioco di intrecci le lambivano le guance congestionate.

« Soffri di vertigini?» le domandò di colpo Rufus; si voltò verso di lui di scatto, si era quasi - stranamente- dimenticata della sua presenza. Se ne stava lì immobile nel vento, gli abiti bianchi che gli si gonfiavano intorno alle braccia e le gambe, le mani in tasca ed i capelli appena più disordinati del solito.

« No.» Tifa rispose semplicemente, senza degnare di uno sguardo il baratro di sessanta piani che le si apriva davanti, un enorme canyon di ferro e luci, di persone, miseria e nuvole.

Rufus non disse nulla, o forse Tifa si rifiutò semplicemente di ascoltarlo.

Il vento la depurava. Forse poteva illudersi di dimenticare tutto e levarsi dalla mente lui e la sua paradossale prigionia per almeno i cinque minuti che sarebbero seguiti

   
 
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