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Autore: Mirwen    25/10/2009    3 recensioni
“Hogwarts è casa.Hogwarts è il luogo sicuro, dove ognuno di noi cresce, studia, s’innamora, piange, ride, vive …. Hogwarts è l’unica sicurezza che abbiamo. Ho paura di lasciarla perché so che quando saremo la fuori saremo da soli nell’oscurità". Enif Aurora Icecrow
“Un’ultima cosa… ciò che abbiamo visto temo sia solo la punta di un immenso iceberg, ci aspettano tempi oscuri, MA non dovete disperare… dovete trovare la luce nell’oscurità… continuate a stare uniti e solidari come avete dimostrato di essere ieri e nessuno potrà fermarvi… non lasciate che la paura si ponga tra voi e i vostri amici… ricordate: non siete mai da soli… dev’esser questa la nostra forza. “ Dal cap. 3
“Comunque… qualcuno deve essere stato…insomma prima il padre di James, poi Emily, adesso questo signor Greathead… e solo perché sono amici di Silente” Dal cap. 6
“Io ti trovo splendida” Dal cap. 9
 “Lo dirò una sola volta… prova a tradirmi e il mondo magico e quello Babbano messi assieme non saranno abbastanza grandi per nasconderti…”" Dal cap. 12
Era quello l’avvertimento: se non la vedete come noi non vedrete altro. ” Dal cap. 15
Storia vincitrice del Best WIP, Best Original Character e Best FF Monica's Choise dei Never Ending Story Awards
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le lacrime della Fenice' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo 15

Safely for the last time.

 

 

 

 

Capitolo 20: Tra uova e pulcini

 

Il treno si fermò con uno sbuffo sul binario 9 e 3/4 , avevano con se poche cose, in fondo si trattava di appena una settimana.

“Logicamente siete invitati da me tutti i giorni e tutte le sere!” esordì Sirius mentre scendevano sulla banchina. Enif gli tirò una gomitata.

“Oh, si beh… dopo che Enif ed io saremmo andati a far visita ai suoi…”

“Credemo Peter e Remus venissero subito da te…” constatò Lily, all’oscuro delle macchinazioni dei suoi amici…

“Sì, sì in effetti sì…” disse Sirius imbarazzato. Enif si tirò una manata per la fronte, ma come poteva essere così scemo alle volte?

Prese Lily sottobraccio.

“Devo farti una confessione…” le disse piano allontanandosi di pochi passi dai Malandrini. “Avevo paura che da sola ad Hogwarts per il matrimonio di Petunia ti saresti potuta rattristare… ho chiesto io a James di invitarti…” disse con aria colpevole

“Cosa?!” Lily la guardò sbalordita, cominciava a capire perché avesse avuto l'impressione di essere all'oscuro di qualcosa, in effetti l’avevano incastrata per bene. “Remus e Peter, non vanno da Sirius…” disse con ovvietà…

“Non subito almeno, io e Sir torniamo lunedì…” sorrise appena “Remus ha delle cose da sistemare a casa, e Peter torna da sua madre, quindi sarà quella la nostra prima serata tutti assieme…il 27 marzo… per il compleanno di James”

“Non ho scelta passerò quattro giorni da sola con James… vero?” disse appena Lily.

“O così, o va al matrimonio di Tunia…” scherzò Enif, osservando attentamente l’espressione dell’amica.

“Sai che correrei da Tunia se potessi…”

“E allora non lamentarti, da quello che dice Sirius, la signora Potter è una persona fantastica!” disse facendole l’occhiolino.

Lily sorrise appena.

 

♦♦♦

 

“Mamma! Sono tornato…” gridò James aprendo la porta e lasciando entrare Lily, la ragazza stringeva la mano sulla cesta in cui aveva chiuso Snidget.

“James!” Dorea Potter si fece loro incontro con un sorriso, guardò sorpresa Lily.

“Mamma, lei è Lily… Lily, mia madre Dorea Black in Potter…” sorrise il ragazzo presentandole.

“È un piacere conoscerti, Lily…” sorrise la donna porgendole la mano.

“Il piacere è mio, signora Potter…” disse la ragazza stringendogliela.

“Mamma, Lily resterà qui per le vacanze, se non ti secca…” spiegò James riprendendo le loro borse.

“Potevi mandare un gufo… non pensare che mi dispiace aver compagnia, ma almeno le avrei già preparato la stanza degli ospiti… oh ma smettiamola di stare qui sulla porta come dei baccalà… suvvia entra, cara…” disse spingendo dolcemente Lily all’interno.

La ragazza si guardò attorno un po’ spaesata.

“James perché non vai a portare le cose di Lily di sopra, io le mostro la casa…” sorrise Dorea.

“Sì, mamma… agli ordini!” ridacchiò James facendo l’occhiolino a Lily e sparendo su per le scale di fronte a loro. 

“Vieni Lily…” Dorea prese la stanza alla sua destra “Questa è la sala da pranzo e lì c’è la cucina… di fronte c’è il salotto e un angolo di studio che si era ricavato Charlus…” disse precedendola nell’altra stanza. “Lì c’è il bagno e da qui puoi uscire in giardino se vuoi…” Dorea aprì una porta a vetri lasciandole vedere il giardino.

Lily si affacciò nel portico, guardando il lussureggiante giardino fiorito.

“James si arrampicava sempre su quel albero in modo che Charlus lo andasse a prendere con la scopa…” sorrise nostalgica Dorea fissando una grossa quercia.

“Mi sarebbe piaciuto conoscere il signor Potter…” si lasciò sfuggire Lily, arrossì appena “James ha sempre parlato tanto di lui…”

Dorea sorrise.

“Io e Charlus abbiamo desiderato James a lungo, è il nostro tesoro più prezioso, e forse per questo l’abbiamo viziato un po’ troppo… Char voleva che James crescesse con quanto più affetto possibile… e anche quando arrivò Sirius lo accolse a braccia aperte… nonostante tutto James gli assomiglia molto, sono fiera di lui…” disse seria continuando a fissare la quercia “anche se avrei preferito ricevere meno lettere da Minerva…” concluse infine con un sorriso.

Lily ridacchiò, dando un’ultima occhiata al giardino.

“Vieni ti mostro la tua stanza…” sorrise Dorea “sempre che James l’abbia messa apposto…”

Quando Lily ripassò nell’ingresso, prese la cesta di Snidget, prendendo in braccio il micio.

“Oh, che carino!” esclamò la signora Potter, accarezzando dolcemente la testa dell’animale.

“Si chiama Snidget… è un regalo di James…” spiegò brevemente Lily. Dorea sorrise, sembrava che James avesse davvero messo la testa a posto.

“Vieni cara, porta pure Snidget!” le disse guidandola su per le scale.

Al piano di sopra il pianerottolo formava una U attorno al vano scala. Cinque porte vi si affacciavano.

“Lì c’è l’altro bagno. Le due stanze che danno verso la strada sono quella mia e quella di James…” Lily notò che sulla porta di James era appeso uno stendardo di Grifondoro.

“Queste qui che danno verso il giardino invece sono quella che usava Sirius e quella degli ospiti. Vieni…” Dorea la condusse verso la porta socchiusa alla destra, aprendola. James stava armeggiando attorno con la finestra.

“È da parecchio che non prende aria…” spiegò un po’ imbarazzato guardando Lily. La ragazza gettò un’occhiata attorno. Era una stanza comoda: un armadio era poggiato alla parete, accanto ad una stufa che doveva collegarsi al camino che aveva visto nel salotto, una piccola poltrona sostava lì davanti, c’era un letto e un piccolo scrittoio accanto alla finestra.

“È bella…” sorrise. James le sorrise a sua volta.

“Forza Potter! Falle fare un giro per il villaggio mentre sistemo qui e preparo la cena!” sorrise Dorea. “Lascia pure Sndget, cara…”

 

♦♦♦

 

“Sono a casa…” disse Peter chiudendo la porta dietro di se.

“Peter!” sua madre sbucò dalla cucina abbracciando il figlio. “Come è andato il viaggio, tesoro?”

“Una meraviglia, qui come vanno le cose? Ti serve niente?” chiese preoccupato, sua madre sembrava più magra di quando l’aveva lasciata dopo le vacanze di Natale.

“Oh, tranquillo qui tutto posto… tuo padre mi ha fatto sudare quattro camice… anzi ora che ci penso è ora che vada al lavoro…”

“Lavoro? Ma non lavoravi al negozio solo la mattina…” disse incerto.

“Do una mano alla signora Smith, te la ricordi? L’anziana signora che sta giù in fondo alla strada… le serviva una mano in casa e così…”

“Mamma, non stai lavorando troppo?” chiese Peter preoccupato

“Pet! Non preoccuparti…” disse schioccandogli un bacio sulla guancia. “Se torna tuo padre non sganciarli un centesimo, siamo d’accordo?” gli disse uscendo.

“Va bene mamma…”

Daniele Minus riaprì la porta…

“E Peter…”

“Si?”

“Sono felice che tu sia tornato, vedi di non combinare disastri mentre non ci sono…”

“Mamma, non sono più un bambino…” protestò, la donna rise.

“Sarai sempre il mio Little-Peety…” Disse prima di chiudersi la porta dietro di se.

Peter sospirò, guardandosi attorno. Si avviò in cucina deciso a prepararsi qualcosa da bere. Stava per prendere un bicchiere dalla credenza quando notò alcuni fogli. Li prese, osservandoli attentamente: uno era il conto di suo padre nel pub, un altro era l’affitto ancora non pagato… Peter sospirò… soldi… maledettissimi soldi… tra le fatture, scivolò a terra una busta. Il ragazzo la raccolse notando subito che era una lettera del medico di suo padre: la lesse. Abbandonò le fatture sul tavolo sconcertato… suo padre stava morendo e probabilmente non se ne rendeva nemmeno conto. E quello che spiccava subito erano i costi delle cure, il che spiegava il doppio lavoro di sua madre.

Stava ancora fissando quella dannata lettera quando la porta si aprì.

“DANIELE!”

“Non c’è…” rispose al padre andandogli incontro. Peter si diede dello stupido, si chiese come aveva fatto a non rendersene conto prima, a Natale suo padre era, certo sì, malato, ma non così tanto. Le braccia e le gambe erano magre, mentre il ventre era gonfio, la pelle giallastra. Lo vide muoversi con fatica.

“Tu chi saresti?” chiese irritato l’uomo “Dov’è mia moglie?” chiese ancora

“La mamma è andata al lavoro…” rispose gentilmente. L’uomo dopo un attimo di smarrimento sorrise.

“Peter! Quando sei tornato, figliolo?” Peter si costrinse a non piangere, quel tono era lo stesso che sua padre aveva prima di cominciare a bere, quando lo portava a giocare. La stessa voce che si era congratulata con lui quando aveva imparato ad andare in bicicletta, quando aveva ricevuto la lettera per Hogwarts. Nell’uomo che aveva davanti faticava a vedere il padre che tanto spesso lo aveva portato a pescare le domeniche.

“Poco fa…” disse vago “come stai?” chiese leggermente.

“Peter, vieni ti offro da bere giù al pub…” disse il padre barcollando, eppure sembrava più sobrio del solito.

“Non ti pare di aver bevuto troppo?” chiese Peter  “Ti va piuttosto di mangiare qualcosa?”

“No, non ho fame…”disse rabbioso. Peter fece finta di non notare il brusco cambio di umore.

“Nemmeno un pezzo di torta? Mamma ha fatto una crostata che sembra deliziosa…” tentò ancora.

“No, Peter! Non ho più fame!” gridò il padre… “me ne ritorno al pub…” borbottò infine. Peter fu rapido, estrasse la bacchetta bloccando la porta.

“NO! Non ritorni laggiù ad avvelenarti”

“Vuoi farmi paura Peter?”  rise rocamente Bob.

“Non devi bere più! Non capisci che ti stai uccidendo, non capisci che la mamma si sta facendo in quattro per te…”

“Cosa vuoi che cambi… cosa ne sai tu! Sei lì in quella scuola dannata! Che ne sai come viviamo qui!”

“Non voglio che tu muoia! Si sta ammalando anche la mamma per te!”

“Fatti gli affari tuoi Peter! Di problemi tuoi non ne hai, vero? Un buono a nulla resta un buono a nulla! Daniele non si ammalerà per causa mia! Piuttosto c’è qualcun altro che non c’è mai…”

Peter colpito sul vivo lasciò sciogliere l’incantesimo, Robert prese la palla al balzo uscendo di casa.

Il ragazzo osservò la porta sospirando, forse suo padre aveva ragione… forse era lui la causa di tutto.

  

♦♦♦

 

“Oh, ma tu guarda, James!” i ragazzi si voltarono a quella voce sconosciuta. James sorrise.

Un donna minuta si stava avvicinando a loro, i capelli bianchi incorniciavano un viso gentile, anche se cosparso di rughe. La vecchia sorrise ancora di più osservando Lily.

“Chi è questa, giovane Potter? La tua ragazza?” chiese.

“No, lei è solo una mia amica…” specificò comunque “Lily lei è Bathilda Bath… Bathilda lei è Lily Evans…” le presentò allegro. Lily strinse la mano all’anziana fissandola sorpresa. Bathilda sorrise.

“Intuisco la tua domanda, si sono quella Bathilda, quella del libro di Storia della Magia…” Lily sorrise un po’ imbarazzata.

“Oh, non preoccuparti cara, non sai quanti mi pongono quella domanda…” ridacchiò la vecchia. “Stavo giusto pensando di fare un salto da tua madre per prendere un the, pensi che disturbo?” chiese a James.

“No, signora Bath, non credo. Mia madre è sempre felice di averla per casa.”

“Ricordo ancora quando tuo nonno ha costruito casa vostra… proprio un bel giovanotto come lo è il nostro James, parola mia!” Lily era sicura di aver visto James arrossire.

“Beh signora Bath, penso proprio che dovremo andare…”

“Va bene, va bene… è stato un piacere conoscerla signorina Evans…”

“Piacere mio signora Bath”

Lily aspettò che l’anziana si allontanasse.

“Non pensavo che Bathilda Bath fosse ancora viva, e che beh… abitasse qui…”

“Se è per questo… vedi quella casa lassù, in cima alla collina?” chiese James

“Sì…”

“Lì ci abita Silente… o per lo meno ci abitava la sua famiglia…”

“Lo sapevo!” esclamò convinta

“Cosa?”

“Che c’era un motivo per cui Silente non ti ha mai espulso!” disse ridendo, James seguì la sua risata. Si disse che era fortunato: per quattro giorni avrebbe potuto ascoltare la sua risata.

 

♦♦♦

 

Stavano sorvolando i monti Cambrici, l’aria era frizzante, ma i prati verdi del Galles meritavano quella vista.

“Non vedo l’ora di rivedere la mamma…” gridò Enif, Sirius sorrise, mentre lo Snowdone appariva davanti a loro.

Sirius atterrò nel cortile interno della fortezza. Rhodelia, seduta su una panchina di pietra, sorrise guardandoli smontare dalla moto.

“Zia! Buongiorno!” salutò Enif avvicinandosi ed abbracciandola.

“Ciao, bambina!” la salutò lei, l’anziana fissò poi Sirius. “Piacere di rivederla Messer Black…”

“Signora Icecrow…” sorrise il ragazzo.

“Signorina possibilmente…” ridacchiò la vecchia.  Sirius la guardò allibito, Enif rise. “Non era per me il matrimonio… anche se ci sono andata vicina una volta… ma immagino ora sia troppo tardi...lascio ai giovani il compito di sposarsi…”rise. Sirius soppesò le parole: era un invito, nemmeno tanto implicito, a sposare Enif, o sbagliava?

“Zia, mia madre…”

“O sta meglio! Che scema, mi avevano anche chiesto di aspettarti per accompagnarti da lei, sto proprio diventando vecchia…” disse cominciando ad incamminarsi verso la casa principale.

“Tu non sarai mai vecchia zia!” sorrise Enif, mentre lei e Sirius iniziarono a seguirla.

 

♦♦♦

 

Remus aprì la porta lentamente, non c’era fretta. L’odore di chiuso lo investì subito, sospirò guardando quella casa ormai vuota. Chiuse la porta dietro di se, appoggiandovisi. Sarebbero stati solo quattro giorni… solo quattro giorni, si disse, solo quattro giorni di solitudine.

Stancamente si mise al lavoro, aprì tutte le finestre, l’aria che entrava dopo mesi, lavò il dolore che ancora stagnava nelle stanze. Remus sospirò.

Papà non vorrebbe che ci stessi a pensare troppo , vorrebbe vivessi…

Con un sorriso sghembo osservò la foto all’ingresso. In fondo quel posto restava sempre casa sua e lì loro sarebbero sempre rimasti.

Scrutò la dispensa vuota se non si considerava una vecchia scatola di Earl Grey. Sospirò pensando che avrebbe dovuto passare in paese e richiuse la dispensa.

E andiamo… pensò preparandosi ad uscire.

 

L’ultima volta che aveva percorso la Hell Lane davanti a lui alcuni maghi trasportavano le bare di sua madre, suo padre e del signor Swan fino al piccolo cimitero di North Chideock. Suo padre era nato lì, tra i Babbani, ed era lì che voleva essere sepolto e sua madre non l’avrebbe mai lasciato. Era la prima volta che Remus trovava quella strada tanto malinconica.

Si fermò alcuni istanti davanti al cancello di ferro battuto del cimitero, incerto. Entrò insicuro fino a raggiungere quelle due lapidi bianche. Constatando di essere solo fece apparire alcuni fiori, sistemandoli ordinatamente davanti alle lapidi.

“So che non vorreste vedermi triste, ma non ci posso fare nulla…” disse a bassa voce “ma non preoccupatevi… starò bene… qui, a casa… ci saranno sempre i ragazzi, sapete… ora anche Lily ed Enif sanno cosa sono eppure nemmeno loro mi hanno abbandonato… magari non riuscirò a realizzare i miei sogni, ma non sarò solo… ve lo prometto…” Accarezzò dolcemente le foto dei suoi genitori. “Vi voglio bene…” sussurrò alzandosi.

 

Le botteghe a Chideock stavano chiudendo ma Remus riuscì comunque a recuperare qualcosa per quei quattro giorni, stava risalendo lentamente la North Road quando qualcuno gli batté una mano sulla spalla. Si voltò sorpreso.

“Ciao Remus…” erano anni che non si parlavano, forse troppi e Remus si sorprese di non trovare più quella nota di bambina nella voce della vecchia amica.

“Ciao Rosemary” sorrise. L’ultima volta che avevano scambiato due parole era prima che lui partisse per Hogwarts e il risultato era stato che la madre della bambina l’aveva chiusa in casa per una settimana.

“Temevo non tornassi più a casa…” disse piano la ragazza, forse un po’ imbarazzata. Remus la guardò, in lei non c’era nulla della bambina con cui aveva passato le giornate fino a quella maledetta notte. Era una ragazza slanciata, i capelli rossi erano più scuri e ricadevano ondulati sulle spalle, le lentiggini si erano sbiadite tanto da essere pressoché invisibili, gli occhi castani erano imbarazzati.

“Sai… credevo che dato che i tuoi… che idiota! Non ti ho ancora fatto le mie condoglianze!” disse agitata.

“Non preoccuparti…” disse appena il ragazzo.

“Facciamo la strada assieme?” chiese speranzosa.

“Se non rischi di venir rinchiusa in casa…” rise amaramente lui.

“Mia madre e mio padre sono un po’ chiusi… ma non sono cattive persone…”

“Scusa… non te ne faccio una colpa… la maggior parte della gente si comporta nella stessa maniera…”

“Sarà anche vero! Ma ti conoscevano… se io fossi in te non potrei perdonarli…” disse sinceramente.

“Avvelenarmi il sangue non farebbe cambiare nulla… sono ciò che sono… purtroppo…”

Camminarono in silenzio fino a che non si dovettero separare.

“È stato bello vederti, Remus!” sorrise lei, allontanandosi verso casa Crossbridge. Remus sospirò… se solo non fosse mai stato morso… forse loro… scosse la testa incamminandosi verso casa.     

 

♦♦♦

 

Sirius si trovava a correre a perdifiato per la cittadella, Taliesin lo stava trascinando in lungo e in largo. Era il giorno di Pasqua e i bambini stavano festeggiando con una caccia alle uova, sparse su tutto il Picco del Corvo. Neanche a dirlo, il bambino aveva trascinato Sirius con lui sotto lo sguardo divertito di Enif.

“Taliesin aspetta…” sbuffò il ragazzo tirandosi indietro una ciocca di capelli.

“No, Sirius! Dai muoviti! Devo vincere quest’anno!!!!” sorrise il bambino ricominciando a correre.

Sirius sbuffò mettendosi ad inseguire il bambino, non capiva quella smania di vincere… non sapeva nemmeno cosa c’era in premio.

Maia Nutcombe, la cugina di Taliesin, li superò con un sorriso.

“Tal, inutile ti sforzi… vincerò io di nuovo!” rise poi scappando in un’altra direzione.

Il bambino si imbronciò.

“Vedi? È già tre anni che vince lei!”

Sirius lo guardò comprensivo.

“Va bene, allora andiamo a cercare queste uova!!!” disse ridendo.

“Sei grande Sirius!!!” sorrise il bambino.

 

Enif sorrise guardando i bambini correre per la cittadella.

“Dovrò chiedere scusa al tuo fidanzato, Taliesin di solito non si comporta così…” le disse Lilith offrendole il the.

“Non si preoccupi zia Lilith, suo figlio è un bambino adorabile…” disse sincera la ragazza.

“Enif, ti prego dammi del tu… siamo in famiglia” rise la giovane donna, guardando con un sorriso Felicia. La donna guardava Enif, era stato tremendo non poterla vedere, non poter vedere nulla. La vista le era finalmente tornata, anche se con qualche problema, ma i suoi occhi non sarebbero più tornati verdi e i guaritori al San Mungo non ci potevano fare nulla.

“Eny, tesoro…” la ragazza si voltò verso la madre. Erano in un salotto che dava sulla cittadella, ed erano sole donne: Lilith, Felicia, Zia Rhodelia,lei e Dervla, la nonna di Taliesin.

“Dimmi…”

“Finita la scuola cosa intendi fare?” era da tanto che non parlavano del dopo e Felicia voleva sapere cosa avrebbe fatto ora, dopo tutto ciò che era successo. Enif arrossì.

“Lo sai pensavo di andare a lavorare al San Mungo…”

“Una donna non dovrebbe lavorare…” bofonchiò Zia Rhodelia, Lilith scosse la testa.

“Lo so, lo so… intendevo se verrai qui o resterai in Inghilterra…”Enif arrossì di nuovo.

“Dalla faccia che ha fatto il tuo ragazzo alla parola matrimonio, non penso ti sposerà appena finita la scuola…” disse distrattamente Rhodelia.

“Penso che resterò a Falkbourne…” disse Enif dopo un attimo di smarrimento. “Sarò vicina a Sirius e a chi avrà bisogno di me…”

Felicia annuì, un velo di tristezza le calò sugli occhi, sua figlia avrebbe combattuto accanto a Silente, ora ne era certa.

“Spero che il signor Black non ti stia così tanto vicino…” l’ennesimo commento malizioso della zia fece voltare di scatto Enif.

“Oh zia, piantala! Smettila di imbarazzarla, so che lo fai per divertimento…” disse gentile Dervla “Lo facevi già con me! Per non parlare di Lilth e Felicia…”. La vecchia rise.

“I giovani d’oggi hanno un sacco di problemi di cuore…” disse con sufficienza.

“Il che la dice lunga Enif, perché da quello che sappiamo, la zia di problemi di cuore ne ha avuti molti…” cercò di tirarla su di morale Lilith.

“Mica si parlava di me…” borbottò la novantenne.

Enif rise, notando, per la prima volta, l’imbarazzo colorare il volto della zia.

“Quel caprone del mio fidanzato ha preferito altri sollazzi… quindi sono arrivata alla conclusione che i giovani non dovrebbero risparmiarsi troppo…” ci fu un attimo di imbarazzante silenzio, seguito dalla risata di tutte e cinque.

Con le lacrime agli occhi dal ridere Rhodelia parlò ancora.

“Detta così, il povero Abe fa la figura del pazzo… diciamo che i suoi studi gli hanno fatto dimenticare di avere una ragazza e io nella mia timidezza l’ho semplicemente lasciato andare… ” disse, nel sorriso c’era un velo di nostalgia. Le altre donne la guardarono sorprese, Rhodelia timida? Sembrava impossibile.

“Per quanto ora non sembri ero una ragazza timida e a modo ai miei tempi…” ridacchiò.  

“Io conoscevo un’altra versione…” rise Dervla “Non eri tu quella che gli ha gridato dietro “O me o le capre?””

 

Sirius si arrampicò su un tetto, le regole dicevano niente magia?  E niente magia sia! Si era detto. Allungò la mano per far salire Taliesin. Si mossero cautamente fino ad arrivare sul camino dove stava appoggiato un uovo dipinto.

Taliesin lo prese trionfante.

“15! 15! Lo scorso anno ne trovai solo nove! Grazie Sirius!” sorrise.

“Non capisco il perché di tutta questa caccia…” disse il ragazzo aiutandolo a scendere.

“È una tradizione! Da quando è stato fondato il Picco! Sai Eiros Brân fondò il castello per nasconde i suoi amici dall’inquisizione…”

“Quindi alla fine Coch ha parlato…”

“No… no… Coch ha finto di essere lui il mago per salvare la vita di Eiros, non sapendo che un rogo non è un problema per un vero mago… quando Eiros lo scoprì messe in scena la morte dell’amico prese le loro famiglie e fondò il picco… finché Eiros era in vita qui abitavano anche Babbani… tutti quelli che lui aveva salvato dai roghi…” Sirius lo guardò sorpreso, quella non era una storia che dimostrava quanto i Babbani fossero inferiori, anzi.

“Sai Sirius questa è tradizione è nata proprio allora… per questo non si può usare la magia, perché sennò per i Babbani sarebbe difficile…”

“Ma non ci sono Babbani oggi, o si?”

“No… ma sai quei Babbani che abitavano qui dopo la morte di Eiros, per evitare conflitti si sono trasferiti ai piedi del monte… fondando il villaggio… i figli di Dafydd misero su il pub… è l’unico camino collegato con la metropolvere da allora! Siamo una fortezza noi! Per salvare della gente! ” disse orgoglioso il bambino.

Sirius lo guardò, il Picco in effetti aveva un valore strategico non indifferente, capiva perfettamente perché Voldemort avesse cercato di portare gli Icecrow dalla sua.

 

♦♦♦

 

Remus prese una boccata d’aria, stava passeggiando per i campi, aveva visto Dan Crossbirdge e sua moglie partire la mattina presto, se così non fosse stato in quel momento non si sarebbe trovato così vicino a casa loro.

Una gallina inseguita da dei pulcini gli tagliò la strada, Rosemary dietro di lei.

“Fermati, maledetta!” le gridò dietro. “Oh… Ciao Remus…”

“Ciao…” la salutò con un sorriso.

“Buona Pasqua!” Sorrise lei raddrizzandosi e guardando tristemente la gallina gironzolare un po’ più in là…

“Ti serve una mano?” chiese lui.

“No, no… non occorre…” ma Remus non l’ascoltò si avvicinò silenziosamente alla gallina, prendendola al volo. Questa cominciò a dimenarsi mentre i pulcini si stringevano sotto le gambe di Remus.

“Grazie!” sorride lei afferrando la gallina “Itza! Maledetta gallina, la smetti di andare in giro a perdere pulcini per i campi!” esclamò guardando truce la bestiola. “Remus vuoi venire dentro a prendere un the?” chiese poi gentile.

“No, no… meglio di no… se i tuoi mi vedessero…”

“Non torneranno prima di domani sera… sono andati da Sean…”

“Va bene allora…Dove abita Sean?” chiese poi seguendola. Rosemary chiuse la gallina e i pulcini nel pollaio.

“Sta a Dorchester… ha cambiato già una ventina di lavori tra magici e non… un disastro… ma tira avanti…” sorrise tristemente. “Tu cosa pensi di fare finita Hogwarts?” chiese  lei mentre entravano e metteva un bollitore sul fuoco.

“Non lo so… non penso che sarà facile trovare qualcosa…”

“Beh protesti cercare qualcosa fra i Babbani…”

“Forse…”

“Una volta dicevi che saresti diventato professore…” ridacchiò lei.

“Sogno inrealizzabile… troppe assenze…” sogghignò lui. La guardò ancora, sospirò.

“Sei diventata un bella ragazza, immagino che avrai un sacco di ragazzi che ti girano attorno in Irlanda”

“Sì, sì… il mio ragazzo poi è già finito in punizione tre volte per aver cercato di togliere gli occhi a tutti…” rise ironica.

“È fortunato…” sorrise lui, non capendo se fosse seria o meno.

“Grazie…” sorrise appena, agguantando due tazze.

“Remus… so che mio padre cercherà di convincerti ad andare via… ma ti prego, tu… beh non andare…”

“È questa casa mia…”

“Sono felice che la ritieni ancora così… sai continuo a dire che saresti stato un ottimo fratello maggiore… Sean è sempre stato una delusione…” disse seria.

Bevvero il the in silenzio.

“Lo sai… spesso ti ho osservato mentre c’erano i tuoi amici” la vide arrossire leggermente “o quando leggevi accanto alla finestra… mi dispiace che non siamo riusciti più a passare del tempo assieme… eri il mio migliore amico…”

“Lo so… dispiace anche a me… per fortuna ci sono persone come James, Sirius e Peter…”

“Non ti hanno abbandonato?”

“No… e non lo faranno… sono la mia ancora di salvezza…” sorrise appena “beh ora andrò, Peter ha detto che sarebbe passato questa sera…” disse alzandosi

“Ok… beh allora buona serata…”  Rosemary lo accompagnò alla porta. “Remus… non dimenticarti che è qui casa tua…” gli disse con un sorriso.

“Lo so…”

 

Remus tornò a casa sospeso tra la malinconia e la rabbia… non avrebbe lasciato quel posto, MAI! Come poteva Dan Crossbridge solamente pensare di mandarlo via, accidenti! Era casa sua quella!

Peter lo stava aspettando sulla porta, una faccia altrettanto sconsolata.

“Mi sa che ci serve una buona dose di cioccolata…” sorrise appena, fissando l’amico.

“Anche tripla direi…” disse Peter cercando di tirarsi su di morale.

“Che succede?” chiese Remus aprendo la porta.

“Spero che domani sera arrivi presto… ho bisogno di non pensare a nulla… e quindi ho bisogno di tutta la truppa…” sospirò il ragazzo seguendo Remus in cucina.

“Problemi con tuo padre?”

Peter annuì stancamente sedendosi su una sedia.

“Si sta uccidendo, sai… cirrosi e cancro al fegato… giovedì ho tentato di farlo ragionare, l’unico risultato è che non è tornato a casa da allora…. Sono anche andato a cercarlo, nessuno l’ha visto, neanche al pub… mamma è disperata.”

“Mi dispiace…” disse il licantropo preparando due tazze di cioccolata calda.

“Tornerà più ubriaco di prima, o non tornerà affatto… non so quale delle due sia la soluzione migliore…”  Remus guardò sorpreso l’amico passandogli la tazza.

“Scusa Rem… e che… non so preferirei che sparisse così nel nulla piuttosto che vederlo consumarsi e mia madre con lui…”

“Vuoi che ti dia una mano a cercarlo?” chiese il licantropo.

“No, sono certo che tornerà… o almeno mamma dice che è successo altre volte… non resta che aspettare…” disse tristemente “mi dispiace solo di non poter fare di più per la mamma, sai… stando ad Hogwarts…”

“Non dirlo neanche per scherzo, Wormy! Sei il tesoro più grande per tua madre, è solo un brutto periodo… vedrai che passerà…”

“Lo spero…”

“E sai che ti dico, ordineremo a Sirius di fare così casino in questi giorni che dimenticherai la preoccupazione!” cercò di risollevargli il morale. Suo padre diceva sempre che non c’è due senza tre… ma non poteva pensare che anche al padre di Peter fosse successo qualcosa.

 

♦♦♦

 

“Ho vinto! Ho vinto!” Taliesin saltellò felice, per poi guardare Sirius. “Anzi, abbiamo vinto!” disse sorridendo.

“No, il premio è tutto tuo! Ti ho solo dato una mano…” disse sorridendo Sirius, gli era mancato avere un bambino più piccolo tra i piedi, anche se non avrebbe mai ammesso: Regulus gli era mancato molto.

Taliesin corse da Rhodelia che in mezzo al cortile era attorniata dai bambini che avevano partecipato alla caccia.

“Calmi, calmi… dunque da quello che ho visto il premio se lo merita Taliesin con 21uova, complimenti nipote! Cominciavo a credere che gli Icecrow avessero perso il loro mordente…” sorrise la vecchia porgendo un pacchetto a Taliesin. Il bambino lo scartò contento, sapeva già cos’era ma il regalo cambiava di poco ogni anno. Prese in mano contento il premio: era un uovo di vetro – quell’anno era verde -  alto più o meno 5 pollici, nel suo interno cavo c’era in miniatura il Picco del Corvo. L’uovo era sorretto su un piedistallo dorato da un sostegno che assomigliava molto ad una pianta rampicante. Sul piedistallo c’era un piccolo cassetto. Taliesin guardò i piccoli omini che si muovevano all’interno del castello in miniatura e sorrise: quell’anno c’era raffigurata anche Enif. Guardò Sirius.

“Quando finite scuola tu ed Enif vi sposate?” chiese curioso mentre lui e il ragazzo si dirigevano nel salotto dove avevano lasciato Enif ore prima. Sirius arrossì.

“Non lo so…”

“Verrete ad abitare qui?” chiese ancora, avrebbe tanto voluto averli al Picco, Sirius gli stava davvero simpatico e poi voleva assolutamente sapere di più sulle motociclette Babbane.

“No… credo che resteremo in Inghilterra…” disse memore del fatto che entrambi avevano deciso che avrebbero aiutato Silente.

“Partite domani, vero?” chiese ancora un po’ dispiaciuto.

“Si…” Taliesin annuì.

In silenzio arrivarono al salotto.

“Ho vinto!” esclamò il bambino entrando

“Bravissimo!” lo elogiò la madre. Taliesin guardò Enif correndole incontro.

“Lo so che l’ho vinto io… ma ce ne ho altri e se tu e Sirius non tornerete qui, almeno ti ricorderai di noi!” sorrise porgendole il premio.

Enif sorrise abbracciando il cugino.

“Tranquillo, torneremo di certo a trovarti ogni tanto!” disse allegra.

 

 

Eccomi qui! ^^

Questo capitolo non doveva nemmeno esserci sulla mia scaletta e passare subito al prossimo, ma volevo rendere giustizia agli altri, approfondire il problema "Peter",  far rivedere Rosemary Crossbridge, e la gente del Picco.

Spero il capitolo non sia risultato troppo incasinato...

Alla prossima!

 

 

hermy101: Come vedi Snidget è un po' dimenticato in vacanza, ma sta tranquilla che Dorea lo ha già viziato per le feste XD

Alohomora: Ecco qui l'aggiornamento, spero il capitolo non sia troppo incasinato.

princes_of_the_univers : all'inizio questo capitolo non ci doveva essere e si doveva passare subito al prossimo (Lily e James only...) ma non mi sembrava giusto...

PrincessMarauders : James dice che se vuoi camera di Sirius è libera... ma non so come la prenderebbe Lily XD non ti preoccupare per i capitoli non commentati, sono io che mi monto e mi smonto al numero delle recensioni (quindi oggi sono felice e orgogliosa delle vostre 6 recensioni XD)

Jes Potter: per ora la storia continuerà come la vera per moooolto tempo poi chissà. Grazie del commento mi fa sempre piacere leggere nomi nuovi. ^^

sissi181: Resisti ancora un capitolo e avrai la tua romanticheria.... ehehe

 

Mirwen

   
 
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