Tutta
la mattinata la passò con gli occhi fissi su uno schermo,
ritrasmettendo
costantemente le stesse immagini, gli stessi suoni, gli stessi orrori.
Anche
quando bussarono alla porta non fece un passo, e nemmeno quando
entrò Watari
con Caroline, vestita con abiti decenti e non più un
accappatoio sporco.
Watari
sospirò, rivolgendosi a Caroline –Devo andare a
sbrigare le commissioni che mi
ha assegnato. Non ci metto molto-
Caroline
annuì e con un sorriso salutò Watari, che se ne
andò in tutta fretta.
Non
ci fu sorpresa quando vide cosa guardava L, ma ora basta. Non poteva
continuare
così. Prese il telecomando e spense la Tv, gettandolo poi
via. L si girò
svogliato verso di lei.
-Quando
sei arrivata?- chiese
-Dovresti
smetterla di intestarditi così. È morta, e ormai
si sa come-
-C’è
qualcosa che non mi torna nel video-
Ebbene,
avevano recuperato il video della telecamera presente nella stanza di
Caroline,
dove Erin aveva messo fine alla propria vita. Sin dall’inizio
L si era convinto
che non si trattasse di suicidio, ma dovette ricredersi.
Cioè, che si fosse
tagliata lei di sua spontanea volontà i polsi era
effettivamente vero. Ma il
video mostrava che prima di morire era stata picchiata da qualche uomo
per
farsi dire con chi collaborava, cosa avesse detto. E lei
preferì morire,
soprattutto per mano sua, piuttosto che parlare.
Quindi,
cosa c’era ancora nel video che insospettiva L?
-Il
video è un po’ sgranato… A volte i
pezzi saltano- disse L, voltandosi verso
Caroline –Per favore, vai a prendere il telecomando,
così ti mostro-
Caroline
lo guardò un po’ stizzita, ma andò
comunque a prenderlo. L glielo strappò dalle
mani e fece ripartire il video.
-Guarda
questa scena- Erin veniva presa a pugni.
-Ebbene?-
L
rimandò indietro e fermò il nastro –Il
video mostra che sono le quattordici,
quindici minuti e trentasette secondi. Ora osserva attentamente-
rimandò un po’
avanti e rifermò l’immagine. Caroline
spalacò leggermente gli occhi.
-Adesso
l’orologio della telecamere mostra le quattordici,
diciassette minuti e
cinquanta secondi-
-Potrebbe
essere un guasto del video-
-La
fattura è pessima. Stando alle perquisizioni, non sembravano
telecamere
scadenti, ne consegue che il video è stato manomesso.
Dev’essere successo
qualcosa in quei due minuti…-
-Per
esempio?-
-Forse
qualcuno si è fatto scappare l’altro
rifugio…-
-Rifugio?-
-Mentre
Erin veniva minacciata, alcuni uomini asserivano al fatto che avevano
spedito
tutto di là, lasciando anche intendere che era un luogo
freddo. Caroline, tu ne
sai niente?-
-No…
Ci informavano a malapena di quando ci pagavano…-
Doveva
immaginarselo. Bè, almeno la cosa sicura era che dovevano
cercare un posto
freddo. Lì per lì gli vennero i posti
più disparati. Siberia? Islanda? Scozia?
-E’
come cercare un ago in un pagliaio-
-Ma
l’ago nel pagliaio comunque c’è-
Lei
sbuffò. Avrebbe dovuto capirlo che non si sarebbe arreso.
-Comunque,
cosa c’è?- chiese lui –Avevi bisogno di
qualcosa?-
Caroline
sorrise –Volevo solo salutarti-
-Sei
in partenza?-
-Mia
sorella vive a Cambridge e mi ha offerto un posto nel suo negozio. Per
la
sistemazione starò da lei finchè non ne trovo
una, ma non credo che sarà
difficile. E poi ho già comprato lì tutto il
necessario per Nathan-
-Posso
comunque contare su di te per questo caso? Finchè non li
sbatto in galera non
posso dire che il caso sia chiuso-
-Onestamente
non vorrei averci più niente a che fare…-
-Solo
per informazioni. E poi ormai sei libera-
E
c’era dell’altro: si sentiva in debito con lui. Non
era certo il tipo da
voltare le spalle a uno che l’aveva aiutata
–D’accordo… Solo per informazioni,
però. Piuttosto, sbaglio o qualcuno è
sopravvissuto nell’assalto dell’altra
volta?-
-Sì,
ma non basta. Voglio prenderli tutti insieme. Questi sopravvissuti non
hanno
aperto bocca a riguardo. Watari comunque sta prendendo le dovute
precauzioni,
se si ostinano a on parlare li mettiamo dentro-
-Ma
hai delle prove?-
-…
Qualcuna-
Lei
lo guardò di sottecchi, come se avesse detto una cavolata
–E dove sono?-
Lui
non rispose, congedandola gentilmente –Non dovevi andare?-
Dopo
qualche giorno purtroppo quegli uomini rimasti si ostinavano a non
parlare:
Watari a volte li teneva senza cibo per qualche giorno, nella speranza
che
crollassero, e invece nulla. Qualcuno si era suicidato, e il resto non
potevano
fare altro che mandarli in prigione.
-Pazienza,
troveremo un’altra strada. Per il momento andiamo a
esclusione- disse L,
chiedendo a Watari di prenotare un viaggio.