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Autore: Ferngully    01/11/2009    2 recensioni
Lamù, Ataru, Shinobu e Mendo compiono un viaggio surreale che nessuno di loro si rende conto di aver iniziato, un viaggio che ha inizio un giorno al Carnevale Estivo di Tomobiki. Ma dove li condurrà questa via, e di quali verità verranno a conoscenza?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Atarù Moroboshi, Lamù, Miyake Shinobu
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ben ritrovati a tutti e scusate per il ritardo e per il (rispetto agli altri,) corto capitolo. Ho avuto dei problemi a tradurre certe parti della storia abbastanza complicate, tanto che ho dovuto contattare l'autore originale di "Torna da me...Tesoruccio" per farmele spiegare meglio.
Avviso i lettori di un particolare, nei prossimi due capitoli che verranno, i nostri quattro protagonisti abbandoneranno completamente il mondo reale perdendosi nel labirinto oscuro delle loro menti, da qui in poi  il susseguirsi di situazioni surreali e episodi mentali si fa frenetico e inquietante, alternando a Lamù, Ataru, Mendo e Shinobu rapidi lampi di serenità e orribili incubi che esploreranno le loro paure ed insicurezze.
Dato che i successivi due capitoli sono molto lunghi, e dato ne ho l'opportunità, ho deciso di spezzarli in due parti ciascuno. Questo posso permettermi di farlo perchè nella versione originale, nei prossimi due capitoli verranno presi in considerazione i singoli casi di ognuno dei quattro personaggi due alla volta. per semplificare le cose e per non opprimere il lettore opterò per creare un capitolo dedicato ad ogni personaggio.

Per Kitsune No Pao: hai ragione Kitsune la parte del ballo è effettivamente molto somigliante a  quella dell'episodio "Mondi paralleli" ma ovviamente vi è un perchè. In quanto fanfiction psicologica, "Torna da me...Tesoruccio" non si limita a proporre nuovi eventi, ma cerca di analizzare quelli passati. In quell'episodio, Lamù si è limitata a scegliere di continuare a stare accanto al suo brutto, stupido e infedele Tesoruccio, piuttosto che al suo alter ego premuroso e innamorato. La domanda è "perchè?". Perchè ha ascoltato il suo cuore...ma se invece quella volta avesse dato retta alla mente, piuttosto che al cuore? Se avesse usato la logica, invece delle emozioni? E soprattutto, se quella scelta dovesse presentarsi nuovamente?
Leggete e saprete.
 
Episodio 5 (Parte Prima): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono

Sottotitolo: (Relazioni, Seconda Parte: Il Problema di Perdere Se Stessi)

Lo Scenario "Mi Ami?"

"Tesoruccio, tu mi ami?"
"Mi ami, Tesoruccio?"
"Tesoruccio! Non mi ami, Tesoruccio?"
"Tesoruccio..."
Shinobu camminava tranquillamente sotto la pioggia con Shutaro, lui teneva con una mano un ombrello nero per riparare entrambi e stringeva la mano di Shinobu con l'altra, la ragazza fissava il suolo mentre i due giovani passeggiavano tra le pozzanghere. Ad un tratto si fermarono e Shinobu con speranzosi, ma sempre desolati occhi alzò lo sguardo verso il bellissimo Shutaro. "Shutaro, tu mi ami?"
Shutaro non abbassò mai gli occhi verso di lei. Al contrario, alzò il suo sguardo solenne verso il cielo grigio, la pioggia picchiettava sul marciapiede e sul suo ombrello, e rispose con voce distante, "Penso che potrei...forse...un giorno."

Il Caso di Shinobu Miyake (Il Progetto Shinobu Miyake)

Shinobu stava volando; rise osservando Tomobiki, così in basso rispetto a lei, per poi alzare lo sguardo allo splendente cielo blu che la circondava, splendente come le due brillanti ali bianche che le spuntavano dalla schiena. Il vento le soffiava tra i capelli e le scompigliava gli abiti e la ragazza sorrise felice, inspirando profondamente l'aria fresca.
Svolazzò per un po' per conto suo, zig-zagando nel cielo, attraverso le soffici nuvole e poi giù, sorvolando i fiumi a malapena pochi centimetri sopra di essi, l'acqua sprizzava ai fianchi di Shinobu, sollevata dallo spostamento d'aria provocato dalle sue ali. Poi riprese quota piroettando, chiudendo gli occhi e ridendo felicemente.  
Ciononostante, quando li riaprì lo fece con disappunto. Il cielo era ancora tiepido e splendente, ma improvvisamente si sentì solitaria nella sua vastità, si guardò attorno sperando di trovare qualcun'altro che stesse volando in cielo, tuttavia le probabilità di trovare qualcuno erano piuttosto magre. Shinobu si portò le mani  attorno alle spalle con fare preoccupato  e volse lo sguardo in basso verso la piccola cittadella suburbana di Tomobiki, che appariva lontanissima e ancora più piccola del solito, facendo sentire Shinobu ancora più sola.
Inaspettatamente, Shinobu sentì una folata di vento soffiarle sul retro della camicetta e sollevarle leggermente le piume delle ali. Si voltò  e vide che Lamù le era arrivata volando alle spalle, come per incontrarla, con grande sollievo della terrestre. Lamù si mise le mani dietro la schiena e sorrise a Shinobu. "Coraggio! Seguimi!" disse facendole l'occhiolino prima di volare via a tutta velocità.
Shinobu rise e chiamò, "Aspettami, Lamù!" prima di iniziare a inseguirla. Tuttavia, presto aggrottò le sopracciglia, scoprendosi incapace di stare dietro a Lamù. "Aspetta, Lamù! Stai andando troppo veloce!" gridò Shinobu, ma Lamù si limitò a sorridere e accellerò. Ad un tratto, Shinobu avvertì che il vento sotto di lei non la sorreggeva più.
"Lamù!" urlò, iniziando a precipitare, le sue brillanti ali bianche si dissolsero in polvere dorata, e cadde nel vuoto verso Tomobiki, abbandonando il bellissimo cielo. Presto non riuscì più a scorgere Lamù che volava sopra di lei; tutto quello che vide fu il cielo...
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Shinobu tamburellava le dita sul suo banco, con il mento sostenuto dall'altra mano e un'espressione annoiata sul viso. Portò lo sguardo sull'orologio appeso sopra la cattedra dell'insegnante, ma non vi erano lancette sul quadrante. Sospirò e osservò l'aula. Notando che era vuota, corrugò la fronte e rabbrividì, sentendo improvvisamente freddo, e  si pose le mani a coprirsi le spalle. Fissò la porta, attendendo che qualcuno si facesse vivo. Dopo essersi guardata qualche volta alle spalle, Shinobu si alzò e si diresse verso la porta.
Uscì nel corridoio, illuminato pallidamente da una luce grigia e polverosa, e proseguì lungo di esso, sorpresa di vedere quanto fosse vuoto. "C'è nessuno?" chiamò mentre in punta di piedi sbirciava dalle porte delle aule solo per trovarle completamente deserte. "Mmh..." pensò aggrottando le sopracciglia in perplessità. "Forse sono tutti fuori..."
Quindi, si accinse a scendere le scale e uscì all'esterno, ma era deserto anche lì. "Dove sono tutti?" si chiese ad alta voce. "Forse è Domenica o qualcosa del genere..."
Shinobu allora lasciò il terreno scolastico e si diresse in città, per scoprire che anche lì non vi era anima viva. Nervosa e ansiosa di trovare qualcun'altro oltre a sè stessa in tutta Tomobiki, Shinobu iniziò a correre, gridando, "Ehi? C'è nessuno qui?"
Ad un tratto si fermò all'improvviso e voltò il capo per vedere un carnevale di fronte a lei, anche se vuoto e senza vita come il resto della città. Continuò a fissarlo con curiosità mentre si concedeva un attimo per riprendere fiato. Poi, lentamente si incamminò verso di esso. Esitò, sporgendosi in avanti per sbirciare dall'entrata, prima di addentrarvisi all'interno. Shinobu esplorò il posto, osservando tutte le bancarelle vuote, le giostre immobili e i sentieri desolati.
"Questo posto è così familiare..." pensò tra sè e sè, quasi riconoscendolo. Subito dopo i suoi occhi videro un grande cartello e Shinobu lesse voce alta, "Il Carnevale Estivo di Tomobiki...?"
Improvvisamente udì un suono di musica ed ingranaggi che giravano, sussultò, voltandosi di scatto per vedere che il carosello aveva misteriosamente preso a girare, con luci lampeggianti e una vivace musica cristallina. Shinobu sbuffò altezzosamente e incrociò le braccia. Inclinando la testa da un lato, dichiarò, "Che cosa infantile!"
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"Shutaro! Shutaro, vieni!" chiamò con irritazione Shinobu in direzione delle scale del soggiorno mentre mescolava con foga una ciotola di pasta frolla, tenendo la ciotola sotto un braccio e mescolando con l'altro. "Tra un po' è pronta la colazione!"
"Mamma! Mamma!" la chiamò il suo figlioletto di cinque anni, tirandole il grembiule.
"Non ora!" sbottò Shinobu mentre tentava di tornare in cucina con suo figlio ancora aggrappatole alla veste.
"Ma mi ha colpito, mamma!" continuò il bambino, puntando il dito contro la sorella di sette anni, che sedeva al tavolo in cucina. 
" Perchè lui mi ha colpita per primo!" contestò la sorella.
"Ho detto non ora!" gridò Shinobu. "La mamma ha da fare!" Dopo di che scosse la testa, brontolando, "Perchè mai ho scelto di sposarmi giovane...o di avere figli così presto, anche..."
"Ma mamma!" suo figlio si lamentò e Shinobu si accigliò furiosamente, pronta a sgridarlo di nuovo.
Sfortunatamente, il suo piede urtò contro una gamba di una delle sedie della cucina. Shinobu cacciò uno strillo cadendo in avanti, atterrando duramente sul pavimento di legno e sbucciandosi un gomito ed entrambe le ginocchia,  mentre la ciotola di pasta frolla che teneva in mano si frantumò al suolo, rovesciandone il contenuto in terra e contro la parete. Shinobu guaì ed emise un gemito, con i capelli in disordine sugli occhi si portò seduta quasi in lacrime mentre si strofinò il gomito sbucciato. "Oh..." Poi, chiamò rabbiosamente, "Shutaro! Vieni qui! Subito!"
"Si? Che c'è questa volta?" rispose seccata una voce familiare, tuttavia non era la voce familiare che aveva in mente lei. Alzò lo sguardo e diede un ansito quando vide Ataru Moroboshi in piedi sull'uscio, Shinobu spalancò gli occhi in orrore appena prima di emettere un urlo terrorizzato.
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"Di nuovo sola," si disse Shinobu, camminando sul lungomare deserto. "Perchè sono sempre sola?" Sospirò cupamente fissando il vasto oceano. "L'oceano...solitario come me in questo momento...probabilmente..."
"Ma suppongo che sia meglio che essere sposata con Ataru Moroboshi," decise. "O, insomma, chiunque fosse quell'uomo. Mi chiedo cosa ci trovi Lamù in lui, comunque. Mi chiedo cosa mai ci abbia trovato io..."
"Tesoruccio!" chiamò la voce di Lamù.
"Uh?" gli occhi di Shinobu si posarono sulla bianca spiaggia e fu allora che vide Lamù aggrapparsi al braccio di Ataru, ridendo felicemente nello svolgere il gesto.
Shinobu sospirò con un sorriso sognante mentre si sporse in avanti per osservare i due, la brezza dell'oceano le soffiò fra i capelli. I suoi occhi contemplarono nostalgicamente la coppia, e desiderò che lei potesse essere loro in quel momento.
"Andiamo, Lamù! Vuoi lasciarmi stare?!" protestò Ataru, cercando di sottrarsi alla presa di Lamù.
"Tesoruccio!" esclamò furiosamente Lamù e subito la sua risata cessò, venendo rimpiazzata dal suono di lei che fulminava Ataru.
Shinobu corrugò la fronte e scosse la testa con disgusto. "No, no, loro litigano troppo; non dureranno mai a lungo" disse lei con praticità, ma un'espressione confusa le si formò allora sul viso. "Mi chiedo come abbiano fatto a durare così tanto, tuttavia..." Dopo un momento passato a pensarci su, e non riuscendo a trovare una risposta, sospirò e si voltò.
Quando lo fece, si ritrovò nuovamente di fronte al carosello, anche se stavolta non in funzione. Le sue spalle si abbassarono in delusione mentre lo fissava, successivamente lasciò vagare lo sguardo lungo il vuoto carnevale. Sospirando, si sedette sulla piattaforma del carosello, non sapendo cos'altro fare. "Vorrei che Shutaro fosse nei dintorni," disse depressa guardandosi tetramente intorno. "Mi sento come se non gli parlassi da un'eternità...però questa quiete è così serena..."
Sorrise a questo pensiero, ascoltando il vento e godendosi il silenzio. "E' tutto così pacifico," ripetè prendendo un altro respiro d'aria fresca. "Forse questo carosello non è poi così male dopo tutto. Almeno non devo preoccuparmi di niente qui...posso semplicemente essere...me..."
Non appena iniziò a godersi la sua solitudine, un suono le giunse alle orecchie - risate. Shinobu sollevò speranzosamente il capo, dimenticandosi della serenità che la permeava, e saltò in piedi. Ascoltò per un altro momento, e quando fu certa che si trattava di risate, sorrise ed iniziò a scorrere nella direzione da cui arrivavano. Tuttavia, si fermò, voltandosi verso il carosello che aveva inconsciamente abbandonato. Sentendosi in colpa, lo fissò per qualche altro momento, per poi riportare lo sguardo verso l'uscita del carnevale, desiderosa di andarsene e seguire le voci delle persone. Shinobu emise un sospiro, vergognandosi della sua debolezza, ma semplicemente non potè farci niente, lanciò un ultimo sguardo al tranquillo carosello, e gli disse, "Mi dispiace, ma suppongo di non essere ancora pronta per te." Poi si voltò, dirigendosi verso l'uscita. E non appena i suoi piedi abbandonarono il suolo del carnevale e toccarono il marciapiede, il carosello riprese a funzionare, girando allegramente con la sua bella melodia e le sue luci brillanti.
Shinobu scorse tre studentesse vestite con l'uniforme scolastica del liceo Tomobiki girare l'angolo, le risate che provenivano da loro erano le stesse che aveva sentito qualche momento prima. Rapidamente, Shinobu corse loro dietro. "Ehi! Aspettate!" chiamò, ma nessuna delle tre parve notarla.
"Aspettatemi!" ripetè e fece per toccarne una sulla spalla, ma invece la sua mano la attraversò, come se la ragazza fosse una sorta di miraggio. Shinobu emise un grido nervoso e ritirò immediatamente la mano, le braccia presero a tremarle. "Cosa - cosa mi è successo?" chiese con voce tremula, poi scosse la testa con determinazione, inseguendo le tre ragazze verso il liceo Tomobiki.
"Ehi? Non riuscite a vedermi? Per favore, qualcuno si accorga di me!" gridò Shinobu correndo attraverso il cortile e attraverso tutti gli studenti, come se non si trovasse nemmeno lì in quel momento. Notando Ataru e Lamù seduti a chiacchierare sull'erba, velocemente corse loro in contro. "Ataru! Lamù! Vi prego, notatemi!" E cercò di scuoterli, ma le sue mani attraversarono anche loro.
I due continuarono semplicemente a ridacchiare, immersi in una conversazione che Shinobu, per qualche ragione, non poteva sentire, e quasi scoppiò in singhiozzi per questo. Con lacrime di rabbia agli occhi, Shinobu si rifiutò di arrendersi e fissò con astio Ataru. "Ataru! Ataru, riesci a sentirmi? Dovresti essere capace di percepire quando una ragazza è nei dintorni, giusto? E allora perchè non avverti la mia presenza ora? Perchè non puoi essere lo stupido pervertito che sei sempre?" Ma Ataru continuò semplicemente a parlare con Lamù.
Shinobu scosse la testa e spostò lo sguardo sulla Oni dai capelli verdi, piangendo, "Lamù! Tu dovresti essere qualcosa di speciale! Non riesci a vedermi? Ti scongiuro! Lamù!" Neanche da Lamù giunse una risposta e Shinobu voltò loro le spalle, lacrime di rabbia le colarono dagli occhi, e urlò, "Non c'è nessuno che riesce a vedermi?!"
Ma subito sussultò quando i suoi occhi scorsero Shutaro, in piedi sul tetto della scuola intento ad osservare il cielo. Shinobu rise, ancora con le lacrime agli occhi, e balbettò in speranzosa eccitazione, "Shu - Shutaro! Lui mi noterà! Deve notarmi!"
Si affrettò rapidamente su per le scale e poi sul tetto, dove si trovava Shutaro, in piedi sul bordo, sorridendo e osservando il cielo. "Shutaro!" esclamò Shinobu, correndo verso di lui. Tuttavia, si il suo entusiasmo si smorzò quando lui non le rispose. "Shutaro?" ripetè, le sue speranze svanirono velocemente. Ma lui non si voltò a guardarla e non si mosse nemmeno quando lei gli arrivò alle spalle.
Shinobu strinse gli occhi, dai quali scendevano lacrime di assoluta rabbia, ed esclamò furiosamente, "Questa è tutta colpa tua! Tu sei quello che dovrebbe notarmi!" E, ancora, lui non si voltò. Shinobu emise un sospiro frustrato e continuò, "E' tuo dovere notarmi! Odio quando mi ignori!" Seguì un silenzio nel quale Shinobu attese disperatamente di ricevere una risposta. Poi, marciò in avanti per portarsi di fianco a lui e fissò ferocemente il suo volto. "Non t'importa neanche? Perchè non mi rispondi?! Perchè nessuno mi risponde?!"
E Shutaro inaspettatamente si voltò verso di lei e chiese con curiosità, "Perchè hai così bisogno che qualcuno ti risponda?"
Shinobu sussultò, le guance le divennero rosse mentre fece un passo indietro, chiuse gli occhi e scosse la testa. "Io...io non sapevo che tu potevi..." balbettò, prima di riaprire gli occhi per vedere che Shutaro era tornato a fissare il cielo, come se non le avesse mai rivolto la parola. "Shutaro?" chiese, sentendo la disperazione ritornarle agli occhi. "Shutaro, ti prego, Shutaro..." priva di speranza, la frase le morì in gola. Shinobu si disperò, piangendo mentre fissava in basso. "Ho solo immaginato che mi stesse parlando...?" si chiese ad alta voce, singhiozzando piano.
Ma Shinobu scosse la testa per l'ennesima volta e la alzò per guardare Shutaro. "Shutaro, so che puoi sentirmi! Shutaro, rispondimi! Shutaro!" poi, sollevò una mano per toccarlo e, sorprendentemente, Shinobu la sentì premersi contro la spalla di Shutaro e spingerlo in avanti. Lei diede un ansito, i suoi occhi lentamente si spalancarono mentre Shutaro voltò la testa per guardarla, i suoi piedi inciamparono e presto cedettero sotto di lui, chiara confusione gli si lesse negli occhi.
"Shi...Shinobu?" domandò in terrorizzato shock mentre lentamente iniziò a cadere verso il suolo che ora sembrava più lontano che mai.
Shinobu battè incredula le sue palpebre umide, la paura le squarciò il cuore mentre fissò Shutaro cadere, scivolando dal tetto verso il vuoto. "Shu...Shutaro?" balbettò, incapace di respirare mentre lo guardava. Scosse la testa, con lacrime che le sgorgarono dagli occhi e alzò una mano verso di lui, urlando, "Shutaro!" ma le sue dita non lo raggiunsero mai e lui precipitò verso il suolo buio e crudele.
Shinobu cadde in ginocchio, singhiozzando, mentre il tetto  intorno a lei si trasformò in una bellissima vallata, il sole brillava splendente e una gentile brezza primaverile permetteva ai fiori di fluttuare nell'aria. Una piccola lapide si formò di fronte alle sue ginocchia, vi si leggeva, "Shutaro Mendo, che possa riposare in pace..."
"L'ho...l'ho ucciso?" si domandò ad alta voce Shinobu fissando la lapide, le lacrime le colavano copiose giù dalle guance.
 Una mano confortevole si posò allora sulla sua spalla e Shinobu alzò lo sguardo per vedere uno straniero in piedi dietro di lei, aveva rossi capelli ricci e un'espressione cupa negli occhi.
Shinobu fissò l'uomo con curiosità, non sapendo come reagire alla sua presenza, prima di riportare lo sguardo sulla tomba di Shutaro Mendo e sul resto della bellissima vallata...


  
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