Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ele_lele    13/11/2009    3 recensioni
Cosa succederebbe se una Grifondoro e un Serpeverde si innamorassero? E se in particolar modo i ragazzi in questione fossero Hermione Granger, Grifondoro per eccellenza, e Draco Malfoy, infido e seducente Serpeverde?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cap 8 CAPITOLO 8
TOUCHÉ






La strada per andare al castello era ormai deserta.
Le luci dell’edificio risplendevano in lontananza, rischiarando quella che sembrava essere una buia notte senza luna.
Una ragazza si affrettava a raggiungere le luci con un’andatura più simile a una marcia che ad una passeggiata.
Pansy Parkinson, oltre ad essere affamata e stanca, non vedeva l’ora di potersi riunire nella sala grande del castello con i suoi compagni di Casa per assistere allo Smistamento dei primini.
Ma quando ormai era giunta al limitare della luce, e in prossimità dell’entrata del castello, rallentò.
Sembrò cambiare quasi idea, e si voltò indietro, verso il buio.
Le tenebre ancora non avevano avvolto tutto, e strizzando gli occhi si poteva scorgere in lontananza un puntino.
Un piccolo puntino accasciato a terra.
E quel puntino aveva anche un nome: era il prefetto Hermione Granger.
Pansy Parkinson era indecisa.
A lasciarla lì, le si faceva quasi un favore alla mezzosangue.
Sicuramente non avrebbe voluto vedere nessuno, realizzò perfida.
E nel momento esatto che formulò tale pensiero seppe esattamente cosa avrebbe fatto.
E accelerando il passo, ormai sfociato in corsa, entrò nel castello.



Un gufo planò leggero nella sala comune, porgendo la sua zampetta ad Harry Potter.
-Un messaggio a quest’ora? Insolito…- s’incuriosì Ginny vedendo il suo ragazzo sfilare dalla zampa dall’animale un foglietto accuratamente piegato.
L’inchiostro era ancora fresco e erano visibili delle piccole sbaffature.
I puntini sulle “i” erano leggermente verticali, e le “s” avevano la forma di un serpente.



“Se ti sbrighi la tua amica mezzosangue non si congelerà là fuori.
In caso contrario diventerà parte integrante della feccia, più di quanto già non sia.
Un’amica”




-Harry? Tutto bene?- chiese premurosamente la rossa e lentigginosa figlia di Arthur e Molly, vedendo il Bambino Sopravvissuto cambiare colore.
Era sbiancato.
-Si Ginny. Tutto ok. Ci vediamo dopo- disse concitato alzandosi di scatto dal tavolo e attirando su di se molti sguardi.
-Dove vai? Harry?- e notando che lui non le rispondeva aggiunse –vengo con te!-
-NO!- e vedendo l’espressione basita e delusa di lei aggiunse con più calma –no! Voglio stare da solo. Scusami Ginny, ci vediamo domani.- e con grandi falcate sparì dalla vista di tutti.
La rossa, pensierosa, si mise a giocare con una lunga ciocca dei suoi capelli, che ribelle, era sfuggita al controllo dell’elastico e si era adagiata mollemente tra la spalla e il collo.
Lunghe dita affusolate la raggiunsero e la catturarono negandole ogni via di scampo e torturandola senza pietà.
Tricomane.
Ron vedendo lo strano comportamento di sua sorella, pensò che l’aggettivo che le sue amiche le avevano dato era decisamente azzeccato.
Tricomane. Ossessionata dai capelli.
E sua sorella lo era, eccome se lo era. Ma forse, si ritrovò a pensare scoprendo di avere l’amaro in bocca, era ancora più ossessionata dal suo ragazzo che dai suoi capelli.
Harry-Potter-omane.




L’aria frizzante era passata da un bel pezzo.
Era freddo.
E Buio.
Ma Hermione Granger non aveva freddo. Era inerte.
Completamente inerte.
Si crogiolava nel suo dolore, si beava delle sue lacrime, ricordava i suoi ultimi momenti felici con Draco sul treno.
Prima di Theodore Nott.
Prima di Harry e di Ron.
Solo loro due.
E si chiese se non era proprio lì l’errore. In quel “loro due”…




Passi di corsa. Un rumore fastidioso, come un eco.
Un eco simile al ronzio di una mosca: incessante e noioso.
Petulante, ecco cos’era!
Il rumore di una voce.
Se solo la prefetto di Grifondoro avesse prestato un po’ più d’attenzione a quella voce si sarebbe accorta che apparteneva al suo migliore amico che era venuto a cercarla nel freddo della notte.
Quando lui la vide il battito del cuore si fece quasi doloroso.
Lei se ne stava accasciata a terra, lo sguardo sulle sue mani convulsamente intrecciate in grembo, la testa bassa, la schiena ricurva.
Sembrava piccola e indifesa. Fragile, troppo fragile per essere la solita Hermione Granger, la leonessa, come l’aveva affettuosamente soprannominata lui per il suo carattere e per la sua chioma ribelle.
Ma in quel momento sembrava più un cucciolo di gatto spaurito che una fiera.
Senza rendersene conto Harry si trovò a correre verso di lei, e si fermò di botto quando si trovò a meno di cinque passi di distanza.
Ma lei non sembrava essersene accorta. Né di lui né di tutto il resto.
-Herm?- niente –Hermione?- silenzio.
-HERM!-urlò.
E finalmente vide i suoi occhi, arrossati e gonfi dal tanto piangere.
E si sentì morire.
Poi, piano, quasi avesse paura di parlare, sussurrò dolcemente –Andiamo al castello, dai. È freddo qui. Smettila di auto commiserarti, le cose non cambiano mica piangendosi addosso. Me l’hai insegnato tu ad affrontare tutti i problemi a testa alta, ricordi? Andiamo, Herm. Dimostriamo a tutti quanto vali.-
-Io…io non lo so più quanto valgo Harry- sussurrò altrettanto piano lei. La voce leggermente roca dal freddo e dallo stare in silenzio.
-Ma io si! Andiamo!- e la prese delicatamente in braccio come se fosse stata di cristallo, e si incamminò verso il castello.



Quando fu alla porta la guardò –sei pronta?- le sussurrò all’orecchio.
Lei annuì leggermente, con il volto ancora nascosto sul suo collo e la morbida guancia poggiata su una sua spalla.
E il Bambino Sopravvissuto entrò con quel prezioso tesoro tra le braccia; fece il suo ingresso a testa alta, sfidando i pochi presenti a sostenere il suo sguardo e le malelingue a parlare, e si diresse con tutta calma ai dormitori maschili, memore che a lui era vietato l’ingresso in quelli femminili.
Se solo avesse saputo a cosa sarebbe andato incontro con quel suo gesto d’incondizionato amore, forse ci avrebbe pensato due volte, prima di attraversare il castello con Hermione tra le braccia accoccolata al suo petto e di metterla a dormire nel suo letto.
O forse no.





Cum subit illius tristissima noctis imago,
Quae mihi supremum tempus in Urbe fruit;
Cum repecto noctem, qua tot mihi cara reliqui;
Labitur ex oculis nunc quoque gutta meis.
Iamque quiscebant voces hominunque canumque;
Lunaque nocturnos alta regebat equos.
Hanc ego suspiciens, et ab hac Capitolia cernens.
Quae nostro frustra iuncta fuere Lari.


Quando risorge in me la tristissima immagine di quella notte
che fu l'ultima ora a me concessa in Roma,
quando rivivo la notte in cui lasciai tante cose care,
qualche lacrima ancora mi scorre dagli occhi.
E già le voci degli uomini e dei cani tacevano;
e la luna alta nel cielo reggeva i cavalli notturni.
Io la guardavo lassù, e poi guardavo i templi capitolini, che inutilmente
furono vicini al nostro Lare.
-Publio Ovidio Nasone-






Il vociare nella Sala Grande era cresciuto negli ultimi dieci minuti, e da circa due aveva raggiunto il suo picco massimo.
La cena era terminata, le ultime portate di carne, ovvero tacchino, pollo arrosto, bistecca al sangue, e rollè, erano magicamente scomparse dal tavolo, opera certamente di una complessa magia, e al loro posto erano apparsi i dolci.
Una quantità sproporzionata di dolci…crema pasticcera, millefoglie, budino, panna cotta, zuppa inglese, tiramisù, torta al cioccolato, torta all’arancia, ciambelline con mandorle, torta di mele…
-Pancia mia fatti capanna!- esultò Ron nel vedere tutto quel ben di Dio davanti ai suoi occhi e iniziò a prendere una fetta di ogni torta e una porzione di tutti i dolci finché non fu pieno fino a scoppiare.
-Ahh, che scorpacciata! Ci voleva proprio! E adesso a dormire. Io vado Ginny. Tu vieni?- chiese rivolto alla sorella, che mugugnò una risposta affermativa, troppo persa nelle sue riflessioni sul comportamento di Harry per articolare una frase dal senso compiuto.



Le scale erano affollate dai primini, e nonostante lui fosse un prefetto non si curò minimamente di fare strada agli alunni più giovani della sua casa e a mostrargli la via della loro Sala Comune.
Ci avrebbe pensato Hermione, si disse il prefetto Grifondoro, facendo una strana smorfia nel pensare alla sua EX-amica.
Arrivato con sua sorella davanti al ritratto della signora Grassa entrò dopo averle detto la parola d’ordine, e si avviò verso la sua camera.
Quando aprì la porta però si immobilizzò.
Ogni muscolo, ogni tendine si tese fino allo spasmo.
Tremava dalla rabbia.
E la scena che gli si presentò davanti lo fece imbestialire.
Sul SUO letto era sdraiata Hermione, e la stanza era cosparsa dai suoi indumenti: accanto alla porta la gonna, vicino al letto di Harry il maglione, sul letto di Neville la cravatta, vicino al comodino la camicia, le scarpe erano una al centro della stanza e l’altra spuntava colpevole da sotto il letto di Harry, come se fosse stata lanciata, le calze giacevano in direzione del bagno da dove proveniva uno scrosciare d’acqua e la luce era accesa.
E sul suo letto, in biancheria intima, con i capelli arruffati, c’era Hermione.
Se solo Ron avesse prestato un po’ più d’attenzione avrebbe notato che l’espressione della ragazza era completamente sconvolta, lo sguardo vitreo, era rigida, e respirava piano, come se ogni movimento le provocasse una fitta al cuore.
E in quel momento, come se la scena che gli si presentava davanti non fosse già compromettente per la ragazza, Harry uscì dal bagno, con addosso solo un asciugamano bianco legato alla bell’e meglio alla vita, con i capelli bagnati e ancora più arruffati del solito e con una miriade di goccioline che scorrevano veloci sul suo corpo scolpito dai muscoli.
Ron impallidì e la scena divenne comica. Erano tutti immobili.
Hermione che fissava il soffitto come se non si fosse accorta di niente, Harry che guardava il suo migliore amico con gli occhi fuori dalle orbite, Ron, così pallido da sembrare malato a causa del forte contrasto pelle-capelli, che guardava in cagnesco Harry.
E Ginny che ancora non si era accorta di nulla, che canticchiava nella Sala Comune.
-Allora era questo il tuo impegno improvviso. Scopare con lei. Bel porco Harry. E hai ancora il coraggio di negare che tra voi ci sarebbe qualcosa?- sibilò cattivo, e senza dare al suo amico il tempo di ribattere, si chiuse la porta alle spalle.
-Sia.- sussurrò piano Hermione, sempre rivolta al soffitto.
Harry la guardò stupito. Era la prima cosa che diceva da quando era in camera, e ora parlava a vanvera?
-Come?- chiese scioccato
-Non si dice “che tra voi ci sarebbe qualcosa”, ma “ci sia qualcosa”-
Perfettina e precisina come sempre.
Anche quand’era a pezzi.
Harry sorrise –Già. C’era da immaginarselo, Herm. Lui non fa mai caso a quello che dice…-
Ed era vero. Ripensando alle sue parole Harry aveva capito quello che intendeva.
Credeva che loro fossero stati a letto assieme.
E come non pensarlo? I vestiti della ragazza erano sparsi per tutta la stanza, e lui era uscito dal bagno mezzo nudo mentre lei, in biancheria intima, era sdraiata su un letto di quella stessa stanza.
Il letto di Ronald.
Un sorriso amaro spuntò sulle sue labbra.
Aveva frainteso. Ma stavolta, era pronto a scommetterlo, Ronald non gli avrebbe mai permesso di spiegarsi.
Aveva tirato le somme. Aveva scelto la conclusione che meglio si adattava alla SUA personalissima versione dei fatti.
E ancora una volta aveva sbagliato.





“Prima la sentenza, poi il verdetto!”
-Lewis Carroll “Alice nel paese delle Meraviglie”-







Draco Malfoy era mollemente appoggiato a una colonna della sala Comune dei Serpeverde, e portava svogliatamente, di tanto in tanto, una sigaretta alla bocca.
Hermione odiava quando fumava. Si rifiutava sempre di baciarlo, poi.
Storceva il naso appena lui avvicinava le sue morbide labbra al suo antro caldo.
Ma, molto probabilmente ora avrebbe potuto fumare quanto voleva. Lei si sarebbe astenuta molto volentieri dal baciarlo. E anche lui.
Non dopo Potter.



Aveva incontrato Weasley nel corridoio, che scendeva a passo di marcia le scale e vagava senza meta, e non era riuscito a trattenersi –Hey Lenticchia! Tutto solo stasera?-
-Malfoy, stasera non è sera!-
-Per te forse, ma per me si. Mi devo proprio sfogare…e quale miglior bersaglio se non te?- disse cattivo
-Malfoy…- l’avvertì il rosso
-Si Lenticchia?- ribatté l’altro sarcastico –qualcosa non va?-
-TUTTO NON VA!!! Non va che il mio EX migliore amico tradisce mia sorella e se la faccia con la mia EX migliore amica!- sbottò inaspettatamente Ron
Draco impallidì. I migliori amici di Ronald erano Harry e Hermione.
Lo sapevano tutti.
-Che cazzo dici, Lenticchia? Non sparare cazzate…-
-Ti dico che è vero! Non è una stronzata. Per te Hermione nuda su un letto e Harry che esce nudo dal bagno è una coincidenza? Questa la chiami “cazzata”?- urlò
Draco tremava.
La SUA mezzosangue con quel maniaco di Potter.
Nuda.
In realtà non sapeva che non era propriamente nuda, ma questo Ron non l’aveva specificato, e nella mente del biondino le immagini di un anno prima, dove la prefetto grifondoro giaceva nuda tra le SUE braccia si confondevano facendole vedere la stessa ragazza tra le braccia dello Sfregiato.
Strinse i pungi senza nemmeno accorgersi che la circolazione si bloccava.
-Hey!- un sussurro gli arrivò all’orecchio. –dai, non te la prendere, lo sai com’è lo sfregiato. Non sa resistere alla tentazione della carne, nemmeno a quella di una mezzosangue-
-Pansy, stasera non mi va- replicò Draco, bloccando repentinamente la mano della ragazza che nel frattempo si era avvicinata a lui e gli si strava strusciando contro in modo molto esplicito. Fin troppo esplicito. Avrebbe capito anche Ronald Weasley le intenzioni della mora Serpeverde.
-Come vuoi Draco. Ma sappi che io per te ci sono sempre- e se ne andò ondeggiando sui fianchi come una famosa diva del cinema.






L’aria fuori era fredda e il vento sferzava le cime degli alberi, facendoli ondeggiare convulsamente a destra e a sinistra.
Sembrava non voler smettere più, urlava, urlava, invano sferzava i fiori del giardino nella speranza di spezzare i loro gambi, inutilmente batteva contro i vetri sperando di infreddolire i ragazzi nella scuola.
Fischiava senza tregua. Senza pausa.
Come la goccia che scava la roccia.
E senza far rumore, senza passare per inesistenti spifferi arrivò fino al cuore gelido di un serpeverde, rendendolo ancor più freddo, per poi giungere alla sua meta.
Alla sua preda più ambita.
Aveva saputo aspettare. Il Gelido Vento Del Nord sa sempre aspettare. È un vento di odio, portatore di vendetta, di lacrime, di gelo e di solitudine.
E si era nascosto nell’oscurità, aveva saputo attendere il momento più propizio per colpire e ora, come un mostro che dopo aver a lungo osservato la sua preda esce allo scoperto senza far rumore pronto a sferzare l’attacco con le fauci spalancate e gli occhi iniettati di sangue che già pregusta di assaporare prima ancora di aver schioccato gli appuntiti denti, l’aveva trovata.
Debole.
Troppo debole per potersi difendere.
Per poter attaccare. Contrattaccare.
Aveva abbassato la guardia, e lui avrebbe fatto punto.
E strisciando silenziosamente, quel gelido Vento s’insediò nel cuore della giovane Grifondoro, immettendo in lei il germe del dubbio e della paura.


Touché








………continua……….







§ Spazio autrice: §

Sarà che mi sentivo in colpa a non aggiornare avendo finito questo capitolo da tantissimo, sarà che essendo raffreddata non ho nient'altro da fare che starmene a letto o al computer, sarà che volevo aggiornare ma...così eccomi qui!

Che dire...
kiamilachan:purtroppo questo capitolo non ha l'happy ending... posso solo assicurarti che sarà solo una fase transitoria che non durerà a lungo!
Spero che lo stesso si possa dire per te. te lo auguro davvero con tutto il cuore di risolvere tutto e al meglio.
MmeBovary: mi manchi. e mi sento in colpa perchè tu sei oberata di lavoro e io sto qui nel letto a poltrire e a non far nulla se non a contribuire alla deforestazione della Foresta Amazzonica consumando un numero spaventoso di fazzoletti di carta e accrescendo così il mio immenso senso di colpa.
Ho battuto un nuovo record! mica male... direi che è fondamentalmente per questo senso di colpa che ho aggiornato. Almeno così posso dire anche a te di aggiornare. Non fa una piega...
Infine...un GRAZIE a Mirya che mi è stata accanto con la sua splendida storia e che mi ha ricordato che l'Orestea è una tragedia sempre attuale. Sia che ne sia Eschilo l'interprete, sia che ne sia lei stessa!


Infine, “Touché” significa “colpito”, e si usa per la scherma (come non menzionare la mia grande passione???)
Si usava nel gergo di confronto di scherma tra nobili di un tempo e stava a significare che l'incontro era terminato in quanto si era colpiti dalla spada (o sciabola o fioretto) e quindi era la resa di fronte all'avversario, in quanto non si ha più la possibilità di replicare una volta che l’avversario ha colto nel segno e quindi il suo colpo non è andato a vuoto ma ha centrato il bersaglio (che di fatto sareste voi se siete in un duello…)

An-guard!


Ele_lele
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ele_lele