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Autore: DarkshielD    14/11/2009    2 recensioni
[Sospesa]
Inspirò impercettibilmente, rendendosi conto solo di non essere completamente conscio del fatto che stava per pronunciare parole che mai nessun essere umano avrebbe proferito.
Ma lui non poteva certo essere umano.
- Io sono il figlio del Diavolo. -
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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- In co - e per la seconda volta il ragazzo si sentì interdetto di fronte a quell atteggiamento.

Abbassando il braccio osò nuovamente inspirare laria, mentre la realtà intorno a lui pareva tornare a scorrere, come dopo un momento di pausa. Cominciava a sentire una leggera confusione.

La voce profonda del prete era risuonata come un tuono che preannuncia una tempesta, ed un istante dopo, il ragazzo sentì solo il rumore echeggiante dei suoi passi nel silenzio della cappella.

Si permise di rimanere solo un istante ancora, cercando di rincorrere idee e pensieri come fossero conigli scappati da una gabbia ed accorgendosi che nella sua testa, ora, aveva solo il vuoto totale, nel quale la voce del parroco continuava a riecheggiare, esattamente come continuava a fare fra quelle spoglie mura, sulle due file di lunghe panche.. Sul pulpito sul crocifisso

Al cessare di quei passi sul pavimento in pietra si sentì risvegliare dal suo torpore.

- che fai lì imbambolato? muoviti! -

La porticina del confessionale cigolò con un lamentoso gemito quando lo strano prete albino la aprì, scostandosi per lasciar spazio al ragazzo, - Dentro. -

Il ragazzo osservò il piccolo abitacolo buio, in legno scuro, per poi spostare lo sguardo con espressione ancora esitante sulluomo:

- Io? -

- Si, tu, e non farmi perdere la pazienza. - quegli occhi di ghiaccio si erano incupiti, ora, non preannunciavano nulla di buono, e ciò spinse il giovane ad ubbidire, domandandosi se la sua lingua lunga non lavesse cacciato nei guai.

Finora la reazione del prete di fronte ad una rivelazione come la sua è stata molto tranquilla.

Troppo.

In fondo, avrebbe anche potuto chiuderlo dentro e correre a chiedere aiuto ai soldati e denunciarlo allInquisizione. A quel punto si che sarebbero arrivati i guai.

Si sedette sul piccolo rialzo dellabitacolo, e si strinse nellosservare con sorpresa il religioso entrare a sua volta facendosi spazio e chiudendo con sé la porticina.

A quanto pareva, non voleva denunciarlo, e forse non voleva nemmeno una confessione formale.

Luomo si sedette e chiuse la porticina dallinterno con una catena, lasciandovi sopra la mano e lo sguardo per alcuni istanti, come per raccogliere pensieri, sparsi nella mente.

- Qual è il tuo nome, ragazzo? - lo sguardo del prete si spostò nuovamente sul giovane, negli occhi si leggeva lombra del sospetto, nella voce, un tono tagliente.

- Nero, padre. -

- Nero -

Il prete ripeté quel nome come per confrontarlo, nuovamente, con chi gli si trovava davanti.

E nuovamente lasciò aleggiare quel pesante silenzio.

- cerchi la morte e lodio dei tuoi compaesani? -

- No, padre. Mi reputo colpevole per ciò che è avvenuto oggi. - fu la risposta del giovane.

Si reputava colpevole di quell inferno scatenato sulla terra. I ricordi aleggiavano ancora, le loro immagini conservavano ancora il vivido color cremisi di un evento così inaspettato, così assurdo.

Proprio lì, a poco da quella chiesa, si doveva tenere la fiera, e tutti, compreso lui, attendevano con emozione la benedizione del vescovo.

E accanto a lui la sua amata, Kirye, e il suo incantevole sorriso.

Era un giorno felice, il sole splendeva alto, illuminando la bellezza del creato.

Se solo non lavesse portata con sé

- E quel braccio, non è così? Fammelo vedere. -

Esitò, Nero, e si ritrasse, soggiogato da un nuovo timore. Come reagirebbe, se davvero lo vedesse?

Gli uomini, in fondo, sono tutti forti a parole: anche quel prete, per quanto strano, era un uomo.

O forse, sotto quelle sembianze di uomo di Dio si celava unaltra creatura, angelica o forse malefica, che non temeva le tenebre, non temeva lui. Davvero avrebbe potuto aiutarlo in qualche modo?

La sua mente si rifiutava di trovare altre soluzioni: solo ubbidire.

Tese il braccio, con il cuore nuovamente in tumulto, domandandosi quale sarebbe stato il suo destino. Mai aveva mostrato quella malformazione diabolica alla luce del sole e agli occhi altrui, e ora lasciava che lo sguardo di uno sconosciuto la sondassero

Sciolse le bende sotto quello sguardo vigile, rivelandosi: il braccio, se ancora tale lo si poteva definire, mostrava unanomalia che non poteva essere ricondotta ad alcuna delle malattie allora conosciute: dalle dita fino allavambraccio, era parzialmente coperto da uno stratificato esoscheletro rosso, mentre le sue parti scoperte lasciavano intravedere nella parte sottostante una pelle di un innaturale colore bluastro e luminescente. Era una luminescenza fioca, ma appena il braccio si avvicinò all uomo, emise un bagliore più forte, e il suo proprietario percepì una forte scossa lungo la schiena, che gli percorse il corpo quasi fosse la materializzazione fisica delle emozioni provate quel giorno.

Sulle prime alla vista del braccio il prete non mosse un muscolo, ma in un secondo momento serrò le mascelle, e parve come impietrirsi.

- Il Diavolo?No davvero - sibilò in un respiro diventato impercettibile.

Con un movimento fulmineo, la mano del prete si serrò come un artiglio sul polso del braccio teso, incurante della malformazione, e lo strinse con una forza che aveva ben poco dumano, fermando il sangue a Nero.

- Non prendermi in giro! Chi sei in realtà? - ringhiò.

Il ragazzo riuscì a fatica a trattenere un gemito di dolore - sono solo figlio di poveri contadini di campagna.. - sentì perdere lentamente la sensibilità dellarto e contemporaneamente la forza di quella sorta di tenaglia umana aumentare, causandogli uno strano formicolio nelle parti ancora sensibili.

- NON PRENDERMI IN GIRO RAGAZZINO! - Ripetè il prete con più furia, aumentando la stretta - Io lho riconosciuto subito. -

- riconosciuto cosa? - Il ragazzo rabbrividì. Quel discorso stava diventando troppo strano, e gli occhi delluomo avevano assunto un riflesso troppo inquietante, per un istante si chiese se per caso non fosse diventato pazzo, o non lavesse scambiato per qualcun altro

- Ho riconosciuto il tuo sangue! Dì la verità, hai parentele nobiliari? -

- NO! IO - Nero trattenne il fiato nell assorbire il significato della domanda - io non lo so. Non lo so davvero, padre. Venni abbandonato da piccolo e adottato come figlio da una povera famiglia del paese vicino. Io dei miei veri genitori non so nulla. - soffiò, la voce ridotta ad un sussurro.

Sospirò, il prete, allentando la poderosa stretta, lasciando cadere il braccio. Abbassò gli occhi, e per la prima volta, nella penombra e nel sacro silenzio di quel luogo, in quello sguardo limpido passò il nero di un sentimento incomprensibile.

- No. Ma forse lo so io. -

Senza guardare il ragazzo uscì dal confessionale, lasciando la porticina spalancata, e si diresse come incantato in direzione del crocifisso.

Anche il ragazzo uscì, seguendo con lo sguardo il suo percorso e domandandosi cosa gli fosse preso lo vide raccogliere le mani ed inginocchiarsi, in preghiera.

- Dio, cosa ho fatto - lo udì sussurrare. Lo lasciò pregare in pace, rispettando il suo sacro silenzio per molti minuti.

E infine lo vide rialzarsi, sembrava come essersi ripreso, il suo sguardo era tornato limpido e benevolo come prima:

- Perdonami per la mia irrequietezza, figliolo. - chinò leggermente il capo - ..raccontami nuovamente la tua disgrazia: se è di aiuto quello di cui avrai bisogno, io sono qui. -

*******

Capitoletto scritto sotto la richiesta, nemmeno tanto insistente, di 2(DUE) persone.

VOGLIO continuare questa fan fiction, se così la si potrebbe definire, è che temo solo di non aver avuto una idea originale o almeno bella, e in generale di non essere portata per la scrittura.

  
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