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Autore: Lexy    16/11/2009    3 recensioni
Questo è il seguito di "Who will take my dreams away?"
Mister Freeze, che ha posto il suo quartier generale a Bludhaven (territorio protetto da Nightwing), e Poison Ivy che invece ha iniziato la sua ascesa al potere da Gotham City (guardata da un Batman ormai annoiato e decadente). Al centro di tutto questo c'è Duefacce che, non provando nessun interesse in questi scontri inutili, si limita a badare al suo territorio, per nulla intimorito da quelle due nuove potenze soprannaturali... ma le cose resteranno così? Chi provvederà a far cadere questi due malvagi pilastri della malavita? Nuove alleanze, tradimenti, avventura ed azione.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per Boopsie: Tesoro, buon qualsiasi-ora-sia-lì-da-te ;)! Aww, Harley e Nigma, specialmente quest'ultimo, che per il momento è più morto che vivo ç_ç. Chissà se sopravvivrà ù_ù! Puah, minacce vuote le mie, sai che mi piange il cuore ad uccidere i miei personaggi (dopo Pinguino, poveretto, penso che non ucciderò più nessuno). Per quanto riguarda Selina, povera, lei è la più 'sana' di tutti in questa storia, ha preso il posto di Harvey insomma, una volta era lui quello responsabile xD. Ivy pagherà anche per la brutta uscita con Crane (sguardo malizioso) e *proprio* in questo capitolo! Eee... tutto per te, il nuovo capitolo ^^! Spero ti piaccia, si sentiamo presto!
Per Sychophantwhore: Tesoro, che piacere finalmente, dopo tanto tempo, aggiornare questa storia xD! Ancora una volta sono senza beta e si noterà ma non fa niente è_é! Dunque, povero Harvey... sta scivolando anche nell'alcolismo adesso ç_ç oltre tutto, visti i suoi problemi di controllo della rabbia non è buono, ed i bicchieri che rompe ogni sera dovrebbero saperlo ù_ù. Purtroppo per lui - e per te, che dici di iniziare a tenere a lui - ne avrà ancora da soffrire, sono stata piuttosto sadica un po' con tutti in questa storia. Per quanto riguarda la linguaccia lunga di Ivy, come promesso, lei *pagherà per tutto*, e proprio in questo capitolo (espressione maliziosa e soddisfatta). Ma povero Crane... vabè non ti anticipo nulla xD! Ahh, il vomito dal naso mi ha stesa, ma non sentirti sola, ho condiviso con te questa triste esperienza più di una volta -_-, per via delle sbronze colossali che prendo di tanto in tanto. Ma nuuu, tutta sola ç_ç! Se fossi stata lì, ti avrei sorretta io, certo, non sarò un clown ma posso rimediare un po' di cerone, volendo ç_ç! Sono contenta che ti piaccia Harley, ogni volta che scrivo di lei sono nervosa, pensando terrorizzata *chissà se Sycho apprezzerà*! La famosa chiacchierata a tre tra i clown e Nigma, dovrà attendere ancora purtroppo, ma ci sarà e come hai indovinato già, per Joker in problema non sussiste davvero, ma tranquilla non sarà un *che si scannino pure, loro*, anzi in questo caso ho dato al Joker un taglio piuttosto... serio? Beh, insomma... vedrai comunque xD. Sono contenta che il sogno ti sia piaciuto O_ò! Il significato che gli hai attribuito è proprio quello che intendevo, quel siparietto era vagamente personale, visto che a mio tempo ho fatto un incubo simile ù_ù. Solo che il fatto di Spaventapasseri, non è che ora siano tutt'uno... solo che, nella sua testa, Harvey non riesce ad avere un quadro preciso di Crane, nonostante tutto non l'ha mai avuto e se ne renderà presto conto. Ora ti lascio al capitolo, tesoro ^^! Sperando che ti piaccia, a presto!
Per Ilaria1993: Tesoro, buondì ^^! Aww, sono felice di vedere che anche tu apprezzi Canali, nonostante tutti dicano che l'ultimo album sia al di sotto degli altri, io non sono d'accordo e *respira ancora* ne è la prova più lampante, ecco è_é! Joker si sta mostrando molto sentimentale, eh? Lui ama davvero Eddie, ma anche Harley questo è sicuro e se lei è stata accantonata per un po', è solo perché al momento, è Nigma ad aver più bisogno d'aiuto... povero, è più morto che vivo! Eh sì, Harvey è ancora pieno di rabbia e dolore per il suo Johnny ç_ç... povero, mi fa una pena! Massì dai, sono stata molto sadica un po' con tutti in questa storia xD! Per quanto riguarda lo stupro... beh, non si avvicinava molto anche al nostro piano originale, per quanto riguarda il piccolo Cillian (espressione soddisfatta e maliziosa)? I vermi del sogno, rappresentano i sentimenti ed i fatti negativi, che Harvey non vuole far notare a Johnny, come illudendosi che così facendo, tutto vada bene. Se Crane non vede che le cose vanno male, allora si può andare avanti ù_ù, ma nel sogno, Dent non ha il coraggio di affrontare i problemi proprio per non ammettere che esistono! Comunque, spero che andando avanti con la storia, le cose si chiariscano ;). Per quanto riguarda Ivy, pagherà e mooolto presto ;)! Ora ti lascio, ci sentiamo presto spero! Mi auguro che il capitolo ti piaccia xD.
Per LadyBlack:
Ciao ^^! Finalmente mi son decisa ad aggiornare, eh? Per te esiste solo Harvey/Crane... come ti capisco, per me è uguale xD! Harley, Joker e Nigma parleranno, ma non molto presto, purtroppo ç_ç. Ci sono ancora un paio di capitoli da postare prima di questo, comunque il clown ama entrambi e non vorrebbe veder soffrire nessuno di loro, quindi... beh, vedrai ;)! Per quanto riguarda Catwoman, in questo capitolo sono stata un po' più gentile con lei... diciamo che in questa storia è *lei* la parte più sana di mente dei gruppi vari xD. Puah, Ivy sta per pagare, e caro tutto ciò che ha fatto è_é! Leggerai in questo stesso capitolo, come ci si è vendicati di lei *_*! Ehh, povero Harvey, sta scivolando nell'alcolismo... ce la farà a riprendersi in tempi utili? ù_ù Non ti anticipo nulla, ma anche Crane ha i suoi problemucci, azz, avevo appena detto di non voler anticipare niente -_-. Ma visto che sono una che ama rispondere ai commenti *di getto*, non correggo xD! Riusciranno a ritrovarsi ç_ç? Mwuahahahh! Ora ti lascio al capitolo sperando che ti piaccia e di ricevere altre tue recensioni, sono sempre adorabili ;)!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX

PRETEND THE WORLD HAS ENDED:

La canzone inserita nel capitolo è “Not the nicest guy” dei Lordi.



Capitolo 5, parte 1: Not the nicest guy.


Intro.

Freeze era addirittura meno contento di Ivy ora che l’aveva dalla sua parte piuttosto che prima, quando erano nemici; l’Edera aveva più istinto che cervello, un pessimo tempismo, scarsi freni e sospettava addirittura che riuscisse ad agire ancor prima di pensare. Altrimenti, non si sarebbe spiegato un atto sciocco come quello della sera precedente, con Spaventapasseri.
Dopo la burrascosa lite, l’ex psichiatra sembrava non aver nulla da dire, era diventato ancor più taciturno del solito, ma Dio solo sapeva quanto odio si portava dentro e nessuna della rassicurazioni o promesse di Freeze aveva contribuito ad allentare la tensione; purtroppo, questa sua improvvisa chiusura a riccio lo rendeva scarsamente utile al momento, anche se dovevano ritenersi fortunati di non aver dovuto avere a che fare con Spaventapasseri, quel lato letale ed irragionevole della personalità di Jonathan che grazie a Dio, non aveva ancora preso il sopravvento.
Con Ivy - non il cervello più brillante, questo era appurato - era riuscito infine a mettere a punto un piano d’azione quasi decente per procurarsi dei diamanti, mentre Crane aveva spontaneamente deciso di restare indietro per lavorare in laboratorio; meglio così, pensava Freeze, almeno per un po’ era consigliabile tenere i suoi due alleati il più lontano possibile l’uno dall’altro, nonché Spaventapasseri fuori dall’azione violenta, per evitargli un incontro con Duefacce, cosa che avrebbe realmente rischiato di farlo crollare o esplodere, a questo punto.
Ormai Dent sembrava davvero essersi messo di punta per metterli tutti in ginocchio e se non avessero prestato attenzione, Freeze lo sapeva, avrebbe potuto perfino riuscirci.

Just for spite, every day, every night
(Giusto per dispetto, ogni giorno, ogni notte)
You still wonder, you wonder
(Ancora ti domandi, ti chiedi)

Il furgone correva spedito lungo la strada che li avrebbe portati alla gioielleria più esclusiva di Gotham, a quell’ora chiusa, che avrebbe dovuto ospitare uno dei diamanti più grossi e puri dello stato e, quando il mezzo arrivò a fermarsi, Freeze scese, posando gli stivali gelidi sull’asfalto umido di pioggia, che si congelò a chiazze sotto i suoi passi, lasciando una scia perlacea al suo passaggio.
Freddo. Letale. Appena giunto sulla soglia della gioielleria, cancellò ogni precedente pensiero; Ivy raggiunse in fretta il suo fianco in una posizione sensuale che Freeze, per suo sommo rammarico, non degnò di uno sguardo, intento a calcolare la grandezza del portone di fronte a loro: non poteva permettersi di sprecare troppe energie, visto che per quel piano aveva dovuto armarsi dell’ultimo diamante delle scorte di emergenza, quindi dosò quanto più poté la forza del suo cannone, tese il braccio contro l’entrata dell’edificio e sparò il micidiale colpo congelante, così che la porta divenne abbastanza fragile da permettere ai rami di Ivy di sbriciolarla con facilità.
Quella prima parte del piano pareva essere andata liscia come l’olio, l’allarme aveva iniziato a suonare, ma i suoi uomini erano professionisti abili e veloci; aveva dato loro un solo, categorico imperativo: i diamanti venivano prima di tutto il resto, così, quando Freeze fece il suo ingresso a passi lenti, seguendo i suoi sottoposti, uno di loro gli si fece immediatamente incontro per mostrargli, orgoglioso, un diamante della grandezza di una piccola lampadina.

L’uomo di ghiaccio ghignò ampiamente e con cautela lo prese dalla sua mano, inserendolo nella tuta di contenimento e vide il quadrante che segnava l‘energia - fino a poco prima brillava ad intermittenza di rosso - ricaricarsi velocissimo, fino ad uno stabile, brillante verde. Finalmente era tornato al massimo, nessuno sarebbe sopravvissuto ad uno scontro con lui, ora. Era più che soddisfatto.
Dopo appena un minuto, carichi di denaro e preziosi, tutti uscirono dalla gioielleria, ma restarono immobilizzati per qualche attimo, davanti a loro la bocca enorme di una stramba pistola.

“Cu-cù!”

From the ashes I rise, by the roll of the dice,
(Dalle ceneri mi alzo, dal tiro del dado)
You’ll go under, go under!
(Tu cadrai, cadrai!)

Esclamò la figura colorata di una donna, per poi sparare quello che sembrava essere un fuoco d‘artificio, che si precipitò contro di loro per poi prendere quota all’ultimo momento, velocissimo, andando ad esplodere in cielo in una brillante fontana verde e rossa; tutti si sparpagliarono tranne Ivy e Freeze, che a sua volta sollevò il suo cannone contro quell’Arlecchina, tentando di prendere la mira sulla figura in perenne movimento. Non riuscì a sparare il suo colpo, si sentì urtare da qualcosa, o meglio qualcuno, che si era improvvisamente appeso, urlante, alla sua gamba; quando il re del gelo abbassò lo sguardo, riconobbe il suo autista, che - oddio! - non aveva più gli occhi: due orbite vuote e sanguinanti lo fissavano, le urla, soffocate da una striscia di grosso nastro isolante, che Freeze strappò via in un impeto di furia.

“Dinamite! Dappertutto, ti prego, aiutami!”

Freeze era al colmo dell’ira, afferrò l’uomo per il colletto e lo lanciò lontano per almeno tre metri, poi si diede alla fuga, le urla isteriche di Ivy gli riempivano le orecchie, dandogli sui nervi, ma restò in silenzio nonostante la situazione imprevedibile; avrebbe voluto prendere a calci la sua alleata fino al giorno seguente… perché diavolo non correva via, visto che avevano ottenuto ciò per cui erano venuti in primo luogo? Specie contando che la sua avversaria la stava prendendo visibilmente in giro, coperta dalla testa ai piedi e munita di maschera antigas? Tornò indietro per trascinare l’Edera lontano da quell’inutile battaglia ed appena riuscì ad afferrarla, quella che sembrava una freccia si conficcò nell’altra spalla della donna, che lanciò un urlo asciutto e breve; Freeze si voltò e vide l’Arlecchina ridere, agitando una balestra da caccia che probabilmente aveva tenuto appesa dietro la schiena.
Una risata, lenta e stavolta maschile rese nota un’altra presenza e Freeze seguì quel suono con lo sguardo, per trovarsi davanti due occhi brucianti di odio; quello era il famoso Joker, poteva riconoscerlo nonostante la maschera antigas che nascondeva la parte inferiore del suo viso. Era la prima volta che si trovavano faccia a faccia, ma l’uomo di ghiaccio restò impassibile.
Come diavolo avevano fatto a rintracciarli, a prevedere il loro piano? Per essere intervenuti così in fretta, dovevano essere lì davanti già prima del loro arrivo, nascosti chissà dove, ma se quello era i caso, chi aveva fatto la spia? Chi li aveva avvertiti?

You never realized I’m back here to stay,
(Non hai mai capito che sono tornato per restare)
Like a fungus that grows on your side,
(Come un fungo che cresce sul tuo fianco)
You never realized I won’t go away.
(Non hai mai capito che non me ne andrò)
Non tonight.
(Non stanotte)

“Allora ghiacciolo, che ne dici di, ahh… lasciare la zavorra? Scommetto che ne hai già mille, di piante grasse a casa tua!” Esclamò il clown, indicando Ivy con la punta di un coltello che stringeva in mano.
“Joker! - gridò lei isterica, ribellandosi alla stretta del suo alleato, come volendo fiondarsi sull’uomo - Non ti basta avermi rubato Nigma?! Ti estirperò come nulla fosse!”

Di questo Freeze aveva i suoi dubbi, quell’uomo era… abbagliante nella sua follia, troppo abbagliante perché Ivy potesse competervi, l’avrebbe bruciata fino agli ultimi sterpi secchi se solo si fosse avvicinata, e per questo la trattenne con ancor più forza.
Sentirono di nuovo il clown scoppiare a ridere con sguaiato trasporto, un suono spaventoso davvero, che il dottore sopportò, conscio del fatto che per lui, il signore dei ghiacci, uno scontro faccia a faccia col clown non rappresentava un pericolo così mortale.

“Ma che bella coppietta! - esclamò di nuovo il clown, indicandoli con la punta della lama, in un gesto vago. - Non è vero Harley, tesoro?”
“Oh, mister J! Mi verrebbe voglia di cospargerli di sciroppo e mangiarli, come una granita alla menta!” Rispose la sua compagna, sfarfallando le ciglia e sorridendo con aria giuliva.
“Ma che bell’idea! Ahh… me lo farei volentieri un ghiaccioletto adesso, ma allora che ne dici, ahh… uomo-granita, mi consegni Ivy? Ma decidi in fretta. Sai non vorrei che la signora Ghiacciolo facesse le spese, ahh… dei tuoi indugi. Non so se ti ho già detto che Harv e la piccola Kitty stanno rapendo la tua congelata metà proprio in questo momento.”
“Oh, non parlare male di loro mister J! Anche loro sono una bella coppia… un po’ freddi, ma carini!” Finse di rimproverarlo lei, per poi ridacchiare malignamente di fronte all’espressione furiosa del loro avversario.
Il cuore gelido di Freeze sembrò palpitare per un secondo nonostante, in teoria, dovesse essere già morto da tempo.
“Mia moglie?!” Disse solo, nel panico ed in quel momento, con un altro grido isterico, Ivy scatenò una gittata di quelle che sembravano essere spore contro il clown, che si limitò ad estrarre l’altra mano da dietro la schiena ed aprire un grande ombrello viola, che lo riparò dagli acidi della rossa.
“Inutile, non puoi scappare, a meno che non ci batti o che lasci Ivy a giocare con noi. Ma pensa, quale sarebbe la via più breve?” Cantilenò Harley, di nuovo puntando la balestra e lasciando che una freccia si piantasse ai loro piedi, come avvertimento. Freeze si sentì accecato dalla rabbia, alzò il suo cannone contro di loro ma dalla mano di Joker, il coltello volò rapido e preciso, arrivando a recidere il tubo che collegava il refrigeratore con la sua arma, non poteva più sparare. No. Doveva riuscire ad andarsene, e subito. L’attenzione di tutti si spostò, attirata dall’oscura figura dell’uomo pipistrello che planava fino ad atterrare sull’asfalto. Ci mancava solo lui.

**

I’ll never leave you lonely
(Non ti lascerò mai sola)
I’ll be there, tryin’ to grab a hold, yeah.
(Sarò lì, cercando di tenere duro, sì)

“Ohh Batsy…! Sapevo che saresti venuto appena visto quel fuoco d‘artificio!” Esclamò Joker, divertito dalla sua entrata in scena ma a Batman bastò uno sguardo per capire che qualcosa non andava nel clown, aveva di nuovo quello sguardo, ma stavolta ancor più pericoloso e non ne capiva il motivo. Sembrava pieno di rabbia anche nei suoi confronti, non gli aveva mai rivolto contro un odio simile, prima.
Quello, comunque, non era il momento giusto per le osservazioni; si fiondò su Freeze, il più vicino ed il più pericoloso nell’immediato futuro e l’uomo di ghiaccio finalmente lasciò andare l’Edera per contrattaccare il vigilante, mentre la donna non perse un momento per precipitarsi contro i due pagliacci: scatenò l’agente velenoso più potente di cui disponesse, ma con sua disdetta, i suoi avversari non avevano neppure il più piccolo lembo di pelle scoperto, Joker utilizzò nuovamente l’ombrello viola, con una risata e poi la caricò, spedendola a terra e sovrastandola immediatamente, con le ginocchia le schiacciava le braccia contro la terra, ed estrasse un pugnale da sotto la giacca.

I’m not the nicest guy, you know.
(Non sono esattamente un bravo ragazzo, sai)

“Qui c’è dell’erba cattiva che deve imparare a morire. Allora vediamo, che dovrei farti per aver ridotto Eddie in fin di vita, mmh?” La sua voce era quasi carezzevole mentre le sfiorava il viso col piatto della lama.
“Che c’è pagliaccio, hai qualcosa da recriminare nonostante la dottoressa Quinzell? Ti mancava proprio il cazzo di Edward, eh? Ma come biasimarti, dopo averlo provato io stessa?!” Joker non capì cosa stesse tentando di ottenere Ivy, pronunciando quelle parole molto più volgari che offensive, ma se ne fregò visto che, quella notte, non era una conversazione che voleva, da lei, bensì sangue. Rise ancora, più forte di prima.
“Peccato tu debba arrangiarti da sola adesso, piantina.” Rispose, divertito mentre le spingeva la lama del coltello tra le labbra. “Ahh, ma perché così seria, tesoro? Mettiamo un sorriso su questo faccino!”

Esclamò, la voce più profonda e velata di rabbia mentre la lama si faceva strada nella carne di lei, aprendole per metà un sorriso di Glasgow simile al suo. Il sangue iniziò a sgorgare a fiotti, ed il grido lacerante di Ivy avrebbe graffiato le orecchie di chiunque, ma non quelle del clown, lui avrebbe voluto farci il bagno, in quelle urla. Era un dolore devastante e per un folle attimo, la donna fissò le cicatrici del suo torturatore, chiedendosi come avesse fatto lui, a sopravvivere ad una cosa simile.
Che significava, aprirle un sorriso simile? Non era certo una psicologa, l’unica cosa cui riusciva a pensare era l’indicibile sofferenza cui la stava sottoponendo, sentì la lama spostarsi all’altra guancia per finire il lavoro e, se non avesse urlato tanto, sarebbe riuscita a sentire le risa di Joker, le avrebbero bruciato ogni traccia di sanità mentale.
La stava facendo implorare e gridare senza ascoltarla, la stava deturpando, facendo agonizzare e per questo, Ivy non lo avrebbe mai perdonato, mai in vita sua! Quando sentì la lama ritirarsi dal suo viso, si sentì sollevata, pensò fosse finita ma ben presto capì che non era così: sentì quella punta affilata spostarsi sul suo petto e temette che Joker volesse ammazzarla e compiere così la sua vendetta.
Il clown però non la uccise, si limitò a piantare il coltello nel suo petto, ad una profondità che non risultasse mortale e mentre Ivy ancora gridava e soffriva, un pensiero la colse: quel sadico stava scrivendo qualcosa su di lei, la stava letteralmente incidendo, come il tronco di un albero.
L’ennesimo grido uscì, disperato, dalla sua bocca insanguinata ma stavolta non per il dolore, bensì l’umiliazione di un simile gesto e soffriva tanto da non riuscire più a controllare i suoi poteri; dovette lottare contro il suo corpo per trattenere all’interno tutte le geneticità di cui disponeva e conservare così le energie per sopravvivere, il clown l’aveva resa impotente, indifesa proprio come un albero.
Questo mostro era Joker? Nessuna delle voci che aveva sentito su di lui gli rendeva giustizia, nessuna storia avrebbe mai potuto trasmettere ciò che provava in quel momento, davanti a quello sguardo, quelle cicatrici, quel sorriso di sincero divertimento mentre la torturava, ed i suoi occhi, Dio, così spaventosi. Ivy aveva paura. Ivy era terrorizzata, arrabbiata, e… invidiosa. Lei, che era perfetta, si era ridotta davvero ad invidiare la potenza di un essere umano? Anche questo faceva parte della vendetta di quel bastardo? E lui continuava a ridere in maniera sconvolgente, ora riusciva a sentirlo, quel suono le faceva accapponare la pelle.

You’ll never leave me, darling,
(Non mi lascerai mai, tesoro)
Now hear my tender warning:
(Ora ascolta il mio tenero avvertimento)

“Può anche darsi che il tuo corpo, ahh… non possa mantenere cicatrici, signorina Isley. Ma secondo me, non basterà la morte per farti scordare questa. Spero che bruci talmente da mandarti a fuoco!” Le disse, serio per poi tornare a sorridere, portare la mano, coperta del suo sangue violetto alle labbra soffiarle un bacio. “Da parte di Eddie.” Concluse, e si alzò finalmente, lasciando ad Ivy, per la seconda volta, la speranza che finalmente fosse finita, ma il clown tese una mano verso sua compagna Harley Quinn, che si avvicinò, guidata dal delicato tocco di lui.
Dopo qualche attimo di indecisione, la donna iniziò a scaricare una raffica di calci su di lei, picchiandola senza pietà. L’ultima cosa che vide, fu il suo stesso sangue. Su Harley, sul Joker e poi tutto si fece scuro. Fu contenta di aver infine perso i sensi.

**
I’m not the nicest guy, you know.
(Non sono esattamente un bravo ragazzo, sai)

Non era abbastanza ancora, non lo sarebbe stato mai. Per gli stolti ed i cretini non c’era soluzione se non questa e Joker si sentiva pieno d’orgoglio, guardando la sua Harley massacrare quella insignificante illusa. Chaos. Solo questa parola gli girava in mente ora, ed era stato lui a portarlo a Gotham, a diffondere quell’ideale come un morbo, generosamente regalandolo a chiunque ne avesse bisogno: l’aveva donato Batman, a Eddie, ad Harley ed ora anche ad Ivy, e si stava divertendo come un matto, coperto di sangue, non riusciva più a smettere di ridere.

**

Catwoman non aveva paura, figurarsi, in fondo quello era proprio il mestiere che si era scelta, no? Penetrare in una casa altrui per sottrarre qualcosa ai suoi proprietari non era nulla di nuovo per lei, solo non si sarebbe mai immaginata di trovarsi, un giorno, nella condizione di dover rapire una donna sconosciuta, chiusa all’interno di un blocco di ghiaccio - e già quello, di per sé, faceva impressione - ma ormai non aveva altra scelta, così continuò ad esplorare l’enorme villa deserta in cerca della signora Fries.
Erano là dentro - lei ed Harvey - da quasi mezz’ora e c’era voluta la mano di Cristo per fermare Duefacce dallo sfondare rumorosamente ogni porta coi poderosi colpi del suo fucile a pompa. Dent aveva già ammazzato - lo faceva con una velocità impressionante, non era riuscita a fermarlo - due uomini di Freeze, rimasti indietro a sorvegliare la struttura e Selina non voleva nemmeno sapere quanti ne avesse già fatti fuori Joker.
Questo, all’uomo del ghiaccio non sarebbe piaciuto affatto. Li avrebbe voluti morti e sepolti e, perdio, perché solo lei riusciva a notare il pericolo in tutto questo, che tra l’altro era tutta opera di Joker?!

You’ll see me again, in the thunder and rain,
(Mi vedrai ancora, nel fulmine e nella pioggia)
I come crawlin’ I come crawlin’.
(Io arrivo strisciando, arrivo strisciando)

“Ci sono!” Sentì la voce di Duefacce chiamarla da poco lontano e si sbrigò a raggiungerlo. Sì, faceva impressione vedere quell’enorme contenitore con dentro la signora Fries… Selina pensò che lei era - no, è. Nonostante tutto era viva - bella. Un’ancora affascinante donna sulla quarantina e dall’aspetto gentile. Certe cose si rispecchiavano chiaramente nella fisionomia delle persone, dal taglio degli occhi, dalle lievi rughe sulle sue guance, si vedeva che era una donna abituata a sorridere.
Non sentiva di avere il coraggio prima, ma ora ne era più che certa, se l’avesse rapita non se lo sarebbe mai perdonato per tutta la vita, sarebbe stato come dissacrare un cimitero o cose così, quindi lanciò uno sguardo di sbieco al suo alleato e fu sollevata nel vedere che anche in lui, almeno un briciolo di cuore era rimasto: Harvey sembrava perso tanto quanto lei.
All’improvviso lo vide tirar fuori una moneta dalla tasca, lanciarla ed osservare in silenzio il suo responso.
“Sbrighiamoci a staccare.” Ordinò lapidario, mentre riponeva il mezzo dollaro in tasca. Selina non poteva crederci.
“No!” gridò, orripilata. In fondo, lei aveva un cuore di donna.
“Non ricominciare a frignare le tue assurdità, adesso!” Le gridò di rimando Harvey, come sempre la rabbia scritta su tutto il suo essere, ma stavolta la gatta non si sarebbe lasciata intimorire, no, non poteva permetterlo, non in questa occasione.
“Questo è immorale, Harvey! Ed a me non basta tirare una moneta per compiere simili atrocità!”

“Oh, mi creda signorina, riesce a compierne benissimo anche senza.”

I’ve got eyes everywhere,
(Ho occhi ovunque)
From the shadows I stare at you, darling.
(Dalle tenebre ti fisso, tesoro)
My darling!
(Tesoro mio!)

Sobbalzarono e si voltarono all’istante, contemporaneamente, per trovarsi davanti la figura ben poco rassicurante di Spaventapasseri, il viso coperto dalla maschera di tela, dietro la quale si vedevano benissimo due occhi azzurri, tanto chiari da sembrare innocenti e spaventosi allo stesso tempo; li teneva sotto tiro con una Desert Eagle IMI e Selina dubitava che, perfino da inesperto, l’altro avrebbe potuto mancarli con un’arma così precisa e maneggevole.
Lo sapeva accidenti, se lo sentiva che le cose sarebbero andate male, perché diavolo non aveva seguito il suo istinto ed era rimasta a casa? Aveva perfino inventato una scusa con Bruce Wayne, che l’aveva invitata a cena quella sera, a quest’ora magari sarebbe stata in dolce compagnia, davanti ad un piatto di frutti di mare, in uno dei ristoranti migliori di tutta Gotham ma no, da brava donna quale era, doveva seguire sempre il più stronzo di tutti, Harvey Dent, quello che le avrebbe portato più guai!


You never realized I’m back here to stay,
(Non hai mai capito che sono tornato per restare)
Like a fungus that grows on your side.
(Come un fungo che cresce sul tuo fianco)


“Vattene.” Si voltò a guardare Duefacce con espressione basita, quasi convinta di aver solo immaginato quella parola. Come diavolo faceva ad andarsene, secondo lui? Spostò lo sguardo su Spaventapasseri, fissando con apprensione la pistola che gli teneva puntata contro. “Lui vuole me, levati di mezzo.” Nonostante non se la sentisse di abbandonare Harvey in una situazione simile, una parte di lei sperava di riuscire a sopravvivere quella notte, quindi lanciò un ultimo sguardo a Crane, che effettivamente, fissava solo Duefacce, sembrando totalmente disinteressato a lei.
Beh, magari se fosse riuscita ad allontanarsi, avrebbe potuto chiamare aiuto, avvertire Joker, qualcosa! Fece qualche passo indeciso verso la porta alle spalle dell’ex psichiatra e poi spiccò una corsa, ma non appena gli fu a fianco, l’altro sollevò un braccio e la spruzzò col suo micidiale gas.
“Perché?! - gridò Duefacce, furioso - è me che vuoi, no?!” Fu l’ultima frase coerente che Selina riuscì a sentire, prima di venire invasa da una paura folle, ogni cosa attorno a lei si stava deformando, sentì le gambe cedere mentre cadeva a terra, improvvisamente una pozza di sangue si stava allargando sul pavimento, c’erano creature in agguato nel buio, mani che uscivano dalla terra per afferrarla, le mura le si chiudevano attorno e Jonathan Crane era diventato un mostro, il suo viso bruciava e dalla sua bocca vedeva uscire piccoli diavoli armati di forconi che si calavano poi lungo il suo corpo, o svolazzavano con le loro alette fino a raggiungerla, le sue orecchie si riempirono delle sue stesse grida mentre strisciava sul pavimento, in cerca di una via di fuga da quell’incubo.

**

You never realized I won’t go away.
(Non hai mai capito che non me ne andrò)
Non tonight.
(Non stanotte)

“Perché?! - fu il grido immediato di Duefacce, i suoi occhi spalancati su Crane. - è me che vuoi, no?!” Chiese poi, una furia cieca chiaramente impressa nella sua voce, un po’ per la povera Selina - che in effetti non c’entrava nulla con loro - ma soprattutto, si vergognò ad ammetterlo, non tollerava che Jonathan avesse indirizzato la sua violenza su qualcuno che non fosse lui: era la loro lotta, lo era sempre stata, proprio come un tempo era stato il loro amore. Ma Jonathan non rispose nulla a quella domanda, continuando a tenere l’altro sotto tiro, lo minacciò.
“Butta a terra il fucile, Harvey.”
La sua voce era così differente da come la ricordava, più stanca, più arrabbiata, più decisa, eppure Cristo… come riusciva a pronunciare il suo nome sempre in quello stesso modo? Ogni volta che lo chiamava gli dava i brividi, era come tornare, per un attimo, indietro nel tempo e la voce che Jonathan gli riservava allora, l’aveva ancora in mente, li sognava così spesso quei toni limpidi ed avvolgenti, leggeri, nervosi e sempre con quella piccola vena di fretta a delinearne gli angoli.
“Tu togliti quella maschera!” Contrattaccò, arrabbiato e con nessuna intenzione di lasciargli un vantaggio. Aveva sempre odiato la maschera di Spaventapasseri, come anche il costume e la falce, che usava solo nelle grandi occasioni.
“Oh, sì! Il giorno che getterai la tua moneta in un tombino.”

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I’ll never leave you lonely,
(Non ti lascerò mai da solo)
I’ll be there, tryin’ to grab a hold, yeah.
(Sarò lì, tentando di tenere duro, sì)
I’m not the nicest guy you know.
(Non sono esattamente un bravo ragazzo, sai)

Sentì Harvey ringhiare, lo vide gettare a terra il fucile e credette di averlo fatto arrendere, ma un secondo dopo l’altro estrasse una pistola da sotto la giacca, gesto talmente privo di senso che per un attimo Jonathan restò confuso. Sentì il boato riempire l’aria ma non avvertì nessun dolore perciò sparò anche lui, mirando dritto al petto eppure aveva colpito di striscio all’altezza del torace, facendogli a malapena un graffio. Com’era possibile? Si era allenato, aveva un’arma molto leggera e precisa, come aveva potuto mancarlo?
Una strana sensazione iniziò a partirgli dall’addome, ad ondate leggere e fastidiose, velocemente spostò una mano al ventre e ritirandola, la scoprì coperta di sangue; abbassò lo sguardo ai suoi piedi, sul pavimento una piccola pozza rossa si allargava lentamente.
Le gambe non lo reggevano più, cadde su un ginocchio con lo sguardo attonito. Com’era possibile? Era stato colpito, eppure non sentiva nulla. Era la prima volta che prendeva una pallottola, era così che funzionava? Risollevò l’arma davanti a sé, con l’intenzione di esplodere un altro colpo contro Duefacce, ma l’altro lo aveva raggiunto, ce l’aveva davanti, venne colpito con un calcio, che gli fece volare l’arma dalla mano.
Crane lasciò andare a malapena un gemito. Avrebbe voluto urlare, l’umiliazione di aver perso contro Harvey bruciava, ma non poteva, non voleva dargli nessuna soddisfazione.
Si sentì afferrare per i capelli, dietro la nuca e costringere ad alzare lo sguardo, per un attimo incontrò il viso deformato dalla rabbia del suo ex compagno e poi il dolore esplose, sul viso - dove l’ex magistrato l’aveva colpito con un pugno - e all’addome - dove il dolore per la pallottola iniziava a farsi sentire.
Duefacce lo colpì ancora, una, due, tre volte e poi lo lasciò ricadere a terra per stagliarsi su di lui, si sentì strappare la maschera dal volto e tornò a guardare il suo assalitore, non aspettandosi di certo quell’espressione di stupore, di realizzazione, come se solo in quel momento si fosse reso conto che c’era qualcuno, dietro la sua maschera.

You’ll never leave me, darling,
(Tu non mi lascerai mai, tesoro)
Now hear my tender warning:
(Ora ascolta il mio tenero avvertimento)

“Jonathan…” lo sentì mormorare, incredulo e Spaventapasseri stupì se stesso, rispondendo con un sorriso cattivo. Strano a dirsi, ma quella paradossale situazione lo divertiva sinceramente; finalmente e solo in quel momento, aveva capito qual era stato il vero motivo che lo aveva spinto così irrimediabilmente a non fidarsi più di Harvey: lui non si era mai preso nessuna responsabilità, capace solo di chiedere scusa e scansare i problemi, ogni volta lo pregava di perdonarlo come se in realtà gli stesse dicendo fai qualcosa tu, io non so dove mettere le mani. Il tutto, con quello stesso sguardo che aveva sul viso in quel momento.
Non poteva farci niente, gli veniva da ridere e ad ogni sobbalzo sentiva il sangue sgorgare a fiotti dalla ferita. L’ennesima che Harvey gli aveva lasciato ma di certo non la più dolorosa.

I’m not the nicest guy, you know.
(Non sono esattamente un bravo ragazzo, sai)

**

Got ya!
(Preso!)

Joker stava facendo sul serio, mai tanto quanto in quel momento e stavolta neanche Batman avrebbe avuto possibilità di fermarlo, se solo avesse provato a mettersi tra lui e la sua vendetta, l’avrebbe ammazzato senza pensarci due volte, perché tutto quello che era successo era anche colpa sua! Nessuno poteva spaventarlo, né il Cavaliere Oscuro né tautomero Freeze, anzi, l’avrebbe tritato fino a ridurlo in granita.
Ma all’uomo del ghiaccio stava pensando Harley ora, ed anche se non era abbastanza forte da poterlo effettivamente battere, con le sue invidiabili doti ginniche riusciva benissimo a tenerlo a bada, saltellando e danzandogli intorno mentre lo prendeva in giro; poteva sentire lo scampanellio del cappello indossato dalla sua donna ad ogni suo movimento brusco.

“È parecchio che non ci facciamo una chiacchierata, vero Batsy? Perché non ti, ahh… levi di mezzo?”
“Non ti permetterò di ucciderla, Joker. Anche se è una criminale.”
“Ahh… anche se è una criminale Bats, non mi sembra di averti mai visto correre a catturarla, è… corretto quello che dico?”

I’ll never leave you lonely,
(Non ti lascerò mai solo)
I’ll be there, tryin’ to grab a hold, yeah.
(Sarò lì, cercando di tenere duro, sì)

Disse il clown in tono conversativo, leggero mentre invece i suoi occhi dicevano un mondo: quelle parole avevano colpito il vigilante proprio sul suo punto debole; no, non aveva fermato Ivy, si era sempre limitato ad arginare i danni che quella guerra stava causando, ma non aveva avuto abbastanza spirito per lottare come si deve e lo sapeva, ma sentirselo sbattere in faccia proprio da Joker faceva tutto un altro effetto, era doloroso, come lo era anche notare che il clown non aveva mai perso l’abitudine di riuscire ad indovinare tutte le sue paure, trovava i suoi punti deboli con una facilità estrema, ma mai prima d’ora gli aveva fatto pesare un suo peccato, o almeno mai sputando letteralmente il suo nome con un tono così velenoso.
Non riusciva a capire, cos’era accaduto a Joker per renderlo così diverso? Di nuovo, si sentiva punito, sempre da quello sguardo.
Il vigilante strinse gli occhi, scrutando il suo avversario con quanta dignità riuscisse ad ottenere.
“Torturarla fino alla morte non è una soluzione!” Gli gridò, di rimando, se c’era un momento in cui doveva avere ragione, era proprio quello ma non fece quasi in tempo a finire di parlare, che ancora Joker urlò il suo dissenso, con una rabbia ed una disperazione che mai prima Bruce aveva percepito nella sua voce, solitamente così svagata e divertita in ogni situazione.
“Tu non c’eri! Tu hai lasciato che tutto ciò accadesse e per questo non perdonerò mai neppure te! Dov’è finito il Cavaliere Oscuro, eh?! Tu non sei Batman!”

I’m not the nicest guy, you know.
(Non sono esattamente un bravo ragazzo, sai)


Ed immediatamente gli si lanciò contro, coltello alla mano, sperando di fare cosa, nemmeno Batman lo sapeva. Afferrò al volo il polso del clown prima che potesse affondare la lama nella sua armatura, poi intercettò un altro colpo, immobilizzò anche l’altra mano, in cui Joker stava stringendo qualcos’altro nel pugno chiuso. Il vigilante fece appena in tempo a sentire un sinistro click, poi notò qualcosa cadere a terra; una spoletta.
Strinse con più forza la presa sul polso di Joker, doveva fargli cadere l’ordigno, lanciarlo il più lontano possibile, e non trovò così strano che, perfino in quel momento, dopo ciò che il clown gli aveva detto, la sua priorità restasse sempre la stessa: salvaguardare quanto più poteva l’incolumità di quello che era stato il suo amante.
Non ci riusciva; Joker stringeva quella bomba come la cosa più importante che avesse mai avuto e gli si era praticamente incollato addosso! Si distrasse, lasciò che la lama penetrasse la sua difesa e cadde su un ginocchio, si sentì colpire sul viso e finì con la schiena a terra, immediatamente il clown si accomodò su di lui, circondandogli la vita con le gambe.

“Spero proprio che tu ne esca vivo, Batsy.”

Lo sentì dire, e si raggelò. Sperava che sopravvivesse per portare per sempre il rimorso di ciò che era accaduto a causa sua? Il dolore di non essere stato in grado di fare nulla per impedire la morte della persona che - ancora adesso, sì - amava, alla fine? Ma improvvisamente, il peso di Joker si sollevò, la bomba gli cadde di mano e Batman vide Nightwing lottare contro la furia del clown, mentre tentava di trascinarlo lontano da lui.
Non perse tempo, afferrò la bomba e la lanciò con tutta la sua forza, sentì l’eco dell’esplosione e la leggera onda d’urto travolgerlo; si rialzò, dolorante, molti frammenti della granata si erano schiantati contro la sua armatura, facevano molto più male delle pallottole.
Quando tornò con lo sguardo a Joker, vide che con una gomitata si liberava di Dick, costringendolo a mollare la presa su di lui per poi iniziare a scontrarsi; il clown aveva già in mano un altro coltello, mentre Nightwing aveva sfoderato i suoi bastoni metallici, possibile che quei due avessero tanta rabbia in corpo?

**

Joker era un osso più duro di quanto Dick pensasse. Non che avesse una forza o un’agilità particolari, però sembrava instancabile e lottava con una furia sconfinata, ma dopo un po’ il vigilante riuscì a colpirlo, prima tra le scapole, poi sull’ultima parte della schiena e vide il clown finire a terra, per poi voltarsi velocissimo, e fargli uno sgambetto.
Joker, tornò in piedi quasi subito, colpì il suolo con tallone, lasciando così che una lama fuoriuscisse dalla suola della sua scarpa e tentò quindi di ferire Nightwing, ma questo riuscì ad afferrargli una caviglia, facendogli quasi perdere l’equilibrio.
Poi Dick si alzò, senza lasciar andare la presa sul clown e lo colpì sul naso con la fronte, finalmente gli lasciò andare la caviglia, e prima che cadesse lo riafferrò per un braccio, lo manovrò fino a farlo voltare ed iniziò a sollevargli l’arto dietro la schiena, più che poteva senza rischiare di romperglielo: aveva idea che Bruce non gradisse vederlo ferito, ma poi un dolore acuto lo distrasse, il clown gli aveva pestato un piede e tirando la testa indietro, lo colpì in faccia, restituendogli così la testata di poco prima, non se lo aspettava davvero.
Dovette mollare la presa, sentì Joker afferrargli le spalle ed attirarlo a sé, per colpirlo allo stomaco col ginocchio.

You’ll never leave me, darling,
(Non mi lascerai mai, tesoro)
Now hear my tender warning:
(Ora ascolta il mio tenero avvertimento)
I’m not the nicest guy you know.
(Non sono esattamente un bravo ragazzo)

“Ma cosa credi?! - più che un grido era un ruggito, raramente Dick aveva sentito nulla di simile, prima - Che basti un ragazzino come te per stendermi?! Torna dalla mamma, è troppo presto per te, per giocare coi bimbi grandi!”
Quelle parole erano taglienti per Nightwing, che non aveva fatto altro che lottare per anni, tentando di liberarsi dell’ombra di Bruce, di spiccare come una persona e non un’appendice; sentì la furia montare in un secondo, doveva dimostrare di essere capace, a sé stesso, a Bruce e a tutti quelli che ancora si ostinavano a chiamarlo ragazzino! Di nuovo lo afferrò, stavolta lo lasciò cadere e lo immobilizzò sotto il suo peso, con un ringhio stampato sul viso, lo colpì sul viso con un pugno, che caricò di tutta la sua forza.
L’unica risposta che ebbe da Joker fu una lunga, soffocata risata.
“Ohh! Il piccolo principe, ahh… si è arrabbiato. Vuoi andare a piangere sotto il mantello di papà sorcio per caso? - Dick lo colpì di nuovo, se possibile con ancor più forza di prima, ma neppure stavolta servì - Se vuoi possiamo fare un break, i bambini sai, ahh… hanno bisogno d’affetto costante!” Lo picchiò di nuovo, e poi ancora e ancora finché, finalmente, non vide il clown smettere di ridere, privo di sensi. Come faceva? Come riusciva ad indovinare cos’avevano, le persone dentro? Si erano incontrati solo due volte in vita loro, eppure Joker aveva dato voce a tutti i suoi tasti più dolenti, lo aveva preso in giro, urtandolo come nessuno prima, e senza mai neppure parlargli! Lo trovava odioso e non gli piaceva averci a che fare, però a quanto pareva, aveva vinto lui.
Finalmente Dick si alzò con un sorriso, un po’ gli era passata, si voltò e con lo sguardo incontrò la figura spaventata di Harley Quinn.

“No, alzati Mister J! La bomba sta per…” non finì la frase, portò di corsa le mani alla bocca ma ormai aveva parlato.
“Che bomba?!” Chiesero tutti, praticamente all’unisono, fissando l’Arlecchina con occhi spalancati e sarebbe stato addirittura comico, non fosse stato terribilmente vero, ed infatti il primo pensiero di Harley, fu che il suo Puddin’ avrebbe trovato esilarante quella scena, ma si riscosse subito. Poteva parlare, ma a Joker non sarebbe affatto piaciuto, l’avrebbe rimproverata, forse mandata via per un tradimento simile, però non le interessava, l’unica cosa che contava ora, era salvare la vita dell’uomo che amava.
“Tra meno di un minuto esploderà!” Gridò, e dopo appena un attimo di smarrimento in cui nessuno si mosse, si sentirono le sirene della polizia.
Ognuno prese una direzione, conscio del fatto che c‘era pochissimo tempo: Nightwing si precipitò su Harley, afferrandola e gettandosela in spalla, per allontanarsi da lì il più velocemente possibile mentre Freeze faceva la stessa cosa col corpo martoriato di Poison Ivy. Infine Batman, naturalmente, prese tra le braccia il corpo privo di sensi di Joker e si separarono, l’uomo di ghiaccio fuggì a piedi mentre i due vigilante scelsero i tetti, la voce di Harley, mentre si allontanava, non smetteva di chiamare disperatamente il suo compagno svenuto, pregandolo di svegliarsi.
Batman arpionò il tetto di un palazzo ed una volta raggiunta quell‘altezza, con la trasmittente avvisò le auto del GPD dell‘imminente detonazione; li vide frenare e bruscamente fare retromarcia, poi la gioielleria esplose, fragorosamente e molto più brillante di quanto avrebbe potuto immaginare. Si gettò sul corpo del Joker per proteggerlo dall’onda d’urto e dai vari detriti che li avrebbero raggiunti, il cielo si tinse di rosso e quando il vigilante si risollevò, vide Joker sbattere velocemente le palpebre, si stava risvegliando.

Lo sentì stirarsi leggermente sotto di sé e restò incantato alla vista del suo volto, bianco, invaso dai bagliori arancio delle fiamme e l’unica cosa che riusciva a pensare era che non si sarebbe mai aspettato di poter un giorno, stargli di nuovo così vicino eccetto durante le loro lotte.

I’ll never leave you lonely.
(Non ti lascerò mai solo)
I’ll be there, tryin’ to grab a hold, yeah.
(Sarò lì, cercando di tenere duro, sì)


E adesso?


  
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