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Autore: Mannu    28/11/2009    2 recensioni
Dopo l'ultima movimentata avventura Miki è tornata alla normalità. Banale normalità: solitudine, conti da pagare, ingaggi da trovare per sé e per la sua astronave, revisionata e pronta a partire. Normalità destinata a durare poco: basta una malinconica serata in giro per locali per aprire diversi fronti sui quali Miki dovrà combattere!
Nota importante: ancora crediti a Cassiana, che ha scritto l'intero capitolo 1, da me rivisto e adattato al resto del racconto che gli ho "costruito" intorno. Crediti a Cassiana anche per il personaggio di Pavel "Spyro" Zebrinsky, da lei strappato dalla foto di gruppo dell'equipaggio del Raja ed elevato al rango di protagonista a tutto tondo. Grazie, Cassiana! Anche questa è per te!
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ferraglia spaziale'
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In nebula - 1
A Cassiana

1.

Era appoggiata con i gomiti al bancone e dava le spalle agli altri avventori. Miki osservò il suo cocktail colorato: non riusciva a spiegarsi cosa ci stesse a fare in quel locale per fighetti. Forse perché era stata attratta dal nome non standard: Guardian Angel. Miki girò svogliatamente la cannuccia nel liquido colorato. Non aveva voglia di stare sola quella sera. Ma non aveva neanche intenzione di rimorchiare qualcuno solo per sport, per dimostrare qualcosa non sapeva neanche lei a chi. Forse a se stessa. La verità era che si sentiva enormemente sola: aveva voglia di un abbraccio, di una carezza. Quasi era pentita di non aver accettato a suo tempo le avances di Jerrylex, ma cosa sarebbe stato alla fine se non sesso? Allora tanto valeva farlo anche con quel pervertito di Morgan! E sì, una cavalcata fra le lenzuola non è l’attività più brutta della galassia, confessò a se stessa. Ma fine a se stessa non le avrebbe dato nulla, a parte un po’ di sperma appiccicaticcio fra le cosce. Miki rabbrividì a quell’immagine. Era ancora persa nelle sue elucubrazioni quando dallo specchio nero dietro il bancone un movimento attirò il suo sguardo. Quando si accorse di chi si trattava il cuore le mancò un colpo e sprofondò da qualche parte sotto Apollo. Aguzzò la vista, ma non c’era modo di sbagliarsi. Era proprio lui, il secondo ufficiale del Raja.
Incredibile come a volte il destino può essere così subdolo e carogna, pensò. Stava proprio pensando che le mancava un certo astronauta e che con lui forse si sarebbe lasciata andare volentieri a una sessione di ginnastica da letto. Bugiarda, non è in questi termini che l’hai realmente pensata, si corresse subito. Ed eccolo lì, proprio lui. Che rideva. Con una donna. Si voltò per osservarli meglio e con la segreta speranza di essersi sbagliata. Il locale era diventato infatti sempre più affollato e rumoroso ed era possibilissimo che fosse caduta in errore. Ma dovette ammettere che la sua vista era buona. Il Secondo si era sporto un po’ in avanti e la donna aveva accavallato le gambe in una mossa seducente. Miki dovette ammettere che, da quel che poteva vedere, era una tipa davvero affascinante con quella tuta a un pezzo dai pantaloni blu elettrico lievemente scampanati. Un bellissimo blu che le fece sentire il morso dell'invidia. La tutina le aderiva come una seconda pelle e calzava stiletti dorati, sexy e arroganti. Si chiese chi potesse essere quella e divorò con gli occhi la coppia fino a quando li vide alzarsi. Miki si voltò nuovamente verso il bancone, attenta a non farsi scoprire. I due stavano uscendo dal locale, il Secondo aveva appoggiato una mano dietro la schiena nuda della donna: un gesto di protezione e possessione insieme. Miki sbuffò e tornò a sprofondare nel suo drink. Voleva dimenticare tutto e invece la sua pelle sentiva ancora la sottile carezza di Jerrylex respinto. Si sentiva proprio una derelitta: non solo era sola come un cane, ma i guai sembravano avere un gusto particolare a scovarla. Nell'ultimo caso avevano assunto la forma di una sballata ragazzina che l’aveva trascinata avanti e indietro per lo spazio prima, e di un ancora più sballato pirata del cyberspazio che dopo averla salvata dai suoi inseguitori, l'aveva coinvolta in una rapina ai danni degli yakuza. Tremava ancora al pensiero che qualcuno della Triade riuscisse a trovarla. Erano passati mesi ormai, ma quella era gente incapace di dimenticare.
Alla fine il succo era lo stesso: mai che una volta la vita le riservasse una sorpresa piacevole. Era intenta a piangere sulle sue presunte disgrazie quando una mano enorme si chiuse intorno al suo bicchiere.
- Questa roba è troppo forte per te, ragazzina.
Miki si girò con uno sguardo assassino, intenzionata a litigare: non sono una ragazzina! Ma con sua grande sorpresa quello si infranse sul Secondo, massiccio e imponente, proprio dietro di lei. Incredula lo vide portare alle labbra il suo drink e berne un lungo sorso.
- E anche troppo dolce! – continuò facendo una smorfia – Vieni, ti porto in un posto dove sanno bere.
Miki si alzò quasi stesse obbedendo a un ordine, troppo sbalordita per arrabbiarsi.
- Ma…
Adesso era lei che il Secondo stava spingendo fuori dal locale. Sentiva il contatto caldo ed elettrico della sua mano premuta sulle proprie reni e si rammaricò di non avere un abito scollato sulla schiena. La sua espressione poi doveva essere proprio comica perché l’uomo ghignò divertito. Miki non l’aveva mai visto così. I suoi lineamenti di solito sembravano scolpiti nella roccia viva e il suo contegno era molto più abbottonato di quanto non sembrasse in quel momento. Fuori il quinto settore era particolarmente animato, come sempre a quell’ora. Coppie e gruppetti di vario genere sciamavano dentro e fuori dai locali, la gialla passava di mano in mano con molta più liberalità di quanto i poliziotti, che pur pattugliavano le vie, fossero disposti a concedere. Miki e il Secondo camminavano vicini, senza parlare. Lei non aveva idea di dove la stesse portando l’uomo, né del perché. Si pentì di non essere vestita alla moda, o quanto meno con un abbigliamento più curato. Aveva ancora in testa la splendida donna con cui aveva visto prima l’ufficiale del Raja.
- Chi era quella nel locale?
Il tono era stato più aggressivo di quanto avesse voluto. Il Secondo alzò le spalle ma non rispose. Miki non osò ripetere la domanda. Ma era incuriosita. Si trovò a seguire l’uomo fin nel quarto settore: pigiati dentro al Tubo poteva aspirarne l’odore mascolino. Doveva stare attenta a non appoggiarsi a lui ma con tutta quella gente intorno non era facile. Era una situazione ad alto rischio e Miki non doveva lasciarsi sfuggire le cose di mano. Non voleva che lui sentisse il suo cuore battere forte. In realtà il Secondo sembrava indifferente a tutto ciò, alla sua agitazione, alla sua emozione. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e non sembrava infastidito dal contatto con le altre persone.
Il locale in cui entrarono era vetusto quasi come i pochi avventori che sedevano lungo il logoro bancone. Il Secondo, che Miki sapeva chiamarsi Pavel Zebrinsky per aver a suo tempo frugato di nascosto nel database del Raja, la pilotò a un tavolino d’angolo e ordinò due Jolly Rodgers. Quando l'ossuto cameriere portò loro solo due bottiglie brune dall'etichetta raffigurante un teschio bianco in campo nero con due sciabole incrociate sotto, non poté fare a meno di pensare a quanto bambini potevano diventare gli uomini. Appena possibile si mettevano subito a giocare con quelle sciocchezze. Poi a lei non piaceva molto la forte birra nera e avrebbe preferito di gran lunga uno di quei drink colorati che era solita concedersi. Zebrinsky con un paio di lunghi sorsi ridusse in maniera considerevole il livello della sua birra.
- Perché mi hai portato qui? - chiese Miki, di nuovo con più aggressività di quanto volesse.
- Per insegnarti a bere. Questa birra viene da Mu1 ed è una delle più prelibate.
Miki inarcò un sopracciglio.
- Anche illegale, mi risulta.
L'uomo si strinse nelle larghe spalle concedendosi un'espressione disinteressata.
- Non sono in vena d’indovinelli. Se mi hai portata qui deve esserci un motivo, Secondo.
- Puoi chiamarmi Spyro.
- Non… Pavel?
Miki avrebbe voluto mordersi la lingua. Per un soffio riuscì a trattenere un gesto di stizza. Cazzo, adesso sa che mi sono informata su di lui. Questo pensiero la innervosì ancora di più. Odiava sentirsi così vulnerabile. Un no deciso fu la risposta alla sua domanda. Miki si rifugiò nella sua birra, decisa a non fare più passi falsi. Guardò ancora di soppiatto Spyro e notò che quelli che sembravano ricami sul colletto del suo cheongsam scuro erano in realtà raffinati ologrammi. Li osservò per un momento, affascinata. Poi bevve una lunga sorsata di Jolly Rodgers. Cazzo, questa birra è buona per davvero, dovette riconoscere Miki aspettando che l’uomo si decidesse a parlare.
- Sul Raja hai fatto un buon lavoro. Che ne diresti di un altro viaggio?
- No.
Miki si irrigidì. Aveva risposto troppo in fretta, con la lingua e non col cuore. Fece per tirarsi indietro sulla sedia come per ristabilire le distanze, ma Spyro le bloccò la mano sul tavolo. Lei sentì una vampata di calore risalire lungo il polso: la mano di lui era asciutta e ruvida, pesante. S’impose d’ignorare quella sensazione.
- Le sirene telasiane non dureranno per sempre e la tua percentuale è bassa.
Era vero, ma Miki non avrebbe mai confessato le sue difficoltà economiche. Non a lui.
- Sei a corto di soldi - affermò Spyro con sicurezza. Miki sospirò: quella era una situazione cronica, non era difficile da indovinare. I ventimila di Jerrylex erano evaporati in fretta, assorbiti dal Coyote.
- E lasciare nuovamente il Coyote attraccato per chissà quanto tempo? Costa. E poi cazzo, sono stellapilota!
- Un viaggio. È tutto ciò che ti chiedo.
- Perché io?
- Non lo immagini?
La risposta la lasciò spiazzata, Miki scosse i riccioli con insofferenza. Era il suo tipo, decisamente il suo tipo, ma ora la stava seccando.
- Ti ho già detto che non mi va di giocare ai fottuti indovinelli!
Questa volta fu Spyro ad alzare un sopracciglio: le lasciò la mano e Miki provò una sensazione improvvisa di freddo, sentendosi abbandonata. Il che era assurdo a pensarci bene. O.K., non avrei dovuto mischiare gli alcolici, o forse dovrei darmi una calmata, si disse inspirando profondamente ma senza darlo a vedere. Ma Spyro non la guardava già più. Finirono la birra e la serata sembrò doversi concludere. Miki non sapeva se temerlo o sperarlo.
- Vuoi sapere chi fosse la donna che era con me?
Spyro aveva interrotto bruscamente il silenzio come se la loro conversazione non si fosse mai interrotta e Miki si trovò ad annuire, suo malgrado.
- La mia ex moglie, una stronza con i coglioni che le fumano. Vuoi essere una vincente? E allora tira fuori le palle, Michaela Patris.
Questo era veramente troppo. Miki s’infuriò: che cazzo ne sapeva lui? Arrivava lì, con quel suo odore buono e le mani calde che avrebbe desiderato sentirsi addosso, le proponeva un ingaggio nel momento meno opportuno e pretendeva che accettasse. Non farlo sarebbe stato dimostrare di non avere le palle? Che maschilista del cazzo! Si alzò bruscamente, avvampando.
- Me ne vado – annunciò seccamente, rinunciando però a sbattergli in faccia tutti i suoi pensieri.
Anche Spyro si alzò, strisciò la propria card sul lettore integrato nel tavolo per pagare e la seguì fuori. Miki camminava veloce, rossa in viso. Era da idioti comportarsi così, si rese conto che stava dando il peggio di sé. Che stava mandando a puttane tutto. Si fermò di botto e si voltò.
- Voglio sapere quanto. E per quanto tempo – domandò al Secondo dietro di lei. Il volto di Spyro si aprì in un largo, trionfante sorriso. Un’espressione del genere di solito avrebbe indispettito Miki. Ma in quel caso il suo cuore fece una serie di salti carpiati all’interno del torace: cazzo, quest'uomo ha il sorriso più sexy che io abbia mai visto, disse sentendosi sciogliere dentro. Neanche il volto da vecchia canaglia di Jerrylex le aveva scaldato il sangue in quel modo.
- La tariffa standard. Prenderai meno dell’altra volta: non ci sono percentuali extra.
Miki cercò di ricomporsi, gracchiò qualcosa e richiuse la bocca. Si schiarì la voce e ricominciò:
- Non ti prometto nulla. Fra quanto partirete?
Mai dare l’impressione di essere con l’acqua alla gola. Spyro rispose che aveva settantadue ore di tempo per pensarci. Senza quasi rendersene conto i due continuarono a camminare insieme, verso l’attracco del Coyote. Spyro cominciò a raccontare di Rhina, l’ex moglie, responsabile del marketing di una delle zaibatsu più potenti di Apollo. Miki pensò a come potessero stare insieme due tipi tanto diversi.
- Prima che io diventassi pilota, lei scriveva. Aveva grandi ambizioni ma poca fiducia in se stessa. Alla fine ha cominciato a vendere il suo talento e ci ha preso gusto, a quanto pare. Dopo ogni viaggio la trovavo sempre un po’ cambiata, fino a che siamo diventati due estranei.
Miki a sua volta gli parlò delle sue disavventure su La Tana, di Morgan il marinaio maniaco, di Ilah la ragazzina stramba, antipatica e geniale. E della discesa sul pianeta. Voleva impressionarlo: stupidamente si sentiva bambina vicino a lui e raccontando le sembrò di giocare a fare l'adulta. Stava anche per raccontargli di Jerrylex ma si bloccò in tempo. Il silenzio si fece teso. Spyro dovette intuire qualcosa, ma non fece domande.
Giunsero all’attracco del Coyote.
- Bene vice-comandante... ti faccio sapere - fu il freddo commiato di Miki. Si guardarono ancora per qualche istante, indecisi. Spyro accennò un sorriso, poi le voltò le spalle e si perse tra la folla. Miki percorse a grandi passi il condotto ombelicale. Arrivata all’interno della nave scalciò con foga gli anfibi e si buttò sulla cuccetta personalizzata. Le squadre di sostegno maggiorate che lei stessa aveva installato per sostenere il telaio più grande fecero scricchiolare il rivestimento della parete cui erano fissate.
Sono una maledetta cogliona, si rimproverò. Il perché non avrebbe saputo dirlo, forse nella sua immensa stupidità si era illusa che lui fosse interessato a lei, invece si trattava solo di lavoro. Miki sentiva le proprie guance bollenti e gli occhi pericolosamente umidi.
Un cicalino la fece sobbalzare. Asciugandosi gli occhi andò nel vestibolo antistante la camera di equilibrio per vedere chi fosse. Sullo schermo comparve il volto del Secondo.
- Ho dimenticato di darti una cosa – disse. Miki senza starci a pensare su troppo, incuriosita e sorpresa, gli diede il permesso di salire a bordo. Aveva il cuore in tumulto: in fretta si sfregò il viso e si sistemò inutilmente i capelli con le dita.
Dopo pochi istanti Miki se lo ritrovò davanti. Il Coyote sembrava ancora più angusto con lui a bordo. Com'era massiccio! Solo in quel momento Miki si rese conto di essere scalza.
- Cosa volevi darmi?
- Questo.
Spyro la prese per le spalle e l’attirò violentemente a sé, le sue labbra trovarono quelle di Miki. Lei gli circondò il collo con le braccia, rispondendo con entusiasmo al bacio, ancora incredula. Sentì le mani di lui affondare nei suoi riccioli, le labbra di Spyro erano roventi, il bacio si prolungò per un tempo indefinibile. Miki non riusciva a pensare, presa dal vortice di sensazioni che la travolgevano, teneva gli occhi chiusi illogicamente timorosa che fosse solo un sogno. Ma quelle mani che le accarezzavano la schiena, quelle labbra che prepotentemente giocavano con le sue, non potevano essere frutto della sua immaginazione. Si staccarono brevemente per riprendere fiato, Miki si rese conto che stava sorridendo come una scema. Ansimava, il cuore le martellava in gola. Fece per dire qualcosa, ma lui le mordicchiò il labbro inferiore strappandole un gemito. Lo trascinò con sé verso il tavolo, il contatto gelido del piano la fece trasalire anche attraverso il tessuto ma fu contrastato dal calore che le scaturiva dal ventre. Aspettò con ansia che lui slacciasse i pantaloni, ma Spyro non sembrava avere fretta. La spogliò lentamente facendola sentire al tempo stesso provocante e vulnerabile. Quando si dedicò al suo corpo, con le dita esperte, la lingua vorace, Miki smise di pensare del tutto e si lasciò andare completamente, desiderosa solo di godersi le sensazioni che Spyro sapeva regalarle.
Aveva sempre pensato che il Secondo fosse tipo da sesso ruvido e invece era rimasta sorpresa dalla delicatezza e dall’abilità con cui l’aveva amata. Miki sospirò soddisfatta: sentiva ancora quel sorriso da deficiente stampato sul viso, ma non poteva farci niente. Si erano trasferiti sulla cuccetta e si erano addormentati per un tempo che non avrebbe saputo quantificare. Si voltò verso l’uomo che dormiva, il torace possente si muoveva al ritmo del respiro, lentamente. Miki fece per alzarsi ma una mano repentina la prese per un braccio.
- Dove vai?
La voce di Spyro, arrochita dal sesso e dal sonno, la fece rabbrividire. Di buon grado si accucciò contro di lui.
- A mettere qualcosa sotto i denti, non volevo svegliarti.
- Verrai con me?
Miki si sollevò di scatto, i capelli gonfi e l’espressione truce le davano l’aspetto di un leone.
- Mi ha scopata per questo?
Come un folle vortice i frammenti delle sue paranoie e delle sue insicurezze vorticarono intorno a lei ricomponendosi in un orrendo puzzle. Il volto di Spyro sembrò deriderla: in un momento tornò a sentirsi la Miki insicura e disgraziata di sempre. Avrebbe voluto ammazzarlo. E poi ammazzare se stessa per la propria stupidità.
- Mi sei mancata.
- Non prendermi in giro.
- Ti sembra tanto assurdo che qualcuno ti desideri?
Miki si rinchiuse in se stessa. Quelle rivelazioni l’avevano lasciata esterrefatta, non sapeva più cosa doveva pensare. Chiuse gli occhi, ma li riaprì subito allarmata quando percepì la cuccetta cambiare assetto. Spyro si era alzato e si stava vestendo. Sul suo viso c’era un'espressione indefinibile; forse delusione o rammarico.
- Torno sul Raja. Ti lascio il tempo di pensare.
- Al viaggio?
Spyro alzò le spalle e non rispose. Rimase qualche istante ancora sulla soglia della cabina, come indeciso se dire qualcosa. Poi si voltò. Miki guardò la sua ampia schiena scomparire e si morse le labbra per non fermarlo. Si adagiò pesantemente indietro e si coprì il volto con un braccio.
Stupida, pensò.
   
 
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