8.
La sala macchine del Raja era tornata quella di
sempre. Korti l'aveva sommersa di lavoro: un controllo
a tappeto di tutti i sistemi di bordo connessi alla
sala macchine. Dai convertitori massa-energia fino
ai vecchi motori di manovra alimentati a carbocomburente,
dimostratisi di grandissima utilità in quel
frangente. Configurazione, test, analisi, correzione,
riconfigurazione, nuovo test: aveva speso così tanto
tempo sui sistemi energetici della nave che le sembrava
di averli progettati lei. Eppure Korti ne sapeva sempre
una in più. Miki pensò che forse era stata Korti a
progettarli.
Finalmente tutto pareva a posto: filava tutto a meraviglia
ed erano appena usciti da un balzo a velocità FTL che
aveva portato il Raja lontano dalla nebulosa e dalla
sua influenza. Lì in sala macchine erano in attesa di
nuovi ordini.
Oro. Quella nei container del cargo abbandonato nella
nebulosa non era semplice roccia. Tonnellate di minerale
aurifero misto a formazioni di quarzo, o almeno così
sembrava. Non erano stati capaci di identificare meglio
quei cristalli. Ma l'oro sì: avevano uno spettrometro
elementare a bordo e la CPU non aveva avuto dubbi. Oro.
Il Secondo, grazie anche a Jo e Mak, aveva usato
dell'acqua congelata per mantenere insieme la sabbia
aurifera, le pietre e le rocce quarzifere realizzando
così in poco tempo dei piccoli scudi contro le
radiazioni. Il Navigatore era riuscito, tenendo il Raja
nel cono d'ombra prodotto dal relitto, a calcolare una
via di fuga dalla nebulosa. Schermata per sicurezza la
CPU e tutti i sistemi vitali da essa controllati, erano
riusciti ad attivare i motori FTL e a uscire dai guai
prima che uno solo dei blocchi di ghiaccio posizionati
strategicamente cominciasse a sciogliersi. Un pannello
di strumenti si attivò richiamando la sua attenzione. La
simulazione richiesta dal Capo era terminata con esito
positivo. Il Raja era pronto a un salto a velocità FTL
lungo quanto bastava per tornare al mondo civile. Avvisò
Korti a voce alta.
- Ottimo. Carica il programma standard e mettilo in
attesa di conto alla rovescia.
Miki eseguì e non si accorse che nel frattempo il
Capo si era alzata dalla sua console e le si era
avvicinata da dietro. Inaspettatamente le mise una
mano sulla spalla. Sobbalzò: Korti non era solita
concedersi queste tenerezze.
- Riguardo i momenti di crisi dovuti all'irraggiamento
della nebulosa, vorrei dirti...
Aveva cominciato bene, ma si era già inceppata. Miki
aveva capito cosa stava cercando di dire ed era stupita
dal fatto che ci stesse anche solo provando.
- …ecco, vorrei dirti che ti sei comportata bene. Con
me, intendo. So di non essere la persona migliore qui e...
- Non c'è problema, signore – rispose Miki. Il Capo
stava rischiando una brutta figura con lei: non le
riesce proprio di cacciare fuori dalla gola un semplice
“grazie”, si disse.
- Ottimo. Confido che nulla di quanto hai visto uscirà
mai dalla tua bocca.
- Certamente – gli occhi artificiali di Korti brillavano
di una luce dura e le rughe del viso sembravano tese,
scavate da un laser. Miki intuì che non era ancora
finita. Un attimo dopo la mano artificiale del Capo
posata sulla sua spalla cominciò a stringere fino a
farle male.
- Bene – il tono duro e quasi rabbioso dell'anziano
ufficiale non lasciò dubbi – perché in caso contrario
ti vengo a prendere ovunque tu sia e ti prendo a calci
nel culo fino a farti venire i calli. Chiaro?
Miki si affrettò a dire “signorsì”.
- E credimi, esserti scopata il Secondo... non ti servirà
a nulla, carina. Non è così che avrai i galloni finché
ci sono io a bordo. Certo, ti capisco: anche a me
piacerebbe sbattermi un bestione come lui una volta
tanto, e unire l'utile al dilettevole... ma tutti gli
uomini sono uguali. Ti fotterà fino a stancarsi e poi
ti abbandonerà lì dove ti trovi. Nella merda.
Quelle parole strette tra i denti non la raggiunsero. Se
l'intento era di ferirla, non ci riuscirono. L'unica cosa
che Miki riuscì a pensare era che il Capo fosse solo gelosa. E
che avesse avuto brutte esperienze con gli uomini, in
passato. Non dovrebbe essere una sorpresa per te essere
trattata male dagli uomini visto il caratterino che hai,
pensò. Ma badò bene a tenersi quella osservazione per
sé.
- Puoi andare a riposare un po' ora. Ti chiamo se ho
bisogno.
La mano dell'ufficiale capomacchina del Raja abbandonò
la presa e Miki, ostentando indifferenza, eseguì
diligentemente le operazioni di chiusura della sua
console tecnica e si congedò.
Contenta di aver arginato almeno per una volta la
rabbia e la cattiveria innata di Korti, anche se
solo dentro di sé, Miki si incamminò lungo lo spinale
secondario per raggiungere il suo alloggio. Era un po'
stanca perché il Capo le aveva allungato arbitrariamente
il turno in sala macchine e vedere l'orologio di bordo
che segnava notte fonda non la aiutò a stare
meglio. Dopo tutto quello che era successo il suo
angusto alloggio le sembrava il posto più comodo
e bello di tutta la nave.
Spyro.
Era lì, in piedi, in mezzo alla sua cabina. Perfetto
nella divisa, sollevò lo sguardo su di lei. Placido,
tranquillo come sempre, le mani in tasca. Gli sorrise:
doveva trovare un modo carino per mandarlo via. Era
stanca.
- Tutto O.K.? - gli chiese – Sembri stanco – forse
così capisce, pensò.
- Non tanto.
Vedere quelle spalle massicce sollevarsi per indicare
indifferenza le fece venire una gran voglia di tuffarsi
su di lui per abbracciarsi a quel petto ampio e
poderoso. Il suo sguardo si perse su quello che la
divisa lasciava intuire del fisico del secondo
ufficiale e si fece sfuggire l'occasione.
- Devi dirmi qualcosa?
L'uomo si mosse verso di lei. Estrasse le mani di tasca
e l'attirò a sé circondandole i fianchi. Era caldo e
morbido. Miki non smetteva di sorridere dolcemente, ma
pensava che aveva solo voglia di dormire. Gli mise le
mani sui pettorali, godendo per quello che sentì sotto
il tessuto della divisa khaki. Non aveva mai avuto un
fidanzato così muscoloso prima e dovette confessare a
se stessa che non le dispiaceva affatto.
- A rapporto, marinaio – le disse lui dolcemente, a bassa
voce. Le sue intenzioni parevano chiare: la stava attirando
sempre più stringendola tra le braccia. Le mani di lui
stavano già esplorando le sue natiche.
- Rimandiamo, dài... sono a pezzi, devo riposare – applicò
una leggera pressione sul suo petto con le mani, sperando
che capisse. Sperando che non insistesse. Si rese conto
infatti che non avrebbe potuto opporsi in altro modo. Ma
Spyro non era un violento, ne era certa. Infatti
arretrò.
- Peccato. Volevo darti questa.
Stretto tra le dita tozze di una mano salita dalle sue
natiche, Miki vide brillare un oggetto lucente, di forma
irregolare e di un bel giallo vivo. Rimase senza
fiato. Oro! Spyro le aprì una mano e vi posò una pepita
grande quasi come un bullone. Com'è pesante, fu la prima
cosa che pensò sentendo l'oggetto scabro rotolarle sul
palmo disteso. La pepita era calda per essere stata a
lungo nel pugno di Spyro.
- E anche questa... - un'altra pepita, più grande della
precedente e di forma oblunga andò a sbattere contro la
prima.
- …e questa.
Ora le pepite erano tre. Tre sassi luccicanti,
bellissimi. Forse erano tutti e tre massicci.
- Li ho trovati... - disse l'uomo rispondendo con un
sorriso complice alle sue domande inespresse.
Non sapendo che dire e pensando che restare lì sorridendo
a bocca aperta come una stupida non fosse abbastanza, saltò
al collo di Spyro e lo baciò.