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Autore: Mannu    04/12/2009    2 recensioni
Dopo l'ultima movimentata avventura Miki è tornata alla normalità. Banale normalità: solitudine, conti da pagare, ingaggi da trovare per sé e per la sua astronave, revisionata e pronta a partire. Normalità destinata a durare poco: basta una malinconica serata in giro per locali per aprire diversi fronti sui quali Miki dovrà combattere!
Nota importante: ancora crediti a Cassiana, che ha scritto l'intero capitolo 1, da me rivisto e adattato al resto del racconto che gli ho "costruito" intorno. Crediti a Cassiana anche per il personaggio di Pavel "Spyro" Zebrinsky, da lei strappato dalla foto di gruppo dell'equipaggio del Raja ed elevato al rango di protagonista a tutto tondo. Grazie, Cassiana! Anche questa è per te!
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ferraglia spaziale'
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In nebula - 8
8.

La sala macchine del Raja era tornata quella di sempre. Korti l'aveva sommersa di lavoro: un controllo a tappeto di tutti i sistemi di bordo connessi alla sala macchine. Dai convertitori massa-energia fino ai vecchi motori di manovra alimentati a carbocomburente, dimostratisi di grandissima utilità in quel frangente. Configurazione, test, analisi, correzione, riconfigurazione, nuovo test: aveva speso così tanto tempo sui sistemi energetici della nave che le sembrava di averli progettati lei. Eppure Korti ne sapeva sempre una in più. Miki pensò che forse era stata Korti a progettarli.
Finalmente tutto pareva a posto: filava tutto a meraviglia ed erano appena usciti da un balzo a velocità FTL che aveva portato il Raja lontano dalla nebulosa e dalla sua influenza. Lì in sala macchine erano in attesa di nuovi ordini.
Oro. Quella nei container del cargo abbandonato nella nebulosa non era semplice roccia. Tonnellate di minerale aurifero misto a formazioni di quarzo, o almeno così sembrava. Non erano stati capaci di identificare meglio quei cristalli. Ma l'oro sì: avevano uno spettrometro elementare a bordo e la CPU non aveva avuto dubbi. Oro.
Il Secondo, grazie anche a Jo e Mak, aveva usato dell'acqua congelata per mantenere insieme la sabbia aurifera, le pietre e le rocce quarzifere realizzando così in poco tempo dei piccoli scudi contro le radiazioni. Il Navigatore era riuscito, tenendo il Raja nel cono d'ombra prodotto dal relitto, a calcolare una via di fuga dalla nebulosa. Schermata per sicurezza la CPU e tutti i sistemi vitali da essa controllati, erano riusciti ad attivare i motori FTL e a uscire dai guai prima che uno solo dei blocchi di ghiaccio posizionati strategicamente cominciasse a sciogliersi. Un pannello di strumenti si attivò richiamando la sua attenzione. La simulazione richiesta dal Capo era terminata con esito positivo. Il Raja era pronto a un salto a velocità FTL lungo quanto bastava per tornare al mondo civile. Avvisò Korti a voce alta.
- Ottimo. Carica il programma standard e mettilo in attesa di conto alla rovescia.
Miki eseguì e non si accorse che nel frattempo il Capo si era alzata dalla sua console e le si era avvicinata da dietro. Inaspettatamente le mise una mano sulla spalla. Sobbalzò: Korti non era solita concedersi queste tenerezze.
- Riguardo i momenti di crisi dovuti all'irraggiamento della nebulosa, vorrei dirti...
Aveva cominciato bene, ma si era già inceppata. Miki aveva capito cosa stava cercando di dire ed era stupita dal fatto che ci stesse anche solo provando.
- …ecco, vorrei dirti che ti sei comportata bene. Con me, intendo. So di non essere la persona migliore qui e...
- Non c'è problema, signore – rispose Miki. Il Capo stava rischiando una brutta figura con lei: non le riesce proprio di cacciare fuori dalla gola un semplice “grazie”, si disse.
- Ottimo. Confido che nulla di quanto hai visto uscirà mai dalla tua bocca.
- Certamente – gli occhi artificiali di Korti brillavano di una luce dura e le rughe del viso sembravano tese, scavate da un laser. Miki intuì che non era ancora finita. Un attimo dopo la mano artificiale del Capo posata sulla sua spalla cominciò a stringere fino a farle male.
- Bene – il tono duro e quasi rabbioso dell'anziano ufficiale non lasciò dubbi – perché in caso contrario ti vengo a prendere ovunque tu sia e ti prendo a calci nel culo fino a farti venire i calli. Chiaro?
Miki si affrettò a dire “signorsì”.
- E credimi, esserti scopata il Secondo... non ti servirà a nulla, carina. Non è così che avrai i galloni finché ci sono io a bordo. Certo, ti capisco: anche a me piacerebbe sbattermi un bestione come lui una volta tanto, e unire l'utile al dilettevole... ma tutti gli uomini sono uguali. Ti fotterà fino a stancarsi e poi ti abbandonerà lì dove ti trovi. Nella merda.
Quelle parole strette tra i denti non la raggiunsero. Se l'intento era di ferirla, non ci riuscirono. L'unica cosa che Miki riuscì a pensare era che il Capo fosse solo gelosa. E che avesse avuto brutte esperienze con gli uomini, in passato. Non dovrebbe essere una sorpresa per te essere trattata male dagli uomini visto il caratterino che hai, pensò. Ma badò bene a tenersi quella osservazione per sé.
- Puoi andare a riposare un po' ora. Ti chiamo se ho bisogno.
La mano dell'ufficiale capomacchina del Raja abbandonò la presa e Miki, ostentando indifferenza, eseguì diligentemente le operazioni di chiusura della sua console tecnica e si congedò.
Contenta di aver arginato almeno per una volta la rabbia e la cattiveria innata di Korti, anche se solo dentro di sé, Miki si incamminò lungo lo spinale secondario per raggiungere il suo alloggio. Era un po' stanca perché il Capo le aveva allungato arbitrariamente il turno in sala macchine e vedere l'orologio di bordo che segnava notte fonda non la aiutò a stare meglio. Dopo tutto quello che era successo il suo angusto alloggio le sembrava il posto più comodo e bello di tutta la nave.
Spyro.
Era lì, in piedi, in mezzo alla sua cabina. Perfetto nella divisa, sollevò lo sguardo su di lei. Placido, tranquillo come sempre, le mani in tasca. Gli sorrise: doveva trovare un modo carino per mandarlo via. Era stanca.
- Tutto O.K.? - gli chiese – Sembri stanco – forse così capisce, pensò.
- Non tanto.
Vedere quelle spalle massicce sollevarsi per indicare indifferenza le fece venire una gran voglia di tuffarsi su di lui per abbracciarsi a quel petto ampio e poderoso. Il suo sguardo si perse su quello che la divisa lasciava intuire del fisico del secondo ufficiale e si fece sfuggire l'occasione.
- Devi dirmi qualcosa?
L'uomo si mosse verso di lei. Estrasse le mani di tasca e l'attirò a sé circondandole i fianchi. Era caldo e morbido. Miki non smetteva di sorridere dolcemente, ma pensava che aveva solo voglia di dormire. Gli mise le mani sui pettorali, godendo per quello che sentì sotto il tessuto della divisa khaki. Non aveva mai avuto un fidanzato così muscoloso prima e dovette confessare a se stessa che non le dispiaceva affatto.
- A rapporto, marinaio – le disse lui dolcemente, a bassa voce. Le sue intenzioni parevano chiare: la stava attirando sempre più stringendola tra le braccia. Le mani di lui stavano già esplorando le sue natiche.
- Rimandiamo, dài... sono a pezzi, devo riposare – applicò una leggera pressione sul suo petto con le mani, sperando che capisse. Sperando che non insistesse. Si rese conto infatti che non avrebbe potuto opporsi in altro modo. Ma Spyro non era un violento, ne era certa. Infatti arretrò.
- Peccato. Volevo darti questa.
Stretto tra le dita tozze di una mano salita dalle sue natiche, Miki vide brillare un oggetto lucente, di forma irregolare e di un bel giallo vivo. Rimase senza fiato. Oro! Spyro le aprì una mano e vi posò una pepita grande quasi come un bullone. Com'è pesante, fu la prima cosa che pensò sentendo l'oggetto scabro rotolarle sul palmo disteso. La pepita era calda per essere stata a lungo nel pugno di Spyro.
- E anche questa... - un'altra pepita, più grande della precedente e di forma oblunga andò a sbattere contro la prima.
- …e questa.
Ora le pepite erano tre. Tre sassi luccicanti, bellissimi. Forse erano tutti e tre massicci.
- Li ho trovati... - disse l'uomo rispondendo con un sorriso complice alle sue domande inespresse.
Non sapendo che dire e pensando che restare lì sorridendo a bocca aperta come una stupida non fosse abbastanza, saltò al collo di Spyro e lo baciò.
   
 
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