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Autore: Opalix    08/12/2009    17 recensioni
PARADOSSO DI KIERKEGAARD: Se ti sposi, te ne pentirai. Se non ti sposi, te ne pentirai lo stesso.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12: CHRISTMAS CAROL

Nel momento in cui Draco Malfoy aveva ricevuto il biglietto dell’avvocato Granger che lo pregava di recarsi al suo ufficio per firmare alcune carte, aveva iniziato a prepararsi mentalmente una quantità di battute sarcastiche, sul fatto che la Granger non poteva più fare a meno di lui eccetera eccetera, scadendo nella volgarità. Così si era presentato con un ghigno stampato in faccia e la cravatta slacciata in modo allusivo, pronto a dar fuoco alle polveri… non aspettandosi di trovare, varcata la soglia dell’ufficio, il suo personale incubo infantile, il fantasma del suo Natale passato, a dondolarsi pigramente sulla sedia di Hermione.

Harry – sono l’eroe dei vostri sogni – Potter, con le braccia incrociate dietro la testa e gli stivaloni d’ordinanza di pelle di drago posati sull’immacolata scrivania dell’avvocato Granger, rivolse a Draco un esagerato sorriso di benvenuto. I più famosi occhi verdi del mondo magico lo fissavano con un certo maligno divertimento, mentre Draco imprecava tra sé e sé, pregando che la sedia cedesse ed Harry Potter gli facesse il favore di spaccarsi la testa davanti ai suoi occhi.

“Malfoy,” esordì l’eroe, “capisco che tu sia attratto da me, ma non è necessario farsi saltare il nodo alla cravatta…”
Draco bestemmiò a bassa voce e fece scivolare via la cravatta dal collo con un gesto così brusco che questa schioccò nell’aria come una frusta. Il sorriso di Potter si allargò.
“Come va?” chiese allegramente, “Niente aneurismi? Niente malattie incurabili?”
“Non ancora, Potter. Ma stare in tua compagnia per altri dieci secondi potrebbe sopperire alla mancanza…”
“Di umore celestiale, insomma…”
“In caduta libera verso il raptus omicida,” confermò Draco, sedendosi, “ho sentito che hai già rifornito il mondo di eredi. Non credi che sarebbe il caso di renderli orfani? Altrimenti mancheranno loro le basi per poter aspirare ad emulare il famoso padre…”
Harry si scompigliò i capelli con fare pensoso. “Non lo so, Malfoy. In realtà pensavo di aspettare che tu mettessi al mondo un nuovo Oscuro Signore… se no con chi mai potrebbero giocare?”
Draco si portò una mano alla fronte, esasperato. Harry capì che lo stava facendo per nascondere con il braccio la risata che, suo malgrado, gli stava spuntando sulle labbra.
“Andiamo Potter, facciamola finita e dimmi cosa vuoi. E non rifilarmi che passavi di qui per caso.”
“Beh,” fece Harry, rimettendo la sedia in posizione verticale, con un tonfo che fece vibrare le assi del pavimento, “potrebbe anche essere: Hermione è ancora mia amica, no?”
“Appunto,” borbottò Draco sospirando.
“Si, insomma, a volte gli amici fanno degli errori, giusto?” fu la sibillina affermazione di Harry.
Draco strinse gli occhi e guardò di traverso l’ex bambino sopravvissuto: fissava lo sguardo, parzialmente nascosto dagli occhiali, fuori dalla finestra… pensoso, con un vago sorriso che gli aleggiava sulle labbra.
“Sono qui per Ginny,” buttò lì Harry, con lo stesso tono distratto con cui gli avrebbe fatto notare che fuori stava nevicando, ma era normale, perché era Dicembre, quindi non era esattamente una gran novità.
Draco sbattè una mano aperta sul tavolo, facendo poi forza su di essa per rialzarsi in piedi.
“Potter, per l’amor del cielo, non è un po’ tardi per la gelosia?!? Mi risultava ti fossi sposato con un’altra, quindi fammi il favore…”
“…di farmi gli affari miei, lo so. Torna a sederti, Malfuretto, tanto lo sai che ficcare il naso è il mio sport preferito. E non era mia intenzione farti una scenata di gelosia, non preoccuparti.”
Malfoy borbottò che più che preoccupato si riteneva disgustato, ma si risedette, squadrando Potter con aperta diffidenza.

“È difficile avere a che fare con Ginny, sai?” attaccò di nuovo Potter, sorridendo come un gatto che il canarino non l’ha ancora preso, ma lo acciufferà di certo e, nel frattempo, è così divertente rincorrerlo!
“Potter…”
“È difficile,” continuò Harry, ignorandolo, “perché hai sempre l’impressione di doverla proteggere da qualunque cosa che possa farle del male, da tutto ciò che possa pungere, tagliare, bruciare… e poi a volte esageri, senza neanche accorgertene, e finisci col farle più male che bene impedendole di cavarsela da sola nella cose in cui ne sarebbe ancora in grado, forse anche meglio di te.”
“Sarà così per voi che siete geneticamente incapaci di farvi gli affari vostri!” sbottò Draco, piccato, “io non ho mai avuto questa impressione!”
Harry agitò una mano. “Questo probabilmente può aver giocato a tuo favore,” disse, liquidandolo distrattamente, “ma, come stavo dicendo prima, a volte gli amici fanno degli errori. Anche se non significa che siano meno amici. Ron ed Hermione avevano solo paura che Ginny arrivasse troppo vicino a qualcosa che poteva bruciarla.”
Draco sospirò e si portò le mani alle tempie.
“Sai Potter, dovrei essere io quello subdolo e contorto. Perché non mi dici cosa vuoi?!? Mi stai dando il mal di testa.”
“Io,” rispose Potter puntando fieramente un dito al proprio petto, “devo verificare quanto effettivamente bruci, Malfoy.”

POSTULATO DI BOLING
Se sei di buonumore, non preoccuparti. Ti passerà.

Dopo qualche minuto di silenzio Draco annuì e fece per alzarsi di nuovo.
“Si, Potter… ma certo. Ovviamente. E adesso se vuoi scusarmi, per quanto la compagnia sia delle più esilaranti, penso sia il caso di rinunciare all’intrattenimento…”
“Malfoy, sta seduto.”
“Guarda Potter, francamente…”
“Malfoy, se ti dicessi che mi ha mandato Ginny?”
Draco si bloccò e lo guardò per qualche istante.
“Ti direi di non dire stronzate perché se Ginny avesse voluto dirmi qualcosa avrebbe avuto più di una occasione per farlo.”
“Ma andiamo, non avrai creduto seriamente che Ginny potesse parlare con te alla presenza dei suoi familiari! Il concetto di “privacy” della famiglia Weasley è… discutibile, l’avrai capito.”
“Si ma…”
“Ma cosa? Ginny si fida di me, ti sembra così strano?”
“Si.”
Harry rise, come se in realtà quella risposta se la fosse aspettata. Malfoy si accigliò.
“Potter, seriamente, perché non dici quello che devi dire, a cui sta girando attorno da quando sono entrato da quella porta, e la facciamo finita? Davvero, ogni minuto che passa mi riesce sempre più difficile stare a guardarti mentre ti dondoli sulla sedia e resistere alla tentazione di farti sbattere la testa sul pavimento.”
“Sperando che si rompa una volta per tutte?”
“Dubito di essere tanto fortunato. Con ogni probabilità il trauma cranico finirebbe per farti diventare ancora più pedante.”
“Ma se sono anni che non ci vediamo!” piagnucolò Harry fingendosi offeso.
“…e fino a poco fa avevo la speranza che potessero diventare decenni.”
Harry rise, il suo molesto buonumore per nulla intaccato dalle frecciate di Draco.
“Ok, ok… ma il punto è, vedi, che non so esattamente cosa dirti. Non è così semplice capire cosa Ginny vorrebbe e cercare di fare la cosa giusta per lei. Dopo aver saputo cosa c’era scritto nella tua lettera, Ginny voleva parlarti… o almeno ascoltarti. Di questo sono sicuro, ma… il punto della questione è come farvi incontrare senza correre il rischio che uno qualunque dei suoi fratelli…”
“Aspetta, frena frena! Che significa… se non è stata sua madre o che so io, chi esattamente le ha letto la lettera?”
Harry rispose con un sorriso esagerato.
Draco sbattè la testa sul tavolo, privo ormai anche della volontà di trovare una bestemmia adeguatamente volgare.
“Molto espressiva, Malfoy” ridacchiò Potter, godendosela un mondo, “ah, e volevo anche dirti… non ti è passato per l’anticamera del cervello che ad aver infastidito Ginny potesse essere stato il fatto che tecnicamente eri sposato con un’altra, piuttosto che il dettaglio di averle detto che ti chiamavi Dan?”
Malfoy spalancò gli occhi.
“Potter, sono divorziato.”
“Non è vero: stavi divorziando. Dicono che nella testa di una donna le due situazioni siano ben distinte.”
Draco fece un’espressione disgustata, “e da quando, esattamente, sei diventato un esperto, Potter?!? Mi risulta che tu ti sia lasciato scappare Ginny, qualche anno fa.”
“Si,” confermò Potter, “ma a me poi è andata bene. Al contrario, nel tuo caso, considerata la cotta vergognosa che ti sei preso alla tua età, lasciartela scappare sarebbe una grossa… anzi direi colossale, stronzata.”

LEGGE DI JERROLD
L’amore è come il morbillo: più tardi arriva peggio è.

“E quindi sei qui per dare la tua benedizione, per dirmi che se la faccio soffrire mi staccherai la testa, eccetera eccetera… toccante Potter, davvero. Ma trascuri un piccolo dettaglio: a questo punto non so se Ginny mi vorrà ancora. Quindi, visto che tanto mi sono già umiliato più di quanto avrei mai immaginato possibile, la tua proposta sarebbe…?”
“No, io non ho nessuna proposta! Come ti ho detto prima io spero, per il futuro divertimento dei miei figli, che tu metta al mondo un malvagio erede Slytherin… e l’idea che questo succeda con Ginny mi fa anche un po’ schifo, se devo essere sincero. Quindi il massimo che io posso fare, appurato che non riusciresti a farle alcun male perché sei cotto come un cotechino il giorno di Natale, e la cosa, credimi, è molto più esilarante di quanto pensi, è recapitare la donzella in un luogo a bassa probabilità di incontro di Weasley. Poi saranno tutti affari tuoi. Sii creativo.”
Harry scribacchiò qualcosa su un foglietto e lo passò a Draco.
“Fatti trovare puntuale. Non è gentile far aspettare una ragazza cieca.”

A quel punto della conversazione Malfoy stava decisamente per vomitare. Si alzò, gettando a Potter un’occhiata indecifrabile, a metà tra il disgustato e il terrorizzato.
“Solo una curiosità, Potter… Cosa hai fatto per farti lasciare?”
Harry sorrise.
“Sai, per quanto si possa amare una persona, non sempre quella che si ama da ragazzi è la persona giusta con cui passare la propria vita da adulti, Malfoy. È un po’ triste, in effetti… ma sarebbe divertente vedersi avverare il contrario, no?”

LEGGI DI EHRMAN
1. Le cose andranno peggio prima di poter andare meglio.
2. Chi ha detto che le cose andranno meglio?!?

Mentre Draco usciva dalla porta lanciando a Potter l’ultima occhiata glaciale (tanto per ribadire il concetto, pensava), Hermione Granger sbucò da una porticina laterale guardando Harry con un sorriso complice.
“Come pensi che sia andata?”
Harry la guardò ridacchiando.
“Francamente non ne ho la più pallida idea,” assicurò tra un singhiozzo e l’altro, “ma è stato troppo divertente!”
“Harry!” sibilò Hermione con le mani sui fianchi.
Harry saltò in piedi, scaraventando la sedia a gambe all’aria con la sua nota delicatezza. “Non preoccuparti Herm, andrà tutto per il meglio. Se la caveranno da soli: devi dare più fiducia a Ginny.”
“Harry stiamo organizzando qualcosa senza prima averle chiesto il permesso. Di nuovo.”
“Si ma questa volta l’idea è stata mia, non tua…” le fece presente Harry, infilandosi la giacca di pelle di drago con il distintivo da tenente degli auror ricamato sulla schiena.
Hermione si passò una mano sulla fronte. “Allora siamo a posto,” borbottò, “il mondo magico è al sicuro: ci pensa Harry Potter…”
Harry, uscendo, le mostrò il dito medio al di sopra della propria spalla, mentre la sua risata rimbombava sulle scale. L’avvocato Granger, ridendo a sua volta, gli lanciò un fermacarte di pietra che, sfortunatamente, riuscì soltanto ad ammaccare l’uscio.

TEOREMA DI ROWLAND
Ci vogliono vent’anni a una donna per fare del proprio figlio un uomo, e venti minuti a un’altra donna per farne un idiota.

“Draco, caro!”

Draco si immobilizzò sulle scale, come colpito a tradimento da un Petrificus totalus, pensando che non aveva più la forza nemmeno per pensare un’imprecazione adatta. Facendo violenza su se stesso, si voltò per fronteggiare il leggiadro incedere di Madama Narcissa – il fantasma del suo Natale presente, in effetti -, il cui sorriso smagliante presagiva l’arrivo di una pessima notizia.
“Ho invitato Lillian Tiger e sua madre per il tea, caro. Mi aspetto che tu sia presente, sarebbe una vera mancanza di rispetto nei confronti di quell’adorabile fanciulla… e per cortesia, Draco, ti ho detto mille volte che non è il caso di andare in giro senza cravatta, con la tua posizione. Onestamente! Credevo di averti educato meglio di così.”
“Mamma…”
“Vieni qui… quella giacca è un disastro!”
“Mamma!”
Narcissa sgranò gli occhi davanti a cotanto ardire.
“Cosa…!”
“Non ho intenzione di sposare Lillian, Annabelle, Clarabella o qualunque altra mucc… ragazza di buona famiglia tu abbia contattato nell’ultimo mese!”
Narcissa spalancò la bocca truccata con lo sdegno della più pura virtù oltraggiata.
“Draco, è soltanto un tea! Non vorrai di certo insinuare che io…”
“Non sto insinuando, mamma: ne sono assolutamente certo! Tu e quelle maledette arpie che non hanno nulla di meglio da fare che mettere le figlie all’asta. Avranno dieci anni in meno di me!”
“E proprio per questo potrebbero affezionarsi a te molto più di quanto abbia mai fatto Pansy!” ribadì Narcissa.
Draco scosse la testa, scendendo di un paio di gradini per non costringere la madre farsi venire il torcicollo.
“Mamma, sto parlando seriamente: smettila di voler governare la mia vita!”
Narcissa si piantò le mani sui fianchi, rivolgendogli uno sguardo omicida che avrebbe gelato il deserto del Sahara.
“Mi pare evidente che tu non sei in grado di gestire la tua vita. Io, se non altro, penso al futuro e alla rispettabilità di questa famiglia.”
Draco si conficcò con forza le unghie nei palmi, reprimendo l’istinto di rompere la balaustra con un pugno. Anche perché, considerando che era composta di colonnine scolpite di marmo di Carrara del diametro di almeno venti centimetri ciascuna, era molto probabile che ci avrebbe rimesso la mano.
“Mamma, te lo dico di nuovo. Sul serio, non voglio sposare nessuna di quelle ragazze. Nemmeno se tu ne trovassi una che non somiglia ad una scimmia con un attacco di acne. Nemmeno se portassero in dote mezzo Whilshire. Non sposerò nessuna di loro per il semplice fatto che sono innamorato di un’altra… quindi, se mai rimetterò piede in una chiesa, sarà per sposare Ginny, non… la mucca di Milka!”
“Oh, ma per favore…! Non puoi parlare sul serio!”
“Sono serissimo, te lo assicuro.”
“Beh, frequentala, esci con lei… nessuno te lo impedisce ora! Ma tra questo e sposarla… nemmeno la conosci!”
“E Lillian la conosco, forse?!?”
“Io conosco sua madre!”
“E allora sposala tu!”
“Ma non dire idiozie!”
“E allora non dirle nemmeno tu. Se vuoi che venga al tuo tea lo farò per farti un favore, ma non mostrerò alla ragazzina il giardino delle rose, come sicuramente era tua intenzione che io facessi, né la porterò a fare una passeggiata sul laghetto. Togliti dalla testa che io mi prenda per moglie una qualunque delle figlie delle tue amiche. A meno che tu non voglia farti amica la signora Weasley.”
E, seguito dallo sguardo disgustato di Madama Narcissa, Draco se ne andò a rinchiudersi nel proprio studio, riflettendo sul principio fisico di azione-reazione, e su tutti i possibili modi lenti e dolorosi in cui Narcissa avrebbe potuto farlo a pezzi e decorare con i suoi miseri resti il grande albero di Natale di Malfoy Manor.

****************

Scusatemi immensamente per il mostruoso ritardo, ma il lavoro è stato un po’ più impegnativo del solito. So che questo capitolo è cortino ma farò di meglio con il prossimo prometto… volevo tenere il dialogo tra Draco e Ginny per il capitolo 13. Che spero di postare come regalo di Natale, cosa che però non posso assicurarvi perché la mia capa è un po’ una Narcissa rediviva e capirete che è impegnativa da gestire.
Grazie mille a tutte: maricuccia, frency70, Grifondor, chandelora, altovoltaggio (il comportamento di Ginny si spiegherà quando sarà lei a poter dire la sua, non preoccuparti!), Summer_Black, maecla, seven, Danyyy (no, non siamo in Legend, anche se quella storia mi resta sempre molto nel cuore… qui le cose andranno diversamente, ma ci sarà un happy end comunque, tranquilla!), Saty (come sempre per te un pensiero speciale), Curiosità, animegirl91, nefertari83, BlaSt (mon trésor…. Ti adoro come sempre. E mi raccomando, non far colare Marylin Manson sul pavimento, se no con tutto quel cerone chi cavolo pulisce poi?!?!).

   
 
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