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Autore: LubyLover    28/12/2009    1 recensioni
Stagione nove: Luka è in fase autodistruttiva, Carter ed Abby stanno insieme e Carter è a Boston dal padre. ... perché quando Luka si presenta alla tua porta e ha una valigia e ti dice che parte c'è solo una domanda, una, che si srotola, da sola, sulla lingua di Abby...
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Abby Lockhart, Luka Kovač
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 09: Chicago, Illinois

 

 

Eccoci alla fine. Un grazie a tutti coloro che si sono presi del tempo per leggere la mia storia. Grazie.

 

Capitolo 09/09: Chicago, Illinois

 

Stanno in piedi, quasi immobili, a guardare in religioso silenzio il tabellone luminoso che dovrebbe annunciare a breve il nastro su cui verranno scaricate le loro valigie.

Non hanno molta voglia di parlare, ma Abby sa che c'è una domanda da fare, una domanda che aleggia nell'aria da un bel po'. Ma non si sente ancora pronta, perciò, quando la necessità di parlare si fa troppo forte, se ne esce con un:

"Dici che dovremo aspettare ancora a lungo?"

"Perché?"

Lei lo fissa, contrariata: "Perché sono stanca e vorrei andare a casa"

"Pensavo fosse perché non mi sopporti più"

Sulle prime Abby si preoccupa, non vorrebbe mai fargli credere una cosa del genere, ma poi nota la luce scherzosa che illumina i suoi occhi.

Sorride: "Beh... non volevo offenderti"

"Già... è vero che tu e la sincerità... dai, là ci sono delle sedie"

Se la trascina praticamente dietro e la fa sedere. La plastica usurata rumoreggia sotto il peso dei loro corpi.

"Non pensi mai che potrebbero perderti i bagagli?"

"Certo. È per questo che non ci metto mai dentro qualcosa di prezioso"

Abby pensa alla camicia di seta che ha comprato per Carter: le darebbe molto molto fastidio se andasse persa. Incrocia mentalmente le dita.

"Cosa ci hai messo dentro di importante?", la capisce, come sempre.

"Ma niente!"

Luka la occhieggia: "Dopo questo viaggio hai ancora il coraggio di nascondermi le cose?"

Il tono è leggero, ma lei capisce di averlo ferito. E non può non dispiacersene.

"C'è un regalo per John"

"Penso che il regalo migliore per Carter sia tu che torni da lui"

"Non torno da lui... punto primo, non ero scappata, e punto secondo, non sono una sua proprietà"

"Dovresti spiegarglielo, allora"

"Cosa vorresti dire?", sta alzando la voce, irritata.

Lui non sembra colpito dal tono di lei: "Semplicemente che Chicago non è Dubrovnik. Tu lo sai che, stando così le cose, io e te, qui, non possiamo essere amici?"

"Perché?"

"Abby... ma come facciamo? Mi vedi, non so, venire da te e chiederti di uscire a prendere un caffè?"

Lei ripensa a quei momenti elettrici che ci sono stati in Croazia. Sospira: Luka ha ragione. Come facciamo ad essere amici? Ma siamo amici? Sente come uno strappo doloroso, come se qualcuno le avesse strappato via qualcosa. Ha freddo.

"Ma se volessi scambiare due chiacchiere con te?"

Lui scrolla le spalle: "Non so, magari tra un paziente e l'altro", e dimentichiamoci di quella mattina sul mio divano, o di quando mi ha abbracciato per consolarmi. D'altronde, io la mia possibilità me la sono già giocata.

"Potrei dirlo a Carter... voglio dire, io e lui eravamo amici quando io e te..."

"E guarda com'è finita. Abby, non sarà mio amico, ma devo ammetterlo: non è un idiota. Sa chi deve tenere lontano da te"

"Non lo può fare!"

"Lo sta già facendo. Ma va bene così. Fossi stato io più accorto mi sarei comportato allo stesso modo"

"E avresti snaturato la persona che sei. Mi piaceva il fatto che avessi, non so, libertà"

Lo guarda e vede nei suoi occhi qualcosa di strano. È come un dolore nascosto, misto a rimpianto.

"Eri geloso di me?"

Luka sorride, tristemente, guardandosi le mani appoggiate in grembo: "Ero geloso di quello che non riuscivo ad avere con te. Volevo solo che tu fossi felice... guarda, ci sono le valigie", si alza di scatto, lasciandola confusa. Continua a farlo. Mi infastidisce con le sue sparate sentimentali da terapista di coppia e poi mi tira fuori l'unica frase che ha il potere di farmi dimenticare tutto. Dovrei odiarlo per questo, ma come si può odiare Luka?

Lo segue con lo sguardo mentre si avvicina al nastro. Guarda il suo portamento, il modo un po' timoroso di camminare, il modo in cui tiene le spalle leggermente curve, come se avesse paura di rivelarsi per quello che è veramente. E, nonostante questo suo nascondersi, è indubbiamente un uomo affascinante. E se un giorno lo vedrò davvero? Se sarò testimone della persona che è veramente, quella che sa ridere, quella di cui si vedono solo scorci di tanto in tanto? Sarò in grado di reggere il colpo? Non vuole pensarci. 

Si alza e lo raggiunge. Lui, da vero gentiluomo, ha già messo da parte la valigia di lei e sta scrutando il nastro alla ricerca della sua.

"Grazie, Luka"

"Figurati. Il regalo è arrivato a destinazione"

In quel momento il cellulare di Abby bippa. Lei, stranamente imbarazzata, lo toglie dalla tasca del cappotto per controllare, C'è un SMS. Non sa perché, ma il contenuto la fa sospirare stancamente. Non sai perché? Cosa sei, imbecille?

"Tutto OK?", Luka ha recuperato anche la sua valigia e la sta osservando.

"John... scrive che sta parcheggiando qui fuori"

Luka non dice nulla.

"Non è che non lo voglia rivedere, è solo che... non mi va, adesso, di litigare con lui. Ma credo di doverglielo. Sono io quella che è sparita senza dire nulla"

"Andrà tutto bene"

"Come fai a saperlo?"

Lui si limita ad un sorrisetto enigmatico. Abby si trova a domandarsi quale sia il significato che lui da' alla parola bene, ma non vuole indagare troppo. Sono quasi all'uscita, adesso, quando lui si ferma e resta qualche passo dietro di lei.

"Cosa...?"

"Tra poco... bah, lo sai anche tu. Io volevo solo ringraziarti...", Luka deglutisce nervoso. È come un addio. E lui detesta gli addii. E questo è ancora peggio, perché non è un addio, io continuerò a vederla ancora e ricorderò queste giornate trascorse insieme. Chiude gli occhi brevemente.

Abby capisce che è arrivato il momento della domanda che la sta tormentando. La lascia uscire da sola, leggera, e perfetta:

"Perché mi hai portata in Croazia?"

La risposta è altrettanto leggera e perfetta: "Perché avevo bisogno di te"

La spiegazione lunga e complessa delle sue parole - perché tu mi sai ascoltare, perché non mi giudichi, perché, di fronte a te, non posso vergognarmi né avere paura, perché tu, in un certo senso, mi conosci, tu sai, tu ci sei - rimane impronunciata. Dirla rovinerebbe tutto. Ma non importa, perché Abby, e Luka ha ragione, Abby sa. Ed è l'unica cosa che conta.

Gli si avvicina e, sollevandosi sulle punte, gli bacia la guancia con dolcezza.

Sta per riprendere a camminare, ma lui la blocca afferrandola per la manica: "Un'altra cosa...", dalla tasca produce un pacchetto incartato con carta rossa e bianca con un bel fiocco rosso sulla sommità, "... buon compleanno, Abby"

Abby è troppo sorpresa per dire qualcosa, si limita semplicemente a guardare il pacchetto, sentendo nelle sue orecchie la voce di Luka pronunciare ... non ci metto mai dentro qualcosa di prezioso... , e non riesce a muoversi, perché, al solito, Luka ha fatto un altro gesto meraviglioso ed inaspettato.

Ed è proprio la voce dell'uomo a scuoterla: "Ecco là Carter. Mi sa che ti conviene andare"

Abby sorride a Luka per un ultima volta e, camminando piano, si avvicina a Carter. Luka li guarda, osserva attento il modo un po' freddo con cui John la saluta e il modo un po' possessivo con cui le stringe le spalle e se la porta via.

La guarda allontanarsi e perdersi nella folla. Non è un addio, ora lo sa. Perché, prima o poi, il loro momento giusto, quello perfetto, magico ed indescrivibile, arriverà. E lui sarà pronto ad afferrarlo. Perché lei è Abby.  

 

 

 

 

 

 

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