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Autore: Slits    10/01/2010    3 recensioni
Il passato del biondo riaffiora fra ricordi di neve e sangue.
« Cuoco! » i passi del biondo rallentarono fino ad arrestarsi del tutto. Almeno questo, si ritrovò a pensare, glielo avrebbe dovuto concedere.
« Sintetico, spadaccino. »
« Attento a non perderti. »

Solo pezzi infinitesimali. A Zoro non sarà concesso nient'altro per salvarlo.
[Zoro/Sanji]
[!Angst]
{~ Moving into the past: #1}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: perché altrimenti, con la mente contorta ed incomprensibile che mi ritrovo, rischiereste di non capire una cippa ù_ù
Questo ed il prossimo capitolo saranno improntati sul susseguirsi di flashback. Saranno tutti dialoghi, nessuna descrizione e nessun approfondimento; unicamente discorsi improntati sui più svariati argomenti.
A riportare il passato alla mente del biondo potranno essere le cose più impensabili, da una frase urlata dalla navigatrice ad un semplice palazzo in decadenza.

Ultima nota per quanto riguarda il Sanji bambino.
Confesso che mi son voluta divertire a renderlo vagamente petulante, ma buoni spunti li ho anche presi dai volumi sei e sette del manga ù_ù



---

The way you act.


Era una brezza acerba, impregnata dell’acqua salmastra delle chiglie e della ruggine delle ancore.
E quando i suoi polmoni si ritrovarono ad inspirarla per la prima volta, con cautela, senza fretta, riuscì ad assaporare ancora uno per uno i tanti odori che la componevano.
Non erano profumi particolari, non erano nati per rimanere impressi.
Il più delle volte, anzi, li aveva colti ancora boccheggiando, mani alle ginocchia per lo sforzo e capo chino per riprendere fiato.



- Ti va di giocare a palla?  -
- E dar modo ai tuoi mastini di prendermi al primo passo falso? Ti ringrazio, principino. Ma per questa volta preferirei uscirne con tutte le ossa integre. –
- Oh!

Allora che ne dici di nascondino? Tanto, bravo come sei, dubito che qualcuno possa beccarti… -



Le loro giornate passavano così fuori dall’immensa tenuta.
Giorni che per gli abitanti del villaggio erano invece monotoni, tortuosi. Lenti.
I loro inizi erano scanditi dai canti che i pescatori all’alba, ancor più per tradizione che per reale bisogno, intonavano a squarciagola, quasi come se sussurrati non fossero sufficienti a raggiungere i loro dei.
Suo padre gli raccontava spesso di quelle divinità, non mancando quasi mai a storcere i lunghi baffi in segno di disappunto.
Erano esseri benefici i loro, entità che scese dal cielo si prodigavano a dispensare cibo agli affamati e rifugio ai bisognosi.



- Tutte emerite stronzate. -
- Vuoi dire che allora non ci credi? Eppure mamma ne è sicura, sa che esistono… -
- Esistono perché ci nutrono e ci danno un tetto sopra la testa? Solo per questo? Anche io vengo nutrito da te e sto a casa tua, eppure le cose per me e la mia famiglia son lievemente diverse. –
- Non è vero! –
- Forse per te, principino. Ma io sono solo l’ultimo acquisto della casa d’aste, sono un oggetto con tanto di numero e segno d’appartenenza. –
- Non è vero… -
- Tutte stronzate, Sanji. –



- Tutte stronzate, Nami! – l’aria fredda che proveniva dal mare risvegliò improvvisamente i suoi sensi facendogli spalancare gli occhi. Si guardò intorno e l’insolito teatrino che vide circondarlo disegnò sul suo viso un sorriso di pacata soddisfazione. Anche questo con il tempo era rientrato a far parte della loro normalità.
E per quanto assurda, incomprensibile e malata potesse apparire, il rassicurante pensiero che fosse sua e di nessun altro parve esser la cosa in grado, quella gelida mattina, a spingerlo ad andare avanti con quel gioco masochistico.
Solo, seduto sotto quell’immenso intreccio di assi e travi del molo, aveva continuato ad osservarli da lontano, rigirandosi nervosamente una bionda fra le mani.
- Stronzate? Stronzate, idiota?! L’ultima volta ti abbiamo ritrovato addormentato al porto ad aspettarci! -
- Ed infatti l’appuntamento era lì. – constatò semplicemente il verde, laconico.
- L’appuntamento era in quello di Rogue Town, non in quello dell’isoletta vicina! – sorrise appena quando la voce della navigatrice berciò il silenzio innaturale del molo, facendo sobbalzare qualche pescatore intento a ricucire le reti.
Aveva ingenuamente sperato che pochi attimi come quello potessero esser sufficienti a dargli la forza di scender da quel pilastro, accendere quella merdosa sigaretta ed affrontare una volta per tutte ciò che lo avrebbe atteso oltre i cancelli d’entrata del paese.
E si era rivisto quasi per un attimo bambino, quando credeva davvero che cose simili potessero accadere.



- Papà oggi mi ha parlato del paese… chi lo sa com’è… -
- Selvaggio. Ti ritroveresti con la testa mozzata ancor prima di aver modo di alzarla, idiota. –
- Ma io ci voglio andare… -
- La puzza di principino che ti porti dietro si sente a chilometri di distanza; non dureresti tre secondi Sanji. –
- Anche tu però sei facilmente riconoscibile, con quei tatuaggi spicchi tantissimo. –
- Quei tatuaggi sono la mia salvezza. La gente li vede e trema, perché sa che non ho niente da perdere. –
- Non è vero che non hai niente da perdere! Siamo amici no? Puoi perdere questo. -
- Non esiste l’amicizia fra schiavo e padrone. Esiste il comandare e l’esser comandato, ed il odio ricevere ordini. –
- Ed io darli. Visto? Siamo simili! –
-  …
Andiamo, principino. –



Crescendo era stato invece costretto a ricredersi. Su tutto.
Inspirò una lunga boccata di quell’aria amarostica, semplicemente sporca del lerciume del porto e con passi ignavi, sebbene sempre più veloci, si avvicinò al gruppo. Non ebbe bisogno di distogliere lo sguardo dalla sigaretta per riconoscere il peso di quelli sguardi, alcuni senza ombra di dubbio forniti di maggiore insistenza, seguirlo con estrema cautela.
Si fermò a pochi metri dal primo pilone e gettò fuori parte della paglia, poca cenere consumata, guardando fisso davanti a sé. Stupidi sì, ma non ottusi.
E la sensazione che nel cuoco qualcosa avesse smesso di girare per il verso giusto sin dal momento dello sbarco, oramai non si sarebbe più potuta definire tale per nessuno dei suoi compagni. Usopp sospirò.
Per lui era divenuta una certezza.
In sin dei conti un abile attore come il cecchino, un commediante ancora parecchio in voga nonostante tutto, un bugiardo sa riconoscerlo a miglia e miglia di distanza. E Sanji in quanto improvvisazione, dovette ammetterlo, lasciava piuttosto a desiderare.
- Noi andiamo in città e questo… - lo spadaccino venne scosso senza troppo decoro - …se ne viene con noi una volta tanto. Sempre a patto che invece della nave non sia direttamente a Raftel che vogliamo ritrovarcelo. – ed a nulla valsero le, pur sempre prive di alcun fondamento, proteste di Zoro; le cose stavano così ed era giusto, uno di quei postulati certi, che rimanessero invariate. Il pugno della navigatrice parve esser sufficiente a ricordarglielo.
- Io allora andrò per far rifornimenti. – il biondo si portò una mano in tasca mentre con l’altra continuava, in un movimento oramai meccanico, a scuotere la sigaretta accesa, lasciandola semplicemente consumare.
- Sanji, aspetta! – e non la lasciò andare neanche quando a passi grandi, disordinati, vide il capitano corrergli incontro, agitando malamente ciò che ad una prima occhiata indagatrice gli parve ricordare un lenzuolo.
- Hai dimenticato la lista! – si limitò ad aggiungere, voce appena affaticata e sguardo come sempre vivace, incredibilmente vivo. Il cuoco prese il foglio, dando una rapida occhiata.
Poi si rivolse, appena dubbioso, al compagno.
- Ti rendi conto di aver scritto la parola “carne” trecentoventiquattro volte, vero? – l’espressione del ragazzo si fece vagamente incerta. Sottrasse repentino la carta dalle mani del compagno e la osservò con morboso interesse.
- Solo?! – un secondo pugno della navigatrice, di indubbiamente maggior potenza, lasciò quella domanda senza risposta.
Sanji scosse la testa, con fare sconsolato, e riprese ad incamminarsi con il suo solito passo.
- Cuoco! – i passi del biondo rallentarono sino ad arrestarsi del tutto. Almeno questo, si ritrovò a pensare, glielo avrebbe dovuto concedere.
- Sintetico, spadaccino. –
- Attento a non perderti. – la sua voce risuonava tremendamente seria, nonostante l’idiozia e l’incoerenza della frase appena formulata. Raccomandazioni simili, lui?
Il mondo doveva aver smesso di girare per il verso giusto allora.
- Quando parli di cose che neanche sai dove stiano di casa sembri quasi normale, sai? – lo vide allontanarsi come ogni altra volta. Solita andatura, solita lentezza calcolata a far innervosire.
Probabilmente unicamente Usopp riteneva che il biondo lasciasse davvero così tanto a desiderare come attore.


---
E
qui invece mi diverto a tartassarvi con i ringraziamenti. Perché, diciamocelo pure, sono una schifosa logorroica è_é9

Per Seiko: …
Dimmi che posso risponderti con un silenzio millenario, per favore. Pwease ç_ç
Io dannazione non so più in quale modo, lingua e detto ringraziarti.
Perché mi sostieni dove meriterei unicamente calci in un non meglio determinato posto, sopporti i miei deliri e mi aiuti. Sempre.
|Parte assolo di violini alla Mountain|
Grazie davvero, Cra ç__ç

Per angel92YH: Il punto è alcuni hanno invece pensato fin troppo al di fuori del Baratie XDD
Grazie mille per il commento

Per new_francysmile_live: Lieta di aver reso reali le tue aspettative è_é9
|Si spara|
Grazie per aver commentato.

Per QueenCamelia13: In realtà io, lo so non è una buona cosa ammetterlo con tutti i fan che poi mi verranno dietro, ma dovevo dirlo, sono la figlia della pronipote della cugina di secondo grado da parte di madre adottiva del fratello gemello disperso del figlio della portinaia di quella della lavanderia proprio sotto a dove abita Oda. Quindi siamo praticamente vicini quasi come fratelli ù_ù
Ti ringrazio per tutti i complimenti e per avermi seguita *_*1
   
 
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