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Autore: Querthe    12/01/2010    3 recensioni
Una storia ambientata nove/dieci anni dopo la fine del settimo libro, ma prima dell'epilogo. Un'ossessione mai sopita, una ricerca interessante quanto pericolosa, una donna che vorrebbe Potter morto ma che lo deve aiutare, potenti manufatti magici, un mistero e un viaggio che solo pochissimi possono dire di aver fatto nei secoli.
Seguito de "Sussurri da un anima". Non è obbligatoria la lettura, ma caldamente consigliata
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Ellyson Witchmahoganye' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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- Aprite il libro di pozioni, sezione cinque, veleni esotici. Oggi impareremo a creare il voodollo.
Silenziosamente, se non per il rumore di fogli voltati e rotoli di pergamena aperti sul tavolo, tutti gli studenti del quinto anno presenti fecero quanto richiesto dal Professor Ammanitoff.
Ellyson era in uno degli ultimi banchi, vicino al suo calderone che aveva appositamente portato da Londra. Non aveva voglia di usare uno di quelli della scuola, non sapeva cosa potessero esserci come residui di passati errori di studenti. Non aveva il libro, ma sapeva benissimo di che veleno si stava parlando, avendolo lei stessa usato alcune volte.
- Come potrete vedere dalle prime righe di spiegazione del libro, il voodollo è un potente allucinogeno, che solo con ampie dosi diviene mortale. Ciò non vuol comunque dire che non sia pericoloso, in quanto è annoverato tra i veleni mentali. – spiegò l’uomo, camminando lentamente, le mani dietro la schiena, gli occhi socchiusi come a meglio ricordare quanto stava dicendo, in realtà ad osservare ogni minima mossa dei vari ragazzi, che stavano diligentemente prendendo appunti o sulla pergamena, o direttamente sulla pagina del libro. – La preparazione, sebbene non complessa, presenta dei passaggi delicati, e il risultato finale può essere una bevanda maleodorante ma innocua, o un potente filtro che annulla la volontà della persona che la beve per varie ore, se non giorni, a seconda della potenza e della bravura del pozionista. Il primato spetta ad un illustre mago vissuto nelle isole a sud della Florida secoli fa, in grado di creare pozioni di voodollo che sedavano la volontà degli sfortunati per mesi.
- Leggenda questa priva di ogni fondamento. – pensò Ellyson, sapendo benissimo che la pozione, così come il suo corrispettivo incantesimo più vicino, l’Impero, dovevano essere mantenute attive ad intervalli regolari, non superiori alla settimana anche nel caso migliore. – Mi domando come mai dica loro certe sciocchezze, e soprattutto perché a degli studenti del quinto anno insegnino veleni del genere, che normalmente sono appannaggio di corsi di perfezionamento di Pozioni, finita la scuola. Comunque non credo che la cosa mi possa spiacere. Sono decisamente più brava in questo tipo di pozioni che non in quelle classiche. Più esperienza, credo.
- Signorina Strongmint? – la chiamo l’uomo, fermatosi poco lontano da lei.
Tutti gli occhi si mossero verso di lei. Il suo sguardo scattò verso il professore, come una studentessa scoperta a leggere la Gazzetta del Profeta in classe.
- Sì, Professor Ammanitoff?
- Ha già avuto modo di studiare o di realizzare tale composto?
- A volte, durante i miei corsi di perfezionamento. – mentì lei. – Ho avuto modo di preparare un po’ tutti i veleni, sebbene la mia specializzazione sia in pozioni il cui effetto simula un incantesimo.
- Ah, una branca poco seguita, ma estremamente interessante.
- Decisamente.
- Capisco, e sono molto curioso di domandarle svariate informazioni, ma potremo discuterne a lungo in separata sede. Ora, se come ha detto, ha già avuto modo di preparare tale pozione, e considerando che alcuni autori reputano questa una versione imperfetta di una delle Maledizioni senza Perdono, credo che lei possa tentare di spiegare ai miei allievi come prepararla.
- Io, professore?
- Non se la sente? Crede che per una pozionista del Ministero della magia inglese sia oltre le sue possibilità spiegare una semplice ricetta a degli alunni del quinto anno?
- No, credo di no, ma… - borbottò lei apparentemente imbarazzata, mentre nel suo cuore un tumulto di emozioni tra cui ira e ribrezzo si facevano strada.
- Sì o no, signorina Strongmint?
- Come preferisce, professore. Tenterò di fare del mio meglio.
L’uomo sorrise come avrebbe fatto un coccodrillo vicino ad una facile preda.
- Bene. Io mi siederò ad un banco libero, e creerò la pozione seguendo passo passo quello che lei dirà, per poi testarne il risultato solo alla fine. Tenga conto che tale prova sarà valida al fine della sua valutazione, e quindi andrà nella scheda che dovrà essere riconsegnata alla scuola di Hogwarts.
- Oh… - esclamò lei stupita, per poi mormorare qualcosa di inintelligibile e strofinarsi le mani come in preda al panico.
- Ti faccio vedere io cosa vuol dire Pozioni, palla di cattiveria. – pensò mentre spostava con la magia il suo calderone vicino alla cattedra. – Benissimo signore e signori, avete davanti a voi la ricetta della pozione. Iniziamo con i primi cinque passaggi, sono relativamente semplici e credo che non abbiate bisogno di spiegazioni. Quando inizierete a far sobbollire la radice, tagliata a piccole striscioline, di Mentavuota, venite qui alla cattedra. Nel frattempo avrò preparato le razioni di Fagiolo Sopoforoso, da cui dovrete estrarre il succo in maniera perfetta. L’efficacia della pozione risiede nell’esatto dosaggio di tale liquido, ma la Natura stessa ha provveduto. Tre fagioli sono il quantitativo perfetto.
Ellyson vide che il professore stava sogghignando.
- So cosa stai pensando, bello mio, e fidati, non sai quanto ti sbagli.
Il tempo passò, scandito dal lavorio incessante degli alunni e anche della giovane, che seppur distrattamente, guardava la pagina del libro di fronte a lei, gentile concessione del professore, che ne aveva preso uno dall’amadio dove si tenevano gli ingredienti più comuni. Non era una di quelle che faceva spesso, e sebbene fosse relativamente facile, per il momento esatto dell’aggiunta di un ingrediente o il tempo necessario alla pozione per assumere un certo colore o un certo odore, fu necessaria la ricetta.
Il primo studente, un alunno di Wotenspaar, si avvicinò alla cattedra.
- Ho completato i primi cinque passaggi, signorina di Hogwarts. Vorrei i Fagioli Sopoforosi necessari.
Lei lo guardò, più interessata al lento virare dal giallo al blu della pozione che alle sue parole, e quasi distrattamente gli mise nelle mani tre fagioli.
- Vai. E comunque mi chiamo Strongmint.
- Tre fagioli non sono sufficienti. Secondo il libro solo un quantitativo tra i quattro e i sei fagioli è quanto necessario per la buona realizzazione della pozione.
- Davvero? – gli disse lei con fare incredulo, fermandosi ad osservarlo.
Altri alunni e alunne si erano avvicinati alla cattedra, in attesa dei loro fagioli.
Anche il professore si mosse.
- Esattamente. Capitolo cinque, pagine ottantadue, capoverso sei. – Chiuse gli occhi, concentrato. – “Saranno necessari almeno quattro, cinque o sei fagioli in base alla bravura dell’esecutore e ai mezzi a sua disposizione per poter ottenere il succo di Fagiolo Sopoforoso minimo. La dose esatta sarà poi decisa dall’esecutore in base alla sua esperienza e a calcoli che tralasciamo, in quanto la loro trattazione è oggetto di un capitolo apposito.”
- Complimenti. – rispose sorridendo il più gentilmente possibile lei, mentre consegnava tre fagioli ad una ragazza, che abbozzò un inchino frettoloso e tornò al suo banco. – Hai imparato tutto a memoria o gli errori di ortografia li hai corretti mentre declamavi? - Lo sguardo e la voce si fecero duri, quasi taglienti. - Tre sono sufficienti. Ora vai.
Altri studenti ebbero qualcosa da ridire sulla quantità, ma dopo non convinte proteste tornarono diligenti, come il professore, al loro banco, iniziando a tagliare, schiacciare e tritare nei modi più incredibili per ottenere il succo necessario.
Anche Ammanitoff si stava dando da fare con una tecnica molto particolare che consisteva nel tagliare a fette piccolissime il fagiolo, cosa di per sé già difficile, e poi spremerlo con le dita e con il pomolo del suo coltello da pozionista, dalla lama incurvata e sottile.
- Così magari riuscirai ad estrarre il succo necessario, ma solo con un fagiolo in più, sicuramente non con quelli che ti ho dato io. – pensò lei.
Tranquillamente, gli occhi a girare lenti sulla classe, Ellyson estrasse il suo pugnale di argento dalla custodia di pelle foderata, ne osservò la superficie liscia, perfettamente lucida grazie a vari incantesimi di protezione e alla cura maniacale di Hisser, e lo adagiò di piatto sul primo fagiolo, che quasi accondiscendente si aprì e riversò moltissimo succo nella superficie concava della ciotola che lei aveva preparato.
Il secondo fagiolo fece altrettanto, sotto gli occhi interessati, sconcertati e sconvolti di chi si era fermato a vedere cosa stesse facendo quella strana studentessa, come avesse potuto ottenere una quantità di liquido giallognolo e vagamente colloso con pochi, semplici, quasi annoiati movimenti.
- Mi raccomando il movimento perfettamente circolare nel miscelare in senso orario la pozione per una clessidra media, non un granello di più, non un granello di meno. – disse fissando gli occhi sul professore, la cui mano arpionava l’impugnatura del coltello come volesse strozzarlo. La lama ricurva tremava impercettibilmente, mostrando allo stesso tempo il nervosismo e lo sforzo per mantenere la calma dell’uomo.
Gli occhi erano piccoli, due fessure nere perse in un volto rubicondo, quasi paonazzo, colore in parte dovuto al calore del vicino calderone, in parte alle emozioni che a stento erano trattenute.
Lei si concesse un sorriso appena abbozzato, quasi di cortesia, e riprese a lavorare, portando a compimento la pozione circa dieci minuti prima della fine della lezione.
- Bene. Se tutto è andato come ognuno di noi spera, dovremmo avere nelle nostre boccette un liquido quasi trasparente, vagamente profumato di vaniglia e cannella.
Il silenzio imbarazzato di tutti gli studenti fu una risposta molto eloquente.
Ellyson tossì per non ridere, mascherandosi la bocca con una mano.
- Ringraziate la signorina Strongmint per la lezione, ragazzi, quindi rimettete a posto gli ingredienti non utilizzati e pulite i calderoni per i prossimi studenti prima che suoni la fine dell’ora.
Gli alunni fecero come era stato loro detto, e diligentemente, appena il corno che indicava la fine delle lezioni suonò, uscirono in fila indiana dalla porta, parlottando tra di loro.
Il Professor Ammanitoff e Ellyson erano rimasti soli.
Lui accanto al suo calderone, lei alla cattedra, in piedi, in attesa di una azione da parte dell’uomo. Era passata tante volte in uno scontro da sapere che quella quiete forzata era solo portatrice di un attacco, e sapeva anche che poteva solo aspettare, sulla difensiva, attendendo le azioni del nemico, per studiarle e trovare una contromossa efficace.
- Una lezione decisamente interessante, signorina Strongmint.
- La ringrazio professore, ma credo sia dovuto solo alla fortuna di avere degli studenti tanto diligenti e alla facilità della pozione.
- Ne dubito. A parte lei e me, nessuno degli studenti è riuscito nell’intento. Causa la loro scarsa preparazione, sicuramente, e la loro mancanza di metodo nel punto cruciale della ricetta, l’estrazione del succo.
- Come dice lei, professore. Sono certa che sia la verità.
Lui sorrise a denti stretti, non muovendosi dal calderone, che si stava velocemente raffreddando.
- Ha altre lezioni?
- No, non oggi. Pensavo di fare un salto in biblioteca, per iniziare a controllare i testi che potevano essermi utili ed eventualmente iniziare a compilare i moduli per accedere alla sezione proibita.
- Ne avete una anche ad Hogwarts?
- Certo, anche se ho avuto poche opportunità di visitarla. Qui spero che, essendo Durmstrang più aperta alle arti oscure, anche i libri sull’argomento vadano oltre a quello che si può definire un insieme di leggende e luoghi comuni decisamente poco utili.
- Da quel punto di vista rimarrà soddisfatta. Mentre vedo che voi avete una sezione di erbologia decisamente ricca e di qualità superiore alla nostra.
- Ne dubito, Professor Ammanitoff.
Lui si spostò, avvicinandosi leggermente a lei. Sfiorò con un dito uno dei calderoni ripuliti, soffermandosi apparentemente interessatissimo a come lo studente avesse potuto togliere le croste di pozione nera e raggrumata che vi erano all’interno.
- Mi dica, signorina Strongmint…
- Eccolo che arriva. Protego pronti e prepararsi all’impatto! - pensò lei.
- Che metodo insegnano ad Hogwarts per l’estrazione del succo di Fagioli Sopoforosi? Quello che usa lei?
- No. Questo è un metodo che ho sviluppato io nel tempo tramite prove ed esperimenti vari al Ministero. Credo un po’ come quello che ha usato lei. Direi equivalenti, visti gli ottimi risultati ottenuti, no? Lei è stato l’unico a farcela, ma quello era scontato.
La tensione che si era formata tra di loro era palpabile. Ad Ellyson venne in mente quella che sentiva ogni volta che si trovava vicino a quell’idiota di Potter. Un odio a pelle come raramente se ne potevano trovare.
- Era scontato. Ovviamente.
Il silenzio calò tra le due figure immobili per alcuni secondi, poi il corno spezzò l’aria e ordinatamente, sebbene con un po’ di fretta, un gruppo di studenti del secondo anno iniziarono a sedersi ai banchi.
Ellyson abbozzò un inchino al professore prima di uscire, risalendo controcorrente quella marea di ragazzi.
- Lo scontro è solo rinviato, purtroppo. – pensò, allontanandosi a passo veloce dall’aula.

La biblioteca di Durmstrang era in tutto e per tutto simile a quella di Hogwarts, con la sola eccezione che era estremamente fredda. Non solo per la temperatura, ma anche per le sensazioni che dava.
Ellyson si ricordava una sorta di vago tepore provenire dalle sedie di legno scuro, dai tavoli lucidati dal tempo e dalle persone che li avevano usati, una sorta di sonnolento profumo che emanava dai libri, dalle loro costole di pelle lavorata in tutti i colori che si potevano immaginare, di tutte le dimensioni e forme.
Si ricordava ancora con un fondo di timore e di adolescenziale stupidità quando aprì la prima volta il suo libro sulla cura degli animali magici, le sfide che ogni tanto faceva con le sue compagne, ma più spesso con i suoi compagni, se fosse stata più veloce lei con la mano o il libro con i denti, mentre un altro lo teneva aperto come si fa con le fauci dei coccodrilli.
- Qui non c’è nulla di caldo, o anche solo di tiepido. – borbottò, osservando i lunghi tavoli di legno affiancati uno all’altro, con panche più simili a quelle che si potevano trovare in una locanda di infima classe che non in una scuola di magia. I libri, stipati in scaffali di legno addossati alle pareti, trasmettevano più l’idea di cadaveri in lenta putrefazione o di vecchi ormai in attesa solo della morte che non quella di cultura viva e in attesa di essere appresa. – Per la barba di Merlino.
Nessuno. Va bene avere lezione, ma non esserci un’anima viva…
- Lei è quella di Hogwarts? – chiese una voce maschile alle sue spalle, roca e sibilante.
La donna tremò per un istante prima di riprendere la calma e voltarsi, il respiro veloce.
- Sì. E lei, se posso permettermi?
- Il bibliotecario. – rispose l’uomo, vecchio oltre ogni possibilità per poter stimare un’età, dalle spalle incurvate e dalla veste logora e stinta. I lunghi capelli grigi e bianchi erano sparsi sulla schiena e in parte sul viso. – Cerca qualche cosa?
- Libri sulle pozioni.
- Non li avete ad Hogwarts? – chiese lui quasi infastidito, voltandosi e iniziando a camminare vicino agli scaffali, lanciando loro occhiatacce come se fossero stati soldati durante un’ispezione a sorpresa di un generale intransigente.
- Cerco qualche cosa di specialistico, soprattutto relativo ai veleni o a pozioni che simulano maledizioni e anatemi.
- Come se non ce ne fosse già abbastanza di incantesimi… - borbottò lui, fermandosi quasi sul fondo della sala. – Mi dia una mano. Terzo libro a destra, seconda fila, la costa verde in pelle di pitone.
- Una mano? – ripeté lei.
- Sì, per gli dei! Tiri fuori quella bacchetta che sicuramente tiene nascosta da qualche parte nella sua veste e faccia uno degli incantesimi più semplici del mondo. Conosce l’Accio o le devo fare un corso accelerato?
- Mi scusi, ma perché se è tanto bravo non se lo tira giù lei? – sbottò lei, innervosita dal tono saccente e brusco dell’uomo.
Il libro si mosse, tremolando lentamente, per poi alzarsi dallo scaffale e planare dolcemente sul tavolo vicino alla maga.
- Grazie, Tobeah, ci penso io.
- Come vuole, Professoressa Vauqirie – disse lui alla donna che aveva operato l’incantesimo, ferma davanti all’ingresso della biblioteca. Si volse verso Ellyson. – Giovani. Dovrebbero insegnare loro l’educazione come hanno fanno con noi, a bastonate.
Con passo tranquillo la professoressa si avvicinò ad Ellyson e si sedette sulla panca più vicina a lei, per poi farle segno di fare altrettanto.
- Ha fatto conoscenza anche con il nostro bibliotecario, Tobeah Ygoren. Un amore a prima vista, direi.
- Non scherzi, professoressa. Ammetto di aver esagerato, ma anche lui non ha un perfetto modo di comportarsi.
Lei sorrise.
- Ha una certa età, lo comprenda. Credo che lui sia uno dei pochi che abbia visto tutto di Durmstrang, quasi dalla sua prima pietra posata.
- E’ così vecchio?
Lei annuì.
- Già. E infatti il tempo lo ha colpito. E’ uno dei maghi più potenti del mondo, conosce tutto quello che vi è scritto in ogni singolo libro di questa biblioteca, e forse anche di altre, ma non sa fare nemmeno una Trasfigurazione, nemmeno una delle più semplici.
- Come mai, se posso chiederlo?
- Si è talmente convinto di essere uno Squib, che non sa usare più la magia, nemmeno se lo metti di fronte ad una situazione di pericolo. Non sia cattiva con lui, anche se è scontroso.
- Promesso. Posso farle un’altra domanda?
- Su Tobeah?
- Forse. E’ sempre così la biblioteca?
La professoressa si sistemò i guanti, tirandoli all’altezza del polso per farli meglio aderire alle mani, prima di accennare un sorriso triste.
- Spoglia, senza vita e fredda? Sì. Quasi tutti gli studenti hanno i loro libri personali e poche volte devono ricorrere a quelli che ci sono qui. Fanno eccezione gli studenti di Ullrarc, ma loro accedono alla sezione proibita senza passare da questa sala comune. Il loro privilegio.
- Posso accedere direttamente?
- Esatto. C’è una porta nella torre di Ullrarc che porta direttamente alle stanze sopra di noi. Vede quella piccola scala in fondo? - Ellyson spostò lo sguardo verso la direzione del dito della professoressa, e poi annuì. – Quella è l’entrata ufficiale, chiusa con una chiave che tiene al collo Tobeah. Pensa di dover consultare la sezione proibita?
- Credo di sì. Ero infatti venuta anche per i moduli di richiesta.
La Professoressa Vauqirie la guardò sgranando gli occhi, per poi scoppiare a ridere.
- Moduli? Non lo dica a Tobeah o inizierà ad insultarla. Se ha bisogno di accedere, gli chieda la chiave e gli prometta di ridargliela prima di sera, e il gioco è fatto, se lui acconsente, altrimenti ritenti il giorno dopo. Oppure diventi una studentessa di Ullrarc.
- Non mi prenda in giro.
- Non lo farei mai, signorina Strongmint. Non dopo quello che le ho visto fare. Ha già trovato una buona spiegazione?
Ellyson impallidì impercettibilmente.
- Quando chiederete ufficialmente spiegazioni?
- Direi tra cinque o sei giorni. Una cosa privata, le ripeto, molto probabilmente da me, per avere meno possibilità di essere interrotti o ascoltati. Ho già avvertito il Professor Mortunef. Un pomeriggio che lui non ha lezione. Se ci convincerà, la cosa finirà nel nulla, altrimenti credo che dovremo disturbare il preside. Ammetto che se si potesse evitare...
- Sarebbe meglio, già.
- Esattamente. La saluto, signorina Strongmint. – le disse alzandosi e lisciandosi la gonna.
- Professoressa. – abbozzò un inchino la ragazza.
Giunta sulla porta della biblioteca, la donna si voltò.
- Quasi mi dimenticavo il perché l’ho cercata. La signorina Nietova, Hilde per intenderci, voleva parlarle. Sta finendo lezione di Trasfigurazione. La dovrebbe trovare tra pochi minuti nella sala principale, prima che vada a lezione di Pozioni.
Ellyson la osservò uscire, guardò la copertina del libro che il bibliotecario le aveva per così dire consigliato e lo prese sottobraccio prima di uscire anche lei dalla sala, dirigendosi all’appuntamento con Hilde.

Sebbene gremita di gente, Hilde non ebbe difficoltà a riconoscere e a raggiungere Ellyson nella sala principale.
- Piperita, ho saputo di te e Ammanitoff.
- Qui avete un servizio di pettegolezzi incredibile. Sarà passata sì e no un’ora.
- Beh, sei di Hogwarts, e già questo basta per tenere informata tutta la scuola di ogni tua mossa. Se poi riesci a far sfigurare uno dei professori più amati di Durmstrang, tranquilla che non si parlerà d’altro per giorni e giorni.
- Che fortuna…
- Dai, non ti preoccupare. Aveva deciso di esserti nemico prima ancora che tu arrivassi. Anche se non facevi nulla ti avrebbe perseguitata.
- Grazie. Questo mi rende molto più tranquilla. – le disse Ellyson ironica. – La Professoressa Vauqirie mi ha detto che mi dovevi parlare. Come va Noran?
- Sta bene, sta bene. Si sta riprendendo molto velocemente. Sì, ti dovevo parlare. Ho una cosa per te, ma deve rimanere un segreto.
Prima che Ellyson potesse ribattere, Hilde le passò un pezzetto di pergamena piegata.
- Cosa…
- Lo scoprirai, e ti sarà molto utile. Ne ho parlato con Noran, è lui che me lo ha suggerito.
- Ma…
- Tranquilla, sono sicura che capirai. Ora devo andare.
La ragazza si perse nella marea umana, lasciando Ellyson inebetita ad osservare il pezzetto di carta piegato.
Si diresse velocemente alla sua stanza.
   
 
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