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Autore: Lexy    14/01/2010    1 recensioni
Questo è il seguito di "Who will take my dreams away?"
Mister Freeze, che ha posto il suo quartier generale a Bludhaven (territorio protetto da Nightwing), e Poison Ivy che invece ha iniziato la sua ascesa al potere da Gotham City (guardata da un Batman ormai annoiato e decadente). Al centro di tutto questo c'è Duefacce che, non provando nessun interesse in questi scontri inutili, si limita a badare al suo territorio, per nulla intimorito da quelle due nuove potenze soprannaturali... ma le cose resteranno così? Chi provvederà a far cadere questi due malvagi pilastri della malavita? Nuove alleanze, tradimenti, avventura ed azione.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per Boopsie: Tesoro *_*! Ma povera…! Chissà che stress, quando stai leggendo un capitolo piuttosto spinoso e arriva qualcuno che ti si piazza dietro. Anche io ho avuto queste sfighe, ma grazie a Dio, mamma non ci vede senza occhiali e quindi spesso e volentieri non rappresenta un problema xD. Ti ringrazio moltissimo per il commento! Sì, la svolta c’è! Yay! Batman è tornato full-force e Joker finalmente può trovare un tantino di pace! Beh… per il dopo… eccoti accontentata! Ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia *_*! Baci!
Per rinnie: Ecco la mia Pucia!! Tesoro, non mi aspettavo proprio il tuo commento, specie visto che - come anche tu hai fatto presente - si tratta del capitolo a rating rosso xD! Se può consolarti, io ho gridato, invocando quella maledetta bestia demoniaca, subito dopo averlo postato, ed infatti non l’ho neppure corretto decentemente, temo (sono una snaturataaaah!). Ma sai che per come hai scritto, ho avuto un flash di te che saltelli tutta allegra verso il pc, sogni di gloria e tutto il resto, ti rimbocchi le maniche, lanci uno sguardo truce e determinato a Vodka Banana, e… tempo pochi minuti, fuggi disperata xDDD? Giuro, ho riso tantissimo! A dire il vero (te lo confesso) non è che abbia sbloccato poi chissà cosa… questa Nc-17 l’avevo già, è abbastanza vecchia e quindi non ho dovuto far altro che ricopiarla con sforzo. Ma continuerò a tentare! ;) Essì, solo noi possiamo capire (làlàlà, come dici spesso tu)! Ora ti saluto e ti lascio al nuovo capitolo anche se lo hai giò letto *_*! Grazie per gli incoraggiamenti e tutto ciò che fai per me! Sei la mia Puciaaaaah!!
Per Sychophantwhore: Tesoro, ciao! Beh, finalmente sì xD anche se credo che questo sarà il loro ultimo incontro in questo senso (ma non posso dirlo, ci sono ancora due sequel in cantiere, da elaborare bene). Ma è bello sapere che nei momenti di crisi, nonostante le divergenze e tutto il resto, ci sono l’uno per l’altro.Beh, Bruce davvero era molto insicuro in quel momento, ed anche il clown… con la differenza che Joker sa sempre cosa vuole e quando e non si fa molte remore nel lasciarsi andare. Batman… o_ò si è comportato malissimo, cioè, va bene che si era depresso e non è proprio colpa sua, però insomma! Qualcosina in più poteva fare altrimenti tanto valeva gettar via il mantello, senza andare avanti con la farsa! A dire il vero non so se sia stato solo per via del clown, che era diventato apatico, penso sia un po’ di tutto, anche il fattore Dickie non ci scherzava. Cosa gli dice, lo vedrai xD! Beh… no, non è Ivy e non è Freeze ç_ç. Non è Joker, né Nigma, né Ivy, né Bruce. Ehm… questo lascia solo una persona, giusto ^^”? La mia beta non è fuggita *_*! Eeed ecco il seguito! Ti lascio alla lettura, sperando davvero che ti piaccia!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX

Voglio inoltre ringraziare rinnie, la mia beta, che come sempre ha fatto un lavorone *_*! Un abbraccio speciale per lei, che ha sempre tanta pazienza, con me xD!


PRETEND THE WORLD HAS ENDED:
La canzone inserita nel capitolo è "Amour Amour" dei Rammstein.


Capitolo 6: Amour, Amour.

Intro.

Freeze era talmente furioso, che avrebbe potuto competere perfino con Duefacce in quel momento e, se solo avesse avuto l’ex magistrato tra le mani, Dio solo sapeva cos’avrebbe potuto fargli; ma doveva calmarsi, pensare e rimediare a tutti i danni che quel gruppetto di beoti era riuscito ad arrecargli nel giro di poche ore.
Il Signore del ghiaccio era rientrato di corsa al suo quartier generale, col panico negli occhi aveva lasciato Ivy alle cure dei suoi sottoposti - quei pochi rimasti - per correre da sua moglie; con suo sommo sollievo, la sua congelata sposa era ancora lì dove l’aveva lasciata, dove da anni ormai giaceva.
In terra però, in un angolo della stanza luccicante e scura, spiccava una pozza di sangue dalla quale si allungava una scia, che Freeze seguì fino alle porte del laboratorio e, fermandosi sull’uscio, continuando a percorre con lo sguardo, sperando appartenesse alla fazione avversaria.
La vide sparire dietro uno dei tavoli, ingombri di appunti e provette, e corse per aggirarlo; con un colpo del braccio gettò in terra tutta l’attrezzatura adagiata sulla scrivania, poi si chinò sulla figura immobile ed insanguinata di Spaventapasseri, sollevandolo per stenderlo sull’appena sgombrata superficie: il suo alleato era pallido, un velo di sudore lo avvolgeva ed alcuni ciuffi di capelli umidi si erano attaccati alla faccia.

Lo esaminò rapidamente, non c’era bisogno di estrarre la pallottola, Crane doveva aver già provveduto a ciò, dopo aver assunto qualche tipo di droga per alleviare il dolore; non era un antidolorifico qualsiasi, i suoi occhi erano tutti pupilla, e poco reattivi.
Non sapeva come prendere la notizia, in fondo qualsiasi cosa Spaventapasseri decidesse di buttarsi in corpo, non lo riguardava.
Percorrendo il pavimento con lo sguardo, trovò la siringa che l’altro doveva aver utilizzato, e lasciò che si frantumasse sotto la stretta del suo pugno, per poi affidare anche l’altro suo alleato alle cure dei suoi uomini, mentre lui si dirigeva nella stanza di Nora.
Ad Ivy bastava un po’ di sole per guarire, ed una volta in salute, avrebbe costretto l’ex psichiatra ad accettare che lei lo aiutasse, guarendolo coi suoi poteri, usando l’azione di qualche spora misteriosa.
Nulla sembrava stare andando per il verso giusto, la sua unica consolazione era che sua moglie si trovava ancora lì, al sicuro con lui, e non avrebbe mai più permesso a nessuno di avvicinarsi abbastanza da mettere a rischio la sua incolumità; era giunto infine - anche se del tutto imprevisto, dato che Freeze non aveva mai avuto nessun tipo di mire su Gotham o Bludhaven - il momento di contrattaccare.
Non poteva assolutamente perdonare le azioni del gruppo di Dent; non avrebbe permesso a quei cani di provare a morderlo di nuovo; si erano messi contro la persona sbagliata… ci sarebbero rimasti di ghiaccio.

**

Still intro.

Qualcosa era cambiato dentro di lui, Edward lo sentiva, finalmente riusciva a pensare. Dopo molto tempo, la sua mente era libera e leggera e, anche se il suo corpo pareva essere il contrario, finalmente gli sembrava di poter respirare bene dopo tanto, tanto tempo.
Nigma aprì gli occhi ad incontrare la luce del sole, ma quel bagliore doloroso lo costrinse a richiuderli immediatamente; riprovò, sollevando appena le palpebre e le sentì tremare, lottando per tornare a serrarsi. Si voltò su un fianco, in modo da non essere colpito direttamente da quella fonte di luce: era tutto sfocato, ma quel panorama indefinito gli sembrava familiare… aveva la sensazione di non esserci stato spesso, in quel posto, e si concentrò, tentando di riportare i ricordi alla mente.

Sono contento che restiate a dormire, questa è la stanza degli ospiti!

Quella voce, la ricordava a malapena, non sapeva dove piazzarla, era sicuro di non averla mai amata particolarmente, per qualche motivo. Si sforzò ancora di più, fissò i mobili nella stanza, il letto su cui giaceva, i tappeti scuri sul pavimento.

U-hu! Johnny perché non, ahh… accanni Duefacce e dormi nel lettone con mamma e papà, stanotte?

Stavolta si ritrovò a sorridere, sia per le immagini che quest’altra voce gli portava - l’aveva sentita spesso, era confortevole, lo avvolgeva - sia per il semplice fatto che riusciva a pensare, a richiamare alla mente delle cose, tutto stava tornando piano piano, riusciva a distinguere poco a poco anche ciò che aveva intorno.

Tu saresti mia madre?
Ma che vai blaterando! La mamma è Eddie! Su, abbraccia paparino!*

La ricordava la scena adesso, in quella stessa stanza: c’era Crane che, ridendo, tentava di scrollarsi Joker di dosso mentre, dal canto suo, Nigma si sentiva a metà tra l’infastidito ed il curioso; rimproverava il clown a volte, per la troppa espansività che mostrava verso Spaventapasseri, perché sapeva bene che in fondo, il suo ragazzo sarebbe stato fin troppo lieto di trasformare il loro rapporto in un triangolo, e ciò gli dava i brividi. Jonathan era inquietante.
Si riscosse da quei pensieri, tutto si stava espandendo, da quella briciola di ricordo il suo mondo si stava rimettendo in piedi, il vuoto che aveva in testa si riempiva ad ondate, era veloce e gli faceva l’effetto di una lunga, potente brezza fresca in piena estate; avrebbe voluto allargare le braccia ad accoglierla, si sentiva libero.
Duefacce, Spaventapasseri, Poison Ivy - quella maledetta - Joker… il suo clown, l’uomo che amava ancora, con tutto se stesso. Stavano tornando tutti.
Lottò contro il suo corpo per sollevarsi a sedere sul letto, ogni attimo che passava si sentiva riempire di immagini, suoni, odori, gusti, nonostante l’insistenza dell’Edera nulla era andato perduto! Edward scoppiò a ridere. Alla faccia sua.
Sentì il frastuono della porta che veniva spalancata di malagrazia.

Die Liebe ist ein wildes Tier,
Sie atmet dich, sie sucht nach dir.
(L'amore è un animale silvaggio)
(Ti annusa, ti cerca)

“Eddie?!”

Non era un ricordo, né un’allucinazione. Davanti a lui stava Joker, in carne ed ossa, trafelato dopo essere corso nella stanza, attirato dalle sue risa, ma non osava avvicinarsi. Se ne stava lì, guardando Nigma con una faccia incredula.
Si prese qualche momento per guardarlo bene, dalla testa ai piedi. Non era cambiato affatto, bello come un sogno ritrovato al risveglio; e lui? Era rimasto lo stesso? Sperava davvero di sì, l’ultima cosa che voleva era dare una delusione al suo clown.
Lentamente, Edward si alzò e nel silenzio più totale si avvicinò a Joker, si guardavano negli occhi come se si stessero vedendo per la prima volta, e Nigma lo catturò in un abbraccio, prima che alcune lacrime riuscissero a scivolare giù per le guance, la voce del suo compagno gli risuonò nelle orecchie.

“Dovevo saperlo che tu non muori nemmeno se ti ammazzano…” Queste parole fecero ridere Nigma.
“C’ero quasi, però. - disse, iniziando a raccontare - Ho sognato le porte di quello che credo fosse l’Inferno, ma non sono riuscito ad entrare. Cioè, la porta si era aperta, me la sono ritrovata schiacciata in faccia, non ti dico che male. Poi è venuto fuori Pinguino, si è arrabbiato e mi ha cacciato via. Quando mi sono svegliato, stavo bene. Ho sognato spesso anche te.”
Joker scoppiò a ridere, era davvero tipico di lui non dubitare di quel racconto strampalato neppure per un attimo, e di questo Edward si sentiva grato, d’altronde era tutto vero.
“Pinguino…! Lui sì che è un dritto!* A quest’ora sarà già diventato un pezzo grosso. Magari gestisce il racket negli inferi.”

Nigma sorrideva, non riusciva quasi a credere di essere davvero lì; sollevò le mani fino al viso del compagno, e delicatamente coprì quelle labbra - Cristo, quanto gli erano mancate - con le sue. Del tutto inaspettatamente però, Joker si tirò indietro, allontanandosi di un passo.

“Ahh… Eddie, c’è una cosa che devo dirti.”
“Che succede?” Domandò, confuso.
“Mentre eri, ahh… diciamo via... sono cambiate un po’ di cose.”
“Sareb…be…? - iniziò, per poi lasciar scemare la voce alla vista di una sconosciuta vestita da Arlecchina che si era appena affacciata dalla porta con l’aria triste, ma contrariata allo stesso tempo - Chi è questa?” Chiese allora Nigma, indicandola col pollice.

Al sentirsi chiamare questa, Harley si accigliò ancor più, incrociò le braccia al petto, raddrizzandosi completamente per guadagnare qualche centimetro in più di altezza, ma non le bastarono per evitare l’effetto torreggiante di Edward.
Joker alzò un sopracciglio, spostando lo sguardo dall’uno all’altra, poi con un mezzo sorriso indeciso tentò di spiegare la situazione nel modo meno traumatico possibile al suo - ex? - ragazzo, che stava ovviamente tentando di convincersi di star fraintendendo tutto.

Nistet auf gebrochenen Herzen,
Geht auf Jagd, bei Kuss und Kerzen.
(Fà il nodo sui cuori infranti)
(E va a caccia quando ci sono baci e candele)

“Eddie, lei è Harley Quinn, e… beh, Harl, finalmente conosci Eddie. Da sveglio, intendo. - il silenzio imbarazzante durò parecchi secondi - sono sicuro che vi piacerete!”  Aggiunse speranzoso, e Nigma, con sguardo stupefatto e critico, percorse per intero la figura della donna, notando che questa stava facendo lo stesso con lui.
No, Edward lo sapeva già, questa coloratissima matta non gli sarebbe mai andata a genio, e poi chi diavolo era? Una sua amica? Un’alleata? Maledizione, una parente? Qualsiasi cosa sarebbe andata bene all’uomo, tranne la verità.

**

L’idea era già stata elaborata; di quel piano, a Freeze non andava giù un solo - ma inevitabile - dettaglio: la partecipazione di Crane, che sembrava essere l’unico punto debole di Duefacce. Ovunque fosse l‘ex psichiatra, prima o poi anche Dent finiva col comparire.
Alla realizzazione che in tutta quella faccenda lui avrebbe fatto da esca, Spaventapasseri non batté ciglio, e neppure la promessa che avrebbe avuto il suo ex tutto per lui - per torturarlo, ucciderlo, qualsiasi cosa - lo smosse: dopo essersi accorto che il dottore sapeva delle droghe di cui faceva uso, si era chiuso ancor più in se stesso, non usciva dal suo laboratorio neppure per mangiare o dormire.
Freeze che, per un tipo come Crane, che agli occhi degli altri poneva sempre se stesso sul piedistallo più alto, il sapere che una debolezza simile era stata scoperta aveva letteralmente ucciso il suo orgoglio.
Jonathan non parlava mai di sé, costringendo tutti a basarsi solo su ciò che lui voleva far vedere; e questo per poter sempre essere in grado di rimproverare gli altri e non lasciare loro possibilità di replica. Per non aver mai paura di nulla e nessuno.
Non avrebbe fatto una bella fine se avesse continuato a preferire restar solo, disperato e silenzioso.

Per quanto riguarda Ivy invece, poco dopo essersi ripresa aveva lanciato un urlo lacerante che si poté udire in tutta la villa; evidentemente si era guardata allo specchio ed aveva letto l’affronto nelle lettere che il Joker le aveva inciso sul petto, baciandola col suo coltello, trattandola come la pianta che si vantava di essere, svalutandola proprio dove si credeva superiore e Freeze doveva ammetterlo, non si aspettava un attacco così mirato al cuore dell’Edera.
Il clown era intelligente, ciò non si poteva negare, e questo lo rendeva il loro nemico più pericoloso al momento, Freeze sperava di non doverlo più affrontare.
Avevano visto Batman portarlo via, ma il telegiornale non aveva detto nulla in proposito del suo ritorno ad Arkham, quindi l’uomo di ghiaccio non ci perse altro tempo: se il vigilante non era stato capace di portare a termine il lavoro, lui avrebbe trovato un modo.

**

Saugt sich fest an deinen Lippen,
Graebt sich Gaenge durch die Rippen.
(si attacca succhiando forte sulle tue labbra)
(E scava tunnel attraverso le tue costole)

Per la prima volta, Harley Quinn aveva conosciuto il famoso “Re degli Enigmi” eppure, checché se ne dicesse in giro, non lo trovava né affascinante, né terrificante, né imponente, e tautomero gli dava l’impressione di essere poi questo gran genio; sentiva di odiarlo a morte.
Inoltre, lei non era una stupida ed aveva capito benissimo di essere ampiamente ricambiata in questi tetri sentimenti: non facevano che guardarsi in cagnesco ed evitare in tutti i modi di parlarsi direttamente, nonostante gli sforzi del suo Puddin’.
Certo, Harley era molto meno ovvia dell’Enigmista: approfittava dei momenti di distrazione di Mister J, per fare a quel vagabondo ogni tipo di boccacce, rallegrandosi poi nel notare quanto la cosa lo infastidisse.

Le piaceva pensare che ormai si trattasse solo del passato di Mister J.
Ma ogni volta che lo sentiva tentare di rompere il ghiaccio e farli parlare tra loro, quasi le veniva da piangere; neppure per amore del suo Puddin’ sarebbe riuscita a farsi piacere quell’agglomerato di presunzione e freddezza, anzi! Se avesse avuto un po’ di voce in capitolo, a quell’ora il sovrano sarebbe già stato legato ad un’asta e messo a rosolare su un’enorme fiamma; lei gli avrebbe ficcato una mela in bocca e si sarebbe messa a tormentarlo con un forchettone gigantesco, immaginando se stessa, in questa fantasia, con tanto di corna, coda ed alucce scure!
Non capiva, non capiva, non capiva! Che diavolo poteva averci trovato, il suo Mister J in un simile pupazzo?! Certo, lei non si riteneva perfetta, ma Cristo! Lì si stava davvero paragonando l’acqua alla benzina. Cosa potevano avere in comune? Che diavolo poteva offrire questo tizio al suo dolce tortino di miele?!
Non rideva mai, non capiva le loro battute né tautomero provava a farne di sue, per non parlare poi del fatto che il pensiero di una bella esplosione non lo entusiasmava neppure un po’, iniziava a sospettare non amasse poi tanto neppure gli scherzi.
Lo trovava semplicemente odioso.

**

La notte era arrivata, scura e profonda, avvolgendo l’intera Gotham City e, nonostante il suo stato d’animo quella sera sfociasse nel macabro, Jonathan Crane prese parte, senza un lamento, al piano invasivo e violento ideato da Freeze e Ivy;  in fondo era lui il protagonista, no? Se anche avesse voluto rifiutarsi, ciò avrebbe obbligato i suoi amati alleati ad elaborare da capo un‘altra strategia.
Non voleva deludere Freeze, non più almeno. In fondo il Re dei ghiacci gli aveva solo chiesto di arrivare fino al MYB, l’ampio locale adibito a discoteca, che da tempo era diventato il covo di Duefacce; Jonathan ricordava, che lì il suo ex, tra le altre cose, portava anche chi gli mancava di rispetto. Lui e i suoi uomini, trascinavano nel retro i traditori, per dargli la giusta punizione, la musica copriva facilmente ogni grido d‘aiuto e di dolore.
Si meravigliò di quanto queste cose non lo avessero mai smosso: se gli capitava di trovarsi in giro in quelle occasioni, si limitava a sedersi da una parte, aspettando che il suo compagno avesse finito per poi tornare alla serata, eccitato dalla paura letta negli occhi dei malcapitati; nell’ultimo periodo della loro storia, Duefacce lo portava spesso con sé, e lui adorava questa cosa, si sentiva sempre soddisfatto ed eccitato dopo, aveva sempre voglia di fare l’amore col suo uomo. La loro versione di regalare fiori.
Avevano davvero qualcosa che non andava.

Laesst sich fallen weich wie Schnee,
Erst wird es heiss, dann kalt.
(Cade leggero, come neve)
(Prima diventa caldo, poi freddo)

Quei pensieri erano tutta colpa delle spore che Ivy aveva usato per guarirlo, gli avevano lasciato molte sensazioni strane addosso; non doveva pensarci, né lasciarsi coinvolgere da quelle fantasie.
Una volta giunto all’ingresso, fissò il buttafuori dritto negli occhi; era stato riconosciuto, ma l’uomo non aveva avuto il coraggio di fermarlo o tanto meno perquisirlo, sapeva che sarebbe corso ad avvertire il boss appena gli avesse voltato le spalle. Era ciò che volevano.
I pochi rimasti degli uomini di Freeze lo scortarono all’interno, ma Jonathan non vi fece caso... da quando quella missione era iniziata, pensava a tutt’altro: quando era ragazzo, la sua bisnonna non faceva che parlare di questi posti - le discoteche - come di una specie di Sodoma e Gomorra e lui, da adulto sorrideva tra sé: tempo qualche minuto e, di certo, qualche somiglianza in più con l’Inferno l’avrebbe avuta.
Si avvicinò al bancone ed attese, in piedi, totalmente fuori luogo vestito in giacca e cravatta ma non se ne curò, passò in rassegna i volti delle sue scorte e notò che senza le tute di contenimento a celare quei visi nervosi e spaventati, non facevano poi tanta paura.
D’un tratto, tirò fuori la sua arma da sotto la giacca e la puntò contro il soffitto del locale. Il colpo non esplose, venne disarmato, si sentì afferrare un braccio, e colpire all’altezza del petto, ma non forte quando si sarebbe aspettato; tutto era avvenuto in un secondo e quando si voltò, fece appena in tempo a vedere una figura familiare un costume nero con un simbolo blu sul petto: Nightwing.

Il ragazzo però lo lasciò stare subito dopo, preferendo gettarsi nella mischia e neutralizzare i suoi accompagnatori; non era la prima volta che si trovava a competere col giovane vigilante, e non erano mai arrivati seriamente a farsi del male, ma di certo quella sera non si sentiva in vena di fingere sguardi dolci ed imbastire innocenti flirt, che sottintendevano cose - entrambi lo sapevano, faceva parte del gioco - che non sarebbero mai avvenute.
Jonathan non perse tempo, lasciò gli uomini di Freeze alla violentissima mercè di Nightwing, precipitandosi a raccogliere l’arma; quando si tirò su, assistette all’ingresso in grande stile di Mister Freeze e si affrettò a a sparare verso il soffitto, proprio come aveva fatto al party di Bruce Wayne.
La capsula esplose a mezz’aria, iniziando a liberare una doccia di gas terrorizzante su tutti i presenti, cosa che avrebbe dovuto fare già dieci minuti prima; mentalmente, maledisse il vigilante che lo aveva interrotto; come diavolo aveva fatto l’autonominatisi difensore di Bludhaven - e certo, perché non glielo aveva chiesto nessuno, di assumere quel ruolo - ad entrare in azione così in fretta? Era già all’interno del locale?
Iniziò a farsi largo tra la folla, cercando l’uscita, ma si sentì afferrare. Ancora una volta, nulla stava andando nel verso giusto, ed un uomo nerboruto, in preda a chissà quale allucinazione, lo aveva gettato a terra, ed alla vista della bottiglia rotta che stringeva in mano, trattenne il fiato, riuscendo a pensare solo ad una cosa.

Sono morto.

Am Ende tut es Weh.
(Alla fine, fa male)

Ma il tanto temuto colpo non arrivò mai; a sovrastare le grida dei presenti, un boato assordante, e Spaventapasseri sentì qualcosa spruzzargli viso, non riusciva più a pensare, guardò a bocca aperta il corpo del suo assalitore accasciarsi, irriconoscibile, grondante sangue. Lo stesso che gli aveva schizzato la faccia.
Sollevò una mano alla guancia, la ritirò rossa e viscida e si sentì sporco; tra un flash e l‘altro delle luci del locale, riuscì a distinguere il cervello del suo assalitore sul pavimento, e poi la figura di Duefacce davanti a sé, in piedi, a qualche metro di distanza col fucile ancora fumante tra le braccia, ed il mondo si zittì. La musica continuava a pompare, le urla a salire, ma alle orecchie di Jonathan tutto arrivava ovattato.
Si scrollò di dosso il cadavere che gli giaceva in grembo, ed iniziò a tremare senza una ragione: non aveva paura, non di quello spettacolo di sangue ed interiora per lo meno. Non riuscì a staccare gli occhi da quelli di Harvey, entrambi portavano il loro stupore chiaramente inciso nei lineamenti, e Crane poté sentire la voce di Spaventapasseri intonare una canzone in rima nella sua testa, di quelle che si usano per far addormentare i bambini, e si rimise in piedi.
Poi fu come ritrovarsi nel passato, sentirsi afferrare, abbracciare, il gelo nelle acque di quel fiume tentando di fuggire da Batman, e quella presa che non lo aveva mai mollato. Il momento in cui i loro destini si erano uniti indissolubilmente.

Amour, Amour...

Jonathan. Fidati di me.

Alle wollen nur dich zaemen.
(Tutti vogliono solo addomesticarti)

Fu un lampo. Improvvisamente un mucchio di desideri lo pervasero, avrebbe voluto sentire di nuovo quelle braccia forti e rassicuranti attorno a lui, la risata di Harvey, e gli sguardi, i giochi, le sue mani, il modo in cui facevano l’amore, e… perché?
Dopo tutto questo tempo, il dolore, le parole taglienti, perché non riuscivano ad odiarsi? Lui stesso - vuoi per effetto delle spore di Ivy o meno - improvvisamente si rese conto di sentire terribilmente la mancanza di Duefacce. Non aveva mai smesso di pensare a lui come al suo uomo, ed improvvisamente si sentì cosciente del desiderio - era sempre stato lì - di riprenderselo dalle grinfie della donna gatto, ed urlò.
Più in fretta che poté poi, si voltò ed iniziò a farsi strada tra quella folla per guadagnare l’uscita; voleva solo correre il più lontano possibile dal suo ex, non pensare mai più a lui, ma il suo piano fu interrotto dalla figura irritata di Nightwing che, irritato, gli sbarrò la strada.
Le urla rauche di Ivy riempivano l’aria, nonostante l’Edera fosse ben lontana, di fronte al locale, mentre loro erano usciti in un vicolo sul retro.

“Spero sarai contento, guarda che casino!”
“Che vuoi, levati di torno!”

Tentò di superarlo ma si sentì afferrare; un secondo dopo una nuvola di gas già circondava il vigilante, che con un’esclamazione di stupore portò le mani al viso. Non si aspettava una vera lotta da Crane, non ne avevano mai avute in precedenza e si era lasciato cogliere alla sprovvista… barcollò fino a cadere sulle ginocchia.
Quella vista contribuì un pochino a migliorare l’umore di Spaventapasseri: si raddrizzò, osservando il suo operato con non-chalance per qualche minuto prima di avvicinarsi lentamente alla figura inginocchiata a terra. Continuò a fissarlo, poi non resistette: si abbassò al suo fianco, per sentire cosa stesse mormorando nel pieno delle sue allucinazioni.
Non gridava. Erano davvero in pochi a non farlo.

“Che cosa vedi? - Chiese, ma non ottenne risposta - Su baby, dimmi, cosa terrorizza il grosso e cattivo Nightwing…? Che cosa vedi?”
“Io…”
“Sì?” Lo incoraggiò, con voce carezzevole.
“Te. Cos’altro?”

E Jonathan non ebbe neppure il tempo di capire che il ragazzo aveva sconfitto il suo gas, prima di trovarsi con la schiena contro l’asfalto freddo ed umido, si sentì colpire sul viso, stavolta con forza, la maschera gli venne strappata via e si ritrovò a contraccambiare lo sguardo del vigilante.
Dick lo sapeva, certo, che sotto la maschera di iuta dello Spaventapasseri si celava Jonathan Crane. Eppure ciò non gli impedì di restare destabilizzato alla vista degli intensi occhi blu, dei capelli scuri e spettinati, ed immaginava facesse lo stesso effetto un po’ a tutti; non si meravigliò quando si sentì svuotato di ogni istinto violento nei suoi confronti.
Si trattenne dall’alzare le spalle, sapeva che un gesto simile avrebbe irritato non poco il supercriminale intrappolato sotto di lui, si abbassò leggermente, continuando a guardarlo con un ghigno.

Amour, Amour, am Ende...
Gefangen zwischen deinen Zaehnen.
(Amour, Amour, alla fine)
(Ti resta intrappolato fra i denti)

“Adesso come la mettiamo?”
“Se non ti levi subito di torno, giuro che te la faccio pagare.”
“Mi minacci a morte? Paura!”

Dick doveva saperlo - per forza, Jonathan stesso glielo aveva detto in più di un’occasione - quanto fosse irritante il suo ghigno in certe occasioni. L’ex psichiatra iniziò a dibattersi, tentando di colpirlo o anche solo fargli allentare la presa per riuscire a scappare. Il fatto che per Nightwing, uno sbarbatello, doverlo trattenere non rappresentasse nessuna fatica lo rendeva oltremodo furibondo. Perché nessuno voleva mai fargli male? Perché senza la sua maschera non riusciva a far paura a nessuno? Si sentiva umiliato, e di certo quel corpo, reale, compatto e caldo contro il suo non aiutava; improvvisamente ricordò fin troppo bene quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che aveva permesso a qualcuno d avvicinarsi tanto a lui.
Si odiò per quei pensieri, lasciò andare un sospiro esasperato ed alzò gli occhi mentre quel calore si faceva più intenso, più vicino, e Jonathan sentì le labbra dello strano vigilante poggiarsi, leggere ma sensuali, su un lato del collo, soffiando aria calda che gli diede brividi familiari ed allo stesso tempo sconosciuti.
Raddoppiò gli  sforzi per liberarsi, ma a causa di Ivy ed i suoi maledetti feromoni, il suo corpo non voleva saperne di collaborare; sentiva le labbra del ragazzo salire un percorso ben definito, lungo il collo, la mascella, la guancia ed a quel punto, Jonathan aveva praticamente smesso di tentare di opporsi.
Benché consapevole del fatto che si sarebbe odiato, l’indomani, voltò il viso quel tanto che bastava e si lasciò baciare, poi ancora, e ancora ed ancora finché entrambi, nello stesso momento, schiusero le labbra, pretendendo di più.

Jonathan si ritrovò ad adorare quella posizione: era completamente alla mercè del vigilante, ma continuava ad agitarsi sotto la sua presa solo per provocarlo; quando l’altro rispose, schiacciandogli i polsi contro l’asfalto, si sentì soddisfatto.
Catturò la lingua di Nightwing in un morso e lo sentì trattenere il fiato, poi scendere di nuovo sul collo a contraccambiare, quel piccolo dolore lo fece gemere e la situazione iniziò a riscaldarsi, mentre le mani del ragazzo corsero a catturargli i fianchi, come se ne stesse prendendo possesso, come se ormai Crane fosse suo e non potesse fuggire più da nessuna parte.
Gli piaceva. Stava lentamente diventando come Joker con quei giochetti, ma gli piaceva.
Improvvisamente le sirene della polizia sembrarono ridestare Spaventapasseri come da un sogno; cosa diavolo gli stava passando per la testa? Sentì Nightwing dire qualcosa mentre si sollevava ad incontrare il suo sguardo.

“Vieni via con me.”

Die Liebe ist ein wildes Tier
Sie beisst und kratzt und tritt nach mir.
(L'amore è un animale selvaggio)
(Morde, e graffia e scalcia contro di me)

Si trattenne dallo scoppiare a ridergli in faccia; se avesse accettato, sarebbero spariti da qualche parte, dove avrebbero terminato ciò cui avevano dato inizio in quel vicolo e Jonathan ricordò tutto fin troppo bene. La sensazione di qualcuno dentro di lui, che lo stringeva, il sudore, i baci, gli ansiti, ed avrebbero tremato, davanti alle porte dell’orgasmo; restò in silenzio per qualche secondo.
Come ci era arrivato in quella situazione? Proprio lui poi, che da ragazzo veniva continuamente deriso dai colleghi - di facoltà prima e di Arkham poi - perché alla sua età ancora non riusciva a pronunciare i nomi - neppure quelli tecnici - di tutto ciò che aveva a che fare con la riproduzione. Jonathan aveva superato i trent’anni, e continuava ad evitare più che poteva quel tipo di discorsi, o sostituire le parole con strane metafore o ancora, se colto alla sprovvista, con balbettamenti vari.
La sua prima volta l’aveva avuta a ventotto anni, con Harvey, l’unico che avesse mai amato tanto da desiderare di farci l’amore.
Eppure eccolo lì, tra le braccia di un praticamente sconosciuto, ed una voglia folle di seguirlo ovunque, mentre il suo cervello gli gridava di gasarlo e fuggire prima che fosse troppo tardi; Jonathan era senza parole.
Ed il ragazzo aspettava una risposta.

**

Joker non conosceva quella sensazione alla bocca dello stomaco, era certo di non averla mai provata prima: non poteva fare nulla e non poteva farsene una ragione; ci aveva provato ad invogliare quei due - nemmeno a piacersi! - a tentare di conoscersi, ed il risultato? Era letteralmente fuggito in cucina, lasciando Eddie ed Harl da soli, nella stanza accanto.
Per tenersi occupato, aveva iniziato a sfregare a morte dei piatti sporchi che non erano neppure suoi, visto che si trovavano ancora ospiti a casa di Harvey, ma in fondo, Joker ne era convinto, l’ex magistrato non se la sarebbe presa per due piatti graffiati anzi, facevano pendant con la sua faccia!
Il fatto era che Joker aveva voglia di prendere un coltello ed uccidere quei due imbecilli che si guardavano in faccia nel salotto; poi avrebbe dato fuoco a tutta la maledetta Gotham, fatto esplodere la fottuta Bludhaven, per poi correre a Metropolis ad eviscerare Luthor - così! Non gli piacevano i pelati! - e radere al suolo anche quel posto. Così avrebbero imparato. Il tutto cantando, quindi mentre imparavano, avrebbero anche dovuto tapparsi le orecchie! Oh, quanto avrebbe riso della faccia di Superman una volta finito!
Improvvisamente, Joker soffiò per trattenere una risata a quel pensiero, poi portò la mano alla bocca, mentre le sue spalle venivano scosse dall’ilarità di quelle fantasie. Ma perché poi, avrebbe dovuto dar fuoco a quel simpaticone di Lex? Ah, già. 

Non potevano semplicemente andare d’accordo, quei maledetti? Eppure non gli
sembrava di chiedere la luna, sarebbe bastato iniziare a comunicare, poi si sarebbero piaciuti, di questo Joker era certo. Avrebbe dovuto essere semplice: Harley era come lui, quindi avrebbero finito con l'andare d'accordo anche loro, visto che lui e Eddie si adoravano così tanto.
Se avesse avuto degli interruttori per fali piacere, proprio come a lui piacevano entrambi, li avrebbe premuti… ma forse era anche meglio che non ne avessero altrimenti, lo sapeva, si sarebbe divertito a premerli tutti a caso con risultati imprevedibili e sbarazzini!  Rise di nuovo, gli sarebbe piaciuto premere a casaccio tutti i loro bottoncini!
Ma… perché avrebbero dovuto avere dei bottoni, quei due?
Non fece in tempo a ricordare, si sentì cingere la vita all’improvviso e sobbalzò; riconobbe quel tocco, la forza delicata di Eddie, ed il buon odore dei suoi capelli mentre, da dietro, gli poggiava il mento sulla spalla. Joker si voltò ad incontrare gli occhi spalancati del compagno - era stupito per la sua reazione spaventata - e s’incupì. Che era venuto a fare?

Haelt mich mit tausend Armen fest,
Zerrt mich in ihr Liebesnest.
(Mi stringe frote con mille braccia)
(E mi trascina nel suo nido d'amore)

“Beh, che vuoi?” Chiese senza preamboli il clown. Era arrabbiato.
“Voglio che tu me lo dica chiaro cosa significa tutto questo. Io non l’ho ancora capito.”

Il suo tono era tranquillo, non freddo, ma a Joker non piaceva comunque. Che stava succedendo? Che aveva fatto di sbagliato? Lo amava, Cristo se lo faceva, ma allora perché la voce di Eddie era così intrisa di rassegnazione?
In quel momento, per la prima volta in vita sua, per colpa di quei due cretini, pregò perché qualcuno venisse lì a dirgli dove cavolo aveva sbagliato; lui li amava, che male c’era? Erano loro gli ottusi che si lasciavano accecare da un sentimento sciocco come la gelosia, o era lui che pensava solo a se stesso, che magari si era semplicemente sempre sbagliato, sull’amore?
Continuava comunque a sentirsi tradito e mortificato, perché non provavano a darsi almeno una chance? Sarebbe bastato che si sturassero gli occhi, si sarebbero piaciuti, ne era sicuro! Nella sua testa, le cose sarebbero andate davvero diversamente.

Frisst mich auf mit Haut und Haar,
und wuergt mich wieder aus nach Tag un Jahr.
(Mi divora con pelle e capelli *per dire completamente*)
(E mi rivomita fuori dopo molti anni)


“Cosa pensi di Harl?” Domandò, secco, tornando a guardare i piatti davanti a sé.
“Che è una stupida. Che altro potrei pensare?” Rispose a bruciapelo. Sempre col vizio di far domande retoriche.
“Sì? E magari trovi stupido anche me, Ed?” Era furioso, si voltò bruscamente, liberandosi dall’abbraccio dell’altro.
“Cosa diavolo c’entra?! Lei non è te, è solo la brutta copia di te, ed io non la voglio con noi! - dichiarò, con tono perentorio. - Prima Batman, ora questa scema! Joker, hai la più vaga idea di come mi senta io adesso?!”
“Ecco il solito egocentrico, sempre io, io, io, e ancora io, tanto per cambiare!”
“Ti sembro l’egoista, in questa situazione? Davvero. Che dovrei fare, rimediare un‘altra vasca, adesso? Ma bada che quella tipetta colorata non è mica intelligente come Batman.”
“Lei era una dottoressa!” Tentò di difenderla Joker.
“Ehhh sì, ma guarda un po’!” Rispose Eddie, muovendo il braccio, e col tono di chi non se ne stupiva.
“E questo che significa?” Chiese, spaesato, e vide Nigma gettare a terra tutte le posate ed i piatti sulla mensola - no, forse Harvey non sarebbe stato poi così contento - ma nonostante non si aspettasse un gesto come quello proprio da lui, Joker non si mosse. Certe prove di forza non lo spaventavano. Edward iniziò a gridare.


“Sto cercando di dire che forse il cretino sono io! Prima fuggi con Batman, te ne stai un paio di mesi chissà dove, a fare immagino bene cosa, torni come se nulla fosse, ed io ci passo sopra, pensando che il peggio fosse passato. Invece, tempo pochi mesi, ti viene quell’insana fissa per Crane, che proprio non ho idea di dove cavolo possa esser venuta fuori! Sono passato sopra anche a questo, solo perché convinto che Jonathan fosse troppo innamorato di Harvey per lasciarsi incantare da te. E adesso c’è quel fenomeno circense di là, pazza come solo Gotham poteva partorire! Ti rendi conto che anche io ho un limite e che stiamo litigando sempre per lo stesso motivo da anni?! Ti ci vuole un disegnino per capire che mi fai male, in questo modo? Probabilmente avrei dovuto lasciarti anni fa!”

“Tu mi avevi scaricato, Ed! - gridò, riferendosi alle sue azioni sotto il controllo di Ivy. - Se Johnny ti dava così fastidio, potevi dirlo subito, e poi come diavolo facevo a sapere che eri sotto ipnosi o che altro?! Per quanto riguarda me e Batsy, non sono stato io a lasciarti nemmeno in quel caso, continuavo a ripetere che quella non sarebbe stata l‘ultima volta che ci saremmo visti, ma tu? Come sempre fai tutto da solo, e dici che Harl è spuntata fuori dal nulla, ma come osi?! Una cosa però l’hai detta giusta, probabilmente sarebbe già dovuta finire da un be-e-el pezzo! Anzi, sai che ti dico? Perché non te ne vai adesso, Ed?” Concluse, improvvisamente calmo.

Mezzo.

Per qualche secondo, Nigma restò confuso da quel discorso, nel quale il clown era passato da un argomento ad un altro senza criterio, ma la sua ultima frase lo risvegliò, colpendolo come uno schiaffo in pieno viso.

“Allora è così? Mi vuoi fuori dalla tua vita?”
“No Eddie, non hai capito. Se non sei all’altezza della mia vita, te ne voglio fuori.”

Die Liebe ist ein wildes Tier!
(L'amore è un animale selvaggio)

Il Re degli enigmi era senza parole, restò impalato a cercare di capire come fossero arrivati a quel punto e vide Joker raccogliere tranquillamente un pacchetto di sigarette dal tavolo, infilarne una in bocca e poi dargli le spalle, affacciandosi alla finestra.

“Sei ancora qui? - chiese, d’un tratto. - Raccatta i tuoi stracci e sparisci!”

In die Falle gehst du ihr.
(Cadi nella sua trappola)

Edward sapeva che era la sua ultima parola, così si voltò ed uscì dalla stanza, fuggendo da qualsiasi ulteriore umiliazione, e si chiuse nella camera in cui si era risvegliato; perché c’era andato poi, non è come se avesse uno straccio da portarsi, non aveva niente, non aveva più Joker.
Ma il destino lo odiava evidentemente troppo anche per lasciargli il tempo di deprimersi in pace; infatti il potente rimbombo della porta che veniva spalancata e poi richiusa, lo spaventò a morte. Si voltò per trovarsi davanti la minuta figura di Harley Quinn, la sua espressione era addirittura più furente di quella del suo compagno.

“Ora tu mi stai a sentire, Re degli idioti! - iniziò a sussurrargli con rabbia. - Non so neppure perché sono qui, visto che mi fai schifo, ma sappi che se non fosse palese quanto Mister J tenga a te, ora saresti già appeso per i piedi su una vasca di piranha! Forse, idiota come sei non lo ricordi, ma quando io e lui fuggimmo insieme, eravamo convinti che tu lo avessi scaricato.
Quando il vostro amico sfregiato lo ha chiamato, lui si è precipitato a salvare il tuo culo sedentario da quella baldracca ambientalista e non ho visto la sua faccia per giorni, mentre era qui a vegliarti! E naturalmente tra un pisolino ed un vomito non te ne sei accorto, ma ad un certo punto ti hanno dato per spacciato, così vien fuori che pur di vendicarti, il mio Puddin’ progettava di farsi saltare in aria con Ivy, Batman, Freeze e me! Ora dimmi, sono io la cretina che non se la prende, o sei tu che non vedi ad un palmo dal naso?! Ho accettato questo genere di rischi quando mi sono messa con lui, perciò sentirti piagnucolare per simili cavolate, mi fa rabbia! Detto ciò cerca di portargli, se non rispetto, almeno quel tanto di gratitudine che merita! Hai capito, o devo farti un disegnino?!”

In die Augen starrt sie dir.
(Ti fissa negli occhi)

Edward la fissò in silenzio, le braccia incrociate sul petto; unico indizio del suo stupore, un sopracciglio sollevato; abbassò lo sguardo, non c’era bisogno di rispondere nulla. Un attimo dopo, Harley era già fuori dalla stanza: lei non era una cretina, non lo era mai stata e di certo ora lo sapeva anche Nigma.
Un sorriso aperto le si era disegnò sul viso mentre saltellava fino alla cucina dove vide, di spalle affacciato alla finestra, il suo Puddin’, che soffiava fuori il fumo di una sigaretta quasi terminata.
Gli si avvicinò di sorpresa, abbracciandolo forte, “Buh!“ esclamò, poggiando il mento contro la sua schiena; Joker non sobbalzò neanche un po’, ma per un secondo si voltò a guardarla, un mezzo sorriso sul volto, sfregiato ma così bello.
Poi lo vide sollevare una mano al petto e fingere palesemente di essere rimasto senza fiato per lo spavento. Mister J era un illuso se sperava che i suoi occhi lucidi passassero inosservati proprio a lei, che lo amava così tanto.

Verzaubert wenn ihr Blick dich trifft.
(incatenato da un incantesimo, quando ti colpisce)

“Eddie ha detto che non se ne andrà. - a quelle parole, il clown si voltò di nuovo per metà, ma non disse nulla. Harley allora spiegò, quasi si stesse giustificando. - Abbiamo avuto una chiacchierata amichevole!”

Die Liebe ist ein wildes Tier,
In die Falle gehst du ihr,
In die Augen starrt sie die.
Verzaubert wenn ihr Blick dich trifft.

E Joker scoppiò a ridere. Perché la conosceva troppo bene.
Appena un attimo dopo, anche l’Arlecchina si unì al suo divertimento, e la cucina si riempì delle loro risa cristalline e coinvolgenti. Joker era egocentrico, va bene, ma che c'è da meravigliarsi? Era fatto così: voleva Eddie, voleva Gotham, voleva Johnny, e voleva giocare a domino con tutto il mondo.
Lei lo aveva accettato, e l’unica cosa che ancora la stupiva certe volte, era quanto amore fosse arrivata a provare per lui.

Bitte bitte, gib mir Gift.
Bitte bitte, gib mir Gift.
Bitte bitte, gib mir Gift.
Bitte. Bitte. Gib mir Gift.
(Vi prego, vi prego, datemi del veleno)


Ed ora le note:
*paparino: chiaro il doppio senso sessuale.
*è un dritto: non so se si capisce, mi è stato fatto notare che potrebbe non aver senso per alcuni. Si tratta di un modo di dire, per significare "uno giusto", "un figo".


  
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