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Autore: Tye Menkauhor    20/01/2010    1 recensioni
Ciao a tutti! Questa storia è ambientata qualche tempo dopo la serie try. Lina e Gourry hanno una loro meta, ma l'arrivo di due nuovi persoanggi sconvolgerà i piani di tutti, guidandoli verso i guai!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Amelia, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13

Capitolo 13

 

 

 

-Q

uesto regno... questo regno è insopportabile!- gridò Lina esasperata, strigando con uno strattone il suo mantello che per l’ennesima volta si era incastrato nei rovi del sottobosco. -Ricordatemi che non sceglierò MAI Gerni per una villeggiatura! Prima quei cosi orribili, poi il deserto, la Valle della Nebbia, e ora questa foresta impenetrabile!-

   -Calmati Lina...- lo spadaccino si avvicinò all’amica, aiutandola con gentilezza a recuperare il brandello di tessuto che era rimasto impigliato nel cespuglio ricco di spine.

   A tutta prima quello sembrava un bosco normalissimo: alberi, cespugli, qualche piccolo fiore, insetti e animaletti serpeggianti sul terreno, e il canto degli uccelli fra i rami più alti. Però la spessa coltre delle chiome non lasciava al sole nemmeno un minimo spiraglio, e la situazione si rispecchiava sul terreno, con sottobosco così fitto da rendere quasi impossibile un’andatura che superasse il passo di lumaca.

   -Vuoi fare silenzio? Sto cercando di capire perchè siamo sbucati da questa parte!- la rimproverò Zirna con in mano la cartina. Secondo i suoi calcoli sarebbero dovuti uscire dalla Valle lasciandosi il bosco alle spalle, e invece c’erano finiti in mezzo senza quasi accorgersene.

   Ameria si picchiò una mano in fronte: -Questo posto è pieno di zanzare... uscita da qui avrò bisogno di una trasfusione...- commentò abbacchiata.

   In retroguardia come al solito, Zelgadiss chiudeva la fila, mentre Will era di pochi passi avanti a lui, e lo ascoltava con attenzione. -... prendi la mira con entrambi gli occhi. Ti devi concentrare sul bersaglio, il resto deve sparire...-

   -AHIO!-

   -Che cosa c’è Lina?- chiese Gourry preoccupato.

   -Qualcosa mi ha punto! Maledizionemaledizionemaledizione!- urlò Lina zoppicando vicino al tronco di un albero per appoggiarvisi.

   -Fammi vedere... non sembra grave Lina, non è il morso di un serpente- Ameria tastò il polpaccio dell’amica, recitando sommessamente un Recovery.

   -Vedete di sbrigarvi!- sbuffò Zirna.

   -Ehi bella, datti una calmata, ok? Se ci troviamo in questa situazione è solo colpa tua e delle tue “scorciatoie”!- disse la maga inviperita.

   -Tsè!- la pallida ragazza voltò le spalle allontanandosi un poco, e ricominciando a studiare la mappa.

   -Grrr... è insopportabile!- esclamò Lina fra i denti.

   Lo sciamano affiancò il suo allievo, con l’intento di continuare la “lezione”. Osservando il volto del giovane, non potè fare a meno di seguirne lo sguardo triste. Era preoccupato per la sorella, senza ombra di dubbio. Zelgadiss fissò la nera figura di schiena, i cui capelli bianchi creavano elevato contrasto con il mantello. Lui, in quanto esperto di magia sciamana, era in grado di percepire, quando lei lo voleva, i suoi pensieri. Doveva essere quella la spiegazione: il profondo legame creato da uno sciamano con la natura si avvicinava probabilmente a quello che doveva essere stato il legame tra elfo ancestrale e natura. In qualche modo Zirna doveva aver trovato il sistema di trasmettere i suoi pensieri agli elementi, che quindi li rendevano percepibili anche da lui. Ma le visioni? I suoi agghiaccianti ricordi? Perchè lui “poteva vedere”? Perchè lei glieli aveva fatti vedere? Lui... sapeva benissimo quello che stava provando... rabbia... immensa rabbia... e paura per quello che era diventata. La condizione di diversità diventava un peso insostenibile nel momento in cui eri circondato da amici normali... bè, quasi normali trattandosi di quei tre... Ma Zelgadiss aveva superato tutto ciò. Loro, anche se mai l’avrebbe ammesso pubblicamente, avevano salvato il suo spirito dall’autodistruzione. Perchè su di lei non avevano lo stesso effetto? Era forse troppo tardi? Avrebbe continuato ad odiarsi per sempre? Un sempre relativamente breve... una persona capace solo di odiare se stessa a quel modo non avrebbe mai potuto amare ed apprezzare nulla... e il suicidio non sembrava essere nuovo nella sua famiglia. Però suo fratello forse... A volte, quando si rapportava con Will, il suo spirito sembrava calmo. Quel ragazzo era forse l’ultimo legame che Zirna aveva con l’umanità: quando si trattava di lui, era in grado di cambiare totalmente atteggiamento. Era strano... anche i suoi compagni erano molto protettivi e sempre preoccupati per il principe, anche se ne combinava di tutti i colori e non dava mai ascolto. Eppure non era uno stupido: nelle ultime due ore di marcia nella fitta boscaglia, aveva cominciato a parlargli della fisica dei corpi per fargli comprendere le leggi di gravità e tutto ciò che regola il moto di una freccia. Con suo stupore aveva scoperto che Will conosceva la fisica molto bene, e supponeva che fosse dovuto ai suoi studi, molto più intensi dal momento che non gli era consentito passare il tempo ad allenarsi con nessuna arma.

   Mentre Zelgadiss rifletteva, Will d’improvviso tese l’arco e velocissimo incoccò e scoccò una freccia verso un punto imprecisato del bosco. La chimera fece un balzo indietro nell’istante in cui, sibilando, le freccia passò a meno di cinque centimetri dal suo naso.

   -Ma cosa combini?- lo rimproverò.

   Will si girò ad osservare lo sciamano, mettendolo a fuoco solo in quel momento. –Mi dispiace, mi è scappato... ho notato un movimento e ho pensato che potesse essere qualcosa di commestibile...- disse un po’ deluso per il tiro andato a vuoto.

   -Accidenti Will! Se tu non fossi un principe saresti costretto a pignorare la tua vita e quella dei tuoi discendenti per cinque generazioni per potermi ripagare di tutto ciò!- lo apostrofò Lina, cercando di reggersi sulla gamba.

   -Stai ferma Lina! E’ solo liquido urticante, fra poco il gonfiore passerà. Io non posso fare di meglio- Ameria la spinse di nuovo a sedere, mentre la maga emetteva un grugnito di insofferenza.

   Scomparsa la goccia di sudore dalla tempia, Zelgadiss si voltò verso il principe: -Non devi sprecare frecce in questo modo, o presto rimarrai senza-

   -Oh, non c’è da preoccuparsi! Ho visto dove è piantata! Vado a recuperarla!- sorrise il ragazzo zompando oltre un cespuglio di rovi e correndo via.

   -No Will! Aspetta!- cercò di fermarlo lo sciamano, senza successo.

   -Proprio non ci riesce a stare calmo, eh?- sospirò la principessa di Sailoon, rialzandosi e grattandosi distrattamente la puntura in fronte.

   Un fruscio violento fra i rovi, dove Will si era addentrato, li zittì all’istante. Tesi e preoccupati si guardarono in faccia, con le orecchie allertate al minimo rumore, ma non si udiva più nulla, anche gli uccelli spaventati avevano smesso di cantare.

   Zirna mosse un passo: -Vado a cercarlo-, ma la stessa freccia scoccata dal fratello sibilò nuovamente nell’aria e si conficcò nel tronco appena sopra la testa di Lina.

   -No... non ditemelo... c’è un messaggio, vero?- chiese la maga con rassegnazione, senza nemmeno guardare il dardo. Lo sciamano si avvicinò ed estrasse la punta dalla corteccia. Srotolò il foglietto di carta e si mise a leggere il messaggio:

 

Abbiamo il vostro principe

Dateci tanto o morirà

 

   -... “dateci... tanto”...?- ripetè la chimera con una grande goccia di sudore sulla tempia.

   -Non molto ortodossi, ma non credo che siano dei pivellini. Non li abbiamo nemmeno sentiti, mentre con ogni probabilità ci spiavano- disse Lina tentando di alzarsi in piedi aiutata dallo spadaccino.

   -Tu credi... –cominciò Zelgadiss.

   -La sua vista è migliore della nostra Zel. Forse ha visto il movimento di uno di loro...-

   -... e gli si è buttato in bocca come un allocco!- terminò la chimera.

   -Se qualcuno non spifferasse ai quattro venti che mio fratello è un principe, forse non l’avrebbero preso!- Zirna lanciò un’occhiataccia a Lina.

   -SE TUO FRATELLO fosse anche solo un PO’ meno avventato...- cominciò a risponderle la maga.

   -Volete farla finita? Possibile che non facciate altro che litigare? Non mi pare il momento di discutere su chi ha colpa e chi no! Andiamo a recuperarlo?- Gourry si interpose con decisione fra le due ragazze, guardandole entrambe con rimprovero. Zirna si azzittì e scostò lo sguardo. Lina rimase per un istante senza parole, fissando il ragazzo a bocca aperta: Gourry... Gourry l’aveva appena rimproverata SERIAMENTE... ma aveva ragione. Cosa stava facendo? Perchè stava perdendo tempo a litigare con Zirna invece di studiare un piano per liberare Will? “La Distruzione...” ... il suo timore nei confronti di quella ragazza stava facendo degenerare il loro rapporto. Certo, non era facile sopportarla, ma accanirsi contro di lei solo perchè un demone ti dice che sarà l’assassina dei tuoi migliori amici, non era giusto... no? Ren... che in realtà volesse questo? Cercava forse di evitare che lei e Zirna potessero andare d’accordo? Aveva paura di loro due assieme?

   -Hai ragione Gourry... non è il momento. Ora dobbiamo trovare le loro tracce e liberare Will prima che accada l’irreparabile- Lina mosse qualche passo, constatando che la gamba stava già meglio. Sentiva la testa un po’ pesante, e ritenne che fosse la stanchezza... da quando erano scappati da Mahal non si erano ancora fermati un momento, e avevano forzato le marce per uscire dalla Valle nel minor tempo possibile... per ritrovarsi di nuovo dove non volevano essere...

   -Lina, tu credi... credi che Leniars potrebbe...- cominciò Ameria preoccupata. Lina annuì seria, accettando il braccio che Gourry le porgeva per aiutarla a sostenersi.

   -Che ragazzo impegnativo...- sospirò Zelgadiss.

   Zirna si concentrò: i suoi sensi meno sviluppati di quelli di un elfo, superavano però i limiti di quelli umani. Non sentiva nulla, non vedeva movimenti sospetti, e soprattutto non percepiva altre presenze al di fuori di loro. –Non c’è più nessuno qui- disse incamminandosi silenziosa come un’ombra nella direzione che aveva preso il fratello.

   -Aspetta! Ti aiuto a trovare le sue tracce!- Gourry affidò Lina al braccio dello sciamano e affiancò la bianca ragazza.

   -Grazie Zel!- la maga strizzò l’occhio alla chimera, che la osservò con attenzione.

   -Lina... sicura di stare bene? Mi sembri un po’ pallida...- cominciò lui.

   -No, e tutto a posto... e la gamba va molto meglio... probabilmente quel dannato insetto aveva un urticante molto potente, ma sta passando- spiegò la maga sorridendo un po’ forzata. “Almeno spero...”

 

   Gourry e Zirna, lavorando in perfetto silenzio, comunicando tra loro solo tramite segni o movimenti del capo come due esperti cacciatori, li condussero nella foresta fino nelle vicinanze del covo di banditi. Si trattava di una piccola radura, all’estremità della quale c’era una rozza capanna costruita con tronchi di diverse misure e rattopata alla bell’è meglio con una mistura di foglie e fango.

   -Sono dei poveracci...- bisbigliò Lina, sorpresa che un gruppo così male assortito fosse stato in grado di gabbarli. Erano solo una decina di uomini, probabilmente rinnegati e ricercati che si erano riuniti e rifugiati in quell’angolo sperduto e poco ospitale del mondo, sporchi e miseri, che in quel momento affilavano le spade e sembravano particolarmente eccitati. Non doveva accadere spesso che riuscissero ad avere un ostaggio.

   -Lina, guarda là!- la avvisò Gourry con una punta di urgenza nella voce. Proprio sopra la capanna, agghindato come un selvaggio, acquattato come un animale, stava un uomo che di umano aveva ormai ben poco.

 

   -Lo so, lo so... ma cosa potevo fare? Non è facile da trattenere! Sì, l’ho legato e ho provato a svegliarlo per interrogarlo, ma non si è ancora ripreso!- un uomo con la barba incolta e una grossa pancia uscì dalla capanna parlando con qualcuno che stava dietro di lui.

   -Sei fortunato che la Bestia conosce il linguaggio umano! Se non fosse stato per lui non ci sarebbe mai capitata l’occasione di avere tra le mani un principe! Non certo grazie a te! L’hai perquisito?- ora sulla porta si fermò un uomo alto e magro come uno spaghetto: i capelli corti e brizzolati erano spettinati, ma tutto sommato sembrava essere il più dignitoso di quel gruppo di sbandati.

   Dal tetto della capanna la “Bestia” ringhiò ai due di sotto. –Aspetta, non è ancora ora del tuo pasto!- tuonò quello che doveva essere il capo.

 

   -E’ così che ci spiavano allora! Era quello strano individuo... direi che si tratta di uomo. Forse è cresciuto nella foresta...- riflettè Lina dando voce ai suoi pensieri.

   -Che intendi fare Lina?- domadò Gourry.

   -Eccolo!- esclamò ad un tratto Zirna indicando un punto lontano dalla capanna. Will era sdraiato su un fianco, mani e piedi legati assieme, non muoveva nemmeno un muscolo, ed era evidentemente svenuto. –Ora capisco perchè non rispondeva...- mormorò la sorella con angoscia. In un solo giorno Will si era trovato nei guai per ben due volte... doveva avere una certa predisposizione! Ma la cosa che non riusciva a mandare giù era che lei, lei che voleva proteggerlo ad ogni costo, non era in grado di fargli evitare quei guai. Avere le capacità di trarlo in salvo non la consolava molto: lei voleva evitare che ci fossero occasioni in cui suo fratello dovesse essere salvato! Come si era sentita inutile solo qualche ora prima, non riusciendo a ritrovarlo nella nebbia così densa che nemmeno una lama sarebbe stata in grado di tagliare! Se almeno avesse potuto proteggerlo con la magia... ma non la si poteva usare su di lui... per colpa di Leniars... “Perchè diavolo non ha scelto me quel dannatissimo elfo! Tanto, entità più, entità meno... qua dentro ormai c’è posto per tutti!” pensò amareggiata. Così almeno suo fratello non avrebbe avuto tutti quei problemi...

   -Credete sia ferito?- si informò Ameria, cercando di sbirciare nella direzione che gli altri indicavano.

   -Probabilmente non l’hanno trattato con i guanti di velluto, ma non penso che l’abbiano picchiato a sangue- Lina osservò intensamente il ragazzo, e si accorse di non riuscire a metterlo completamente a fuoco.

   -Di qui sembra che abbia solo qualche ammaccatura- annunciò Gourry.

  

   -Dovrei perquisirlo? Hai ragione Jeoffry! Perchè non ci avevo pensato?- domandò con un sorriso ebete il bandito grasso.

   -Perchè sei un idiota Kroch!- sospirò con gli occhi al cielo il capo.

 

   -Quella “Bestia”... mi preoccupa un po’... Facciamo così: Zel, tu Ameria e Zirna aggirerete la radura da sinistra. Io e Gourry da destra ci avvicineremo a Will. Quel selvaggio, se è intellignete, cercherà di difendere il loro ostaggio, e si scaglierà contro di noi. Voi tre tenete lontani quei banditi. Contate fino a trenta non appena siete in posizione, poi attaccate. Noi sbucheremo da quei cespugli laggiù- Lina indicò un punto fitto di arbusti a breve distanza dal corpo esanime di Will.

   -Lina... – cominciò la chimera osservandola con un sopracciglio alzato.

   -Lo so Zel. Sarebbe più facile buttare tutto all’aria... ma preferirei riuscire a portare via Will prima che riprenda conoscenza. Non vorrei che si svegliasse spaventato... e poi, per una volta, evitare di attirare l’attenzione no fa male, no?- la maga gli strizzò l’occhio.

   -Non me ne importa un fico secco del modo, basta che lo andiamo a riprendere ORA!- gli occhi di Zirna fiammeggiarono nell’osservarli, e non ammettevano altre discussioni. Si voltò e cominciò ad aggirare la radura seguita dalla principessa di Sailoon e dallo sciamano. Lina sospirò, deglutì, si sfregò gli occhi annebbiati e cercò di mettere a fuoco lo spiazzo. Poi si mosse verso destra, mentre Gourry l’affiancava gettando su di lei occhiate preoccupate.

 

   -Zirna... io vado un po’più avanti...- Ameria cercò di avanzare nella boscaglia il più silenziosamente possibile, mentre la pallida ragazza si era feramata acquattandosi nella macchia al limitare della radura. Zelgadiss era qualche metro più indietro: volevano sorprendere i banditi con un raggio d’intervento ampio, per confonderli ed attirare la loro attenzione, mentre Lina e Gourry toglievano di mezzo la Bestia e portavano via di peso Will.

 

   Ma qualcosa andò storto...

  

   Uno schiocco secco. Ameria aveva malauguratamente spezzato un rametto, pestandolo. Immobile, senza quasi respirare, la principessa ristette. Non sentì alcun movimento, pensò che il rumore fosse stato troppo debole per essere percepito, e tirò un profondo sospiro di sollievo, portandosi la mano al petto.

   -Dove vai bella?-silenzioso come fumo, un brigante era spuntato di fronte a lei, con la spada sguainata. La ragazza si paralizzò, e cercò di pensare ad una formula, cominciando a recitarla sommessamente, le mani congiunte all’altezza del petto, ma l’uomo non aveva perso tempo: con un’incredibile slancio si era gettato verso di lei con la lama protesa in avanti.

   Con uno scatto veloce, Zirna si interpose tra la principessa, scagliandola a terra, e l’arma. La lama penetrò a fondo nel suo fianco. Poteva sentire il freddo acciaio nel punto in cui era entrato nella sua bianca carne, mentre all’interno del suo corpo era percorsa da ondate di bollente dolore. Con gli occhi sgranati per la sofferenza, la bianca ragazza notò che l’assalitore stava ghignando: certo era convinto di averla già sistemata! Ma si sbagliava, glielo avrebbe dimostrato! Le candide mani si serrarono attorno alla lama, con tale forza che presero a sanguinare. Lentamente estrasse l’arma dal suo fianco, mentre sentiva rombare il sangue in testa, e il dolore minacciava di farla svenire. L’uomo passava lo sguardo stupefatto dal suo volto all’arma, ora completamente estratta e grondante sangue.

   Zirna tossì, trattenendo il fianco con la mano per rallentare l’emorragia. Le sue labbra si chiazzarono di rosso, mentre una furia cieca la costringeva a respirare sempre più velocemente, peggiorando la situazione. Ameria le urlava qualcosa, ma non riusciva a sentirla.

   “Oh, si... continua... il tuo terrore è squisito!” pensò leccando il sangue sul labbro, ed osservando l’uomo con la sottile pupilla verticale che si stagliava nettamente in un occhio bianco.

   Il brigante indietreggiò e se la diede a gambe. Una ragazza dai capelli corvini e gli occhi celesti pieni di preoccupazione si piazzò davanti a lei. Si sforzò di ascoltarla, cancellando il ronzare nella sua testa. –Zirna, sei ferita gravemente! Non puoi combattere! Lascia che ti curi!- c’era disperazione nella sua voce.

   -Al diavolo! Solo una seccatrice!- rispose sprezzante il Fantasma, preparandosi a togliere di mezzo anche lei, alzando la sinistra per scagliarle contro un’incantesimo. Di nuovo fu interrotta: a proteggere quella ragazza un giovane dall’aspetto strano. Gli ricordava qualcuno...

   -Zirna. Lo so che sei ancora presente... combattilo! Dobbiamo curarti, ma non possiamo farlo se tu non lo vuoi!- le disse il giovane dalla pelle rocciosa.

   Qualcosa eslpose nella sua testa, e si prese il capo tra le mani gridando per il dolore insopportabile. Quando risollevò lo sguardo lo riconobbe “Zelgadiss...”, ma era debole, troppo debole per mantenere il controllo su quello che era il suo corpo. Poteva fare solo una cosa: scappare. In quel modo avrebbe evitato di fare loro del male.

   Zelgadiss notò che qualcosa non andava: iridi di un azzurro pallidissimo incorniciavano una scura pupilla rombolidale! Come se fosse in bilico tra l’uomo e il demone... Trattenne il fiato, nella speranza che la giovane riuscisse a tornare alla normalità, ma vide che sul niveo volto si disegnava l’espressione di un animale selvaggio ferito. Troppo tardi intuì cosa voleva fare. Zirna si voltò di scatto e fuggì veloce nella direzione opposta alla loro.

   -Ameria! Vai a chiamare Lina! Io la inseguo- le ordinò lo sciamano senza nemmeno voltarsi.

   La principessa lo osservò inseguire veloce la figura ammantata di nero, dai capelli bianchi che sbattevano scomposti sulle spalle. In pochi istanti scomparvero in mezzo alla macchia. –Zel...- mormorò, osservando ancora per qualche istante il punto in cui il giovane era sparito. Poteva essere semplicemente una sua impressione, ma il suo amico pareva particolarmente interessato a Zirna. La cosa non le piaceva molto... sentiva confusione dentro di lei. Zelgadiss non era il tipo da preoccuparsi troppo per qualcuno che conosceva appena... eppure Ameria sentiva che c’era qualcosa... qualcosa di profondo che legava quei due... Scrollò la testa, allontanando quei pensieri: -Ameria! Non è il momento di stupidi sentimentalismi o gelosie! Lei ha bisogno di aiuto!- strinse le labbra, -E spero che non sia Zelgadiss a dover pagare le conseguenze per il mio errore- aggiunse correndo via. Senza alcun dubbio Zel l’aveva mandata a chiamare Lina perchè temeva di dover affrontare il Fantasma. Ameria non poteva essergli molto utile contro la furia scatenata che la ragazza poteva diventare, e lui stesso aveva rischiato di rimetterci la pelle già una volta. La principessa accelerò il passo, saltando rovi, senza badare ai graffi che le procuravano sulle braccia e sul viso... doveva fare in fretta.

 

   Stremata dal dolore, Zirna interruppe la fuga e si accasciò senza forze contro un albero, piegandosi sul finaco che continuava a stillare sangue. Zelgadiss la raggiunse e si fermò a pochi passi da lei, senza avvicinarsi di più. “Avanti... chiedi aiuto...” pregava in silenzio la chimera, fissandola con un misto di rimprovero e aspettativa.

   Il Fantasma sollevò lo sguardo su di lui, guardandolo dapprima con rabbia, poi il dolore pulsante trasformò il suo delicato viso in una maschera di sofferenza, abbassò la testa sul petto e tentò di respirare mentre teneva la mano rossa del suo sangue premuta sulla ferita. Tuttavia non recitava alcun incantesimo per curarsi... il demone voleva alzarsi, attaccare, distruggere, e lei era troppo impegnata a trattenerlo per tentare di fare qualsiasi altra cosa. Nella sua testa il ronzio non le dava pace... i suoi occhi vedevano tutto attraverso una cortina rossa... questa volta avrebbe ricordato... era cosciente, era maledettamente cosciente, ed era orribile... Fino a qualche giorno prima, fino allo scontro con il suo maestro, aveva un minimo di controllo sul Fantasma: sapeva quello che faceva, e anche se a guidarla era la sua furia distruttiva, sapeva indirizzarla dove voleva. Ora non c’era più controllo... più nessun controllo... Era quello che aveva temuto per tanto tempo... e aveva capito che c’era molto vicina nel momento in cui Will non era più in grado di richiamarla all’ordine. Già... onde evitare di scatenare del tutto il Fantasma, aveva effettuato su se stessa un’incantesimo... una parola d’ordine, pronunciata da una sola persona, in quel caso suo fratello, poteva riportarla alla normalità. Ora quell’incantesimo non aveva più alcun effetto, il demone era diventato troppo potente, qualcosa lo aveva reso molto più forte...

   Zelgadiss non si muoveva, la fissava solamente. “Chiedi aiuto... dimostra che sei umana” strinse i pugni. E se non l’avesse fatto? L’avrebbe semplicemente guardata morire? “Ma cosa mi salta in mente? Proprio ora devo darle una lezione di buon senso?” pensò, decidendo in quell’istante di muoversi. Un mormorio sommesso lo bloccò... –A...iu...tami...- Zirna respirava a fatica, sempre più debole fisicamente e psicologicamente, era riuscita a malapena a trovare la forza di parlare. Si era resa conto che da sola non sarebbe sopravissuta, e l’istinto di conservazione era riuscito a vincere quella parte demoniaca che si agitava per mantenere la supremazia su di lei.

   Lo sciamano si inginocchiò veloce accanto a lei, e con delicatezza la stese a terra. Concentrato pose le mani sulla ferita, formulando a bassa voce la formula di guarigione. Aveva perso molto sangue, sarebbe stata debole per un po’, ma non era più in pericolo di vita. Vide il respiro della ragazza farsi più regolare, e il suo viso abbandonò l’espressione di sofferenza e tormento mentre il dolore diminuiva. Ad incantesimo concluso, l’espressione era ormai serena. Allontanò le mani dalla piaga chiusa, la osservò per un istante, e credendola addormentata, si sedette al suo fianco per riposare un attimo.

   Zirna però non dormiva. Aprì gli occhi, vedendo sopra di lei i rami ricoperti di foglie di un verde cupo, e con la testa ancora pesante si mise a sedere.

   -Dovresti rimanere tranquilla per un po’. Hai perso molto sangue- la ammonì la chimera. Non ottenne risposta, e si voltò a guardarla, con il timore che fosse ritornata ad essere demone. Decisamente non si aspettava che quegli occhi blu lo fissassero con rabbia, e che voltasse stizzita lo sguardo dall’altra parte. Notò però che stringeva gli occhi e si mordeva il labbro, come se volesse evitare di piangere...

   -Stupido! Perchè mi hai seguita?!- se non si fosse sentita così debole avrebbe urlato.

   -Saresti morta- rispose semplicemente Zelgadiss.

   -Sono scappata per salvare la pelle a voi due!- Zirna si voltò e lo fissò negli occhi, mentre i suoi erano lucidi di collera.

   -Saresti morta- ripetè la chimera con disarmante indifferenza.

   -Io potevo...- cominciò la ragazza, agitandosi.

   -No. Non potevi. Lo sai benissimo anche tu, altrimenti non avresti chiesto il mio aiuto- la interruppe con tranquillità lo sciamano. Zirna lo guardò furiosa, come se volesse fulminarlo all’istante. Zelgadiss sentì il suo cuore accelerare i battiti, spaventato, ma non fece trasparire nulla dalla sua espressione impassibile. Aveva notato che anche Lina rabbrividiva sotto quello sguardo... sembrava squarciarti l’anima senza pietà spargendo all’aria tutti i brandelli di te che tenevi nascosti nelle profondità più recondite del tuo essere... stava davvero giocando col fuoco? La pallida ragazza, con sua sorpresa, abbassò lo sguardo, troppo debole per vincere quella battaglia. –Grazie- sussurrò con amarezza, la voce che le tremava.

   Il ragazzo la studiò con attenzione: sporca di sangue, esausta, combatteva ancora una lotta contro se stessa... ma non contro il demone. La barriera di ghiaccio che si era eretta attorno in quei giorni, che l’aveva portata ad essere più schiva e irascibile di quanto non lo fosse quando l’avevano incontrata, stava crollando, e lei cercava con tutte le forze residue di tenerla in piedi. Quale fosse il reale motivo per cui stava cercando l’isolamento, non poteva saperlo...

   Zelgadiss non poteva sapere che il Fantasma non era mai stato così fuori controllo come in quegli ultimi tempi... che sapere di non essere in realtà umana anche al di fuori delle apparenze, l’angosciava molto di più che l’essere “diversa”... un’eredità elfica che non aveva voluto. La certezza di essere un’umano l’aveva aiutata in qualche modo, ma ora... ora qual’era il suo posto? Nel momento in cui tutta quella storia fosse finita, quando Will fosse stato al sicuro, lei cosa avrebbe fatto?

   Lo sciamano abbassò lo sguardo, prendendo in quel momento la sua decisione. Non poteva lasciarla scivolare oltre, non poteva guardarla mentre si autodistruggeva nella commiserazione. Sapeva bene quanto fosse inutile, quanto fosse necessario reagire, guardare avanti senza mai arrendersi. Lo aveva capito quando aveva incontrato i suoi amici... era perfettamente inutile piangersi addosso, bisognava affrontare a testa alta le difficoltà. E lui da quel momento l’aveva fatto... certo, Lina spesso gli ribadiva che la ricerca della sua cura era diventata peggio di una ossessione, ma lui non si sarebbe arreso, non si sarebbe mai arreso pur di tornare ad essere umano, ad essere come gli altri... Si inginocchiò accanto alla ragazza, fissandola con determinazione negli occhi: -Devi smetterla di rinchiuderti nel tuo mondo, così non fai altro che peggiorare la situazione. Zirna tu sei un’essere umano, non devi dubitarne mai- gli faceva uno strano effetto dire quelle parole che sembravano poter essere rivolte anche a lui...

   Zirna lo osservò spaesata... sentì la barriera frantumarsi e scivolare via assieme alle lacrime che le sgorgarono dagli occhi. Era bastato così poco... era così debole? Le sue intenzioni crollavano non appena qualcuno le parlava a quel modo? Sapeva che Zelgadiss era pericoloso... l’aveva inutito, in ritardo forse. Aveva cercato di tenerlo lontano, ma la chimera si era dimostrata cocciuta. Anche se gli aveva mostrato i suoi delitti... perchè si interessava così tanto a lei? La infastidiva! Lui... lui era ciò che lei non poteva essere! Sicuro di trovare una soluzione al suo probelma... da dove gli veniva quella sicurezza? Era impossibile! Impossibile!

   E continuava a fissarla anche mentre piangeva silenziosa? Voleva una risposta? Voleva sentirle dire che lo sapeva? Che era umana? Che con il loro aiuto poteva farcela? Non potevano fare un bel niente per lei! Zirna si sentì improvvisamente disperata, sola, persa in un mondo che la rifuitava...  bisognosa di aiuto... odiava chiedere aiuto...

   -Non sei più sola...- sussurrò lo sciamano.

   Singhiozzando ora vistosamente, Zirna abbracciò le spalle del ragazzo, affondando la testa nel suo petto. La chimera si irrigidì all’istante, aspettandosi di ricevere immagini terribili del suo passato... invece non accadde nulla. Solo una profonda, profondissima sensazione di disperazione, così intensa che ne rimase quasi paralizzato, ma che svanì appena lei si addormentò. Con un certo sollievo, e con imbarazzo, ricambiò l’abbraccio accarezzandole i morbidi capelli. –Un tempo ero proprio come te... orgoglioso e stupido- mormorò. Poi alzò gli occhi al cielo: -Santi dei! Che gatta da pelare mi avete dato con questi due?!-

 

   -Ma perchè... ci mettono così tanto?- chiese Lina con un filo di voce, ansimando e deglutendo troppo di frequente.

   -Lina, tu stai male!- affermò Gourry preoccupato, prendendole il viso con entrambe le mani e voltandolo verso di lui. Lina cercò di divincolarsi: -Non è nulla!- protestò.

   -Stai scherzando?- Gourry le pose una mano sulla fronte: la fascia nera era intrisa di sudore, e la fronte bruciava al tatto. –Lina, scotti! Devi avere la febbre alta!- fece una pausa, -Quell’insetto... non era semplice liquido urticante.. era veleno!- allarmato lo spadaccino prese per le spalle l’amica, fissandola nei castani occhi lucidi per la febbre. Era passata almeno un’ora da quando era stata punta, l’effetto del veleno era stato molto lento...

   -Gourry... mi fai male se stringi così forte...- tentò di lamentarsi la maga, senza la forza di liberarsi. Lui la osservò stupito: -... non sto affatto stringendo Lina... dimmi cosa devo fare? Vado a chimare gli altri? Loro sapranno come curarti, vero?- il viso teso, gli occhi colmi di qualcosa che sembrava troppo avvicinarsi alla disperazione, Gourry stentava a lasciarla andare. Anche perchè era lui a sostenerla: se avesse lasciato la presa, l’amica si sarebbe semplicemente accasciata al suolo. –Perchè non hai detto che stavi male?- la rimproverò.

   -Perchè non c’è niente da fare Gourry... non si può curare l’avvelenamento con la magia quando esso è in circolo, e comunque non è un veleno potente... credevo che in poco tempo l’effetto sarebbe scomparso...- -E invece è peggiorato! Sei una testona Lina!- -... al massimo domani starò meglio...- continuò Lina passandosi una mano sugli occhi annebbiati. La testa le doleva, anche le mani con cui Gourry la stava stringendo, seppure sapesse che il suo tocco era delicato, le provocavano dolore, come se tutto il suo corpo fosse così debole da sentire ogni cosa amplificata di cento volte. La voce dell’amico le giungeva attutita, aveva freddo, ma sudava... che razza di insetto poteva procurare quei sintomi? Cercò di riflettere, ma la sua mente si rifiutava di aprirle i cancelli, lasciandola fuori nel buio dell’ignoranza... ancora un po’, e avrebbe perso conoscenza...

  

   -Perquisiscilo dice... non mi pare che abbia molti posti dove nascondere tesori...- Kroch si avvicinò all’ostaggio, studiandolo con attenzione, una mano sotto il mento. “Bè, un bel ragazzo, non c’è che dire... ha proprio il faccino di chi è nato negli agi, beato lui! Certo, la Bestia poteva trattarlo un po’ meglio dato quello che vale, anche se è già tanto che non gli abbia staccato un braccio a morsi!”.

   Will giaceva ancora incosciente, con le catene che gli stringevano polsi e caviglie così strettamente che quasi sanguinavano. Un braccio era completamente graffiato, sul volto spiccavano alcuni grossi ematomi, mentre sulla fronte si era seccato un rivolo di sangue che scendeva dalla testa.

   Kroch si accovacciò accanto a lui, e prese a frugare nelle tasche dei pantaloni neri del giovane.

   -Mmmh...- mugugnò Will, con la bocca impastata di qualcosa che era forse il suo sangue. Tossì, sputò, e un dolore lancinante alla testa gli ricordò ciò che era accaduto: quel selvaggio gli era piombato addosso dall’alto, mentre cercava di divellere la freccia dal tronco in cui si era piantata. La zuffa era durata solo pochissimi istanti, fino a quando si era accorto del dolore al braccio: poi tutto era diventato nero. Il dolore alla testa gli fece comprendere che quella specie di uomo doveva averlo colpito con tale forza da avergli fatto perdere conoscenza. Ed ora si trovava legato come un animale, steso sulla nuda terra... con un uomo che gli frugava nelle tasche...

   -Cosa c’è qui?- si chiese Kroch, mentre dalla tasca estraeva un piccolo gancio metallico ed un bracialetto in oro con un grosso zaffiro luccicante. Lo sollevò all’altezza degli occhi e lo osservò con bramosia, emettendo un fischio sommesso.

   Will spostò lentamente la testa verso il brigante, e appena realizzò cosa teneva fra le mani, sgranò gli occhi. –Lascialo subito!- cercò di gridare, interrompendosi per tossire di nuovo.

   -Oh, Sua Altezza si è svegliato?- domandò Kroch spostando su di lui la sua brutta faccia barbuta.

   -Restituiscimi il bracciale!- riuscì finalmente a dire in tono chiaro e deciso.

   -Non sei nella posizione per dare ordini mi sembra...- sogghignò il bandito, mostrando un dente marcio.

   -Ridammi il bracciale di mio padre!- ruggì Will con disperazione, cercando di liberare le mani, ottenendo solo di tagliarsi ancora più profondamente la pelle.

   -Mh? Cos’hai attorno al collo? Come fa quella pietra a brillare?- Kroch avvicinò la mano sporca al ciondolo, che emetteva un piccolo bagliore soffuso.

   -DAMMI QUEL BRACCIALE!- Will spalancò gli occhi nel sentire di nuovo la voce profonda di Leniars uscire dalla sua bocca. E anche Kroch era rimasto schokkato da quel cambiamento nella voce del principe: lo fissava con sospetto, grandemente impressionato. –Quella voce... sei stato tu? Sei... sei un ventriloquo?-

   “Che stupido!” Leniars sbeffeggiò l’uomo. –Ti prego... prima che accada... prima che succeda l’irreparabile, restituiscimi il bracciale...- Will cominciava ad avere paura. Era Leniars... lo sentiva inqueito, follemente felice, pronto a tentare di nuovo a prendere il controllo su di lui. Non poteva evitarlo, era spaventato, non capiva cosa era successo, dove erano i suoi amici... e il ciondolo cominciava a brillare sempre più intensamente, bruciandogli la pelle...

   -Ma che vai cianciando, moccioso?- Kroch si alzò in piedi, il bracciale stretto nella sinistra. –Questo lo teniamo noi! E’ un ottimo inizio!- commentò con un mezzo sorriso, agitando la sinistra per enfatizzare le sue parole.

   -NOOOO!- Will gridò e si divincolò, nel tentativo di fermare il bandito.

   -Salve- una voce giunse alle spalle di Kroch.

   -Ma chi...- furono le uniche parole che il bandito riuscì a pronunciare prima di essere raggiunto da un pugno in pieno volto che lo fece finire a terra svenuto.

   -Chi è quello? Da dove è sbucato?- -Ehi, tu! Fermo!- -Bestia! Fatelo attaccare dalla Bestia!-

   Alto, biondo, e circondato, l’uomo sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi. –Calma ragazzi!- li ammonì con aria affabile.

   Quattro malviventi gli saltarono addosso all’unisono. L’uomo sferrò una gomitata nello stomaco ad uno di essi, contemporaneamente colpendone due con una strana arma che aveva fatto roteare con la destra. Il quarto fu raggiunto da un calcio ben piazzato nello stinco, che lo fece sbilanciare e cadere all’indietro.

   In quel preciso momento arrivò correndo in mezzo alla radura il bandito che aveva sorpreso Ameria. Quando si accorse di quello che stava succedendo si fermò inchiodando, e si guardò attorno indeciso sul da farsi. Poi notò che uno dei suoi compagni a terra si stava rialzando alle spalle dell’aggressore biondo, e caricò con la spada ancora sporca di sangue.

   Un sorriso beffardo si dipinse sul bel viso del biondo, mentre gli occhi di un limpido verde si stringevano fissando con sfida il brigante. Velocemente fece roteare di nuovo la sua strana arma, colpendo al mento l’uomo che cercava di sorprenderlo alle spalle, e si era mosso silenziosamente. Poi afferrò entrambe le parti dell’arma, due pesanti manubri neri uniti da una catena di resistenti anelli di ferro, e aspettò l’impatto col bandito che puntava su di lui. L’uomo saltò, alzando la spada e abbassandola velocemente per colpire l’intruso alla testa, ma il biondo afferrò i manubri con le due mani, e la spessa catena trattenne la lama poco sopra la sua testa. Il malvivente si avvicinò per tentare di forzare maggiormente la lama, mentre il biondo continuava a sorridere. Improvvisamente fece scendere la catena sino all’elsa della spada, spostandosi di lato, facendo sbilanciare in avanti il suo avversario, e colpendolo con una poderosa ginocchiata nell’addome.

   Sei erano i banditi privi di conoscenza, ammucchiati a terra attorno a quell’uomo comparso all’improvviso come un colpo di vento inaspettato. Will lo osservava dalla sua posizione poco comoda... la sorpresa gli aveva fatto dimenticare la paura, Leniars e tutto il resto. Il ciondolo era tornato ad essere una semplice pietra bianca, e non si accorgeva nemmeno dei sommessi brontolii che il bisnonno emetteva da qualche parte nelle profondità del suo essere. Quell’odore... di sale, e di aria fresca... quell’uomo lo aveva salvato di nuovo... Il principe lo fissava con ammirazione, mentre l’uomo si metteva in posizione per affrontare altri due briganti che si stavano lanciando su di lui. Uno finì a terra con la sagoma dello stivale in cuoio stampata sul viso, e una traccia rossa sul mento provocata dalla stella in metallo che decorava gli stivali; l’altro volò sopra Will andando a sbattere contro un albero.

 

   Quando in mezzo allo spiazzo cominciò ad esserci più movimento di quello che avrebbe dovuto esserci, Gourry si sporse per guardare, pensando che fossero i suoi compagni, finalmente entrati in azione. Se così fosse stato, avrebbe fatto la sua parte, ma Lina non poteva muoversi. Appoggiata al suo corpo, la maga teneva gli occhi chiusi... si sentiva uno straccio, ma almeno era riuscita a tranquilizzare un poco Gourry. E comunque, prima dovevano recuperare Will, poi avrebbe chiesto a Zelgadiss di andarle a cercare qualche erba utile per rimetterla in piedi. Di sicuro la chimera sapeva cosa sarebbe stato efficace per eliminare gli effetti di quel veleno... Socchiuse gli occhi quando sentì il corpo di Gourry irrigidirsi.

   -Lina... quello non è Zel...- sussurrò lo spadaccino, prendendola da sotto le spalle per sollevarla oltre il groviglio di cespugli. La maga rimase in silenzio, fissando l’azione, per un tempo che parve all’amico interminabile. Non era ridotta così male da non accorgersi che quello davvero NON era Zelgadiss, o una delle principesse! Anche se le servì un certo tempo per capire cosa stava succedendo a causa della patina bianca che aveva davanti agli occhi...

   Dietro di loro, ansimante e graffiata, sbucò Ameria, che si fermò a riprendere fiato e poi prese a parlare con urgenza: -Il Fantasma! E’ ferita! Zel può essere in pericolo!- infine si accorse delle condizioni di Lina, -Lina, cos’hai?- e da ultimo vide che i due compagni stavano osservando la radura, e spostò il suo sguardo oltre i rovi. –EH? Chi è quello??- esclamò sorpresa, puntando il dito verso il giovane uomo che stava scaraventando un bandito nella loro direzione.

   -E’ quello che vorrei sapere anche io...- le parole di Lina erano a malapena udibili. Fece un cenno con la testa allo spadaccino che la stava ancora sorreggendo per offrirle la possibilità di tenere d’occhio quello che accadeva, e l’amico la riposò delicatamente a terra. Ameria corse al suo fianco, inginocchiandosi e sostenendo la maga che stava dondolando il capo e ricadendo all’indietro.

   -Ma cosa ti è successo?- le domandò con aria preoccupata, constatando che non aveva ferite per lo meno visibili.

   -E’ il veleno...- le spiegò Gourry, lanciando un’occhiata preoccuapata all’amica.

   -Ho bisogno di Zel... ma posso resistere ancora un po’... piuttosto, che cosa stavi dicendo? Chi è in pericolo?- Lina cercò di sostenersi con le sue forze, allontanando le braccia dell’amica.

 

   -Bene straniero! Siamo rimasti solo noi due!- Jeoffry si posizionò di fronte al biondo, ad una decina di passi da lui, la mano sull’elsa della spada bastarda.

   -A quanto pare...- l’uomo allontanò una corta ciocca di capelli biondi spettinati dagli occhi. In fronte aveva legata una lunga fascia blu scuro, le cui estremità pendevano sul lato sinistro della nuca, fin quasi a toccare la spalla. Vestiva una stretta maglietta di un azzurro chiarissimo, tendente al verde acqua, che poteva ricordare la sfumatura del colore dei mari tropicali; il collo alto e abbondante, le maniche arrotolate sulle spalle lasciavano scoperto sul bicipite sinistro un tatuaggio: la forma stilizzata e piena di inchiostro nero era quella di un drago dalle ali aperte. I pantaloni in pelle nera dovevano essere probabilmente lucidi, se non fosse stato per la polvere che era stata sollevata nello scontro con gli altri banditi. Una grosso cinturone nero, con tre file di borchie di metallo lucente, scendeva dal fianco destro fino a metà della coscia sinistra. E la sua strana arma era fissata proprio sul lato destro del cinturone... L’uomo aprì la mano, tenendola all’altezza del doppio manubrio assicurato alla cinghia della cintura.

   Jeoffry percepì che il pericolo era maggiore di quanto non sembrasse a prima vista. Spostò il peso da una gamba all’altra, a disagio, senza però estrarre la spada che portava al fianco. Intuiva, con il suo fiuto di ladro, che non appena avesse sguainato la sua arma, il giovane di fronte a lui lo avrebbe raggiunto con una velocità impressionante. Il suo corpo era quello di una persona molto allenata, era comprensibile anche ad occhio nudo... Poteva sembrare il combattenete perfetto: forza e agilità sviluppate a pari livello. Al suo occhio critico non sfuggiva il guizzare dei muscoli delle gambe... era senz’altro un corridore portentoso, mentre lui... lui aveva solo la furbizia dalla sua, e una appena discreta tecnica di spada. Si rendeva perfettamente conto che non aveva possibilità a livello di forza fisica. Lanciò una rapida occhiata ai suoi uomini inermi a terra... dei pezzenti, era vero, ma non tutti degli incapaci. Riportò lo sguardo sul nemico. I suoi occhi verdi lo fissavano ridenti... era un uomo che adorava le sfide... tutte e soprattutto quelle impossibili. Ma lui... piccolo ladruncolo, non era un pericolo, e nonstante fosse solo un fastidio, l’uomo non lo osservava come se fosse semplicemente annoiato. Gli concedeva l’onore di ritenersi comunque al suo livello, di non prenderlo in nessun caso sottogamba. “Un uomo che dà soddisfazione in qualsiasi tipo di duello...” pensò Jeoffry. “Bè, io non sono come lui!”. –Bestia!- gridò all’improvviso con quanto fiato aveva in gola. L’uomo selvaggio, balzando su tutti e quattro gli arti, si lanciò sullo straniero, con la bocca spalancata in un ringhio. Il giovane si voltò velocissimo ad affrontare il nemico che non si aspettava, mentre sentì che Jeoffry aveva sguainato la spada e caricava alle sue spalle. –Non sei leale!- esclamò, frenando l’impeto della Bestia con un braccio solo.

   Jeoffry indietreggiò... lo straniero lo stava fissando con occhi di ghiaccio verde scintillante, lo sguardo duro e particolarmente incavolato. Il braccio sinistro teso in avanti, la mano stretta sul collo della Bestia, che si divincolava selvaggiamente, graffiando con le mani sporche il braccio saldo che lo tratteneva, cercando di ringhiare, ma non riusciendo ad emettere alcun suono tanto era forte la pressione sul suo collo. Terrorizzato Jeoffry lasciò cadere la spada e scappò di corsa infilandosi nel bosco.

   Lo straniero riportò la sua attenzione sulla Bestia, che aveva smesso di divincolarsi, ma lo guardava con un odio così profondo da essere quasi palpabile. La morsa sul suo collo si accentuò, e l’uomo selvatico strinse i denti, boccheggiando. Il biondo lo fissò negli occhi senza alcun timore, stringendolo senza fatica, nonostante la Bestia fosse un uomo dalla muscolatura talmente sviluppata da renderlo pesante, anche se non era particolarmente imponente.

   Will, ancora a terra, poco distante, osservava la scena trattenendo il fiato. La Bestia avrebbe approfittato di ogni più piccola possibilità: l’allentarsi della stretta sul collo, la distrazione momentanea di quell’uomo, il più piccolo movimento... Era cresciuto come un’animale, come un predatore, e messo alle strette come in quel momento diventava ancor più pericoloso. Ma il suo salvatore... non sembrava per nulla preoccupato, anzi, fronteggiava quell’uomo selvatico come se fosse un nemico qualunque, ne più ne meno.

   -Non meriti che io ti faccia del male solo perchè hai obbedito a chi ti sfama- parlò con voce chiara, in tono di chi vuole calmare, ma nello stesso tempo intimorire... –Non avvicinarti più al ragazzo e ai suoi compagni. Presto lasceranno il tuo territorio- fissò la Bestia con maggiore intensità, schiacciando le sue vie respiratorie con forza sempre maggiore. Ciondolando senza poter toccare la terra coi piedi, il selvaggio cercò di allontanare il braccio e con la forza della disperazione strinse le sue mani ruvide e sporche attorno al polso del giovane uomo.

   -Hai capito quello che ti ho detto?!- escalmò il biondo senza batter ciglio.

   Gli occhi scuri della Bestia si colmarono di paura: lasciò il polso e tentò senza successo di fare un cenno di assenso con la testa, mentre ormai sentiva le forze venirgli meno, e l’ultima aria residua nei polmoni uscirsene portando via la sua vita. L’uomo annuì soddisfatto, percependo il lieve movimento del capo del suo antagonista, e lo scaraventò a terra con forza tale che la Bestia rotolò su se stessa per quattro-cinque volte. Non appena si fu fermato, si alzò sui quattro arti e tossì, recuperando l’uso delle vie respiratorie.

   Lo straniero si avvicinò ad alcuni dei banditi a terra, senza prestare attenzione a Will, che lo osservava ancora muto come un pesce. Si chinò, raccolse qualcosa da sotto il corpo di uno di loro, e poi si diresse verso il principe con passo sicuro.

 

   -Che cosa possiamo fare?- domandò Ameria angosciata. Lei era corsa fin lì per portare Lina ad aiutare Zelgadiss, ma Lina non riusciva nemmeno a stare in piedi... Inoltre quel tizio che aveva fatto irruzione tra i banditi, e che nell’istante in cui aveva parlato la principessa, era alle prese con la Bestia, poteva avere cattive intenzioni verso Will. Cosa doveva fare? Perchè aveva lasciato Zelgadiss? Lei non aveva grandi possibilità contro il Fantasma, lo sapeva, ma se univa le sue forze a quelle dello sciamano potevano superare l’ostacolo... Qualche sera prima Zirna le aveva detto di non farsi scrupoli, di combattere contro di lei se ce ne fosse stato il bisogno... In quel momento Ameria si chiese se poteva veramente farlo... se avesse fatto del male ai suoi amici... se avesse fatto del male a Zelgadiss... non l’avrebbe perdonata...

   -Non ti preoccupare Ameria...- Lina le parlò senza aprire gli occhi, respirando profondamente e cercando di farsi sentire. –Zel sa quello che fa... non è uno sprovveduto. Dobbiamo fidarci di lui. E dobbiamo riuscire anche a fidarci di lei. Hai detto che è fuggita, no? Probabilmente era cosciente e ha cercato di fermarsi da sola. In più era ferita... Non accadrà nulla di grave alla tua chimera!-

   Ameria arrossì all’istante, e aprì la bocca per replicare qualcosa, ma in quel preciso momento Gourry, che stava osservando le azioni dello straniero, uscì dai cespugli di corsa, senza nemmeno avvisarle, e si piazzò davanti a Will, mentre il biondo si stava avvicinando.

   -Che cosa vuoi da lui?- ruggì lo spadaccino, con la spada in posizione davanti a sè.

   Il giovane uomo si fermò di fronte a lui, sorridendo furbescamente. Alzò la mano destra, aprendo il palmo e mostrando quello che aveva raccolto: -Devo restituirgli questo- disse semplicemente. Gourry parve indeciso, ma non allentò la guardia.

   -Ehi... qualcuno di voi due sarebbe così gentile da togliermi le catene? Sapete, comincio a stancarmi di stare in questa posizione...- disse Will, con una goccia di sudore sulla nuca. I due ragazzi biondi però si stavano studiando con attenzione, e sembravano non accorgersi nemmeno della sua presenza.

   -Ma che cosa è successo qui?- Zelgadiss uscì dai cespugli facendo attenzione a non fare impigliare il mantello di Zirna nei rovi. La ragazza non aveva più ripreso conoscenza, ed era stato costretto a riportarla indietro in braccio. Aveva incrociato un bandito, gli era sembrato il capo, che fuggiva nella foresta senza nemmeno guardarsi indietro, e aveva allungato il passo, ipotizzando che fosse accaduto qualcosa. E in effetti, i briganti erano tutti al tappeto, la Bestia era ranicchiata su se stessa, immobile, ma non ostile, uno sconosciuto se ne stava piantato di fronte a Gourry, mostrando qualcosa che teneva in mano, mentre Will era ancora legato, e la testa di Ameria sbucava appena dai cespugli sull’altro lato della radura.

   Il principe voltò la testa nella sua direzione, e quando vide la sorella si rivolse a lui angosciato: -Che le hai fatto?-

   -Come? Io non le ho fatto proprio un bel niente!- Zelgadiss gli lanciò un’occhiataccia, mentre si avvicinava ai due biondi. Lo sconosciuto non fece alcun movimento, continuò a guardare Gourry negli occhi, senza distrarsi. Lo spadaccino sosteneva lo sguardo dai limpidi occhi verdi senza batter ciglio, ugualmente determinato e concentrato. Infine abbassò la guardia della spada, e fece al giovane uomo un sorriso cordiale: -Direi che dobbiamo ringraziarti-

   Lo sconosciuto dagli occhi verdi sorrise a sua volta: -Direi che non ce n’è bisogno- abbassò la mano, e si avvicinò.

   -Chi è questo tizio?- Zelgadiss si rivolse all’amico, squadrando con scetticismo l’alto uomo.

   -Zel! Sono felice di vedere che stai bene! Ameria era così preoccupata!- Gourry sorrise, poi tornò serio in un lampo. –Lina ha bisogno delle tue conoscenze. Devi trovare delle foglie particolari e fare un decotto per combattere i sintomi dell’avvelenamento- c’era urgenza nella sua voce, ma prima che potesse tornare ad accudire l’amica, lo spadaccino venne fermato.

   -Aspetta!- lo sconosciuto gli mise in mano una manciata di piccole foglie lunghe. –Falle masticare queste. Basteranno per la puntura di quello scorpione- disse calmo, per rassicurare anche il ragazzo.

   -Scorpione?- Gourry fissò le foglie sul suo palmo.

   -E tu come lo sapevi?- domandò la chimera diffidente, mentre Gourry correva nel posto in cui aveva lasciato le due amiche.

   Il ragazzo dagli occhi verdi lo osservò con aria divertita. –Non sei così diffidente nei suoi confronti, eh, chimera?- sorrise furbescamente, indicando la ragazza che ancora teneva tra le braccia. Lo sciamano arrossì immediatamente, gettando un’occhiata verso il luogo in cui aveva scorto la principessa di Sailoon poco prima, e tirando un interno sospiro di sollievo nel constatare che stava aiutando Gourry a dare le foglie a Lina.

   -Non eravate venuti a salvare me? Vorrei ricordarvi che sono ancora qui, legato... incatenato... impossibilitato a muovermi...- Will sospirò con rassegnazione. Di nuovo nessuno gli stava prestando attenzione... –VOLETE LIBERARMI SI O NO?- gridò esasperato.

   Lo sconosciuto si avvicinò al principe, posando un ginocchio a terra accanto a lui. –Mi dispiace di averti fatto attendere- il sorriso a trentadue denti sembrava quello dello sponsor di un dentifricio... Will si ritrovò a pensare che di sicuro avrebbe scintillato anche in una stanza completamente priva di luce... –Sì sì, ora sbrigati- lo incalzò, porgendogli polsi e caviglie incatenate.

   Il giovane uomo posò una mano sopra le catene, e senza pronunciare una sola parola, una piccola scintilla luminosa si scaricò dal suo palmo, facendo completamente scomparire, come se non fossero mai esistite, le catene e le taglienti chiusure che gli ferivano la pelle.

   Non più costretto nella posizione del capretto pronto al macello, Will si mise a sedere, massaggiandosi i polsi graffiati ed escoriati, e le caviglie piagate e insanguinate, fissando con curiosità mista ad ammirazione il suo salvatore.

   -Ehi Will... tutto ok?- Lina si avvicinò sorridendo con fatica, sostenuta da Gourry e da Ameria. Quelle foglie erano state miracolose, Lina non si era certo aspettata un effetto così rapido, e non aveva nemmeno compreso di che foglie potesse trattarsi... questa era un’altra delle numerose cose da chiedere a quello strano personaggio.

   Il principe la fissò un momento, poi si alzò: -Lina, stai bene? Cosa è accaduto? Vi lascio per qualche minuto, e già vi cacciate nei guai?- sorrise ironicamente, ben sapendo che il guaio questa volta lo aveva procurato lui.

   -Fai poco lo spiritoso ragazzo... non posso darti quello che ti meriti solo perchè non sono in grado di stare in piedi da sola...- gli strizzò l’occhio, accompagnando il gesto con un sogghigno. –Ameria, vedi di sistemargli quel braccio... anche se ha la mira di una talpa, può esserci utile!-

   La principessa di Sailoon si staccò dall’amica, avvicinandosi a Will per curarlo, e lanciando un’occhiata verso lo sciamano, che stava delicatamente posando a terra il suo nero fardello.

   Lo sconosciuto si era rialzato, ergendosi in tutta la sua alta statura, superando addirittura Gourry: fissava Lina con uno sguardo indecifrabile nei limpidi occhi color dell’acqua marina, con un sorriso luminoso sulle labbra. –Miss Inverse, è per me un onore fare la vostra conoscenza- disse dopo qualche istante di silenzio. S’inchinò, le prese la mano guantata, e le fece elegantemente il baciamano, osservandola di sottecchi con occhi ridenti. Lina divenne rossa come un peperone, ritirando lesta la mano, quasi sbilanciandosi troppo all’indietro (e sarebbe caduta se non fosse stata aggrappata a Gourry con l’altro braccio...). Impegnata com’era a cancellare l’imbarazzo dal suo volto, non colse l’occhiataccia che il suo amico spadaccino lanciò allo sconosciuto. Quel ragazzo stava giocando con lei... non gli avrebbe più permesso di cogliera di sorpresa... e OVVIAMENTE la prossima volta che avesse azzardato una mossa simile niente gli avrebbe risparmiato una palla di fuoco ben piazzata! Ma in quel momento era troppo debole... e comunque, gli doveva la salute... il fatto di non punirlo per la sua sfrontatezza, lo ritenne sufficiente a ripagarlo del debito che aveva con lui, per avergli fornito quelle strane foglie...

   Recuperato il contegno, gli sorrise sfacciatamente: -Penso che sia ora che tu ci dica chi sei-

   -Io?- domadò con aria di falsa innocenza il giovane uomo. –Io... sono Beelurd. E...- sorrise divertito, -...sono un “angelo custode”!-

                               

  
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