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Autore: ele_lele    24/01/2010    6 recensioni
Cosa succederebbe se una Grifondoro e un Serpeverde si innamorassero? E se in particolar modo i ragazzi in questione fossero Hermione Granger, Grifondoro per eccellenza, e Draco Malfoy, infido e seducente Serpeverde?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap 13
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CAPITOLO 13
SANGUE E PIUME




“Allodola del ricordo
è tuo il sangue che scorre
è tuo e non il mio
Allodola del ricordo
ho stretto il pugno mio
Allodola del ricordo
gentile uccello finito
non saresti dovuto venire
a beccare nella mia mano
i semi della dimenticanza.”
Jacques Prévert






Se si era illusa che la mattina si sarebbe svegliata riposata, aveva commesso un errore di valutazione.
Un grosso errore.
La schiena le doleva come se fosse caduta da trenta metri durante un incontro di quidditch, e dubitava che Madama Chips avrebbe potuto fare qualcosa.
Si era addormentata sulla poltrona della Sala Comune realizzò, riprendendo coscienza di sé.
E aveva la mano destra sudaticcia.
Un peso che non si poteva di certo definire “piuma”gravava sulla sua gamba destra, fino al braccio per arrivare poi alla mano in questione, sempre più sudaticcia col passare dei minuti.
Abbassò la testa con un movimento troppo brusco che le causò un capogiro e si ritrovò a fissare due mani.
Ma solo una le apparteneva.
L’altra era nientemeno che di… Ron?
Strizzò gli occhi come aspettandosi di veder sparire tutto e di trovarsi in camera sua, ma si accorse subito che la sua speranza non sarebbe stata esaudita.
Pur avendo gli occhi chiusi sentiva il calore della pelle di Ron che, ignaro che lei si fosse svegliata, continuava a dormire a bocca aperta.
E ogni sei secondi circa, sbuffava.
O russava.
Questo non avrebbe saputo precisarlo.
Facendo il più lentamente possibile per non svegliare il suo amico che dormiva ai piedi della sua poltrona come un fedele cagnolino, spostò, non senza fatica, la gamba, e piano piano anche il braccio così che, senza poterlo evitare, si ritrovò a fissare Ron che scivolava inesorabilmente verso il pavimento di parquet.
Mosse leggermente la caviglia intorpidita con movimenti circolari, certa che sotto il peso del suo amico, le si fosse fermata la circolazione.
Poi, con un sospiro, si puntellò sui gomiti, spostò il peso con un movimento deciso di reni, e si diede una spinta con le mani che tenevano stretti i braccioli della poltrona, come se potesse cadere da un momento all’altro.
E si ritrovò in piedi.
La testa le girava e sentiva un fastidioso ronzare nelle orecchie.
Si spostò lentamente, osservando la Sala Comune attorno a lei come se la vedesse davvero per la prima volta.
Si avvicinò con studiata lentezza verso il camino dove giacevano i resti di un fuoco spento, e tizzoni di legna di pino e castagno secco giacevano come scheletri nel focolare, tra pezzi di nero carbone e cumuli di fredda e grigia cenere.
Poi, sempre con il suo passo da lumaca e il suo andamento gobbo e sbilenco dovuto al mal di schiena, si avvicinò alla superficie riflettente dello specchio lì accanto.
La cornice argentata era spessa e massiccia, lavorata finemente e con intarsi e ghirigori.
Probabilmente era opera degli Elfi, tanto era bello.
Appena vide la sua immagine guardarla fece una smorfia, e quella ripeté il gesto di rimando.
Si maledisse per essersi addormentata come una broccola qualunque su una poltrona della Sala Comune e si avvicinò al riflesso per studiare meglio la sua immagine.
Le occhiaie erano fin troppo evidenti e non sarebbe bastato il solito cubetto di ghiaccio per mandarle via.
I capelli erano scarmigliati, tanto da sembrare un nido di vespe, pensò disgustata.
Ci sarebbe voluto del buon balsamo e taaanta pazienza per districarli, costatò.
Lo sguardo era leggermente perso e l’occhio era fin troppo simile a quello di un pesce lesso.
Di male in peggio.
-Herm!- un ragazzo moro ancora e in pigiama era appena arrivato e la fissava sbigottito.
-Harry!- esclamò sorpresa di vederlo –sei ancora in pigiama!-
-E tu sei ancora vestita come ieri sera…- poi lo sguardo gli cadde ai piedi della poltrona, da dietro la quale spuntava colpevole un piede.
Un piede a lui terribilmente familiare.
I suoi occhi si ridussero a fessure, e il verde prato delle sue iridi divenne glaciale.
Freddo ghiaccio in quegli occhi.
-Ron?- domandò perplesso alla Grifoncina, ma lei si limitò a scrollare le spalle.
-Capisco- sibilò freddo, mentre un dolore sconosciuto s’impossessava di lui, facendolo ribollire di rabbia.
Di… gelosia?
-Affari vostri- concluse freddo.
Lei impiegò un po’ a capire a cosa alludesse, e quando comprese avvampò e le gote le si imporporarono di un rosso scarlatto.
-No! No, cos’hai capito… il fatto è che ieri sera ero così stanca e dopo che Ron mi ha dato una tisana mi sono addormentata di colpo. Ero sfinita…-
-...E lui ti ha tenuto compagnia. Che gesto nobile…- soffiò sarcastico.
-Harry! Non ti fidi di noi!- allibì sconvolta.
-E da quando c’è un “voi”? Non siamo sempre stati un “noi” tutti e tre? Il “trio dei Miracoli” non ti dice niente? Trio, hai presente? Formato da tre persone, non da due. Altrimenti diventa coppia…-
-Oddio, non fare il paranoico, Harry…-
-Non faccio il paranoico. Vorrei solo essere informato per tempo. E magari da voi e non da altri… e…-
-Basta così. Stanotte io ho dormito e Ron si è addormentato assieme a me ai piedi della mia poltrona, evidente troppo stanco per salire in camera vostra. Hai altre illazioni da muovermi contro?- chiese severa.
Lui abbassò il capo, lasciando perdere.
-Come mai sei sceso così presto?- Chiese ancora
-Ho un mal di testa atroce. Volevo prendere un’aspirina- disse mostrando la mano chiusa a pugno, all’interno della quale si intravedeva un involucro argentato.
-Se vuoi lì c’è la mia tazza. Ci ho bevuto la tisana però…-
-Non c’è problema- concluse pratico, avvicinandosi al tavolo e prendendo la tazza e riempiendola d’acqua, che si colorò subito di un tenue color pesca, a causa del residuo di tisana.
-Non la sciacqui?-
-Non mi schifo- e mise la pasticca in bocca e con un unico sorso l’inghiottì.
Bevendo tutta l’acqua.






Il pendolo appeso al muro della Sala Comune dei Serpeverde suonò le sette, e altrettanti rintocchi riecheggiarono per le fredde mura.
Una ragazza dagli occhi scuri guardava fissa il soffitto della sua camera di prefetto, senza neppure sbattere le ciglia lunghe e curate.
I capelli color mogano erano sparsi sul cuscino verde scuro come un ventaglio.
La sua pelle candida ricordava quella di una morta.
Una bellissima morta.
Un cadavere che avrebbe indotto in tentazione anche un santo.
Allungò pigramente una mano verso il comodino e prese un piccolo pacchetto di sigarette e un accendino babbano.
Prese una sigaretta tra le dita alabastrine e l’accese, tirandone poi una boccata.
Quando la riavvicinò nuovamente alle labbra e sentì l’odore forte e rude del tabacco si sentì subito meglio.
Nicotina al posto dell’ossigeno.
Era questa la regola della maggior parte dei Serpeverde.
E lei non era un’eccezione.
L’accendino babbano recitava P.P.
Poli Propilene.
Pansy Parkinson.
Una nuvola di fumo si levò improvvisamente dalla sua bocca rossa e carnosa quando lo soffiò fuori.
Avvicinò nuovamente la sigaretta alle labbra e fece un altro tiro.
Pensava.
Meditava.
Rifletteva.
Espirò e sputò fuori il fumo lentamente, formando tanti anelli concentrici.
Quel disegno apparentemente così banale, parve illuminarla, e un ghigno soddisfatto le si disegnò sul bel viso.
Si, fumare l’aiutava a pensare.
Decisamente.



“Una sigaretta è il prototipo perfetto di un perfetto piacere. E' squisita e lascia insoddisfatti. Che cosa si può volere di più?”
Oscar Wilde





Un album fotografico spuntava da sotto una coperta di lana a quadretti posata su una poltrona rossa accanto al camino spento.
Harry lo prese e si ritrovò a fissare sé stesso sorridente in copertina.
Sotto una scritta rossa recitava “Questo album fotografico è proprietà di R. Vane”.
Romilda Vane.
Hermione, che si era avvicinata lentamente a lui, ormai seduto sulla poltrona e con ancora lo sguardo fisso sull’album tra le sue mani, si sedette sul bracciolo e gli occhi gli caddero sull’oggetto che aveva attratto così tanto la sua attenzione.
E anche lei si ritrovò a fissare Harry.
Lo prese senza fiatare e aprì la prima pagina, dove in una foto un po’ sgranata a causa di un ingrandimento eccessivo, si vedevano fin troppo bene lei e Harry.
Sorridevano.
Sembravano davvero felici.
Continuò a sfogliare pagina dopo pagina, trovandosi a guardare foto di Harry con Ron, con lei, da solo, con Ginny, mentre litigava con Malfoy…
Harry mentre mangiava in Sala Grande, a lezione con Hagrid, Harry che sbuffava o che correva in corridoio per non fare tardi alla lezione di Piton, Harry che urlava e che prendeva il boccino in una partita di Quidditch contro Corvonero.
Harry che l’abbracciava tenendola stretta.
-Romilda mi perseguita- lo sentì esclamare d’improvviso.
-Pensavo avesse finalmente deciso di lasciarti in pace- esclamò lei con una strana voce e un tono fin troppo civettuolo e suadente.
-Lo pensavo anche io, anzi, lo speravo!-
-Oh Harry!- rise e sbatté le ciglia atteggiandosi.
Il povero Harry, che non era certo abituato a un comportamento del genere da parte dell’amica, si sporse un poco in avanti e la guardò preoccupato.
-Hai qualcosa nell’occhi, Herm?-
-Cosa? Oh, no…- esclamò coprendosi la bocca con la mano, come a voler coprire una risata che sarebbe comunque stato impossibile celare, tanto era argentina e falsa.
Quel suono, simile a quello di tanti campanellini, fece svegliare Ron, che sbatté le palpebre per un bel po’, intontito, prima di capire dove e con chi si trovava.
E anche allora, parve avere dei problemi con il colore della sua pelle.
Quando vide Hermione sbiancò, e poi, sentendola nuovamente ridere divenne color peperone, per tornare poi al pallido, assumendo uno squallido color giallo che lo faceva sembrare fin troppo simile a un ittero, quando vide come si atteggiava.
Infine parve ricordarsi che il colore che meglio gli si addiceva era il solito colorito rosastro, e lo riprese, assieme a un tiratissimo sorriso.
-Ron! Ti sei svegliato! Come ti sembro stamattina?- chiese facendo una piroetta su sé stessa.
Il rosso allibì.
-Come hai detto?- chiese credendo di aver capito male.
-Ho chiesto come ti sembro questa mattina. Ho un mal di collo allucinante e la schiena mi fa vedere le stelle. Quindi devo per forza essere inguardabile. Non so se oggi mi conviene venire a Pozioni- esclamò pensosa.
-Herm, ma che cavolo dici? Che significa “non sai se ti conviene venire a Pozioni”? Certo che ti conviene, altrimenti Piton ti uccide! E poi perché non dovresti venire?- chiese Harry sconvolto.
-Come perché? Non hai sentito quello che ho detto? Mi fa male il collo e anche la schiena, e sono inguardabile già così di prima mattina. Se vengo tutti quei vapori delle pozioni mi faranno venire i capelli ancora più crespi, no? Hai il cervello spento per caso Harry?- domandò sarcastica.
E visto che nessuno dei due ragazzi le rispondeva, con uno scatto deciso diede loro le spalle e si incamminò verso le scale.
-E adesso dove vai?-
-In camera mia, Ronald. Devo cambiarmi, non posso mica venire a lezione così, no? Che penserebbero gli altri di me? Che sono una sciattona…-
-Bha, chi la capisce è bravo. Un giorno predica tutta convinta che non bisogna dare importanza all’aspetto ma bisogna investire e puntare tutto sulla mente e il giorno dopo si rifiuta di venire a lezione se non è impeccabile…- sbuffò Harry, mentre Ron assumeva un cipiglio sempre più pensieroso e si domandava se fosse una semplice complicazione il comportamento insolitamente strano della sua amica.





Se in Sala Comune aveva lasciato i suoi due migliori amici allibiti dal suo comportamento, in camera sua Lavanda e Calì per poco non erano svenute vedendo sì una mattiniera come sempre Hermione, ma anche una ragazza intenta a scaraventare fuori dal suo armadio tutti gli indumenti possibili e immaginabili, sommergendo di conseguenza il letto.
-Hermione, esattamente cos’è che stai facendo?-
-Che non lo vedi Lavanda? Sto cercando la gonna della divisa…-
-Ne avrai buttate sul letto almeno tre...- l’informò Calì.
-Sì, ma quelle sono troppo lunghe- concluse Hermione spiccia.
-Troppo corte vorrai dire…-
-No, volevo dire proprio troppo lunghe. E già che ci siamo- disse prendendone una dal letto e accorciandola di cinque centimetri buoni, e facendola arrivare a metà coscia –non è che mi potresti prestare la tua camicia, Lavanda? La mia mi sta un po’ larga…-
-Larga?- domandò quella lanciando un’occhiata stupita a Calì che scosse di rimando la testa, incredula.
Hermione si limitò ad annuire col capo, mentre si lanciava nuovamente nell’armadio alla ricerca di quelle che aveva definito fino al giorno prima “scarpe immettibili”, ovvero con del tacco.
-Hermione, ma tu hai sempre odiato gli abiti stretti e attillati…- provò a farla rinsavire Calì.
-Oh, si cambia idea- disse scocciata mentre metteva il solito paio di mocassini non essendo riuscita a trovare le scarpe desiderate, e alzando il capo verso Lavanda che non si schiodava da vicino al suo comodino.
-Ma che vuoi metterci le radici, Brown? Me la presti o no la camicia?-
-Ah, sì, sì, certo- e ne prese una dal primo cassetto del mobile accanto all’armadio di Hermione e glie la passò incerta, mentre quella la prendeva con un sorriso degno di una pubblicità del dentifricio, e la indossava felice.
Lasciando slacciati i primi tre bottoni.
E lasciando letteralmente di stucco le sue compagne di stanza.
-Vi spiace se vado prima io in bagno?- chiese a nessuna delle due in particolare.
-Ci vai sempre prima tu in bagno…- le ricordò Lavanda.
-Lo so, è solo che oggi ci metterò un po’ di più- esclamò ridendo, mentre chiudeva la porta dietro di sé.
Dopo circa un quarto d’ora ne uscì un’altra persona.
Perché quella ragazza truccata con tanto di rossetto e mascara, con la gonna stra corta e la camicia attillata che non lasciava proprio niente all’immaginazione non poteva certo essere il Prefetto di Grifondoro, Hermione-la-perfezione-e-la-noia-in-persona-Granger.
Decisamente no, pensò Lavanda scuotendo il capo.
Assolutamente no, si convinse Calì, osservando però quanto Hermione e la sconosciuta che era appena uscita dal bagno avessero in comune.
Stessi occhi dorati che si intravedevano appena con tutto quel mascara, la matita e l’ombretto che aveva messo.
Stessa pelle vellutata come la buccia di una pesca, pensò invidiosa Calì.
Stesse labbra carnose, che il rossetto non nascondeva ,ma al contrario, metteva in evidenza.
Era decisamente lei.
Hermione Granger stile bomba sexy.
-Bè, che fate, non andate a truccarvi stamani? Non vorrete che in Sala Grande vi vedano così no? Calì, tu devi correre a coprirti le occhiaie. E tu Lavanda, tesoro, non vorrai che gli altri notino quell’orribile brufolo che hai, no? Su sbrigatevi- disse loro, facendo con la mano un gesto vago.
E si sedette sul letto.
Quando le due amiche uscirono dal bagno, la trovarono seduta sul letto nella stessa posizione sgraziata di come l’avevano lasciata, ancora a cincischiare con il fermaglio per i capelli tra le dita.
-Ah, siete pronte. Bene, possiamo andare allora? Adesso abbiamo Piton, quel vecchio pipistrello rinsecchito. Bha, per colpa dei fumi delle sue stramaledettissime pozioni i capelli mi diventeranno crespi. Lavanda, non è che hai qualche prodotto anti crespo?- chiese stupendole nuovamente.
E mentre la Brown annuiva, pensava che forse Hermione Granger non era così male.
No, decisamente non era male.
Forse sarebbero anche potute diventare amiche…






Quando scesero in Sala Grande, tutte e tre assieme, scese il silenzio.
Ron continuava a stropicciarsi gli occhi, convinto di avere un’allucinazione.
Harry invece, non riusciva a non palesare la sua incredulità, e stava bellamente con la bocca aperta.
Spalancata, per la precisione.
I Tassorosso fecero educatamente finta di niente, i Corvonero aumentarono il loro cicaleccio, e i Serpeverde non si risparmiarono fischi e battutine.
Vedere Hermione Granger, Prefetto di Grifondoro con le due pettegole per eccellenza, conciata come loro e in loro compagnia non era certo cosa da tutti i giorni.
I Grifondoro invece ammutolirono.
Tutti, dal primo all’ultimo.
Increduli.
Solo tre persone continuarono a parlare di prodotti per capelli, unghie e cosmetici vari, incuranti della reazione che c’era appena stata nel vederle assieme: Hermione, Lavanda e Calì.
-Allora lo smalto con i brillantini dici che dura di più se messo sotto a quello colorato e non sopra?- chiese per l’ennesima volta Lavanda
-Ma così non si vede!- protestò Calì.
-Lo dici tu. Ti assicuro che si vede. Quando lo mettevo io, certo sotto a quello rosa, e si sa, il rosa non è mica il rosso, durava di più e si vedeva- assicurò Hermione.
-E comunque il problema non si pone più Calì. Dovresti sapere che ormai i brillantini sulle unghie non fanno più tendenza…-
-Ah no?- chiese quella incredula, con due occhi simile a palline da ping pong tanto sporgevano dall’orbita.
-No. Adesso vanno i glitter…-
-Glitter?- chiese Hermione incredula
-Si cara, glitter-
-Sopra le unghie?-
Calì scosse la testa a una simile domanda, come a voler dire che no, una domanda tanto sciocca non l’aveva mai sentita fino a quel momento.
-No tesoro- le spiegò Lavanda –i glitter vanno da altre parti. Per esempio, sopra al rossetto. Di una nuance tenue però, altrimenti non sono granché... devono dare l’effetto tipo lip gloss, non so se mi spiego-
-Ah- annuì la nuova adepta.
Vederle sedere vicine fu uno shock.
E notare come anche Hermione ora centellinava il succo di zucca per non ingrassare e rifiutava un bignè offertole da un Neville con decisamente la bava alla bocca, adducendo una patetica motivazione sulla linea da mantenere, fu decisamente troppo per Ron.
Si alzò di scatto, rovesciando il suo succo e gettando malamente nel piatto quello che rimaneva del suo bacon, e si precipitò come una furia verso i sotterranei.






I passi rimbombavano un po’ più del solito, ma l’andatura spedita e da generale era sempre quella,costatò.
“Forse era ingrassata…” pensò malevolo.
Il naso, lungo e adunco, immerso come sempre in uno dei suoi vecchi tomi tutti scarabocchiati, mentre i capelli, più unti del solito, gli cadevano pesantemente sulle spalle e davanti al viso, così che ogni pagina che girava, era costretto in una silenziosa lotta con i suoi ciuffi unti e ribelli per riportarli in ordine.
Appena sentì che i passi si avvicinavano, un ghigno nacque sulle sue labbra, e mormorò un acido –Buongiorno signorina Granger. In anticipo come al solito, vedo…- e sottolineò “solito”, come se fosse un insulto particolarmente cattivo.
Ma non si ritrovò di fronte Hermione Granger, Prefetto di Grifondoro, come si aspettava; ma bensì Ronald Weasley, altro Prefetto sì di Grifondoro, ma di tutt’altra pasta.
E, per quanto gli costasse ammetterlo, decisamente negato in confronto a lei.
-Signor Weasley… devo dedurre che la colazione stamani non è stata di suo gradimento se è qui così in anticipo-
-Buongiorno professor Piton- si limitò a rispondere lui, occupando il suo solito posto davanti al calderone dell’ultima fila.
-Hnn- non soddisfatto dell’educata risposta che non gli aveva permesso di togliere punti ai Grifondoro, si rituffò nella lettura delle sue pagine polverose e fragili.
Quando anche gli altri arrivarono si sorprese nel vedere che a fare caciara non erano i Grifoni, ma i suoi prediletti, e restò letteralmente di stucco quando vide che la Prefetto di Grifondoro prendeva posto accanto alle due Oche: Oca Brown e Oca Patil.
Aveva un abbigliamento a dir poco sconvolgente, e le sue lunghe gambe erano sensualmente accavallate, in una postura studiata senza dubbio alcuno per lasciare scoperti almeno altri tre centimetri, che assieme alla gonna cortissima, mandavano in pappa il cervello della grande maggioranza dei suoi studenti.
Sbuffò.
Adesso ci mancava solo la mezzosangue in versione sexy…
Sicuramente quella era una sua trovata, geniale senza ombra di dubbio, per essere in vantaggio ancora una volta nelle pozioni: eliminato infatti il cinquanta per cento dei partecipanti, ovvero i maschi, lei aveva ancora più possibilità di risultare la migliore.
Come se ci fosse davvero stato bisogno di ricorrere a certi mezzucci…
-Ognuno al proprio posto, veloci e in silenzio. Sulla lavagna ci sono gli ingredienti per la pozione che dovrete preparare. Avete due ore esatte di tempo a partire da ora- lapidario come sempre Piton si fece da parte, tenendo ben stretto il suo volume vecchio e polveroso.
-Guarda quel libro, poi. Sarà appartenuto come minimo a Matusalemme…-
-Chi?- chiese Calì, ridacchiando appena alle parole di Hermione, e lanciando uno sguardo al libro che il professore teneva in mano.
-Uno vecchissimo. E poi al posto di leggere, non è meglio che impieghi il suo tempo, che so, magari facendosi uno shampoo…-
Il professore, sentendo tali parole uscire dalla bocca di una delle sue migliori studentesse, impallidì e diventò rigido come il marmo.
Ma come si permetteva?
Senza contare che ancora non aveva iniziato la sua pozione…




Pansy Parkinson intanto, mentre aggiungeva occhi di lucertola al preziosissimo sangue di drago che sobbolliva lentamente, prestava orecchio sempre più incredula alle parole della nuova Oca: Hermione Granger.
Era matematicamente impossibile che si fosse sbagliata.
Amore.
Non demenza.
C’era una bella differenza.
Provocare amore non doveva per forza rendere imbecilli, no?
O forse sì, d’altro canto tutti gli innamorati sono un po’ suonati, rifletté.
Anche se, ad essere sinceri, se esisteva un limite di scemenza, Hermione l’aveva superato da un bel pezzo…
Ormai sembrava nella fase del non ritorno!
La guardava.
Osservava la sua gonna corta, le sue gambe affusolate e accavallate, il suo trucco pesante, le labbra socchiuse, le sue espressioni esagerate….


In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.



Lavanda aggiungeva petali di rosa malamente triturati alla pozione, rovinandola senza neppure rendersene conto.
Parlava di ragazzi e di baci.
In quel momento spiegava la differenza tra un bacio alla francese e uno all’eschimese, e non avendo più petali di rosa da aggiungere alla pozione ormai inutilizzabile, si mise ad aggiungere i gusci di lumaca sbriciolati, continuando a ciarlare.


Accanto a lui un imbecille
un signore che ne ha
tristemente pesca con la lenza



Sentendo un odore forte, si accorse di dover girare in senso anti-orario la sua pozione, per evitare che facesse la fine di quella della Brown.
E lo sguardo le cadde involontariamente su un bel corpo.
Anche da dietro si capiva che era il classico bel ragazzo, sì alto, ma muscoloso e agile.
Il suo portamento era aggraziato, e le sue mani si muovevano decise, aggiungendo di tanto in tanto un ingrediente al suo operato.
L’altro ragazzo che lavorava assieme a lui, era più scuro, il suo portamento deciso e i suoi abiti impeccabili.
A terminare il tutto un sorriso bianchissimo: Blaise.
Lo vide accostarsi all’orecchio del suo compagno di banco, che udite quelle impalpabili parole, scosse la testa.
I suoi crini biondi, quasi bianchi, si mossero così velocemente che lei rimase per un attimo a fissarli, incantata.
Draco...


Egli non sa perché
vedendo passare una chiatta
la nostalgia lo afferra



Si ritrovò senza volerlo con un groppo alla gola, e un dolore sordo sopra lo sterno, all’altezza del cuore.
Hermione era ancora lì, a sentire le chiacchiere di quella stupida che si dilungava inutilmente in parole e parole.
-Anche se il bacio con la lingua lo conoscono tutti, il nome di “bacio alla francese” è stato dato dagli inglesi, che attribuivano ai francesi tutto quello che c'era di sessualmente liberato.- spiegò con un tono da maestrina, mentre Calì l’osservava tutta interessata -É il tipo di bacio più comune. Un bel bacio alla francese può durare ore e ore e ore. Pensate: la ragazza di Robert, mio cugino di secondo grado, mi ha detto che una sua amica, Julia, ha una sorella che ha partecipato a una gara di baci, e in cui due che non sono stati loro, si sono baciati per un giorno intero, senza mai staccarsi! Qui il ritmo è tutto…-

Hermione rideva, leggermente rossa in viso per via dei fumi della sua pozione mal riuscita.
Sembrava felice e spensierata.
E la morsa allo stomaco aumentò.


Anch'egli vorrebbe partire
lontano lontano sull'acqua
e vivere una nuova vita
con un po' di pancia in meno.



Era tutta un’illusione, pensò.
Sarebbe svanita come neve al sole, sciolta senza neppure possibilità di salvarsi.
Eppure sembrava così felice…


In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.


Vedeva Ron che continuava a girare in senso orario, senza neppure rendersi conto che così faceva tutto il contrario di quanto scritto sulla lavagna, troppo perso a osservare la sua amica, per prestare attenzione alla sua pozione.
E Harry, così chiuso nel suo mutismo da lasciare interdetti.
Nessun ceffone aveva colorato di rosso la bella guancia della loro amica, neppure una parolaccia era volata.
Un urlo, un rimprovero.
Neppure uno.
Era troppo concentrato a capire cosa avesse di diverso…


Il bravo pescatore con la lenza
torna a casa senza un sol pesce
Apre una scatoletta di sardine
e poi si mette a piangere



Poi, sconfitto, se ne tornò mesto alla pozione, prima di rendersi conto che era irrimediabilmente rovinata e perdersi ancora in quella visione così insolita della sua migliore amica.
E si domandò se per lei era sempre stato solo il suo migliore amico.


Capisce che dovrà morire
e che non ha mai amato



Pansy lo vide, so fissò, lo scrutò sotto le sue ciglia brune.
Capì il suo sguardo, la sua lotta interiore, la sua confusione.
Lei sapeva.
E lui non era al corrente che lei era informata.
Solo lei sapeva.
E sorrise.


Sua moglie lo compatisce
con un sorriso ironico
E' una ignobile megera
una ranocchia d'acquasantiera.



Aggiunse silenziosamente tre code di tritone essiccate alla pozione e vide Daphne fremere per la voglia di fumare.
La può comprendere la sua necessità.
La sua dipendenza.
Ognuno ne ha una.
Lei compresa.
Per Daphne è la nicotina, per lei è la vendetta.
La dolce, amata, attesa vendetta.


In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.



Le due ore erano ormai al termine e si accinse a prelevare due boccette di pozione prima di depositarle sulla cattedra dell’insegnante, che per tutto il tempo era stato con il libro sì aperto, ma senza mai girare una pagina.
Neppure una volta.
Era invece troppo preso a fissare lo stranissimo intruglio color zafferano della Granger, che si rifiutava di mettere dentro un’ampolla per paura di sporcarsi.
Color zafferano.
La pozione avrebbe dovuto essere color malva.
Malva, non zafferano.
E Pansy sorrise ancora, felice per quella piccola prima rivincita, che, pur sapendo che non sarebbe durata a lungo, la mise di buon umore.


Sa bene che i battelli
son grandi topaie sul mare
e che per i bassi salari
le belle barcaiole
e i loro poveri battellieri
portano a spasso sui fìumi
una carrettata di fìgli
soffocati dalla miseria
in estate come in inverno
con non importa qual tempo.



Quando tutti gli studenti furono usciti, i Serpeverdi diretti a Incantesimi con Vitious, i Grifondoro a Erbologia con la Sprite, Piton notò un’ampolla poggiata accanto a quella della Granger, quasi accuratamente.
Dentro, un brillante liquido violetto a dimostrazione che la pozione non era riuscita alla perfezione.
Accanto, un intruglio color zafferano, chiaro indice della riuscita della pozione accanto.
L’ampolla accanto a quella della Grifondoro recitava “P.P.”
Pansy Parkinson.




Se aveva pensato a un po’ di stanchezza momentanea, dovuta al aver dormito male, Ron si corresse subito.
Era indubbiamente stata la pozione che le aveva fatto bere a renderla in quello stato pietoso.
Alla quinta volta che sentì Hermione sbuffare e lamentarsi dei suoi capelli crespi fu seriamente tentato di tirarle la paletta in testa, giusto per vedere se una forte botta avrebbe sortito l’effetto contrario, riportandola nomale.
Quando notò che lei invece di impiegare la sua paletta per scavare una buca per il travaso di quelle maledettissime piante carnivore ci si stava specchiando rimase allibito.
E pensò che forse, dopotutto, non tutti i mali venivano per nuocere…








………continua……….








§ Spazio autrice: §

Eccomi tornata!
Per il titolo del capitolo mi sono ispirata all’omonima poesia di Jacques Prévert, così com’è sua la poesia citata quasi alla fine del capitolo, “In estate come in Inverno”.
Per chi volesse leggerla in francese, eccola qui…


“En été comme en hiver
dans la boue dans la poussière
couché sur de vieux journaux
l'homme dont les souliers prennent l'eau
regarde au loin les bateaux.

Près de lui un imbécile
un monsieur qui a de quoi
tristement pêche à la ligne
Il ne sait pas trop pourquoi
il voit passer un chaland
et la nostalgie le prend
Il voudrait partir aussi
très loin au fil de l'eau
et vivre une nouvelle vie
avec un ventre moins gros.

En été comme en hiver
dans la boue dans la poussière
couché sur de vieux journaux
l'homme dont les souliers prennent l'eau
regarde au loin les bateaux.

Le brave pêcheur à la ligne
sans poissons rentre chez lui
Il ouvre une boîte de sardines
et puis se met à pleurer
Il comprend qu'il va mourir
et qu'il n'a jamais aimé
Sa femme le considère
et sourit d'un air pincé
C'est une très triste mégère
une grenouille de bénitier.

En été comme en hiver
dans la boue dans la poussière
couché sur de vieux journaux
l'homme dont les souliers prennent l'eau
regarde au loin les bateaux.

Il sait bien que les chalands
sont de grands taudis flottants
et que la baisse des salaires
fait que les belles marinières
et leurs pauvres mariniers
promènent sur les rivières
toute une cargaison d'enfants
abîmés par la misère
en été comme en hiver
et par n'importe quel temps.”



Ormai disillusi dalle mie troppe promesse di un aggiornamento entro breve, fin troppo raramente rispettato, mi limito a assicurarvi che posterò appena possibile un altro capitolo, un po’ più movimentato di questo.


Nel frattempo però ringrazio:
 mollicadipane  :che è sempre pronta a sostenermi e è una fedele e preziosissima amica! Cara, sinceramente la campagna non ha sortito proprio l'effetto desiderato, ma come non comprendere? Spesso (fin TROPPO SPESSO...) anche io mi limito a mettere una storia tra i preferiti o  le seguite senza recensire...Un bacio

 Mirya  :Sarò franca con te proprio come tu sei stata brutalmente sincera con me: mi metti paura. Mi leggi dentro con una facilità che fa venire i brividi e fa accaponare la pelle. Infine tremo perchè so come (divinamente) scrivi, e all'idea che tu mi possa lanciare qualche "affettuosa" imprecazione alla Malfoy mi viene quasi voglia di chiudermi in casa e finire la storia il prima possibile onde evitare una fine alquanto spiacevole e dolorosa...magari come quella del povero gufetto (che, tra parentesi, se fossi stata al posto di Hermione l'avrei trovato sì estremamente romantico, ma Draco non si sarebbe certo risparmiato una "gufettata" in testa...)
Non sai che piacere che mi fa sapere che tu (tu, dico io, TU!!!) stia seguendo me e le mie strampalate storie, fatte di incomprensioni e fraintendimenti, di parole che come in Euripide non significano mai la stessa cosa per due persone distinte. Una storia dove i lati bui sono ovunque, in ognuno, perchè essere "eroi" e "i buoni della situazione" alla fine è solo un'etichettaa, così come "essere un Malfoy". Perchè, come ha già sottolineato @lmollicadipane, non c'è poi tutta questa differenza tra buoni e cattivi. Tutti compiono le stesse azioni, con gli stessi fini e i medesimi subdoli mezzi, solo che vestono divise diverse. COme hai benissimo capito tu attorno a ognuno dei personaggi sono tessute due ragnatele: una sottile e fine, creata da loro, e una intricata, impossibile da rompere dalla quale non si può uscire senza tirare altri fili che sono immancabilmente legati ad altri fili, che a loro volta circondano altre persone, creando così un'unica enorme ragnatela nella quale sono tutti loro inconsapevolmente intrappolati... grazie della precedente recensione!
Un enorme bacio a te e al "patato"!

RachEl CullEn  : ti dirò, sono felice che tu abbia letto la mia storia, ma capirai che non posso certo svelarti "le carte" in anticipo, soprattutto NON qui, perchè tutti potrebbero sapere come va a finire questa storia. Comunque il paring è Herm/Draco (cosa che ci tengo a sottolineare!!!)  e per qualsiasi dubbio non esitare a contattarmi via e-mail. Sono a vostra disposizione.



Un GRAZiE a chi mi ha messo tra gli autori preferiti (*:*), chi recensisce le mie storie, chi le mette tra le seguite o/e le preferite e chi le legge e basta, anche passando di qui per caso...
Infine un grazie a @Mirya che è fantastica come sempre e che mi sopporta pazientemente...



Ele_lele
   
 
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