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Autore: Mex    25/01/2010    4 recensioni
Una storia ambientata nella campagna inglese qualche anno dopo la sconfitta definitiva di Napoleone.
Una ragazza che si mimetizza in una società soffocante ed un uomo che trasgredisce ogni regola del viver civile, si scontreranno in un ambiente assolutamente parziale.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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Ecco a voi il terzo capitolo della storia.


Capitolo 3

a capotavola dell’enorme tavolo di quercia nella sala da pranzo, completamente sola. Zia Elizabeth non si era ancora fatta vedere. Stava bevendo un’ultima tazza di tè quando Wilson le portò la posta. Fece una veloce cernita, dividendo quelle di carattere amministrativo da quelle personali e poi si mise a leggere le prime. Dopo neanche una decina di minuti Wilson entrò nuovamente per annunciare zia Elizabeth.
“Mia cara bambina…” era abbastanza affaticata, aveva il fiatone e la cuffietta storta. “Cosa ha potuto ridurre la mia ineccepibile zia in questo modo? Oh già è primavera, la pesca di beneficenza della parrocchia! Che cosa eccitante” Amy posò la tazza sul piattino di porcellana cinese e si fece incontro alla zia.
“Zia cara, mi sembrate alquanto scossa. Che succede?”
La donna anziana le accarezzò la guancia “Oh dolce bambina. Ho fatto quasi tutta la strada di corsa! Vergine Santissima, quanto è lunga!” In realtà il cottage di Miss Flanigan non distava neanche un miglio dalla tenuta.
“Ma, zia, voi invece di fare tutta quella strada ogni giorno, potreste vivere qui con noi come vi è stato più volte proposto” intanto le stava agitando un tovagliolo davanti al viso “Così magari non dovremo sopportare tutte le tue lamentele ogni giorno” La donna, che ormai si era accasciata su di una sedia, fece un gesto della mano sottolineare quanto fossero inutili quelle parole. Lei, una donna non sposata e per bene, non avrebbe potuto vivere sotto lo stesso tetto della Contessa di T***, se non fosse stato per proteggere quell’essere innocente che era la sua Amelia avrebbe rotto i rapporti con quella donna perduta una volta per tutte.
“Bambina mia, tu non sai che notizia ho ricevuto”
“C’è solo una cosa che possa metterti così in agitazione: il Duca è arrivato” si finse curiosa e prese le mani della zia per cercare di farla calmare “Cosa è successo? Non qualcosa di brutto spero”
“Oh no, cara, il Duca è arrivato. La Duchessa mi ha fatto recapitare un biglietto questa mattina. E noi, immagina, siamo state invitate questa sera a cenare con loro. Solo noi e loro. Potremo conoscere il Duca prima di quella pettegola di Lady Johnson! Tieni leggilo” e tirò fuori un foglio di carta dalla borsetta che portava appesa al polso destro.
Amy lo prese e aguzzò la vista per cercare di decifrare le lettere tra tutti quei svolazzi e ghirigori.
Diceva così:

Cara amica Elizabeth,
Ieri sera Redbourne è arrivato. Spero che voi e vostra nipote vogliate unirvi a noi per la cena. Vi aspettiamo alle otto in punto.

Sophia Redbourne Duchessa di Richmond

L’unica cosa che Amy poteva capire da quel biglietto era con quanta freddezza una madre accogliesse suo figlio dopo dodici anni di separazione. Nemmeno la stravagante Victoria avrebbe fatto una cosa del genere.“Che essere meschino!
“Allora, Amy, non dici niente?”  
Amy fece uno dei suoi soliti sorrisi “Sono lusingata dall’invito. Sua Grazia è veramente un’ottima vicina” “E io sono una delle persone più ipocrite! Ma cos’altro posso fare finché non arriverà lui a portarmi via da qui?

Era seduta davanti al suo specchio e Jane le stava pettinando i capelli lunghi. Per lei era sempre stata una tortura. I riccioli scuri si annodavano ogni volta che li lavava e dopo doveva sopportare la sua cameriera che per mezz’ora si impegnava nel difficile compito di districarli. La cute ogni volta le faceva male e ci impiegavano un intero pomeriggio prima che si asciugassero del tutto. Solo una cosa le impediva di tagliarli e cioè che i capelli erano l’unico aspetto notevole in lei. Guardò il suo riflesso nello specchio davanti a sé. Non era una brutta donna, ma neanche meravigliosa, soprattutto se la si paragonava a sua madre. Ma questo non aveva nessuna importanza. Non aveva mai voluto essere bella né per sé stessa né per qualcun altro. Era ben consapevole che le sue doti erano altre, anche se per il momento le doveva tenere nascoste.
“Miss, che vestito intendete indossare?”
Amy sollevò le spalle: “Tu cosa suggerisci, Jane”
La ragazza tirò con più decisione una ciocca “Quello rosso, Miss. Siete sempre splendida quando lo indossate. Contrasta così meravigliosamente con la vostra carnagione così delicata”
“Sia quello rosso, allora. Questi sono i privilegi di non essere più una debuttante. Il bianco mi ha sempre resa un cadavere”
Alle otto in punto il maggiordomo le stava introducendo nel salotto della Duchessa.
“Miss Elizabeth Flanigan e Miss Amelia Flanigan” quando il vecchio James, il maggiordomo, si spostò Amy poté avere un’ampia visuale del salotto e naturalmente dei suoi occupanti. La Duchessa era vestita come sempre di nero, per sottolineare il suo status di rispettabile vedova e davanti a lei, comodamente sprofondato sul divano, c’era un uomo. Amy spalancò gli occhi. Dunque era quello il nuovo Duca di Richmond!
Era esattamente come se lo era immaginato. Era enorme e tutto tondo. La testa era una palla con qualche ciuffo di capelli rossicci sulla sommità, gli occhietti acquosi sembravano perdersi nel mare di grasso così anche la bocca. I bottoni della giacca e del panciotto sembravano essere sul punto di trasformarsi in proiettili vaganti. Un po’ in ritardo, si alzò. Amelia riuscì a stento a trattenere un sorriso “Povera Miss Johnson, non è certo Lord Brummell. Quando era sulle navi dovevano tenere conto del suo peso quando caricavano le merci. Basta Amelia! Non essere scortese. Guarda, ha la faccia simpatica e sembra anche un po‘ timido” In effetti l’uomo di fronte a loro si spostava da un piede all’altro in evidente imbarazzo
Le nuove arrivate si fermarono davanti alla Duchessa e fecero una profonda riverenza. Questa dopo averle salutate allungò la mano verso l’uomo che giocherellava con un fazzoletto: “Questo è Mr. Greenwood. È il nostro avvocato di famiglia, o meglio, è succeduto da poco a suo padre. A quanto ho sentito, è già un brillante avvocato. Non è vero, Greenwood?” L’ometto fece di sì con la testa. “Dunque questo non è il Duca. Chissà allora dov’è? A lustrarsi le medaglie, sicuramente” La zia prendendosi la sedia imbottita accanto alla Duchessa, lasciò a lei la scelta obbligata di sedersi accanto a Mr. Greenwood, il quale cercò di farsi il più piccolo possibile per farla stare comoda. Lei gli rivolse un sorriso di ringraziamento che lo fece diventare ancora più rosso.
Zia Elizabeth si mosse a disagio sulla sedia e dopo qualche momento azzardò: “Vostra Grazia siamo così contente che il Duca sia arrivato sano e salvo. Spero che la fatica del viaggio non l’abbia stancato troppo”
Amy, che stava guardando la Duchessa, vide passare per un istante un’ombra scura sul volto della donna ma questa sparì in un attimo. “No, fortunatamente sta bene. Solo … vi avviso Elizabeth, avendo passato tanto tempo all’estero, è diventato, come dire … è abituato ad altri modi, ecco. Non è come suo fratello, Archibald era perfetto.”
Zia Elizabeth le mise una mano sulle sue e disse: “Vostra Grazia, non dovete preoccuparvi, noi comprendiamo bene. Ma non preoccupatevi, ricevendo la vostra benevola influenza ricorderà presto le buone maniere”
La donna annuì.
Poco dopo, mentre la Duchessa tentava di far parlare del suo lavoro Mr. Greenwood, Amy si alzò per portare un bicchierino di sherry a sua zia. Il tavolino con su la caraffa di liquore e i bicchieri di cristallo era posizionato vicino alla doppia porta. Versando il liquido ambrato prestò orecchio alla conversazione che si stava svolgendo fuori dalla porta “James, vecchia canaglia, non devi rincorrermi per tutta la casa. Ti verrà un colpo!” la voce affannata del domestico si percepiva appena “Ma Milord, siete in ritardo per la cena! Sapete bene che la Duchessa, vostra madre, tiene molto alla puntua…”
“Andiamo, James, rilassati. Il vecchio dragone dovrà pazientare ancora poco. Sono pronto. Non volevo fare tardi ma la proprietà mi ha preso più tempo di quello che credessi. Ah, Arcy! Se non fossi già morto ti ucciderei all’istante per avermi fatto diventare l’erede! Oh, non importa ormai. Coraggio affrontiamo i nostri ospiti!” “Milord, la giacca!”
Troppo tardi le doppie porte furono spalancate e il nuovo Duca di Richmond fece il suo ingresso.
Amy che, con l’aprirsi della porta, era rimasta indietro rispetto al nuovo venuto. Ebbe tutto il tempo per rendersi conto di chi aveva di fronte. Stringendo forte il bicchiere in mano, analizzò la situazione. Dopotutto l’uomo che aveva visto nel boschetto non era l’unico al mondo a possedere delle spalle larghe e neanche quel taglio di capelli, ma, quando scorse tra le ciocche l’orecchino, perse ogni speranza.
“Redbourne, ti sembra il caso di entrare in questo modo ed in ritardo!?”
Lui si avvicinò alla madre e si inchinò mentre le baciava la mano. “Perdonatemi, madre. Ero occupato in ben più piacevoli occupazioni” La frase era stata pronunciata in un tono talmente convenzionale che si accorsero del vero significato con qualche secondo di ritardo, quando lui ormai chiedeva di farsi presentare agli ospiti. Si inchinò a zia Elizabeth e strinse cordialmente la mano a Mr. Greenwood. “E, Redbourne, questa è Miss Amelia Flanigan, nipote della mia dama di compagnia”
L’Amy che si trovò di fronte fu la rappresentazione della più distaccata, signorile, indifferente signorina inglese che mai uomo avesse potuto vedere. “Brava così, Amy. Non mostrare nulla. Dimostrati la testa vuota migliore al mondo. Forse non si ricorda di te” Ma il sorriso che andava allargandosi sul volto di Redbourne la smentì immediatamente.
“Amelia, il mio sherry!”
“Subito, zia” lo oltrepassò, tenendo la testa pudicamente, e molto convenientemente, bassa.
Un silenzio imbarazzante calò nel salotto. Mr. Greenwood giocherellava con il suo anello, Amy guardava le sue mani intrecciate, zia Elizabeth sorseggiava il suo sherry e la Duchessa ignorava ostentatamente il figlio che si era seduto non curante sul bracciolo del divano dalla parte dell‘avvocato e squadrava dall‘alto in basso Amelia, pronto a colpire.  
“Avete fatto buon viaggio, Vostra Grazia?” Alla domanda della zia non ci fu risposta. Qualche secondo dopo Logan si riscosse: “Perdonatemi, parlavate con me? Non sono abituato a essere chiamato Vostra Grazia”
La zia era imbarazzata: “Preferite, forse Milord?”
Lui agitò la mano con non curanza: “Oh, non vi preoccupate, mi hanno chiamato anche in maniera peggiore. Comunque sì, grazie. Un ottimo viaggio. Fin quasi all’ultimo, poi un essere non ben precisato mi ha aggredito” Scoccò un’occhiata di traverso ad Amy ma fu deluso nel vedere che questa non reagiva minimamente, continuava a guardare le sue mani ed ad essere la personificazione della modestia. Aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia sul petto “Miss Amelia Flanigan, avete una sorella gemella?” Amy, sollevò tranquillamente lo sguardo e si fermò a guardare gli occhi neri di lui. “Se pensi che mostrerò imbarazzo ti sbagli di grosso” Aprì la bocca per rispondere, ma la zia intervenne per lei, come al solito. Odiava quando faceva così, la faceva sentire una bambina. Come se lei non fosse in grado di rispondere. “Ogni volta! Mi verrebbe voglia di urlarti in faccia la mia risposta, poi vediamo! Perché mi ha designato come una persona timida?- la tensione si mostrò, con una piccolissima contrazione delle dita- Stai calma!”  
“Grazie, Miss Flanigan. Ma io l’ho chiesto a vostra nipote, penso sia in grado di parlare. Chissà perché ho la sensazione che sappia tirare fuori la voce, quando vuole, forse persino urlare”  
“Milord, mia nipote è il simbolo della signorilità. Non alzerebbe mai la voce …” Lui la fermò alzando un dito. “Coraggio, Miss Amelia, rispondete alla mia domanda. Sospetto che avete molto da dire e molte opinioni da esprimere, qualcuna anche alzando la voce. Non vi da fastidio che qualcuno risponda al vostro posto? Io penso di sì- fermò anche la madre che si stava mettendo in mezzo- Tranquilla madre, poi chiederò scusa per la mia maleducazione. Adesso voglio sentire questa risposta”
Amelia continuò a guardarlo stupita. Come aveva fatto a capire?
Stava per rispondere quando James entrò. “La cena è servita. Se volete seguirmi” Logan sollevò un sopracciglio: “Mmh, vi siete salvata per un soffio”
La cena si protrasse silenziosa per molto tempo. La Duchessa era ad un capo dell’enorme tavolo e mangiava tranquillamente bisbigliando con la sua dama di compagnia; Amy era stata messa accanto a Mr. Greenwood a centro tavola e cercava di sopravvivere alle sue più che maldestre attenzioni. Il Duca sedeva all’altro capo della tavola, praticamente isolato. Finito il pasto Logan si appoggiò alla spalliera della sedia, finendo il vino che aveva nel bicchiere.
Dunque in realtà cos’era Miss Flanigan? La gorgone del giorno prima o la donna assolutamente insipida che aveva di fronte? Sua madre non aveva tutti i torti a cercare di incoraggiare una conoscenza tra lei e l’avvocatuccio. Se questo era il suo vero temperamento le sarebbe stato difficile attrarre l’attenzione, anche perché non era certo una donna splendida e lui di donne stupende ne aveva conosciute parecchie. No lei non era assolutamente paragonabile a nessuna di loro né per fisico né per charm né per sensualità. Poi con quell’aura da santa che le aleggiava in torno avrebbe potuto attrarre o un prete o un pervertito e lui non era nessuno dei due.
Qualche secondo dopo la vide stringere forte il bicchiere e mordersi impercettibilmente l’interno della guancia mentre per l’ennesima volta Mr. Greenwood macchiava la tovaglia candida con gocce di liquore mentre glielo versava. Logan da ottimo osservatore e conoscitore di caratteri qual‘era, capì immediatamente il mistero. Dopotutto non era poi così difficile.
In realtà non era nessuno delle due, ma faceva tutti gli sforzi possibili per nascondere la sua vera personalità. “Infatti, ecco … invece di mettere a tacere quella petulante zitella di sua zia, le sorride, però nello stesso tempo stringe ancora più forte. Interessante. Chissà cosa vuole nascondere dietro quella maschera e perché. Finalmente ho trovato qualcosa da fare mentre starò qui. Miss Amelia Flanigan ormai il tuo segreto appartiene a me
Decise dare un taglio a quella cena. Si alzò in piedi, seguito con meno agilità dall’avvocato “Bene, poniamo fine a questa commovente cena di benvenuto. Grazie, ho ritrovato la stessa atmosfera di quando ero partito, è stato molto toccante. Madre, vi avviso che tra un paio di settimane arriveranno due ospiti molto importanti per me. Vorrei che venissero accolti nel migliore dei modi- non aspettò neanche la risposta della madre, che dopotutto non aveva intenzione di replicare- Perfetto. Andiamo Mr. Greenwood, andiamo a bere del Porto e a fare discorsi che non avranno alcun senso, forse, se ci sentiamo proprio in sintonia, potremmo anche parlare del tempo”
Amelia quasi sputò il vino. Si girò a guardare il loro ospite. Era un uomo assolutamente impossibile. Non era esattamente maleducato perché pur essendo molto rude quello che diceva, il suo tono era sempre pacato e leggero, come se stesse parlando di banalità qualsiasi. Era assolutamente fuori da ogni schema. In quel preciso momento era lì, fermo in piedi, senza la giacca, la qual cosa era già abbastanza scandalosa di suo, perfettamente a suo agio. E quello che era peggio è che Amy non era assolutamente scandalizzata da quel comportamento!
La Duchessa si alzò e mostrando la stessa indifferenza di sempre, disse: “No. Amelia, mostrate a Mr. Greenwood la serra. Elizabeth, venite con me devo parlarvi. E tu, Redbourne- gli scoccò un’occhiata raggelante- adesso sei un Duca, non più un delinquente qualsiasi. Cerca di renderti conto di questo e, per una volta, fa il tuo dovere. Cerca di valere almeno la metà di quello che era tuo fratello”
Se lo avesse schiaffeggiato lo avrebbe umiliato di meno. Non furono solo le parole, ma anche il tono e i gesti. L’intenzione era quello di mortificare il figlio davanti agli ospiti.
L’intento fallì quando l’uomo le fece un sorriso e si inchinò dicendo: “Tutto quello che volete voi, mia dolce mamma. In effetti non so come abbia potuto crescere così, avendo avuto in voi un perfetto esempio, oltretutto dopo tutto il granitico calore che mi avete dato. Sono veramente un figlio riprovevole. Vi chiedo perdono”
La Duchessa passò accanto il figlio senza degnarlo di uno sguardo trascinandosi dietro una sconvolta zia Elizabeth, che cercava di consolare la sua nobile amica. Mr. Greenwood condusse Amelia nella serra.
Durante tutta la passeggiata fino alla serra Amy non poté non pensare a come era stato trattato il Duca. Nonostante quello che le avesse detto il giorno prima e come si fosse comportato quella sera, non meritava di essere trattato così dalla propria madre al suo ritorno. Nessuno se lo sarebbe meritato.
Dei passi dietro di loro li fece voltare. L’oggetto dei suoi pensieri li stava raggiungendo, con in bocca una pipa e le mani in tasca, come se niente fosse. Quando fu accanto a loro chiese gentilmente: “Posso unirmi a voi?” L’avvocato colse immediatamente l’occasione: “Vostra Grazia, potreste accompagnare voi Miss Flanigan? Io ho una terribile allergia ai fiori. Ma la Duchessa …” Lui gli poggiò una mano sulla spalla: “Non preoccupatevi, amico mio. Andate a rifugiarvi nello studio. Quando torneremo vi verremo a chiamare così il dragone non sospetterà di niente”. Prima che Amelia potesse dire qualcosa Mr. Greenwood aveva girato i tacchi e il Duca prendendola per un braccio, in modo che non scappasse, la condusse a passo di carica alla serra.



Ho modificato il capitolo perchè mi sono accorta che c'erano degli obrobri grammaticali (al computer riescono sempre a sfuggirmi! Maledetti!) e ne ho approfittato anche per aggiungere il corsivo ai pensieri dei personaggi, cosa che c'era anche nell'originale ma che fino ad adesso non ero riuscita a far visualizzare. Yeah, festeggiamo i miei progressi con il computer!


Ciao




-Elfa Sognatrice: Purtroppo questa volta non sei stata così fortunata. Però non ho tardato tanto ad aggiornare. Fammi sapere quale altre ipotesi hai e se le mie idee ti piacciono.

-Niacara07: Grazie per i complimenti. Spero che Amy non sia una delusione. In questo capitolo non ha potuto tenere molto testa per la presenza di altri. Ma penso che nella prossima puntata torni ad essere battagliera.

-My Charlie Chaplin Soul e A_____A (le lineette le ho messe un po’ a caso!”: Vi ringrazio per aver messo tra i seguiti la mia storia. Visto che siete stati così gentili, che ne direste di lasciare anche qualche piccolo commento? Anche le critiche sono bene accette.


Il messaggio promozionale è finito. Tornate a trovarci. Buona giornata. 
  
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