Nota:
Come da titolo del capitolo, ambientata venti anni dopo la fine del terzo film (ovvero dieci anni dopo l'epilogo).
Tornare a casa
Venti anni in mare
Tornare a casa la seconda volta è difficile: Elizabeth è sempre bellissima... ma ci sono piccole rughe sul suo volto e ha perso un po' d'elasticità nei movimenti.
- Ben tornato, - lo saluta e lui finge di non essersi reso conto del cambiamento perché il tramonto si avvicina velocemente e non hanno tempo per quello che già sanno.
William è cresciuto, è alto quasi quanto lui, e lo guarda ostile e diffidente.
- Ciao, papà. -
Non ci sono altri figli ed è dispiaciuto perché ci aveva sperato.
La giornata trascorre lentamente e con difficoltà perché, per quanto Elizabeth cerchi di farli andare d'accordo, William ha sempre un commento sarcastico pronto o una domanda pungente.
- Dov'eri quando hanno sparato alla mamma sei anni fa? - continua a chiedergli. - Dov'eri quando ci hanno catturato e stavano per impiccarci tre anni fa? Perché non sei venuto a salvarci? -
- Stavo compiendo il mio dovere: stavo traghettando le anime dei morti. -
Ma William non è soddisfatto e continua il suo attacco verbale, incessante:
- Perché torni se contiamo così poco per te? -
- William, non c'è tempo... - mormora Elizabeth, stringendogli la mano per fargli sentire il suo amore.
Non ha risposte a quelle domande che possano soddisfare suo figlio... perché nessuna risposta lo placherà. Lo sa bene perché sono le stesse che si è posto dalla morte di sua madre... fino alla scoperta del vero destino di suo padre ed anche allora il perdono non è arrivato subito.
Alla fine, quando il sole sta per tramontare, William scatena tutta la sua rabbia:
- Come puoi abbandonarci di nuovo? Mamma ha bisogno di te! -
- Taci, William - gli ordina Elizabeth. - Non parlare così a tuo padre. -
Poi lo saluta con un bacio e gli sussurra all'orecchio:
- Torna da me. -
Il ritorno all'Olandese Volante è terribile, ma non può non abbandonare sua moglie e suo figlio.