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Autore: Querthe    02/03/2010    4 recensioni
Una storia ambientata nove/dieci anni dopo la fine del settimo libro, ma prima dell'epilogo. Un'ossessione mai sopita, una ricerca interessante quanto pericolosa, una donna che vorrebbe Potter morto ma che lo deve aiutare, potenti manufatti magici, un mistero e un viaggio che solo pochissimi possono dire di aver fatto nei secoli.
Seguito de "Sussurri da un anima". Non è obbligatoria la lettura, ma caldamente consigliata
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Ellyson Witchmahoganye' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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I giorni seguenti videro Ellyson impegnata a tentare di decifrare lo strano simbolo in inchiostro verde che era l'unica cosa disegnata sulla pergamena che le aveva dato Hilde. Assomigliava vagamente ad una runa, ma su nessuno dei libri che aveva consultato in biblioteca era riuscita a trovare nulla che potesse aiutarla nel risolvere il mistero.
La giovane di Durmstrang, d'altra parte, si era chiusa in un mutismo invalicabile quando si trattava di quell'argomento.
Ma Ellyson non demordeva.
- Mi vuoi dire una buona volta che cosa significa quello sgorbio che mi hai consegnato? – le chiese per l'ennesima volta, dopo averla aspettata fuori dall'aula dove Hilde aveva lezione. – Guarda che ti crucio…
- Non se ne parla nemmeno. Ed evita di chiederlo a Noran, o di minacciarlo in maniera così poco convincente come stai facendo con me. Ha un debito verso di te, ma non ti dirà nulla. L'idea è stata sua, come ti ho detto, dopotutto.
- Non so più che fare, Hilde. – sbuffò sconsolata la maga. - Ho consultato tutti i libri, ho cercato ovunque…
- Forse non hai cercato nei punti giusti. Se fosse stato così facile non ci sarebbe stato divertimento, no?
- Sembri una Ravenclaw.
- Chi?
- Lascia perdere. - La donna sospirò, affranta. - Tenterò nuovamente. Questo pomeriggio. Mi farò dare finalmente la chiave da Tobeah, a costo di tramortirlo.
- Non avrai il coraggio di…
- Tu dici? Sono tre giorni che alla mia richiesta mi insulta con parole che credevo non esistessero, e si rifiuta anche solo di farmi avvicinare alla scala della sezione proibita. Oggi lo picchio con un libro di maledizioni, così fa più male.
- Non credo che con la violenza otterrà qualcosa. E comunque non questo pomeriggio, signorina Strongmint.
Le due si voltarono, avendo entrambe riconosciuto la voce del Professor Mortunef.
- Professore.
- Le ricordo che mi aveva chiesto un colloquio questo pomeriggio su una questione che le stava particolarmente a cuore. Credo relativa ad un possibile utilizzo di un incantesimo oscuro, o mi sbaglio? - Ellyson lo squadrò tentando di ricordare, e un piccolo bagliore le si accese nella mente, portando una sensazione di freddo e di paura. – Oggi non ho lezione, se lo ricordi. Alle tre.
- Certo Professor Mortunef. La ringrazio di avermelo ricordato. – Inchinò la testa la donna, non alzando lo sguardo fino a che non sentì i suoi passi allontanarsi.
- Stai studiando qualcosa in particolare? – chiese Hilde. – Mortunef deve essere davvero interessato ai tuoi studi per concederti un suo pomeriggio libero.
- Se te lo dico, mi sveli il segreto del disegno?
Lei rise, scosse la testa e se ne andò dopo averla salutata.
Il sorriso stampato sul volto della donna svanì immediatamente dopo che Hilde scomparve dietro la curva del corridoio.
Inspirò profondamente e scosse la testa. Doveva inventarsi qualcosa alla svelta.
- Ellyson. – pensò mentre usciva dalla porta di ingresso e si dirigeva quasi senza pensarci. – Sei una stupida. Vauqirie te lo aveva detto. E ora sei nello stesso guaio di quando lo hai creato, ma senza nessun passo avanti. – Rabbrividì. – Impervius.
Osservando i suoi piedi affondare nella neve soffice, la donna guidò i suoi passi nella direzione delle stalle, tenendosi però ben alla larga da quel covo di quasi cavalli totalmente carnivori, per poi piegare in direzione del bosco.
In modo quasi automatico si addentrò nella macchia di alberi, così come faceva quando era ad Hogwarts. Lo stare sola, lo stare con la natura, solo lei e le piante, le foglie mosse dal vento e il profumo del sottobosco che lentamente le permeava i sensi le aveva sempre permesso di concentrarsi totalmente fino a trovare la soluzione al suo problema.
Si sedette su una piccola pietra sul bordo di una radura che aveva trovato quasi per caso e chiuse gli occhi, senza rendersi conto del tempo che passava.
- Non questa volta. – pensò alla fine, affranta. – Forse funziona bene solo con la Foresta Proibita, e ammetto che il più delle volte il mio problema era lui e i miei sentimenti per lui.
- Benvenuta. Come mai non è venuta con il Professor Mortunef, signorina Strongmint? E come mai al mattino? Blakus ha avuto dei contrattempi?
Ellyson scattò in piedi, la bacchetta già in mano.
- Chi?
- Io. – rispose la Professoressa Vauqirie, un pesante mantello bianco ornato nella parte inferiore di disegni e rune rosse la proteggeva dal freddo, nascondendole in parte anche il volto con l'ampio cappuccio. Osservò la bacchetta per un istante, assolutamente non impaurita. – Cosa ci fa qui?
- Pensavo. Ho camminato dalla scuola.
- Immagino. Ma come mai da queste parti, mi sono domandata.
- E lei?
La donna sorrise sghemba.
- Io abito qui vicino. Questa è una delle mie… come potrei definirle… sale di ricreazione. Qui addestro i Daymare, o altri piccoli animali non eccessivamente pericolosi.
- Qui? Lei, professoressa?
- Non avete qualcosa di simile ad Hogwarts, signorina Strongmint?
- Sì, qualcosa del genere sì, ma il nostro insegnante era un po' fuori dagli schemi. Non addestrava. Diciamo che lui allevava e poi quello che capitava capitava.
- Una metodologia bizzarra, ma sicuramente con dei risvolti positivi, ne sono certa. – le voltò la schiena. – Posso offrirle una tazza di tè caldo? Non ne ho di inglese, ma credo che un infuso di lichene tibetano possa avvicinarsi al vostro Earl Grey, se pronta a sperimentare.
- Non voglio disturbarla.
- Insisto. Non vorrà che io sia di cattivo umore quando lei ci racconterà la sua spiegazione questo pomeriggio, vero?
- Accetto più che volentieri, in questo caso.
Le due donne si diressero nuovamente nel bosco, ma fecero poca strada prima che un'altra, più grande radura si aprì nella fitta vegetazione mostrando una casa a due piani interamente in pietra, con un ampio balcone e un tetto innevato che però lasciava trasparire le grandi lastre di pietra nera puntinate di licheni rossi e verdi.
- Ha trovato la risposta alla sua domanda?
- Mi scusi?
- Lei ha un problema, questo lo sappiamo benissimo, un problema che svanirà o si ingigantirà alle tre di questo pomeriggio. La camminata e la quiete della radura l'hanno aiutata?
- In parte sì. Ma come faceva a saperlo?
- Lo chiami intuito femminile. Lo faccio spesso anche io.
- E funziona?
La professoressa, che stava aprendo la pesante porta di legno dell'ingresso, si bloccò. Si osservò le mani guantate, stringendo le dita attorno alla maniglia di ferro lucidato dagli anni.
- No. – rispose secca entrando e indicandole una poltrona di pelle scura e morbida, che avvolse come un abbraccio la schiena e le spalle di Ellyson. Ingentilì la voce prima di continuare. – Non sempre.
- E' molto più grande di quello che sembrerebbe dal di fuori.
- Piccole magie di poco conto, ma molto utili. Non faccia caso al disordine, la prego. Non sono una casalinga, e qui i nani non entrano.
- Glielo impedisce lei? – Chiese senza pensarci. La donna non rispose, fissandola negli occhi. La maga ebbe un tremito di paura incrociandoli. – Mi scuso, non era una domanda da porle.
- No, non lo era. – Sorrise. - Ma diciamo che ha quasi avuto ragione.
Il silenzio cadde sulla casa e sulle due donne finché il fischio del bollitore non ruppe l'aria, e la professoressa non portò su un vassoio in argento cesellato di rune due tazze e la teiera, da cui si spandeva un lieve profumo di gelsomino, sebbene in qualche modo più forte, quasi piccante.
- E' molto particolare, ma piacevole.
- Lo immaginavo, signorina Strongmint. Ho cercato di ricreare quel sapore a voi inglesi tanto caro, ma rendendolo simile ai nostri gusti. Più schietti secondo alcuni, più grezzi secondo altri.
- Un ottimo lavoro direi.
- Detto da una pozionista come lei, mi rende felice.
- Non creda a tutto ciò che ha letto nel mio curriculum vitae.
- Stia tranquilla, non giudico mai un libro dalla copertina, si figuri una persona da ciò che sembra.
Il tempo passò in silenzio, interrotto solo da poche domande di cortesia da entrambe le parti, finché la pendola non indicò che era ora di pranzo.
- Devo andare, professoressa.
- Non vuole rimanere per pranzo? Blakus credo sia impegnato su un suo progetto, e salterà il pranzo. Ho visto che raccattava qualcosa per mangiare in aula. Ammetto che io non ho voglia di sentire il chiacchiericcio degli studenti e degli altro professori. Vorrebbe fermarsi da me?
- Disturbandola oltre quello che ho già fatto?
- Non dica sciocchezze. E poi comunque ci dovremmo rivedere a breve, per la sua spiegazione.
Ellyson si incupì immediatamente. Le era già nuovamente passata di mente.
- Io… - Sospirò – Io non…
La professoressa si alzò e si pose dietro lo schienale della poltrona su cui era seduta la maga, poggiandole le mani sulle spalle e stringendo delicatamente.
- Non si preoccupi, sono sicura che saremo alla fine tutti e tre molto felici di quello che ci dirà. Insisto perché lei sia mia ospite.

Il bussare alla porta di ingresso fece sollevare la testa ad entrambe le donne, una intenta da quasi un'ora nello studio di una trascrizione di un antico manoscritto egizio dove si insegnavano le basi per l'addomesticamento dei coccodrilli, l'altra persa nei ceselli di legno della cornice della porta di ingresso, un tazza ormai fredda di succonero in mano, la sua mente a vagare in mille pensieri.
- Deve essere Blakus. Apra lei, signorina Strongmint.
Ellyson si scosse improvvisamente e annuì lenta. Si alzò, appoggiando la tazza sul vassoio cesellato. La mano nervosa aveva tremato facendo cadere parte del liquido sull'argento.
- Brun… - iniziò il professore con un grande sorriso davanti alla porta aperta, per poi bloccarsi immediatamente. – Signorina Strongmint, è una sorpresa inaspettata trovarla qui. – le disse serio.
- Mi scuso di averla disturbata professore, facendole perdere del tempo prezioso.
- Nessun disturbo. Sono curioso di sapere alcune cose sull'episodio relativo al signor Dennov, e sono sicuro che anche lei sia entusiasta all'idea di raccontarle.
- Blakus, non essere più acido del dovuto. – rise la professoressa, arrivata dietro ad Ellyson.
- Impossibile. Io sono sempre al massimo della cattiveria. Ma posso entrare, o preferisce, signorina Strongmint, che l'interrogatorio venga fatto sulla porta della casa della professoressa Vauqirie?
Ellyson non rispose, spostandosi solo di lato e rendendosi conto che si trovava a disagio con loro due presenti. Si sentiva come il terzo incomodo, il che unito alla paura che in fondo al suo cuore le stava dicendo di scappare, poiché non avrebbero creduto ad una sola parola di quello che avrebbe detto, le aveva bloccato il succulento pranzo sullo stomaco.
Inspirò profondamente e chiuse la porta, dirigendosi nel salotto, dove lui si era già accomodato.
- Cosa gradisci? – chiese la professoressa, vicina a quella che sembrava una credenza.
- Firewhisky, senza ghiaccio.
- Ma è solo il primo pomeriggio!
- Hai ragione, potrebbe fare un po' di caldo. Lo prendo con il ghiaccio. – sorrise lui vedendo la faccia falsamente contrariata della professoressa. Voltò la testa verso Ellyson, che era rimasta in piedi sull'entrata della stanza. – Si sieda, signorina, si sieda. Non è un processo. Non ancora.
- Blakus!
- Scusa, Brunjild. Seriamente, signorina Strongmint, si sieda. Come le ho già detto in questi giorni e come sicuramente le ha ripetuto la professoressa Vauqirie, gradiremmo una spiegazione che non scricchioli troppo relativamente a quanto abbiamo visto nella sala il giorno del duello. Se la cosa ci soddisferà, tutto finirà nelle nebbie del tempo, altrimenti saremo nostro malgrado costretti a far intervenire il preside per ulteriori chiarimenti e provvedimenti.
- Capisco. E vi ringrazio. – mormorò la ragazza, seduta su una poltrona di fronte al divano su cui si erano accomodati i due professori. – Cosa volete sapere di preciso?
L'uomo sembrò pensieroso, mentre la fissava per un istante.
- Era un incantesimo oscuro quello che lei ha usato, vero?
- Esatto.
- Eppure io non lo conosco, e credo di essere uno degli esperti mondiali, se non l'esperto mondiale di incantesimi oscuri.
- Mi spiace contraddirla, professore, ma lei non lo è. Forse ora, ma non fino a qualche anno fa.
- In che senso?
Ellyson chiuse gli occhi, indecisa se dire ciò che si sentiva nel cuore o meno. Secondo una parte di lei, era l'unica soluzione possibile, ma sempre secondo un'altra parte di lei era la cosa più stupida da fare.
Inspirò lentamente, espirò e sorrise triste.
Era abituata a fare cose stupide.
- Più di venti anni fa un giovane divenne professore di Pozioni ad Hogwarts. Io frequentai la scuola poco dopo, e lo conobbi. Fu il mio professore. Uno dei migliori nel suo campo, ma le pozioni non erano il suo unico interesse. Amava la magia almeno quanto la magia amava lui, e fin da giovane, sebbene questo lo scoprii molto tempo dopo, si era dilettato nella creazione di nuovi incantesimi, pur non sapendo che alcuni di essi erano oscuri, finché non li ebbe creati.
- Come si fa a non sapere che cosa si sta creando?
- Lasciala continuare, Brunjild. Ha un senso quello che sta dicendo. E questo professore quindi aveva creato vari incantesimi?
- Credo proprio di sì. Molti normali, alcuni solo per gioco, poco più che mere manipolazioni, altri molto potenti, o pericolosi. Io dico che sono magia oscura, ma non ne sono così sicura. Certo è meglio che non siano divulgati, non lo nego.
- E lei come può conoscerli?
Ellyson sorrise nuovamente ripensando a come erano andate davvero le cose.
- Li ho trovati. Alcuni me li ha insegnati mentre lavorammo insieme, per un progetto comune molto importante per il Ministero, ma altri li ho… rubati, possiamo dire, da una sorta di diario che nemmeno si ricordava di avere.
- Interessante. E tra questi vi era anche quello che lei ha usato sul signor Dennov?
Lei annuì.
- E quanti altri sanno di questi incantesimi?
- Nessuno. Solo io.
- E il professore. – corresse la professoressa.
- Non più. Ho capito di chi sta parlando, e comprendo la sua ritrosia nel volerne parlare. Non fu certo una persona molto gradita all'epoca, e ancora oggi molti non sono convinti di ciò che fece, sebbene i fatti provino il contrario. Un uomo coraggioso.
- Il più coraggioso. Se penso per chi ha dato la vita … - mormorò Ellyson.
- Mi scusi, signorina Strongmint?
- Nulla, nulla. Mi scuso, mi sono lasciata trasportare da dei vecchi ricordi.
- E quindi l'incantesimo che ha usato è equiparabile a quelli oscuri. Ma lei ha potuto annullarne gli effetti, cosa che non è possibile fare normalmente.
- Se non si agisce con la giusta formula entro pochi secondi dall'effetto, è irreversibile come tutti gli incanti oscuri. Ma nel caso di Noran la formula e la controformula sono state pronunciate il più vicino possibile, con nessuna conseguenza per lui, spero.
- No, assolutamente no signorina Strongmint. Domani stesso riprenderà le lezioni regolarmente, al contrario del signor Wulfberson, ancora a lungo in punizione.
- A Hogwarts sanno che lei… - iniziò la donna.
- No! – scattò in piedi Ellyson. – E vi prego, qualsiasi cosa, ma lasciate Hogwarts fuori da questo guaio. Ha già subito troppo. La colpa è solo mia di quanto è successo.
- Capisco. – disse pensieroso l'uomo, facendo segno con gli occhi alla professoressa di dirigersi nella cucina, dove lui la seguì, lasciando sola la giovane maga dopo aver chiuso la porta alle sue spalle. – Ne dovremo discutere per un po', signorina Strongmint. Si metta comoda.
I secondi scanditi dal meccanico rumore della pendola persero significato per Ellyson, che si ritrovò seduta sulla poltrona con le mani intrecciate a tormentarsi una con l'altra, lo sguardo fisso sul vassoio sporco di succonero. Il liquido si era asciugato, lasciando una macchia che aveva messo in evidenza le cesellature finissime dell'intera superficie. Una in particolare continuava ad attirare l'attenzione della strega, ma nervosa quanto lo era in quel momento, non riusciva a capirne il motivo.
La porta della cucina si aprì, e i professori ritornarono a sedersi sul divano.
- Quando dovrò vedere il preside?
- Penso stasera, non più tardi delle sette.
- Bene. Avrò il tempo di fare le valige.
- E perché dovrebbe farle, signorina Strongmint?
Lei alzò lo sguardo, incredula.
- Professor Mortunef, non mi ha appena detto che dovrò incontrare il preside per discutere di ciò che ho fatto?
- No. Lei mi ha chiesto quando lo vedrà, e io le ho risposto. Come tutti gli studenti e i professori, stasera a cena, non oltre le sette. Stasera c'è la partita di Quidditch, nessuno se la vuole perdere, per cui ceneremo tutti un po' prima.
- Maschi. Chi li capisce è brava. O è un maschio. – rise la professoressa, appoggiando le mani guantate su quelle tese e dalle nocche esangui di Ellyson, che non si era ancora ripresa dalla notizia che avevano accettato la sua spiegazione. Con delicatezza intrecciò le sue dita con quelle della giovane. – Si rilassi. Le preparo una tisana, poi la riaccompagno alla sua stanza.
- Grazie, io…
- Non dica nulla. Oh, ma guarda come è sporco questo vassoio. Lo devo assolutamente lavare.
All'improvviso la maga si ricordò dove aveva già visto lo strano disegno, e bloccò la professoressa.
- La prego, le chiedo una gentilezza. Cosa significa questo simbolo?
- Non è un simbolo. – puntualizzò Mortunef, avvicinatosi e indicando parte della cesellatura del vassoio. – E' un glifo composito.
- Mi scusi?
- Un glifo composito è un insieme di due o più rune che vengono fuse tra di loro per due motivi: rendere il messaggio nascosto se non a chi è in grado di capire, e aumentare la potenza della magia che ogni runa possiede. Un glifo di due rune è più potente che le due rune scritte di seguito.
- Esattamente. Questo è un glifo che alcuni ricollegano a Ullr, che lo creò per scacciare il suo rivale Wotan dalle sue terre, impedendogli di rimetterci piede. Qui ovviamente è una versione artistica, priva di qualsiasi potere, e infatti come vede è parte di una sorta di scena incisa nell'argento, ma il glifo, quello vero, sarebbe decisamente non da incidere e mettere in bella mostra. – continuò la professoressa.
- Come mai è interessata proprio a quel disegno?
- Ne ho visto uno simile su un libro di rune che ho consultato giorni addietro, ma non capivo cosa fosse.
- Quale libro?
- Ammetto Professor Mortunef che non me lo ricordo. – mentì lei. – Se le interessa posso mettermi subito a cercarlo in biblioteca.
- No, no. Le rune e la magia legata ad esse è potente, ma non è la mia branca principale.
- Come darti torto, essendo tu un Berserk.
- Brunjild… - iniziò lui acido.
- Blakus… - lo prese in giro lei in tono di sfida.
- E' tardi, devo andare a studiare. – disse lei imbarazzata. - Professoressa, professore, sono in debito con voi. Grazie per l'offerta della tisana, come se l'avessi accettata.
- Si figuri. Ora sa la strada. Quando avrà voglia passi a trovarmi. Tra una settimana dovrebbero nascere dei puledri di Daymare. Le interesserebbe vederli?
- Cer… certamente, professoressa. Da lontano però.
La donna rise.
- Allora glieli mostrerò più che volentieri.
Ellyson si mosse verso la porta di ingresso.
- Signorina Strongmint.
Lei si voltò.
- Dica professore.
La mano guantata della professoressa stava stringendo visibilmente il braccio dell'uomo.
- No, nulla. Vada pure.
- Certo, professore. Professoressa, buona giornata.
Chiuse la porta e si incamminò verso la scuola.
Aveva molte cose a cui pensare, dal glifo al comportamento dei professori, oltre alla sua missione e a quel vago senso di viscido che le colpiva lo stomaco pensando ad Ammanitoff, ma decise di dedicare il pomeriggio in biblioteca, nella zona proibita, Tobeah o no.
- Prima cosa, Hilde. E per riuscirci, un salto nella mia stanza per prendere una pozione che mi potrebbe servire.
   
 
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