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Autore: Helena89    08/03/2010    4 recensioni
Billie si accascia lungo il muro. Le stelle ovviamente sono indifferenti. Mike ha detto che non se n'è andata davvero.
Ma lui riesce solo a pensare che il nome gliel'aveva detto. Eppure, per quanto si sforzasse, quella parola era stata detta e archiviata nel attimo di un secondo.
 Un secondo al profumo di alcool e zuccherato con un bacio che sapeva tanto d'addio.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buondì. Nuova storia. Non so, mi frullava in mente da un pò. 
Ambientata quando i Griin erano ancora giovincelli.
Have a good reading my dear.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

16 agosto.

Fai ancora un passo e giuro che ti metto le mani addosso. No, non mi toccare”. 
La notte è il manto setoso che copre la città. Le stelle milioni di puntini immacolati su una notte d'estate.

Una ragazza alta, mora. Stringe le labbra e cerca di divincolarsi dalla stretta di un ragazzo.
Il ragazzo però è più forte. Decisamente. La stringe ai fianchi e la alza. Fa un giro su se stesso e torna verso l'inizio del vicolo buio.

Torniamo nel locale” dice lui stancamente.
Lasciami! Lasciami stronzo! Lasciami o giuro che comincio a strillare!”.

Lui insiste, stascinandola con se. Lei alza le mani, e gli ficca un pugno in faccia. Il ragazzo molla la presa, facendola cadere.
Batte per terra, sulla strada. I palmi sfregano sull'asfalto. Bruciano immediamente. Li alza. Sanguinano. Poi guarda il ragazzo. Sanguina anche lui.
È in piedi e si tiene le mani davanti al volto. Gocce scure si infilano tra le dita, sciovolando verso il basso. 
La guarda. È arrabbiato, si vede.
Abbassa le mani. Il sangue cola dal naso.
Lei si alza di scatto. Si posiziona di fronte a lui.

Tu non mi comandi più” sibila.
Non l'ho mai fatto”
Bugiardo!”.

Il ragazzo le prende la mano.

Torna dentro con me!”
Io con te non vengo da nessuna parte”
Sto perdendo sangue, vieni dentro con me per favore”.

Il ragazzo le stringe la mano fatta a pugno. Arretra di qualche passo e cerca di tirarla. Lei fa leva sui piedi, impuntando la pianta.
Non ci vengo con te! Billie mollami...”
No!” ringhia lui guardandola, “Non ti mollo. Smettila cazzo. Cresci, hai diciott'anni e ti comporti come una bambina a volte. Che cazzo ho fatto stasera? Cos'è che non va?”.

Lei divincola il braccio.

Non voglio più stare qui. Mi fa schifo. Questa città, la gente che c'è, le regole, come vanno le cose, la droga che tiri ogni giorno, il modo in cui ti stai rovinando, e tutte queste altre schifezze!”
Stasera non ho tirato niente”
Ok, e le altre? Quando fumo butti giù?”
Torniamo dentro”.

Lei si allontana. Fa qualche fasso indietro fissandolo.

No, no mi dispiace. Vado a casa”
Quale casa?” mormora lui ferocemente.

Lei si avvicina. Lo guarda con gli occhi pieni di rabbia. Alza un braccio. Posiziona il pollice sulla guancia destra di lui, e le altre quattro dita su quella sinistra. Stringe.
Il sangue di lui scorre ancora giù per il naso. Si imbratta la mano, ma non ci da peso. Troppe volte gli ha asciugato il sangue.

Quella che non trova la casa sei tu, non io”. Sibila. Sibila arrabbiata. Sibila e vorrebbe urlare.

Sibila, e Billie la guarda.
E lei, in quegli occhi ci vede il mondo. Vede in quei smeraldi la vita. La rabbia. L'amore. La ribellione. La rivoluzione. L'istinto. La speranza. L'energia.
Vede l'anima profondo che ha.
Gli lascia la mascella e si allontana.

Ci vediamo Billie”. Parla all'aria, abbastanza forte perchè sai che dietro di lei, Billie la sente.
Lui fa qualche passo. Fissa la sua schiena. Si ferma.

Per favore... Per favore...” mormora.

La ragazza si gira. Il suo volto è una maschera d'ira.

Per favore? Smettila! Smettila! Questa storia sta diventando ridicola ”. Sospira, si passa una mano sulla testa.Non finisce qui, lo sai. Ma fammi andare”.
Poi si blocca. Come se rifletesse.
E comincia a ridere. Lo guarda e ride. Una risata isterica. Quasi fosse matta.
Lui non capisce. Non capisce la sua risata. La guarda confuso.
Poi la sua risata sparisce di colpo, lasciando un espressione di amarezza sull'ombra di un sorriso morto.

Non sai nemmeno come mi chiamo...” mormora, prima di voltarsi e andersene.

Billie questa volta non ci vede più dalla rabbia. Si piazza al centro del vicolo, fissando la sua figura allontanarsi. Comincia a urlare.

Non lo so perchè non me l'hai mai voluto dire! Ti ostini ad avere quel schifoso soprannome, e non mi dici la verità. Come ti chiami? Eh? Dimmelo cazzo! Dimmi come ti chiami!”.
Lei non ascolta. Continua a camminare. Sembra che nemmeno senta. E si allontana sempre più.

Come una ballerina nella notte. Talmente leggiadra che non sembra toccare terra. Come un angelo senza ali che però non ha perso l'abitudine di provare ad alzarsi.


Fermati cazzo! Come ti chiami? Qual'è il tuo nome? Dimmelo!”.
Ma lei non si volta. Lei non risponde.

Billie continua ad urlare a vuoto. Si avvicina al muro scrostato della via, e sferra pugni alla parete. 
Il dolore è buono. Il dolore fa sfogare.
Oltre al naso ora sanguinano anche le nocche. La sua voce lentamente si spegne, arrivando a un sussurro.

Non te ne andare! Dimmi il tuo nome, dimmelo! Qual'è il tuo nome? What's your name? What's your name?”.

Ma lei ha girato l'angolo. E Billie è solo nella via, senza il coraggio di rincorrerla.

Si accascia lungo il muro, continuando a sferrare pugni sempre più deboli. Il dolore è alla stelle. Ma lui non lo sente. Serra gli occhi, e cade in ginocchio, il viso rivolto verso la calce dell'edificio.
Continua a chiamarla, a parlare solo, con la voce ridotta poco più che a un sussurro. 
Chiede il nome a vuoto. 
Alza gli occhi e fissa le stelle. Forse loro lo sanno. Poi riabbassa la testa.
Dall'alto nessuno lo ascolterà.

Ma continua comunque a sussurrare.
What's her name? What's her name? What's her name?”.

E più lo dice, più diventa una cantilena. Alla fine non stacca più le parole. Lo dice come se fosse ipnotizzato, lo sguardo immobile. La voce bassa e resa roca dagli urli.
Come avesse perso la ragione. Come se sperasse davvero di sentire le stelle parlargli. 
Come un matto.
Lì solo, affidato al silenzio. Lì solo, con l'improvviso e tremendo timore che la risposta alla sua domanda non arriverà mai.


Whatername? Whatsername? Whatsername?”.

  
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