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Autore: JoJo    25/03/2010    4 recensioni
Nella città di Baltimora vengono trovati dei corpi senza nome. Una ragazza ritornerà inaspettatamente dal passato di uno dei membri della squadra e cercherà di aiutarli nelle indagini. Ma ci sono confini che non devono essere varcati e forse lei questo ancora non lo sa...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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Di quella pira l'orrendo fuoco tutte le fibre m'arse, avvampò!/ Empi, spegnetela, o ch'io fra poco col sangue vostro la spegnerò/ Era già figlio prima d'amarti, non può fermarmi il tuo martir!/ Madre infelice, corro a salvarti, o teco almeno corro a morir!

- Giuseppe Verdi

Carrie Murray Nature Center. Baltimora, Maryland.

Il fuoco è un distruttore naturale. Dove passa distrugge tutto ciò che incontra, lasciandosi alle spalle solo la desolazione della cenere. Il fuoco brucia, tutto, senza pietà, senza distinzioni, equo nella sua violenza. Ma dietro di sé, per quanto si sforzi, lascia sempre delle tracce e l'aveva fatto anche lì, in quel posto inaspettato.
Baltimora risultava la dodicesima città più pericolosa degli Stati Uniti ma uno studio di quell'anno aveva assicurato che, nonostante il numero degli omicidi fosse sempre superiore alla media nazionale, gli assassinii erano in costante diminuzione. Quelle statistiche, tuttavia, non avevano mai varcato la porta del parco naturale, perlomeno fino a quel momento.
David Rossi si passò una mano sul mento irsuto mentre guardava davanti a sé la profonda buca che deturpava l'aspetto armonioso di quel luogo.
“Era sotterrato piuttosto bene.- commentò- In che modo è stato ritrovato il cadavere?”
“Un capo scout stava organizzando un'escursione e nel preparare il campo ha trovato il terreno smosso.- spiegò Reid, che ormai sapeva il rapporto del caso a memoria-Si è incuriosito, ha tolto un po' di terra e ha trovato lo scheletro.”
Poco più in là Morgan scostò con il piede un piccolo sasso “Probabilmente qualche animale deve aver cercato prima di lui.”
Il più giovane membro della squadra di analisi comportamentale riprese a parlare “Sappiamo che la vittima era una donna, identità sconosciuta, e che il suo cadavere è stato bruciato.”
Rossi annuì, lanciando un'occhiata indagatrice alla zona “Quelli della scientifica dicono che non hanno trovato nulla che dimostri che abbia dato fuoco al corpo qui.”
“Quindi l'S.I. l'ha uccisa, carbonizzata e poi portata qua per sotterrarla?” ricapitolò Derek, accompagnando le proprie parole con dei gesti vaghi delle mani.
“Il fatto che l'ha seppellita può essere un segno di rimorso.” azzardò Reid, meditabondo.
Erano stati contattati dallo sceriffo John Anderson quella mattina, quando ormai erano passate poche ore dal ritrovamento del corpo, e si erano subito messi in viaggio per il Maryland. Il capo della polizia aveva intuito immediatamente che c'era qualcosa di diverso in quel caso, e non solo per l'insolita violenza dell'omicidio, quindi aveva consigliato allo sceriffo di rivolgersi all'Unità di Analisi Comportamentale dell'FBI. L'agente Jareau aveva subito individuato la priorità del caso e la vicinanza con la Virginia aveva fatto sì che passassero solo poche ore dall'effettivo intervento della squadra.
“Che cos'altro abbiamo?” domandò di nuovo Rossi, anche se sapeva bene che le informazioni preliminari rinvenute dalla polizia locale erano piuttosto lacunose.
“Sostanzialmente...niente.- rispose Spencer, confermando così i suoi dubbi- Prima che arrivassimo avevano già autorizzato la rimozione del cadavere che ora è allo studio di medicina legale.”
Morgan si spostò leggermente dalla zona del ritrovamento. Un parco naturale non era esattamente un luogo comune in cui potersi sbarazzare di un cadavere. Voltò la testa di modo da avere un quadro più ampio di quell'area: gli alberi erano radi e permettevano una buona visuale del territorio circostante, tuttavia si trovavano abbastanza lontani dai sentieri turistici da poter affermare che tutto ciò non avrebbe costituito un elemento di disturbo all'SI. Se si fosse recato sul posto di notte, probabilmente nessuno avrebbe notato la sua presenza.
“Sapete, come livello di crimini violenti per città con più di cinquecentomila abitanti, Baltimora è seconda solo a Detroit.” esordì quindi il giovane genio, rompendo quel momento di silenzio.
Morgan fece roteare leggermente gli occhi, abituato a queste uscite del collega“L'avevo sentito dire.”
“Davvero?” ribattè stupito l'altro, aggrottando le sopracciglia sottili.
“A volte capita anche ai comuni mortali di leggere i giornali, Reid.” lo punzecchiò.
Rossi si avvicinò a un poliziotto che stava svolgendo delle misurazioni della fossa con un metro“Quando si potrà sapere la causa della morte?”
“Dipende dall'antropologo forense.-spiegò quello con una crollata di spalle- Il medico legale non è riuscito a fare un'analisi approfondita: il fuoco ha bruciato quasi tutti i tessuti e lui ha potuto solo determinare il sesso della vittima.”
Un movimento nella boscaglia circostante attirò l'attenzione dell'agente dell'FBI prima che potesse ribattere qualcosa.
“La zona non è stata chiusa ai civili?” domandò al ragazzo, che finalmente alzò lo testa dal lavoro che stava svolgendo.
“Sì.” rispose, come se fosse la cosa più ovvia.
David allungò il braccio destro, additando la zona dove aveva visto muoversi qualcuno“E allora che ci fa qui quella persona?”
Il poliziotto seguì la direzione che stava indicando “Io non ho visto nessuno.”
“Vado a controllare.” si propose Morgan, avviandosi nella direzione indicata dal collega.
Gli alberi gli coprivano un poco la visuale ma era sicuro di avere intravisto qualcuno allontanarsi in fretta. Avanzò velocemente e circospetto, incerto su chi si sarebbe trovato di fronte.
Mosse ancora qualche passo in quella direzione e vide muoversi qualcosa di rosso. Era una sciarpa, che sventolava placidamente sulla schiena di una ragazza inginocchiata a terra, troppo intenta a cercare qualcosa fra i cespugli per fare caso alla sua presenza.
“Signorina, che sta facendo?” domandò Morgan, una mano sulla fondina, pronto per qualsiasi tipo di reazione.
La ragazza lo ignorò e lui si avvicinò ancora, mettendosi di fianco a lei.
“Scusa?” chiamò Derek, mettendole una mano sulla spalla per farla accorgere della sua presenza.
La giovane si voltò verso di lui, puntandogli addosso i due fanali azzurri che erano i suoi occhi, e lo guardò interrogativa mentre si toglieva un'auricolare dell'i-pod dall'orecchio.
“Sì?” domandò, sorridendogli amabile. Non sembrava essersi resa conto di avere di fronte un agente dell'FBI, la sua voce era calma e l'espressione del viso serena.
“Questa è la scena di un crimine,- spiegò quindi pazientemente- la zona è momentaneamente chiusa.”
“Sì, me l'hanno detto. Brutta storia.” commentò la mora, alzandosi in piedi e pulendosi le mani sporche di terra sfregandole fra loro.
Derek alzò un sopracciglio “Dovresti andare via.” sottolineò.
“Non posso. Sto cercando una cosa.” glielo disse con tono gentile e un sorriso stropicciato sulle labbra e lui si domandò se avesse davvero capito la gravità della situazione.
“Non puoi farlo ora, devi aspettare che riaprano la zona.” ribadì di nuovo, stavolta mostrando il proprio documento di riconoscimento del Federal Bureau of Investigation.
“Devo proprio farlo adesso, mi dispiace.” ribattè tuttavia la giovane, stringendosi un po' nelle spalle.
“Che stai cercando di così importante?” si informò quindi Morgan, incuriosito da tanta testardaggine.
“La tana di un opossum. O di un procione. O di uno di quegli animaletti che frugano nella spazzatura e di nutrono di rifiuti.” disse, alzando le mani e muovendo le dita per imitare il movimento delle zampe di quegli animali.
L'uomo di colore la guardò stranito: quante probabilità c'erano che una studentessa universitaria decidesse di fare le proprie ricerche etologiche proprio il giorno del ritrovamento di un cadavere carbonizzato?
Morgan guardò con sospetto la tracolla che portava al collo. Era voluminosa e capiente e sembrava contenere parecchi oggetti, perciò gli venne il sospetto che quella ragazza potesse essere una giovane giornalista in cerca di scoop “Potresti farmi vedere che hai nella borsa?”
La ragazza si strinse nelle spalle mentre afferrava la tracolla per il manico di modo da passarla nelle mani dell'agente federale.
Nel momento in cui Morgan stava scostando il tessuto della borsa per vederne il contenuto uno strano silenzio sembrò calare in quel boschetto. Gli bastò meno di un secondo per capire la natura dell'oggetto che aveva individuato: delle orbite vuote lo fissavano inespressive e lui non potè fare a meno di lasciarsi scivolare la borsa dalle mani e fare un passo indietro.
“Bu!” commentò la giovane, quando posò il suo sguardo preoccupato su di lei.

A chi le sa osservare, le ossa possono dare moltissime informazioni su chi erano quando formavano un tutt'uno con la carne e lo spirito del proprio possessore. Per esempio, quel teschio con cui si era trovato faccia a faccia Derek Morgan parlava di una donna nativa americana di poco più di vent'anni, morta più di due secoli prima di quel giorno e che aveva passato gli ultimi anni sotto diversi strati di terra in un antico cimitero indiano.
La confusione che si era creata, quindi, era dovuta principalmente al fatto che il bel profiler non sapesse quasi niente di scheletri e affini, perciò la giovane dottoressa Ross capì immediatamente che non doveva farsi prendere dal panico a causa di quell'incidente. Anzi, l'aveva trovato piuttosto divertente.
“Quindi l'agente si è impressionato per il mio teschio?” domandò al giovane poliziotto che si stava occupando delle misurazioni della fossa prima che si scatenasse quel putiferio.
“No, dottoressa.- sbuffò questi in risposta-Si è semplicemente chiesto perchè una persona sana di mente se ne va in giro con delle ossa nella borsa!”
La ragazza sbattè i suoi grandi occhi celesti “Non ci vedo niente di male, sarebbe stato più strano se le avessi portate sottobraccio.”
“Hai capito il punto.” ribattè l'agente. Conosceva la giovane dottoressa Ross di fama e aveva sentito dire che viveva in un mondo tutto suo. Fortunatamente era abbastanza in gamba nel suo lavoro e la sua gentilezza verso il prossimo faceva ovviare a questa sua peculiarità. 
“Devo portarle in laboratorio per delle analisi.- spiegò, gesticolando animatamente-Sai, proviene da un cimitero indiano e credo che risalga come minimo a due secoli fa!Voglio analizzarlo per determinare la...”
“Ok, ricevuto.- tagliò corto l'altro-Che ne dici di lasciare perdere questo tizio per un po' e dedicarti al motivo per cui sei qui?”
“In realtà si tratta di una donna...” specificò la scienziata con un sorriso che subito contagiò anche il poliziotto.
A pochi passi di distanza un uomo in divisa stava parlando con i tre agenti dell'FBI, desolato dal tremendo equivoco che c'era stato.
“Avremmo dovuto avvertirvi della presenza della dottoressa Ross, mi dispiace- si scusò per l'ennesima volta l'agente Bringman- Sarà lei ad occuparsi del caso sul campo. Il nostro antropologo forense, il dottor Stein, si è fratturato il femore ed è rilegato su una sedia a rotelle, quindi potrà aiutarla solo con le indagini in laboratorio.”
L'uomo si girò verso la ragazza, che stava osservando distrattamente la fossa in cui era stato ritrovato il corpo “So che sembra un po' strana, ma è brava nel suo lavoro.- aggiunse in un sospiro- Perlomeno non ha quel pessimo umorismo da obitorio.”
“Se avesse avuto un pass, non ci saremmo preoccupati così per il fatto che trasporta dei resti umani.” ribattè Rossi.
Bringman scosse la testa “Credetemi, quella ragazza si sarebbe messa nei guai anche con una scorta di dieci uomini.”
“Hey Ross!- la chiamò quindi, invitandola anche con un gesto della mano- Vieni che ti presento gli agenti dell'FBI.”
La ragazza si voltò verso di loro sorridendo e li raggiunse con quattro passi lunghi e aggraziati.
“Dottoressa Ross, questi sono l'agente Rossi, il dottor Reid e l'agente Morgan, che hai conosciuto prima.”
David fece un cenno di saluto con il capo, mentre Reid alzò la mano facendola sventolare leggermente.
“Mi dispiace per l'equivoco.” disse invece Derek.
“Non importa, ci sono abituata.- ribatté la ragazza, mostrandogli un ampio sorriso-All'aeroporto vengo costantemente fermata dalla sicurezza nazionale.”
I tre si scambiarono un'occhiata stranita, mentre il poliziotto alzò gli occhi al cielo, domandandosi perchè quella ragazza non potesse semplicemente sembrare una persona normale.
“Perchè trasportare ossa, anche se per motivi professionali, risulta sospetto...” continuò a spiegare, non capendo il motivo di quelle espressioni. Aveva aggrottato leggermente le sopracciglia fini, dando ai propri occhi un'espressione seria ma leggermente confusa che chi la conosceva considerava piuttosto familiare. Non erano solo i vestiti dai colori accesi e vivaci a renderla eccentrica, ma soprattutto la sua testa costantemente persa fra le nuvole e sul suo viso questo era leggibile a chiare lettere.
“Ok, Ross, rimani concentrata:-la richiamò all'ordine il capo della pattuglia- spiega agli agenti perchè ti hanno rispedito qui dal laboratorio di medicina legale.”
“Certo.-concordò la ragazza-Sto cercando una mandibola.”
Reid aggrottò la fronte “Una mandibola?”
“Pare che manchi all'appello,-confermò quindi il poliziotto, togliendosi dalla divisa un pelucco invisibile con un gesto casuale- e la dottoressa crede che l'abbia presa qualche animale che ha la tana in questa zona.”
“Come un opossum o un procione...” commentò Morgan, ripetendo quello che la ragazza le aveva detto di stare cercando.
“Cosa sappiamo della vittima?” si informò Rossi, lo sguardo stranamente sfuggente. Aveva l'insolita sensazione che gli stesse sfuggendo qualcosa, in quel momento, ed era convinto che avesse a che fare con la giovane dottoressa che in quel momento, passandosi una mano fra i lunghi capelli neri che le ricadevano in onde irregolari sulle spalle, stava snocciolando velocemente le informazioni che le aveva appena chiesto.
“E' una donna, tra i trenta e trentacinque anni, razza caucasica, una madre probabilmente. Più tardi procederò con una ricostruzione della fisionomia per vedere se c'è qualche riscontro con le persone scomparse.”
Derek incrociò le braccia al petto “Per quando potremo avere un quadro completo?”
“Al più tardi per domani mattina.” gli assicurò, dopo aver pensato per qualche secondo picchiettandosi l'indice sulle labbra.
“D'accordo, Ross. Puoi tornare alla tua ricerca.- la congedò Bringman, mettendole una mano sulla spalla- Sicura che non hai bisogno di nessun agente che ti aiuti?”
La ragazza scosse la testa, sventolò la mano in segno di saluto e fece per incamminarsi verso un punto imprecisato alle proprie spalle.
“Ah!- esclamò, fermandosi di colpo-Ti sta bene il pizzetto, Dave.”
Reid e Morgan si lanciarono degli sguardi estremamente stupiti, ma sembrava proprio che quell'affermazione avesse stupito anche l'altro membro della squadra “Come?”
“La prima volta che ci siamo visti non l'avevi,- spiegò velocemente la giovane, stringendosi nelle spalle- e mi avevi detto che potevo chiamarti Dave quindi ho pensato che valesse ancora...”
Rossi aggrottò la fronte “Ci conosciamo?”
“Sono cresciuta un po' dall'ultima volta che ci siamo visti.- confermò, sorridendogli dolcemente- Sono Alaska Ross.”
Nella mente dell'uomo delle immagini di più di dieci anni prima si susseguirono in un lampo.
“Alaska Ross?- ripetè allibito- Alaska?”
L'interpellata fece un inchino“La sola e unica!”
“Di Denver?” cercò di riepilogare, sotto lo sguardo incuriosito dei due colleghi più giovani.
“Esatto!” trillò, felice di essere stata riconosciuta. Nonostante ciò però, cambiò argomento quasi subito, la mente di nuovo concentrata all'incarico che le era stato affidato.
“Ok, allora io torno a cercare la mia mandibola, quindi.- disse, additando con il pollice la zona alle proprie spalle-Per caso siete esperti anche in psicologia animale?”
Rossi si accigliò un po'. Gli aveva appena detto di conoscerlo da tempo e in meno di un secondo si era voltata per andarsene, come se in realtà gli avesse fatto un semplice commento sul tempo.
“I procioni di solito abitano sugli alberi, ma dato che in questa zona ci sono molti turisti è possibile che l'abbiano fatto la propria tana sottoterra.- esordì quindi Reid- C'è un ruscello o un lago artificiale da queste parti?”
Alaska cercò Bringman con lo sguardo e lui rispose al suo posto “Sì, da quella parte.”
“Probabilmente avranno la tana in quella zona.-continuò il giovane agente dell'FBI- I procioni tendono a stabilirsi vicino a dei corsi d'acqua.”
“Ok, grazie della dritta!”
“Forse dovresti cercare le latrine.” propose di nuovo. Morgan si girò verso di lui “I procioni hanno latrine?” domandò e nonostante sapesse della vastità delle sue conoscenze si stupì del fatto che sapesse una cosa del genere.
“E' una sorta di ritrovo sociale dove i gruppi di individui fanno ritorno per giocare, riposare e mangiare.” spiegò, snocciolando le parole troppo velocemente, come suo solito.
“Credo che dovrò mettere i guanti, quindi...” disse Alaska, allontanandosi con una risatina a fior di labbra. Si stava già dirigendo verso il laghetto artificiale frugando nella propria borsa alla ricerca di un paio di guanti di gomma, quando Bringman la chiamò di nuovo.
“Aspetta un attimo, Ross.”
La ragazza si voltò, mentre indossava con la naturalezza di chi la svolge come azione abituale, un guanto blu “Che c'è?- domandò incuriosita- Me li ricordo gli ordini restrittivi: non distrarre i poliziotti e gli agenti FBI.”
L'uomo fece roteare gli occhi prima di rispondere “Non è per questo: il dottor Stein mi ha appena mandato un messaggio in cui mi riferisce che le analisi del terreno rivelano la presenza di composti organici riconducibili a strati diversi di terreno. Che vuol dire?”
Alaska scrollò le spalle “Che ho dimenticato in ufficio il cellulare e Davon ha contattato te per farmi avere questa informazione.”
“Ross...” sospirò il poliziotto.
“In base alla composizione del terreno possiamo determinare più o meno a che profondità può trovarsi e a quanto pare quella ritrovata non coincide con la profondità della fossa.” rispose Reid al suo posto.
“Ti chiami forse Ross?” lo rimbeccò bonariamente Morgan.
“Non c'è problema, l'ha spiegato molto bene!” si complimentò con entusiasmo la scienziata, sorridendogli incoraggiante.
Rossi riportò l'attenzione sull'informazione che avevano appena ricevuto “Quindi vuol dire che c'è la probabilità che l'SI abbia scavato più a fondo?”
“Esatto.”
Erano pochi i motivi per cui scavare una fossa più profonda del necessario e tutti i presenti sapevano che c'erano ampie possibilità che quella scelta dell'SI non avrebbe portato a nulla di buono.
“Forse ha calcolato male la profondità.” borbottò fra sé e sé la ragazza, mentre scendeva lungo la breve discesa artificiale che era stata creata dai tecnici della scientifica per recuperare il corpo senza compromettere nessuna eventuale prova. Reid, Morgan e Rossi si erano avvicinati ai bordi della fossa e osservavano i suoi movimenti, aspettando pazientemente la sua opinione a riguardo.
“Interessante!”commentò Alaska, abbassandosi sul naso gli occhiali dalla montatura spessa che portava sulla testa, per tenere lontano dagli occhi la sua folta frangia di capelli corvini. Si era accovacciata e stava smuovendo con la mano una piccola zolla di terra.
“Cosa?” domandò Derek, stringendo gli occhi scuri per vedere meglio. Un raggio di sole tiepido gli rifletteva sul viso, passando attraverso le fronde fitte degli alberi.
“La composizione del terreno.- spiegò Alaska- È davvero evidente che non è uniforme...”
“Mi stai dicendo che era ben visibile?-sbottò Bringman allargando le braccia-Quelli della scientifica mi sentiranno!”
La ragazza alzò la testa di scatto “Hanno fatto un buon lavoro. Un bello scavo.” gli assicurò, alzando i pollici. Riabbassò la testa subito dopo, tornando a spostare il terreno, aiutandosi però con una piccola paletta di metallo. I suoi movimenti erano sicuri e avevano l'automaticità di chi li compie quotidianamente da tempo: non occorreva certo essere dei profiler per capire che la dottoressa Ross aveva partecipato ad innumerevoli scavi prima di quello.
“Ho trovato qualcosa!” annunciò dopo diversi minuti che parvero a tutti interminabili.
Reid appoggiò le mani sulle ginocchia e si piegò in avanti “Sembra una mandibola.” disse, riconoscendo la natura dell'osso, parzialmente coperto di terra che era tornato alla luce.
“Quella che stavamo cercando, giusto?” azzardò Bringman.
C'era qualcosa nella faccia della giovane che aveva fatto capire a Rossi che non si trattava di quella. “Mi pare strano che la mandibola si trovi così in profondità rispetto al cranio.” commentò.
Alaska annuì, avvicinando la mano a quel gruppo di ossa “Hai ragione. Queste ossa appartengono di certo a qualcuno di più giovane rispetto al cadavere in nostro possesso. Vedete qui?I molari non sono completamente sviluppati e lo smalto dei denti non è molto consumato. Ad una prima indagine approssimativa direi che era una ragazza di poco più di vent'anni.”
“Ragazza?-ripetè Morgan- Puoi determinare il sesso in base a questi frammenti?”
“Sì, basta osservare il tessuto osseo che è liscio, se fosse un uomo sarebbe più ruvido.”
“E' stata bruciata?” quella che voleva Reid era solo una conferma che non tardò ad arrivare.
“D'accordo- sospirò Rossi, mettendo una mano in tasca alla ricerca del cellulare- Dico ad Hotch che abbiamo un'altra vittima.”

Ecco il primo capitolo ufficiale di Invisible Women!Sono davvero contenta che abbiate letto in molti il prologo, e spero davvero che questa storia vi piaccia...Fatemi sapere che ne pensate!Besos JoJo

takara : accidenti, e dopo una prima recensione così adesso rimarrò capitolo per capitolo con il terrore di deluderti! Spero davvero che la storia continui a piacerti!

LadyArtemis : il problema dell'ispirazione è che, più che perderla, ne ho fin troppa!eheheh! Sono contenta che il progolo ti sia piaciuto e, mi ripeto, spero di non deluderti con l'andare avanti dei capitoli. 

Maggie_Lullaby : Felice che il prologo ti abbia incuriosito! :) Spero proprio che continuerai a seguire la mia storia!

   
 
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