Di quella pira l'orrendo fuoco tutte le fibre m'arse, avvampò!/ Empi, spegnetela, o ch'io fra poco col sangue vostro la spegnerò/ Era già figlio prima d'amarti, non può fermarmi il tuo martir!/ Madre infelice, corro a salvarti, o teco almeno corro a morir!
- Giuseppe Verdi
Carrie Murray Nature
Center.
Baltimora, Maryland.
Il fuoco è un
distruttore naturale. Dove passa distrugge tutto ciò che
incontra, lasciandosi alle spalle solo la desolazione della cenere.
Il fuoco brucia, tutto, senza pietà, senza distinzioni, equo
nella sua violenza. Ma dietro di sé, per quanto si sforzi,
lascia sempre delle tracce e l'aveva fatto anche lì, in quel
posto inaspettato.
Baltimora risultava la
dodicesima città più pericolosa degli Stati Uniti
ma
uno studio di quell'anno aveva assicurato che, nonostante il numero
degli omicidi fosse sempre superiore alla media nazionale, gli
assassinii erano in costante diminuzione. Quelle statistiche,
tuttavia, non avevano mai varcato la porta del parco naturale,
perlomeno fino a quel momento.
David Rossi si passò una mano
sul mento irsuto mentre guardava davanti a sé la profonda
buca
che deturpava l'aspetto armonioso di quel luogo.
“Era sotterrato piuttosto bene.-
commentò- In che modo è stato ritrovato il
cadavere?”
“Un capo scout stava organizzando
un'escursione e nel preparare il campo ha trovato il terreno smosso.-
spiegò Reid, che ormai sapeva il rapporto del caso a
memoria-Si è incuriosito, ha tolto un po' di terra e ha
trovato lo scheletro.”
Poco più in là Morgan
scostò con il piede un piccolo sasso
“Probabilmente qualche
animale deve aver cercato prima di lui.”
Il più giovane membro della
squadra di analisi comportamentale riprese a parlare
“Sappiamo che
la vittima era una donna, identità sconosciuta, e che il suo
cadavere è stato bruciato.”
Rossi annuì, lanciando
un'occhiata indagatrice alla zona “Quelli della scientifica
dicono
che non hanno trovato nulla che dimostri che abbia dato fuoco al
corpo qui.”
“Quindi l'S.I. l'ha uccisa,
carbonizzata e poi portata qua per sotterrarla?”
ricapitolò
Derek, accompagnando le proprie parole con dei gesti vaghi delle
mani.
“Il fatto che l'ha seppellita può
essere un segno di rimorso.” azzardò Reid,
meditabondo.
Erano stati contattati dallo sceriffo
John Anderson quella mattina, quando ormai erano passate poche ore
dal ritrovamento del corpo, e si erano subito messi in viaggio per il
Maryland. Il capo della polizia aveva intuito immediatamente che
c'era qualcosa di diverso in quel caso, e non solo per l'insolita
violenza dell'omicidio, quindi aveva consigliato allo sceriffo di
rivolgersi all'Unità di Analisi Comportamentale dell'FBI.
L'agente Jareau aveva subito individuato la priorità del
caso
e la vicinanza con la Virginia aveva fatto sì che passassero
solo poche ore dall'effettivo intervento della squadra.
“Che cos'altro abbiamo?” domandò
di nuovo Rossi, anche se sapeva bene che le informazioni preliminari
rinvenute dalla polizia locale erano piuttosto lacunose.
“Sostanzialmente...niente.- rispose
Spencer, confermando così i suoi dubbi- Prima che
arrivassimo
avevano già autorizzato la rimozione del cadavere che ora
è
allo studio di medicina legale.”
Morgan si spostò leggermente
dalla zona del ritrovamento. Un parco naturale non era esattamente un
luogo comune in cui potersi sbarazzare di un cadavere. Voltò
la testa di modo da avere un quadro più ampio di quell'area:
gli alberi erano radi e permettevano una buona visuale del territorio
circostante, tuttavia si trovavano abbastanza lontani dai sentieri
turistici da poter affermare che tutto ciò non avrebbe
costituito un elemento di disturbo all'SI. Se si fosse recato sul
posto di notte, probabilmente nessuno avrebbe notato la sua presenza.
“Sapete, come livello di crimini
violenti per città con più di cinquecentomila
abitanti,
Baltimora è seconda solo a Detroit.”
esordì quindi il
giovane genio, rompendo quel momento di silenzio.
Morgan fece roteare leggermente gli
occhi, abituato a queste uscite del collega“L'avevo sentito
dire.”
“Davvero?” ribattè stupito
l'altro, aggrottando le sopracciglia sottili.
“A volte capita anche ai comuni
mortali di leggere i giornali, Reid.” lo
punzecchiò.
Rossi si avvicinò a un
poliziotto che stava svolgendo delle misurazioni della fossa con un
metro“Quando si potrà sapere la causa della
morte?”
“Dipende dall'antropologo
forense.-spiegò quello con una crollata di spalle- Il medico
legale non è riuscito a fare un'analisi approfondita: il
fuoco
ha bruciato quasi tutti i tessuti e lui ha potuto solo determinare il
sesso della vittima.”
Un movimento nella boscaglia
circostante attirò l'attenzione dell'agente dell'FBI prima
che
potesse ribattere qualcosa.
“La zona non è stata chiusa ai
civili?” domandò al ragazzo, che finalmente
alzò lo
testa dal lavoro che stava svolgendo.
“Sì.” rispose, come se fosse
la cosa più ovvia.
David allungò il braccio destro,
additando la zona dove aveva visto muoversi qualcuno“E allora
che
ci fa qui quella persona?”
Il poliziotto seguì la direzione
che stava indicando “Io non ho visto nessuno.”
“Vado a controllare.” si propose
Morgan, avviandosi nella direzione indicata dal collega.
Gli alberi gli coprivano un poco la
visuale ma era sicuro di avere intravisto qualcuno allontanarsi in
fretta. Avanzò velocemente e circospetto, incerto su chi si
sarebbe trovato di fronte.
Mosse ancora qualche passo in quella
direzione e vide muoversi qualcosa di rosso. Era una sciarpa, che
sventolava placidamente sulla schiena di una ragazza inginocchiata a
terra, troppo intenta a cercare qualcosa fra i cespugli per fare caso
alla sua presenza.
“Signorina, che sta facendo?”
domandò Morgan, una mano sulla fondina, pronto per qualsiasi
tipo di reazione.
La ragazza lo ignorò e lui si
avvicinò ancora, mettendosi di fianco a lei.
“Scusa?” chiamò Derek,
mettendole una mano sulla spalla per farla accorgere della sua
presenza.
La giovane si voltò verso di
lui, puntandogli addosso i due fanali azzurri che erano i suoi occhi,
e lo guardò interrogativa mentre si toglieva un'auricolare
dell'i-pod dall'orecchio.
“Sì?” domandò,
sorridendogli amabile. Non sembrava essersi resa conto di avere di
fronte un agente dell'FBI, la sua voce era calma e l'espressione del
viso serena.
“Questa è la scena di un
crimine,- spiegò quindi pazientemente- la zona è
momentaneamente chiusa.”
“Sì, me l'hanno detto. Brutta
storia.” commentò la mora, alzandosi in piedi e
pulendosi le
mani sporche di terra sfregandole fra loro.
Derek alzò un sopracciglio
“Dovresti andare via.” sottolineò.
“Non posso. Sto cercando una cosa.”
glielo disse con tono gentile e un sorriso stropicciato sulle labbra
e lui si domandò se avesse davvero capito la
gravità
della situazione.
“Non puoi farlo ora, devi aspettare
che riaprano la zona.” ribadì di nuovo, stavolta
mostrando
il proprio documento di riconoscimento del Federal Bureau of
Investigation.
“Devo proprio farlo adesso, mi
dispiace.” ribattè tuttavia la giovane,
stringendosi un po'
nelle spalle.
“Che stai cercando di così
importante?” si informò quindi Morgan, incuriosito
da tanta
testardaggine.
“La tana di un opossum. O di un
procione. O di uno di quegli animaletti che frugano nella spazzatura
e di nutrono di rifiuti.” disse, alzando le mani e muovendo
le dita
per imitare il movimento delle zampe di quegli animali.
L'uomo di colore la guardò
stranito: quante probabilità c'erano che una studentessa
universitaria decidesse di fare le proprie ricerche etologiche
proprio il giorno del ritrovamento di un cadavere carbonizzato?
Morgan guardò con sospetto la
tracolla che portava al collo. Era voluminosa e capiente e sembrava
contenere parecchi oggetti, perciò gli venne il sospetto che
quella ragazza potesse essere una giovane giornalista in cerca di
scoop “Potresti farmi vedere che hai nella borsa?”
La ragazza si strinse nelle spalle
mentre afferrava la tracolla per il manico di modo da passarla nelle
mani dell'agente federale.
Nel momento in cui Morgan stava
scostando il tessuto della borsa per vederne il contenuto uno strano
silenzio sembrò calare in quel boschetto. Gli
bastò
meno di un secondo per capire la natura dell'oggetto che aveva
individuato: delle orbite vuote lo fissavano inespressive e lui non
potè fare a meno di lasciarsi scivolare la borsa dalle mani
e
fare un passo indietro.
“Bu!” commentò la giovane,
quando posò il suo sguardo preoccupato su di lei.
A chi le sa osservare, le ossa possono
dare moltissime informazioni su chi erano quando formavano un
tutt'uno con la carne e lo spirito del proprio possessore. Per
esempio, quel teschio con cui si era trovato faccia a faccia Derek
Morgan parlava di una donna nativa americana di poco più di
vent'anni, morta più di due secoli prima di quel giorno e
che
aveva passato gli ultimi anni sotto diversi strati di terra in un
antico cimitero indiano.
La confusione che si era creata,
quindi, era dovuta principalmente al fatto che il bel profiler non
sapesse quasi niente di scheletri e affini, perciò la
giovane
dottoressa Ross capì immediatamente che non doveva farsi
prendere dal panico a causa di quell'incidente. Anzi, l'aveva trovato
piuttosto divertente.
“Quindi l'agente si è
impressionato per il mio teschio?” domandò al
giovane
poliziotto che si stava occupando delle misurazioni della fossa prima
che si scatenasse quel putiferio.
“No, dottoressa.- sbuffò
questi in risposta-Si è semplicemente chiesto
perchè
una persona sana di mente se ne va in giro con delle ossa nella
borsa!”
La ragazza sbattè i suoi grandi
occhi celesti “Non ci vedo niente di male, sarebbe stato
più
strano se le avessi portate sottobraccio.”
“Hai capito il punto.” ribattè
l'agente. Conosceva la giovane dottoressa Ross di fama e aveva
sentito dire che viveva in un mondo tutto suo. Fortunatamente era
abbastanza in gamba nel suo lavoro e la sua gentilezza verso il
prossimo faceva ovviare a questa sua peculiarità.
“Devo
portarle in laboratorio per delle analisi.- spiegò,
gesticolando animatamente-Sai, proviene da un cimitero indiano e
credo che risalga come minimo a due secoli fa!Voglio analizzarlo per
determinare la...”
“Ok, ricevuto.- tagliò corto
l'altro-Che ne dici di lasciare perdere questo tizio per un po' e
dedicarti al motivo per cui sei qui?”
“In realtà si tratta di una
donna...” specificò la scienziata con un sorriso
che subito
contagiò anche il poliziotto.
A pochi passi di distanza un uomo in
divisa stava parlando con i tre agenti dell'FBI, desolato dal
tremendo equivoco che c'era stato.
“Avremmo dovuto avvertirvi della
presenza della dottoressa Ross, mi dispiace- si scusò per
l'ennesima volta l'agente Bringman- Sarà lei ad occuparsi
del
caso sul campo. Il nostro antropologo forense, il dottor Stein, si
è
fratturato il femore ed è rilegato su una sedia a rotelle,
quindi potrà aiutarla solo con le indagini in
laboratorio.”
L'uomo si girò verso la ragazza,
che stava osservando distrattamente la fossa in cui era stato
ritrovato il corpo “So che sembra un po' strana, ma
è brava
nel suo lavoro.- aggiunse in un sospiro- Perlomeno non ha quel
pessimo umorismo da obitorio.”
“Se avesse avuto un pass, non ci
saremmo preoccupati così per il fatto che trasporta dei
resti
umani.” ribattè Rossi.
Bringman scosse la testa “Credetemi,
quella ragazza si sarebbe messa nei guai anche con una scorta di
dieci uomini.”
“Hey Ross!- la chiamò quindi,
invitandola anche con un gesto della mano- Vieni che ti presento gli
agenti dell'FBI.”
La ragazza si voltò verso di
loro sorridendo e li raggiunse con quattro passi lunghi e aggraziati.
“Dottoressa Ross, questi sono
l'agente Rossi, il dottor Reid e l'agente Morgan, che hai conosciuto
prima.”
David fece un cenno di saluto con il
capo, mentre Reid alzò la mano facendola sventolare
leggermente.
“Mi dispiace per l'equivoco.” disse
invece Derek.
“Non importa, ci sono abituata.-
ribatté la ragazza, mostrandogli un ampio
sorriso-All'aeroporto vengo costantemente fermata dalla sicurezza
nazionale.”
I tre si scambiarono un'occhiata
stranita, mentre il poliziotto alzò gli occhi al cielo,
domandandosi perchè quella ragazza non potesse semplicemente
sembrare una persona normale.
“Perchè trasportare ossa,
anche se per motivi professionali, risulta sospetto...”
continuò
a spiegare, non capendo il motivo di quelle espressioni. Aveva
aggrottato leggermente le sopracciglia fini, dando ai propri occhi
un'espressione seria ma leggermente confusa che chi la conosceva
considerava piuttosto familiare. Non erano solo i vestiti dai colori
accesi e vivaci a renderla eccentrica, ma soprattutto la sua testa
costantemente persa fra le nuvole e sul suo viso questo era leggibile
a chiare lettere.
“Ok, Ross, rimani concentrata:-la
richiamò all'ordine il capo della pattuglia- spiega agli
agenti perchè ti hanno rispedito qui dal laboratorio di
medicina legale.”
“Certo.-concordò la
ragazza-Sto cercando una mandibola.”
Reid aggrottò la fronte “Una
mandibola?”
“Pare che manchi
all'appello,-confermò quindi il poliziotto, togliendosi
dalla
divisa un pelucco invisibile con un gesto casuale- e la dottoressa
crede che l'abbia presa qualche animale che ha la tana in questa
zona.”
“Come un opossum o un procione...”
commentò Morgan, ripetendo quello che la ragazza le aveva
detto di stare cercando.
“Cosa sappiamo della vittima?” si
informò Rossi, lo sguardo stranamente sfuggente. Aveva
l'insolita sensazione che gli stesse sfuggendo qualcosa, in quel
momento, ed era convinto che avesse a che fare con la giovane
dottoressa che in quel momento, passandosi una mano fra i lunghi
capelli neri che le ricadevano in onde irregolari sulle spalle, stava
snocciolando velocemente le informazioni che le aveva appena chiesto.
“E' una donna, tra i trenta e
trentacinque anni, razza caucasica, una madre probabilmente.
Più
tardi procederò con una ricostruzione della fisionomia per
vedere se c'è qualche riscontro con le persone
scomparse.”
Derek incrociò le braccia al
petto “Per quando potremo avere un quadro completo?”
“Al più tardi per domani
mattina.” gli assicurò, dopo aver pensato per
qualche
secondo picchiettandosi l'indice sulle labbra.
“D'accordo, Ross. Puoi tornare alla
tua ricerca.- la congedò Bringman, mettendole una mano sulla
spalla- Sicura che non hai bisogno di nessun agente che ti
aiuti?”
La ragazza scosse la testa, sventolò
la mano in segno di saluto e fece per incamminarsi verso un punto
imprecisato alle proprie spalle.
“Ah!- esclamò, fermandosi di
colpo-Ti sta bene il pizzetto, Dave.”
Reid e Morgan si lanciarono degli
sguardi estremamente stupiti, ma sembrava proprio che
quell'affermazione avesse stupito anche l'altro membro della squadra
“Come?”
“La prima volta che ci siamo visti
non l'avevi,- spiegò velocemente la giovane, stringendosi
nelle spalle- e mi avevi detto che potevo chiamarti Dave quindi ho
pensato che valesse ancora...”
Rossi aggrottò la fronte “Ci
conosciamo?”
“Sono cresciuta un po' dall'ultima
volta che ci siamo visti.- confermò, sorridendogli
dolcemente-
Sono Alaska Ross.”
Nella mente dell'uomo delle immagini di
più di dieci anni prima si susseguirono in un lampo.
“Alaska Ross?- ripetè
allibito- Alaska?”
L'interpellata fece un inchino“La
sola e unica!”
“Di Denver?” cercò di
riepilogare, sotto lo sguardo incuriosito dei due colleghi
più
giovani.
“Esatto!” trillò, felice di
essere stata riconosciuta. Nonostante ciò però,
cambiò
argomento quasi subito, la mente di nuovo concentrata all'incarico
che le era stato affidato.
“Ok, allora io torno a cercare la mia
mandibola, quindi.- disse, additando con il pollice la zona alle
proprie spalle-Per caso siete esperti anche in psicologia
animale?”
Rossi si accigliò un po'. Gli
aveva appena detto di conoscerlo da tempo e in meno di un secondo si
era voltata per andarsene, come se in realtà gli avesse
fatto
un semplice commento sul tempo.
“I procioni di solito abitano sugli
alberi, ma dato che in questa zona ci sono molti turisti è
possibile che l'abbiano fatto la propria tana sottoterra.-
esordì
quindi Reid- C'è un ruscello o un lago artificiale da queste
parti?”
Alaska cercò Bringman con lo
sguardo e lui rispose al suo posto “Sì, da quella
parte.”
“Probabilmente avranno la tana in
quella zona.-continuò il giovane agente dell'FBI- I procioni
tendono a stabilirsi vicino a dei corsi d'acqua.”
“Ok, grazie della dritta!”
“Forse dovresti cercare le latrine.”
propose di nuovo. Morgan si girò verso di lui “I
procioni
hanno latrine?” domandò e nonostante sapesse della
vastità
delle sue conoscenze si stupì del fatto che sapesse una cosa
del genere.
“E' una sorta di ritrovo sociale dove
i gruppi di individui fanno ritorno per giocare, riposare e
mangiare.” spiegò, snocciolando le parole troppo
velocemente, come suo solito.
“Credo che dovrò mettere i
guanti, quindi...” disse Alaska, allontanandosi con una
risatina a
fior di labbra. Si stava già dirigendo verso il
laghetto artificiale frugando nella propria borsa alla ricerca di un
paio di guanti di gomma, quando Bringman la chiamò di nuovo.
“Aspetta un attimo, Ross.”
La ragazza si voltò, mentre
indossava con la naturalezza di chi la svolge come azione abituale,
un guanto blu “Che c'è?- domandò
incuriosita- Me li
ricordo gli ordini restrittivi: non distrarre i poliziotti e gli
agenti FBI.”
L'uomo fece roteare gli occhi prima di
rispondere “Non è per questo: il dottor Stein mi
ha appena
mandato un messaggio in cui mi riferisce che le analisi del terreno
rivelano la presenza di composti organici riconducibili a strati
diversi di terreno. Che vuol dire?”
Alaska scrollò le spalle “Che
ho dimenticato in ufficio il cellulare e Davon ha contattato te per
farmi avere questa informazione.”
“Ross...” sospirò il
poliziotto.
“In base alla composizione del
terreno possiamo determinare più o meno a che
profondità
può trovarsi e a quanto pare quella ritrovata non coincide
con
la profondità della fossa.” rispose Reid al suo
posto.
“Ti chiami forse Ross?” lo rimbeccò
bonariamente Morgan.
“Non c'è problema, l'ha
spiegato molto bene!” si complimentò con
entusiasmo la
scienziata, sorridendogli incoraggiante.
Rossi riportò l'attenzione
sull'informazione che avevano appena ricevuto “Quindi vuol
dire che
c'è la probabilità che l'SI abbia scavato
più a
fondo?”
“Esatto.”
Erano pochi i motivi per cui scavare
una fossa più profonda del necessario e tutti i presenti
sapevano che c'erano ampie possibilità che quella scelta
dell'SI non avrebbe portato a nulla di buono.
“Forse ha calcolato male la
profondità.” borbottò fra sé
e sé la
ragazza, mentre scendeva lungo la breve discesa artificiale che era
stata creata dai tecnici della scientifica per recuperare il corpo
senza compromettere nessuna eventuale prova. Reid, Morgan e Rossi si
erano avvicinati ai bordi della fossa e osservavano i suoi movimenti,
aspettando pazientemente la sua opinione a riguardo.
“Interessante!”commentò
Alaska, abbassandosi sul naso gli occhiali dalla montatura spessa che
portava sulla testa, per tenere lontano dagli occhi la sua folta
frangia di capelli corvini. Si era accovacciata e stava smuovendo con
la mano una piccola zolla di terra.
“Cosa?” domandò Derek,
stringendo gli occhi scuri per vedere meglio. Un raggio di sole
tiepido gli rifletteva sul viso, passando attraverso le fronde fitte
degli alberi.
“La composizione del terreno.- spiegò
Alaska- È davvero evidente che non è
uniforme...”
“Mi stai dicendo che era ben
visibile?-sbottò Bringman allargando le braccia-Quelli della
scientifica mi sentiranno!”
La ragazza alzò la testa di
scatto “Hanno fatto un buon lavoro. Un bello
scavo.” gli
assicurò, alzando i pollici. Riabbassò la testa
subito
dopo, tornando a spostare il terreno, aiutandosi però con
una
piccola paletta di metallo. I suoi movimenti erano sicuri e avevano
l'automaticità di chi li compie quotidianamente da tempo:
non
occorreva certo essere dei profiler per capire che la dottoressa Ross
aveva partecipato ad innumerevoli scavi prima di quello.
“Ho trovato qualcosa!” annunciò
dopo diversi minuti che parvero a tutti interminabili.
Reid appoggiò le mani sulle
ginocchia e si piegò in avanti “Sembra una
mandibola.”
disse, riconoscendo la natura dell'osso, parzialmente coperto di
terra che era tornato alla luce.
“Quella che stavamo cercando,
giusto?” azzardò Bringman.
C'era qualcosa nella faccia della
giovane che aveva fatto capire a Rossi che non si trattava di quella.
“Mi pare strano che la mandibola si trovi così in
profondità
rispetto al cranio.” commentò.
Alaska annuì, avvicinando la
mano a quel gruppo di ossa “Hai ragione. Queste ossa
appartengono
di certo a qualcuno di più giovane rispetto al cadavere in
nostro possesso. Vedete qui?I molari non sono completamente
sviluppati e lo smalto dei denti non è molto consumato. Ad
una
prima indagine approssimativa direi che era una ragazza di poco
più
di vent'anni.”
“Ragazza?-ripetè Morgan- Puoi
determinare il sesso in base a questi frammenti?”
“Sì, basta osservare il
tessuto osseo che è liscio, se fosse un uomo sarebbe
più
ruvido.”
“E' stata bruciata?” quella che
voleva Reid era solo una conferma che non tardò ad arrivare.
“D'accordo- sospirò Rossi,
mettendo una mano in tasca alla ricerca del cellulare- Dico ad Hotch
che abbiamo un'altra vittima.”
Ecco il primo capitolo ufficiale di Invisible Women!Sono davvero contenta che abbiate letto in molti il prologo, e spero davvero che questa storia vi piaccia...Fatemi sapere che ne pensate!Besos JoJo
takara : accidenti, e dopo una prima recensione così adesso rimarrò capitolo per capitolo con il terrore di deluderti! Spero davvero che la storia continui a piacerti!
LadyArtemis : il problema dell'ispirazione è che, più che perderla, ne ho fin troppa!eheheh! Sono contenta che il progolo ti sia piaciuto e, mi ripeto, spero di non deluderti con l'andare avanti dei capitoli.
Maggie_Lullaby : Felice che il prologo ti abbia incuriosito! :) Spero proprio che continuerai a seguire la mia storia!