Personaggio: Regulus Black
Prompt: 46: Specchio
Rating: verde
Note: immagine di Himbeerschnee
Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Famiglie
“Sei
proprio sicura di volerlo
fare? Non sarebbe meglio rimandare?”
Il
tono di Regulus suonava quasi
supplichevole.
“Scusa
tanto” rispose Rachel
mentre lo tirava per un polso, cercando di vincere la sua resistenza.
“Quando
ero io a dover conoscere i tuoi, sono stata avvertita dodici ore prima
e,
nonostante tutto, non ho rimandato. Tu hai avuto l’avviso due
settimane fa. E
poi perché non dovremmo andarci?”
“Magari
tua madre non ha molta
voglia di ricevere persone a casa… Forse non ha ancora
superato lo shock per
quello che è successo alcuni giorni fa…”
“Sciocchezze,
mia madre ha dei
tempi di recupero eccezionali. Anzi, ti assicuro che sarebbe capace di
dare una
bella lezione a tutti i Mangiamorte che quella notte erano al San
Mungo, se
solo li incontrasse”.
Fantastico,
pensò Regulus.
Rassegnato,
smise di opporre
resistenza e si fece condurre all’interno del giardino di una
villetta in riva
al mare.
Non essere stupido,
si disse, mentre
percorrevano il vialetto
cosparso di ghiaia. Non può
riconoscermi.
L’ultima
volta che aveva
incontrato la madre di Rachel era buio e lui aveva il viso coperto da
maschera
e cappuccio. Tuttavia, aveva lo stesso un gran timore di essere
smascherato.
Un
improvviso movimento laterale
lo indusse a voltare di scatto la testa: Attila, appena sbucato da
dietro un
cespuglio, era balzato in mezzo ad un gruppo di uccelli, che si erano
levati
subito in volo per lo spavento.
Rachel
lo trascinò fino alla
porta d’ingresso e suonò il campanello.
Nonostante
l’aria fresca e
salubre del luogo, Regulus temeva di avere un attacco d’asma
da un momento
all’altro.
“Stai
tranquillo” disse lei. “Mia
madre ti adorerà, lei va d’accordo con tutti. Mio
padre all’inizio può sembrare
scorbutico, ma è solo molto riservato. Mi raccomando, non
parlare di politica e
non fare commenti su…”
“…
Babbani, Mezzosangue e
Maghinò, lo so” ripeté Regulus almeno
per la centesima volta in quella
settimana.
Rachel
lo scrutò.
“Se
sei agitato, prova a pensare
ad una cosa che ti fa sorridere. Funziona quasi sempre”.
La
prima cosa che venne in mente
a Regulus fu l’ultima partita del campionato nazionale, vinta
per quattrocento
a zero dal Puddlemere contro i Falmouth Falcons.
Sì,
l’umiliazione subita dai
Falcons sarebbe stata un’ottima distrazione, ma lui era
troppo spaventato per
pensarci.
In
quel momento la porta si aprì
e una giovane elfa domestica dagli occhi azzurri e il naso schiacciato
li
accolse nel salotto.
“Benvenuti,
signori” esordì con
un inchino esagerato. “Vuole posare gli effetti personali,
accomodarsi,
gradisce un po’ di tè…?”
“Una
cosa alla volta, Sory. Non
c’è bisogno che ti affanni” la
interruppe Rachel divertita. Si rivolse a
Regulus e sussurrò: “È con noi da un
mese ed è ancora alle prime armi, perciò
tende a strafare”.
Da
una stanza accanto proveniva
una voce maschile piuttosto contrariata.
“Si
può sapere perché hai tirato
fuori il servizio di piatti di mia zia?”
“Oh,
senti, se fosse per te quel
servizio rimarrebbe in eterno a fare la polvere” rispose
un’altra voce, la
stessa che Regulus aveva già sentito alcuni giorni prima.
Rachel
si schiarì sonoramente la
voce.
“Mamma,
siamo arrivati” disse.
Si
udì un gran trambusto e alcuni
istanti dopo i coniugi Queen fecero il loro ingresso nel soggiorno.
“Vi
presento Regulus”.
Sono morto,
pensò lui quando
la signora Queen si avvicinò. Adesso
mi riconosce…
Invece
lei gli rivolse un gran
sorriso.
“Ciao,
finalmente ci conosciamo.
Diane” si presentò.
Immensamente
sollevato, Regulus
si sentì all’improvviso molto più
leggero.
“Buonasera,
signora”.
“Guardalo,
Perseus. È proprio un
perfetto Black” disse la donna, rivolta a suo marito.
Quest’ultimo
era un uomo alto,
con occhi e capelli castani ormai quasi brizzolati. A differenza della
moglie,
che sprizzava allegria da tutti i pori, lui aveva un’aria
molto meno
entusiasta.
“Salve”
esordì, laconico.
Gli
strinse la mano con troppo
vigore e Regulus cercò di restare impassibile nonostante le
ossa doloranti.
Aveva
la sensazione di non
riscuotere la sua simpatia. In parte se lo aspettava, ma questo non lo
fece
stare meglio.
Nel
frattempo, Rachel e sua madre
stavano parlando tra di loro, entrambe sorridenti. A Regulus parve
molto strano
quando la donna abbracciò sua figlia davanti ad una persona
che non conosceva.
A lui non era mai capitata una cosa del genere, ma dalle espressioni
delle due intuì
che per loro fosse normale.
Regulus
tornò a guardare il
signor Queen, imbarazzato.
Aveva
l’impressione che l’uomo lo
stesse scrutando, e la cosa non gli piaceva per niente. Rachel gli
aveva detto
che suo padre non andava d’accordo con le famiglie come la
sua.
“Perseus,
non stare lì impalato,
fallo accomodare” intervenne la signora Queen, rompendo il
ghiaccio.
Regulus
raggiunse Rachel, che gli
faceva cenno di avvicinarsi.
Il
salotto era arredato con buon
gusto ma senza eccessi.
“I
miei genitori vi mandano i
loro saluti” riferì lui, e Rachel gli rivolse un
sorrisetto divertito.
“Grazie,
di’ loro che ricambiamo,
vero?” aggiunse Diane, lanciando un’occhiataccia al
marito.
“Sì,
certo” convenne lui, poco
convinto.
“Sory
sta preparando la cena.
Speriamo bene: è tutta emozionata perché
è la prima volta che cucina per
qualche ospite” disse la donna, facendo sedere tutti gli
altri.
“Quell’elfa
non ha il senso della
misura” disse Rachel. “Pensa che una volta me la
sono ritrovata accanto al
letto in piena notte. Ha detto che voleva rimboccarmi le coperte per
non farmi
ammalare”.
Regulus
sorrise nervosamente.
“Beh,
ripensandosi, è meglio se
vado a controllarla” disse la signora Queen, alzandosi in
piedi per poi
rivolgersi con gentilezza a Regulus: “Non essere
così teso, fai come se fossi a
casa tua. Rachel, perché non gli fai vedere le foto di
quando eri piccola?
Scommetto che non le ha mai viste”.
Rachel
annuì e lo condusse in
fondo alla stanza, accanto ad un camino spento.
Un
gruppo di fotografie era esposto
su un comodino. Una di esse era stata scattata il giorno del matrimonio
dei
Queen, le altre invece raffiguravano Rachel in vari momenti della sua
infanzia.
Era
strano vederla nei panni di
una neonata o di una bambina, dal momento che la conosceva da quando
avevano
tutti e due undici anni.
Una
fotografia in particolare
suscitò il suo interesse. Una Rachel di non più
di tre anni indossava uno
strano costume arancione, talmente tondo che, dopo essere inciampata,
travolgeva
una sedia e rotolava oltre la cornice.
Lui
le lanciò un’occhiata
perplessa e Rachel, vedendo la foto, trasalì.
“Quella
doveva essere
top-secret!” esclamò, imbarazzata. “Non
guardare!”
“Cos’è
quel coso che indossavi?”
“Un
costume da zucca, per
Halloween” rispose lei, guardandolo male quando lui non
riuscì a trattenere una
risatina divertita.
“Perché,
tu non hai mai indossato
uno stupido costume da zucca?” fece lei, irritata.
“Veramente
no”.
Un
attimo dopo, Regulus smise di
ridere. Era tornato a guardare la foto del matrimonio e, con un groppo
in gola,
si era soffermato su uno degli invitati.
Anche
se era molto più giovane,
non aveva problemi a riconoscerlo.
“Quello
è mio z-… è Alphard” si
corresse all’ultimo minuto.
“Davvero?”
chiese Rachel,
stupita. “Ne sei sicuro?”
“Certo”.
“Papà,
perché non mi hai mai
detto che lo conoscevate così bene?”
domandò lei, voltandosi verso il padre.
Il
signor Queen parve contrariato.
“Giocavamo
tutti e due nella
squadra di Quidditch di Serpeverde. Col tempo però ci siamo
persi di vista”
spiegò; poi si rivolse a Regulus: “Gli somigli
molto, sai?”
Il
ragazzo diede per scontato che
si riferisse solo all’aspetto fisico, perché di
carattere non erano mai stati
simili.
Si
sentì un po’ infastidito dal
fatto che, anche quando Alphard faceva ancora parte della famiglia, non
gli
avesse mai detto nulla. Lui gli aveva parlato di Rachel, ma suo zio non
si era
mai degnato di informarlo di essere stato amico del padre di lei.
Ipotizzò
che in realtà avessero
litigato per qualche oscuro motivo, altrimenti quella reticenza non si
sarebbe
spiegata. Questo pensiero lo indusse a non indagare oltre.
“La
cena è pronta” li richiamò la
signora Queen.
“In
che ruolo giocava, signore?”
chiese Regulus mentre seguiva gli altri nella sala da pranzo, occupata
da un
tavolo apparecchiato come quello della Sala Grande a Hogwarts.
“Cacciatore,
naturalmente. Mia
figlia infatti ha preso da me” rispose Perseus,
improvvisamente più cordiale:
il Quidditch faceva veramente miracoli. “Le ho insegnato a
volare fin da quando
era minuscola…”
“E
infatti mi hanno fatto perdere
dieci anni di vita” intervenne Diane, e Rachel
alzò gli occhi al cielo. “Una
volta me la sono ritrovata sul tetto… Sory, quanta carne hai
cucinato?!”
Regulus
guardò l’elfa domestica
che portava un vassoio grande almeno doppio di lei.
“Sory
cucina, padrona, e non
vuole che l’ospite rimane a digiuno” rispose, pur
se affaticata.
“Ma
è una razione per dieci persone!
D’accordo, Sory, non fa niente” disse Diane
rassegnata. “Vorrà dire che avremo
gli avanzi per tutta l’estate”.
Iniziarono
a mangiare. La signora
Queen era la più loquace di tutti e riusciva ad alleggerire
l’atmosfera con la
sua allegria.
“Non
fare i complimenti, Regulus,
mangia quanto vuoi. Sei fin troppo magro” disse in tono
premuroso.
“Mamma,
lui mangia poco. Non lo
riempire come un tacchino” intervenne Rachel.
“Ah,
giusto. Voi Cercatori siete
sempre così minuti”.
“Se
fossimo tutti come quello dei
Falmouth Falcons, faremmo delle figure altrettanto pessime”
disse Regulus,
credendo che l’allusione alla partita contro il Puddlemere e
all’enorme stazza
del Cercatore avversario avrebbe fatto divertire tutti.
Al
contrario, le sue parole
furono seguite da una pausa di silenzio teso.
Rachel
si mise le mani tra i
capelli e Diane assunse con aria preoccupata, mentre Perseus guardava
Regulus
con irritazione.
“Io
tifo per i Falcons. Qualche
problema?” disse, con il tono di chi ha ricevuto un insulto
personale.
“Ehm…”
Regulus
si sentì sprofondare,
maledicendo se stesso e la propria avventatezza.
“Quell’arbitro
era venduto”
affermò Perseus, e lui non fu
talmente matto da contraddirlo.
“Sì…
giusto…” bofonchiò.
Rachel
non sapeva se ridere o
piangere ma fu sua madre a rompere l’imbarazzo.
“È
arrivato il contorno!”
esclamò, con un entusiasmo eccessivo.
Fece
per alzarsi e aiutare Sory,
ma all’improvviso gemette, portando la mano su un fianco, e
fu costretta a
sedersi di nuovo.
“Che
hai?” domandò il marito,
abbandonando l’atteggiamento irritato per assumerne uno
ansioso.
“Niente,
la ferita ancora non è
guarita per bene, tutto qui” rispose lei, minimizzando.
“Se
l’è fatta al San Mungo”
spiegò Rachel, in risposta allo sguardo perplesso di Regulus.
Lui
si sentì contorcere le
viscere.
“Non
me la sono fatta. È stato
uno dei Mangiamorte a lanciarmi una fattura. Magia Oscura, sicuramente.
Ne ho
viste tante di ustioni del genere. Rachel ti ha raccontato cosa mi
è successo?”
Lui
annuì, cercando di apparire
solo molto dispiaciuto. In realtà si sentiva
l’essere più infimo che avesse mai
camminato sulla faccia della terra. Se pensava che Rachel era andata
proprio da
lui a farsi consolare per il brutto spavento che si era presa, si
sentiva un
vero traditore.
“Devo
considerarmi fortunata,
anzi” aggiunse Diane, ignara del tormento interiore del suo
ospite. “Chiunque
fosse, devo la vita a quel Mangiamorte che mi ha risparmiata”.
“Lascia
stare” la contraddisse
Perseus. “È probabile che ti abbia lasciata in
vita solo perché i Guaritori
servono pure a loro”.
“Mio marito è
sempre così cinico…”
“Non
sono cinico, sono realista”.
“Sarà,
ma quel Mangiamorte ha
mentito ad un altro dei suoi per salvarmi. Spero solo che non
l’abbiano
scoperto”.
Sulla
tavola era caduta
un’atmosfera cupa e fu di nuovo Diane a cambiare discorso.
“Beh,
adesso però parlate un po’
anche voi, non posso chiacchierare sempre io! Da quanto state insieme?
Circa
due anni, giusto?”
Probabilmente
lo sapeva già, ma
gli altri non vanificarono il suo sforzo.
“Quasi,
mancano ancora tre mesi”
rispose Rachel.
Per
un po’ rimasero su
quell’argomento. Regulus si stupì di notare ancora
una volta come la famiglia
di Rachel fosse diversa dalla sua. Lei aveva raccontato molte cose ai
suoi
genitori riguardo loro due, cosa inconcepibile per lui.
La
signora Queen sembrava essersi
già affezionata a Regulus. Per tutta la durata della cena
cercò di farlo
sentire a suo agio, trattandolo come uno di famiglia. Lui non era
abituato ad
abbandonare le formalità che gli erano state insegnate,
tuttavia riuscì a
sciogliersi parecchio, anche se il comportamento quasi materno della
donna gli
faceva rimordere la coscienza ancora di più.
Invece
il signor Queen, quando
finirono di cenare, lo avvicinò e gli si rivolse con un tono
circospetto.
“Potrei
parlarti?”
Era
vagamente inquietante.
“Papà…?”
fece Rachel in tono di
avvertimento.
“Tranquilla,
non lo mordo mica”
rispose lui.
“Sì,
certo” ribatté Regulus,
agitato.
Perseus
lo condusse di nuovo nel
salotto ma non si fermò finché non si ritrovarono
all’aria aperta, davanti alla
porta d’ingresso.
Il
sole era tramontato e la sera
aveva lasciato spazio ad un venticello che rinfrescava l’aria
estiva.
“Ascoltami
bene” esordì l’uomo
senza troppi giri di parole. “Potrebbe sembrare che io sia
accecato dalla
tipica gelosia paterna ma non è così…
almeno non del tutto”.
Regulus
deglutì ma non disse una
parola.
“Se
mia figlia è felice, io sono
contento per lei” riprese Perseus con una smorfia, come se
facesse fatica a
parlare. “Però ho la tendenza a odiare chiunque la
faccia soffrire, è chiaro? Ora,
tu potresti anche essere la persona migliore sulla faccia della terra,
ma per il
momento io conosco solo la reputazione della tua famiglia. Non ho mai
fatto
mistero della mia disapprovazione riguardo certe idee che avete. Siete
un po' troppo... estremisti rispetto a noi. Ma questo credo che tu lo
sappia. So anche che
quando
rischiate di estinguervi, ricorrete ai matrimoni combinati,
perciò vorrei
assicurarmi che tu non stia illudendo Rachel”.
“Le
assicuro che se sto con sua
figlia non è per interesse” rispose Regulus,
imbarazzato ma sincero.
“Io
te lo dovevo chiedere”
replicò l’altro, altrettanto a disagio. Regulus
intuì che avrebbe voluto
scusarsi, ma preferiva che la richiesta restasse implicita.
“Quindi hai
intenzioni serie con lei?”
Regulus
annuì e l’altro sembrò
all’improvviso molto meno scorbutico.
“Io
non mi fido quasi di nessuno,
ma con te voglio costringermi a fare un’eccezione. Stai
attento a non giocarti
questa possibilità”.
Stavolta
non rispose: sapeva che
prima o poi Rachel avrebbe scoperto la sua doppia identità e
avrebbe sofferto
per questo. Tuttavia si guardò bene dal mostrare quello che
stava pensando.
Il
signor Queen gli fece cenno di
rientrare e lui lo seguì.
“Se
ti va, uno di questi giorni
puoi tornare a trovarci, così ci facciamo quattro tiri a
Quidditch” propose
Perseus.
Stupito,
Regulus ebbe bisogno di
qualche secondo per assimilare quel cambio di atteggiamento.
“Oh…
certo, grazie” rispose con
un mezzo sorriso incerto.
“Siete
ancora vivi?” domandò
Rachel quando furono tornati in salotto.
“Te
l’ho lasciato perfettamente
integro” rispose il padre. Lanciò a Regulus
un’altra occhiata e andò a
raggiungere sua moglie.
Rachel
si avvicinò a Regulus,
curiosa.
“Cosa
vi siete detti? Ti ha messo
sotto torchio, vero?”
“No,
neanche troppo” rispose lui,
vago.
“Comunque,
non farti spaventare.
Mio pare sembra tremendo e mette soggezione a tutti, ma è
tutta scena. Chi
comanda davvero qua dentro è mia madre”.
Seguì
una pausa, durante la quale
gli capitò di sentire Diane dire al marito in tono scherzoso:
“…
oppure potremo offrire gli
avanzi a Silente quando verrà domani. Dici che se ne
accorgerà?”
“Silente?”
chiese, guardando
Rachel con aria interrogativa.
Lei
parve esitare un attimo,
imbarazzata.
“Vieni”
disse alla fine, come
prendendo una difficile decisione. “Papà, mamma,
faccio vedere a Regulus l’autografo
che mi ha fatto il Capitano delle Holyhead Harpies e torno
subito” inventò sul
momento.
Invece
lo condusse lungo un
corridoio pieno di ritratti, i cui personaggi si voltarono a guardarli.
In
fondo c’era una porta dalle decorazioni elaborate. Rachel la
aprì e lo invitò
ad entrare in una vasta stanza talmente ricolma di oggetti che sembrava
quasi
una soffitta. C’erano candelabri d’argento,
gioielli fabbricati dai goblin e
strane attrezzature magiche, il tutto illuminato da una lieve luce
azzurrina
sospesa al centro del soffitto.
“Mio
padre non vorrebbe che li
vedessi” disse Rachel, “visto che dobbiamo venderne
parecchi”.
Regulus
si voltò verso di lei,
meravigliato.
“E
perché?” chiese.
“Lo
vedi quello?” fece lei,
indicandogli il ritratto di un anziano signore intento a giocare a
carte con un
ospite proveniente da qualche altro quadro. “È mio
nonno. Aveva il brutto vizio
del gioco e quando è morto ci ha lasciato un po' di
debiti. Mio padre li sta
pagando tutti, però è costretto a vendere alcuni
tesori di famiglia. Ha deciso
di appendere il ritratto qui per punizione, così mio nonno
sarà costretto a
vedere le conseguenze delle sue azioni”.
Rachel
si voltò a guardarlo,
imbarazzata, come per sfidarlo a fare commenti. Regulus non disse
nulla,
dispiaciuto.
“Silente
viene proprio per questo
motivo. È interessato a quello
là…”
Rachel
indicò qualcosa in un
angolo. Era un grande specchio rettangolare, con delle oscure parole
incise
sulla cornice.
“Cos’ha
di speciale?” domandò,
incuriosito.
“Non
è uno specchio qualunque”
rispose lei, facendolo avvicinare. “Appartiene alla mia
famiglia
da secoli, da quando un nostro antenato lo ha ricevuto come dono di
nozze. Non si sa esattamente da dove provenga, però. So solo
che
ha dei poteri pericolosi”.
“Cioè?
Rischio di essere
risucchiato dentro?”
Rachel
sorrise.
“Non
sarebbe male, sai? Questo
specchio riflette i maggiori desideri di chiunque vi si trovi
davanti”.
Regulus
le lanciò un’occhiata
incredula, poi tornò a guardare la liscia superficie
trasparente, perplesso.
“E
allora perché non vedo nulla
di diverso?”
“Dovresti
avvicinarti di più e
metterti proprio al centro. Però, Regulus, aspetta un
attimo…”
Il
tono preoccupato della ragazza
lo indusse a voltarsi di nuovo.
“Cosa
c’è?”
“Ehm…
sei proprio sicuro di voler
guardare? Te l’ho detto che è
pericoloso…”
“Che
cosa potrebbe mai
succedermi?”
Lei
gli si avvicinò, stranamente
rossa in viso.
“Quello
che vedresti potrebbe
piacerti così tanto da farti desiderare di restare per
sempre a guardarlo. Ti
dimenticheresti della realtà. Alla lunga diventa una
droga”.
“Come
lo sai?”
“È
successo anche a me… un paio
di anni fa” ammise lei. “I miei si erano accorti
che ero un po’ troppo
estraniata dal mondo e mi hanno proibito di tornare. Adesso per fortuna
non ne
sento più il bisogno, ma all’epoca era diventata
un’ossessione. Una volta non
ho mangiato per ventiquattr’ore”.
Regulus
non osò chiederle il
motivo di quella dipendenza dallo specchio, anche perché non
era difficile
intuirlo: due anni prima non si erano ancora messi insieme e lei
soffriva molto
per quella situazione.
“Sono
quasi contenta che Silente
se lo porti via” aggiunse lei.
Regulus
però era troppo curioso.
Nella sua mente regnava un gran confusione e pensava che ritrovarsi di
fronte
al suo più grande desiderio potesse aiutarlo a fare
chiarezza.
Mentre
Rachel si allontanava di
qualche passo, lui si piazzò davanti allo specchio.
Pensava
di vedersi nei panni del
Mangiamorte preferito del Signore Oscuro, oppure come Cercatore
titolare del
Puddlemere United, magari nell’atto di ricevere una coppa del
Quidditch, o
anche nelle vesti di colui che avrebbe salvato la casata dei Black
dall’estinzione e dal disonore.
E
invece niente di tutto ciò gli
si presentò davanti. Quel che vide, al contrario, gli
provocò un groppo in
gola.
Riflesso
nel vetro, vide se
stesso, circondato da un piccolo gruppo di persone. In fondo poteva
riconoscere
le sue cugine, Bellatrix, Narcissa e Andromeda, tutte e tre insieme
come tanti
anni prima. Subito davanti c’erano i suoi genitori, Kreacher
e Alphard. In
primo piano, proprio accanto a lui, c’era Sirius.
Regulus
si voltò di scatto,
imbarazzato come se fosse stato sorpreso a vedere qualcosa di osceno,
ma Rachel
gli rivolse un’occhiata rassicurante.
“Io
non posso vedere quello che
vedi tu” gli disse, intuendo il suo pensiero.
Sollevato
solo in parte, Regulus
tornò a posare lo sguardo sull’immagine riflessa
nello specchio.
Sul
momento, aveva pensato che
quella scena appartenesse al suo passato, quando la famiglia era ancora
tutta al
completo.
Ma
guardando le espressioni
serene di tutti, si rese conto di quanto tutto ciò fosse
irreale. I suoi
genitori non avevano mai sorriso, non in quel modo; lui e Sirius non si
erano
mai scambiati quello sguardo complice, almeno non a
quell’età. Il fratello
maggiore in particolare mostrava la stessa espressione felice che aveva
avuto
solo a Hogwarts, ma mai a Grimmauld Place.
Tutti
quei sorrisi semplicemente non
erano mai esistiti.
Quella
non era la famiglia di un
lontano passato, ma quella che Regulus non aveva mai avuto.
Era
assurdo. Con tutti i desideri
che poteva avere, perché mai avrebbe dovuto volere una cosa
che non si era - né
si sarebbe - mai realizzata?
“Questo
specchio è fasullo”
sbottò, irritato.
“È
lo Specchio delle Brame. Non
sbaglia mai” rispose Rachel.
Lui
non voleva accettarlo. Aveva
impiegato anni a sforzarsi di mostrare totale indifferenza nei
confronti di
quelli che lo avevano abbandonato, e non poteva tollerare che il
rimpianto lo
assalisse di nuovo.
Non
si rendeva conto che era già
successo. Non riusciva a staccare gli occhi dallo specchio e,
improvvisamente,
si rese conto di sentirsi finalmente bene solo lì, in quella
stanza piena di
oggetti preziosi.
Avrebbe
voluto che fosse
possibile entrare in quello specchio e non uscirvi
più…
“Regulus?”
Il
richiamo di Rachel gli sembrò
provenire da una grande distanza, ma servì a scuoterlo
leggermente dal torpore,
tanto quanto bastava per fargli capire che, per quanto lo desiderasse,
quello
che vedeva era impossibile.
Il
solo pensiero gli fece
pizzicare gli occhi. Per la prima volta da mesi si chiese dove fosse
Sirius e
che cosa stesse facendo in quel momento. Non voleva ammetterlo, ma gli
mancava.
Peccato che per l’altro non fosse lo stesso.
“Regulus?”
ripeté Rachel,
stavolta con un tono più urgente.
Lui
distolse lo sguardo e lo
puntò dalla parte opposta, per evitare che lei lo vedesse in
quel momento di
debolezza.
Quando
fu assolutamente sicuro di
non avere più gli occhi lucidi, si allontanò in
fretta, voltandosi verso di
lei, che era rimasta volutamente in disparte.
“Ora
capisci perché è pericoloso?”
gli chiese.
Regulus
annuì. Non voleva vedere
mai più quello specchio perché, ora che se ne era
allontanato, si sentiva molto
peggio.
“Sei
fortunata ad avere una
famiglia come la tua” disse, e un attimo dopo
raggelò. In realtà voleva solo
pensarlo, e invece gli era sfuggito ad alta voce.
“Cioè?”
chiese lei, guardandolo
con stupore.
“Beh…”
temporeggiò lui, a disagio,
“andate molto d’accordo…”
Rachel
gli sorrise con aria
comprensiva.
“Sono
fortunata anche ad avere te”
rispose. Poi aggiunse: “È meglio se andiamo, o i
miei potrebbero chiedersi dove
siamo finiti”.
“Rachel?”
la richiamò.
Lei
si voltò di nuovo a
guardarlo.
“Cosa?”
“Pure
io sono fortunato ad averti”
disse, dopo alcuni istanti di esitazione. Avrebbe voluto aggiungere che
lei era
stata l’unica a non averlo abbandonato neanche una volta e
che era la cosa più
bella che gli fosse mai capitata, ma si limitò a pensarlo,
stavolta senza
parlare.
“Rachel,
si può sapere dove sei
finita?” si udì in quel momento la voce alterata
del signor Queen.
“Arriviamo!”
rispose lei
Fece
un gran sorriso a Regulus e
gli si avvicinò all’orecchio per sussurrare un
“grazie”, prima di prenderlo per
mano e condurlo fuori dalla stanza dello specchio.
01. | Addio. | 02. | Ricordi. | 03. | Speranza. | 04. | Bellezza. | 05. | Fotografia. |
06. | Gatto. | 07. | Cane. | 08. | Musica. | 09. | Fuochi d'artificio. | 10. | Cioccolato. |
11. | Carta. | 12. | Paura. | 13. | Sole. | 14. | Sangue. | 15. | Bambola. |
16. | Ali. | 17. | Cuscino. | 18. | Candela. | 19. | Dolce. | 20. | Amaro. |
21. | Pelle. | 22. | Ghiaccio. | 23. | Sogno. | 24. | Incubo. | 25. | Risveglio. |
26. | Incontro. | 27. | Vertigine. | 28. | Lacrime. | 29. | Attesa. | 30. | Noia. |
31. | Felicità. | 32. | Dolore. | 33. | Solitudine. | 34. | Silenzio. | 35. | Campanello. |
36. | Nascosto. | 37. | Gelosia. | 38. | Nodo. | 39. | Caldo. | 40. | Freddo. |
41. | Tempo. | 42. | Bacio. | 43. | Sorriso. | 44. | Desiderio. | 45. | Illusione. |
46. | Specchio. | 47. | Latte. | 48. | Caffè. | 49. | Potere. | 50. | Strada. |
Non mi sono soffermata troppo sulla scena dello Specchio delle Brame perché sarebbe potuto diventare troppo melodrammatico e sfociare nel patetico e melenso, cosa che volevo evitare. Secondo me quello che Regulus avrebbe voluto più di tutto era semplicemente una famiglia serena. E' vissuto per la famiglia ed è morto cercando di proteggerla, quindi spero di esserci andata vicino a quello che potrebbe pensare la Rowling...
Il capitolo in origine doveva essere solo in funzione dello specchio ma pensando a dove poteva essere prima che Silente ne arrivasse in possesso ho pensato che potesse perfettamente appartenere a qualche famiglia magica, e allora ho deciso di far conoscere a Regulus la famiglia di Rachel. Non mi sono dilungata troppo sulle presentazioni semplicemente perché... sarei potuta andare avanti all'infinito! Quindi ho preferito scrivere l'essenziale.
Spero che la famiglia sia di vostro gradimento... Sul fatto che il padre di Rachel e Alphard si conoscessero, Regulus ha visto giusto, ma ne saprete di più verso gli ultimissimi capitoli.
Prossimo aggiornamento: 10 aprile... nel frattempo vi auguro Buona Pasqua!
Circe: beh, tu scrivi fanfiction su Voldemort e Bellatrix, quindi oserei dire che il tuo stile deve essere contorto! Per quei due infatti lo trovo perfetto! Per quanto riguarda Regulus, si sta rendendo sempre più conto che in realtà di aiutare Voldemort ad ottenere il dominio totale non è che gli importi poi molto. L'ho visto sempre molto legato alla propria famiglia, anche se la maggior parte di essa non meritava tutto questo attaccamento (vedi i suoi genitori).
Alohomora: lo so è un brutto momento, ma Kreacher dice che quando lo aveva mandato da Voldemort Regulus sembrava ancora convinto di quello che faceva. I suoi genitori lo hanno plagiato così tanto che adesso è Regulus stesso ad auto-plagiarsi, cercando di convincersi di essere lui il problema, non quello che deve fare. Insomma, lo Specchio delle Brame non l'ho inserito a casaccio, ma per iniziare a far capire a quella testa dura che ci sono cose più importanti del buon nome dei Black.
vulneraria: no, no, figurati se mi offendo, anzi, se noti qualche altro errore fammelo notare pure, perché nonostante faccia sempre due riletture alcuni mi sfuggono sempre! Vedrai che nel prossimo capitolo Regulus inizierà davvero ad avere i primi dubbi seri, anche se ancora cercherà mentire a se stesso. Ci vorrà Kreacher per farglielo capire sul serio.
Mirwen: poverino, per uno come Regulus, che è abituato a ritenersi superiori a tutti, non è bello vedere che Barty il novellino è più portato di lui nella Maledizione Cruciatus! Ma è vero, lui non è un assassino.
_Mary: non sono abituata a scrivere scene d'azione perciò se mi vengono sono contentissima! E' ora che mi abitui di più perché il seguito sarà pieno di parti movimentate come quella del capitolo scorso! E' dispiaciuto tantissimo anche a me scrivere la scena della Cruciatus, soffrivo più io del tizio rapito dai Mangiamorte... Comunque presto Regulus inizierà a cambiare idea (era ora!)
Bella_Cissy_BlackSisters: ecco la risposta alla vostra domanda! Spero che vi sia piaciuto. Sì, Regulus prova invidia per una cosa che non si dovrebbe mai desiderare, ma purtroppo ha la testa dura (certe volte una bella martellata è un toccasana!)
Hale Lover: grazie per avermi detto che anche Barty è venuto bene! Era quello che mi preoccupava di più! Sì, il seguito ci sarà, anche se magari non subito: preferisco prendermi una pausa estiva per iniziare a scrivere per bene i primi capitoli (e studiare per gli esami, ma questi sono dettagli! XD) Per il resto, non so se inserirò Rodolphus e Rabastan con ruoli così importanti nei prossimi capitoli, perché voglio dare spazio anche ad altri Mangiamorte che ho un po' ignorato finora, Piton compreso, ma forse ci saranno almeno come comparse!
malandrina4ever: sapevo che avresti reagito così, ma una piccolissima consolazione potrebbe essere che se Regulus ha difficoltà ad usare la Cruciatus, l'Avada Kedavra non gli riuscirà mai! No, davvero, non ucciderà nessuno. Gli ho fatto torturare quell'uomo per non farlo sembrare troppo innocente, ma l'Avada Kedavra se lo scorda u_u Spero che tu abbia apprezzato questa mezza apparizione di Sirius (in realtà mi si è materializzato davanti e mi ha costretta ad inserirlo nel capitolo, non sia mai che il signorino venga dimenticato! XD Il solito con le manie di protagonismo!)
lady musa96: grazie mille! Leggere quaranta capitoli tutti insieme non è una passeggiata! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo.
BizarreBiscuit: wow, devo farti i complimenti perché in quella tua analisi del momento in cui Regulus beve la Pozione Polisucco hai letto delle cose che io non avevo neanche lontanamente immaginata... Sono rimasta senza parole perché quello che hai detto è verissimo, anche se io non ci avevo pensato! O_O Complimenti! Ora che l'ho letto non posso che esserne convinta anche io! Grazie per avermi seguita fin dal "Diario di Andromeda", e anche per la recensione a "X Agosto"!
DubheBlack: in effetti al momento Regulus è talmente confuso che non sa nemmeno cosa vuole veramente (lo specchio l'ho messo apposta per questa ragione!). Quel poveretto di Ted, Regulus se lo sognerà la notte, ormai lo considera il germe che ha infettato la sua purissima famiglia, e questa idea chi gliela toglie più? ;-) Purtroppo Rachel non scoprirà nulla su Barty in questa fanfiction, ma stai certa che nel seguito le cose cambieranno.
fa92: grazie! Eh, lo so, in quell'occasione Regulus è stato proprio sfortunato!
lyrapotter: i ragionamenti che Regulus fa per autoplagiarsi sono molto contorti, ma tu non devi dargli retta. In fondo è difficile per una persona normale ammettere di aver preso la decisione più sbagliata della propria vita, figuriamoci per un cocciuto come lui! Se Barty si autoproclama il più fedele servo di Voldemort, può anche darsi che il furbacchione glielo abbia lasciato credere. Lui sì che sa comprarsi la fiducia delle persone... anche se poi non le sa mantenere. Nel prossimo capitolo ci sarà più azione... anche troppa! Ah, probabilmente non nel prossimo, ma nel capitolo dopo ancora ci saranno dei personaggi che spero apprezzerai: sono secoli che voglio scrivere quel capitolo, e il merito è tutto di "Babysitter per caso"! Insomma, ci facciamo le sorprese a vicenda! ;-)