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Autore: Brinne    08/04/2010    8 recensioni
Sdraiata, sentii il fumo del Brucaliffo stuzzicarmi il naso, le carezze della Regina Bianca sfiorarmi il viso, le parole del Cappellaio riempirmi il cuore. Poi mi resi conto che la mia era solo pazzia. La pazzia di chi ha nostalgia di una vita non più sua. I hope you like it!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Man mano che mi avvicinavo al capezzale del Cappellaio, cercavo di autoconvincermi che aver salvato James fosse stata la scelta più giusta.
Ma aveva fatto tanto di quel male...
No, ho fatto bene. Ucciderlo sarebbe abbassarsi al suo stesso livello.
Strinsi i denti all'ennesima fitta che mi attraversò la gamba, ma non smisi di camminare: c'era una questione più urgente.
Arrivai finalmente davanti alla porta della stanza del Cappellaio e, con disgusto, vidi il pavimento macchiato di rosso.
Rosso sangue.
Sangue del Cappelaio.
Deglutii, serrando le dita sulla maniglia di ottone.
Avanti, che sto aspettando?
Girai quella maniglia di ottone e, dentro, vidi solo una selva di creature affaccendate attorno a un letto.
Nello stesso momento in cui entrai, tutti i presenti si voltarono e, vedendomi incolume, sorrisero sollevati.
Eppure non c'era nulla di cui allietarsi.
Diamine, il Cappellaio.
- Come sta?- il Bianconiglio si fece avanti, invitandomi a sedere e a mostrargli la gamba.
- Lo strano oggetto che l'ha ferito non è entrato in profondita, però ha perso molto sangue. Dobbiamo aspettare 24 ore per poter dire con sicurezza se si riprenderà.-
Già, quello strano oggetto che non altro che una pallottola. Incredibile come una sfera di metallo dal diametro di due o tre centimetri potesse provocare così tanti danni. Così tanto dolore.
- Ma hai detto che non è stato ferito in profondità...- gettai uno sguardo alla mia ferita sulla coscia e trattenni un conato di vomito a stento.
Era slabbrata, sporca e sanguinolenta. E grande.
- Tu hai sempre trovato divertente farti ferire, sembra quasi che la tua sia una collezione.- cambiò discorso, me ne accorsi.
- Bianconiglio!-
- Alice, siamo intervenuti molto tardi, dobbiamo solo attendere e pregare.-
Pregare? Non lo facevo da quando avevo otto anni, ma forse c'è sempre tempo per ricominciare.
Ci sono sempre delle situazioni che si presentano in cui l'unica cosa che resta da fare è pregare.
Il chi pregare poi, è discutibile e suprefluo.
- Fai piano.-
Il Bianconiglio stava litigando con un pezzo di stoffa che era rimasto attaccato alla ferita e non sembrava aver alcuna voglia di lasciare il mio squarcio.
Osservai il coniglio e notai le occhiaie che gli circondavano gli occhi.
- Bianconiglio, sembri piuttosto stanco.-
Lui sorrise appena, dando uno strattone a quel maledetto pezzo di stoffa che, finalmente, si arrese.
Un dolore sordo accompagnò quella mossa e le lacrime mi salirono subito agli occhi.
- Non c'è tempo per la stanchezza, ora. Devo stare accanto al Cappellaio nel caso avesse bisogno questa notte.-
- Ci starò io.-
Il Bianconiglio prese un un filo e un ago e si avvicinò minaccioso.
- Sei più stanca di me.-
La punta dell'ago sfiorò la pelle slabbrata e io feci un salto.
- Devi stare ferma o ti farò male.-
- Non ho intenzione di farmi cucire.-
Il Bianconiglio sospirò, guardandomi.
- Alice, hai sconfitto il Ciciarampa e James e non hai il coraggio di farti ricucire una ferita?-
Scossi piano la testa.
- Facciamo così: tu ti fai cucire e io ti permetto di rimanere qui con lui.-
Sapeva che tasti toccare.
- Tu riposerai?-
- Sì.-
- Allora ok.-

Ancora sentivo l'ago che passava da un lato all'altro della ferita, rovente.
Rabbrividii, tornando a osservare il viso pallido del Cappellaio.
24 ore precise, aveva detto il Bianconiglio.
Se si fosse svegliato allo scoccare dell'ultima ora, significava che era salvo.
Sennò non avrebbe più aperto gli occhi.
Mancavano dieci minuti alle 24 ore esatte.
Non avevo mai provato un'ansia simile.
Dal duello non avevo ancora dormito nè ripulito la ferita.
Anche i capelli rosso vivo sembravano aver perso parte della loro lucentezza, ma più di ogni altra cosa, volevo vedere quegli occhi verdi.
Volevo vedere se anche loro erano più smorti.
O morti.
Sei minuti.
Ecco, quella che lui si svegliasse sarebbe stata la mia ottava cosa impossibile.
Dove era finito il mio ottimismo?
Si era ammalato come le betulle, come Mirana, come Pinco Panco e come tutto Sottomondo, spaccato dalla razionalità.
Qualche ora prima avevo visto dalla finestra James e i suoi allontanarsi, scostati dai soldati della Regina Bianca.
Avevo dato una lettera a James, pregandolo di portarla a mia madre.
Chissà se lo avrebbe fatto e l'avrebbe gettata in mare.
Quattro minuti.
Avevo chiesto notizie su Mirana, la quale sembrava riprendersi molto lentamente.
Ma si riprendeva, almeno lei.
Avevo chiesto notizie su Pinco Panco, il quale sembrava riprenderesi molto lentamente.
Ma si riprendeva, almeno lui.
E mi doleva ammetterlo, ma la perosna che tenevo di più che si riprendesse, in quel momento, non dava cenni di vita. Mi importava solo di lui, ora.
Due minuti.
Mi alzai, cominciando a percorrere la stanza a grandi falcate per tutta la sua lunghezza.
La pelle di tutto il corpo cominciava a pizzicarmi, i brividi mi correvano lungo la schiena e i peggiori pensieri mi affollavano la mente.
Cosa avrei fatto dopo?
Un minuto.
Cosa avrei fatto senza di lui?
Nulla.
Sarebbe morta una parte di me.
Sarebbe morta una parte di Sottomondo.
24 ore esatte.
Corsi al suo letto, ansiosa.
Non so cosa mi stessi realmente aspettando, un colpo di tosse forse, o un tremito di ciglia.
Qualcosa di teatrale o infinitamente piccolo.
Aspettavo qualsiasi gesto che potesse farmi sorridere.
Eppure non accadde nulla.
Un minuto in più.

Se si fosse svegliato allo scoccare dell'ultima ora, significava che era salvo.
Sennò non avrebbe più aperto gli occhi.

Indietreggiai lentamente, non sapendo dove andare a battere la testa.
Non poteva essere vero, lui non poteva essersene andato.
Dopo tutte le belle parole che mi aveva detto sulla vita, non poteva contraddirsi in questo modo, morendo.
Portai una mano alla bocca.
Sapevo che stavo per esplodere.
Due minuti in più.
- No...no! NO!-
Quando il Bianconiglio entrò nella camera mi trovò accasciata, con il volto coperto di lacrime, con una luce diversa negli occhi.
Come poteva esserci luce, d'altronde?
La mia luce era lui.
- Alice, Alice calmati.- il Bianconiglio mi scosse leggermente le spalle. - Ti vado a prendere un thè, va bene?-
Un thè? Mi stava offrendo un thè in una situazione del genere?
Tre minuti di più.
Uscì quasi di corsa, lasciandomi sola con il mio dolore.
- Perchè piangi, mia piccola Alice?
Spalancai gli occhi.
Quella frase mi rimbombò nelle orecchie centinaia di volte.

- Perchè piangi, mia piccola Alice?

- Perchè piangi, mia piccola Alice?

- Perchè piangi, mia piccola Alice?

Tremavo.
Mi voltai e quella lucentezza che credevo morta mi accolse in tutto il suo calore.
- Cappellaio!-
Mi fiondai verso il letto, gettandogli le braccia al collo.
- Ehi piano, sono convalescente.-
Risi e piansi, sentendo l'ansia e l'angoscia sciogliersi.
- Tu...tu mi hai fatto prendere uno spavento! Sei in ritardo.-
Il Cappellaio, stranamente, sembrò capire a cosa mi riferivo.
- Beh, sai che sono un tipo originale.-
- Stupido, stupido, stupido.-
Presa com'ero da lui, non mi preoccupai di guardare fuori dalla finestra.
Non vidi le enormi gemme che adornavano le candide betulle.
Non vidi il terreno spaccato risanarsi.
Non vidi il cielo tornare azzurro, punteggiato da nuvole come pecorelle.
Non vidi nulla, se non la mia lucentezza.

Beh DONNE DI POCA FEDE! Credevate davvero che avrei fatto morire il Cappellaio?
PFUI, bella stima che avete di me :D
Masssssììììì, i'm jocking!
Ebbene, siamo giunti alla fine del viaggio, grazie per aver viaggiato con la linea Aliciuzza international.
Grazie ai clienti affezionati, quali sevichan, ILike, rosi33, LeLia_CuLLen_95 e  Tawara e le altre.
Se vi ho fatto sorridere, grazie.
Se vi ho fatto versare qualche lacrima, grazie.
Se vi ho fatto un po' agitare, grazie.
Se vi ho fatto volare con la fantasia, almeno un pochino, grazie.
Grazie perchè se è venuta bene, è stato grazie a voi, che ci avete realmente creduto.

Alla prossima,
Ali
  
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