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Autore: Querthe    16/04/2010    2 recensioni
Una storia ambientata nove/dieci anni dopo la fine del settimo libro, ma prima dell'epilogo. Un'ossessione mai sopita, una ricerca interessante quanto pericolosa, una donna che vorrebbe Potter morto ma che lo deve aiutare, potenti manufatti magici, un mistero e un viaggio che solo pochissimi possono dire di aver fatto nei secoli.
Seguito de "Sussurri da un anima". Non è obbligatoria la lettura, ma caldamente consigliata
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Ellyson Witchmahoganye' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Tobeah russava rumorosamente sulla sedia leggermente imbottita dove si appollaiava quando non era in giro per la stanza a insultare gli studenti che si avventuravano nella biblioteca. Davanti a lui, sul tavolo consunto e lucidato dal tempo, un bicchiere quasi vuoto di vino rosso e una bottiglia dello stesso praticamente finita.
- Come immaginavo non ha resistito al richiamo di un buon Brunello di Montalcino. Grazie a Hisser per mantenere sempre così fornita la mia cantina e grazie a me per la bella dose di sonnifero che ho aggiunto, il mio caro bibliotecario dormirà per alcune ore. Il tempo necessario per trovare ciò che cerco. – sorrise Ellyson, la chiave della sezione proibita della biblioteca in mano.
Aperta la serratura, dopo aver salvato per un paio di volte le dita dagli acuminati denti di ottone del meccanismo che sembrava divertirsi a ringhiare e a mordere appena lei tentava di infilare la chiave, e salite le scale a chiocciola apparentemente infinite, si accorse che al contrario di quella di Hogwart, quella parte della biblioteca era immensa, decisamente più grande della parte pubblica, ed era disposta su vari piani, apparentemente molto più di quelli che poteva contenere Durmstrang.
- Sono all’ultimo, per cui potrei dover scendere, anche se spero di non doverlo fare. Sotto di me ci sono degli studenti di Ullrarc. Non so come potrebbero prendere la mia presenza in una zona che sembra essere di loro esclusivo utilizzo. – pensò iniziando a camminare lungo la balconata che si affacciava sui piani inferiori, disposti come i gironi infernali in cerchi concentrici sempre più piccoli.
Piccole scale di metallo brunito permettevano di salire o scendere, ma gli studenti sembravano preferire la levitazione, spesso mentre leggevano o prendevano appunti. Gettando occhiate alle centinaia di volumi di ogni forma, colore e dimensione alla sua sinistra sugli scaffali, di sfuggita vide titoli che era sicura non fossero presenti nella sua scuola, e alcuni la attrassero particolarmente.
- Se avrai tempo, la prossima volta. Ora concentrati su quello che devi fare. – si obbligò, fermandosi per capire come erano catalogati i libri. – Apparentemente sono in ordine alfabetico. Direi di iniziare con la G di glifi.
La parete davanti a lei tremolò, diventando per un istante indistinta, per poi tornare ad essere perfettamente visibile alla maga che aveva già estratto la bacchetta, pronta a colpire un eventuale nemico o a proteggersi. I libri erano cambiati, sia come disposizione che come numero, e anche lo scaffale non pareva lo stesso.
- Cosa?! - con un sussulto si accorse che accanto a lei, a circa un metro, uno studente del sesto o del settimo anno stava consultando un piccolo tomo verde da cui usciva un debole fumo rossiccio e nerastro. - Cosa…
Il ragazzo sollevò contrariato lo sguardo dal libro e la fissò negli occhi.
- Silenzio! - la esortò deciso ma educato. - Siamo in una biblioteca.
- Ma un istante fa…
- Mai stata in questa sezione della biblioteca?
Lei scosse la testa, rendendosi conto che si era anche spostata senza saperlo di alcuni gironi più in basso.
- Tu cercavi qualcosa di specifico, visto che come me stai guardando gli scaffali tematici. Gnomuncoli e omuncoli?
- No. Glifi.
Lui annuì.
- Sono lo scaffale davanti a te e quello alla sinistra. Tu sei la studentessa di Hogwarts. Come cercate il libri nella vostra biblioteca, se ti sei spaventata?
- In ordine alfabetico.
- E basta? La vostra è statica?
- Mi sa che mi sono persa qualcosa…
Lui chiuse il libro e sorrise come un padre sorride ad una bimba piccola. Ellyson non sapeva se arrabbiarsi o sentirsi una stupida. Decise di essere una stupida arrabbiata.
- Data l’enorme quantità di libri della sezione proibita, la biblioteca aiuta chi cerca modificandosi. Se cerchi in ordine alfabetico, la vedrai così. Se la cerchi per genere, o autore, o dimensione del libro, anche per carattere della copertina, la vedrai come ti serve. Poi ti sposti come vuoi, e la biblioteca sarà per te come ti serve. Non usare le scale, te lo consiglio. Le usa solo Tobeah, e credo che siano più vecchie di lui.
- Grazie del consiglio e della spiegazione.
- Prego. - rispose lui, riaprendo il libro e rigettandosi nella lettura come se lei non esistesse.
La maga si mise a cercare qualcosa che contenesse dei riferimenti al glifo che aveva visto stilizzato sul vassoio della Professoressa Vauqirie e che doveva avere un ben preciso significato, se Hilde si era presa la briga di darglielo di nascosto. Dopo alcune ore e innumerevoli libri, trovò un riferimento ad una vecchia leggenda che si rivelò esattamente una versione estesa di quello che Mortunef le aveva già detto. Però una nota dell’autore diceva che esisteva una seconda versione della leggenda che però era considerata non valida, ma fortunatamente citava il libro in cui si poteva trovare.
- Eccolo! - quasi gridò, strozzando la voce all’ultimo momento per evitare le occhiatacce degli altri studenti. Il suo tentativo non andò a buon fine. - Speriamo che ci sia la spiegazione di questo enigma.
Ma la gioia si trasformò in rabbia quando sedutasi ad uno dei tavoli disponibili, scoprì che il libro era scritto con le rune, e lei non sapeva leggerle se non dopo ore di utilizzo del dizionario e dei testi che comunque aveva a disposizione.
Incurante degli sguardi stupiti e in parte divertiti dei presenti, picchiò la fronte un paio di volte contro il legno del tavolo, quasi con violenza, quindi si lanciò in un mentale e meticoloso elenco delle ingiurie che conosceva, non trovandone però una adatta per essere espressa e che dimostrasse cosa provava in quel momento.
Era ad un punto morto. Non poteva certo portarsi via il libro per tradurlo, né farlo nella biblioteca.
- Potrei ricopiarlo per poi tradurlo con comodo. - si disse infine, e sfogliò la parte che le interessava per vedere di quanto si trattava. Alla terza pagina vide ben chiaro, stampato in inchiostro verde, il glifo composito di Hilde. La storia continuava per altre cinque pagine. - Troppe per copiarlo. Devo trovare un’altra soluzione.
Uno studente del secondo anno si sedette di fronte a lei, i capelli scarmigliati, il viso quasi sudato e gli occhi stanchi. Accanto a lui aveva posato almeno sei libri molto pesanti e aveva estratto un lungo rotolo di pergamena e una penna. Sbuffò risistemandosi gli occhiali quadrati sulla faccia brufolosa, quindi si rilassò per un secondo sulla sedia, slacciandosi il gilet che era parte della uniforme della scuola e che in una stanza come quella effettivamente era un po’ esagerato.
- Caldo, eh? - sorrise lei.
- Già. - rispose lui afferrando le due estremità del gilet e usandole come ventagli per raffrescarsi un po’.
Ellyson fissò un punto sulla giubba del ragazzo. I segni di qualcosa di ricamato sul lato interno del vestito, apparentemente dei rammendi a prima vista, ma la loro disposizione la colpirono.
Sfortunatamente prima che lei potesse osservarli meglio, il giovane si accorse che lei lo stava osservando, e immediatamente richiuse il gilet, per poi addirittura spostarsi ad un altro tavolo.
- Che sia? - si chiese lei, ma prima che potesse pensarci meglio, dalla balaustra più elevata venne la voce arrabbiata del bibliotecario che la chiamava a gran voce.

Ellyson chiuse la porta della sua stanza, di ritorno da una cena veloce e frugale. Dopo i primi giorni, fortunatamente i professori, ma soprattutto il preside, avevano perso interesse per lei, così che non trovò più un posto apparecchiato per lei al loro tavolo. Non dovette però ripiegare sul tavolo degli ospiti, chiaramente poco usato, in quanto Hilde e Noran le avevano sempre fatto trovare uno spazio libero accanto a loro, e lei ne aveva approfittato, come quella sera, citando un ben non meglio precisato dolore alla testa che le permise di defilarsi poco dopo il secondo.
- Tobeah si è calmato. Mi è costato un po’ in vino e acquavite, ma si è dimenticato l’accaduto. Sfortunatamente mi ha anche chiaramente e coloritamente confermato che non mi darà mai più la chiave per la biblioteca, sia da sveglio che da addormentato.
Rimuginando, la maga si svestì appoggiando i vari indumenti sul letto, estrasse dalla borsa una vasca da bagno in ghisa smaltata, la riempì di acqua tiepida e di sali profumati, quindi si immerse e chiuse gli occhi, sospirando.
La sua mente, per quanto lei cercasse di svuotarla e di farsi passare la noiosa fitta alle tempie che si era venuta a creare nelle ultime ore, tornava sempre a quei segni sulla giubba del giovane.
- Sono certa che fosse il glifo. Molto probabilmente lo ha dipinto o ricamato su un pezzo di stoffa che ha poi cucito all’interno. Più ci penso, e più quelle linee di cuciture sono simili a pezzi del glifo. Ma perché avrebbe dovuto farlo? Perché proprio lui? E perché Hilde mi ha detto che doveva rimanere un segreto? Cosa potrebbe voler dire un glifo che impedisce a Wotan e ai suoi seguaci di entrare nel regno di Ull sulla giubba di uno studente?
Ringhiò sommessamente di rabbia repressa. Inarcando il corpo, fece cadere per terra l’asciugamano che aveva attorno ai capelli, e si immerse lentamente, come a volersi affogare, nella vasca, finché la schiuma non la ricoprì del tutto.
L’acqua rimase immobile durante quei lunghi secondi.
- Ma certo! - gridò lei tornando a galla e alzandosi in piedi, il corpo coperto sommariamente solo dalla densa e soffice schiuma, parte dell’acqua caduta sul pavimento, dove si stava raccogliendo in pozze più o meno ampie.
Incurante della cosa, la maga uscì dalla vasca e si diresse al tavolo, dove afferrò un pezzo di pergamena e una penna, scribacchiando qualcosa velocemente, un sorriso a labbra chiuse sul volto.
- Bene. Vediamo se domani mattina le mie intuizioni sono giuste.
Infilò il pezzo di pergamena piegato in quattro, insieme al glifo che Hilde le aveva consegnato, in una delle tante tasche nascoste della sua tunica, quindi si rivestì velocemente, bagnando gli abiti.
- Morfovestum. - disse, cambiandosi nel suo accappatoio.
Si asciugò e pettinò magicamente i capelli sorridendo, certa che la sua idea avrebbe funzionato, quindi andò a letto, addormentandosi quasi subito.

Una piccola lampadina rotta si illuminò debolmente sotto il lavello della cucina, svegliando un assonnato Hisser che si stiracchiò platealmente, emettendo una serie quasi infinita di piccoli rumori di ossa che scrocchiano e di mugolii di dolore, o di contentezza.
- La padrona ha cambiato gli abiti. La padrona vuole che Hisssser li lavi e li ssstiri per lei entro domani mattina, come sssempre. Sssì, sssì. E Hisssser è molto contento che la padrona lo faccia lavorare, cosssì Hisssser non diventa inutile più di quello che è, come dice sssempre la padrona. - si disse l’elfo, uscendo dal sottolavello e dirigendosi a balzelli, passi e inciampi alla camera da letto di Ellyson, dove aprì la porta dell’armadio ed estrasse con un lungo bastone le vesti che fino a pochi istanti prima erano sul corpo della donna.
Aveva notato la mancanza dell’accappatoio nel bagno, ed era sicuro che nel giro di poco sarebbe scomparsa la camicia da notte.
Richiuse l’armadio e si diresse nel locale dove aveva organizzato una piccola lavanderia e stireria, con un grande ferro da stiro a vapore e una piccola pressa. Non amava i marchingegni babbani, ma aveva ammesso che il ferro da stiro con la caldaia a vapore era una grande invenzione, molto meglio dell’incantesimo per tenere caldo il metallo del vecchio ferro a carbone che aveva usato fino ad un anno prima.
- Molto utile, molto bello, sssì, sssì. Hisssser o tiene caldo il ferro con la magia o si ssscotta per punirsssi. Con il ferro degli ssschifosssi babbani Hisssser può punirsssi a lungo e non preoccuparsssi del calore. Bello, bello. - in parte pensò, in parte biascicò mentre il metallo si arroventava e un piccolo getto di vapore iniziava ad uscire dai fori della piastra inox. - Ma prima il dovere, poi il piacere. Ora Hissser laverà le vesssti della padrona, poi le ssstirerà, e ssse sbaglierà qualcosssa, sssaprà come punirsssi. E Hisssser sssbaglia sssempre qualcosssa.
Con cura e reverenza che avevano quasi del religioso l’elfo controllò ogni singola tasca e particolare delle vesti, per essere sicuro del loro stato e che nulla fosse lavato per sbaglio. Mentre lo faceva, le sue ossute e perennemente tremanti mani trovarono il pezzetto di pergamena piegato.
- La padrona mi ha ssscritto un biglietto. E’ proprio per me, ha ssscritto il mo nome sssulla pergamena. - gongolò portandosi il biglietto al cuore e dondolandosi per qualche secondo come un bimbo piccolo che ha tra le mani un giocattolo nuovo. - Sssperiamo che la padrona mi abbia dato ordini difficili e tremendi, cosssì che Hisssser sssbagli e sssi possssa punire. Sssì, sssì, ordini difficili e tremendi come la mia padrona.
Aprì con timore il biglietto, facendo cadere il pezzetto di pergamena su cui era disegnato il glifo, e lesse il contenuto velocemente.
Si mise a piangere e singhiozzare.
- Non è giusssto, la padrona non è giusssta. La padrona mi da un ordine sssemplicissssimo da essseguire, e io non posssso sbagliare con un ordine tanto sssemplice. Hissser è arrabbiato con la padrona, lei non è buona. - Si fermò e raccolse il disegno. - Cattivo Hisssser, cattivo che dici che la padrona non è buona. Dovrai punirti per aver detto che la padrona non è buona e gentile. Hisssser dovrà punirsssi per quello che ha detto.
Sempre bofonchiando l’elfo si mise al lavoro, così che dopo un paio di ore aveva completato tutto quello richiesto dalla maga, e con gentilezza rimise il vestito lavato e stirato alla perfezione sull’appendino, richiuse la porta dell’armadio e si diresse nuovamente alla stireria, la mano sinistra tremante mentre la infilava sotto la pressa da piega e azionava il meccanismo di chiusura.

- Morfovestum. – mormorò, ancora in parte addormentata, la giovane.
Aveva lezione di Arti oscure e di Pozioni, e per quanto la prima fosse forse più pericolosa, l’idea di dover incontrare di nuovo Ammanitoff, quell’odioso pozionista da fiera di paese, le piaceva ogni secondo di meno.
- Vediamo se il mio elfetto ha fatto quanto richiesto. - si disse, sicura che Hisser avesse eseguito alla lettera i suoi comandi.
Trovò infatti nella tasca, dove lei aveva lasciato il biglietto, una piccola pergamena arrotolata e chiusa con un nastrino di seta verde macchiato in alcuni punti di sangue.
“Gentilissima e tremenda padrona, Hisser ha ricevuto il suo biglietto che lo ha riempito di terrore e di paura al pensiero dei suoi sempre orribili ordini degni di una padrona tremenda come è lei e che Hisser, umile e inutile servo nonché elfo domestico, non potrà mai eseguire correttamente. Con tremebonda umiltà Hisser si è quindi accinto ad eseguire i suoi terribili ordini, e come avrà la bontà di appurare quanto prima e comunque quando le aggraderà, Hisser ha riportato, tramite ricamo di seta verde, sulla sua sottoveste il disegno che lei ha così gentilmente permesso di far vedere a Hisser per riprodurlo. Magia, magia potente quel disegno. Hisser tremava tutto nel ricamarlo, così come tremava per aver avuto la possibilità di toccare la veste che sfiora la sua perfetta e terribile pelle di padrona tremenda. Hisser assicura che si è lavato molto le mani prima di toccarla, e che ha lavato la veste come mai prima dopo averla toccata e ricamata.
La tremenda padrona è stata così gentile da dare ad Hisser un altro ordine, che Hisser ha prontamente eseguito. Hisser è stato da suo cugino, l’elfo dell’odioso signore, e ha chiesto con sotterfugi e giri di parole, che Hisser non riporterà per non offendere le orecchie della tremenda padrona, cosa l’odioso signore sta facendo. Il cugino dell’inutile Hisser ha detto che l’odioso signore non si è mosso dal suo ufficio nel sottosuolo, ma che l’amico idiota dell’odioso signore è partito da poco per un viaggio con la sua signora nella città di Praga. L’odioso cugino di Hisser ha detto anche che con l’amico idiota e la signora sono andati anche alcuni servi pagati dal ministero, gli stessi che la tremenda signora si diverte tanto a colpire e a insultare, cosa che sicuramente è giusta e buona. L’odioso cugino dell’inutile Hisser non ha saputo dire quando il gruppo che sta sulle dita di una mano sarebbe tornato o che cosa dovevano fare. L’odio signore ha solo detto che era importante e che era eccitato dall’impresa.

Inutilmente suo per sempre e anche oltre
Hisser

P.S. Hisser si scusa per il sangue sul laccetto, ma Hisser si è ricordato che non si era punito molto negli ultimi tempi, così si è punito per non essersi punito abbastanza. Ora Hisser è felice di aver fatto il suo dovere di elfo domestico, cattivo e inutile.”

- A Praga. Per le mutande di Merlino, che cosa ci sono andati a fare quel sempliciotto di Weasley e sua moglie Hermione insieme a tre Auror a Praga? Che diavolo sta architettando quel mentecatto di Potter?
Ripose la pergamena nella sua borsa, quindi uscì per fare colazione e per assistere alle lezioni della giornata, che le avrebbero preso sia la mattina che il pomeriggio, lasciandole poco tempo per sperimentare se la sua intuizione era giusta.
- Potrò farlo solo nel tardo pomeriggio. Meglio non tentarci in mattinata appena dopo Mortunef, o rischio di arrivare in ritardo a Pozioni, e credo che sarebbe solo una perfetta occasione per quel professore per iniziare a redigere un rapporto negativo su di me ad Hogwarts - Sorrise triste camminando per i corridoi, incrociando gli studenti e i loro sguardi spesso incuriositi. Ormai però non era più la novità della scuola, e molti fortunatamente la ignoravano come se fosse una normale studentessa, cosa che non poteva che renderla felice. Era partita con il piede sbagliato in quella missione, e iniziare a recuperare il basso profilo che sperava fin dall’inizio era una piacevole sorpresa. - Non che la cosa mi dia fastidio, visto che non devo mica essere davvero giudicata dai professori o dalla McGonagall, ma mi darebbe assai fastidio essere la causa di una brutta figura ad Hogwarts. E’ stato il periodo migliore della mia vita, se escludiamo quello con lui, anche se non c’era una casa comune e nemmeno una nostra stanza.
Raggiunse l’aula di Arti oscure con alcuni minuti di anticipo, e si sedette in uno dei banchi sul fondo.
- Oppure no, una stanza nostra, una nostra casa c’era. La sua, con quella stupenda stanza in cui creavamo pozioni e studiavamo filtri, miscele e incantesimi, sebbene non per il più nobile degli scopi, apparentemente. Ma all’epoca ero solo una stupida ragazzina, e l’ho seguito solo per il mio piacere, non certo perché sapevo della sua vera missione.
Altri studenti, in numero sempre maggiore, stavano entrando e si stavano accomodando.
- E se lo avessi saputo prima di quel giorno, se fossi stata al corrente di ciò che stava facendo? Lo avrei aiutato? O lo avrei combattuto? O lo avrei tradito, non certo consciamente. Ma chi poteva resistere di fronte all’Oscuro Signore? - Sorrise, stavolta felice, al ricordo di un volto e di un sentimento mai del tutto sopito. - A parte lui, ovviamente. Eppure alla fine me lo disse, quel giorno, quel giorno in cui morì. Quel giorno in cui io lo abbandonai.
La voce del professore che iniziava la lezione la distrasse abbastanza dai suoi pensieri, ma non dal sentimento di vuoto che si era impadronito di lei come ogni volta che ripensava a quel giorno di nove anni prima.

- Trova il nostro cancello tanto interessante? Non starà per caso pensando di portarselo via? - chiese il nano arrivando alle spalle di Ellyson nella neve.
- Ah, Nok, è lei. – sorrise sincera. - Mi ha spaventato. Come ogni volta, d’altronde. Voi nani siete sempre così silenziosi nella neve?
- Se vogliamo sì.
- E come mai con me vuole essere silenzioso?
- A parte che è così assorta nei suoi pensieri che potrei arrivarle alle spalle con una banda al completo e non se ne accorgerebbe, mi piace vedere la sua faccia per un istante spaventata prima che il suo allenamento a non mostrare emozioni la nasconda.
- Non la capisco, mi spiace. - disse facendo finta di nulla la maga, che si era rimessa a guardare il cancello da un po' più vicino dell'altra volta.
Il freddo era intenso, ma grazie agli incantesimi e a una pesante cappa di lana cotta e di abiti invernali Ellyson si trovava al caldo e asciutta.
- Immagino. Come mai ancora qui davanti? Non credo che sia per la sua bellezza che lo sta osservando da più di mezz'ora.
- Mi sta spiando, Nok? – gli chiese guardinga, solo in parte falsamente irata.
- Non credo proprio. Ammetto di avere di meglio da fare che seguire una ragazzina che gioca a fare la studentessa in una scuola straniera. - Sbuffò un pesante fumo verdastro dalla sua pipa, dopo averlo fatto girare in bocca per alcuni secondi, quindi sembrò brontolare sommessamente dalla bocca chiusa, un rumore simile a dei sassi che rotolano in una valle profonda. - Ho semplicemente visto quanta neve è già caduta nelle sue impronte. Deduco che una mia eventuale ingerenza nei suoi affari le è sgradita.
- I miei unici affari, come li chiama lei, sono fare bella figura alla mia scuola e scoprire, se possibile delle pozioni, che simulino incantesimi oscuri. - rispose piatta lei. Non le piaceva la piega che stava prendendo la discussione. - Se si riferisce ad altro, non credo di capire a cosa sta alludendo.
- Nulla, nulla, non si preoccupi. – concluse lui col tono di un padre con una bimba piccola. - Mi può però togliere una curiosità?
- Se posso.
- Io so da quello che sento nella scuola che dividete gli incantesimi in incantesimi diciamo normali, e incantesimi oscuri. E che quelli oscuri sono pericolosi, perfidi e decisamente sgradevoli da subire.
- Vero, anche se ammetto che gli Stupeficium non sono esattamente una passeggiata, anche se non sono oscuri.
- Ah, quelli che usate per sbattere a terra altri maghi. Fanno un bel solletico sulla mia pelle, come credo su quella degli altri nani. Me ne sono arrivati un paio per sbaglio durante un duello non autorizzato. - ridacchiò mentre altro fumo usciva a piccole nuvolette dalla sua pipa. - Spero ad ogni duello di venir colpito ancora. Comunque, la mia curiosità è un'altra. Perchè trovare pozioni che riproducono incantesimi tanto orribili? Mi sembra stupido.
- Effettivamente sembrerebbe così. Se poi aggiunge che noi siamo maghi...
- Signorina Strongmint, lasci a me la parte del cinico nano. Lo sono, dopotutto.
- Cinico o nano? – non potè esimersi dal canzonarlo.
Lui la guardò senza parlare, sbuffando fumo quasi quanto l’Hogwarts Express.
- Come vuole. Lei sa qualcosa di veleni?
- Solo che sono pericolosi. Non ci sono molti animali velenosi qui, se esclude le vipere dei fiordi, ma sono tanto rare che nessuno le ha viste negli ultimi mille anni.
- Sa che esistono degli antidoti, vero?
- Sono un nano, non uno stupido.
- Non volevo offendere, solo essere sicura di essere capita. Ciò che forse non sa, e da cui deriva la sua domanda, è che ogni antidoto ad un veleno parte dal veleno stesso. Ciò che vorrei fare è creare una pozione che simuli gli effetti di un incantesimo oscuro, un veleno per così dire, per poi lavorare sulla pozione e creare una contropozione.
- E di conseguenza un antidoto all'incantesimo oscuro. - sbottò sgranando gli occhi il nano quando l’apparente contorto ragionamento arrivò al suo cervello. - Non vi facevo così furbi, voi maghi.
- Lo prendo come un complimento, soprattutto detto da lei.
Il nano non rispose, e si mise accanto a lei, interessato apparentemente alle nuvole che passavano veloci in cielo portando la neve che stava cadendo copiosa.
Il vento fischiò per vario tempo, prima che Ellyson voltasse la testa in direzione del nano.
- E' vera la leggenda?
- Quale? - chiese lui senza muoversi.
- Quella del cancello.
Nok ridacchiò.
- Sia un po' più precisa, ce ne saranno una decina, e se includiamo anche quelle inventate dagli studenti, arriviamo alla cinquantina.
- La sua creazione e i suoi poteri di smaterializzazione.
L'essere mormorò sommessamente per alcuni secondi prima di sbuffare ancora del fumo.
- Quello che ha trovato sul libro l'ha stuzzicata?
- Interessata quel tanto da farle altre domande, prima di cercare nei libri. Ho difficoltà a trovare le informazioni che mi servono. - Lui si mosse, guardandola con sguardo indagatorio. - Rune, voi e le vostre rune maledette.
Nok rise di gusto, piegandosi leggermente in avanti per riprendere fiato e ridere ancora.
- Dirò a Tobeah di recuperarle delle copie tradotte in inglese. Comunque per rispondere alla sua domanda, la creazione è avvenuta effettivamente con le armi e le protezioni di una banda di folli umani che cercavano questo luogo. Sulla seconda parte non sarei così sicuro, ma come potrà capire meglio lei di me, mai fidarsi di ciò che dice o fa un mago. Per cui potrebbe anche essere che porti ovunque e in nessun luogo.
- Lasci stare il bibliotecario. Io e lui non siamo in ottimi rapporti.
- Signorina Strongmint, è qualcosa in noi o in lei? Si è fatta parecchi nemici qui dentro in pochi giorni. - la prese bonariamente in giro Nok.
- Direi solo uno serio al momento, che tra parentesi dovrò incontrare tra poco. Devo ritornare nella scuola a mangiare un boccone prima di Pozioni.
- Non si preoccupi, signorina Strongmint, nel caso di Ammanitoff, se lei non è della sua cerchia di animaletti da compagnia nei Lokithryk è automaticamente una nullità da schiacciare per lui.
- Un commento duro e molto acido, considerando che l’ho sempre vista come qualcuno al di sopra delle beghe tra maghi. – gli disse con un sorriso e in tono ironico. – Quasi mi fa pensare che anche lei sia nell'elenco?
- Dopo aver fatto conoscenza con la mia "Vecchia Ghertrud", ci pensa su due volte prima di esprimere giudizi sui nani, anche se positivi. Comunque sì, sono anche io nell'elenco.
- Vecchia Ghertrud? Non è un bel nome per indicare sua moglie.
- Non è mia moglie. Magari un giorno potrebbe conoscerla anche lei, spero non infilata nella schiena o nel cranio. Buona giornata, signorina Strongmint.
Il nano si allontanò senza lasciare come al suo solito tracce nella neve nonostante il suo peso sicuramente considerevole. Pochi minuti dopo anche Ellyson si incamminò verso la scuola, mentre il suo stomaco brontolava gentilmente e la sua testa si lambiccava a trovare chi o cosa la "Vecchia Ghertrud" fosse.

- Via come un Boccino d'oro! - si disse appena il corno indicò che la lezione di Pozioni era finita.
Era stata una lezione teorica assolutamente inutile per lei, oltre che per gli studenti, considerando i grossolani errori con cui il professore infarciva il suo parlare atono e soporifero.
- E' già un miracolo se questi poveri studenti sanno preparare non una pozione, ma anche solo una salsa di pomodoro. - si disse mentre usciva dall'aula e si dirigeva alla sua stanza per darsi una rinfrescata e cambiarsi con la sua nuova sottoveste. - Non mi stupisce che chi esce da Durmstrang sia perennemente negli ultimi posti nelle graduatorie delle scuole di specializzazione dei pozionisti. E' già fortuna che non rifiutino loro l'esame di ammissione solo perchè vengono da questa scuola.
Mentre camminava spedita venne raggiunta da Hilde, che si affiancò a lei.
- Ciao Piperita, come va?
- Ciao. Bene, sopravvissuta a Pozioni un'altra volta.
- Ammanitoff è sempre peggio?
- Non direi. Non può peggiorare oltre. - ridacchiò, strappando una risatina strozzata anche all'amica, che tentò di coprirla con la mano sulla bocca.
- Sei tremenda.
- E' lui, non io.
- Come va con il mio regalo?
- Penso bene. Creo che se tutto va come penso, io e te potremo farci delle chiacchierate tranquillamente nella vostra sala, da stasera.
Hilde non rispose, ma gli occhi le si illuminarono.
- Ho visto delle compagne di corso. Ci vediamo stasera, allora, Piperita.
- Contaci! - le rispose lei osservandola allontanarsi.
   
 
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