Personaggio: Regulus Black
Prompt: 15: Bambola
Rating: verde
Note: immagine di piratekitty
Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Incontri inaspettati
Upper Flagely
era un
tranquillo villaggio circondato da colline verdeggianti. Sembrava un
normale borgo Babbano ma in realtà vi abitava una
comunità magica
molto numerosa. Nessuno di quei maghi aveva mai causato problemi agli
ignari Babbani e, anzi, ultimamente alcuni di loro si erano
preoccupati di sorvegliarli, nel caso in cui i Mangiamorte fossero
arrivati fin là.
In una strada
un po'
malmessa si ergeva una catapecchia, che faceva un leggero contrasto
con le abitazioni vicine.
In piedi
dall'altra parte
della strada, Regulus era appostato, in attesa di cogliere di
sorpresa Mundungus Fletcher mentre tornava a casa.
Tuttavia era
dalla
mattina che quel ladruncolo da due zellini non si faceva vivo e ora
il sole stava calando dietro le cime dei colli.
Regulus andava
su e giù
davanti alla casupola, sbuffando con impazienza. Il Signore Oscuro
gli aveva ordinato di portargli Fletcher vivo, nella speranza di
potergli estorcere informazioni sull'Ordine della Fenice; a quanto
pareva, sarebbe stato più facile corrompere Fletcher che
qualsiasi
altro membro dell'Ordine.
Stanco per la
lunga
attesa, Regulus andò a sedersi su una panchina del parco, in
una
posizione tale da poter controllare tutta la via senza essere visto a
sua volta. Aveva una fame tremenda e inoltre doveva lottare per
mantenersi sveglio.
Era stato
felice di
ottenere un incarico che non prevedesse altri omicidi, ma quello era
veramente noioso e stancante. Non vedeva l'ora che arrivasse Severus
a dargli il cambio ma mancavano ancora due ore.
Stava cercando
di
resistere ad uno sbadiglio più potente del solito, quando
udì alle
proprie spalle dei piccoli passi di corsa, poi uno strilletto acuto e
un tonfo sordo.
Si
voltò all'indietro,
allertato, la bacchetta pronta.
Una bambina di
circa sei
anni era appena inciampata in una radice ed era caduta lunga distesa
sul selciato della stradina principale del parco. Tuttavia si era
rialzata come se nulla fosse stato. Nel cadere si era sporcata tutti
i vestiti di terra ma non vi fece molta attenzione.
Dopo essersi
guardata
intorno per alcuni istanti, intercettò lo sguardo di
Regulus. Lui la
ignorò, tornando a fissare la casa di Fletcher.
Con sua grande
sorpresa,
la bambina lo raggiunse e – dopo un secondo scivolone che non
le
fece sbattere la tempia contro lo spigolo della panchina per puro
miracolo – si sedette proprio accanto a lui.
Regulus avrebbe
continuato a ignorarla se non si fosse accorto che la bambina lo
stava fissando con insistenza. All'inizio fece finta di niente,
continuando a guardare davanti a sé.
Tuttavia,
più tempo
passava, più quella non accennava a distogliere lo sguardo e
più
lui si innervosiva.
Le
lanciò un'occhiata
truce, nella speranza che si impaurisse, ma lei non mostrò
alcun
segno di timore.
Sbuffando,
stava già
cominciando a valutare la possibilità di liberare il mondo
da un
Babbana molesta in più, quando all'improvviso la bambina
esordì:
“Ciao!”
Regulus
voltò la testa
molto lentamente, come se rivolgerle lo sguardo un po' per volta
fosse meno traumatico; una Babbana gli aveva rivolto la parola! Il
solo pensiero era rivoltante.
Per la prima
volta fece
caso al suo aspetto: aveva gli occhi azzurri e i capelli castani
erano raccolti in due codini laterali.
“Come
ti chiami?”
chiesa quella, esibendo un sorriso sdentato: le mancavano due
incisivi da latte.
Regulus non
rispose,
convinto che qualsiasi moccioso normale si sarebbe intimorito.
Evidentemente
quella non
era una bambina normale. Visto che lui non le dava retta, fece
spallucce e si iniziò ad impiastricciare le mani per
togliere la
terra dai pantaloni.
Regulus si
spostò verso
l'orlo della panchina, portando a distanza di sicurezza i propri
costosi abiti. Purtroppo per lui, quel movimento indusse la bambina a
guardarlo di nuovo. Stava diventando proprio irritante: adesso lo
fissava con gli occhi ridotti a fessure, come per vederlo meglio.
Prima che
Regulus potesse
mandarla al diavolo, lei parlò un'altra volta:
“Ma
noi ci conosciamo?”
Lui
invocò la pazienza.
“Non
ti ho mai vista in
vita mia. Ora sei pregata di levarti dai piedi. Sto
lavorando”
sbottò.
“Che
strano lavoro
stare seduto tutto il giorno a guardare la gente che passa. Non ti
annoi dopo un pochino?” esclamò quella, perplessa,
mentre Regulus
si passava una mano sugli occhi. Un attimo dopo lei assunse
un'espressione estasiata, come se avesse avuto un'idea straordinaria.
“Ti posso fare compagnia?”
Non
è possibile...
“Senti,
mocciosa” la
minacciò lui, digrignando i denti. “O te ne vai da
sola o ti
spedisco dall'altra parte del villaggio in volo”.
La bambina
s'incupì.
“Ma
io mi sento
sola...”
“Non
li hai dei
genitori?”
“Sì
che ce li ho. Però
non posso tornare da loro: mi ucciderebbero perché sono
scappata di
casa”.
Eccone
un'altra.
Cos'è, una nuova moda?
“Affari
tuoi. Ci
pensavi prima”.
“Non
l'ho fatto
apposta... Cioè, mi hanno rimproverata perché
dicono che mi sono
comportata male. Ma non è colpa mia se a Vicky Bennet sono
spuntate
quelle bolle blu sulla faccia. Hanno incolpato me solo
perché ci
stiamo antipatiche”.
Regulus non
sapeva
nemmeno perché le stava rispondendo.
“Senti,
non me ne
importa un accidente. Ora vattene, altrimenti...”
Non
proseguì, perché
aveva notato qualcosa di strano davanti alla casa di Fletcher. Era
come se l'aria si fosse mossa, increspata...
Aveva tutta
l'aria di
essere un Incantesimo di Disillusione malriuscito: i contorni della
persona nel giardino pieno di erbacce si distinguevano lo stesso,
nonostante l'uomo fosse invisibile.
Quando la porta
d'ingresso della catapecchia si aprì e si richiuse di
scatto,
Regulus si alzò in piedi, la mano già sotto la
giacca.
“Te
ne vai?” chiese
la bambina, delusa.
“Fuori
dai piedi”
rispose lui, irritato. Quella rimase immobile per la sorpresa.
Senza
rivolgerle più
neanche uno sguardo, Regulus si incamminò in direzione della
baracca, il cuore che batteva forte per l'eccitazione.
“Alohomora”
sussurrò, e la porta si aprì.
Cercando di non
fare
alcun rumore, entrò nell'ingresso, la bacchetta levata.
Non appena fu
dentro, il
suo naso fu assalito da un fastidioso tanfo di chiuso. Quello che
doveva essere una sottospecie di salotto mostrava qualche sbilenca
sedia di legno e una poltrona rattoppata. Tuttavia, in un angolo
c'erano parecchi oggetti d'oro e d'argento, chiaramente rubati.
Dalla stanza
accanto
provenivano dei rumori. Regulus attraversò il soggiorno
ammuffito e
si affacciò alla camera da letto.
Mundungus
Fletcher,
liberatosi dell'Incantesimo di Disillusione, stava infilando dentro
l'armadio un sacco il cui contenuto tintinnava.
Era un uomo
piccolo e
sporco, con sudici capelli rossi e una pipa incrostata in bocca.
Regulus gli
puntò la
bacchetta alle spalle, pronto a Schiantarlo...
In quel
momento, una voce
acuta e squillante risuonò dietro di lui:
“Che
fai?”
Fletcher si
voltò di
scatto, spaventato. Non appena vide Regulus, si buttò a
terra con un
urlo rauco, schivando lo Schiantesimo che il ragazzo gli aveva
lanciato.
Regulus
provò ad
attaccarlo di nuovo, ma Fletcher stava già roteando su se
stesso e,
prima che potesse colpirlo, si era Smaterializzato.
Rimase immobile
per
parecchi secondi, senza riuscire a credere a quanto fosse appena
accaduto. Se l'era fatto scappare. Stava per catturarlo e invece gli
era sfuggito da sotto il naso. E tutto per colpa di...
“Tu!”
sbottò,
voltandosi verso la bambina dai codini che lo aveva seguito,
furibondo. La afferrò per la collottola, sollevandola e
appiccicandola al muro, e le puntò la bacchetta alla gola.
“Io
ti...!”
Rimase di
stucco.
Strano, era
convinto che
avesse i capelli castani, non neri... Probabilmente non la aveva
guardata bene prima, o forse all'interno della casa la luce era
diversa...
Lei sembrava
spaventata.
Regulus esitò. La rabbia che gli era esplosa dentro stava
per
indurlo a farle del male: in fondo era una Babbana, che cosa gli
importava? Ma era una bambina: non avrebbe mai avuto il coraggio di
punirla.
Frustrato, si
ritrovò a
pensare che cosa avrebbe riferito all'Oscuro Signore. Chiedo
perdono, mio Signore, ma il ladro Fletcher mi è sfuggito per
colpa
di una mocciosa Babbana di sei anni...
Forse Lord
Voldemort non
lo avrebbe neanche punito, non ne sarebbe valsa la pena: lo avrebbe
direttamente mandato a fare l'assistente di Gazza a vita.
Mentre
elaborava quelle
riflessioni, non si era mosso di una virgola. La bambina
guardò con
curiosità la bacchetta e, alla fine, esclamò:
“Anche
tu sei un mago?”
Accantonando
per un
attimo la propria disperazione, Regulus ricambiò il suo
sguardo,
inquieto.
“C-cosa?”
“Hai
la bacchetta”
rispose lei. “Anche i miei genitori sono maghi”.
“Oh...”
fece lui con
stupore, posandola di nuovo per terra. “Allora non sei
Babbana”.
“No,
anche io sono una
strega” rispose lei, e all'improvviso i suoi capelli
cambiarono
colore, assumendo una tonalità rosa shocking. Lei sorrise,
soddisfatta. “E sono anche un Metamorfomagus!”
Regulus
ringraziò la
propria esitazione nel punirla. Se fosse stata la figlia di qualche
mago importante avrebbe combinato un doppio guaio.
“Sei
Purosangue?” le
chiese, scrutandola con aria indagatrice.
“Che?”
fece lei, con
l'aria di non aver mai sentito quella parola.
“Non
sei Purosangue”
concluse lui, disgustato. “Ringrazia il cielo che ho deciso
di
risparmiarti, mocciosa”.
Senza guardarla
più, la
superò, tornando nel salotto. Era preoccupato per quello che
sarebbe
successo dopo quel fallimento. Quando l'Oscuro Signore lo avrebbe
saputo...
Per la stizza,
diede un
calcio rabbioso ad una delle sedie, che cadde a terra con un tonfo:
ci era andato così vicino!
“Mi
lasci qui?”
chiese la Metamorfomagus con voce lamentosa.
Regulus si
voltò.
La bambina era
sulla
soglia del salotto, con due dita in bocca e uno sguardo
supplichevole.
“Cosa
dovrei fare,
accompagnarti a casa?” fece lui, sardonico. Forse quella non
aveva
ancora imparato a riconoscere l'ironia.
“Davvero
lo faresti?”
esclamò, correndogli incontro. “Grazie!”
“Non
l'ho mai detto!
Non ho nessuna intenzione di fare da babysitter ad un soldo di cacio.
E poi non sei nemmeno Purosangue” aggiunse, come se quello
chiudesse la faccenda.
Un attimo dopo,
i capelli
della bambina diventarono di un rosso stupefacente e lei
scoppiò a
piangere.
Regulus rimase
con i
piedi piantati sul pavimento, sconvolto.
Ridicolo,
che
situazione assurda, pensò. Sono un
Mangiamorte, un
Mangiamorte! Non posso bussare alla porta e dire che ho deciso di
compiere una buona azione e riportare a casa una mocciosa
insopportabile.
“Senti,
se sei arrivata
fin qui da casa tua, saprai anche tornarci” provò
a dirle, ma lei
continuò a versare tutte le sue lacrime.
Regulus
sbuffò. Era
davvero la cosa più assurda che gli fosse mai capitata.
“Smettila
di piangere”
le disse, cercando di non apparire troppo arrabbiato.
Lei
obbedì e si
stropicciò gli occhi, facendo solo qualche singhiozzo.
“Come
ti chiami?” le
chiese lui.
“Il
mio nome è
orrendo: Ninfadora” rispose quella con una smorfia
disgustata. “Mio
papà mi chiama Dora, e io lo preferisco”.
A Regulus
quello strano
nome gli pareva vagamente familiare: doveva averlo già
sentito da
qualche parte. Tuttavia non gli interessava.
“Non
mi importa niente
del tuo nome. Intendevo il cognome”.
“Tonks,
perché?”
Se in quel
preciso
istante fosse crollato il tetto o fosse eruttato un improbabile
vulcano nelle vicinanze o fosse sopraggiunto il più grosso
tornado
mai esistito, Regulus non se ne sarebbe neanche accorto.
Tonks. Aveva
detto Tonks.
Era
assolutamente certo
di aver sentito bene, nonostante il ronzio alle orecchie si fosse
presto trasformato in un rombo. Sentiva il calore del sangue che gli
affluiva al cervello, riempiendolo di furia.
Non poteva
crederci.
Aveva a disposizione la figlia Mezzosangue di Andromeda e Ted Tonks,
indifesa e ignara del pericolo che stava correndo.
Gli
tornò di colpo in
mente quello che, mesi prima, Voldemort aveva detto a lui e a
Bellatrix: “Voglio che facciate fuori chiunque insidi la
purezza
della vostra famiglia. Non mi importa come lo farete né
quando
succederà, ma quel lurido Sanguesporco di Tonks deve morire.
Potete
lasciare in vita Andromeda, se volete. Quanto ai figli che avranno
messo al mondo... sta a voi decidere se risparmiarli o no”.
Con suo grande
rammarico,
Bellatrix non li aveva ancora trovati. Se Regulus fosse riuscito in
quell'impresa, forse l'Oscuro Signore lo avrebbe perdonato per non
aver saputo catturare Mundungus Fletcher.
Sentiva
crescere dentro
di sé la convinzione che quella volta sarebbe stato
capace di
uccidere. Non avrebbe avuto il coraggio di toccare la bambina, ma Ted
Tonks non avrebbe avuto scampo.
Emozionato, la
bacchetta
stretta nel pugno, Regulus tornò a rivolgersi a Ninfadora.
“E va
bene, ti
accompagnerò a casa” disse, cercando di mantenere
il controllo e
di mostrarsi più gentile del solito.
Lei gli rivolse
un'occhiata entusiasta.
“Davvero?!
Oh, grazie!
Però ci parli tu con i miei genitori, vero?”
aggiunse, spaventata.
“Non voglio che si arrabbino con me...”
“Certo,
ci penso io”
la tranquillizzò lui. “Anche se non ti posso
assicurare che non ti
rimproverino: saranno preoccupati. Di questi tempi è
pericoloso
vagare da soli alla tua età”.
“Anche
la mia mamma lo
dice sempre” confermò la piccola Tonks.
“Dice che mi devo
guardare dagli estranei... a proposito, di te mi posso fidare,
vero?”
“Certo”
rispose
Regulus, immaginandosi un ragno che braccava e imprigionava il
moscerino nella propria tela.
Lei sorrise,
sollevata.
“Lo
sapevo! Mi sei
stato subito simpatico!” esclamò, e Regulus
sentì una strana
sensazione di disagio, ma la represse subito.
“Basta
che tu mi faccia
vedere dove abiti” disse.
È
fatta, pensò,
mentre si incamminavano fuori dalla catapecchia di Fletcher. Anche se
casa Tonks avesse avuto tutti gli incantesimi di protezione del
mondo, questi si sarebbero infranti non appena la bambina ve lo
avrebbe condotto.
La strada era
immersa nel
crepuscolo e i lampioni erano già accesi. Ninfadora trottava
allegramente al suo fianco, inciampando almeno ogni cinque passi,
mentre Regulus si guardava intorno con prudenza.
La bambina si
dimostrò
subito estremamente logorroica.
“Lo
sai che somigli
tantissimo a mio cugino? In realtà non è mio
cugino di primo grado,
ma di secondo. Mi viene a trovare, a volte. Io prima non lo
conoscevo; l'ho incontrato per la prima volta quando ero piccola!
Dovevi vedere la faccia della mia mamma quando l'ha ritrovato: pensa
che non lo vedeva da secoli. Mio cugino mi veniva a trovare
più
spesso, prima, adesso però ha da fare, anche se non ho
capito
cosa...”
“Qualcuno
ti ha mai
insegnato a respirare?” le chiese Regulus, che sentiva
già
arrivare un potente mal di testa.
“Certo,
se no non sarei
viva, giusto? Ti dicevo, io adoro mio cugino, però
ultimamente sento
la sua mancanza, così lui mi ha fatto un regalino per il mio
compleanno. Guarda, te lo faccio vedere...”
Regulus
frenò
l'impazienza quando Ninfadora si fermò ed estrasse qualcosa
dallo
zainetto che portava sulla schiena.
Era una
bambola, la più
orrenda che avesse mai visto, per la precisione. Non che Regulus
avesse una grande esperienza nel settore, ma quella bambola era
veramente inguardabile. I capelli sembravano fili di paglia attaccati
con un incantesimo di Adesione Permanente malriuscito e gli occhi
erano troppo grandi.
“Brutta,
eh?”
convenne Ninfadora, scuotendo la testa e sospirando. “Sirius
è
proprio negato nel regalare giocattoli femminili. Io gli avevo detto
che era
meglio una scopa, ma mia mamma glielo ha impedito. Però le
sono
affezionata, ormai. Si chiama Elizabeth. Ti piace questo
nome?”
“Bah...
è banale”
rispose lui, alzando gli occhi al cielo.
“Appunto!
L'ho scelto
proprio per questo. Beata lei che può avere un nome banale!
Non
volevo che soffrisse come me”.
“D'accordo,
adesso però
mettila via e andiamo” tagliò corto lui.
Lei
obbedì. Non aveva
fatto neanche un passo che inciampò di nuovo e non
andò a sbattere
la faccia sull'asfalto solo perché Regulus la
afferrò
istintivamente per un braccio.
“Ma
insomma, sai
reggerti in piedi?” le chiese, irritato più per il
proprio gesto
che per la sua mancanza di equilibrio.
Ninfadora lo
guardò con
un'aria imbarazzata e divertita al tempo stesso.
“Veramente
no. Inciampo
dovunque, anche nell'aria. Faccio cadere continuamente tutto quello
che mi circonda. Una volta ho distrutto un piatto di porcellana di
mia madre... “rabbrividì. “Faceva paura.
Lei sembra buona e
gentile ma quando si arrabbia è tremenda”.
“Immagino”
bofonchiò
lui, ricordandosi improvvisamente di una volta in cui Andromeda aveva
litigato con Bellatrix: uno spettacolo spaventoso.
A quel
proposito,
cominciò a chiedersi che cosa avrebbe fatto una volta
arrivato a
casa Tonks. Il suo obiettivo era solo il Sanguesporco, ma non aveva
ancora pensato a cosa avrebbe fatto se si fosse trovato davanti
Andromeda. Sarebbe riuscito a mantenersi impassibile?
Stava
già cominciando ad
esitare quando le sue riflessioni furono interrotte nuovamente da
Ninfadora, anche gli chiese:
“Che
cosa ci facevi a
casa di Fletcher?”
Regulus
ricambiò il suo
sguardo, preoccupato.
“Lo
conosci?”
“I
miei genitori me ne
hanno parlato. Sei andato a salutarlo prima che partisse? Ho sentito
dire che oggi voleva trasferirsi a Tinwarth... Tinwirth... o qualcosa
del genere”.
“Tinworth?”
disse
lui, sentendosi improvvisamente più leggero.
“Bene...”
Ora sapeva dove
poteva
essere andato quel Fletcher. Forse si sarebbe risparmiato la
Maledizione Cruciatus, pensò con sollievo. Che la fortuna
avesse
iniziato a girare a suo favore?
Avevano appena
svoltato
un angolo, sbucando nella piazza principale del villaggio, quando
Ninfadora proruppe in un'esclamazione di giubilo.
“Il
parco giochi!”
Poi
alzò lo sguardo
verso Regulus con una strana espressione implorante. A lui quel
labbro inferiore sporgente non piacque affatto.
“Cosa
c'è?”
“Posso
andarci?”
chiese lei, con la voce più lagnosa che potesse utilizzare.
“No”
rispose lui,
secco.
“E
dai!”
“Ho
detto no”.
“Ti
prego!”
“Scordatelo”.
“Allora
non ti dico
dove abito!”
Regulus dovette
adoperare
tutto il proprio autocontrollo per non lanciare una Imperius alla
mocciosa. Mancava solo che si mettesse a fare i capricci. D'altra
parte non vedeva soluzioni.
Dentro di
sé si
ripromise che quando avrebbe avuto dei figli suoi sarebbe stato molto
più autoritario perché così non
funzionava proprio.
“E va
bene, però dieci
minuti al mass-” esordì, senza riuscire a
completare la frase
perché Ninfadora fece un gesto inatteso: dopo aver esclamato
un
“Grazie!” eccitato, lo abbracciò con
entusiasmo.
Regulus rimase
immobile,
come pietrificato: chi aveva dato a quella Mezzosangue il permesso
anche solo di toccarlo?
La sensazione
di disagio
che aveva sentito poco prima tornò, ma questa volta era
più forte e
lui non riuscì a scacciarla.
“Be',
muoviti” disse,
imbarazzato e desideroso di allontanarla da sé il prima
possibile.
Ninfadora corse
verso
un'altalena, inciampando un'altra volta, mentre Regulus restava
all'entrata del 'campo-giochi', o come diamine si chiamava.
Che
impertinente!
pensò, irritato. Ma come si è permessa?
Non riusciva a
capacitarsene: stava facendo da babysitter alla figlia Mezzosangue
della sua cugina rinnegata e non solo si era fatto mettere in scacco
da quella mocciosa di sei anni, ma le aveva addirittura concesso di
abbracciarlo.
Quando
Ninfadora lo
salutò allegramente dalla cima di uno scivolo, Regulus si
rifiutò
di rispondere per non darle ulteriore confidenza ma fu preso dal
panico quando lei – non si sa come –
iniziò a scivolare a testa
in giù.
Lui
evitò che si facesse
male evocando un enorme cuscino che le attutì la caduta.
“Adesso
basta” tagliò
corto, raggiungendola e facendo Evanescere il cuscino. “Hai
già
tentato il suicidio troppe volte”.
Lei
ridacchiò: sembrava
molto divertita. Tuttavia lo seguì fuori dal parco giochi
senza
protestare.
“Allora”
disse,
mentre lui si mordeva la lingua per sfogare l'irritazione,
“non mi
hai ancora detto come ti chiami”.
“Regulus”
rispose lui
senza pensare, certo che Andromeda non si fosse mai data la pena di
parlare di lui con sua figlia e, a quanto pareva dall'espressione di
Ninfadora, era proprio così.
“Forte!
Allora non sono
l'unica ad avere un nome assurdo!”
“Il
mio nome non è
assurdo” replicò lui, piccato.
“È
adatto ad un mago Purosangue, ma tu queste cose non puoi
capir-”.
Si interruppe,
guardando
in basso: Ninfadora stava sfoggiando i suoi poteri di Metamorfomagus,
facendo assumere al proprio naso le più svariate forme.
“Hai
finito?” le
chiese lui.
“Tanto
non mi vede
nessuno” rispose lei, lanciandogli un sorriso smagliante.
Regulus
provò una
sensazione fastidiosa che ultimamente si faceva sentire fin troppe
volte e che aumentò non appena lei disse: “Siamo
quasi arrivati.
Casa mia si trova in fondo a quella strada”.
Ninfadora lo
guardò,
perplessa.
“Perché
ti sei
fermato?”
Lui esitava.
Ora che
aveva quasi raggiunto l'obiettivo, non era più sicuro di
volerlo
fare. Era disgustato di se stesso: voleva davvero approfittare della
fiducia di quella bambina per poi renderla orfana?
“Io
ti lascio qui”
disse infine. “Tu torna a casa”.
“Ma
avevi detto che mi
avresti difesa dai miei genitori!” si lamentò
quella.
Regulus non
fece in tempo
a replicare perché in quel momento la bambina gli si
aggrappò alla
mano con quasi tutto il peso del corpo.
“Oh-oh...”
gemette,
preoccupata, guardando qualcuno in fondo alla strada. Regulus
imprecò
mentalmente.
Un uomo molto
giovane –
non doveva avere neanche trent'anni – si stava avvicinando di
corsa, col fiatone. Aveva un'aria molto disordinata; i capelli biondi
e gli occhi chiari gli conferivano un aspetto fanciullesco, anche se
al momento il suo sguardo era preoccupato e arrabbiato.
“Dora!”
esclamò
quando vide la figlia.
Regulus avrebbe
voluto
Smaterializzarsi all'istante, ma non riuscì a resistere alla
voce
dentro di sé, che invocava vendetta. In un solo secondo il
suo volto
assunse un colore livido mentre qualcosa di molto simile ad un
uragano si scatenava dentro di lui.
Ninfadora si
diresse
riluttante verso il padre e inciampò, finendo dritta tra le
sue
braccia già protese: probabilmente lui se l'era aspettato.
“Dove
ti eri cacciata?
Ti sembrano scherzi da fare?” disse, alterato.
“Scusa,
papà, non lo
faccio più... mi perdoni?”
L'uomo
ricambiò per
alcuni secondi lo sguardo della figlia, nel chiaro sforzo di apparire
furibondo, ma si arrese nel giro di poco tempo.
“Oh,
d'accordo... ma
non credere che con la mamma sarà così
facile”.
“Papà,
papà, guarda!”
esclamò lei, trascinandolo e indicando Regulus.
“Lui mi ha
riaccompagnata. Ed è pure un mago come noi, lo
sai?”
Regulus si
sforzò di
mantenere il controllo mentre Tonks, sorpreso, alzava lo sguardo
–
quel lurido sguardo da Sanguesporco – su di lui. Temeva di
essere
infettato solo così.
Senza avere la
più
pallida idea di cosa Regulus stesse pensando, l'uomo gli si rivolse
con gratitudine.
“Io...
non so cosa
dire, ragazzo. Grazie per avermi riportato mia figlia. Ho avuto paura
che le fosse successo qualcosa, sai, di questi tempi... Dora, non
dovresti dire qualcosa anche tu?” aggiunse poi, rivolto alla
figlia.
Lei si
avvicinò a
Regulus, stringendo la sua bambola sotto il braccio, e lo
ringraziò
sorridendo.
Lui si
sentì a disagio,
non sapendo se cedere alla rabbia che gli ribolliva dentro o
andarsene in fretta.
“Vai
ad avvertire tua
madre che sei sana e salva” continuò Ted Tonks.
Ninfadora annuì,
poi si rivolse a Regulus.
“Mi
verrai a trovare
nei prossimi giorni? Voglio farti vedere la mia collezione di bambole
parlanti!”
“Ehm,
ci proverò”
rispose lui, maledicendo se stesso per
non essersene andato prima.
“Che
bello! Allora ti
aspetto!” esclamò lei; poi corse verso una delle
villette lì
vicino.
Ted Tonks
tornò a
rivolgersi a lui, cordiale.
“Sei
nuovo nella zona?
Non ti ho mai visto prima d'ora. Comunque...” gli tese la
mano e si
presentò: “Ted Tonks”.
Fu
più forte di lui.
Regulus fece un passo indietro, disgustato, chiudendo la mano destra
a pugno con tanta forza da infilarsi le unghie nella carne, mentre un
odio profondo lo assaliva.
“Ehm...
ho detto
qualcosa di male?” chiese ingenuamente Tonks, turbato a causa
dell'immobilità di Regulus che, a giudicare dalla ferocia
dello
sguardo, sembrava aver visto il diavolo in persona.
Nel frattempo
Ninfadora
aveva varcato la porta d'ingresso ed era rientrata in casa.
Fu in quel
momento che
gli occhi di Tonks si soffermarono sui capelli neri del ragazzo che
aveva davanti e, subito dopo, sulle inconfondibili iridi grigie.
Regulus lo vide
sbiancare
di colpo.
Se aveva capito
chi era,
ormai non poteva più tirarsi indietro. In ogni caso, la
consapevolezza di averlo terrorizzato per lui fu motivo di grande
soddisfazione.
“Non
è possibile...”
sibilò l'uomo, mentre Regulus avvicinava la mano alla
bacchetta.
Accadde tutto
in pochi
secondi. Ted infilò la mano in tasca ma Regulus fu
più veloce: la
bacchetta di Tonks fu scagliata lontano e il suo proprietario cadde
in ginocchio.
Reprimendo il
proprio
tremito, Regulus gli puntò la propria dritta al cuore. Una
tensione
palpabile si diffuse nell'atmosfera circostante, mentre la piazza
tornava silenziosa. Il ragazzo poteva sentire i battiti accelerati e
il respiro affannato di Tonks, esattamente come i propri.
Regulus lo
guardò
dall'alto verso il basso: era a quell'altezza che quelli come lui
dovevano stare, pensò, stringendo la bacchetta
così forte che le
nocche gli divennero bianche.
L'uomo aveva
perso quel
minimo di colorito che gli era rimasto, ma trovò comunque la
forza
per parlare.
“Se
sei venuto per
vendicarti, fallo” disse, disperato, “ma non
toccare la mia
famiglia, ti prego...”
Regulus si
sarebbe dovuto
ritenere felice di sentirlo implorare in quel modo, ma in
realtà era
in preda a decine di sentimenti contrastanti, nessuno dei quelli
riusciva ad emergere.
Cercò
di concentrarsi
sull'odio che provava nei suoi confronti. Tuttavia non si decideva a
tornare alla sua precedente risoluzione di finirlo perché
una forza
misteriosa lo tratteneva.
“Abbassa
lo sguardo,
Sanguesporco” ordinò, infastidito dal fatto che
Tonks lo stesse
fissando.
“Eh
no, Black!”
rispose quello in uno slancio d'orgoglio. “Se vuoi uccidermi,
abbi
il coraggio di farlo guardandomi negli occhi”.
Nonostante il
proprio
sforzo di mostrarsi indifferente, per Regulus quella sfida fu come
ricevere un Bolide sulla testa.
“Tu
non sei degno di
pronunciare il mio nome” disse a denti stretti. Avrebbe
voluto
fargli pagare quell'affronto, ma ormai aveva già cancellato
dalla
propria testa l'intenzione di finirlo.
Lo odiava a
morte, certo,
ma assassinarlo era tutto un altro discorso.
Non poteva
più mentire a
se stesso: non era capace di uccidere, nemmeno la persona che odiava
più al mondo. Forse lo aveva sempre saputo, anche se non lo
aveva
mai ammesso.
In quel
momento, dalla
casa dei Tonks si levò la voce di Andromeda, che
iniziò a chiamare
il marito con un tono preoccupato.
Regulus si
sentì
invadere dal terrore: non voleva farsi vedere in quella situazione
né
voleva essere costretto a combattere
con lei.
Lanciò
un'occhiataccia a
Tonks e con un incantesimo lo scagliò il più
lontano possibile,
tanto per sfogare la propria rabbia.
Fece appena in
tempo a
Smaterializzarsi e ricomparire dietro l'angolo di un edificio
lì
vicino. Affacciandosi con prudenza, osservò Andromeda
raggiungere di
corsa Ted, che si stava rialzando.
La vide molto
cambiata:
non era più la ragazza che aveva conosciuto. Sembrava molto
più
adulta e decisa, anche se al momento stava tremando per la paura. Per
il resto, i lunghi capelli castani e il viso così simile a
quello di
sua sorella, erano sempre gli stessi.
“Ted,
cos'è successo?”
ansimò, abbracciando il marito. “Dora mi ha detto
che...”
“Dobbiamo
trasferirci”
la interruppe lui, che a mala pena si reggeva in piedi per lo shock.
“Subito. La tua famiglia ci ha trovati”.
Seguì
una pausa di
silenzio, durante la quale Regulus interruppe addirittura di
respirare. Infine Andromeda riuscì a dire qualcosa.
“Allora
è vero? Quello
che si è Smaterializzato...”
“Credo
che fosse tuo
cugino, sì”.
Ancora
silenzio. Regulus
non aveva più il coraggio di guardare. Se ne rimaneva con le
spalle
al muro, accontentandosi di sentire, mentre il cuore gli batteva
all'impazzata.
“Che
cosa ti ha fatto?”
chiese Andromeda, sconvolta.
“Be'...”
Era evidente
che Ted non volesse dirle proprio tutto per non provocarle altro
dolore. “Alla fine non mi ha fatto nulla, anche se...
insomma,
Sirius ha detto che è un Mangiamorte,
perciò...”
Andromeda
gemette.
“Lui
non ti avrebbe mai
ucciso” disse. Doveva essere un'affermazione ma
suonò più come
una domanda.
Regulus si rese
conto di
avere gli occhi gonfi. Come poteva aver pensato anche solo per pochi
minuti di uccidere quell'uomo? Non avrebbe riportato indietro
Andromeda mentre sarebbe servito solo a rovinarle la vita.
“No,
sono sicuro che
non lo avrebbe fatto” le stava rispondendo quello.
“Non ha alzato
un dito su nostra figlia. Ma devi renderti conto che non è
più il
bambino che ti ricordi dall'ultima volta che vi siete visti. Potrebbe
riferire a Bellatrix dove abitiamo. Dobbiamo andarcene in
fretta”.
Regulus
sentì Andromeda
tirare su col naso e provò un folle desiderio di uscire dal
suo
nascondiglio e chiederle scusa per averla fatta spaventare in quel
modo. Invece rimase immobile, incapace di spostarsi.
Non sentiva
già più le
loro voci e ne dedusse che fossero rientrati in casa.
Per la prima
volta si
rese davvero conto di quanto quella vita non facesse per lui. Il solo
pensiero gli fece ribollire il sangue nelle vene come un acido.
Da un lato
Tonks aveva
detto bene: era cambiato da quando era un bambino. Da quando era
diventato così? Si sentiva diverso, più malvagio,
ma questo nuovo
Regulus non gli piaceva per niente.
Dall'altro lato
invece
non era neanche simile agli altri seguaci di Lord Voldemort. Loro non
si creavano tutti i suoi problemi.
Per un attimo
invidiò
quella piccola Metamorfomagus che aveva appena conosciuto. Lei era
così spensierata e serena. E pensare che lui era stato sul
punto di
privarla di quella serenità.
Si sentiva
esattamente
come un corda tesa al massimo e che rischiava di spezzarsi da un
momento all'altro. Non aveva più idea di cosa fosse giusto
fare.
Sapeva che un
vero
Mangiamorte avrebbe ucciso Tonks senza esitazioni o rimorsi.
Ma forse,
pensò con
frustrazione, mentre guardava l'altalena del parco giochi mossa dal
vento, lui non sarebbe mai stato un vero Mangiamorte.
01.
Addio.
02.
Ricordi.
03.
Speranza.
04.
Bellezza.
05.
Fotografia.
06.
Gatto.
07.
Cane.
08.
Musica.
09.
Fuochi d'artificio.
10.
Cioccolato.
11.
Carta.
12.
Paura.
13.
Sole.
14.
Sangue.
15.
Bambola.
16.
Ali.
17.
Cuscino.
18.
Candela.
19.
Dolce.
20.
Amaro.
21.
Pelle.
22.
Ghiaccio.
23.
Sogno.
24.
Incubo.
25.
Risveglio.
26.
Incontro.
27.
Vertigine.
28.
Lacrime.
29.
Attesa.
30.
Noia.
31.
Felicità.
32.
Dolore.
33.
Solitudine.
34.
Silenzio.
35.
Campanello.
36.
Nascosto.
37.
Gelosia.
38.
Nodo.
39.
Caldo.
40.
Freddo.
41.
Tempo.
42.
Bacio.
43.
Sorriso.
44.
Desiderio.
45.
Illusione.
46.
Specchio.
47.
Latte.
48.
Caffè.
49.
Potere.
50.
Strada.
Voi mi ucciderete, lo so! ^_^". Questo capitolo doveva essere divertente e invece non ho potuto fare a meno di concluderlo con un finale triste... Ma del resto le scene che frullavano nella mia testa da quest'estate erano solo quelle riguardanti Dora, le altre le ho volute adattare al clima cupo a cui vi sto purtroppo abituando.D'altra parte ci tenevo che Regulus conoscesse la sua cuginetta di secondo grado (secondo me già la adora, ma ovviamente deve restare un segreto). Non mi illudo di avervi fatto una gran sorpresa perché purtroppo Dora ha un modo tutto suo di annunciarsi: la suspence con lei non si può mantenere! XD In teoria avevo pensato di fargli incontrare anche Andromeda, ma il finale del capitolo si è praticamente scritto da solo e ho deciso di lasciarlo spontaneo come era venuto, senza forzare troppo.Questo capitolo è dedicato a lyrapotter e alla sua fantastica storia Babysitter per caso che ormai mi ha inculcato l'idea che la nostra Metamorfomagus preferita da piccola dovesse essere per forza così pestifera, e penso che nessuno potrà farmi cambiare idea! Prossimo aggiornamento: 24 aprile (capitolo molto pesante... io ho odiato scriverlo) Alohomora: in effetti la scena in cui Barty evoca il Marchio Nero l'ho scritta proprio pensando a quella del Calice di Fuoco, mi sembrava "carino" fare una citazione dal futuro! Meno male che il capitolo non ti è sembrato troppo morboso, perché avevo ancora qualche dubbio sulla scena in cui Malocchio perde metà naso! Sapevo che avresti indovinato subito chi fosse stato a salvare Regulus! A proposito, nel prossimo capitolo potrai goderti il ritorno in grande stile di Sirius, contenta?
Mirwen: uff, mi sa che Benjy Fenwick sia stato quello che ha subito la morte più atroce nell'Ordine della Fenice, anche se non sappiamo cosa sia accaduto veramente a quelli spariti nel nulla... Regulus sta finalmente capendo che non è aria, esatto.
Hale Lover: in effetti mi piace descrivere tutti i dubbi e le indecisioni di Regulus, e spero di dare del mio meglio quando Kreacher gli racconterà della caverna e lui ci rifletterà su. Comunque, l'idea di permettere le Maledizioni senza Perdono ai Mangiamorte non l'ho inventata io! ^_^ Non mi ricordo la pagina, ma nel capitolo 27 del Calice di Fuoco Sirius spiega a chiare lettere che Crouch aveva investito gli Auror di poteri speciali, come quello di uccidere i Mangiamorte, appunto, e che Moody si rifiutava di ucciderli. Quindi ho preso ispirazione da là!
Circe: grazie, come al solito mi sono preoccupata inutilmente per le scene di violenza! Regulus di sensi di colpa ne avrà fin troppi nei prossimi capitoli, e già in questo ha cominciato a sentire i rimorsi di coscienza... Hai ragione, non mi ricordavo che Voldemort parla tranquillamente del suo periodo all'orfanotrofio! In effetti non è che sia stato molto attento anche agli Horcrux, figuriamoci le altre cose secondarie! Grazie ancora per le bellissime recensioni!
vulneraria: Barty ormai ce lo siamo giocato, Regulus invece sta cominciando lentamente a cambiare, anche se per ora non se ne rende conto nemmeno lui. Sirius avrà l'occasione di dira la sua su Regulus prossimamente, anzi molto presto, anche se non sarà gentile e comprensivo come sono stati i Tonks!
_Mary: anche questo capitolo ora che l'ho pubblicato è più soft della prima stesura, non mi sembrava il caso di creare così tanta differenza tra la prima parte e la seconda. Sono contenta che la scena d'azione del capitolo scorso non mi sia venuta troppo confusionaria: sempre nella prima stesura avevo messo molti più Mangiamorte, poi ho deciso di farne restare a casa un bel po'! Eh, ormai non riesco a vedere Kreacher se non dal punto di vista di Regulus, ma penso che con lui fosse davvero così gentile!
Vodia: grazie per il consiglio: Kreacher è una delle possibilità, comunque sto già iniziando ad avere le idee molto più chiare su come salvare Regulus. In effetti nel Calice di Fuoco non si capisce bene se l'autorizzazione di uccidere i Mangiamorte sia come dici tu o no... io ho pensato che un annuncio generale sarebbe servito a spaventare di più i Mangiamorte! Sì, Rachel è lo stesso personaggio comparso in "Slytherin love", ormai mi ero affezionata e non volevo abbandonarla! Sui coniugi Potter... be', sì, ci sarà qualche sorpresina! Anche se non è che mi facciano proprio impazzire... ^_^" Riguardo Nagini, errore mio, avevo letto in una fanfiction che la aveva conosciuta fin da piccolo, ma in effetti l'ha trovata solo nell'estate del 1994... comunque, ho cancellato l'accenno a Nagini dal capitolo precedente, grazie per avermelo fatto notare!
Bella_Cissy_BlackSisters: in effetti adesso che ho scritto tanto su Barty non riesco a farmelo stare antipatico come prima, insomma, dispiace anche a me che si illuda di essere il preferito di Voldemort (come un po' tutti, del resto!). Rachel risalterà fuori nel prossimo capitolo, mentre Emmeline spero di riuscire ad inserirla in uno degli ultimissimi. Comunque nel seguito comparirà molto di più che in questa storia!
deaselene: nel capitolo scorso Malocchio ha perso un pezzo di naso, l'occhio mi sa che lo aveva già perso in precedenza! Sì, comunque non deve essere un'esperienza piacevole! Voldemort è bravo a raggirare la gente, peccato che poi non si sa mantenere gli alleati, a parte qualche fanatico in particolare! Insomma, per giocarsi la fedeltà dei Malfoy doveva solo far rischiare la vita al figlio, per Regulus è bastato tentare l'omicidio di Kreacher! Si sente un po' troppo sicuro di sé e forse è proprio questo che alla fine lo ha fregato.
fuckinmind: ti ringrazio molto per il voto, sono stra-felice che Rachel ti piaccia! Ormai la considero quasi una figlia e vederla apprezzata anche da altre persone mi dà un'immensa soddisfazione!
DubheBlack: almeno secondo me, Voldemort per ora si è sforzato di ingraziarsi soprattutto Barty perché teme che in qualche modo possa ripensarci e tornare dalla parte del padre, invece della fedeltà di Regulus si sente più sicuro, perché conosce le idee dei Black e dà per scontato che tutti loro condividano i suoi metodi. E poi diciamo che Barty, proprio perché è figlio di Crouch senior, gli fa molto più comodo come infiltrato nella stessa casa di uno dei nemici più acerrimi! Comunque proverà ad ingraziarsi anche Regulus, anche se non sortirà lo stesso effetto...