Don Potter della Mancia
Cap_4 La morte di Don Potter
Don Potter uscì dal coma e volle affrontare l’Oscuro Lord Voldemort senza prima prendere la vitamina.
Erano oramai faccia a faccia, con le bacchette sguainate e guardandosi in cagnesco. Don Potter non sentiva le urla che gli rivolgevano i suoi compari sul non farlo, e continuava a combattere il fardello della comunità magica.
Lord Voldemort, mago adulto, occhi rossi da rettile, corpo sfinato, anima divorata dalle pubblicità della candeggina.
In torno, che guardavano, i Mangiamorte alleati del male, con i loro marchi. Si trovavano nel luogo più sinistro di Gea: L’ufficio Misteri.
Con molta agilità Don Potter sfiorò un anatema lanciatogli da Voldemort. In fretta gli rispose schiantandolo contro il muro, ad un passo dal Velo.
Quel Velo, quel dannato Velo, ispiratore di molte storie che non sto qui a raccontare se no si fa notte. Il luogo di morte di un povero cristiano che ai tempi della scuola era solo uno spensierato puttaniere.
Lord Voldemort, barcollando, pronunciò un incantesimo di ostacolo, per guadagnare tempo.
Don Potter cadde per terra, rompendosi gli occhiali; un’imprecazione gli sfuggì. Subito accorse una dama dai capelli mai lisciati, con denti da castorina, che prese gli occhiali di Don Potter e li riparò.
Lo scontro prese fuoco e molti ne uscirono abbrustoliti.
Lord Voldmeort lanciò un ennesimo anatema, che colpì una statua che cadde per terra. Si frantumò e una scheggia graffiò Don Potter in viso.
“AIUTO!!! STO MORENDO DISSANGUATOOOOOOOO!!!” Don Potter si accasciò, col sangue che gli scorreva, era sul punto di morte.
Lord Voldemort non lo finì, ebbe pietà, e lo lasciò in balia del suo graffio.
I Mangiamorte sparirono ad un ordine di Voldemort.
Subito, vicino a Don Potter si accostarono i suoi amici e lo portarono di nuovo al San Mungo.
Lo sistemarono nel reparto “Morenti” e gli si strinsero attorno. Don Potter aveva perso molto sangue, circa tre grammi.
La signora Weasley piangeva e ripeteva:
“POVERO CAROOO!! E’ TUTTA COLPA MIAAAA!!! TI DOVEVO DARE IL MULTICENRTUM, MA NON HO INSISTITOOO!!! BHUHHUHHBBUHH!!”
Don Potter intanto aveva ordinato un bicchiere di Coca Cola, e diceva:
“Ma no, signora Weasley, non è assolutamente colpa sua, lei non c’entra niente…ALLORA ARRIVA LA COCA COLA?? E’ stata l’esperienza migliore della mia vita…MA QUESTO CAZZO DI BICCHIERE ARRIVA O NO?? E finalmente potrò riabbracciare Sirius… MA CHI E’ LO STRONZO CHE MI DEVE PORTARE QUELLA MERDA DI BICCHIERE???!!!”
Intanto Don Potter diede l’ordine di far avvicinare Ginevra, Ronald, Hermione e Fred e George.
“Amici miei, non fate il io errore, non combattete Lord Voldemort, lasciate che ci pensi quel deficiente di Silente che non mi è venuto nemmeno a dare una mano, sapete, ora chiedo solo quel bicchiere di Coca Cola CHE CHISSA’ PERCHE’ NON ARRIVA, EH??!!!” poi riprese fiato e prese la sua bacchetta, la osservò e la posò. Continuò a dire “Signora Weasley, le volevo dire che sono stato io a dare il denaro per aprire il negozio a Fred e George, perciò non se la prenda con loro…” poi con un gesto temerario prese il bicchiere di Coca Cola che l’infermiera gli porgeva, lo guardò e ci sputò dentro. Poi ne bevve un po’, prese un bastoncino, lo intinse nella Coca Cola e benedisse tutti i presenti, esalando l’ultimo respiro e pronunciando l’ultima frase:
“E che rottura di palle!”
Fine