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Autore: cocochokocookie    18/05/2010    4 recensioni
L'orgoglio ferito da parole di sottovalutazione, desideri di conquista che portano anche ad andare contro amici di vecchia data, e la presunzione del potere che scorre nelle vene. Ma la superbia non sempre veleggia su acque sicure, nella Storia di un Impero.
[Siglo de Oro]
Genere: Generale, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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| Imperio Mutilado ~ Mentiroso | Cap. 1
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Rating Capitolo: Arancione ~ maybe
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo ~ Reino de España | Francis Bonnefoy ~ République française | Lovino Vargas ~ Italia Romano ◊ Stato del Vaticano |  OC ~ Indovina Chi?
Nota: Conclusione del XVI secolo
Osservazioni personali: Non ce l'ho fatta, d'accordo? Si chiama imposizione da recensioni, non ce la faccio a non passare in html i capitoli e lanciarli su EFP, per quanto questo capitolo abbia ben poco di storico, è più un capitoletto di transizione. E smettetela di farmi complimenti, che poi mi monto la testa e rantolo a terra per settimane, prima di sputacchiare qualcosa :'D


Imperio mutilado
CONMOCIÓN

Storse il naso nell’avvertire la leggera pressione sull’avambraccio, mordendosi inconsciamente l’interno della guancia e socchiudendo gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte nel vano tentativo di mettere a fuoco linee sicure in quell’ondata di candore che lo aveva appena investito.
Mugugnò di fastidio, strattonando il braccio sinistro, aggrottando le sopracciglia nel sentirsi trattenuto e volgendosi in direzione, sussultando per la sorpresa e l’agitazione alla vista della sfocata figura scura, scendendo a mordere con incisivi, canini e premolari il dorso della mano che stringeva lieve il braccio.
Alzò lo sguardo con impeto di sfida e rabbia,  restando attonito allo sguardo divertito dagli occhi verdi ed il sorrisetto ironico sul viso abbronzato del ragazzo che aveva scacciato il pazzo francese.
« Cosa cazzo vuoi? » ringraziò elegantemente Romano, prima di levare la bocca dalla sua mano, incurante dei segni lasciati sulla pelle, gonfiando le guancie con presunzione ed orgoglio, irritato dall’imbarazzo per la brutta figura appena fatta.
« Così ti faranno meno male » commentò quindi lo spagnolo, riprendendo a fare ciò per cui era stato interrotto, finendo di fasciare il braccio del più piccolo, il quale abbassò lo sguardo sull’addome, scoprendolo avvolto in garze strette.
« Perché lo stai facendo, vecchiaccio? » borbottò, più confuso che irritato, allora il vecchiaccio si alzò, passandogli divertito una mano fra i capelli scuri, andando a prendere la giacca vermiglia adagiata sul sudario niveo, ai piedi del ragazzino, per poi afferrare l’alabarda poggiata alla parete, facendosi scivolare sul capo il cappello piumato ed inarcando con sarcasmo il sopracciglio al più piccolo, prima di uscire.
Lovino rimase qualche minuto a fissare la porta chiusa, aggrottando poi le sopracciglia e scendendo dal letto mugolando per il male provocatogli dallo sfregare delle garze contro le ferite, ancora non vi era abituato.
Osservò appena la stanza, in cerca di qualcosa da mettersi addosso oltre ai calzoni scuri, individuando una strana camicetta con colletto ricamato, borbottando orgoglioso mentre ribaltava la stanza in cerca di altro.
Niente, solo un paio di scarpe. E anche della sua misura, non se lo aspettava.
Guardò male la camicia, storcendo il naso ed uscendo dalla stanza a quella maniera, tanto aveva già capito che in quel posto faceva un gran caldo.
A proposito…
« Dove cazzo sono? »

L’opulenta villa sembrava un labirinto, per ogni corridoio si arrivava in una decina di stanze differenti collegate tra loro da altri corridoi ed altre stanze ed altri corridoi ed altre stanze ed altri corridoi, una bambina, altre stanz.
Una donna?
Si soffermò, tornando indietro e seguendo la scia della veste rossa che riusciva ad intravedere dietro la porta, afferrandola e tirandola appena, ritrovandosi nuovamente il ragazzo di poco tempo prima a fissarlo. Altro che donna e donna, aveva adocchiato la spessa giacca da Capitano della Nazione.
« Non dovresti vagare per casa in queste condizioni » commentò critico, al che il piccolo italiano sbuffò per la noia, facendo dietro front e tentando invano di scappare, sobbalzando appena per la stretta attorno alla vita, prima di ritrovarsi penzoloni al fianco del Conquistador, protestando di non essere un suino.
« Non l’ho mai insinuato, Romano » concluse questi, zittendo per qualche istante il più piccolo, il quale iniziava seriamente ad agitarsi: dov’era? Chi era quel tizio e perché conosceva il suo nome? Era una Nazione, ma nessuno si era mai particolarmente interessato a lui, era ancora un bambino, per la miseria!
« Mi vuoi dire chi minchia sei? » inveì Vargas, osservando corridoi scuri, dalle tonalità calde, alternati a vasi e quadri classicheggianti, dondolando i piedi per la noia, prima di essere preso in braccio con più garbo, ritrovandosi a fissare il tizio in questione.
« Il tuo nuovo capo, ma puoi chiamarmi Spagna » concluse questi, distaccato, mentre apriva la porta della stanza dove si era risvegliato il piccino, posandolo quindi sul letto sfatto e tornando ad allontanarsi, avvicinandosi alla porta con il chiaro intento di uscire, prima di fermarsi e voltarsi, strattonato all’altezza della metà della coscia dal pungetto stretto di Lovino.
« Riportami a casa » imperò il più piccolo, aggrottando le sopracciglia alla risata divertita di Antonio, mollando la presa e tornando sul letto, affondando la testa nel cuscino, offeso.
« Sei a casa, Italia» concluse quindi Matamori, chiudendosi la porta alle spalle ed avviandosi nuovamente alla Sala di Guerra, ove il Generale delle milizie spagnole lo attendeva, dopo quella breve pausa di baby-sitting, per i resoconti del conflitto sulla penisola italica con Francis.

« Tu hai fatto che cosa? Non è lui ad essere pazzo, Bonnefoy, sei TU! » esclamò a gran voce l’uomo in visita a Parigi, la giubba nera che sfiorava le caviglie fasciate da stivali del medesimo colore, mentre il bavero sporgeva dal colletto ornato d’oro del bolero.
« Che altro avrei dovuto fare? » lamentò a propria difesa il biondo, stizzito da tutte quelle critiche a suo discapito: era il terzo, da quando era tornato dall’Italia del Sud con la coda tra le gambe e gli abiti imbrattati di sangue.
« Lasciamo perdere » mugugnò l’altro, sbuffando impaziente e guardando dalla finestra, soffermando lo sguardo sulle fontane dei giardini del palazzo.
« Cosa pensi di fare? » domandò Francis, sbuffando ed alzandosi dal divano rifinito in raso ed imbottito, rivolgendo al presente uno sguardo indagatorio.
« Io? » domandò sarcasticamente l’altro, voltandosi e guardando l’amico, mentre il sole filtrava tra i capelli sottili ed albini, sottolineando le iridi amaranto ed il ghignetto divertito sul taglio delle labbra.

« Mi annoooooooooio~ » mugugnò il ragazzino, disteso sul letto praticamente divelto, le lenzuola tirate fin sopra il capo, prima di sedersi con le guancie gonfie e l’espressione da bambino capriccioso sul viso, mentre si dondolava con il peso.
« Spagnaaaaaaaa! » chiamò a gran voce, senza sapere a chi altri potesse rivolgersi. Sicuramente non al francese dell’ultima volta, ispirava ben poco, e lì non aveva visto nessun altro se non il ragazzo con il cappello piumato che affermava di esercitare proprietà sulla sua persona e terra.
Lo odiava.
No, non era vero, gli aveva salvato i fondelli dal biondino, ma di sicuro non stravedeva per lui.
Storse il naso, chiamandolo ancora e appallottolandosi su se stesso in seguito, quasi a rimarcare il tono oltraggiato sul quale stava marciando, quasi l’altro dovesse andarlo a trovare con vassoio ricolmo di dolciumi, arancie, cannoli e frittelle in segno di perdono per la sua negligenza.
Invece nulla, la porta non accennava a smuoversi, per quanto la fissasse cocciutamente. Scese dal letto, così arrotolato in quella specie di mantellina bianca per fissare l’uscio da vicino, nemmeno sperasse di vedere apparire Antonio dietro questa.
Sperare?
Sì, voleva un minimo di compagnia, per la miseria, era lì da solo senza appigli e senza un senso dell’orientamento decente, che almeno si prodigasse di lasciargli una cartina o gli facesse fare un giro turistico per la città che adocchiava in lontananza.
Niente, nada de nada.
Alzò le braccia, il lenzuolo ben stretto sotto il meno, facendo ruotare il pomello intarsiato e sgattaiolando fuori dalla stanza, iniziando nuovamente a girovagare, con una meta ben precisa stavolta, per lo meno.
Riuscì a trovare il portone dopo circa un paio d’ore di lamentele e vagabondaggio a vuoto, trattenendo un urlo di giubilio, mentre scendeva le scalinate ricoperte da tappeti preziosi, i passi ovattati ed attutiti da questi.
Sussultò a pochi metri dall’ingresso, mentre questo si schiudeva ed un uomo dalla carnagione ancora più abbronzata di quella del suo ‘nuovo Capo’ varcava la porta, evidentemente più anziano degli apparenti diciotto, diciannove anni di Antonio, con calzoni chiari che gli arrivavano appena sotto le ginocchia ed una camicia lisa, i calzari di cuoio consumato ed uno spesso bracciale al polso, collegato ad uno uguale al collo attraverso un intreccio con altri più piccoli*, lo fissò per qualche minuto, ricambiato dagli occhietti castani dell’italiano.
Aveva un naso adunco piuttosto pronunciato, i capelli ebano e lisci erano stretti in una coda da un nastro rosso. Notò la leggera stempiatura sulla fronte alta, il foro all’altezza di entrambe le narici, i lobi delle orecchie più lunghi del normale ed un sorriso stentato.**
« SPAGNA! » urlò il ragazzino, quando l’altro gli si avvicinò con aria amichevole, terrorizzandolo più di quanto già in passato non fecero altri. Chiunque gli si fosse approssimato con aria amichevole l’aveva fatto solo per portarlo via dalla sua terra, anche il ‘nuovo Capo’ l’aveva fatto, per quanto ora chiamasse il suo aiuto.
L’uomo arrivato dall’esterno sgranò gli occhi, indietreggiando di qualche passo, prima di sbiancare del tutto, con sorpresa del piccolo racchiuso nel lenzuolo.
Si voltò nella direzione ove lo sguardo ambrato dell’uomo si perdeva, tranquillizzandosi appena nel riconoscere il suo Salvador sotto il copricapo sfarzoso ed il bolero vermiglio dalle rifiniture dorate.
Cercò il suo sguardo come rassicurazione infantile, trovando disattenzione e freddezza nei suoi confronti, mentre l’altro usciva dalla porta e scappava.
Matamori si volse a due ufficiali con i quali era in riunione e che l’avevano seguito al richiamo del piccolino, il quale li vide uscire a loro volta, per poi avvicinarsi per curiosità alla porta rimasta socchiusa, sentendo poi nuovamente la terra sotto i piedi venirgli a mancare, ritrovandosi in braccio ad Antonio, ancora avvolto nel sudario candido.
« Mi annoiavo,  Cap 'e cazzo*** » mugugnò con tono oltraggiato, tono che comunque usava parole quasi di scuse o giustificazione, per quanto fosse testardo Lovino.
L’altro non disse una parola, si limitò a tenerlo in braccio con pacatezza, portandolo nuovamente nella sua stanza, lasciandolo scivolare seduto sul letto, lui ed il suo lenzuolo fidato.
« Se vuoi uscire chiamami » concluse Antonio con un sospiro, già conscio di quanto potrebbe farlo correre quel ragazzino capriccioso, ma non vi è altro modo per evitare che incroci gli altri.
Per l’ennesima volta, si allontanò dal letto del piccolo per arrivare all’uscita e tornare dai suoi ufficiali, prima di voltarsi appena, sentendo lo sguardo del più piccolo sulla schiena.
Accennò un sorriso, prima di uscire dalla porta, l’aria truce mentre la fissava.
Quel piccoletto gli avrebbe dato non pochi problemi.
Ed Inghilterra cominciava ad infastidirlo, tra punzecchiamenti e continui tentativi di affacciarsi al Nuovo Mondo ed alle sue colonie.



*= si tratta ovviamente di una catena, ma dall’ottica di Lovino non è riconducibile a tale, o no?
**= tirate ad indovinare: chi potrebbe mai essere il vecchiardo?
***= dialetto napoletano, termine piuttosto esplicito, non trovare? :3



~ Risposta alle recensioni [R U ready? No, I am not 'A' *panicopapanicopaUUUra :'D*]

Takami_Kinomiya
Ti dirò, io ho il serio problema d'imporre spessore psicologico totalmente inutile a personaggi che mi paiono sottovalutati, a maggior ragione se con il sorriso sul viso. Vengono spesso etichettati come idioti e messi da parte, per essere poi estratti dall'armadio dopo mesi o addirittura anni [vedasi Axel] in seguito a risvolti a loro favorevoli. Sono malata, tutto qui :'D. [e questa replica è unicamente in merito alla prima frase, voglio puntualizzare X']
Non so quanto tu possa renderti conto del peso delle parole che mi hai lasciato, umanizzare un personaggio suppongo sia uno degli obbiettivi ultimi di un ficwriter, o almeno lo è nel mio caso, dato che mi snervo nel notare quanto parecchia gente sottovaluti le potenzialità psicologiche dei singoli characters e li scaraventi tutti assieme in una massa informe di superficialità —cosa che farò anche io, come ho fatto in passato, ovviamente.
Rimettiti il copricapo, davvero. Qualsivoglia cosa io inizi devo prefiggermi il fine di non accontentarmi e di concludere un elaborato —e come potrete ben pensare, svicolo continuamente sulle one-shot per questo motivo :'3—, non elogiarmi più di quanto non meriti.
Preferiti? *-* oma, onorata! **/

la Crapa
Terzo appuntamento, oramai possiamo anche considerarci uscenti, insomma uwù —:'D perdona l'arraffata d'intimità, ma sono espansiva di mio. Fin troppo, mi dicono i vecchini del paese, ma peace.
Chiedo perdono per il pacere sacrificato, ma l'immagine stampata di Antonio stesso che deride la povera testolina ce l'ho in mente. E non sono avvezza a simili macabri pensieri, tranquilla :'D
Esattamente, monarca azzeccato, niente biscottini per bassotti così, però. E povero davvero Francis che scende per la penisola tutto pomposo e torna a casina con le orecchie basse.
Ehi, è fantastica quella FanFic! Te l'ho detto: è probabilmente il motivo principale per il quale mi sono convinta a pubblicare sul Fandom, altrimenti me ne stavo bella che lontana da EFP ancora per un annetto buono, probabilmente :'D
OVVIAMENTE ci finiamo in mezzo, anche se ammetto di essere una Felicianina Gardesana, nonostante io aspiri ad un'appartenenza under Rome ._., uffi ._.
Dubito Francia si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di canzonare un poco le sicurezze e la spavalderia di Antonio, anche se sicuramente non si aspettava una reazione simile :'D.
Gli Asburgo sono poliedrici e calcolatori, probabilmente sono una delle famiglie che ha avuto più territori per linea di sangue che per conquiste della Storia, ma questo li porta automaticamente ad essere dei voltagabbana, erano dei bastardi, sintetizziamo :'D.
Se c'è qualcosa che mi rende orgogliosa di ciò che scrivo è notare che qualcuno nota le sfumature del carattere del personaggio che mutano o che assumono tale o tal altra tonalità, non per avere il vanto di essermi espressa, bensì perché penso che la comunicazione sia una cosa fondamentale della vita, e se qualcuno coglie queste particolarità, vuol dire che coglie come io veda il personaggio in determinate circostanze o sotto dati profili.
Come parlo pesante oggi, gnareeee :'D.
Al nostro piccolo Romano —al quale io ho attribuito una tredicina di anni, non l'ho ridotto proprio un poppante, insomma :'— non succederà nulla, per lo meno non da parte di Spagna. O Iceberg come lo chiama qualcuno :'D.
VEDI? Hai colto perfettamente: sommergetemi, voglio parlare, confrontarmi, discutere ed affinare l'uno o l'altro punto, trovare punti d'incontro e scivolare in discorsi senza fine con infiniti sbocchi e tante ottiche *-* || allontanatevi lentamente, molto lentamente, e mentre sembra che io porti degli occhiali con lenti di paiette, almeno vi vedo sfocati e non v'inseguo. Forse ||.
Oh My Antonio || Austria culo [e uno l'hai beccato! :'D] || Amby [versione dettata dalla superbia X°] || Amour ed un casino di altre A, dato che è la prima lettera dell'alfabeto e di moltissime altre parole, perché tutto è Mine *-* || lentamente, ricordatevi: len ta men te ||.
Purtroppo per noi non è solo una questione di negazionisti e movimenti radicali privi di fondamenta logiche, quanto più per la ripetitività della Storia stessa, per la quale uno scempio sarà sempre paragonato ad un altro e sfocheranno così le vere mostruosità che lo compongono ._.
** oma, ora non sono solo io ad essere esaltata, ma la fic stessa :'D, così esalti il mio Ego, dovreste tirare la corda con complimenti e compagnia, dubito seriamente di meritarne tanti, sono ancora immatura sotto questo punto di vista, ma soprattutto sono facilmente gasabile, voi l'agitereste una bottiglia di Sprite? :'3 [non sto chiedendo a te, Alf, sarebbe una domanda retorica ==]
°_______________________° vuoi seriamente il link a... quella cosa? ._.
Oh, ehi, io te lo metto, ma ti avverto che racchiude scheletri nell'armadio che non è consigliabile estrarre, come il Fandom di Naruto ==
far far away ~

Ehi, io non so davvero come ringraziarvi. Cioè, sono al... quarto capitolo e già ho quasi più del doppio delle recensioni, non sono abituata a questo clamore, devo ammetterlo.
assHie *scodinzola*

   
 
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