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Autore: ElenaNJ    24/06/2010    0 recensioni
Trovare la propria strada fra dubbi, scelte difficili, invidie mai sopite, nuovi amori e rimpianti, con una guerra alle porte ed il destino della propria stella che incombe. Shun, June, Reda ed Albione durante gli avvenimenti che segneranno le loro vite. ShunxJune, NON YAOI, leggermente fuori continuity per le età dei protagonisti.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Shun, Cepheus Daidalos, Chameleon June
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Davvero non vuoi venire? Guarda che la nave starà già salpando.
La figura distesa nel letto si voltò verso il compagno che aspettava appoggiato allo stipite della porta.
- Non ci penso nemmeno! Per me quel moccioso può andarsene all’inferno! Anzi, sai che ti dico? Già che ci sei facci una bella, lunga gita anche tu e lasciami dormire, che stanotte dovrò stare di guardia alla rupe!
Salzius scrollò le spalle e richiuse in silenzio la porta.
Distaccato come sempre… mi chiedo come faccia. Io al suo posto avrei preso a pugni lo stronzo che mi avesse risposto così.
Reda aspettò qualche altro minuto, poi scalciò le coperte con un solo, deciso gesto.
Passò una mano fra i folti capelli castani e li raccolse dietro la nuca, afferrò dal tavolo il bracciale di cuoio su cui aveva fissato una delle due estremità della sua catena spezzata e lo strinse attorno al polso destro.
Con un ultimo ghigno compiaciuto alla sua immagine nello specchio scheggiato che adornava il muro di pietra della capanna in cui viveva, aprì piano la porta e uscì.
Non si curò di nascondersi o cercare passaggi defilati. Il campo era completamente deserto.
Tutti a godersi l’evento… beh, meglio così.
Cominciò a correre a perdifiato lungo la gola rocciosa che dava accesso al campo, per poi infilarsi in una stretta fenditura seminascosta che si apriva poche curve prima della cala rocciosa dove era ancorata la nave.
Si fermò appena in tempo per non precipitare in fondo alla ripida scarpata nella quale terminava il lungo passaggio in discesa. Nella piccola insenatura di fronte, il traghetto si accingeva a salpare con manovre lente e misurate per evitare di toccare gli scogli appuntiti appena sotto la linea di galleggiamento.
Reda si lanciò senza esitazioni nel vuoto, atterrando con salti agili e sicuri fra i molti spuntoni della roccia millenaria, alcuni dei quali si sbriciolarono sotto la pressione del suo piede d’appoggio che cercava lo slancio per il balzo successivo. Quando finalmente toccò terra sulla piccola spiaggia rocciosa sotto il dirupo, la nave stava passando proprio davanti a lui.
A poppa, un ragazzo della sua età fissava il gruppetto attardatosi nella cala, i lunghi capelli castano biondo scompigliati dal vento, la maglietta verde scuro che gli si gonfiava sul petto e il pesante scrigno su cui era incisa la figura di Andromeda fissato sulle spalle.
- Ehi! Femminuccia!
Anche da quella distanza, percepì lo sguardo dapprima stupito e poi raggiante di due brillanti occhi verdi.
- Reda!
- Niente smancerie! Al volo!
In un lampo, estrasse dalla sacca che portava appesa al fianco un piccolo fagotto e lo lanciò con tutte le sue forze oltre il parapetto della nave.
La mano del giovane Cavaliere lo afferrò di riflesso a mezz'aria.
- Quello è il pegno! E ricorda… alla prima cazzata ti spacco la faccia, Shun!
- Buona fortuna anche a te! Spero di rivederti presto, Reda!
Per un attimo, quella risposta quasi coperta dal rumore dei flutti e del motore dell'imbarcazione lo lasciò a bocca aperta, così come l'immagine di Shun che agitava verso di lui il braccio ricoperto dal suo bracciale sinistro, su cui scintillava l'altro troncone della catena.
Scoppiò a ridere, così forte che quasi cadde in acqua.
Acqua?
Fu solo allora che si accorse di essere corso dietro alla nave per diversi metri e di trovarsi immerso tra i flutti fin quasi alla vita.
Merda... proprio come in quei film strappalacrime!
Sempre ridacchiando, Reda si accinse a risalire il dirupo. E questa come la spiego agli altri, adesso?

 ***

La nave fendeva le onde cupe dell’oceano lasciando dietro di sé una lunga scia di morbida spuma e riflessi argentei.
L’uomo sulla rupe continuò a guardarla a lungo mentre a poco a poco diventava un punto lontano dai contorni indistinti. Presto sarebbe sparita alla vista oltre l’orizzonte, portando con sé non solo un Cavaliere e una sacra armatura ma anche una parte di lui, sei anni della sua vita, una parte del suo futuro e della sfida che sentiva di aver lanciato all’eternità.
Sfiorò l'avambraccio incrinato della sua armatura d’argento e avvertì ancora la potenza sconvolgente di quel Cosmo, concentrato in un unico colpo dalla potenza devastante.
Quella che Shun aveva scagliato contro la parete rocciosa alle sue spalle era la forza della sua anima, l’essenza stessa della sua giovane vita, una tempesta di travolgente, irresistibile passione. Persino il ciottolo più piccolo pareva ancora fremerne, come se non soltanto nel suo cuore, ma anche in quello di roccia millenaria delle scogliere se ne fosse impresso l' indelebile ricordo.
- È giunto il momento, Maestro... ritorno a Nuova Luxor Cavaliere. Lo devo a voi... grazie... grazie per tutto quello che avete fatto!
La voce di Shun era velata di commozione mentre prendeva commiato.
- Una cosa sola mi devi spiegare, prima di andartene.
Albione non si era voltato nési era mosso e il suo tono era stato quello misurato e sereno di sempre ma, come aveva previsto e come desiderava, il suo allievo era trasalito.
Aveva stretto più forte nel pugno la sua catena d'argento mentre gli aveva posto la domanda che lo aveva assillato e si era tenuto dentro sino ad allora.
- Sì. È accaduto durante il Rituale di Andromeda: che cosa non mi ha convinto della prova che hai sostenuto? Puoi dirmelo, forse... perché tu sai, sai di non aver acquisito il Cosmo delle Stelle prima di cedere, prima di perdere i sensi, ma molto prima. È così, ne sono certo: hai raggiunto coscienza di te già molto prima: eri cosciente di te quando combattevi con Reda e Salzius... del tutto cosciente.
La voce di Shun era bassa, ma nonostante ciò chiara e decisa.
- Sì, è così. Avete visto chiaramente, non posso negarlo. Non ne ho fatto uso contro Reda e Salzius soltanto perché non volevo ferire due compagni... loro hanno diviso con me gioie e delusioni dell'addestramento... ditemi, ho forse sbagliato?
Albione aveva alzato gli occhi al cielo limpido sopra di lui.
Era proprio il genere di risposta che ci si poteva aspettare da Shun. Da una parte ne era felice perché amava tutti i suoi discepoli e sapeva di potersi fidare come suo successore solo di qualcuno che li amasse altrettanto, nell'eventualità che gli accadesse qualcosa... dall'altra, era triste perché quel suo allievo così puro e generoso sarebbe andato incontro a numerose indicibili sofferenze.
Fino al sacrificio estremo, se fosse stato necessario.
- C'è dell'altro.
- Lo so. La forza che contraddistingue Andromeda è vasta. L'ho capito solo durante il rituale di Andromeda, però... prima non mi era chiaro, non del tutto, almeno... non del tutto!
Albione si era voltato verso di lui, lo aveva guardato dritto negli occhi.
- Perché non me ne hai parlato?
Ricordava bene la sua confusione nello stesso periodo della sua vita: pochi anni in cui si era trasformato nel corpo e nello spirito, era cambiato nel carattere e nei desideri, si era trovato a fare delle scelte fondamentali per la propria vita... e in cui, oltre a ciò, aveva dovuto prendere coscienza di una forza smisurata che gli cresceva dentro, giorno dopo giorno, imparare a controllarla, capire per cosa utilizzarla e come conviverci. Decidere che tipo di uomo e di Cavaliere sarebbe stato.
Pur desiderando con tutte le proprie forze di divenire un Sacro Guerriero della Dea Atena, aveva avuto timore di ciò che stava diventando e lo addolorava il fatto che quel ragazzo così sensibile avesse attraversato tutto questo senza il conforto di una guida. Il suo conforto.
- Non è stato per mancanza di rispetto, Maestro, non pensatelo! Era solo per pudore, o forse per prudenza... e poi ero convinto che voi sapeste già. In ogni caso, posso mostrarvelo!
Aveva cambiato tono e posizione all'improvviso e Albione aveva sentito l'aria intorno a sé fremere nell'anticipazione di ciò che di lì a poco sarebbe avvenuto.
- Ora, Maestro, vi mostrerò il mio vero potere... come segno di rispetto verso chi mi ha cresciuto nonostante le mie debolezze e ha avuto fiducia in me!
Rivide lo splendido guerriero che aveva contribuito a far nascere mettersi in posizione d'attacco, lo scrigno dell'armatura sulle spalle, i lunghi capelli che scintillavano sotto il sole, lo sguardo perso nella magia infinita che stava scaturendo da lui e confluendo in lui.
Risentì l'espansione del suo Cosmo ardente, fino ai limiti estremi e poi oltre, la sua esplosione in un mare di luce e la pressione di un colpo che non aveva visto partire sfiorargli il braccio e abbattersi sulla parete rocciosa alle sue spalle, travolgente come le tempeste che d'inverno flagellavano senza sosta l'isola.
Era una potenza devastante, superiore a ogni sua immaginazione.
Aveva mantenuto un ferreo autocontrollo, non si era mosso di un passo e non aveva battuto ciglio, ma gli era costato uno sforzo non indifferente.
Per alcuni lunghissimi attimi, nessuno di loro si era mosso o aveva parlato. Poi June era arrivata per condurre Shun alla nave.
- Allora addio, Maestro... - aveva detto Shun voltandosi verso di lui ancora una volta e cercando con lo sguardo un suo segno d'approvazione come faceva sin da bambino - Io non vi dimenticherò mai.
Albione gli aveva sorriso, con gli occhi che bruciavano ma che sapeva sarebbero rimasti asciutti.
-Voi sapevate ma non mi avete mai mosso rimprovero... grazie anche di questo.
Lo aveva osservato ancora per qualche attimo, imprimendosi nel cuore ogni suo lineamento, ogni particolare di quella creatura per lui tanto meravigliosa, prima di mandarla incontro al proprio destino come era suo dovere.
-Vai...
Shun si era incamminato tranquillo accanto a June e lui era rimasto a osservarli da lontano mentre scendevano fianco a fianco il ripido sentiero verso la baia.
- Addio, discepolo... è un Cosmo dotato di grande vitalità il tuo, me ne compiaccio. Una soltanto è la mia preoccupazione: riuscirai a usarlo una volta che ne avrai acquisito appieno la forza o preferirai piuttosto il sacrificio in nome dei tuoi ideali di pace?
Il pensiero non lo aveva abbandonato e, quando la nave non fu più in vista, Albione ebbe la netta impressione che non lo avrebbe mai più rivisto.
Ancora, quella specie di intuizione... lampi dorati e petali di rose rosse nella sua mente, in un turbine confuso.
Scosse la testa per scacciare quei pensieri indesiderati e sfregò il braccio sotto il bracciale in frantumi dell'armatura.
Ci sarebbe voluto un bel po’ perché le crepe si richiudessero e altrettanto perché il livido violaceo che gli si stava formando sull'avambraccio smettesse di fargli male.
Salva la tua vita a tutti i costi!
- Cancella il tuo destino, trova tuo fratello e vivi una vera vita! Addio, Sacro Guerriero di Andromeda... Addio, Shun!
Il solito albatro gli rispose con un grido acuto e un battito d’ali mentre voltava le spalle al vasto orizzonte color zaffiro. I suoi allievi lo stavano aspettando, altri futuri Cavalieri... altri che avrebbe salutato in silenzio allo stesso modo, altre parti di sé da cui presto o tardi avrebbe dovuto separarsi, forse per sempre.
Altri per il cui futuro avrebbe sempre sperato, temuto e pregato negli anni a venire.
Sto davvero invecchiando... pensò ridendo fra sé e sé.
Si impose di smetterla con il sentimentalismo e si incamminò a passo sicuro fra le alte rocce scoscese.

 ***

June voltò le spalle al mare scintillante non appena la nave scomparve dalla vista dei suoi occhi velati dalla maschera e da qualcos'altro che li faceva bruciare offuscandole la visione.
E così era successo davvero, alla fine.
Shun era diventato il Cavaliere di Andromeda ed era partito per cercare suo fratello e incollare i cocci di una vita che il capriccio di un vecchio pazzo aveva distrutto più di sei anni prima.
Spero che tu ci riesca.
Purtroppo nutriva seri dubbi al proposito: Ikki era stato mandato in un luogo che aveva distrutto il corpo e lo spirito di uomini ben più adulti e forti di un ragazzino di tredici anni, per quanto maturo e già temprato dalle avversità.
Sospirò, Non voleva nemmeno pensare a come avrebbe potuto reagire Shun alla notizia della morte del suo adorato fratello, un essere tanto amato da essere stato il suo sostegno durante quei lunghi, difficili anni pur trovandosi fisicamente dall'altra parte del mondo.
Le aveva parlato così tanto e così a lungo di Ikki che le pareva addirittura di conoscerlo da una vita, come se fosse stato il suo fratello maggiore.
Glielo aveva descritto così bene che, ne era ormai certa, nel caso lo avesse anche solo incrociato per strada, lo avrebbe riconosciuto senza la minima incertezza da un gesto o da un'occhiata.
Un'ennesima ondata di rabbia tutta rivolta alla persona di Mitsumasa Alman Kido Duca di Thule e alla sua degna nipote la attraversò da capo a piedi, subito sostituita da una grande tristezza per una persona che non avrebbe mai conosciuto eppure che sentiva vicina e per un'altra che era tutta la sua vita e che ora si allontanava da lei per andare incontro al dolore più grande che avesse mai provato in tutta la sua vita.
Si fece largo fra i compagni attardatisi nella cala a chiacchierare del più e del meno e oltrepassò a passo svelto la rupe su cui due di loro avrebbero passato buona parte della giornata fissando il mare immoto, rispondendo automaticamente al cenno di saluto di uno di loro.
Ricordò le volte in cui aveva svolto lo stesso servizio insieme a Shun: di solito, lei si annoiava a morte, mentre a lui piaceva starsene lassù lontano da tutti a rimirare lo spettacolo dell'oceano.
Di certo, lo preferiva al dover combattere contro gli altri allievi, anche solo per allenamento.
L'anfiteatro naturale in cui solo il giorno prima aveva combattuto contro Reda e Salzius le si stagliava ora davanti e lei lo rivide bambino, pieno di lividi e tagli, chinato nella polvere dopo ogni scontro, gli occhi colmi di lacrime di dolore e umiliazione che cercava di trattenere.
All'inizio aveva pensato, come tutti gli altri del resto, che lui fosse semplicemente negato per la lotta: aveva perso il conto di quante volte lo aveva raccolto ferito e quasi privo di sensi dal campo d'allenamento e di quante volte, pur soffrendo perché se le avesse dato retta avrebbe dovuto separarsi per sempre da lui, lo aveva supplicato di tornarsene a Nuova Luxor, di dimenticare l'armatura e vivere la vita normale e pacifica che aveva sempre sognato.
Una volta era addirittura arrivata a frustarlo a sangue, insultandolo con tutta la rabbia e la cattiveria che aveva potuto, urlandogli che, se non era nemmeno in grado di evitare la sua frusta e di rispondere ai suoi colpi, sarebbe morto al suo primo scontro. Aveva addirittura tentato, insieme a Reda e Salzius, di fare in modo che il Maestro lo rimandasse indietro a forza, sostenendo che non solo era inadatto a diventare Cavaliere ma che addirittura rallentava la loro maturazione come guerrieri con la sua incapacità.
C’era stato un periodo in cui si era chiesta, con rabbia, come potesse un uomo acuto e obiettivo come Albione non accorgersi che quel ragazzo non era e non sarebbe mai stato all'altezza di diventare un Sacro Guerriero, come potesse avere fiducia in lui quando lui per primo non ne aveva alcuna ed era sostenuto solo da una vaga promessa fatta tanti anni prima.
Ma il Maestro non lo aveva rimandato indietro e lui aveva perseverato, dolce e testardo come sempre, senza piegarsi alle suppliche né alle minacce… e alla fine ce l'aveva fatta.
Sia lei che i suoi compagni, adesso, dovevano prendere atto della veridicità delle valutazioni del Maestro e rendere omaggio alla perseveranza del loro compagno.
Arrivò alla spiaggia, fino allo scoglio solitario su cui lui era solito sedersi ogni mattina osservando l'alba e sognando di partire per ricongiungersi a suo fratello.
Sarebbe stato strano capitare di lì al mattino o osservare quella roccia dal posto di guardia e vederla vuota.
Sarebbe stato strano non vederlo seduto in un angolo intento a pulire le sue catene, a sistemarsi le fasce sugli avambracci e fra le dita o ad allenarsi a colpire le rocce con la sua arma.
Le sarebbero mancati il suo sguardo ammirato quando la osservava usare la frusta, le lunghe chiacchierate al chiaro di luna, le fatiche condivise e persino quei momenti in cui lo rimproverava curandogli le ferite e lui, come sempre, rifiutava di arrendersi all'evidenza, facendola arrabbiare e preoccupare al limite della sopportazione.
Forse qualcosa di tutto ciò sarebbe tornato, un giorno, ma non sarebbe stato più lo stesso. 
Tutto era cambiato. Loro erano cambiati.
Ripensò agli eventi della sera prima.
Il futuro, in quel momento, le appariva ancora incerto, ma meno spaventoso di un tempo. Come Shun, lo avrebbe affrontato fino in fondo, con la consapevolezza di non essere sola, la speranza nel cuore e la ferma determinazione a proteggere coloro che amava.
Accarezzò la sua frusta, determinata più che mai a diventare un Cavaliere.
Si sedette e con passò la mano sulla roccia.
Sotto la sua mano era scolpita una rozza stella all'interno della quale era incisa una scritta:

 

Y  O  U  R  S      E  V  E  R

 



NdA: il dialogo tra Shun ed Albione è tratto in gran parte dall'episodio n. 70 "La Rosa Nera" della serie animata.
Per adesso, questa storia è conclusa. Mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento.

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Disclaimer: fanfic basata sul mondo ed i personaggi di "Saint Seiya", creato da e (c) Masami Kurumada.
Tutti i diritti per questi personaggi sono (c) Masami Kurumada, Toei Animation e probabilmente un mucchio di altra gente.
Il loro utilizzo in questa storia non implica appoggio, approvazione o permesso da parte loro.
Siccome questa storia è stata pensata e scritta da una fan per altri fan, prego di non plagiarla, di citarmi come autrice in caso di pubblicazione altrove e di non ridistribuirla a pagamento. Grazie!
   
 
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