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Autore: Max69Crew    29/06/2010    1 recensioni
Nel 2010 un aereo tenta un atterraggio di fortuna sull'isola dove, nel 1985, il miliardario John Hammond, a capo delle industrie InGen, riportò alla vita i grandi rettili estinti. I naufraghi dovranno riuscire a sopravvivere nella giungla spietata, a contatto con i più spietati predatori che il mondo abbia mai conosciuto... Per favore recensite!!! Grazie!
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Giorno 3
  GIORNO 2
NOTTE

Carlos Sanchez aprì gli occhi. L’orologio sul polso del programmatore sdraiato al suo fianco segnava le 2:18.
Dormivano ancora tutti e nell’oscurità che pian piano si diradava si accorse che il convoglio non era provvisto di bagno.
<< Mierda >> imprecò sottovoce e si diresse alla porta, facendo attenzione a dove metteva i piedi per non svegliare nessuno. Aprì la porta con un leggero cigolio e uscì finalmente.
La notte aveva portato con se un’aria calda e umida che aveva creato una fitta nebbia che avvolgeva ogni cosa, dando alla giungla un’aria decisamente spettrale. Mentre si allontanava un po’ dal camper cercava di non fare caso ai fruscii e ai richiami che echeggiavano intorno a lui.
Si avvicinò ad un albero, si sbottonò i pantaloni e sentì un ringhio sordo provenire dalla direzione opposta a quella dalla quale era venuto. Rimase fermo.
Lui non si considerava un tipo pauroso, anzi, avrebbe detto il contrario. Aveva fatto molte volte parapendio e bungee jumping, cosa non da tutti, e poi non era rimasto molto impressionato alla vista del gigantesco animale che distruggeva l’aereo… e poi per atterrare su quell’isola serviva fegato da vendere! Ma in quel momento era come se il cuore gli fosse rimasto incastrato all’altezza del pomo d’Adamo. Lo sentiva battere contro le strette pareti della carotide e la tensione gli faceva pulsare la testa.
Molto lentamente si riabbottonò la patta, continuando ad ascoltare il terrificante verso.
Stava li, vicino all’albero con gli occhi talmente sbarrati che gli facevano male.
Qualcosa si mosse tra la nebbia, una testa corta ovale, con due corna ricurve sopra ai piccoli occhi gialli infossati e una bocca piena di denti aguzzi, ondeggiava a circa 4 metri di altezza. Poi uscì il corpo, come se avesse attraversato una cascata d’acqua. Le braccia cortissime artigliavano l’aria calda, mentre la bestia si guardava intorno.
Carlos era arrivato al culmine dell’angoscia e, mentre sentiva una macchia calda allargarsi nei pantaloni, decise di tentare la fuga verso il camper.
Mosse il piede dietro di se, facendo frusciare lievemente le foglie di felce. Il dinosauro non sembrò accorgersene ma avanzò un po’, diretto verso l’albero alla sinistra del pilota. Fece un altro paio di passi, approfittando del rumore causato dai passi dell’animale. Urtò un sasso con il piede, scivolò.
Il rumore che fecero i sassi nello spostarsi non era molto forte, ma a Carlos sembrò come se qualcuno avesse sparato un colpo di fucile nella notte silenziosa. La caviglia gli faceva male, trattenne un’imprecazione. Tornò a guardare la reazione dell’animale.
Si pietrificò.
Il dinosauro teneva i suoi piccoli occhi gialli puntanti su di lui mentre fiutava l’aria: l’aveva individuato.
Era molto vicino. Sanchez riusciva a vedere il colore rossastro della pelle, che era coperta di scaglie e punte. Aveva visto un disegno di quell’animale sul libro di un ragazzo del gruppo, gli pareva si chiamasse Carnotauro, qualcosa del genere.
Ma non aveva più molta importanza. Sentiva il fiato caldo, umido e nauseabondo del predatore toccargli la pelle. Era talmente vicino che poteva contare i suoi denti affilati e lunghi come i coltelli di un macellaio.
Si alzò e si mise a correre, sforzandosi di non cadere trascinandosi dietro la gamba ferita.
Il carnotauro non se lo aspettava. Con un ruggito scartò in avanti, raggiungendo il pilota con due falcate delle possenti zampe.
Carlos si senti sollevare dalla gamba ferita e in quel momento fu come se una tagliola si chiudesse sull’arto.
La bestia continuò a correre, finché non arrivò sulle rive di un piccolo ruscello nella giungla, illuminato dalla chiara luce della luna.
Il pilota era da ormai venti minuti appeso a testa in giù, e penzolava dalla bocca del carnivoro. La gamba era diventata ormai insensibile e il suo stesso sangue gli colava sulla faccia.
Stava per svenire.
Inaspettatamente la testa del carnotauro fece un brusco scatto all’indietro.
La gamba si staccò dal resto del corpo che venne catapultato sull’erba umida.
Urlò dal dolore. Appena il dinosauro finì di masticare la gamba si girò e fece un minaccioso ruggito di risposta. Carlos vide i resti della sua Timberland sinistra incastrati tra i denti affilati.
Il carnotauro si avvicinò, e senza esitare iniziò a mangiargli anche l’altra gamba.
Carlos vomitò e svenne. 

  
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