Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |       
Autore: Exodus    01/07/2010    5 recensioni
Uno sguardo dietro le quinte in dieci atti, uno per ciascun Espada, più una Overture ed un Intervallo a sorpresa; una raccolta di racconti su passato, presente e futuro dei nostri dieci piccoli Hollow preferiti. Popcorn esauriti, Yammy li ha fatti fuori tutti.
Capitolo "Overture" secondo classificato nel contest "La semplificazione - II edizione" indetto da Only Me.
Capitolo "Quinta" primo classificato e vincitore del premio Originalità nel contest "Le Fleurs du Mal" indetto da Pagliaccio di Dio.

Capitolo "Septima" secondo classificato nei contest "Riflettori sui cattivi" indetto da AkaneMikael e "Gratta e Vinci... forse" indetto da Yuri_giovane_contadina
Genere: Commedia, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Espada, Gin Ichimaru, Sosuke Aizen, Tousen Kaname, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Septima

E' fu Amore, che, trovando noi,
meco ristette, che venia lontano,
in guisa d'arcier presto sorïano
   acconcio sol per uccider altrui.

E' trasse poi de li occhi tuo' sospiri,
i qua' me saettò nel cor sì forte,
  ch'i' mi partì sbigotito fuggendo.

Allor m'aparve di sicur la Morte,
acompagnata di quelli martiri
  che soglion consumare altru' piangendo.
               
                                                                                (Guido Cavalcanti, O donna mia non vedesti colui)




“Il Mago.” disse solennemente il Filosofo, scrutando la carta appena voltata con quattro paia d’occhi attenti; tutti gli altri non abbandonarono neppure per un istante la figura immobile del Pellegrino incappucciato, registrando il fatto che non desse alcun segno di aver sentito.

Invero, lo scorrere degli eventi gli aveva riservato un ben singolare incontro quel giorno; e sebbene non vi fosse traccia di inquietudine nel suo cuore (poiché sapeva bene che quell’incontro, per il solo fatto di essere avvenuto, era palesemente destinato ad accadere), sentiva di provare nientemeno che un accenno di curiosità nei confronti del visitatore; curiosità che lo aveva addirittura spinto a non prendersi l’abituale minuto di riflessione, prima di girare la carta dell’Io. Forse un segno del destino? Un segnale che l’Universo gli lanciava, ad indicare l’incontro come l’inizio di qualcosa di importante? Ciò era quantomeno inusuale.

“Un inizio. Un impeto creativo. Il desiderio di mettersi alla prova; l’entusiasmo, la volontà di rinnovare, le grandi potenzialità. Tendenza all’inganno, alla manipolazione; un abile illusionista… sento di dovermi congratulare. Invero, molti di coloro che ora sono Vasto Lorde manifestavano siffatte qualità.”

Un breve cenno del capo: le mani del visitatore, completamente coperte dalle ampie maniche di tela, si incrociarono sotto il suo mento. Non aveva ancora detto una parola, ma osservava lo svolgersi della lettura con interesse.

“Ai lati dell’Io, gli Alleati.” riprese il Filosofo, placando serenamente la fuggevole impazienza che cominciava a provare. Invero, nulla di ciò che era successo attorno a quel tavolo di marmo consumato aveva meritato finora la benché minima attenzione particolare…

“Il Matto, e la Giustizia. Singolari figure, di rado accoppiate; l’una è alla ricerca della verità e della correttezza; cerca la pace, ma impugna una spada. E’ cieca e inflessibile, mitigata solo da grande tristezza.
L’altro è la voce della verità, che nessuno intimidisce: non ha padroni, non ha ideali, e non vive per altri che per sé stesso. Una forza creativa e distruttiva, dal grande potenziale…”

Il Pellegrino era giunto da Nord, nel corso dei minuti appena trascorsi, silenzioso e agile, scalando rapidamente la collina sassosa fino all’ingresso della sua casa; lo aveva trovato in meditazione ed attesa, come tutti coloro che osavano presentarsi di fronte al suo sguardo.
Non si era identificato, né aveva detto alcunché: si era limitato a sfoderare la sua spada davanti a lui, ed a conficcarla all’ingresso della caverna - certo in segno di rispetto e di pace… ma da quando era entrato, il Filosofo non poté fare a meno di notare, il distante sibilo del vento aveva taciuto.

“Dietro all’Io, il passato recente: il Re di Spade. Invero, questa è una lettura assai singolare! Tutto sembra andare al rovescio: nel passato vi è già completezza, maturità, determinazione, estrema freddezza, almeno dal punto di vista intellettuale. Dietro al passato recente, quello remoto…”

Un sibilo minaccioso, ed il clangore sordo di metallo su marmo; il Filosofo sbatté alcune decine di palpebre, stavolta decisamente perplesso.
Poteva accadere che un paio d’occhi fossero tratti in inganno, certo… ma tutti quelli che ora fissavano la superficie sacrilegamente crepata del suo amato tavolo di marmo, e la lunga lama nera conficcata saldamente al centro della carta?
Una seconda figura, più bassa ed esile, era appena emersa dalle tenebre al fianco del Pellegrino, la mano colpevole sull’impugnatura dell’arma; veloce come aveva colpito, la lama saettò all’indietro, riducendosi alle dimensioni di una piccola daga.
Il Pellegrino prese la carta dalla punta protesa della spada del compagno, senza neppure voltarsi, e la nascose rapidamente nelle ampie maniche del saio; il Filosofo ebbe appena il tempo di dare una buona occhiata allo strano colorito delle mani di entrambi, e a perplessità si aggiunse perplessità: carnagione rosata, dita magre ed affusolate… insolito davvero, quasi come se…

“Ora, così non va… non va proprio.” disse. “Ne devo dedurre che il passato non è per il soggetto di interesse alcuno… o, forse, che desidera tenerlo nascosto…? Piuttosto sciocco, ed imprudente… tutto ciò che siamo dipende dal nostro passato. Ma questo, passi: sono abituato da secoli ad avere a che fare con la crassa ignoranza delle creature viventi…
Il poco rispetto di questo luogo e degli Arcani, vi avverto tuttavia, è più che una sciocchezza: è suicidio.
Spetta a me, dopotutto, decidere se lascerete questo luogo con la saggezza delle carte, o se dovrete vostro malgrado trattenervi… e diventare parte del mio corpo. Non dimenticatelo.
Perché il mio sguardo, dicono, è temuto finanche dal Dio Re nel suo palazzo senza mura… perché, invero, sono capace di grande Amore… ma ad Amore segue quasi sempre Morte, in questa caverna.”

E dunque alzò una mano, ed amò, e per lo spazio di un istante fu tutt’uno con quella seconda, magra, piccola sagoma appena comparsa, e fu un vero colpo di fulmine, e l’impronta di un bacio apparve sulla tela sdrucita del saio, appena sotto la spalla.
La figura fece un passo indietro, ma invano: come posseduto da una volontà estranea, il braccio colpito si era già piegato all’indietro, la minuscola lama puntata minacciosamente alla sua gola. Il Pellegrino girò appena il capo verso il compagno, senza scomporsi: la sua espressione era indecifrabile nell’ombra del cappuccio, ma pareva decisamente più affascinato che intimorito dai poteri del Filosofo.

Egli rimase immobile ancora per qualche secondo, osservando l’inutile e maldestra lotta della sua vittima con sé stesso: poi, placato il fastidio nel suo animo, rivolse di nuovo la sua attenzione al Pellegrino e al tavolo scheggiato, dove le ultime tre carte giacevano coperte.
“Mi avete messo di cattivo umore.” proseguì. “ Quello che avete appena rovinato era un mazzo Visconti originale, sapete… un dono venuto dall’Ovest, vecchio di seicento anni. Davvero, non meritereste tanta pazienza da parte mia… ma vi perdonerò, per ora, e proseguirò la lettura, poiché se non altro mi aspetto altre carte interessanti da una creatura così temeraria.”

Tacque, e proseguì con la carta successiva, dalla parte opposta a quella dell’Io: “Il futuro prossimo, dove riposano i nostri progetti: il Cinque di Bastoni! Veramente, una vita tutta dedicata alla sfida! Vedo spirito combattivo, assenza di paura, bruciante desiderio di mettere alla prova il proprio intelletto… un’anima capace di trasformare ogni ostacolo in un’occasione per saggiare le proprie forze… i bastoni, seme di fuoco, toccano il cielo, simboli di un’ambizione senza limiti… e di un futuro dedicato a realizzare questa ambizione. Ma cos’è, mi chiedo, questo progetto tanto grande? Gli Arcani sembrano volermi tenere con il fiato sospeso! Forse le carte degli Strumenti e dei Nemici mi riveleranno qualcosa di più…?”

Per la prima volta, la lettura sembrò provocare una reazione nel Pellegrino: nulla di eclatante, ma il Filosofo fu certo di vederlo trasalire per un attimo, e farsi di colpo più attento, mentre appoggiava sul bordo del tavolo le sue dita così pallide; quel disegno enigmatico, la mano che emergeva dalla nuvola reggendo una sfera dorata, pareva averlo colpito in maniera insolita.

“Vi interessa l’Asso di Denari? Bizzarro. Visti i precedenti, non credevo vi sareste rivelato una persona attaccata alle cose materiali… esso rappresenta la proprietà ed il progresso, e la capacità di concretizzare i desideri… indica che la via per il successo è legata al possesso di qualcosa, qualcosa di unico, importante e desiderato… deduco dalla vostra reazione che sapete bene di cosa si tratta, ma ciò aggiunge perplessità a perplessità… Che cosa mai si può ritenere degno di essere posseduto, qui nello Hueco Mundo?”

L’ira che lo aveva posseduto poco prima si era placata, lasciando di nuovo il posto a quella sottile inquietudine che lo tormentava dall’inizio della visita: cominciava a sentirsi quasi… frustrato dai misteri che circondavano l’oscuro destino del Pellegrino…

Aveva predetto l’avvenire di centinaia di Hollow nel corso della sua lunga esistenza; decine di Vasto Lorde dovevano i loro regni bui al suo dono, al suo sguardo immerso nel passato e nel futuro; e, invero, tutti loro aveva amato, di tutti aveva conosciuto i pensieri più intimi sui volti dei Tarocchi… essi non erano, dopotutto, diversi da lui, nati dalla paura e dalla sofferenza degli effimeri esseri umani, predatori della razza che li aveva generati… chi era mai costui, per spezzare il corso delle cose? Per arrivare alla penultima carta, che avrebbe rivelato l’identità dei suoi avversari, lasciando intendere di sé solo la sua superba sfida alla volta celeste?

Furono i suoi stessi pensieri a fornirgli la risposta: un’idea improvvisa… ma di un’assurdità oscenamente ridicola, come una tautologia che negava sé stessa. Non riuscì a scacciare la sensazione di sapere in anticipo quale sarebbe stata la carta del Nemico: e quando i suoi occhi si posarono sul grottesco disegno, il Filosofo ebbe la conferma che le leggi dell’Universo erano state sacrilegamente infrante.
A causa della forma sferica del suo fisico, per il Menos il concetto stesso di alzarsi non aveva senso (e ciò era né più né meno che logico, dato che neppure poteva sedersi); tuttavia, raddrizzò la schiena, e sentì avvampare tutte insieme le passioni che da secoli tentava di mantenere sotto controllo con molte ore di severa meditazione.

“Dunque è così… ora, invero, tutto si spiega. Questo cambia le cose: sono invero mortificato… ma non ve ne andrete via vivi da qui. Siete venuti in un luogo dove non appartenete, il luogo dove gli spiriti inquieti si divorano l’un l’altro, o proiettano la loro ombra cupa sul mondo dei vivi… dove ciò che portate al fianco non è bene accetto. Dico il vero… Shinigami?!”


---------------------------------------------------


Seguì un attimo di silenzio; poi, con l’unica mano libera, il compagno del Pellegrino cominciò a grattarsi la testa, prima di togliersi con un certo impaccio il cappuccio, e nella penombra emerse un visetto infantile e grazioso, ma dai lineamenti inquietanti: un paio di occhietti socchiusi, un largo sorriso dispettoso, corti capelli d’argento… nessuna maschera.

“Ahi ahi ahi… Cap, ci hanno sgamati anche qui! E ci ha messo anche meno degli altri, eh?” si lamentò il ragazzino, sbirciandosi il braccio irrigidito con aria preoccupata.

Fu il turno del Pellegrino di scoprirsi il capo: di fronte al Filosofo apparve un volto affabile e cordiale, appena un po’ spettinato, ed ingentilito da un paio di occhiali dalla montatura spessa. L’uomo sorrise cordialmente e sospirò, incrociando la punta delle dita di fronte a sé: “Temo proprio di sì, Gin… davvero, sembra che non ne facciamo una giusta! Ma è stata comunque una conversazione interessante, non trovi…? Forse persino… illuminante. Solo, vorrei proprio sapere dove abbiamo sbagliato!”

“In verità, mi chiedo come abbia potuto non sentire la vostra puzza fin dall’inizio; ma non ha importanza, perché gli Arcani non commettono errori! Soltanto uno Shinigami può avere come nemici… degli altri Shinigami!” rispose lo Hollow acido, gettando con disprezzo sul tavolo la carta che teneva in mano: il ghignante cavaliere scheletro… la sinistra figura della Morte.

“Capisco… proprio nessuna chance, di fronte a tanta saggezza!” ridacchiò l’altro divertito, a voce bassa. “ Molto bene. Immagino che a questo punto, la mia debole speranza di leggere nella tua ultima frase un’offerta di pace sia mal riposta, mh? Avrei dato volentieri un’occhiata anche al mio futuro remoto…”

“Non ve n’è alcun bisogno, Psicopompo: la tua strada si interrompe qui… con una sfida, invero, come gli Arcani hanno predetto… ma è una sfida che non vincerai! Sono lieto che tocchi a me punire la tua arroganza nell’infrangere i confini dello Hueco Mundo… e vendicare le migliaia di Hollow che hai di certo giudicato, senza diritto alcuno, con la tua spada infame!” urlò il Filosofo, sempre più agitato.

La sua espressione di disgusto aveva lasciato il posto ad una di trionfo: alzò le braccia, al colmo dell’eccitazione, e dozzine delle sue pupille si dilatarono nelle loro iridi, divorando d’Amore il corpo immobile del Pellegrino, stampando il loro simbolo nero sul saio sdrucito e sul volto sorridente, sfigurandolo: eppure egli non si mosse, né il suo sorriso, o quello del suo giovane compagno, si incrinarono per un solo istante.

“Il tuo è un potere interessante, Adjuchas… invero interessante. Farò tesoro di ciò che ho imparato oggi, e spero che, quando ci rivedremo di nuovo, potremo chiacchierare ancora…” mormorò lo Shinigami con un educato cenno del capo.

“La tua arroganza è oltraggiosa oltre ogni limite, Dio della Morte… ma almeno di questo non dovrai preoccuparti, perché stai per sperimentare di persona quante voci urlino di dolore nelle menti dei Menos!” urlò l’altro in risposta, avventandosi con una velocità insospettabile sulle sue prede indifese, rovesciando il tavolo di marmo e tutte le carte su di esso, incapace di pensare ad altro che all’odio che lo divorava…

Ma le sagome dei due tremolarono e svanirono nel suo abbraccio mortale, come i riflessi in una pozza d’acqua: i suoi artigli non strinsero altro che aria umida, mentre lo slancio per poco non gli faceva perdere l’equilibrio, e senza che avesse nemmeno il tempo di registrare l’accaduto, il suo controllo fu troncato di netto, frustandolo dolorosamente come un elastico strappato.
Sul momento, non riuscì nemmeno ad urlare di dolore: solo un gemito strozzato gli sfuggì dalle labbra, mentre molte delle orbite mostruose cominciavano a sanguinare; colto dal panico, si trascinò indietro, timoroso di sentire la punta delle lame abominevoli trafiggerlo senza pietà… ma la voce del Pellegrino lo raggiunse un’ultima volta dall’ingresso della caverna, dove, tra le lacrime, lo vide estrarre la sua arma dal terreno e ripulirla nella manica del saio.

“… sono certo che potremo chiacchierare ancora. E per ringraziarti di quello che hai fatto per me, quel giorno sarò generoso, e ti farò un regalo: ti darò la cosa che desideri di più al mondo...
Perché, Filosofo, la tua arte è davvero meravigliosa: ma a me non è servito girare delle carte, per capire chi avevo davanti...”

L’umiliazione e la furia furono più forti della paura: il volto deformato dalla rabbia, lo Hollow gridò ferocemente, mentre un’altra serie di bulbi oculari emergeva gocciolante dalla sua fronte…

Un istante più tardi, era di nuovo solo nella caverna: il gentile sorriso ed il ghigno si dissolsero, mentre i corpi degli Shinigami esplodevano in un’infinità di frammenti luminosi, che si sollevarono in aria, volteggiarono e ricaddero a terra con un fruscio, tramutati in altrettante carte da gioco, in perfette copie di Arcani dall’identico disegno…

...gli Amanti.


-------------------------------------------------


Rimase a lungo impietrito. Attese a lungo di svegliarsi da quello che, logicamente, doveva essere stato un sogno assurdo. E, quasi a confortarlo in questo corso di pensieri, le carte che tappezzavano il pavimento cominciarono presto a svanire, come (ma perché si sorprendeva?) tutte le allucinazioni devono fare, una volta che la mente superiore abbia scacciato i fantasmi e rammentato che l’impossibile, per definizione, non poteva avvenire…

Certo, i suoi occhi continuarono per settimane a sanguinare, e a vedere quel tavolo rovesciato e quegli otto Arcani che non erano svaniti ed il suo mazzo Visconti che continuava ostinatamente a mancare di una carta: ma anche gli occhi di un Filosofo potevano sbagliarsi… il mondo, no.
Il mondo andava in un certo qual modo, ogni persona sensata se ne poteva rendere conto: ed il Filosofo andava invero orgoglioso del suo essere una persona sensata.


------------------------------------------------


Slash.

Quarantacinque baci rifiutati.

 
Slash.

Quarantasei colpi di spada.


Le due bianche sagome danzavano attorno a lui sotto la luce della luna, lasciando le loro impronte sulla sabbia arrossata.
L’Adjuchas fece un ennesimo, inutile tentativo, prendendo di mira lo Shinigami con la pelle scura: ma scegliere l’uno o l’altro era esattamente la stessa cosa, poiché per quanto li costringesse a tagliarsi la gola, o a strapparsi il cuore dal petto, i loro cadaveri non facevano altro che svanire nel nulla, mentre un altro dei suoi occhi esplodeva schizzando sangue ovunque.


Slash.

Quarantasette occhi lacerati.

(Il ragazzino è cresciuto, ma il suo ghigno è sempre lo stesso)


Slash.

Quarantotto mondi distrutti.

(L’altro è cieco, ma colpisce come alla luce del giorno)


“Ti avevo promesso un regalo, ricordi? Avevo detto che ti avrei dato ciò che più desideravi…”


Slash.

Quarantanove urla di dolore.


“Ebbene, eccomi: sono qui, e questo è ciò che più desideri… Hai passato secoli a studiare l’Amore, Filosofo; a crogiolarti nell’autocompiacimento, pensando di essere il più grande amante al mondo! Del resto, chi poteva contraddirti? Era sufficiente che allungassi una mano per prendere ciò che volevi: bastava uno sguardo, e subito i tuoi baci venivano ricambiati…”


Slash.

Cinquanta volte respinto.


L’Adjuchas si accasciò sulla sabbia, accecato e stravolto, il suo mondo perfetto ridotto in briciole; i suoi due aguzzini rinfoderarono la spada e si fecero in disparte, mentre il Pellegrino si avvicinava a quella massa inerme e dilaniata.

“Che patetica illusione… ma ora, finalmente, la strada che hai a lungo cercato si stende dinanzi a te. La vedi, non è vero?"

E stese una mano, e gli occhi dello Hollow videro nuovamente: le sue orbite erano ridotte a grottesche cavità insanguinate, eppure il cielo stellato si aprì di nuovo sopra di lui, occupato solo dal volto gentile del Pellegrino, e quel sorriso gli apparve più radioso e desiderabile che mai.
Si innamorò perdutamente, ed il lancinante dolore del fisico si fuse meravigliosamente con quello dell’anima, poiché sentiva che, per la prima volta in vita sua, l’oggetto del suo Amore era al di là della sua portata… poiché la disperazione gli strinse la gola, ma le sue iridi sfregiate non potevano neppure più versare lacrime…

“Ora soffri, poiché i tuoi baci hanno inseguito le mie illusioni, e ti consumi dentro perché sai che ciò che ami è irraggiungibile; sì, Adjuchas… ora, invero, sai che cosa è l’Amore.”

Con uno sforzo sovrumano, lo spirito maligno si sollevò da terra, ansimando, senza mai staccare gli occhi dall’oggetto dei suoi desideri: gli Shinigami, gli Hollow… le carte, la stessa realtà… nulla aveva più senso, lo sentiva. Non ora. Non di fronte a Lui.

“… ora, mi chiedo… hai ceduto alla curiosità, in quella caverna? Scommetto di sì… hai dato un’occhiata, non è vero, alla carta del mio futuro remoto…?”

Esitò per un attimo, prima di annuire; la sua vista tornò ad annebbiarsi, mentre ricordava la sua infinita sorpresa quando alla fine si era deciso a rimescolare il mazzo: non aveva capito, allora… non aveva capito nulla.

“Il mio nome è Sosuke Aizen. Ho bisogno dei tuoi poteri, della tua devozione, dei tuoi occhi: perché io sono, come hai detto, il Mago… ed il Mondo mi attende all’altro capo del mazzo. Se mi seguirai, ti darò potere, ed uno scopo: avrai la tua vendetta contro gli Shinigami che tanto odi.
Ma soprattutto, ti darò ciò che il tuo cuore desidera: se verrai con me, o Filosofo… ti concederò di amarmi.”

Nulla aveva più senso: nulla, né il riso del Matto, né il disgusto sulle labbra della Giustizia dietro di lui; non la sabbia dello Hueco Mundo, non la luce della luna, non il passato, non il presente, e nemmeno il futuro, se non poteva passarlo al fianco del suo Amore.

Piegando il suo corpo martoriato, urlò il suo nome tra i singhiozzi; e sotto il cielo indifferente dello Hueco Mundo, si prostrò di fronte al Mago.



-------------------------------------------



NdA: Dedicata a Sixy_Chan, perché se questo capitolo ha visto la luce è grazie a Trèbol!

NdA 2:… e prima che i puristi mi spellino vivo, le illustrazioni sui Tarocchi sono ovviamente quelle del bellissimo mazzo Rider-Waite, non di quello Visconti!
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: Exodus