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Autore: Iria    04/07/2010    4 recensioni
"L'invito del Diavolo arde e confonde, istiga ed uccide...
Le candide ali bagnate dal sangue dei peccatori sono la più seducente delle tentazioni.
Signore e Padrone, il banchetto è pronto."

Un'AU completamente nuova che spero apprezzerete nella sua umile forma.
Mi auguro mi lascerete un commento, anche negativo. Grazie.
Attenzione! Probabilmente questa fic subirà un mutamento a livello di genere. Al momento, aggiungo l'avvertimento shonen-ai.
Attenzione! Ho aggiunto il genere guerra.
Genere: Dark, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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U я є ι   ~ P α ι и   † D øø я є

 «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra».

Lilith si spazzolava i capelli con serafica calma, incantandosi innanzi al suo stesso riflesso.
Fremevano gli occhi verdi della Regina, compiacendosi per la meravigliosa immagine di cui potevano godere.
Non che Sua Maestà fosse una creatura vanesia o piena di sé, ma Boris era a conoscenza della consapevolezza che la donna aveva riguardo le sue grazie… E d’altronde come poteva essere negata una tale evidenza?
Sospirò, fermo lì dov’era nell’ombra, intimorito dal pensiero di poter offuscare con le sue goffe membra l’armonia di quella creatura.
Vieni avanti Boris, non ti divoro… Non te.” Ironizzò Lilith, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e posando la spazzola sul ripiano della toilette.
Il demone si fece avanti con lentezza, constatando che i suoi logori abiti da maggiordomo ridicolizzassero ulteriormente la sua presenza al fianco di quell’angelo.
La donna gli sorrise attraverso l’immagine nello specchio.
Sai Boris, riflettevo…” Cominciò, lisciandosi le pieghe della veste azzurrognola che le fasciava il corpo.
Riguardo cosa, mia Signora?” Domandò con delicatezza l’altro, lo sguardo disperso lungo tutto quel profilo seducente.
E’ vicino il tempo delle scelte:  posso avvertire nell’aria l’attimo della svolta! Eppure, mio caro, finora non ci siamo mai realmente curati della personalità contro la quale sarà destinata questa vergognosa alleanza. Lilith si espresse con un pizzico d’ironia, continuando a lanciare sguardi ammaliati al suo riflesso.
Boris assunse un’espressione sconcertata ed i suoi occhi per un istante smisero di colmarsi d’ammirazione e desiderio, mostrandosi interessati e in allerta.
“Gabriel cammina tra noi agognando al potere, Michael sembra che giaccia con Belial… Tu che ne pensi?”

Uriel non aveva mai particolarmente amato la luce di quei luoghi.
Anche quando era stato un misero novizio, nella sua rigida sensibilità, tale dimostrazione di purezza lo aveva spesso reso perplesso.
Lo stesso Astaroth, suo antico maestro, aveva condiviso quel sentimento assai fondato.
Infatti, tante volte le parole dell’ormai dannato Conte gli tornavano alle labbra, risuonando come una filastrocca stonata ed insistente.

“Solo quando la luce è più spessa delle tenebre, bisogna covare dubbi sulla reale entità delle cose.”
Rise di cuore, socchiudendo gli occhi verdi e stanchi.
Non riposava da diverso tempo…
Non che ne sentisse l’incessante bisogno, però sul suo fisico quella continua veglia aveva avuto effetti devastanti.
Aveva perso Gabriel.
Aveva perso Michael.
Aveva perso Raphael.
Aveva perso Samael.
Anael si era allontanato.
Sachiel lo fissava deluso.

Cassiel non esisteva più da millenni, ormai…
Che ne era stato dei sette Arcangeli portanti?
Ignorando l’emanazione d’energia spirituale della sala dei troni, la quale diveniva ogni giorno sempre più insopportabilmente potente, si diresse in quello che tutti gli angeli chiamavano “L’Androne dei Bisbigli.”
Uriel credeva che tale nome fosse dovuto alla particolare struttura ad archi della sala ampia: difatti, appena adombrata, questa si slanciava in arcate continue e consecutive verso l’alto, creando un perfetto equilibrio in grado di facilitare la trasmissione del suono.
Lamenti, pianti, preghiere e forse risposte sembravano ripetersi all’infinito in quel luogo.
Si sentiva piuttosto stupido, lui, rappresentante del Consiglio e massima autorità (dopo il Guerriero) a credere alla presenza di Dio in quel luogo.

Lui c’era da qualche parte…
E questo gli era stato insegnato con passione ed accuratezza.
Ma da troppo tempo non sussurrava personalmente parole di conforto agli Angeli.
Già, era divenuta concezione quasi comune tra gli spiriti minori del completo abbandono del Signore.
Uriel, però, sapeva bene (o almeno, così gli era stato detto) che l’assenza del Signore fosse dovuta unicamente alla sofferenza che ogni giorno lo feriva e lacerava.
Provenisse quest’ultima dalla Terra, dall’Inferno o dal Paradiso stesso.
In un moto di confusa disperazione, l’angelo s’inginocchiò sfinito ed abbattuto al duro suolo, grattando con le unghie il pavimento fino a spezzarle, fino a farle sanguinare.

“Mio Signore…Se davvero esiste una traccia di Lei in questo luogo, mi liberi! E’ un peso troppo grande, lo reggo da troppo tempo, l’ho ricevuto troppo presto… Basta.Singhiozzò in preda ai tremori delle lacrime.
E continuò a piangere lì, tra le braccia sottili di Anael il quale, avendolo raggiunto in silenzio, inginocchiato alle sue spalle lo cullava dolcemente.

Yurij non avrebbe mai creduto di cadere, un giorno, in una dimensione onirica.
Difatti, il sogno non è prerogativa degli angeli, poiché è la sola fuga concessa agli umani dai loro legami terreni; e fu proprio questo ad intimorire il Guardiano.
Avanzava insicuro lungo uno stretto corridoio di pietra bianca , volgendo lo sguardo tutt’intorno: non riusciva a capire se quel luogo fosse freddo o fosse caldo; era nudo certo, ma la sua pelle né si rizzava, né sudava.
Il cammino si fece ad un certo punto più ripido e l’angelo, scivolando sul suolo divenuto bagnato, sollevò lo sguardo su di un liscio specchio d’acqua.
Scorreva in senso verticale, senza incrinare la limpida superficie.
Yurij, ancora disteso, si alzò con fatica: la prima cosa che lo impressionò, specchiandosi distrattamente nell’acqua, fu notare il suo volto annerito dalla terra e dalla polvere; sbuffò, allungando le mani verso quella fonte per ripulirsi.
Ma si allontanò di scatto, rabbrividendo per l’intenso e, soprattutto, inaspettato gelo… Ed allora osservò il proprio corpo in tutta la sua interezza.
Rimase stranito da ciò che vide: qualcosa di alieno ed estraneo si era formato tra le sue gambe, laddove poco prima era stato liscio e informe.
Pendeva orribilmente, inorridendolo.
Quell’organo gli trasmetteva un tale senso di incompletezza e disagio che quasi lo nauseava!
Si sfiorò, poi, quelle macchie di carne più  rosee apparse sul suo petto e nel toccarle serrò gli occhi, schiudendo le labbra.
Un fastidioso piacere l’aveva scosso ed autonome le sue mani, rapite in quell’attimo di subdola inibizione, catturarono il neonato membro accaldato, per poi spostarsi a palpare le sue natiche già umide.
In lui qualcosa annegava, bagnandogli le gambe e macchiando il suolo bianco del corridoio in pietra.
Tremando e gemendo, cadde in ginocchio con un tonfo sordo, lamentandosi piano per il calore tra le sue cosce…
E, sicuramente, sarebbe rimasto piegato su stesso a contorcersi nell’impossibilità di soddisfare quel desiderio ancora a lungo, se una risata non l’avesse distratto.
Sollevò lo sguardo umido, guardando nello specchio d’acqua.

Ancora sanguinavano, quando Kei ed il suo manipolo di angeli atterrarono innanzi l’entrata della dimora di Sua Maestà Illuminata, Lucifero.
“Non ci sono guardie?” Chiese in un bisbiglio speranzoso Sachiel, lanciando uno sguardo alla reggia oltre la spalla di Gabriel.
“Non credo ce ne sia bisogno.” Rispose atono quello, impietrito.
Infatti, contorcendosi in una smorfia di dolore o derisone (questo dubbio li tormentò sempre) il grande portone bianco scomparve placidamente, offrendo loro l’entrata libera all’androne in marmo della Dimora.
“E’ un invito piuttosto esplicito…” Commentò Samael, rabbrividendo.
Il Guerriero non mosse un solo muscolo; fermo a gambe divaricate, i sandali immersi nel terriccio secco, fissava con una serenità quasi stonata quella buia tana.
Si voltò con lentezza verso i suoi sottoposti e parlò:
“Dovremo dividerci.” Cominciò con tranquillità.  “In gruppi da dieci ognuno di noi si dirigerà in direzioni opposte: io con il mio seguito andrò a nord, Gabriel verso ovest, Sachiel ad est, Anael ad ovest e Samael a sud.” Elencò con praticità, giocherellando con le lame gemelle ed ostentando una noncuranza quasi artificiale.
“E’ così necessario separarci?” Domandò allora Anael, perplesso.
“Se vogliamo avanzare più velocemente, direi di sì.” Sussurrò Kei; si aspettava una domanda del genere, posta non a torto.
“Ognuna di queste direzioni porta ai giardini, certo, ma dobbiamo cercare di arrivarvi tutti. Avanzare come un unico gruppo risulterebbe faticoso e svantaggioso di fronte a ciò che ci troveremo  di fronte.”
“E’ solo una Reggia vuota..!No? Bisognerà semplicemente evitare Lucifero.” Sbuffò con leggerezza Gabriel, portandosi in spalla la sua spada.
“Affatto.” Bisbigliò Kei.

Il buio androne risuonò di risate, prima di illuminarsi.
La sala era un meraviglioso arcobaleno di colori e per un attimo gli angeli restarono sorpresi, persi nell’ammirare quell’elegante ed inaspettato particolare.
Il viola delle pareti si illuminava di oro in un gioco di luci ed ombre, dove l’oscurità assumeva i toni del rosso più acceso.
Il verde sorgeva d’improvviso, brillando come un lampo lungo tutto il perimetro dei muri, per andare a spegnersi in quel rosa che, caloroso, esplodeva in mille scintille dallo spettro tendente ad un più cupo bordeaux.
Infine l’azzurro, ultimo lento barlume, si rifletteva placidamente in ogni angolo della sala.

“E’ bellissimo.” Pensò amaramente il Guerriero, specchiandosi nei raggi cremisi del luogo. “L’Inferno sa come accogliere i propri nobili.” Si disse ancora, cinicamente divertito.
“E’ spaventoso.” Deglutì d’improvviso Samael al suo fianco e, subito, gli occhi di Kei si puntarono sulla figura del giovane eletto: il Guerriero si era sorpreso a quel commento, così dissimile dalle sue mute riflessioni.
Osservò lo sguardo del giovane angelo, quasi in lacrime, spostarsi angoscioso da una parete all’altra.
“Vorrei essere cieco solo per non dover subire quest’infima tortura. E’ un inganno pauroso, e ne siamo attratti come falene. L’oscurità dell’oblio è più dolce e piacevole, se confrontata a quest’esplosione di colori ingannatori.” Fece agitato quello, contraendo il volto in una smorfia di dolore.
E Kei sospirò, posandogli una mano sulla spalla.
“Sono le sette depravazioni umane, Samael: Superbia, Avaritia, Luxuria, Invidia, Gula, Ira et Accidia. Sono state generate da Lucifero con la sua caduta, e con Lucifero stesso abitano questi luoghi. Guardatevi le spalle, ora che ci allontaneremo gli uni dagli altri… Sono creature capricciose… Ma potremmo essere fortunati e non incontrarne alcuna… Preghiamo che sia così.” Spiegò con un sorriso, poi strinse le sue lame. “Vi aspetto tutti fuori, signori.” Dichiarò infine, invitando il proprio gruppo a seguirlo.
C’era spavalderia in quei modi di fare e sicurezza nella luce di quegli occhi rossi come i riflessi appena ammirati, ma doveva ammetterlo, Kei, che non era più così sicuro di sopravvivere.
Sette essenze s’erano scisse dal corpo di Lucifero, incarnando ciò che erano state le turpi azioni del Serafino.

Sette Satana, figure diverse e personificazioni distinte del medesimo Essere: essi accerchiavano certamente Lucifero, ma osavano prendersi un’indipendenza impensabile per gli altri nobili.
Anche se gli ordini di Sua Maestà fossero stati, paradossalmente, di risparmiarli, i Satana non avrebbero affatto esitato a cancellare le tracce della loro esistenza.
Il respiro del Guerriero era profondo e sereno, ed avrebbe potuto ingannare chiunque, poiché rappresentava in maniera eccellente un adagio inesistente…
Ma i palmi delle mani erano gelati, le gambe tremavano impercettibilmente e gli occhi, fuggiaschi, saettavano in ogni angolo del corridoio che si tingeva di rosso.

“Ira al suo servizio, messere Kei.”
Ed era proprio ciò che il Guerriero temeva avvenisse.
L’ombra cupamente scarlatta, che tingeva le pareti inseguendo i loro passi, altro non era che la materializzazione della Depravazione alla quale più desiderava sfuggire.
Si fermò di colpo, bloccando con un gesto della mano anche l’avanzare dei suoi.
Qualcuno alle sue spalle si lamentò, altri chiesero spiegazioni, ma Kei non li udiva: splendido, il rosso del sangue sembrava essere in grado di illuminare la sala nella quale, inavvertitamente, s’erano ritrovati.
Il liquido purpureo si diradava dai loro fianchi e, sfiorandoli, scorreva lungo il pavimento lucido fondendosi al centro di esso; lì vi si intrecciava e mischiava, esplodendo in ipnotiche e macabre coreografie, fino a quando lentamente e con serafica serenità, i primi abbozzi di una forma dalle sembianze umane presero vita dal groviglio carminio innanzi a loro.
Kei sentiva di essere solo.
Ovattato sorgeva qualche grido, di sfuggita scorgeva candide piume cadere imputridite dal sangue.

“Ira è qui solo per lei,, messere Kei.”
C’era un sorriso a mezz’aria, ed era spaventoso.

Una donna dai lunghissimi capelli rossi, gli occhi di un brillante azzurro ed i seni prosperosi lo fissava sorridendo dall’altra parte.
Fino a dove un minuto prima c’era la sua immagine di uomo nudo e debole, adesso si rifletteva quella di una bella  creatura maliziosa ed intrigante.
“Chi sei..?” Domandò con la spontaneità dei bambini, sollevandosi con una certa fatica dal suolo.
Avvertiva il proprio corpo pesante e goffo, come se non gli appartenesse.
“Potrei essere te.” Rispose quella, avvicinandosi a fronteggiarlo dall’altra parte.
Una sua mano si poggiò alla superficie d’acqua, quasi invitando Yurij a fare lo stesso.
Il Guardiano si disse che era davvero bella.
Le labbra sembravano disegnate, tanto delicata era la maniera in cui si delineavano ed i capelli, mossi ed arruffati, le coprivano le belle forme femminili con ché di vagamente pudico.
Le gambe lunghe, dalle caviglie sottili e delicate, si slanciavano in una linea armoniosa verso cosce agili dalla muscolatura soda, al centro delle quali l’organo femminile, coperto da radi peli pubici, donava un’ovvia identità a quel bell’essere.
Neanche Lilith, si disse l’Angelo, poteva aspirare a tanta perfezione.
“Me?” Bisbigliò, poggiando con timore la mano sulla superficie acquosa laddove era quella della donna.
Con piacere, notò che non avvertiva il gelo dell’acqua, bensì unicamente il calore del palmo di lei.
“Questo è uno specchio… E cosa fanno gli specchi?” Domandò retorica, avvicinando anche il volto allo strato d’acqua.
Come attratto da quei gesti e da quel modo di fare, il Guardiano si avvicinò al viso della giovane riflessa, in maniera impulsiva e senza alcun timore.
Restò zitto, tanto sarebbe stata ovvia la risposta, e si ritrovò anche ad essere irritato da quel modo di fare così simile al suo.
La ragazza rise ancora, con lo stesso dolce suono di qualche attimo prima.
“Sei molto bello Yurij ed anche io ti piaccio…” Affermò con estrema convinzione.
I suoi occhi brillarono, illuminandosi quasi gioiosamente a quella constatazione fatta proprio da lei: sembrò quasi che aspettasse di pronunciare solo quelle parole!
“Resteresti con me?” Disse, allora, timorosamente.
L’angelo osservò quelle labbra muoversi al suono della richiesta fatta: erano rimaste schiuse per tutta la frase, solo i denti e la lingua avevano giocato nella pronuncia delle parole, poi quei petali s’erano sigillati d’improvviso e poi, ancora, subito si erano socchiusi e così fermati, supplichevoli.
“Io… Io non posso.” Deglutì quello, indietreggiando con un accenno poco convinto.
Per un istante la lucidità l’aveva colto e, ammonitrice, gli aveva bisbigliato all’orecchio che quello non era luogo per lui, che la sua coscienza non sarebbe dovuta sfuggire alla realtà e che da qualche parte, oltre le pareti di roccia di quel sogno ingannatore, il suo corpo marciva in preda alla corruzione.
“Ti prego, non lasciarmi qui da sola… Fanno male, tanto male.”
Yurij avrebbe voluto chiederle cosa la facesse soffrire e perché, soprattutto, una creatura come quella dovesse sentire –ingiustamente a suo dire- dolore.
Poi le vide di sfuggita e quasi per puro caso: appena illividite sottili cicatrici le solcavano i polsi.
Sussultando, levò la mano dalla superficie d’acqua e si rese conto che non ne avvertiva il gelo solo perché il sangue raggrumato sui palmi della ragazza lo riscaldava… Senza contare le gocce della stessa linfa rossa che scorrevano alle spalle di lei.
Quelle ferite così familiari  su tali estranee membra lo spaventarono e, contemporaneamente, gli trasmisero una profonda pena.
Ben presto, però, constatò che quella stessa pena fosse unicamente autocommiserazione ed allora si odiò profondamente.
Il suo corpo sano e virile rifletteva l’immagine sfregiata e leggiadra di una donna abusata come angelo dalle ali tranciate.
Si chiese cosa dovesse scegliere, si interrogò silenziosamente su quella stramba questione.
La ragione, la voglia di lottare e di scacciare il seme del Messaggero dal proprio corpo si scontrava col desiderio di stringere quel bel riflesso e baciarlo a lungo, sino a quando il sonno non fosse calato su quelle palpebre.
Sarebbe stato bello fuggire, quasi desiderava inspirare nuovamente la soffocante aria infernale, piuttosto che l’umidità di quella nivea caverna!
Ma così come agognava a reali respiri, non metteva in dubbio che l’illusione di poter assaporare il profumo della fanciulla fosse invitante…
Una forma molto perversa di Narcisismo che egli stesso, in cuor suo, non provava vergogna nel definirlo tale.
Infine, sembrò trovare un compromesso: allungò una mano alla figura dall’altra parte dello specchio, attraversandone le acque cristalline.
L’altra, silenziosa, sorrise ancora: un accenno di insana vittoria ne illuminò per un istante gli occhi azzurri, ma Yurij non lo notò, concentrato com’era a lottare contro l’istinto che gli gridava e lo supplicava di fuggire.
La ragazza fece un passo e poi due nello strato di sangue rappresosi ai suoi piedi, stringendo la mano che il Guardiano gli offriva.

“Saremo una sola cosa, tesoro…”

Raphael ben conosceva le punizioni inflitte a coloro che osavano sfidare il Consiglio.
Nonostante il Guerriero fosse un’autorità indiscussa, il potere era concentrato, d’altra parte, nelle mani di quei tali Angeli che vantano cariche dall’importante spessore.

Siano cavati gli occhi a chi ha contemplato il peccato.Citò divertito il Guerriero, intuendo dal silenzio calato che Raphael fosse rimasto piacevolmente sorpreso innanzi al truculento spettacolo del suo viso.
“P-Perché?” Chiese in un soffio l’arcangelo, sollevandosi.
Non era mai stato bravo con le parole, lui.
Il suo compito, limitato a dolci gesti, lo aveva rilegato in un mondo di amori ed affetti silenziosi, che lo nutrivano di volta in volta attraverso sguardi e sorrisi.
Raphael aveva visto ogni tipo di male e ne conosceva le conseguenze, atroci o meno che fossero: la sua vita di Guaritore e di Guida degli Angeli Custodi era stata arricchita, d’altra parte, proprio da queste esperienze.
Aveva asciugato tante lacrime e baciato un’infinità di ferite aperte, ma ancora non comprendeva perché gli esseri viventi, terresti o ultraterreni, sentissero il bisogno di farsi del male.
In tutti quegli anni -millenni indefinibili- aveva, quindi, messo a punto una stramba teoria, secondo la quale nelle diverse creature vi fosse insito un perverso spirito di sopravvivenza che prevalesse sulle coscienze, spingendo all’azione del male fisico.
Questo comportamento, per la sua mente estremamente razionale, rappresentava qualcosa di davvero bestiale.

“Il governo del Cielo sta assumendo tanto le sembianze di una dittatura. Sai, le parole ed il significato di esse pesano tanto, e pagarne le conseguenze per la loro semplice esposizione pare una risoluzione assai adeguata. Mi sono pronunciato in favore di Yurij, il mio antico Compagno; l’ho dichiarato innocente ed ho condannato, invece, il giudizio a cui fu sottoposto. Uriel già mi aveva additato come traditore, Gabriel, cercandomi, mi aveva semplicemente invitato innanzi al Consiglio.” Era stato un bisbiglio frenetico, quello di Kei.
Raphael avrebbe potuto paragonarlo ai deliri dei folli, da com’era stato impastato di rabbia e furore.

Siano cavati gli occhi a chi ha contemplato il peccato.Ripeté ancora una volta il Guerriero.
“Ha un ché di estremamente poetico, non trovi?” Aggiunse con un sorriso sornione.
Samael aveva tenuto lo sguardo basso per tutta la durata del discorso: era vergognoso ammetterlo, ma l’espressione che quel volto assumeva pur senza alcuno sguardo lo inquietava e spaventava profondamente.
Lo faceva sentire piccolo, sciocco e miserabile, poiché tale forza veniva sprigionata anche senza il potere che gli occhi, in una qualsiasi creatura, vantavano.
Infatti, per fare un esempio, lui stesso era in grado di imporre la propria autorità solamente attraverso gli sguardi e Kei spesse volte lo aveva rimproverato per la sua incapacità nei gesti e nelle parole: il Guerriero era, infatti, la dimostrazione che l’influenza ed il magnetismo d’un capo non si fondasse solo ed unicamente sulla violenza dell’agire.
Raphael avanzò verso il guerriero, allungando le mani verso quel volto sporco di terra e sangue.

“Il Male è in Cielo, in Terra e sotto la Terra. In Paradiso il potere di ciò che è stato sigillato freme impaziente d’esplodere: se deve’esservi un’Alleanza, che  sia così! Sono disposto a danzare col Diavolo e a morire, purché sia restituita dignità a ciò che fu puro. Cerchiamo Yurij, cerchiamo l’Illuminato Lucifero! E che le schiere Infernali diventino nostre legioni!” Dichiarò infine, prendendo tra le mani quelle di Raphael.
Samael, rabbrividendo a quelle penetranti, seppur basse, parole sollevò il capo, constatando quanto l’alba fosse così spaventosamente vicina.

“Stella del Mattino…” Deglutì, rimirando l’istantaneo e morente splendore del primo lume che calava all’orizzonte.
Allora il Guaritore, dai palmi caldi e ricchi di quell’aura curativa che stava ricostituendo le fibre cellulari degli occhi di Kei, serrò le palpebre.

“Si, signore.”

Anael era uno degli angeli più belli.
Aveva i capelli molto più lunghi rispetto ad altri suoi simili che, lisci e dalle sfumature cenere, gli ricadevano elegantemente ai lati del volto ed erano motivo della sua –segreta.- vanità.
Nella luce di quegli occhi castani -tante volte distratti o persi in contemplazioni lontane.- si riflettevano serietà ed un’infinita spensieratezza, che non poteva non risultare buffa in confronto all’aria apparentemente solenne dell’angelo.
Se Anael fosse stato un demone o un essere umano, sicuramente avrebbe assunto forme femminili.
Il suo aspetto dolce, infatti, dava proprio questa parvenza, così come le curve morbide dei suoi fianchi sui quali si posavano le linee degli abiti.
Uriel, ad esempio, aveva già un aspetto più rigido ed affilato, che lasciava intravedere una certa mascolinità nei tratti somatici.
Ma queste sottili e particolari caratteristiche avevano ben poca importanza tra gli Eletti, asessuati com’erano.
Tremava Uriel, e lo faceva tra le sue braccia.
Provava un’estrema vergogna per quell’umiliazione che si stava infliggendo con la stessa violenza dei brividi che lo scuotevano…
Fiero, burbero e scontroso, solo quando era in solitudine e disarmato s’abbandonava alle preoccupazioni, ai tormenti ed ai ricordi che scioglievano la debole ed infima barriera da cui era avvolto…
E, in quel mentre, lo stesso calore di Anael aveva avuto proprio quell’identico effetto causato dai suoi ritiri di silenziosa riflessione.

“Mi hanno ingannato…” Bisbigliò con un filo di voce appena udibile.
L’altro angelo non commentò, aumentando semplicemente la stretta attorno le membra del compagno.

“Uriel, ti prego, calmati.” Tentò quello, ma l’altro lo allontanò con forza e furia, fissandolo ardendo.
Troppe volte aveva represso il suo istinto di forte guerriero: legato all’essenza che alimentava l’elemento della Terra, si era sempre mostrato coerente, costante e cauto nelle sue scelte.
Eppure, la Terra stessa all’interno della sua dura barriera possedeva un cuore di fuoco pronto ad esplodere..!
Dunque, questa caratteristica della sua personalità dalle sfumature bipolari era sempre stata sedata dallo stesso angelo, che privilegiava la riflessione all’agire sconsiderato.
Oh, ma in quel momento si sentiva accaldato, rovente e preda di una crescente pressione paragonabile unicamente a quella dei vulcani.

“Non posso calmarmi, non posso! E’ marcio questo luogo, sono marce queste mura, sono marci i nostri animi. Noi abbiamo covato in seno una serpe ben peggiore del crudele Diavolo… Hai visto la sala dei troni? Hai visto le ali? E dove sono i nostri compagni?All’Inferno tra le braccia di Signor Lucifero, disgustoso essere dalla bava sanguinante e dalle lacrime dolci! La maggior parte dei nostri Angeli ignorano ciò che sta avvenendo… E con chi credi che si alleerebbero, allo scoppiare delle forze? A questo punto mi basta morire, o meglio ancora udire la voce penetrante e pericolosa del mio Conte Astaroth..!” Avrebbe aggiunto altro veleno alle sue parole, se Anael non lo avesse schiaffeggiato con violenza.
“Sei uno stupido ed un egoista. Noi sei l’unico ad essere stato abbandonato sia da Dio che dal Diavolo. A condannarti è stata la maniera in cui ti sei lasciato influenzare dalla presenza di Gabriel, e tu ben sapevi, stupido –e te lo ripeterò all’infinito, dannazione!- che il suo temperamento era peccaminoso e roso dall’Invidia nei tuoi confronti!”
A quelle parole veritiere, Uriel chinò lo sguardo come ad aver ritrovato la propria compostezza ed il suo fare pacato…
Si toccò la guancia in fiamme, ripetendo a sé stesso quanta ragione contenesse il discorso di Anael…
Eppure, aveva sempre e solo desiderato un compagno fidato a cui fare riferimento.

“Tu! Qual è il tuo nome?”
“Inganno, mio Signore.”
“Cosa porti con te?”
La giusta battaglia, la sottomissione e la volontà di Dio, mio Signore.”
“Io ti dono la vita.”
“Grazie, Portatore di Luce.”

“Tu! Qual è il tuo nome?”
“Guerra, mio Signore.”
“Cosa porti con te?”
Violenza, stupri e sangue, mio Signore.”
“Io ti dono la vita.”
“Grazie, Portatore di Luce.”

“Tu! Qual è il tuo nome?”
“Carestia, mio Signore.”
“Cosa porti con te?”
“Fame, disperazione e follia, mio Signore.”
“Io ti dono la vita.”
“Grazie, Portatore di Luce.”


“Tu! Qual è il tuo nome?”
“Morte, mio Signore.”
“Cosa porti con te?”
“Cadaveri, vermi e putrefazione, mio Signore.”
“Io ti dono la vita.”
“Grazie, Portatore di Luce.”

Fine sedicesimo capitolo.
ewe.
Riuscirò mai a concludere questa storia?
E’ una domanda che in molti si pongono e che si pongono da tempo immemorabile.
In questo capitolo avrei dovuto liberare Yurij, ma… Sarebbe venuto decisamente troppo lungo, la storia è già pesante di per sé, dunque ho concluso prima… Molto prima.
E mi sono incasinata anche con i Peccati Capitali, visto che loro sarebbero dovuti comparire più avanti…
Ma meglio delineare la cerchia di Lucifero caro adesso, no?
Allora, la donna che Yurij vede riflessa nell’acqua è la sua stessa immagine, ovviamente! Nel prossimo capitolo acquisterà una forma demoniaca particolare… Che credo in molti abbiano intuito XD!
Kei si è rotto le scatole (come me.) e prenderà in mano la situazione u.ù!
In questo capitolo ho lasciato un po’ in intimità Yurij e Lucifero (eh, bhé, poveri cari!), ma torneranno nel prossimo u.ù!
La storia ormai è delineata e credo parecchie cose si siano capite, da questo momento in poi tocca solo far venire tutti i nodi al pettine.
Spero che questo capitolo possa esservi piaciuto e mi auguro lascerete un commento X3!
Baci, grazie a tutti.

Iria.

X Ben: Boris prende parte attivamente alla rovina del nostro caro Yu. Eh, era anche giusto, povero il nostro Bob u_ù! Mi fa piacere che il passato di Belial sia stato di tuo gradimento: ci ho lavorato parecchio ed ho ponderato a lungo circa il modo per disegnarlo nella maniera meno blasfema possibile XD. Astaroth tornerà presto, accompagnato dalla sua bella Astarte e da qualche altro gradito demone! Nel frattempo, spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio X3!

X Dark:  Sì, capisco che potreste rimanere confusi in alcuni momenti, ma pazienta per qualche altro capitolo (due al massimo.) e vedrai che tutto sarà chiaro X3. Ti ringrazio per il commento, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^ò^! Un bacio X3.

X Drev: Seh, genio un tubo XD.
Comunque sia, era necessaria trascrivere la storia di Belial, in modo tale da dare un ruolo attivo ad il personaggio –indovina un po’ chi è?- che muove tutto e che si rivelerà alla fine.
Mi fa piacere che sia stata chiara per quanto riguarda il sesso degli angeli. Biblicamente queste figure sono asessuate, ma, purtroppo, per dare un senso alla mia storia avevo bisogno di inventarmi qualcosa di solido sul quale creare solide base. Credo di esserci riuscita abbastanza bene. Alla fine mi contento di come sono riuscita a trasmettere l’idea.
Yurij non si è scoperto donna solo per quell’istante.
E, certamente, dopo questo capitolo avrai intuito qualcosa.
Spiegazioni riguardo il suo sesso nel prossimo capitolo, al massimo tra due.
Bon, mi auguro che anche questo capitolo possa esserti piaciuto X3. Un bacio X3.

X Syb: Oh, i tuoi commenti lampo sono quasi più soddisfacenti dei papiri u.ù
Dunque, credo che, obbiettivamente, dare del “magnifico” allo scorso capitolo sia “esagerato”, ma comunque lo apprezzo tantissimo e ti ringrazio per la lusinga.
Spero che anche questo capitolo possa dimostrarsi all’altezza X3.  Un bacio X3.

X Pad: Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto. In generale, è stato complicato strutturarlo, però che alla fine tu sia riuscito a capirlo e a comprendere alcune cose mi ha fatto piacere X3. Belial, sì, ha una storia particolare alle spalle, ma già da angelo il suo nome ne aveva decretato la “condanna”.
Astaroth ricomparirà presto al fianco di Lucifero, e di altri suoi sottoposti: siamo quasi arrivati alla risoluzione di tutti i problemi e alla nascita di altri ben più gravi.
Per quanto riguarda Yurij donna… Credimi se ti dico che non è ancora finta X°D.
Bhé, mi auguro che questo capitolo possa esserti piaciuto come il precedente, un bacio X3!

EDIT: A causa di un mio errore di memoria avevo invertito di un posto la sequenza dell'apparizione delle quattro Figure citate alla fine del capitolo, che ora ho aggiustato! Ringrazio Ben per avermi fatto notare l'errore ^w^! Il Falso Profeta non è stato citato per una mia scelta "strategica" a livello di trama ^ò^! Un bacio a voi tutti!
Iria.

   
 
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