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Autore: Rowena    11/07/2010    7 recensioni
Remus Lupin ha fallito, è stato scoperto e cacciato dalla comunità di Licantropi, ovviamente dopo aver pagato la sua colpa. Severus Piton si trova suo malgrado a prendersi cura di Lupin, per ordine di Silente. Ninfadora Tonks ha saputo del ritorno di Lupin e si è precipitata a casa sua. Situazione esplosiva? Oh, sì. [Seguito di Tullamore Dew]
Genere: Commedia, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Whiskey irlandese e patatine fritte a parte'
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Angoletto dell'autrice: Ed eccomi di nuovo qua, esami e quant'altro permettendo! Devo avvisare che questo sarà l'ultimo capitolo prima di agosto, perché venerdì partirò per le vacanze e starò via due settimane. Detto questo, buona lettura!
@Xela: Ciao! Beh, basta mostrare Tonks sempre impedita, in fondo è un Auror, no? ^_^ Se non facesse altro che inciampare nella vita sarebbe stata eliminata molto in fretta... Guarda, ogni volta che mi sento dire che evito l'OOC faccio la ruota come un pavone (di Lucius? XD), perciò grazie! ^^
@Daicchan: Grazie mille, spero ti piaccia anche questo! Tonks è un personaggio in cui mi immedesimo molto, se non si fosse capito. Io non sono così saggia, ma amo molto toglierla dai panni banali della ragazzina imbranata e infantile come per lo più viene descritta.
Ely: Figurati, per l'altra storia, è solo che ci sono diversi riferimenti a cose successe in quella, essendo un seguito, e magari senza la lettura può essere meno chiara... Il tatuaggio di Charlie... Ce l'avevo in mente da un pezzo, però penso di ripescarlo e usarlo da qualche parte: avevo in mente una emoticon che ho su msn, per lo più, è un draghetto con i lacrimoni, molto molto tenero... E molto molto buffo su un personaggio del genere! XD Io devo sempre scrivere qualcosa su Charlie e Tonks, me li immagino amici da ragazzi... e non solo. Ma se comincio un'altra longfic mi sparo! XDDDD
@Tina: Guarda, dovendo essere onesta l'idea di una rissa non mi piaceva proprio per niente. Anche perché Remus è ferito seriamente, sarebbe sciocco da parte sua rischiare in uno scontro fisico per nulla, vista l'imparità della situazione... Spero che comunque quello che ho architettato ti piaccia lo stesso.
@fennec: Ciao, ben trovata! Guarda, ti consiglio di cercare la mia storia Tullamore Dew, deve essere tra le più vecchie credo, perché questa è il suo seguito e dopo averla letta è tutto più chiaro. Anche la faccenda di Lily! ^^
@purepura: Ciao! Sono contenta che ti piaccia, ti ringrazio un sacco per i complimenti... Tullamore è una storia a cui sono molto legata, perciò mi sono presa del tempo prima di scrivere questa per continuare a rendere la stessa atmosfera anche con un personaggio importante come Remus in più. Lieta che lo scopo sia stato raggiunto! ^^




E si fecero in tre. Lui, lei, e l’acido terzo incomodo.
Il whiskey decisamente stava diventando indispensabile.
«Lupin, ti sei svegliato prima del previsto», commentò freddamente Severus per rompere il gelo che era calato nella stanza.
Il padrone di casa non lo guardò, aveva occhi solo per Tonks. «Le urla di poco fa», sospirò a voce bassa.
La ragazza fece spallucce: «Non voleva lasciarmi entrare, così ho dovuto insistere. Come stai, piuttosto?»
«Come un Lupo Mannaro maltrattato e punito per il tentato tradimento della colonia», rispose Lupin con una smorfia amara.
Nel vederlo così, Tonks cercava di farsi forza per non correre ad abbracciarlo; sentiva già gli occhi lucidi, ma era divisa tra la voglia di stare con lui e il desiderio di strigliarlo per bene per quello che le aveva fatto passare, quindi si limitò a domandare se voleva un po’ di caffè, corretto magari, ma Lupin scosse il capo.
Piton sbuffò e s’intromise, scocciato da simili perdite di tempo. «Bene, dopo questo festival delle ovvietà, posso portare a termine la mia missione? Vorrei tanto tornare a Hogwarts, così da lasciare libera la peste di tirarti i piatti».
«Sciocchezze, non sono così incivile», commentò Tonks con uno schiocco di lingua.
«Non ne sono così sicuro, ma ti concederò il beneficio del dubbio».
Remus sorrise appena, ma all’ultimo commento di Piton tornò serio. «Volevi farmi delle domande, se non sbaglio».
«Silente vorrebbe un resoconto preciso degli ultimi giorni nella colonia».
«Per l’amor del cielo, non hai visto come è conciato?», sbottò la ragazza sconvolta, «Non può aspettare? Insomma, Albus capirà…»
«No, non può, Dora», la interruppe Remus. «Spostiamoci in salotto, ho bisogno di sedermi».
Lei corse a sostenerlo, poggiando il suo braccio sulla propria spalla, e cambiarono stanza; lo aiutò a sistemarsi sul divano, ma non si sedette accanto a lui, preferendo la poltrona. Era ancora arrabbiata e ci teneva a ricordarlo.
«Sicuro di non voler sapere tutta la storia prima di cominciare, Lupin?», lo stuzzicò Severus senza riuscire a trattenersi. Ormai il danno era fatto, perciò perché trattenersi? «Non vorrei che mi saltassi alla gola per la gelosia».
Ninfadora fece per aprir bocca, ma Remus fu perfino più veloce: «Dora forse non comprende bene il suo valore, ma di certo non è così disperata. E anche se fosse, non ricopro più alcun ruolo nella sua vita che mi permetta di essere geloso di quello che fa o non fa, non più almeno. Certo, se Sirius fosse ancora qui prima la disconoscerebbe e poi verrebbe da te per finire il lavoro», disse con voce pacata, «ma io non sono il tipo».
Stranamente, la ragazza sembrò più inviperita per la risposta del mago che amava che per le insinuazioni di Piton, come al solito fuori luogo, ma cercò comunque di minimizzare e si alzò per prendere la bottiglia di whiskey.
«Non bere a stomaco vuoto», le disse dietro Remus con fare premuroso, «lo sai che i Metamorphmagi non reggono bene l’alcol».
Severus vide la ragazza fermarsi per un attimo e tremare, ma non disse nulla. Ecco spiegato il motivo per cui aveva tanto insistito a prendere le patatine fritte la volta precedente, per non finire ubriaca davanti a lui! Si rivelava ogni minuto un personaggio più interessante, quella ragazzina.
Ancora stupito, spostò lo sguardo dalla schiena della ragazza al mago che gli sedeva di fronte, che aveva una faccia che non prometteva niente di buono.
«Quanto a te, ora che è di là», sibilò Remus allungandosi verso di lui, «mi dirai tutto quello che le hai fatto, o giuro sulla memoria di James e Lily che ti uccido con le mie stesse mani».
«Ancora sensibile al feromone, Lupin, o ti senti minacciato ora che il tuo terreno di caccia non sembra essere così inviolato?», lo canzonò senza paura. «Non è successo nulla, comunque: lei si è detta… Ah sì, maledettamente monogama, anche se non ho idea se si riferisse ancora a te o no. È una ragazza più carina di quello che appare a prima vista, sai, se uno riesce a non badare ai suoi modi un po’ mascolini».
«Non per sconvolgervi, ma non è che i Metamorphmagi diventino improvvisamente sordi cambiando stanza», osservò Tonks ricomparendo tra i due, con in mano la bottiglia di Jonnie Walker e un piatto di biscotti della scorta portata da Dobby. «E poi tu non sei mio padre», aggiunse rivolta a Remus, «perciò non hai diritto a impicciarti della mia vita privata, se non vuoi stare con me».
Era stata odiosa, se ne rendeva perfettamente conto, eppure non aveva saputo trattenersi. In fondo, aveva anche il diritto di essere cattiva, visto che quell’uomo l’aveva lasciata senza neanche permetterle di dire la sua!
Lupin sembrò incassare piuttosto bene la frecciata, forse perché dentro di sé sentiva che la ragazza non aveva poi tutti i torti. Era meglio che lo detestasse, o almeno di questo si era convinto negli ultimi mesi, ma se si fosse buttata nelle braccia di Piton… No, orribile prospettiva!
«Scusate se interrompo l’idillio, ancora», sospirò Severus, che cominciava a spazientirsi, «ma gradirei tanto rientrare a Hogwarts prima che faccia giorno».
Remus si sistemò meglio sul divano facendo una smorfia di dolore ma che, con attenzione, poteva anche essere interpretata come disgusto. Piton fu consapevole di essere improvvisamente ritornato a essere più sgradevole della Weasley o di Madama Chips, ma poco importava. Fissò il Mannaro con attenzione, aspettando che fosse lui a cominciare la discussione.
«Che cosa vuoi sapere, esattamente? Non ho molte informazioni in più rispetto all’ultimo incontro con Silente».
Piton alzò le spalle. «Di preciso, quanti sono i Mannari realmente convinti della direzione in cui Greyback sta portando la colonia? Lui… Si fa spesso vanto davanti all’Oscuro di avere almeno un centinaio di Lupi pronto a seguirlo anche in capo al mondo».
«Sciocchezze, la colonia è molto più piccola e quelli decisi a dare ragione a Greyback sono ben pochi: l’istinto del branco mira alla sopravvivenza del maggior numero di individui, non so se mi spiego, e di certo questo non è possibile combattendo dalla parte di Voldemort».
«Hanno paura?», domandò Tonks. «O vogliono battersi per noi?»
«No, nessuna delle due; nella loro ottica sarebbe meglio vivere senza badare agli umani: non mirano certo al potere sul mondo o allo sterminio della specie, vogliono stare in pace e non badare alle nostre questioni».
«Le nostre?», ripeté sardonico Piton, come a rimarcare in quale gruppo dovesse collocarsi il padrone di casa.
Remus non vi badò, sospirando profondamente: «Soprattutto le femmine sono scontente», continuò, «nella natura del branco, dovrebbero essere loro a gestire ogni questione relativa alla vita del gruppo. I maschi possono fare la voce grossa, certo, ma sono le femmine a tenere uniti gli elementi, a procurare il cibo e tutto il resto. Per questo un solo maschio che pretende di fare il bello e il cattivo tempo senza neanche prendere in considerazione le opinioni degli altri non può durare a lungo in una simile società».
«Come le capisco, certi maschi che vogliono fare tutto di testa loro sono davvero insopportabili», disse Tonks a voce alta senza rivolgersi a nessuno dei due maghi in particolare, tanto per fare la difficile.
«Possono costituire un pericolo reale?»
«Se Voldemort decidesse di attaccare solo nelle notti di Luna Piena, forse, ma per il resto del tempo non sono molto pericolosi. Greyback è un’eccezione, può tramutarsi anche senza luna, almeno parzialmente, ma è un dono tutto suo», rispose Remus. «Per il resto, noi Licantropi non siamo un rischio reale; certo, se fossero addestrati nella magia…»
«Ma tu sei l’unico che abbia mai tenuto una bacchetta in mano», finì per lui Piton, «perciò sono inutili quanto un gruppo di Babbani, senza la luna in cielo. Perché ti hanno aggredito così? Voglio dire, il perché lo capisco, ma come hanno fatto a scoprirti?»
«È stato Greyback, lui mi ha riconosciuto subito, al mio arrivo, ma ha voluto permettermi di continuare la recita, per vedere quanto sarei riuscito a spingermi in là, suppongo».
Piton alzò un sopracciglio, scettico. «Ne sei sicuro? Voglio dire, non è che Greyback spicchi per intelligenza; almeno, davanti a me non ha mai fatto parola di una spia nella colonia».
«Forse non voleva apparire inetto davanti agli occhi dei tuoi amichetti, Severus», fu la risposta sarcastica di Remus, che iniziava a essere stanco.
La voglia di riposare gli era del tutto passata, dopo le insinuazioni dell’altro mago, e se si era mantenuto calmo era solo perché Tonks era presente.
Inoltre, la ferita tirava e razionalmente sapeva che non era ancora pronto a uno scontro fisico. Peccato. «Ad ogni modo, neanche lui è particolarmente entusiasta di servire Voldemort; vorrebbe essere lui il capo, certo, ed essere considerato inferiore a voi burattini lo infastidisce molto… È una mina vagante, per usare un’espressione dei Babbani, e non aspetta che il momento più adatto per esplodere».
L’unica cosa che preoccupava seriamente Remus, in realtà, era la politica sempre più restrittiva che il Ministero attuava verso i Mannari: se le cose fossero peggiorate ancora, molti più reietti avrebbero seguito Greyback nella sua folle crociata. Quella dannata Umbridge, non riusciva a capire che non era il momento migliore per inimicarsi creature potenzialmente molto, molto, molto pericolose!
Quando espresse tutto ciò ad alta voce, fu Tonks a roteare gli occhi: «È una pazza, non capisco perché Scrimgeour non abbia colto l’occasione per fare pulizia nel Ministero e liberarsi di certa gentaglia».
«Speravo che ciò che le è successo a giugno nella Foresta Proibita la tenesse lontana più a lungo dal Ministero», confessò Remus, «ma come racconta Rita Skeeter, è tornata subito al lavoro per rimettersi prodemente dalla sua tragedia».
«L’unica tragedia è che i Centauri non hanno picchiato abbastanza duro», disse Tonks tra i denti. Non erano solo le leggi contro i Lupi Mannari che la disturbavano, ma tutti gli atteggiamenti senza controllo che quella pazza teneva, nei confronti di ogni essere che non fosse per lei abbastanza puro nel sangue e nelle origini.
E con una Metamorphmaga con sangue babbano nelle vene figlia di una traditrice della specie com’era lei, quella psicopatica sapeva essere davvero cattiva. Figuriamoci se avesse saputo che frequentava un Licantropo… Aveva frequentato, meglio usare i tempi verbali giusti e non illudersi.
«L’Ordine che può fare?»
«Per chi, loro? Non abbiamo né il tempo né le risorse per aiutarli, e in ogni caso loro non gradiscono che i maghi s’impiccino dei loro affari. La cosa migliore che possiamo fare è uccidere Greyback e liberarli dalla sua influenza».
Remus ora guardava per terra, duro, i denti serrati, e il suo aspetto fece preoccupare la ragazza, che di nuovo dovette stringere i braccioli della poltrona per non scattare al suo fianco. Sapeva perché lui aveva detto quelle parole, lo aveva visto altre volte così, ad ogni riunione dell’Ordine in cui si era parlato degli attacchi di quel mostro.
Tonks non conosceva tutta la sua storia, era qualcosa di così terribile che probabilmente il mago non l’avrebbe mai confessata a nessuno, tuttavia sapeva che era stato attaccato da bambino perché il Licantropo voleva vendicarsi di uno sgarbo fatto dal signor Lupin e che era stato fortunato a salvarsi dal rapimento.
La maggior parte dei ragazzi e bambini morsi da Greyback venivano poi portati via e cresciuti come lupi… Tonks non poteva neanche pensarci.
«Noi Auror accorriamo a ogni segnalazione, ma spesso è troppo tardi, quando raggiungiamo il posto lui se n’è già andato», mormorò rivolta al suo ex-fidanzato. E molto spesso con lui sono sparite le sue vittime, pensò, atterrita. «Quanti bambini ha portato alla colonia? Sono arrivate diverse denunce di scomparsa, ma…»
«Ma non sapete quanti Babbani sono spariti, o se ce ne sono altri per cui non è stata fatta denuncia», finì Remus per lei, sempre guardando il pavimento. «Non ne ha portati molti, nel periodo in cui sono stato là, ma potrebbe avere altri nascondigli in cui li tiene e li addestra; ogni tanto compaiono alcuni ragazzi, giovani e sbandati, che non fanno parte del branco e che lo seguono abbastanza ciecamente. Potrebbero essere quelli i fidati guerrieri di cui si pavoneggia, Piton».
Il mago sbuffò, incredulo: proprio una quisquilia da tralasciare! Iniziava a sentirsi di troppo, il che era sempre irritante, in quel tenero quadretto; Tonks poteva anche fare l’offesa, l’arrabbiata, e Lupin ugualmente continuava a fingere che la presenza della ragazza gli fosse d’impiccio, eppure sembrava annusare l’aria nella stanza per percepire il suo odore, quasi disperato.
Patetico. Patetici entrambi.«E se la tua ragazza non avesse posto il problema ti saresti dimenticato di dirmelo? Mi sembra davvero una cosa di poco conto».
«Ho visto tante cose, laggiù, e ora fare mente locale su tutto non mi è semplice. Chiedi e cercherò di risponderti», lo rimbeccò Lupin con tono freddo. «C’erano solo un paio di bambini, Dora, e sembravano abbastanza spaventati per essere stati rapiti dopo il morso, ma sono stati affidati alle femmine e non ho mai avuto il motivo né l’occasione per avvicinarli. Se mi porti le fotografie degli scomparsi, potrò indicarti se si tratta di alcuni di loro».
«Così potrò comunicare altre brutte notizie a famiglie disperate, fantastico», commentò Dora, per niente entusiasta. Faceva parte del suo lavoro, però, quindi si sarebbe adeguata.
Meglio buttare giù un altro po’ di whiskey.
«Secondo me non stai raccontando tutta la verità, Lupin», esclamò ad un tratto Piton con voce più arcigna del solito, «Greyback si è vantato spesso di voler ripopolare il mondo di lupi, di aver dato il via a una sorta di programma degli accoppiamenti per accrescere il branco».
Era tutto vero, quel pazzo aveva spiegato di come cercasse di obbligare i membri della colonia a procreare, perché bramava di eliminare il più rapidamente possibile ogni stilla di sangue umano ancora presente nei suoi sottoposti: anche mordere e bambini non era abbastanza, per lui, perché ai piccoli neofiti rimaneva un ricordo di una vita precedente, dell’amore della famiglia originaria…
Aveva provato a mordere dei ragazzi e a lasciare che i parenti li rifiutassero, prima di ricomparire nelle loro vite, ma a quell’età erano troppo ribelli e, inoltre, avevano già ricevuto una parte dell’istruzione magica che li allontanava dal mondo dei Licantropi.
«Per questo vuole aumentare il numero dei piccoli lupi: i figli di due maledetti dovrebbero seguire la stessa sorte già prima della nascita, ho ragione?», domandò Severus al padrone di casa, che si era fatto più pallido. «E se così non fosse, sarebbe pronto a morderli già da piccolissimi, perché si convincano di essere stati così da sempre. Nonostante sia sempre più convinto che voglia solo assaggiare carne più tenera, mi riesce difficile pensare che con un altro maschio mediamente giovane, forte e sano non abbia deciso di darti una femmina con cui dare il tuo contributo».
Anche Tonks sbiancò, nel sentire quelle parole.
Mediamente giovane. Chissà da dove gli era uscito, pensò Piton, visto che erano quasi coetanei.
Sì, ma sono proprio quei due o tre mesi che cambiano le cose!
Lanciò uno sguardo di sottecchi alla ragazza, che stava stringendo con forza i braccioli della poltrona, questa volta per motivi diversi. Tonks se ne accorse e ricambiò con odio, puro e semplice odio.
«È la verità?», domandò seccamente a Lupin, che ora stava di nuovo fissando il pavimento. La ragazza non lo guardava, non voleva: aveva occhi solo per Piton, ed erano colmi di disprezzo.
Così simili a quelli di Lily dopo quel disgraziato pomeriggio…
«Ci ha provato, anche se lei non era molto d’accordo. Se avesse dovuto decidere, credo che non mi avrebbe neanche toccato. Non è successo niente, non è andata», mormorò infine, pieno di vergogna.
Aveva riso di lui, la giovane lupa, lo aveva apertamente canzonato dicendo che aveva visto giusto nel non volerlo come compagno. Solo quando lo aveva guardato negli occhi, spiegò, si era resa conto della verità. «Sei innamorato», aveva mormorato la ragazzina, sorpresa.
Come avesse fatto a capirlo, Remus non lo sapeva, ma da quel momento aveva cercato di scoprire l’identità della sua donna. «Le ho detto che si trattava di un vecchio amore, e che lei era morta da tanti anni, e allora si è quietata. Due giorni dopo, però, Greyback ha provato a infilare uno dei suoi ragazzi nel mio letto, tanto per vedere se fossi di gusti diversi. Che animale».
«Mi hai fatto morire?», sibilò Tonks, per niente convinta.
Remus alzò lo sguardo e la osservò, infastidito.
«Ho dovuto: temevo che qualunque cosa le avessi detto sarebbe arrivata a Greyback», le spiegò con pazienza e paura allo stesso tempo, «non volevo farti correre dei rischi inutili. Quella bestia sarebbe stato capace di morderti solo per portarti da me e obbligarmi a rimanere là».
Piton roteò gli occhi, nauseato: «Hai detto che ti aveva riconosciuto subito…»
«Appunto: io sono il suo fallimento, il figlio che gli ha voltato le spalle e ha preferito gli umani alla sua via. Trovare il modo per farmi restare alla colonia, a vivere sotto i suoi ordini e a comportarmi come un mostro per lui sarebbe stato il massimo. Costringere il figliol prodigo a tornare a casa, ne sarebbe entusiasta».
Remus terminò così la sua spiegazione, sperando che fosse abbastanza; non voleva confessare di aver mentito ancora, né che il suo istinto di lupo aveva preso il sopravvento, quella notte, e che soltanto a metà era riuscito a fermarsi, prima di andare incontro a spiacevoli complicanze ma troppo tardi per non sentirsi colpevole. Il resto era vero, la ragazza che aveva compreso perché non era riuscito ad andare fino in fondo e lo scherzetto di Greyback.
Avrebbe potuto dirlo, davanti a lei, così l’avrebbe persa per sempre, come aveva sperato mesi prima, quando ancora non era stato decisa questa missione nella colonia.
Dora l’avrebbe odiato, a sapere la verità, ma quella notte… Era grato che lei fosse lì, con lui, malgrado le strane cose che era venuto a sapere origliando dietro la porta e che gli facevano ribollire il sangue. Aveva creduto che la sua presenza sarebbe stata solo peso, un fastidio in più in quella situazione già abbastanza misera di per sé, ma con sua stessa sorpresa si era sentito felice nel vederla. Tonks aveva sempre la capacità di farlo stare meglio, malgrado non riuscisse a sostenere il suo sguardo carico di tristezza e rabbia. Eppure... Doveva chiarire qualcosa, prima.
«Non sono l’unico che ha qualcosa da raccontare, vero?», disse alla fine, tornando a essere più duro e controllato. «Avanti, è una storia che gradirei davvero ascoltare».




Eccoci qua... Ci sentiamo presto, allora, purtroppo tra esami e altri impegni prima di partire non riuscirò a fare altri aggiornamenti. Buone vacanze a tutti!

Rowi
d
   
 
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