Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Trick    03/08/2010    10 recensioni
AGGIORNATO IL SESSANTOTTESIMO CAPITOLO
Infiltrato nel clan di Fenrir Greyback, Remus Lupin finirà per scontrarsi con quella realtà dalla quale ha sempre tentato di sfuggire. Nel frattempo, a Londra, Tonks non può far altro che cercare di sopravvivere alla guerra che imperversa per la città. Una storia fra umani e licantropi, fra amicizie improbabili e segreti dimenticati, per decidere se sia più forte il richiamo del sangue o quello del cuore.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
************************
Diario di un Lupo
in un Branco di Lupi
(Versione riveduta, corretta e ampliata causa insoddisfazione dell'autrice)

CAPITOLO SESSANTASEIEIMO
Questione di scelte
°°°°°°°



I piedi di Remus sembravano volare sull'erba alta del lungo argine del fiume Shannon. Lo risalì con un balzo felino – ben più agile di quanto non avrebbe mai pensato di essere – e scivolò con inaudita rapidità nell'altro versante. Costeggiò le placide acque cristalline a grandi falcate, sfrecciando in direzione dei confini settentrionali del bosco di Tupin.
Il suo cuore pompava ad un ritmo frenetico e il suo cervello pareva aver perso la capacità di avvertire la stanchezza. Da quando uno degli allocchi di Hogwarts gli aveva recapitato il messaggio di Severus Piton, era entrato in una sorta di limbo mentale e aveva iniziato a correre come un forsennato.
Doveva essere accaduto qualcosa di grave.
Molto grave, se valeva la pena rischiare che la missiva venisse intercettata.
Gli servirono solo pochi istanti per coprire la considerevole distanza di cinquemila piedi che lo separavano dalle prime betulle candide. Notò l'alta e scura figura di Severus appoggiata ad un albero, con le braccia incrociata e il volto arcigno fisso nella sua direzione. Accelerò in un ultimo ed estenuante scatto e si bloccò davanti a lui, piegandosi in avanti per lo sfinimento e l'angoscia. Si resse con forza alle ginocchia e scrutò l'altro fra le ciocche scomposte di capelli, respirando affannosamente.
«Che diavolo è successo?» boccheggiò impaziente.
Severus lo studiò con un'occhiata malignamente critica e parve trattenere a stento un commento sulle condizioni dei suoi abiti e del suo volto pallido e tirato.
«Silente ti vuole a Londra al più presto. Pulito, se posso permettermi di avanzare la richiesta. Sono riuscito a sentire il tuo odore prima ancora di vederti ruzzolare fra le sterpaglie».
In una diversa occasione, il vecchio Malandrino che ancora albergava in Remus avrebbe osservato che, con una simile appendice nasale, anche lui avrebbe potuto ottenere lo stesso risultato. In quel momento, tuttavia, era così stanco e confuso che nessuna delle provocazioni di Severus avrebbe potuto agitarlo.
«Tornare a Londra? Che significa?» domandò in un soffio.
Le labbra di Severus si piegarono in un ghigno sprezzante e fastidioso.
«A Londra, Lupin. Dove, ringraziando Salzar ed escludendo gli individui come te, sopravvivono ancora cose chiamate comune decenza e umana civiltà».
Remus scosse un paio di volte il capo e mosse sbrigativamente la mano per aria, irrequieto.
«Cos'è successo, Severus?».
«Silente vuole che torni a Londra al più presto» ripeté con voce annoiata Severus «Fra pochi giorni, Hogwarts rischia di essere attaccata dai Mangiamorte dell'Oscuro Signore e--».
«Cosa!?».
«--credo che ci sia bisogno di tempo per addomesticarti di nuovo».
«È una follia. Voldemort non attaccherà Hogwarts fin tanto che Silente sarà in grado di...» s'interruppe di colpo, pallido e sconcertato, e sgranò gli occhi in un'espressione di puro terrore. «Buon Dio. Lui vuole uccidere Silente».
Severus lo fissò per un lungo silenzio con espressione indecifrabile.
«No» soffiò appena.
Ruotò sui tacchi senza aggiungere altro, ma Remus lo bloccò per il polso e lo trattenne con incredibile forza.
«Severus, cosa--?»-
«Smaterializzati alla Testa di Porco, non andartene in giro e aspetta nuovi ordini. Quella catapecchia è circondata da Incantesimi Ostacolanti».
«Per ostacolare chi, esattamente?» s'informò Remus, confuso.
«Sei ricercato dall'Unità di Cattura per reati contro la pubblica incolumità» sogghignò Severus leziosamente, liberandosi con decisione dalla sua stretta. «La tua sommaria esecuzione potrebbe rivelarsi un ottimo pretesto per prendermi una vacanza commemorativa, Lupin. Non trattenere l'istinto di andare in giro a marchiare il tuo territorio: non sia mai che le mie preghiere vengano ascoltate».
Remus lo guardò Smaterializzarsi con le labbra socchiuse e un'espressione di assoluto stupore sul volto, senza avere il tempo di fermarlo. Rimase a guardare il punto dove l'altro era svanito, si passò una mano fra i capelli e imprecò sonoramente.
Sebbene distassero oltre cento piedi, i crani impalati lungo l'argine dello Shannon sembravano deriderlo per quella dannata sfortuna. Come se a loro, morti e denigrati, fosse toccata una sorte migliore.
°°°°°°°


Remus rivolse un breve pensiero all'idea di disobbedire all'ordine di Silente. Avrebbe potuto ritardare di qualche giorno – qualche settimana, tuttalpiù - e mettere fine a quella storia tanto più grande di lui una volta per tutte. Eppure, sapeva che il rischio corso da Severus per informarlo era talmente alto da sottolineare in maniera definitiva la necessità della sua presenza ad Hogwarts.
Restare a Jura significava voltare le spalle alla guerra che aveva occupato gran parte della sua vita, ma tornare a Londra significava abbandonare l'arena della sua guerra prima ancora di aver combattuto. Avrebbe rinunciato a chiudere i conti con Greyback e con i mostri che egli aveva sempre rappresentato per lui e sapeva che difficilmente avrebbe avuto una seconda occasione. Immaginò di rimanere e uscirne vittorioso e, improvvisamente, gli balenò nella mente l'idea di restare. Avrebbe potuto abbandonare Londra, abbandonare una guerra fra maghi che l'avrebbe visto vinto da entrambe le fazioni e abbandonare i tormenti e la finzione di un'intera esistenza trascorsa nell'ombra della comunità magica? Ne avrebbe davvero avuto il coraggio?
Assolutamente no.
L'Ordine della Fenice aveva bisogno di lui, Silente aveva bisogno di lui, Harry aveva bisogno di lui. Non poteva mancare al giuramento fatto a James e Lily e insultare così crudelmente la loro memoria. Non poteva venir meno a nessuno dei giuramenti fatte quando aveva deciso di iniziare a combattere. La ferrea promessa di porre un termine alle atrocità di Lord Voldemort continuava ad ardere nel suo petto, sebbene fossero ormai trascorsi vent'anni e avesse vissuto la scomparsa di tutti coloro che l'avevano stretta.
D'un tratto, si accorse che la decisione era molto più estesa di quanto avesse ingenuamente pensato. Non aveva deciso di combattere come un mago o come un licantropo. Aveva deciso fra l'essere un mago e l'essere un licantropo – e aveva scelto la bacchetta.
«Promettimi che tornerai da me, Remus» rimbombò nella sua testa.
Tentò di ricacciare nell'oblio dell'incoscienza il ricordo della voce cristallina di Tonks ed entrò nella tenda del capobranco, tentando di non pensare a come quella scelta, in un modo o nell'altro, significasse anche scegliere lei.
°°°°°°°


«Qual'è il problema?» domandò con voce tagliente Rouge.
Dritto in piedi davanti a lei e con lo sguardo fisso sul terriccio, Remus aveva l'impressione di essere tornato uno studente del primo anno, costretto a confessare alla professoressa McGranitt l'ultima marachella dei Malandrini.
Aveva atteso mezz'ora prima di decidere se varcare o meno la soglia della tenda di Greyback. Rouge si era dimostrata una compagna molto più leale e nobile di quanto non avesse creduto, seppure a modo suo, ma Remus sapeva che avrebbe tradotto quanto stava per dirgli in un puro tradimento. Si chiese come avrebbe reagito alla notizia che avrebbe abbandonato Jura con il favore delle tenebre quella notte stessa. All'alba dell'imboscata che avrebbero teso a Greyback, eccolo in procinto di abbandonarli al loro destino. Remus si chiese come avrebbe reagito lui e si rispose che, probabilmente, una reale pugnalata alle spalle gli avrebbe procurato meno strazio.
«Damerino» lo chiamò duramente Rouge, assottigliando minacciosamente le palpebre. «Al tre ti ammazzo».
Fece un sospiro nervoso e spostò il peso da un piede all'altro.
«Ho ricevuto un messaggio di Albus Silente» iniziò con tono sommesso. Pareva che ogni parola gli costasse un anno di vita. «Devo tornare in Inghilterra».
Rouge lo fissò in silenzio per qualche istante con un'espressione indecifrabile.
«Quando?» s'informò in un sussurro impercettibile.
Remus respirò profondamente. Gli occorse tutta la propria risolutezza per sollevare gli occhi sullo sguardo insofferente di Rouge.
«Questa notte».
Lei chiuse gli occhi di scatto e assottigliò le labbra. Remus riusciva quasi ad avvertire le vibrazioni di rabbia provenire dal corpo della donna. D'un tratto, si ritrovò a chiedersi se sarebbe tornato a Londra.
«Questa notte» ripeté lei con una strana voce. «Questa notte».
«Rouge, devi--».
«Fammi capire bene, Damerino» lo interruppe bruscamente lei. Si alzò con un balzo agile da terra e si avvicinò lentamente a lui, scrutandolo fra le palpebre socchiuse. «Quello che mi stai dicendo è che... te ne tornerai in Inghilterra. Questa notte».
Remus annuì un paio di volte.
«Non posso fare altrimenti».
Lei trattenne il respiro.
«Non vuoi fare altrimenti!» strillò improvvisamente, puntando l'indice al petto di Remus. «Non hai mai voluto fare altrimenti!».
«Ti sbagli» tentò di rabbonirla lui con voce pacata. «Non avevo idea che mi avrebbero richiamato tanto presto».
«Ah! Eccolo! Eccolo che torna, il prode cane di Silente! Sempre pronto a scodinzolargli attorno e a leccargli la mano, senza rendersi conto di quanto sia ridicolo!» lo schernì con cattiveria. «Silente schiocca la dita e tu corri a riportargli il bastoncino. Mi fai pena».
Remus la guardò impassibile.
«Hai finito?».
Gonfia di rabbia, Rouge scattò impetuosamente in piedi, con i pugni stretti e tremanti e lo sguardo animato da una folle scintilla. Per la prima volta da quando aveva avuto la fortuna – o sfortuna – di conoscerla, i suoi occhi lo fissavano con totale ripugnanza. Remus si sentiva combattuto fra il muto desiderio di giustificarsi e l'amaro suono della proprio coscienza.
«Non sei né licantropo né umano. È il destino che l'ha voluto».
Remus si avvicinò al tavolo, ignorando con insistenza Rouge e infilò una mano nella borsa logora. Appoggiò sulla superficie ruvida e rovinata un involto di stoffa sotto il suo sguardo astioso e le mostrò con un vago gesto della mano la pistola lucente che Moody gli aveva consegnato mesi prima.
«È l'arma migliore di cui potrai disporre» le spiegò. Sbloccò la sicura e fece uscire il tamburo. «Questi vengono chiamati proiettili e vengono lanciati ad una velocità e con potenza incredibile attraverso questo tubo. Ne hai sei e ti consiglio caldamente di usarli con cautela, perché sono fatti interamente di argento. Non starò ad annoiarti su quanto sarebbe spiacevole per uno di noi essere colpito da uno di essi. Lo sai già».
«Non me ne frega niente».
Remus richiuse il tamburo come se lei non avesse nemmeno fiatato e tese la pistola davanti a sé con la mano destra.
«Questo è il modo più adatto per tenerla in mano. Per farla funzionare correttamente, devi abbassare questa leva per caricarla» le indicò il cane, «e questa qui per sparare un colpo» e le indicò il grilletto. «Mentre spari, devi stringere con decisione l'impugnatura, perché il contraccolpo è piuttosto forte».
«Fottiti».
«Dal momento che non hai mai sparato in vita tua, il mio consiglio è quello di--».
«Non me ne faccio niente dei tuoi consigli» sibilò furente. «Sparisci».
«--di sparare solo da distanze ravvicinate» concluse Remus, abbassando il braccio e posando la pistola sul tavolo. «Anche la più leggera ferita, se provocata da questa, per noi è fatale. Mi auguro la userai coscienziosamente».
Rouge ispirò profondamente e chiuse gli occhi, febbrile.
«Vattene» ordinò con odio. «Vattene, Lupin, e non azzardarti a tornare indietro».
Remus le rivolse un sorriso comprensivo e annuì appena, prima di volgerle le spalle – di nuovo – e dirigersi verso l'uscita della tenda. Sulla soglia, si girò un'ultima volta per guardarla, ma lei si era già ostinatamente voltata dall'altra parte.
«Buona fortuna, Rouge. Spero che un giorno riuscirai a capire la mia scelta» le disse. «Dopotutto, l'unica differenza fra la mia e la tua non sta nel perché combattiamo, ma per chi».
°°°°°°°




NdA
Sono davvero dispiaciuta per questo ritardo. Riuscite a sentire il mio tono mortificato e maledettamente contrito? Beh, sapete com'è che funziona. Esami, estate, afa, esami, ispirazione assenteista, estate, esami, afa... e puf! Chi cavolo ha voglia di accendere la testa e il pc per scrivere qualcosa di decente?
Non rischierò di azzardare un numero di capitoli finali, ma credo di poter affermare con sicurezza che, ormai e ringraziando Babbo Natale, quest'odissea di long-fiction sta per arrivare alla conclusione. Con molta più sicurezza, credo di poter affermare che passerà un ben po' di tempo prima che mi venga l'idea di gettarmi in un'impresa così masochista.
I miei polpastrelli sono troppo pigri e delicati per sopportare tutti questi capitoli.
Bien. Spero sia di vostro gradimento, nonostante l'aberrante ritardo, ma, ehi, ricordate che vi voglio bene e sono troppo giovane e carina per essere linciata.
Un grandissimo grazie a voi tutti che pazientate e un bel cinque a quelli che hanno smesso di farlo.
Lo avrei fatto probabilmente anch'io. :D
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Trick