Aaaaawwww! Mi sto letteralmente sciogliendo sulla tastiera a causa delle vostre magnifiche e dettagliate recensioni!
Vi ringrazio di cuore per aver messo questa ff tra le preferite! E
ringrazio anche Vekra e Julia_Urahara per averla messa tra le seguite!
Sono anche felice che Chizuru piaccia. Hiruma è sempre
difficilissimo da gestire, ogni capitolo sudo almeno tre camicie, ma
credo, penso e spero di non essere andata OOC. Mi scuso per gli errori
di battitura, ma per quanto rilegga ogni volta i capitoli me ne sfugge
sempre qualcuno XD
Per quel che riguarda il rapporto Chizuru- Hiruma.... eeeh eheheh. Io non posso svelare niente XD
Se non aggiorno per un po', è perchè sono partita per le
vacanze. Ma non preoccupatevi, appena al mio ritorno posterò il
quarto capitolo (ovviamente se non riesco durante questa settimana).
Grazie ancora per avermi seguita! ^w^
Mi
svegliai a causa del rumore di una finestra che sbatteva. Sobbalzai dallo
spavento, sentendo nel seguente istante un dolore atroce alla schiena: quel
divano di pelle era davvero scomodo per dormirci.
Andai dall’altra parte della stanza dove stava
Yoichi per vedere se era sveglio, non avendo la più
pallida idea di che ore fossero. Si era già alzato, e il rumore che avevo
sentito prima era causato proprio da lui alle prese con la finestra della sua
camera. Il computer era posato a terra, ancora acceso, il letto disfatto con le
lenzuola ammucchiate tutte da una parte e il cuscino pigiato nell’angolo tra il
letto e il muro. Lui era evidentemente di pessimo umore, i capelli spettinati e
con un ciuffo ribelle che andava all’insù, una smorfia scocciata in volto e il
tipico sguardo di chi ha appena aperto gli occhi.
- Buongiorno.
– mugugnai io, passandomi le mani sul viso e sbadigliando una seconda volta. –
Che ore sono?
Lui mi fissò, corrugando la
fronte.
- Ah già che ci sei anche tu, adesso.-sbuffò,
aprendo l’armadio e tirando fuori dei pantaloni, una giacca dello stesso colore
di quella della mia divisa scolastica e una camicia
bianca.
Gentile da parte sua, ricordarsi che c’ero anche io in
casa.
- Preparati, andiamo agli allenamenti mattutini, il
ciccione di merda sarà già lì dalle due di stanotte. –continuò, passandomi
davanti e dirigendosi verso il bagno, con l’aria di chi picchierebbe a sangue
chiunque.
- Mi preparo qualcosa da bere, tu che vuoi per
colazione?- gli chiesi, cercando di essere gentile.
- Mhpf, c’è del caffè, fai quello, ma non metterci zucchero,
running back di merda.
- Neanche a me
piace il caffè con lo zucchero, stai tranquillo.- gli risposi, ma lui era già
entrato in bagno.
Preparai il caffè per entrambi, tirando fuori
da non so dove dei biscotti e qualcosa di vagamente
digeribile.
Poi fissai per lungo tempo la mia divisa piegata e
appoggiata sul divano, indecisa sul da farsi. Mi consolai pensando che se
c’erano gli allenamenti mattutini, non avrei per forza dovuto immediatamente
indossarla, e che avrei potuto farlo in un secondo tempo dopo gli allenamenti,
cambiandomi nei bagni della scuola.
Intanto, Hiruma ci stava mettendo anche fin troppo. Bevvi il mio
caffè, scaldai il suo una seconda volta e infine, stufa di aspettare, andai
verso il bagno con la sua tazza in mano. La porta era aperta, e ci sbirciai
dentro.
Come immaginavo, si stava sistemando i capelli, vestito
di tutto punto con la divisa scolastica.
- Che
c’è?
- E’ da tre ore che aspetto, ti ho portato il caffè. Se poi
gentilmente mi lasci il posto …
Prese il caffè e lo bevve tutto
d’un fiato, restituendomi poi la tazza e uscendo dal bagno.
-
Mettici poco.
Mi cambiai in poco tempo, uscii dal bagno, ficcai
la divisa in uno zaino e seguii Yoichi fuori di casa.
- Ti presenterò la squadra, vedi di farti
rispettare.
- Non c’è problema, Yoichi. Mi faccio rispettare da te, figurati con un branco
di marmocchi.
- Sei fortunata, se non ti conoscessi da quando
eravamo marmocchi anche noi non penso che ti saresti guadagnata il mio rispetto,
running back di merda.- sghignazzò
lui.
- Se ti avessi mai incontrato più in là, sarei stata
abbastanza furba da starti alla larga.
- Hai in mente qualcosa
per Eyeshield?- mi domandò,
ignorandomi.
- Ovvio che no.
-
EH?!
- Yoichi, non sono un
quarterback e non ho mai allenato nessuno. Come pensi che io possa avere già un
piano di allenamenti?!
- E che cazzo ne so. Pensavo che ne
avessi uno. -disse, facendo una smorfia.- Vedi di farti venire in mente
qualcosa.
- Guarderò come corre, poi ci penserò.-replicai,
sospirando.
Camminammo
fino alla Deimon senza più parlare. Il mio liceo era
situato in una bella zona, circondato da un muro e con parecchie strutture
sportive all’interno. Non feci in tempo a dare un’occhiata all’edificio , poiché
Yoichi andava dritto filato verso la sede del club,
masticando un chewing-gum e senza degnarmi minimamente di qualche vaga
attenzione.
Costeggiammo il campo da football, ed
immediatamente la mia adrenalina salì. Sorridevo da sola al pensiero di poter
nuovamente allenarmi, correre, praticare football come ai vecchi
tempi.
Raggiungemmo infine uno stabile che, più che una sede di
un club, sembrava l’entrata ad un casinò di Las Vegas. Scritte con luci al neon
sovrastavano l’entrata, incutendo un certo timore.
- Eccoci,
running back di merda. Non fare una sola parola
riguardo la mia vita con questi marmocchi, sanno di me quasi niente, quindi
evita di farti sfuggire qualcosa di personale. - mi intimò con un
ringhio.
Aprì la porta con un calcio, urlando “YA- HA!” e
tirando fuori la mitragliatrice.
Lo fissai serrando le labbra in
una smorfia di sufficienza, mettendomi a posto sulla spalla la borsa. Era
davvero un fanatico delle entrate ad effetto,
quell’individuo.
La sede del club era ampia e spaziosa, con un
tavolo in mezzo, delle macchine da gioco che non c’entravano veramente niente
con tutto il resto, una bacheca sul fondo, e degli sgabelli sparsi. Era piena di
gente che io non avevo mai visto, rigorosamente in divisa scolastica,
evidentemente terrorizzata da Hiruma.
Riconobbi in un angolo Ryokan, sorridente e pacioso come sempre. Alzai una mano e
accennai un timido saluto, coperta per la maggior parte da Yoichi.
- Bene, gentaglia! Abbiamo un nuovo
membro ! -esordì il biondo, prendendomi un braccio e tirandomi dentro a forza.
Chiuse la porta dietro di me, e il silenzio calò di botto.
- Lei
è la nuova allenatrice dei Devil Bats, precisamente la personal trainer di Eyeshield.
Tutti gli sguardi si posarono su
di me, e una decina di occhi mi fissarono stupiti. Cercai di sorridere, con
scarsi risultati.
- Chizuruuuuuuuu!- urlò Ryokan,
abbracciandomi e spalmandomi contro la parete della stanza.
-
Ryokan … sei … pesante … - tossii,
scostandomi.
- Oh, scusa! Lei è Chizuru Fukuda, è stata con me,
Hiruma e Musashi fin dalle
medie!- disse tutto contento Kurita, presentandomi
alla folla di sconosciuti.
Evvai. Metà
delle cose che aveva mi aveva raccomandato Yoichi
erano già andate a quel paese.
Mentre pensavo in che modo Hiruma potesse uccidere lentamente Ryokan, vidi una mano tendersi verso di me. Alzai lo sguardo
e incontrai un bellissimo paio di occhi castano-dorati, un sorriso bianco e
amichevole, e un viso bellissimo incorniciato da lisci capelli castani.
- Mamori Anezaki, manager, piacere- trillò con una voce intrisa di
gentilezza, stringendomi la mano.
- Pia-piacere mio. –balbettai, abbagliata da tutta quella
bellezza.
Era davvero carina: di belle forme, seno grosso,
fianchi sinuosi, gambe da modella, polsi sottili, mani curate e chiare origini
Occidentali. Era lei la manager? Diamine, non sapevo che a Yoichi piacessero quel tipo di ragazze.
-
Spero che ti troverai bene qui con noi! - esclamò lei traboccando dolcezza da
tutti i pori.
- Ovvio, Mamori nee-san!- gridò un ragazzo basso e con apparenti discendenze
scimmiesche, schiaffandomi una mano enorme davanti al viso. - Io sono Mont…
Hem Taro Raimon,
ricevitore! Piacere di conoscerti!
Continuava a dare occhiate a
Mamori, e aveva le guance leggermente arrossate.
Tentai di sorridergli e mi presentai a mia volta.
Dopo di lui,
conobbi in sequenza: Jumonji, Kuroki e Togano, i tre blocker dei Devil Bats, degli evidenti ex-teppisti temprati dalla vita di
strada, Komusubi, un piccoletto tutto muscoli che si
esprimeva a grugniti o con una sola parola, Taki, il
tight-end, un emerito idiota con il manie di protagonismo, tuttavia un bel
ragazzo, e sua sorella, la capo cheerleader, Suzuna,
una ragazzina allegra ed entusiasta perennemente sui pattini, molto carina ma
non all’altezza di Mamori.
Poi conobbi
Ishimaru, il capo del club di atletica che si era
offerto come membro volontario, Yukimitsu, un ragazzo
stempiato con l’aria dello studioso icallito, e un
ragazzino mingherlino, molto timido, chiamato Sena. Era imbarazzatissimo, e non
mi guardava negli occhi mentre mi si presentava.
Alzai
lo sguardo per incontrare finalmente il viso di Eyeshield 21, ma nessuno si fece avanti. Perplessa, chiesi
ad Hiruma il perché.
- Marmocchio
di merda – disse lui chinandosi verso Sena- perché non vai a chiamare quel
deficiente di Eyeshield, eh?
Il
ragazzo, terrorizzato, schizzò fuori dalla sede del club.
Calò
nuovamente il silenzio. Mi fissavano tutti incuriositi e vagamente straniti. Non
ci feci caso e posai la mia borsa in un angolo, sedendomi poi su uno di quegli
sgabelli che erano intorno al tavolo centrale, sorseggiando il tè che mi aveva
offerto Kurita. Yoichi era
in un angolo della stanza, intento a pulire la canna di una delle sue pistole e
a osservare tutti i presenti.
- Hiruma, ma un allenatrice donna? Che ce ne facciamo
noi di un’allenatrice quando abbiamo già Doburoku? E poi è una donna. - commentò sprezzante
Kuroki, spezzando il silenzio.
Mi
voltai a guardarlo, inarcando un sopracciglio.
- Ho le palle
anche se sono una donna, blocker, - sibilai –e
anche una certa esperienza, non giudicarmi prima di avermi vista all’opera,
novellino.
Kuroki sgranò gli occhi e
indietreggiò, borbottando tra sé. Yoichi tentava di
trattenere le risate con scarso successo, nascondendosi dietro alla schermata
del proprio computer.
- Su, Kuroki,
non essere sgarbato con Chizu-chan!- esclamò Suzuna dandogli una pacca sulla nuca.
Che
cosa? Chizu-chan?
EH?
Sentii i brividi percorrermi tutta la schiena, la
mascella irrigidirsi e le narici dilatarsi dal fastidio provocato da quel
nomignolo per le amichette. Hiruma sghignazzava come
un ossesso, e nessuno capiva il perché. Feci per voltarmi con la schiena
inarcata verso la cara signorina che si permetteva tante confidenze, ma fui
interrotta dall’improvviso arrivo di Eyeshield.
- Hem, piacere di conoscerti, nuova allenatrice! Sena
mi ha detto del tuo arrivo, ed è andato a comprare del nuovo materiale per il
club! AHAH, che gentile quel ragazzo!- disse Sena - sì, perché era
semplicemente palese che Eyeshield fosse lui- con una
voce più bassa, simulando una risata mal riuscita.
Lo fissai con
praticamente il mento a terra. Perché fingeva di non essere Sena? Perché diavolo… ?
Guardai gli altri, ma evitavano
tutti il mio sguardo esterrefatto.
- Su, gente, fuori! AD
ALLENARSI, SQUADRA DI MERDA!- urlò Yoichi alzando e dando una buona scarica di mitra per
sottolineare il concetto.
Uscirono tutti correndo e imprecando
contro di lui, per poi disperdersi in lontananza per il
campo.
Perplessa e per niente impaurita dai modi del demone
biondo – ci ero troppo abituata – mi avvicinai a lui.
- Yoichi ma è evidente che Eyeshield
sia Sena, perché nessuno fa presente che…
?
- Per lei. –rispose semplicemente lui, indicando col mento
Mamori.
La ragazza era occupata a
distribuire bibite energetiche a tutti, e, tendendo un po’ l’orecchio, la sentii
dire ad Eyeshield:
- … E’ così strano
che Sena si assenti sempre così di frequente, quel ragazzo si da tanto da fare
per la squadra… spero che Hiruma non lo faccia lavorare troppo, o dovrà vedersela con
me! Diglielo da parte mia quando lo incontri, per favore.
Mi
stavano cadendo le braccia. No. Yoichi aveva
detto che era ingenua ma non riuscivo a credere che lo fosse così
tanto.
- Anezaki e il moccioso
sono amici d’infanzia, come io e te. Kobayakawa ha
passato la sua esistenza ad essere usato dai bulli, - mi stava spiegando Yoichi mentre trafficava con l’attrezzatura - e Anezaki a difenderlo. Quindi la manager di merda non riesce
a credere che il moccioso possa essere Eyeshield, lo
vede come il marmocchio che proteggeva, debole e incapace di fare il primo
passo. Perciò li tratta come due persone distinte. Se lo scoprisse, farebbe solo
casini con me, come aveva fatto all’inizio.- si voltò a guardarmi – E’ entrata
in squadra come manager solo per proteggere moccioso da me, e io ne ho ricavato
della forza lavoro in più, kekeke.
Sospirando, alzai gli occhi
al cielo. Sempre lo stesso, non si smentiva davvero mai.
- E gli
altri stanno al gioco?
- Ovvio, altrimenti sarebbero già stati
impallinati.
- Che casino. Fin quando hai intenzione di
continuare questa farsa?
- Finchè il
marmocchio di merda non si decide a fare l’uomo. Sarà lui a dirlo a Mamori. –ghignò lui.
- C’è qualcosa che non
mi quadra in tutto questo, ma forse è meglio se non faccio troppe
domande.
- Kekeke. Concordo.
Eyeshield lo alleni un’ora al giorno, il resto degli
allenamenti li passerà con la squadra. - mi disse, alzandosi.
-
Farò anche io gli allenamenti con voi, Yoichi.
- Perché mai?
-
Potrei essere un valido sostituto in caso di infortunio, idiota. E poi Sena
potrebbe rendersi conto durante una partita simulata quali sono i suoi limiti
contro una che corre alla sua stessa velocità. – dichiarai sorridendo
malignamente io, allacciandomi le scarpe da terreno artificiale.- Bene,
iniziamo? Ho le gambe che fremono dalla voglia di correre.
-
Fatti valere, Chizu-chan. – mi canzonò allegro
lui, imitando Suzuna.
- Vaffanculo, Yoichi. –ruggii io a
bassa voce, tentando di dargli uno schiaffo sul collo che lui evitò spostandosi
di lato.
Sorrise diabolicamente, poi si piantò a gambe larghe ai
bordi del campo, il fucile stretto in mano. Tuonò alla squadra di portare le
loro onorevoli chiappe davanti a lui; nel giro di tre secondi erano tutti in
fila, pronti ad eseguire gli ordini.
Ci fissavano un po’
confusi, probabilmente non erano abituati a vedere Hiruma in confidenza con una ragazza. Suzuna in particolare ci guardava con un sorrisetto
malizioso tremendamente odioso.
- Eyeshield, tu stai con Chizuru.
E… che cazzo avete da guardarmi così, fratelli Eh-eh?
Jumonji,
Kuroki e Togano lo
guardavano come se fosse stato un alieno.
- La… la chiama per nome… - sentii Togano bisbigliare all’orecchio di Jumonji.
- Yo-nii,
ma l’attrezzatura per le cheerleader è…- intervenne
Suzuna, che si era temporaneamente assentata per
andare negli spogliatoi.
Oh mio Dio! Si stava riferendo a Yoichi chiamandolo Yo-nii!
Rischiai seriamente di
scoppiare a ridere, ma mantenni un certo autocontrollo. La situazione stava
davvero degenerando. Troppo impegnata a cercare di non rotolarmi per terra
ridendo, non sentii né il resto della frase della ragazza, né la risposta di
Yo-nii.
- … E il gruppo dei
blocker col ciccione di merda. - sentii dire da Yoichi appena mi fui ripresa.- I ricevitori con me.
Proveremo gli schemi.
- E io? Cioè, cosa dovrei fare di pre…preciso? – domandò timido Sena rivolgendosi a
me.
Sorridendo, mi misi le mani sui fianchi.
-
Inseguirmi, marmocchio.
Non aspettai una sua risposta. Mi
voltai, e, ridendo, iniziai a correre, aumentando ogni tre yard la mia velocità.
Mi sentivo in paradiso, completamente nel mio ambiente. Sentii qualche urlo dal
punto in cui ero partita, ma non ci feci molto caso. Mettevo una gamba davanti
all’altra in modo istintivo, sentendo il vento fresco tra i capelli. Era così
dannatamente semplice correre in campo. Il terreno era privo di pietre, buchi e
collinette come lo era in campagna, e mi sembrava di pattinare, più che correre.
Mi voltai ancora ridendo, guardando dov’era Sena.
Mi tallonava,
era a circa tre metri di distanza da me. Probabilmente era rimasto un po’
scioccato dalla partenza improvvisa, e il suo scatto iniziale ne aveva
risentito. Era veramente veloce. Ma, come diceva Hiruma, mancava di resistenza.
Mi concentrai
sui muscoli delle mie gambe, e aumentai la velocità fino a raggiungere i 4.2
secondi e a mantenerli stabili. Volevo provare a vedere fino a quando sarebbe
resistito Sena.
Per quando la Death March l’avesse temprato, non
era ancora ad un livello eccellente. Mi fermai a centro campo, ritornando a
respirare normalmente.
Sena non resistette a stare in piedi, e
cadde a terra, quasi privo di forze. Mi accovacciai vicino a lui,
sorridendogli.
- Non male marmocchio, non male davvero. Adesso
so cosa dobbiamo fare.
Mi sorrise debolmente,
distrutto.
- Ti porto qualcosa da
bere.
Trotterellai fino alla panchina e presi una delle bibite
energetiche che aveva posato lì in una scatola Mamori,
la quale mi fissava impressionata.
- Sei davvero veloce! Il tuo
stile di corsa assomiglia moltissimo a quello di Panther!
- Piuttosto che una pantera, io
direi un ghepardo. – ridacchiò qualcuno alle mie spalle. Mi girai e incontrai lo
sguardo di Yoichi.
- Sarebbe
interessante vedere uno scontro tra te e quello spilungone. –continuò- Te lo
concedo, sei migliorata parecchio, running back di
merda.
- Oooh, arrossisco, Yo- nii. –sbuffai io
imbarazzata, prendendolo in giro. I complimenti mi mettevano a disagio,
soprattutto da parte di Yoichi, che ne faceva uno ogni
vent’anni se eri fortunato. - Vado a portare questa a Eyeshield, è abbastanza provato.
Lasciai
Hiruma e Mamori da soli,
tornando da Sena.
- Grazie, Fukuda. –
mi disse Sena, prendendo la bottiglia e bevendo dalla
cannuccia.
- Ehi, usa il mio nome. Non mi piace essere chiamata
per cognome.
- Ma lo si usa solo in confidenza e io ti ho appena
conosciuta, oltretutto sei un mio senpai…
- Non fare storie, io sono Chizuru e basta. –gli sorrisi io, sedendomi al suo
fianco.
- Hiruma che cosa ha
intenzione di farmi fare?- mi chiese, timoroso.
- Ahah, non aver paura di Yoichi.
Quella che ti seguirà sarò io, e quel bastardo non ci potrà mettere il becco.
Sono venuta fin qui solo per questo. - gli risposi, ridacchiando fra me e
me.
- Se posso permettermi… da dove
vieni?
- Dall’Hokkaido, piena campagna. Non sono un esempio di
eleganza un po’ per quello.
- Fin da là solo per me?- esclamò
strabiliato lui.
- Mh, no, non solo
per te. Mi mancava un po’ la mia vecchia vita. – ammisi io, sorridendo a Kurita in lontananza.
- Cioè tu prima vivevi
qui…?
- Hei, basta con le domande. Hai ancora un quarto d’ora
di allenamento, vai dagli altri a combinare qualcosa.
- Va… va bene, Fukud… cioè, Chizuru. – mi sorrise, alzandosi. – Grazie per la
bibita.
Le
mani in tasca, raggiunsi la panchina e mi sedetti, guardando gli altri
allenarsi. Sentii qualcuno sedersi accanto a me, e mi voltai.
Oh
no, ti prego, Suzuna no.
- Ciao
Chizuru! Io sono Suzuna, ti
ricordi di me, no? Sono la sorella di quell’idiota. – indicò Taki.
- Ah. Hem, piacere, Suzuna.
- Tu e Hiruma state insieme?- trillò lei sorridendomi a
trentadue denti.
Mi voltai lentamente verso di lei, guardandola
come se fosse stata una pazza appena evasa dal manicomio. Che diavolo insinuava?
E poi ci conoscevamo da due secondi neanche, che diamine le passava per la testa
di fare domande del genere?
- Io e Hiruma siamo amici di vecchia data, vorrei che il concetto
fosse capito e non più ripetuto. –sibilai, irritata.
- Ah,
okay!- rise lei.- Tu sai andare sui pattini?
Ma che diavolo…? Passava da un argomento all’altro con una
semplicità spaventosa!
- Mai provato.
- Madamoiselle, la prego di scusare la mia invadente
sorellina. – disse una voce melodiosa alle mie spalle. Era Taki, il quale aveva appena finito di allenarsi e si passava
un asciugamano sul collo per detergersi il sudore.
- Idiota di
un fratello! Stavo solo cercando di socializzare un po’ con lei,
no?
- E volevi non presentarmi? Oh mon dieu.
- Se non fossi mio fratello, io…
Dato che aleggiava un’aria ben poco
amorevole tra i due, mi alzai e corsi da Yoichi, il
quale stava per entrare negli spogliatoi.
- Che c’è, running back di merda?
- Sono sopravvissuta
ai fratelli Taki e ti ringrazio per avermi
umilmente concesso di abitare a casa tua, ma ho una domanda da farti: dove devo
andare adesso per sostenere gli esami?
- Quali esami? Tu li hai
già fatti. –ghignò lui estraendo un foglio dalla sua
borsa.
Che cosa?
Gli strappai il foglio
di mano e lo guardai. Era un test a risposta multipla, ma era evidente che la
calligrafia secca e dura con cui era stato scritto il mio nome, in alto a
destra, non era sicuramente la mia.
- E l’hai anche passato a
pieni voti! Brava, Fukuda!- si complimentò lui
prendendomi in giro.
- Brutto stronzo, questa non è il mio esame
di ammissione!- ruggii restituendogli in malo modo il test.
- Ma
davvero? A me sembra che lì sopra ci sia il tuo nome. – sghignazzò lui con il
solito sorriso beffardo stampato in volto – Ci vediamo in classe, è la seconda
porta a sinistra al secondo piano.
E mi lasciò lì, furente dalla
rabbia, entrando negli spogliatoi mentre puntava la canna del fucile nella
schiena di Raimon.
Marciai
fino alla sede del club, presi la mia borsa e, imprecando, entrai nell’edificio,
cercando i bagni femminili. Li trovai e mi chiusi dentro ad uno di essi,
estraendo la divisa scolastica dall’involucro di
plastica.
Dovevo indossare una
gonna.
Inspirai, espirai lentamente e mi spogliai delle cose
che avevo addosso. Poi mi infilai a fatica i collant, mandando a quel paese
almeno una trentina di volte la maledetta regola giapponese delle divise
scolastiche, la camicia bianca, la gonna e infine la giacca color verde acqua
scuro che mi faceva veramente venire il
voltastomaco.
Guardandomi allo specchio, scoprii che non stavo
male con la gonna. Sottolineava le mie gambe magre, ma continuavo ad odiarla
comunque. C’era troppa aria, mi dava fastidio camminare con indosso qualcosa che
con appena una folata di vento si poteva alzare. Per non parlare dei collant, la
cui stoffa mi prudeva sulle cosce in una maniera incredibile.
-
Prima Chizu-chan, poi le domande inquisitorie
di Suzuna, poi il test, ed infine la divisa. Che
cavolo avrò fatto di male nella mia vita?- borbottai tra me e me, passandomi una
mano tra i capelli corti e uscendo dai bagni.
Seguii le
indicazioni del mio amichevole compare, ed entrai timidamente nella mia
futura classe. Non era ancora presente il professore, e non tutti gli allievi
erano ancora arrivati. Ryokan e Mamori erano riuniti intorno al banco di Yoichi –stravaccato sulla propria sedia- e discutevano di
qualcosa relativo a quella mattina. Mi diressi verso di loro sotto lo sguardo
incuriosito del resto della classe.
- Chizuru, stai bene con la divisa della Deimon!- commentò Kurita
sorridendomi cordiale.
- Io la odio, Ryokan.- brontolai a bassa voce.
- Hai
delle belle gambe, Fukuda-san!- trillò Mamori tutta felice. -Siediti pure davanti ad Hiruma, quel banco è sempre vuoto.
- Chissà
come mai. - sospirai io, guardando con sufficienza Yoichi- Metti ancora le puntine sulle sedie al
liceo?
- Kekeke, ho passato
quel periodo. Ooh, ma cooome ti dona questa gonna, Chizu-chan. - ghignò, squadrandomi.
-
Che simpatico, Yoichi, davvero. Come un frontale con
un tir. –gli sorrisi io, sedendomi pesantemente sulla sedia.
-
Dai, ragazzi, smettetela, su… - sussurrò Kurita imbarazzato, sedendosi a sua
volta.
Iniziate
le lezioni, il professore mi presentò alla classe. Nell’intervallo qualcuno
tentò di socializzare, con scarsi successi: io, Mamori
e Ryokan stavamo sempre con Hiruma, anche all’ora di pranzo, e la sua presenza bastava a
tenere la gente a distanza di sicurezza.
Sena e gli altri erano
del primo anno, e non ci fecero visita nelle pause.
Durante le
lezioni, Yoichi mi passò qualche bigliettino per
chiedermi che cosa ne pensavo di Eyeshield –
ovviamente scritto con la sua penosa calligrafia dai tratti duri- e che cosa
avevo intenzione di fare con lui.
Gli risposi che ne avremmo
parlato agli allenamenti o a casa, e che non avevo intenzione di farmi beccare
il primo giorno di scuola a passare bigliettini con un teppista come lui. Lui
sghignazzò per conto suo, e mi ripassò un altro bigliettino, scritto su un pezzo
di appunti di chimica.
“Hai delle così belle gambe, Chizu-chan!”
A questa diabetica frase,
erano abbinati dei cuori e dei fiorellini disegnati orrendamente, al solo scopo
di prendermi per i fondelli e farmi irritare.
“
E il caro Yo-nii”-
scrissi io con rabbia- “farebbe meglio a tenere chiusa quella sorta di fogna
che si ritrova al posto della bocca, non è vero, Yo-nii?”
“
Kekeke, eddai, non essere
permalosa, Chizu-chan.”
“ E tu rendimi
la giornata almeno un minimo piacevole, Yo-nii.”
“ Probabilmente Suzuna ti chiederà di andare a fare shopping con lei, dopo
gli allenamenti!”
“ Sei solo un povero idiota, Yoichi. Smettila di prendermi in giro.”
“ Se
mi dici così, mi viene solo voglia di continuare, kekeke.”
Decisi
che non gli avrei più risposto. Stavo seduta sulla mia sedia con la mascella
contratta e le ginocchia serrate l’una contro l’altra, imprecando mentalmente
contro i fastidiosissimi collant.
Alla
lezione di economia domestica, rimasi in gruppo con Mamori. Era di una gentilezza quasi inverosimile, tanto
quanto era inconcepibile la sua ingenuità. Mi trattava con dolcezza, ridendo con
delicatezza quando facevo qualche errore; le sue risate erano un tintinnio di
campanelli, delicate come i petali di un ciliegio. La fissavo ammirata. Al suo
confronto, io ero solo una camionista. E poi era di una bellezza impareggiabile:
le sue mani erano lisce, morbide, e si muoveva con una grazia innata. Per non
parlare dei fianchi sinuosi e del seno, che la parte maschile della classe
fissava con insistenza.
Io
ero magra, smunta, pallida come un morto, con i capelli corti e spettinati, le
mani –unico mio vanto- da pianista, quasi priva di curve, con una vita sottile
che nascondevo sotto enormi maglie e felpe. Mamori
continuava a dirmi che avevo delle belle gambe, lunghe e magre, ma io guardavo
lei e, pur apprezzando segretamente il suo complimento, non riuscivo ad auto
convincermi della cosa.
Dopo quell’ora, l’orario normale
scolastico era finito, e iniziavano le attività dei club.
Mi
diressi sorridendo a trentadue denti verso i bagni femminili per cambiarmi, ma
Mamori mi fece presente che al club Hiruma aveva fatto costruire anche degli spogliatori
femminili per le cheerleader.
La seguii, individuando in
lontananza Jumonji e gli altri due compari avviarsi a
loro volta verso il club.
Gli spogliatoi femminili erano
sicuramente meno spaziosi di quelli maschili, ma dato che eravamo solo io e
Suzuna a doverci cambiare, era comodo. La ragazza era
già pronta con indosso i pattini, e saltò in braccio a Mamori urlando contenta. Io evitai il più possibile
qualsivoglia contatto con lei, e mi spogliai in tutta fretta, indossando gli
abiti comodi della mattina e sospirando di piacere nel sentire con sollievo che
non avevo più indosso i collant.
Uscimmo e raggiungemmo il resto
della squadra, già pronta e in fase di riscaldamento.
Una figura
molto nota dirigeva gli esercizi.
- SENSEI DOBUROKU! –gridai io,
sorridendo e correndogli incontro.
Lui si voltò e mi sorrise a
sua volta da sotto i baffi, ridendo di gusto con le mani sui fianchi. Gli
strinsi forte la mano, felice di poterlo rivedere.
- Sei
cresciuta parecchio, Chizuru! – ridacchiò
lui.
- Oh, sensei, quanto tempo! Come
sta?
- Bene, finchè le scorte di sake non si esauriranno. Siamo stati io e quel bastardo di
Hiruma a chiederti di venire qui a seguire Eyeshield, spero non sia stata troppo una
sfacchinata.
- No, davvero, sensei.
Alloggio a casa di quel… -tossii- insomma, no, non va
male, e ho già testato le abilità di Eyeshield
stamattina.
- Ti unisci a noi per gli
allenamenti?
- Mi farebbe davvero piacere, sensei Doburoku. –
ammisi.
- Alcolizzato di merda, Chizuru non è come quelle aitanti fanciulle delle spiagge
texane, smettila di fare la mano morta. – sghignazzò Yoichi, il fucile appoggiato su una spalla. Doburoku si voltò e cercò di rifilargli un pugno diretto al
naso, ma il biondo lo schivò facilmente.
- Capisci sempre male,
brutto bastardo. – sibilò rosso in volto il sensei.
–Comunque, Chizuru, certo che puoi partecipare agli
allenamenti.
Mi voltai verso Yoichi e
lo fissai con il sopracciglio inarcato, sbuffando con aria di vittoria. Lui
ringhiò a bassa voce e mi diede le spalle, dirigendosi verso Mamori.
Gli allenamenti procedettero bene,
non indossai la divisa perché non ne avevano, ma aiutai Eyeshield e la squadra a rendersi conto che cosa significava
avere a che fare con un running back avversario con la
stessa velocità del loro asso. Avevano già sperimentato con Panther, ma avere una che correva come lui a disposizione
per tutti i loro allenamenti era estremamente più
vantaggioso.
Aiutai
Kurita a mettere a posto le attrezzature, poi salutai
tutti e mi diressi verso il minimarket vicino alla scuola, lasciando Yoichi a discutere con Doburoku un
paio di cose.
Era un posto piccolo e accogliente, nella zona
commerciale del quartiere. Presi del pesce, scorte di riso, mi ricordai che il
mio coinquilino aveva finito gli snack alle alghe e gliele presi, e qualche
altro piatto già cotto da far passare in microonde. Mi avviai a casa piena di
borse, un sorriso soddisfatto dipinto in volto. Finalmente quella sera avremmo
mangiato decentemente.
Entrai in casa, ma le luci erano ancora
tutte spente; Yoichi non era ancora rientrato. Per
prima cosa, mi feci una doccia calda e rilassante, poi misi a posto le cose che
avevo comprato, e iniziai a cucinare. Non ero un vero e proprio genio in cucina,
ma ero abituata a preparare i pasti a mio padre da quando era morta mia madre, e
me la cavavo abbastanza.
Mentre tagliavo il pesce, le maniche
rimboccate fino alle spalle, sentii la chiave girare nella toppa e Hiruma entrare. Posò la sua borsa sul divano e mi guardò
vagamente perplesso.
- Hei,
biondo. Sto preparando la cena. – esordii io, sciacquandomi le mani dai
rimasugli di salmone.
- Tu che … cucini?
-
Esatto. Dubiti delle mie capacità culinarie?- gli chiesi, tirando fuori i piatti
e sgombrando il tavolo.
Lui alzò le spalle e si stravaccò sul
divano, togliendosi la giacca della divisa e slacciandosi il colletto della
camicia. Accese la TV e riprese, come la sera precedente, a guardare
un’intervista ad un atleta di football americano.
- Se vuoi
farti una doccia il bagno è libero, io l’ho fatta prima. - gli dissi,
apparecchiando la tavola.
- Mmmh. - mugugnò lui, per niente
interessato.
Mio Dio, sembravamo una coppia di sposi prossimi al
divorzio. Adesso dovevo solo trillare come una deficiente “A tavola, la cena
è pronta, chiama i bambini!” e potevo anche morire lì.
-
Yoichi, - ruggii, con il tono di voce
appartenente ad un minatore tedesco – la cena è pronta.
-
Mi fa piacere saperlo. – disse lui con voce atona, cambiando
canale.
- YOICHI, quella fottutissima cena è
pronta. – ruggii nuovamente io.
- Ooookaaaay. - sbuffò lui, saltando lo
schienale del divano e sedendosi pesantemente sulla sedia arancione sgombrata
dalle riviste.
Misi in tavola le cose che avevo preparato, e mi
servii. Lui roteò tra le dita le bacchette, sorrise diabolicamente e si servì a
sua volta, iniziando a mangiare.
- Dimmi qualcosa sulla squadra.
– bofonchiò tra un boccone e l’altro.
Rimasi un attimo a
fissarlo, poi incominciai ad esprimergli le mie opinioni.
-
Dunque, partendo da Eyeshield, direi che è davvero un
fenomeno del football in fatto di velocità, ma che manca di resistenza. In
questo caso, programmerei di fargli fare qualche corsa lungo dei tratti sterrati
o almeno non in piano. Sarebbe perfetto una sorta di ritiro su qualche montagna,
Yoichi.
Lui ingoiò un boccone e mi
guardò, alzando un sopracciglio.
- Ci avevo già pensato. L’hanno
fatto anche quelli dell’Ojo mentre noi eravamo a Las
Vegas. Continua.
- Jumonji, Kuroki e Togano sono degli ex
teppisti con del fegato, e hanno il giusto incentivo per continuare. Secondo me,
possono tranquillamente continuare a migliorare. Da quanto ho capito, Jumonji è il capo dei tre, e sembra anche quello più maturo
e posato. Mi incuriosisce solo la cicatrice a forma di X sulla guancia, ma
questa è una mia curiosità personale.
Vedendo che non mi
rispondeva, continuai a parlare.
- Yukimitsu è … il classico studioso incallito che ha passato
i suoi anni attaccato alla scrivania. Ma è molto determinato, e scommetto che è
uno dei tuoi assi nella manica. – ghignai.
Lui sghignazzò,
versandosi da bere. Era un sì.
- Raimon è un ricevitore eccezionale, hai fatto un buon
acquisto. E’ totalmente perso per Mamori, oltretutto.
Comunque con lui non ci dovrebbero essere problemi, a meno che non incontri un
ricevitore molto più alto di lui e con la sua stessa
preparazione.
- Concordo. Continua.
- Kurita manca solo di velocità, per il resto resta sempre il
migliore.
- Kekeke, sul
ciccione di merda non c’è molto da dire.
- Taki è un idiota con manie di protagonismo, ma a parer mio
poteva avere una carriera nel campo circense come contorsionista. Hai fatto bene
a prenderlo come tight-end.
- E’ stata fortuna, più che altro.
Lui e Suzuna ce li siamo beccati tra i piedi in
America.
- Komusubi è un altro asso
nella manica. – continuai io- piccolo, forzutissimo,
con una grande determinazione e una venerazione senza pari per Ryokan. Il problema è quando parla, perché lo capisce solo
Kurita.
Yoichi rise.
- Poi c’è Mamori, che è … una modella. Diamine Yoichi, hai occhio per le belle ragazze.
-
FUCK. Che cazzo insinui?
Sorrisi, maliziosa.
-
Dicevo, è davvero bellissima e la invidio parecchio, ma ha anche dei lati
positivi pratici: sa organizzarsi, è abbastanza sveglia anche se ingenua. Non è
il tipo che mi va davvero a genio, ma la ammiro.
- Mh, e Suzuna?
-
Vorrei saltarle al collo, molto sinceramente. Perché cavolo me lo chiedi, Yo-nii, hai passato tutta la giornata a prendermi
allegramente per il culo. – dissi in modo sprezzante.
- Kekeke, Chizu-chan.
- Mi spieghi perché diavolo
ti fai chiamare Fratello Elfo e non la mitragli?
- Perché
tanto non servirebbe a niente. – sospirò lui, mettendo da parte il piatto
vuoto.
- Detta da te questa frase suona davvero
strana.
- Ho di meglio da fare che non preoccuparmi di un
nomignolo, running back di merda.
-
Allora posso chiamarti Yo-nii? – cinguettai io
sparecchiando con finte movenze femminili - che non mi si addicevano per
niente.
- Io e te condividiamo lo stesso alloggio, non vorrei
rovinare la mia libreria con degli accidentali buchi provocati da qualche
proiettile vagante. – ringhiò sommessamente lui,
alzandosi.
Sospirai.
- Sono davvero convinta che
il tuo unico futuro oltre a quello di quarterback potrebbe essere soltanto come
caporale o generale nell’esercito. O come terrorista.
- Apprezzo
i complimenti, kekeke.
Si
avviò, le mani in tasca, verso il divano, ma lo fermai
ruggendo.
- I piatti non si lavano da soli, Yoichi. Almeno aiutami, dato che ti ho preparato cena
e non mi hai neanche detto che cosa ne pensavi.
Si voltò
ruotando su se stesso di scatto e rivolgendomi un ampio e disgustosamente finto
sorriso cordiale.
- Deliziosa cenetta, Chizu-chan. – mi rispose in falsetto, scivolando verso
il divano con due lunghe falcate a ritroso.
Lo mandai a quel
paese e presi a lavare i piatti con rabbia, borbottando che sei mesi con lui
erano paragonabili a sei mesi con Suzuna, e che si
salvava solo perché non era invadente e irritabile come
lei.